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         Primo Dossier Giovani:
         le priorità del Governo
            per l’occupazione




            PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012   1
                   A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
PRIMO DOSSIER GIOVANI:
    LE PRIORITA’ DEL GOVERNO PER L’OCCUPAZIONE
                         I° RAPPORTO – FEBBRAIO 2012
                                                              * * *

       Il Governo presieduto dal Professor Mario Monti si è insediato il 17 novembre 2011,
subentrando alla guida del Paese durante una delle fasi più delicate degli ultimi anni. Una fase
condizionata da turbolenze – spesso imprevedibili – dei mercati, e soggetta a equilibri economici,
talora politici, instabili. Una fase di incertezza delle cui conseguenze risentono i cittadini di ogni
reddito e fascia d’età e, tra questi, soprattutto il ceto medio e le giovani generazioni.

       È proprio da questi ultimi, i giovani, che il Governo ha scelto di ripartire. È stato un
investimento di fiducia a fondo perduto, che muove in due direzioni. Fiducia, anzitutto,
verso la generazione che, suo malgrado, vive questa fase difficile di transizione, senza però
disporre dei mezzi necessari per opporvisi. Una generazione che oggi è chiamata a dare il
proprio contributo alla crescita dell’Italia, approfondendo le proprie conoscenze, avviandosi al
mondo del lavoro, sostenendo, se necessario, il proprio nucleo familiare. Fiducia, inoltre, verso il
Paese, affinché vengano meno gli ostacoli burocratici – e talvolta ideologici – che oggi si
oppongono all’affermazione dei giovani intraprendenti e volenterosi.

       In questo breve rapporto abbiamo voluto ripercorrere i tratti salienti di un cammino
appena iniziato, e tuttora in corso. Il quadro che ne vien fuori è chiaro: molto si è fatto – e il
rapporto ne dà conto in dettaglio – e molto c’è ancora da fare. Ciascun capitolo, quattro in tutto,
offre uno spaccato della situazione, illustrando le misure adottate e, prima ancora, offrendo dati
numerici e percentuali.

       Il primo Capitolo, in particolare, fotografa la situazione italiana al 2011. I dati diffusi
svelano uno scenario a tratti inquietante: disoccupazione giovanile in aumento, soprattutto nel
Sud del Paese, e incremento di coloro che, per scelta, rinunciano a studiare e cercare
un’occupazione. La domanda di fondo è: esiste davvero un “caso giovani”?

        Il secondo Capitolo – il titolo contiene in sé una promessa: Start-up Italia! – illustra
quanto è stato fatto dal Governo per incentivare lo spirito imprenditoriale di chi, giovane,
un’impresa non l’ha mai gestita, ma vorrebbe provare, e sostenere chi, giovane o meno giovane,
un’impresa ce l’ha e vorrebbe investire su nuove leve per rafforzare la pianta organica. Sono
interventi molto diversi per struttura e mezzi. Mirano però allo stesso obiettivo: incoraggiare lo
spirito imprenditoriale, la creatività, la voglia di investire su sé stessi.

       Il terzo Capitolo è dedicato all’educazione. Si illustrano qui sia i provvedimenti varati
per consentire ai giovani di coltivare la passione per lo studio – agevolandoli, ad esempio, nella
scelta dell’indirizzo più vicino alle loro aspettative – sia le misure adottate per facilitare la
carriera professionale degli operatori dell’educazione: insegnanti, ricercatori, professori
universitari. La parola d’ordine, in entrambi i casi, è “merito”.

        Infine, il quarto Capitolo è dedicato al mondo delle professioni intellettuali. Le
liberalizzazioni recentemente varate dal Governo hanno avuto due interlocutori principali. I
primi sono i consumatori, per i quali si attendono benefici consistenti. I secondi sono loro: i
giovani. La rimozione degli ostacoli all’accesso all’esercizio delle professioni intellettuali, così
anche la possibilità di sperimentare nuove forme di pubblicità della propria attività, sono pensate
proprio per coloro che si avviano all’esercizio di un’attività professionale.

                                                                                          Ufficio stampa e del Portavoce


                PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012       2
                       A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
Capitolo I
      I giovani al centro della crisi del mercato del lavoro: Nord e Sud a confronto


1.1 Diamo i numeri: i dati ISTAT e il Rapporto Censis. – 1.2 Il caso giovani. – 1.3 Le due estremità dello
“Stivale”. – 1.4 Cosa si intende per “Neet”?



                                                         Capitolo II
                                                       Start-up Italia!


2.1 Creazione di “società semplificata a responsabilità limitata”. – 2.2 Start-up in Europa e in Italia. – 2.3
Start-up, più chances agli aspiranti imprenditori.




                                         Capitolo III
               Parola d’ordine: merito. Le agevolazioni per la carriera didattica


3.1 L’importanza della formazione. – 3.2 Scuola: le principali novità – 3.3 Verso un’Università più accessibile
– 3.4 Semplificazioni in materia di Ricerca.




                                                   Capitolo IV
                                          Largo ai nuovi professionisti!


4.1 Ordini professionali: il principio della libera concorrenza – 4.2 Come cambiano le professioni intellettuali
– 4.3 Società per l’esercizio professionale.




Parole chiave: giovani, merito, partecipazione, aggregazione, democrazia, crescita, professioni,
occupazione, start-up




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                         A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
C APITOLO I

  I GIOVANI AL CENTRO DELLA CRISI DEL MERCATO DEL LAVORO:
                  NORD E SUD A CONFRONTO

1.1 Diamo i numeri: i dati ISTAT e il Rapporto Censis. – 1.2 Il caso giovani. – 1.3 Le due estremità
dello “Stivale”. – 1.4 Cosa si intende per “Neet”?


        1.1.    Diamo i numeri: i dati ISTAT e il Rapporto Censis

       Le politiche giovanili (una definizione di genere che qui usiamo per fare
riferimento all’insieme dei provvedimenti volti a favorire la partecipazione e
l’aggregazione degli under 35 alla vita collettiva) sono una delle priorità del Governo
Monti. I decreti “Salva Italia”, “Cresci Italia” e “Semplifica Italia” contengono numerose
iniziative a favore delle nuove generazioni.
       I dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT, relativi a dicembre 2011,
sono rivelatori. Nel nostro Paese, il tasso di disoccupazione si attesta all’8,9%: in aumento
dello 0,1% in termini congiunturali (variazione rispetto a novembre 2011) e dello 0,8%
rispetto al 2010. Il tasso di disoccupazione giovanile arriva al 31%, cedendo lo 0,2%
in termini congiunturali. Il tasso di inattività, invece, si posiziona al 37,5%, con una
flessione dello 0,1% rispetto a novembre 2011 e dello 0,5% su base annua.
        Le preoccupazioni trovano conferma nelle parole del Presidente dell’ISTAT, Enrico
  Giovannini, nel corso dell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera dei
  Deputati del 16 febbraio 2012. L’occupazione dei giovani tra i 18 e i 29 anni – ha spiegato
  Giovannini – continua a calare, al punto che “nella media dei primi tre trimestri del 2011
  ha subito una flessione del 2,5%, circa 80 mila unità”. Il tasso di disoccupazione – ha
  continuato Giovannini – è sceso dal 20,5% del primo trimestre 2011 al 18,6% del terzo
  trimestre, rimanendo, però, almeno 11 punti percentuali al di sopra del tasso di
  disoccupazione complessivo. “Se invece si considera la fascia di età fra i 15 e i 24 anni,
  come proposto dall’Unione europea, la disoccupazione sale al 31%, la più alta dopo la
  Spagna”. I dati diffusi dall’ISTAT (su stime provvisorie) il 2 aprile 2012 sono ancora più
  gravi: il tasso di disoccupazione a febbraio è al 9,3%, in rialzo di 0,2 punti su gennaio e di
  1,2 punti su base annua. E’ il tasso più alto da gennaio 2004. Il tasso di disoccupazione
  giovanile (dai 15 ai 24 anni) è salito al 31,9%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto
  a gennaio e di 4,1 punti su base annua.


      Definizioni: tasso di inattività, tasso di disoccupazione, tasso di disoccupazione giovanile

      Il tasso di inattività registra la percentuale di persone residenti all’interno di un’area territoriale
che non lavorano, o per scelta (come le casalinghe o gli studenti) o perché troppo anziani.
      Il tasso di inattività si differenzia dal tasso di disoccupazione per due ragioni:

               • Il tasso di disoccupazione indica le persone che vorrebbero lavorare, ma che non riescono a
        trovare un impiego. Il tasso di inattività ha come target altri gruppi di individui, come casalinghe e
        studenti.
               • Cambiano anche i denominatori dei due indicatori. Nel tasso di disoccupazione il dato è
        relativo alla popolazione attiva (o forza lavoro, composta dagli occupati, dai disoccupati e dai

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                        A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
soggetti in cerca di prima occupazione). Nel tasso di inattività il dato è pesato semplicemente sul
        totale della popolazione residente (cioè attiva e non attiva).

      Il tasso di disoccupazione giovanile, invece, rivela la percentuale di giovani fra i 15 e i 24 anni
che non lavorano rispetto alla popolazione attiva sotto i 25 anni di età.




      1.2 Il caso giovani

      Il caso “giovani” è un problema comune a molti Paesi. L’Italia non fa eccezione.
Secondo uno studio diffuso a settembre 2011 dall’Istituto per la Competitività, la
performance del mercato del lavoro italiano è la peggiore dei Paesi dell’Europa
occidentale. I primi a pagarne le conseguenze sono proprio i giovani.
      Nel 2010 la disoccupazione giovanile nell’Unione Europea “a 27” si è attestata al 20%.
In Italia, invece, registra un tasso del 27,8%. Altrove, come in Francia, Gran Bretagna o
Germania, i valori registrati sono nettamente inferiori. Il tasso di disoccupazione si è
attestato, rispettivamente, al 25%, al 20% e al 10%.


      Censis, sempre meno giovani nel 2030

       Secondo il Rapporto del Centro Studi Investimenti Sociali – CENSIS del 2010, in Italia, fra vent’anni,
ci saranno più di un milione di giovani in meno. La fascia d’età fra i 18 e i 34 anni diminuirà sensibilmente
nel prossimo decennio: dai circa 12 milioni e 26 mila giovani del 2010 si passerà ai 10 milioni e 836 mila
del 2020 (con una flessione del 9,9%), fino ad arrivare ai 10 milioni e 791 mila del 2030. La flessione
complessiva per il periodo 2010-2030 sarebbe del -10,3%. Secondo i dati CENSIS i giovani passeranno dal
20% al 17,4% della popolazione complessiva. Allo stesso tempo, gli over 65 aumenteranno dagli attuali 12
milioni 216 mila a 16 milioni 441 mila nel 2030 (+34,6%), mentre gli over 80 si attesteranno a 5 milioni 452
mila (+55,2%). Rispetto alla media europea, gli italiani continueranno a essere i più “grandi”: nel 2030 la
quota di anziani (65 anni e oltre) nel Regno Unito sarà limitata al 20,5%, al 22,1% in Spagna, al 23,2% in
Francia. La quota dei giovani europei, invece, sarà superiore a quella italiana di diversi punti percentuali:
20,8% nel Regno Unito, 20,3% in Francia, 19% in Spagna.
       Il Rapporto CENSIS evidenzia anche il divario fra Nord e Sud sul piano demografico. Nel 2030 la
popolazione italiana sarà di 62 milioni 129 mila persone, il 3,2% in più rispetto al 2010. Non si tratterà,
però, di una crescita omogenea. Gli abitanti delle regioni meridionali diminuiranno (-4,3%), mentre i
residenti del Centro-Nord aumenteranno in modo consistente (+7,1%) soprattutto per effetto
dell’immigrazione. Il trend di impoverimento del capitale umano al Sud comporterà un allargamento del
divario rispetto al Nord sia come mercato di consumatori che come bacino di lavoratori.




      1.3 Le due estremità dello “Stivale”

      Secondo il Rapporto 2010 sul Sud la disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno ha
raggiunto livelli allarmanti: nel 2010 i ragazzi di età compresa fra i 15 e i 24 anni privi di
occupazione erano il 38,8%, con una punta del 40,6% per le donne. Secondo il rapporto, il
Meridione fa registrare “un non efficace incontro tra domanda e offerta, per un non
ottimale raccordo tra imprese e scuole-Università”, con problemi occupazionali soprattutto
per i ragazzi che hanno conseguito la laurea.

     Il Rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno –
SVIMEZ del 2011 lancia l’“emergenza giovani” nel Sud Italia. “Due su tre sono a
spasso”, si legge nel rapporto, e oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia.


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                        A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
Nel Mezzogiorno una persona su quattro non lavora, se consideriamo anche i
lavoratori in cassa integrazione e i cosiddetti “scoraggiati” (coloro che non cercano lavoro
ma sarebbero disponibili a lavorare; oppure cercano lavoro ma non sono disponibili a
iniziare entro un anno; oppure, ancora, lo cercano non attivamente).
      L’occupazione è in calo in tutte le regioni meridionali, ad eccezione della Sardegna.
Particolarmente forte è la diminuzione in Basilicata, al 47,1%, e Molise, al 51,1%. Valori in
ulteriore riduzione si registrano in Campania, dove è impiegata meno del 40% della
popolazione, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%).
      Sempre secondo il Rapporto SVIMEZ, nel Mezzogiorno il tasso di occupazione
giovanile (dai 15 ai 34 anni) nel 2010 è giunto al 31,7% (il dato medio del 2009 si attestava
al 33,3%) segnando un divario di 25 punti rispetto al Nord Italia. Qui l’occupazione
giovanile raggiunge il 56,5%. Significa che nel Sud d’Italia lavorano la metà dei giovani
rispetto ai coetanei del Nord. “La questione generazionale italiana” – segnala il documento
– “diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno”.


      Rapporto SVIMEZ, il Sud arranca

       Secondo lo studio, il prodotto interno lordo (PIL) in Italia cresce meno della media europea e il Sud
arranca: nel 2010 il Mezzogiorno ha segnato, rispetto all’anno precedente, un modesto +0,2%, ben lontano
dal +1,7% del Centro-Nord. La crisi ha colpito tutto il Paese. Nel biennio 2008-2009 la caduta del PIL ha
superato la media europea di oltre 65 punti percentuali. Nel 2010 il PIL pro capite nazionale in valori
assoluti è stato di 25.583 Euro, risultante dalla media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del
Mezzogiorno. Sempre in termini assoluti, nel 2010 la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222
Euro, pari a circa 16 mila Euro l’anno in più rispetto alla Campania, che invece è la più povera, con 16.372
Euro. In seconda posizione c’è il Trentino Alto Adige (32.165 Euro), seguito dalla Valle d’Aosta (31.993
Euro), Emilia Romagna (30.798 Euro) e Lazio (30.436 Euro). Nel Mezzogiorno la regione con il PIL pro
capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.574 Euro), che comunque registra un valore di circa 2.200 Euro al di
sotto dell’Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. Seguono Molise (19.804), Sardegna (19.552),
Basilicata (18.021), Sicilia (17.488), Calabria (16.657) e Puglia (16.932).



      1.4. Cosa si intende per “Neet”?

      Un altro dato preoccupante è quello dei cosiddetti “Neet” (Not in education,
employment or training): giovani, tra i 15 e i 29 anni di età, che non lavorano né sono
impegnati in corsi di studio o formazione. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT di dicembre, la
quota dei Neet è pari a 2,1 milioni, cioè il 22,1% della popolazione. I numeri, peraltro, sono
in crescita: dal 2008 al 2011 i Neet sono aumentati di oltre 17 punti percentuali.
      Anche lo studio del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro – CNO,
elaborato sulla base dei dati raccolti da Bankitalia e dal Ministero del Lavoro, Salute e
Politiche Sociali, conferma la stessa informazione. Nel triennio 2005-2008, i Neet tra i 15 e
i 29 anni erano poco meno di 2 milioni, pari al 20% della popolazione nella stessa fascia
d’età. Nel 2010 hanno raggiunto quota 2,3 milioni, circa il 23,4%.
      L’aumento è stato più marcato nelle regioni del Nord e del Centro Italia, meno
pronunciato al Sud, dove tuttavia l’incidenza di Neet era prossima al 30% già prima della
crisi. Il Rapporto Svimez 2011, infatti, scrive così: “sono circa 167 mila i laureati
meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in
Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile”.
      La condizione di Neet è soltanto in parte collegata al fenomeno della disoccupazione.
Secondo l’indagine del Consiglio nazionale, nel 2008 il 30,8% dei Neet cercava
un’occupazione (il 25,3% tra le donne), mentre nel 2010 tale quota ha raggiunto il 33,8%.
Il problema di trovare un lavoro, quindi, preoccupa (all’apparenza) meno della metà dei
giovani completamente inattivi. La Fondazione Studi del CNO ha cercato di capirne i
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                        A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
motivi. Il quadro complessivo sarebbe determinato, oltre che da responsabilità personali
dei giovani (soltanto il 23,4% di loro risulta disponibile a trasferirsi in altre regioni o
all’estero per trovare un impiego), anche da “storture” del sistema. Nell’anno passato, pur
trovandoci in una fase di crisi, le aziende italiane hanno preventivato circa 600 mila
assunzioni. Il 44,4% di queste (264 mila in termini assoluti) ha interessato, però, un
settore poco attraente per i lavoratori, quello dei mestieri manuali. Con un risultato
sconsolante: 50 mila posti vacanti che rischiano di rimanere scoperti.
      Non solo. I giovani sono oggi i lavoratori su cui grava di più il costo della mobilità in
uscita. Nel 2010, su 100 licenziamenti che hanno determinato una condizione di
inoccupazione, 38 hanno riguardato giovani con meno di 35 anni e 30 lavoratori fra 35 e
44 anni. Soltanto in 32 casi si è trattato di persone con 45 anni o più.
      Come per il tasso di disoccupazione giovanile, l’Italia registra, rispetto ai suoi partner
europei, la performance peggiore anche in termini di Neet. Secondo lo studio dell’Istituto
per la Competitività, citato in precedenza, quasi il 22% dei giovani non studia, né si
informa, né si aggiorna. Sorprende l’ampio distacco rispetto agli altri Paesi, con la sola
eccezione della Spagna (dove i Neet raggiungono quota 40%), che ha subito notevolmente
gli effetti della crisi. La media europea si attesta intorno al 15%, livello sul quale si
attestano anche Francia e Gran Bretagna. L’esempio più virtuoso è quello della Germania,
dove i Neet rappresentano solo il 10% dei giovani.




               PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012   7
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C APITOLO II
                                              START-UP ITALIA!

2.1 Creazione di “società semplificata a responsabilità limitata”. – 2.2 Start-up in Europa e in Italia.
– 2.3 Start-up, più chances agli aspiranti imprenditori.


      2.1. Creazione di “società semplificata a responsabilità limitata”

      Consapevole dell’importanza dei piccoli e medi imprenditori per la ripresa
dell’economia italiana, soprattutto in una fase complessa come quella attuale, il Governo
Monti ha varato una serie di misure volte a favorire l’attività delle piccole e medie imprese
(PMI). Secondo i dati di Camere di Commercio d’Italia UNIONCAMERE pubblicati a inizio
2012 e relativi al 31 dicembre 2011 – gli under 30 alla guida di un’azienda rappresentano
poco più del 5% del totale. L’Esecutivo, in questi mesi, ha adottato numerosi
provvedimenti per incentivare il mercato e rilanciare i giovani imprenditori.
      Il decreto “Cresci Italia” introduce nel Codice civile il nuovo articolo 2463-bis. La
norma incentiva la creazione di start-up, che prendono il nome di “società semplificata a
responsabilità limitata”. Le nuove società si caratterizzano per quattro aspetti chiave:

- Primo: Età massima. Il titolare o i titolari non devono aver superato il 35esimo anno
d’età. In caso contrario, è prevista la possibilità di trasformare la società in una diversa
società di capitali.

- Secondo: Assistenza notarile gratuita.

- Terzo: Ammontare minimo a un Euro. Attualmente la legge fissa il capitale sociale
minimo, per le normali Srl, a 10 mila Euro.

- Quarto: Esenzione da diritti di bollo e segreteria. Altra agevolazione (in termini
di risparmio di spese di costituzione) è costituita dall’esonero dal versamento dei diritti di
bollo e segreteria dovuti per la normale procedura di costituzione.

      Cos’è una “start-up”?

      Con il termine start-up si identifica l’operazione e il periodo durante il quale si avvia un’impresa. Si
tratta di imprese appena costituite, con processi organizzativi ancora in corso. Le start-up sono,
tendenzialmente, di piccole dimensioni, caratterizzate da un team di lavoro composto da poche persone e
dotate di elevata flessibilità. I termini per riassumere una start-up sono: flessibilità, trasversalità e
dimensioni ridotte.




      2.2. Start-up in Europa e Italia

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L’Europa ha sempre guardato con attenzione al concetto di “start-up” e alla sua
evoluzione. Già il Libro Verde sull’imprenditorialità in Europa del 27 gennaio 2003
puntava a incentivare la collaborazione e lo spirito imprenditoriale dell’Unione. Negli
ultimi anni la Commissione europea ha presentato numerose comunicazioni e relazioni
incentrate sull’esigenza di favorire maggiormente le piccole imprese. Per esempio quella
pubblicata a febbraio 2011, “Business Dynamics: Start-ups, Business Transfers and
Bankruptcy”, che analizza l’impatto macroeconomico delle start-up, i trasferimenti di
imprese e il fallimento, promuovendo forme di collaborazione fra i vari Paesi.

      Anche in Italia il fenomeno delle start-up, presente già dagli anni Novanta del secolo
scorso, sta decollando. Fra gli esempi più eclatanti c’è quello di Groupon, il colosso dei
coupon scontati lanciato nel novembre 2008 a Chigago da Andrew Mason. Alla fine del
2010 è stata aperta la sede italiana di Milano che, da allora, ha assunto (a tempo
determinato) 450 persone, in media una al giorno. “Genuinamente” italiano, invece, è
l’esempio di Soundreef, start-up che si propone di gestire diritti d’autore derivanti dalla
circolazione di musica di ambiente nelle catene della grande distribuzione (commercio
alimentare, elettronica, abbigliamento). E’ evidente come nell’attuale sistema economico le
start-up rappresentino uno dei principali motori per la nuova occupazione: la creazione di
società semplificate a responsabilità limitata è il primo tassello per la crescita
imprenditoriale del Paese.

      Sbarca in Europa la scuola per le start-up

       Entro questa primavera è prevista l’apertura della prima filiale europea di General Assembly, la
scuola americana dedicata alla formazione dei giovani imprenditori e delle start-up. Sorgerà a Londra, nel
quartiere di Shoreditch, in un’area di oltre 7 mila metri, dove sarà allestito un vero e proprio campus.
L’obiettivo è importare un modello formativo di successo, basato sulla collaborazione e la condivisione delle
idee.




      2.3. Start-up, più chances agli aspiranti imprenditori

      Oltre alla società semplificata a responsabilità limitata, il Governo ha varato una serie
di provvedimenti mirati ad agevolare la crescita economica e lo spirito imprenditoriale.
Sebbene non tutti questi interventi si rivolgano direttamente ai giovani, in molti casi i
giovani ne traggono comunque beneficio, indirettamente. Particolarmente importanti sono
gli sgravi fiscali alle imprese che assumono giovani con il bonus assunzioni al Sud,
esteso fino al 2013; le agevolazioni fiscali per nuovi imprenditori (in vigore da gennaio
2012); gli incentivi agli operatori che investono in fondi di venture capital (capitale di
rischio) per avviare le aziende innovative; infine, il Fondo Nazionale per l’Innovazione
(FNI).

      Di seguito, in sintesi, le novità:

      1. Sgravi fiscali alle imprese che assumono giovani. Sono previsti sgravi
dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) per le imprese che assumono giovani
sotto i 35 anni (oltre che manodopera femminile) a tempo indeterminato. Le deduzioni
Irap, con il decreto Salva-Italia, sono state incrementate del 130%, passando da 4600 a
10600 Euro per ciascun dipendente assunto. La cifra sale a 15200 Euro per le imprese del
Mezzogiorno. Le deduzioni Irap per under 35 e donne faranno risparmiare alle imprese
italiane circa un miliardo l’anno in tasse, a partire dal 2012.

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Manovra: “equità fra generi”

       Gli incentivi all’assunzione di manodopera femminile, come quelli previsti dalla Manovra, sono
efficaci per promuovere l’occupazione. Ecco come funzionano:

              • Contratti di apprendistato. I datori di lavoro con più di 9 dipendenti che assumano da
        gennaio 2012 a dicembre 2016 manodopera femminile avranno uno sgravio contributivo del 100%
        per un periodo di tre anni, del 10% dal terzo anno in avanti.

               • Contratti di inserimento. E’ riconosciuto un contributo a tutti i datori di lavoro che
        favoriscono il lavoro femminile, stipulando contratti con lavoratrici di qualunque età purché prive
        di un impiego da almeno sei mesi e che risiedano in territori con tasso di disoccupazione superiore
        al 20% e che superi di 10 punti quello maschile.

      2. Bonus assunzioni al Sud. E’ prevista la proroga fino al maggio 2013 del credito
d’imposta per le assunzioni nelle imprese del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria,
Campania, Puglia, Molise, Sardegna, Sicilia). Il credito d’imposta è pari al 50% dei costi
salariali sostenuti per ogni lavoratore “svantaggiato” o “molto svantaggiato” neoassunto al
Sud. Lo sgravio contributivo si applica nei 12 mesi o nei 24 mesi successivi all’assunzione
in relazione alla condizione di “svantaggiato” o di “molto svantaggiato” del lavoratore.
Per lavoratori “svantaggiati” si intendono quelli privi di impiego da almeno 6 mesi, o privi
di un diploma, o over 50 anni, o che vivono soli con una o più persone a carico, ovvero
occupati in professioni o settori con elevato tasso di disparità uomo-donna, ovvero membri
di una minoranza nazionale. Per lavoratori “molto svantaggiati” si intendono quelli privi
di lavoro da almeno 24 mesi.

       Il credito d’imposta spetta nella misura del 50% dei costi salariali sostenuti nei dodici mesi successivi
all’assunzione per ciascun lavoratore “svantaggiato” e nei ventiquattro mesi successivi all’assunzione per
ogni lavoratore “molto svantaggiato”. Il bonus per ogni unità lavorativa è calcolato sulla differenza tra il
numero dei dipendenti a tempo indeterminato, rilevato mensilmente, e quello dei lavoratori a tempo
indeterminato mediamente occupati nei dodici mesi precedenti alla data dell’assunzione.
       Ogni Regione stabilirà con decreto dirigenziale, adottato entro 30 giorni dall’entrata in vigore del
citato provvedimento attuativo della legge, le modalità e le procedure per la concessione del bonus. Per
accedere al beneficio, gli interessati dovranno inoltrare apposita istanza alla Regione competente che
successivamente comunicherà l’ammissione al bonus, nei limiti delle risorse disponibili stanziate.
       Si perde il diritto al bonus quando: 1) il numero totale dei dipendenti a tempo indeterminato è
inferiore o pari a quello nei 12 mesi precedenti l’assunzione; 2) i nuovi posti di lavoro non sono conservati
per almeno due anni dalle piccole e medie imprese o tre anni dalle altre imprese; 3) vi è accertamento
definitivo di violazioni non formali alla normativa fiscale, a quella contributiva o a quella sulla salute e
sulla sicurezza dei lavoratori.

      3. Venture capital. Il decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito nella legge
n.111 del 15 luglio 2011, ha introdotto l’esenzione di imposta dei proventi realizzati
attraverso la partecipazione in fondi di venture capital. Per poter beneficiare
dell’agevolazione è necessario che i fondi investano almeno il 75% in imprese innovative
costituite da non più di 36 mesi e con un fatturato non superiore ai 50 milioni di Euro.

      4. Aziende innovative. Si tratta d’imprese che offrono beni e servizi esclusivi (ad
alta tecnologia) o che sono predisposte a sostenere e sviluppare richieste di innovazione. In
un contesto di competizione globale, per un’azienda diventa importante analizzare la
propria capacità innovativa, portando sul mercato prodotti e processi nuovi (o migliorati
rispetto a quelli esistenti) in maniera efficiente ed efficace.

      La start-up dell’anno è di Torino

       Il premio per la miglior azienda innovativa italiana 2011 è stato assegnato all’interno della Fiera
dell’Innovazione Research to Business che si è svolta a Bologna: ad aggiudicarsi la medaglia d’oro, fra le 11
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finaliste, è stata la AMC, un’azienda ospitata all’interno del Politecnico di Torino. Fondata nel 2007 ha
messo a punto un innovativo sistema di controllo e verifica delle funi. Il premio, di 3 mila Euro, prevede
l’opportunità di accedere a un ampio network di possibili partner finanziari e industriali.

      5. Fondo Nazionale per l’Innovazione (FNI). Attivato dal Ministero dello
Sviluppo economico, è uno strumento per PMI, a supporto della valorizzazione e il
finanziamento di progetti innovativi basato sullo sfruttamento industriale di disegni e
modelli. Il ministero, attraverso il Fondo, mette a disposizione una garanzia che
permetterà di favorire la concessione di finanziamenti da parte delle banche selezionate
per circa 75 milioni di Euro, garantendo l’accesso al credito delle imprese e riducendo i
costi. I finanziamenti potranno essere concessi fino a un importo massimo di 3 milioni di
Euro, con durata fino a 10 anni. All’impresa non viene richiesta nessuna garanzia
personale o reale.

      6. Regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori
in mobilità. E’ introdotta un’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi e sulle
addizionali regionali e comunali IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) pari al
5% nel periodo d’imposta in cui inizia l’attività d’impresa, arte o professione e nei quattro
successivi, ovvero fino al compimento dei 35 anni. Possono beneficiare del nuovo regime
esclusivamente le persone fisiche che hanno intrapreso l’attività dal 1° gennaio 2012 o in
data successiva al 31 dicembre 2007, purché sussistano le condizioni previste dall’art. 27
del D.L n. 98 del 2011.
L’attività da esercitare non deve costituire, in nessun modo, mera prosecuzione di un’altra
attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo (escluso il
caso in cui l'attività precedentemente svolta consiste nel periodo di pratica obbligatoria per
l’esercizio di arti o professioni). Il vincolo non opera quando il contribuente prova di aver
perso il lavoro o di essere in mobilità per cause indipendenti dalla propria volontà.
Se l’attività costituisce il proseguimento di un’impresa esercitata da un altro soggetto,
l’ammontare dei ricavi nel periodo d’imposta precedente non deve essere superiore a €
30.000.


      7. Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia. Con la Legge n. 238
del 30/12/2010 si intende valorizzare le esperienze culturali e professionali maturate dai
cittadini dell'Unione europea, nati dopo il 1° gennaio 1969, che hanno risieduto
continuativamente per almeno 24 mesi in Italia, che studiano, lavorano o che hanno
conseguito una specializzazione post lauream all'estero e che decidono di rientrare in
Italia. A tale scopo sono previsti incentivi fiscali sotto forma di minore imponibilità del
reddito, per coloro i quali vengono assunti oppure avviano un'attività di impresa o di
lavoro autonomo in Italia e trasferiscono il proprio domicilio, nonché la propria residenza,
in Italia entro 3 mesi dall'assunzione o dall'avvio dell'attività.

Per quanto riguarda la misura degli incentivi fiscali, i redditi di lavoro dipendente, i redditi
d'impresa e i redditi di lavoro autonomo percepiti dalle persone fisiche concorrono alla
formazione della base imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche in
misura ridotta secondo le seguenti percentuali:
a) 20% per le lavoratrici;
b) 30% per i lavoratori

L’incentivo in oggetto, così come modificato dal decreto “milleproroghe” 2012, spetta dalla
data in cui entra in vigore la legge n. 238/2010 fino al periodo d’imposta in corso al 31
dicembre 2015.

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C APITOLO II I
          PAROLA D’ORDINE: MERITO. LE AGEVOLAZIONI PER LA
                                             CARRIERA DIDATTICA

3.1 L’importanza della formazione - 3.2 Scuola: le principali novità - 3.3 Verso un’Università più
accessibile - 3.4 Semplificazioni in materia di Ricerca


3.1 L’importanza della formazione

       L’Europa, attraverso la strategia di Lisbona, ha posto il traguardo di una società
basata sulla conoscenza. L’Università e la ricerca – un binomio inscindibile – sono una
ricchezza fondamentale per l’Italia. Per essere uno strumento davvero efficace di crescita e
promozione sociale e personale in un Paese avanzato, l’Università deve cogliere con
coraggio la richiesta di rinnovarsi, rendersi trasparente nella condotta e nei risultati,
dimostrare con la forza dei fatti di saper progettare un futuro ambizioso.
       L’investimento più importante che il Paese può fare è quello sul capitale umano, sui
giovani che ne rappresentano il futuro e, quindi, sugli studenti, sulle loro esigenze e
aspirazioni. Gli interventi varati dal governo Monti riguardano vari aspetti del percorso
formativo, in favore della Scuola, dell’Università e della Ricerca.

       Cos’è la Strategia di Lisbona?

          La strategia di Lisbona è un programma di riforme economiche approvato a Lisbona nel 2000 dai
Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea. Caratteristica peculiare della strategia è che, per la prima
volta, i temi della conoscenza sono considerati fondamentali, pur essendo un documento che spazia in tutti i
campi della politica economica.
          Tra le priorità, definite dai documenti ufficiali, troviamo l’indicazione per i Paesi dell’Unione
Europea alla dotazione di servizi pubblici on-line, l’importanza e la definizione di uno spazio europeo della
ricerca e dell’innovazione e lo sviluppo di politiche sociali volte a risolvere due principali problemi: la
carenza di personale qualificato con competenze tecnologiche e conoscenza di diverse lingue;
l'invecchiamento della popolazione.


3.2 Scuola: le principali novità

    a. Piano nazionale dell’edilizia scolastica.

        Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca prevede l’elaborazione di
un Piano nazionale dell’edilizia scolastica. Il Piano, previa approvazione del
Comitato interministeriale di programmazione economica – CIPE, dovrà prevedere
interventi di ammodernamento e recupero del patrimonio esistente, ai fini della messa in
sicurezza degli edifici, della costruzione e completamento di nuovi edifici scolastici, da
realizzare nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e della riduzione delle emissioni
inquinanti, favorendo il coinvolgimento di capitali pubblici e privati. La proposta di Piano
dovrà essere trasmessa alla Conferenza Stato–Regioni entro 30 giorni dalla data di entrata
in vigore del DL “Semplifica Italia”. Il Piano andrà approvato entro i successivi 60 giorni.
        In attesa della definizione del Piano nazionale dell’edilizia scolastica, il CIPE
approverà un Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di
costruzione di nuovi edifici scolastici, favorendo interventi diretti al risparmio energetico e
all’eliminazione delle locazioni.


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b. Potenziamento dell’autonomia scolastica

        Il decreto “Semplifica Italia” traccia le linee guida per il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca per consolidare e sviluppare l’autonomia delle
istituzioni scolastiche, potenziandone l’autonomia gestionale e valorizzando la
responsabilità e la professionalità del personale della scuola.
        Questi gli obiettivi: il primo è il potenziamento dell’autonomia delle istituzioni
scolastiche anche attraverso l’eventuale ridefinizione degli aspetti connessi ai trasferimenti
delle risorse, previa presentazione di un progetto sperimentale; il secondo è la definizione
di un organico dell’autonomia funzionale all’ordinaria attività e definizione di un organico
di rete che andrà a completare l’organico dell'autonomia dei singoli istituti; il terzo, infine,
riguarda la costituzione di reti di scuole, su base territoriale, per gestire meglio risorse e
attività formativa.

       Autonomia scolastica
        L’autonomia è suddivisa in tre grandi categorie. L’autonomia completa quando l’istituto
scolastico decide senza interventi esterni (anche se deve consultare degli organi superiori), nei limiti
previsti dalla legge o di un quadro generale. L’autonomia limitata è la situazione in cui l’istituto
scolastico deve prendere delle decisioni nell’ambito di un elenco limitato di possibilità predefinite
dall’autorità superiore in materia d'istruzione oppure trasmettergli le proprie decisioni per ottenere
l’approvazione. Gli istituti scolastici sono considerati senza autonomia quando non prendono decisioni
in nessun ambito d’intervento.

       Organico dell’autonomia e di rete
        Con organico dell’autonomia si intende un organico funzionale all’ordinaria attività didattica,
educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria; alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero,
d’integrazione e sostegno ai diversamente abili e alla programmazione del fabbisogno di personale
scolastico. L’organico di rete ha come finalità la definizione di reti territoriali tra istituzioni scolastiche
per conseguire una gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie. Prevede una struttura
funzionale all’integrazione degli alunni diversamente abili e alla prevenzione e contrasto dell’insuccesso
scolastico e formativo.

    c. Maggiore coordinamento grazie all’INVALSI

        L’Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico italiano - INVALSI è l’Ente
di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha raccolto, a seguito di un
lungo e costante processo di trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione,
istituito nei primi anni Settanta del secolo scorso.
        L’INVALSI esercita numerose funzioni. Si occupa di verifiche periodiche sulla
conoscenza e l’abilità degli studenti e sulla qualità dell’offerta formativa; studia le cause
dell’insuccesso e della dispersione scolastica; effettua le rilevazioni necessarie per la
valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole; predispone annualmente i testi e i
modelli per l’esame di Stato al terzo anno; fornisce supporto e assistenza tecnica
all’amministrazione scolastica; svolge attività di formazione del personale docente;
assicura la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea.
        “Semplifica Italia” ha potenziato ulteriormente il ruolo dell’Ente attribuendogli,
oltre ad i precedenti compiti, l’attività di coordinamento funzionale del sistema
nazionale di valutazione gettando le basi per una valutazione “al servizio delle scuole”.

    d. Progetto “Scuola in chiaro”

      Con il progetto “La scuola in chiaro” il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca, attraverso uno specifico spazio dedicato sul proprio sito, fornirà dati
continuamente aggiornati su ogni singola scuola facilitando la scelta delle famiglie e
rendendo possibile, attraverso la compilazione di un format predisposto per le
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informazioni necessarie sull’alunno, l’iscrizione per l’anno scolastico 2012/2013. Resta
comunque possibile iscriversi nel modo tradizionale.


3.3 Verso un’Università più accessibile

        Le disposizioni in materia di Università, contenute nel decreto “Semplifica Italia”,
offrono una soluzione al problema del difficile reperimento di informazioni utili alla scelta
dell’ateneo e delle “lungaggini” burocratiche, accelerando il percorso di trasformazione
dell’Università.
        Questo percorso è reso possibile attraverso tre strumenti. Il primo è il portale
unico, in italiano ed in inglese, che comprende tutte le possibilità offerte dagli atenei
italiani, con dati e informazioni, facilitandone la consultazione, per una scelta consapevole
del percorso di studi da intraprendere. Tramite queste informazioni si cerca di risolvere
uno dei punti più delicati del sistema universitario italiano: la scelta di indirizzi che non
garantiscono, una volta portati a compimento, un’occupazione. Sono previsti benefici
anche per gli atenei che potranno così snellire le procedure e ridurre i tempi di conclusione
dei procedimenti.
        Il portale renderà possibile, a decorrere dall’anno 2013 – 2014, la verbalizzazione e
la registrazione degli esiti degli esami, di profitto e di laurea, sostenuti dagli studenti
universitari esclusivamente con modalità informatica, senza nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica.
        Il secondo strumento è il voto di laurea. Il dibattito, al riguardo, è ancora aperto.
Il Consiglio dei Ministri, in occasione dell’approvazione del decreto “Semplifica Italia” ha
deciso, infatti, di non disciplinare direttamente questo aspetto, come si era previsto
originariamente. Il valore legale del titolo di studio è un tema particolarmente complesso:
si è preferito quindi rimettere il giudizio ai cittadini, attraverso una consultazione
popolare. Al termine di questa, il Governo, basandosi sulle opinioni espresse, valuterà la
soluzione migliore.
        Infine, la terza novità. Niente più limiti di reddito per chi aspira a un contratto di
docenza all’Università. Il decreto elimina la norma della riforma Gelmini che, per accedere
alla docenza a contratto, prevedeva un reddito annuo non inferiore a 40 mila euro lordi.

      Restano in vigore le detrazioni fiscali IRPEF al 19% che concorrono al
sostentamento economico degli studenti universitari, per le seguenti spese: a) per la
frequenza di corsi di istruzione secondaria, universitaria, di perfezionamento e/o di
specializzazione universitaria, tenuti presso istituti o università italiane o straniere,
pubbliche o private; b) per canoni di locazione, sostenute da studenti universitari fuori
sede.


     3.4 Semplificazioni in materia di Ricerca

     Ricerca internazionale, industriale e di base.
      Con la Manovra del Governo, i progetti di ricerca o programmi internazionali non
saranno più sottoposti a un doppio livello di valutazione: nazionale e internazionale.
Prevarrà il secondo. Per la ricerca di base, è previsto che i progetti valutati positivamente
in ambito comunitario, ma non ammessi al relativo finanziamento, potranno essere
finanziati con le risorse nazionali disponibili. Lo scopo è finanziare con risorse nazionali
progetti che ricadono esclusivamente nel nostro Paese, valutati positivamente in sede
comunitaria. Inoltre, il 10% del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e

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tecnologica (FIRST) è destinata a interventi in favore dei giovani ricercatori di età inferiore
a 40 anni.


       Grant comunitari e internazionali.
       I ricercatori degli enti pubblici di ricerca e delle Università che, in seguito
all’attribuzione di grant (finanziamenti) comunitari o internazionali, svolgono l’attività di
ricerca presso l’ente di appartenenza, sono collocati in aspettativa senza assegni su
richiesta, per il periodo massimo di durata. L’attività di ricerca è regolata dall’ente con un
contratto di lavoro a tempo determinato. La retribuzione massima spettante al ricercatore
rimane a carico del grant comunitario o internazionale e non può eccedere quella prevista
per la fascia più elevata di ricercatore degli enti pubblici.

       Grant
       Per Grant comunitari o internazionali si intendono misure incentivanti che svolgono una funzione di
indirizzo e coordinamento. Essi offrono una serie di meccanismi di finanziamento cui possono accedere –
con regole diverse a seconda dei singoli strumenti - le organizzazioni (pubbliche, private o non-profit) che
siano in grado di proporre progetti rispondenti agli obiettivi della politica UE in questo ambito.




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Capitolo IV
                             Largo ai nuovi professionisti!

4.1 Ordini professionali: il principio della libera concorrenza - 4.2 Come cambiano le professioni
intellettuali - 4.3 Società per l’esercizio professionale



4.1 Ordini professionali: il principio della libera concorrenza

       Con il decreto “Cresci Italia” si è avviato un processo di trasformazione degli Ordini
professionali, cercando di facilitare l’integrazione tra il mondo della formazione e il
mercato del lavoro. E’ un passo importante verso un sistema di mercato improntato alla
concorrenza e alla qualità.
       Il primo ordine di interventi per modificare l’accesso e la regolamentazione
delle libere professioni, è riconducibile all’art.3 comma 5 del D.L. n. 138/2011 (come
modificato dalla Legge n. 148/2011) approvato dal precedente Governo. Gli ordinamenti
professionali dovranno garantire che l’esercizio dell’attività risponda senza eccezioni ai
principi di libera concorrenza. Di fatto l’accesso alla professione è libero (fermo restando
l’obbligo del superamento dell’Esame di Stato) e il suo esercizio è fondato e ordinato
sull’autonomia e sull’indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica, del professionista.
Sulla base dell’ultimo censimento del 2011 emerge che circa il 13% dei lavoratori italiani è
parte di un ordine: la percentuale più alta si riscontra per i medici chirurghi e odontoiatri
19%, a seguire gli infermieri con il 18% e Avvocati ed Architetti con il 7%.
       Il Governo Monti ha recepito e dato continuità agli stessi principi. Il decreto “Cresci
Italia” del 24 gennaio 2012 contiene una serie di disposizioni per i tre aspetti più
importanti del mondo delle professioni: le tariffe e i compensi; il rapporto tra
professionista e cliente; il tirocinio che i giovani laureati debbono svolgere per accedere
alla professione forense.


4.2 Come cambiano le professioni intellettuali

     Di seguito, in sintesi, le novità introdotte dalla Manovra per i giovani che decidono di
accedere alle professioni:

       a) il professionista è obbligato a seguire percorsi di formazione continua
permanente predisposti sulla base di appositi regolamenti emanati dai Consigli
Nazionali. La violazione dell’obbligo di formazione continua determina un illecito
disciplinare ed è sanzionato nelle modalità che dovranno essere stabilite dall’ordinamento
professionale. Questi processi di Lifelong Learning istituzionalizzati favoriscono lo
sviluppo di programmi basati sull’alternanza formazione-lavoro.

        b) la disciplina del tirocinio per l’accesso alla professione deve conformarsi a
criteri che garantiscano l’effettivo svolgimento dell’attività formativa e il suo adeguamento
costante all’esigenza di assicurare il miglior esercizio della professione. Il decreto “Cresci
Italia” introduce un importante novità in merito alla durata del tirocinio previsto per
l’accesso alle professioni regolamentate. Esso non potrà essere superiore a diciotto mesi e
per i primi sei mesi, potrà essere svolto, in presenza di un apposito accordo stipulato tra i
Consigli Nazionali degli Ordini e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
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in concomitanza col corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o
della laurea magistrale o specialistica. Analoghe convenzioni possono essere stipulate tra i
Consigli Nazionali degli Ordini e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni.

      Architetti e Notai

      Ricordiamo che per l’esercizio della professione di Architetto non è obbligatorio aver sostenuto un
periodo di tirocinio. E’ invece previsto dal D.P.R. 328/2011 un Tirocinio Professionale che il laureato può
svolgere ai fini dell’esonero dalla prova pratica dell’Esame di Stato per l’iscrizione all’Albo nella sezione A e
B.
      Un capitolo a parte nell’ambito delle professioni è quello dei notai. Le esigenze di equità e
concorrenzialità porteranno all’ampliamento della piana organica di 5oo posti all’anno, per tre anni
consecutivi. I posti messi a concorso andranno a coprire il fabbisogno di 1.500 sedi.

       c) il compenso spettante al professionista è pattuito per iscritto all’atto del
conferimento dell’incarico professionale.
       Il professionista è tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza, a rendere noto al
cliente il livello della complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli
oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico.
Con il decreto “Cresci Italia” si rende effettiva la cancellazione dei parametri minimi e
massimi delle tariffe, eliminando ogni riferimento alla tariffa professionale e stabilendo
che, se il compenso non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo gli
usi, venga individuato dal Giudice secondo equità.
       Tali modifiche comportano una maggiore trasparenza e una possibilità, in questo
caso concreta, per i giovani professionisti di poter competere più efficacemente in un
mercato reso più accessibile e indipendente nei confronti dell’Ordine professionale di
appartenenza.

      Applicazione delle tariffe professionali

      E’ prevista nei seguenti casi: se manca la determinazione consensuale del compenso; se il
committente è un ente pubblico; in caso di liquidazione giudiziale dei compensi, ovvero nei casi in cui la
prestazione professionale è resa nell’interesse di terzi.

      d) a tutela del cliente, il professionista è obbligato a stipulare idonea
assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale. Il
professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli
estremi della polizza stipulata per la responsabilità professionale e il relativo massimale.
      Tali obblighi costituiscono una forma di efficace salvaguardia non solo per il cliente,
ma anche per i giovani professionisti che possono così esercitare la loro professione senza
“la spada di Damocle” di dover rispondere personalmente a seguito di eventuali
contenziosi.

       e) gli ordinamenti professionali dovranno prevedere l’istituzione di organi a
livello territoriale, con una netta separazione tra il collegio che esercita il controllo
disciplinare e il vertice istituzionale rappresentato dal Consiglio dell’Ordine. A questo
proposito la carica di Consigliere dell’Ordine Territoriale o di Consigliere Nazionale è
incompatibile con quella di membro dei consigli di disciplina nazionali e territoriali.
Inoltre, le recenti indicazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
suggeriscono l’ingresso negli organi indicati per l’esame delle questioni disciplinari di
membri non iscritti agli albi. L’impatto di queste disposizioni sulla “casta” degli Ordini è
evidente laddove si rendono più indipendenti i giovani professionisti dall’influenza di
organi gerarchici interni all’Ordine. Indipendenza e autodeterminazione sono due requisiti
                  PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012   18
                         A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
necessari per permettere, soprattutto ai giovani, di credere e competere nella professione
appena intrapresa.

       f) la pubblicità informativa è libera. Le informazioni devono essere trasparenti,
veritiere, corrette e non devono essere equivoche, ingannevoli o denigratorie.
       Questo provvedimento permette ai giovani professionisti di entrare nel mercato
anche attraverso lo strumento pubblicitario e, allo stesso tempo, tutela gli stessi e i clienti
da forme di comunicazione che possono generare violazioni alla disciplina che vieta la
concorrenza sleale.
      Normativa sugli ordinamenti professionali che risultino in contrasto con i principi sopra indicati.

       La Legge n.183/2011 (“legge di stabilità”) ha previsto con l’aggiunta del comma 5-bis che le norme
vigenti sugli ordinamenti professionali che risultino in contrasto con i principi sopra indicati dalla lettera
a) alla lettera g), sono abrogate con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento governativo di
cui al comma 5 e, in ogni caso, dalla data del 13 agosto 2012.


4.3 Società per l’esercizio professionale

        Tra le varie novità in tema di libera professione è da segnalare l’opportunità offerta
anche ai liberi professionisti di partecipare o costituire propri consorzi di garanzia
collettiva fidi (Confidi). In questo senso viene superata una lacuna, considerato che fino a
oggi il sistema dei Confidi ha coperto tutti i settori economici del Paese, ma non quello
delle professioni. Ricordiamo che i Confidi sono consorzi di garanzia collettiva dei fidi che
svolgono attività di prestazione di garanzie per agevolare i soggetti produttivi nell’accesso
ai finanziamenti, a breve medio e lungo termine, destinati allo sviluppo delle attività
economiche e produttive.




                  PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012   19
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Primo Dossier Giovani

  • 1. Ufficio stampa Primo Dossier Giovani: le priorità del Governo per l’occupazione PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 1 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 2. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL GOVERNO PER L’OCCUPAZIONE I° RAPPORTO – FEBBRAIO 2012 * * * Il Governo presieduto dal Professor Mario Monti si è insediato il 17 novembre 2011, subentrando alla guida del Paese durante una delle fasi più delicate degli ultimi anni. Una fase condizionata da turbolenze – spesso imprevedibili – dei mercati, e soggetta a equilibri economici, talora politici, instabili. Una fase di incertezza delle cui conseguenze risentono i cittadini di ogni reddito e fascia d’età e, tra questi, soprattutto il ceto medio e le giovani generazioni. È proprio da questi ultimi, i giovani, che il Governo ha scelto di ripartire. È stato un investimento di fiducia a fondo perduto, che muove in due direzioni. Fiducia, anzitutto, verso la generazione che, suo malgrado, vive questa fase difficile di transizione, senza però disporre dei mezzi necessari per opporvisi. Una generazione che oggi è chiamata a dare il proprio contributo alla crescita dell’Italia, approfondendo le proprie conoscenze, avviandosi al mondo del lavoro, sostenendo, se necessario, il proprio nucleo familiare. Fiducia, inoltre, verso il Paese, affinché vengano meno gli ostacoli burocratici – e talvolta ideologici – che oggi si oppongono all’affermazione dei giovani intraprendenti e volenterosi. In questo breve rapporto abbiamo voluto ripercorrere i tratti salienti di un cammino appena iniziato, e tuttora in corso. Il quadro che ne vien fuori è chiaro: molto si è fatto – e il rapporto ne dà conto in dettaglio – e molto c’è ancora da fare. Ciascun capitolo, quattro in tutto, offre uno spaccato della situazione, illustrando le misure adottate e, prima ancora, offrendo dati numerici e percentuali. Il primo Capitolo, in particolare, fotografa la situazione italiana al 2011. I dati diffusi svelano uno scenario a tratti inquietante: disoccupazione giovanile in aumento, soprattutto nel Sud del Paese, e incremento di coloro che, per scelta, rinunciano a studiare e cercare un’occupazione. La domanda di fondo è: esiste davvero un “caso giovani”? Il secondo Capitolo – il titolo contiene in sé una promessa: Start-up Italia! – illustra quanto è stato fatto dal Governo per incentivare lo spirito imprenditoriale di chi, giovane, un’impresa non l’ha mai gestita, ma vorrebbe provare, e sostenere chi, giovane o meno giovane, un’impresa ce l’ha e vorrebbe investire su nuove leve per rafforzare la pianta organica. Sono interventi molto diversi per struttura e mezzi. Mirano però allo stesso obiettivo: incoraggiare lo spirito imprenditoriale, la creatività, la voglia di investire su sé stessi. Il terzo Capitolo è dedicato all’educazione. Si illustrano qui sia i provvedimenti varati per consentire ai giovani di coltivare la passione per lo studio – agevolandoli, ad esempio, nella scelta dell’indirizzo più vicino alle loro aspettative – sia le misure adottate per facilitare la carriera professionale degli operatori dell’educazione: insegnanti, ricercatori, professori universitari. La parola d’ordine, in entrambi i casi, è “merito”. Infine, il quarto Capitolo è dedicato al mondo delle professioni intellettuali. Le liberalizzazioni recentemente varate dal Governo hanno avuto due interlocutori principali. I primi sono i consumatori, per i quali si attendono benefici consistenti. I secondi sono loro: i giovani. La rimozione degli ostacoli all’accesso all’esercizio delle professioni intellettuali, così anche la possibilità di sperimentare nuove forme di pubblicità della propria attività, sono pensate proprio per coloro che si avviano all’esercizio di un’attività professionale. Ufficio stampa e del Portavoce PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 2 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 3. Capitolo I I giovani al centro della crisi del mercato del lavoro: Nord e Sud a confronto 1.1 Diamo i numeri: i dati ISTAT e il Rapporto Censis. – 1.2 Il caso giovani. – 1.3 Le due estremità dello “Stivale”. – 1.4 Cosa si intende per “Neet”? Capitolo II Start-up Italia! 2.1 Creazione di “società semplificata a responsabilità limitata”. – 2.2 Start-up in Europa e in Italia. – 2.3 Start-up, più chances agli aspiranti imprenditori. Capitolo III Parola d’ordine: merito. Le agevolazioni per la carriera didattica 3.1 L’importanza della formazione. – 3.2 Scuola: le principali novità – 3.3 Verso un’Università più accessibile – 3.4 Semplificazioni in materia di Ricerca. Capitolo IV Largo ai nuovi professionisti! 4.1 Ordini professionali: il principio della libera concorrenza – 4.2 Come cambiano le professioni intellettuali – 4.3 Società per l’esercizio professionale. Parole chiave: giovani, merito, partecipazione, aggregazione, democrazia, crescita, professioni, occupazione, start-up PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 3 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 4. C APITOLO I I GIOVANI AL CENTRO DELLA CRISI DEL MERCATO DEL LAVORO: NORD E SUD A CONFRONTO 1.1 Diamo i numeri: i dati ISTAT e il Rapporto Censis. – 1.2 Il caso giovani. – 1.3 Le due estremità dello “Stivale”. – 1.4 Cosa si intende per “Neet”? 1.1. Diamo i numeri: i dati ISTAT e il Rapporto Censis Le politiche giovanili (una definizione di genere che qui usiamo per fare riferimento all’insieme dei provvedimenti volti a favorire la partecipazione e l’aggregazione degli under 35 alla vita collettiva) sono una delle priorità del Governo Monti. I decreti “Salva Italia”, “Cresci Italia” e “Semplifica Italia” contengono numerose iniziative a favore delle nuove generazioni. I dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT, relativi a dicembre 2011, sono rivelatori. Nel nostro Paese, il tasso di disoccupazione si attesta all’8,9%: in aumento dello 0,1% in termini congiunturali (variazione rispetto a novembre 2011) e dello 0,8% rispetto al 2010. Il tasso di disoccupazione giovanile arriva al 31%, cedendo lo 0,2% in termini congiunturali. Il tasso di inattività, invece, si posiziona al 37,5%, con una flessione dello 0,1% rispetto a novembre 2011 e dello 0,5% su base annua. Le preoccupazioni trovano conferma nelle parole del Presidente dell’ISTAT, Enrico Giovannini, nel corso dell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati del 16 febbraio 2012. L’occupazione dei giovani tra i 18 e i 29 anni – ha spiegato Giovannini – continua a calare, al punto che “nella media dei primi tre trimestri del 2011 ha subito una flessione del 2,5%, circa 80 mila unità”. Il tasso di disoccupazione – ha continuato Giovannini – è sceso dal 20,5% del primo trimestre 2011 al 18,6% del terzo trimestre, rimanendo, però, almeno 11 punti percentuali al di sopra del tasso di disoccupazione complessivo. “Se invece si considera la fascia di età fra i 15 e i 24 anni, come proposto dall’Unione europea, la disoccupazione sale al 31%, la più alta dopo la Spagna”. I dati diffusi dall’ISTAT (su stime provvisorie) il 2 aprile 2012 sono ancora più gravi: il tasso di disoccupazione a febbraio è al 9,3%, in rialzo di 0,2 punti su gennaio e di 1,2 punti su base annua. E’ il tasso più alto da gennaio 2004. Il tasso di disoccupazione giovanile (dai 15 ai 24 anni) è salito al 31,9%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua. Definizioni: tasso di inattività, tasso di disoccupazione, tasso di disoccupazione giovanile Il tasso di inattività registra la percentuale di persone residenti all’interno di un’area territoriale che non lavorano, o per scelta (come le casalinghe o gli studenti) o perché troppo anziani. Il tasso di inattività si differenzia dal tasso di disoccupazione per due ragioni: • Il tasso di disoccupazione indica le persone che vorrebbero lavorare, ma che non riescono a trovare un impiego. Il tasso di inattività ha come target altri gruppi di individui, come casalinghe e studenti. • Cambiano anche i denominatori dei due indicatori. Nel tasso di disoccupazione il dato è relativo alla popolazione attiva (o forza lavoro, composta dagli occupati, dai disoccupati e dai PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 4 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 5. soggetti in cerca di prima occupazione). Nel tasso di inattività il dato è pesato semplicemente sul totale della popolazione residente (cioè attiva e non attiva). Il tasso di disoccupazione giovanile, invece, rivela la percentuale di giovani fra i 15 e i 24 anni che non lavorano rispetto alla popolazione attiva sotto i 25 anni di età. 1.2 Il caso giovani Il caso “giovani” è un problema comune a molti Paesi. L’Italia non fa eccezione. Secondo uno studio diffuso a settembre 2011 dall’Istituto per la Competitività, la performance del mercato del lavoro italiano è la peggiore dei Paesi dell’Europa occidentale. I primi a pagarne le conseguenze sono proprio i giovani. Nel 2010 la disoccupazione giovanile nell’Unione Europea “a 27” si è attestata al 20%. In Italia, invece, registra un tasso del 27,8%. Altrove, come in Francia, Gran Bretagna o Germania, i valori registrati sono nettamente inferiori. Il tasso di disoccupazione si è attestato, rispettivamente, al 25%, al 20% e al 10%. Censis, sempre meno giovani nel 2030 Secondo il Rapporto del Centro Studi Investimenti Sociali – CENSIS del 2010, in Italia, fra vent’anni, ci saranno più di un milione di giovani in meno. La fascia d’età fra i 18 e i 34 anni diminuirà sensibilmente nel prossimo decennio: dai circa 12 milioni e 26 mila giovani del 2010 si passerà ai 10 milioni e 836 mila del 2020 (con una flessione del 9,9%), fino ad arrivare ai 10 milioni e 791 mila del 2030. La flessione complessiva per il periodo 2010-2030 sarebbe del -10,3%. Secondo i dati CENSIS i giovani passeranno dal 20% al 17,4% della popolazione complessiva. Allo stesso tempo, gli over 65 aumenteranno dagli attuali 12 milioni 216 mila a 16 milioni 441 mila nel 2030 (+34,6%), mentre gli over 80 si attesteranno a 5 milioni 452 mila (+55,2%). Rispetto alla media europea, gli italiani continueranno a essere i più “grandi”: nel 2030 la quota di anziani (65 anni e oltre) nel Regno Unito sarà limitata al 20,5%, al 22,1% in Spagna, al 23,2% in Francia. La quota dei giovani europei, invece, sarà superiore a quella italiana di diversi punti percentuali: 20,8% nel Regno Unito, 20,3% in Francia, 19% in Spagna. Il Rapporto CENSIS evidenzia anche il divario fra Nord e Sud sul piano demografico. Nel 2030 la popolazione italiana sarà di 62 milioni 129 mila persone, il 3,2% in più rispetto al 2010. Non si tratterà, però, di una crescita omogenea. Gli abitanti delle regioni meridionali diminuiranno (-4,3%), mentre i residenti del Centro-Nord aumenteranno in modo consistente (+7,1%) soprattutto per effetto dell’immigrazione. Il trend di impoverimento del capitale umano al Sud comporterà un allargamento del divario rispetto al Nord sia come mercato di consumatori che come bacino di lavoratori. 1.3 Le due estremità dello “Stivale” Secondo il Rapporto 2010 sul Sud la disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno ha raggiunto livelli allarmanti: nel 2010 i ragazzi di età compresa fra i 15 e i 24 anni privi di occupazione erano il 38,8%, con una punta del 40,6% per le donne. Secondo il rapporto, il Meridione fa registrare “un non efficace incontro tra domanda e offerta, per un non ottimale raccordo tra imprese e scuole-Università”, con problemi occupazionali soprattutto per i ragazzi che hanno conseguito la laurea. Il Rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno – SVIMEZ del 2011 lancia l’“emergenza giovani” nel Sud Italia. “Due su tre sono a spasso”, si legge nel rapporto, e oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 5 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 6. Nel Mezzogiorno una persona su quattro non lavora, se consideriamo anche i lavoratori in cassa integrazione e i cosiddetti “scoraggiati” (coloro che non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare; oppure cercano lavoro ma non sono disponibili a iniziare entro un anno; oppure, ancora, lo cercano non attivamente). L’occupazione è in calo in tutte le regioni meridionali, ad eccezione della Sardegna. Particolarmente forte è la diminuzione in Basilicata, al 47,1%, e Molise, al 51,1%. Valori in ulteriore riduzione si registrano in Campania, dove è impiegata meno del 40% della popolazione, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Sempre secondo il Rapporto SVIMEZ, nel Mezzogiorno il tasso di occupazione giovanile (dai 15 ai 34 anni) nel 2010 è giunto al 31,7% (il dato medio del 2009 si attestava al 33,3%) segnando un divario di 25 punti rispetto al Nord Italia. Qui l’occupazione giovanile raggiunge il 56,5%. Significa che nel Sud d’Italia lavorano la metà dei giovani rispetto ai coetanei del Nord. “La questione generazionale italiana” – segnala il documento – “diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno”. Rapporto SVIMEZ, il Sud arranca Secondo lo studio, il prodotto interno lordo (PIL) in Italia cresce meno della media europea e il Sud arranca: nel 2010 il Mezzogiorno ha segnato, rispetto all’anno precedente, un modesto +0,2%, ben lontano dal +1,7% del Centro-Nord. La crisi ha colpito tutto il Paese. Nel biennio 2008-2009 la caduta del PIL ha superato la media europea di oltre 65 punti percentuali. Nel 2010 il PIL pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 25.583 Euro, risultante dalla media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del Mezzogiorno. Sempre in termini assoluti, nel 2010 la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 Euro, pari a circa 16 mila Euro l’anno in più rispetto alla Campania, che invece è la più povera, con 16.372 Euro. In seconda posizione c’è il Trentino Alto Adige (32.165 Euro), seguito dalla Valle d’Aosta (31.993 Euro), Emilia Romagna (30.798 Euro) e Lazio (30.436 Euro). Nel Mezzogiorno la regione con il PIL pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.574 Euro), che comunque registra un valore di circa 2.200 Euro al di sotto dell’Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. Seguono Molise (19.804), Sardegna (19.552), Basilicata (18.021), Sicilia (17.488), Calabria (16.657) e Puglia (16.932). 1.4. Cosa si intende per “Neet”? Un altro dato preoccupante è quello dei cosiddetti “Neet” (Not in education, employment or training): giovani, tra i 15 e i 29 anni di età, che non lavorano né sono impegnati in corsi di studio o formazione. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT di dicembre, la quota dei Neet è pari a 2,1 milioni, cioè il 22,1% della popolazione. I numeri, peraltro, sono in crescita: dal 2008 al 2011 i Neet sono aumentati di oltre 17 punti percentuali. Anche lo studio del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro – CNO, elaborato sulla base dei dati raccolti da Bankitalia e dal Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, conferma la stessa informazione. Nel triennio 2005-2008, i Neet tra i 15 e i 29 anni erano poco meno di 2 milioni, pari al 20% della popolazione nella stessa fascia d’età. Nel 2010 hanno raggiunto quota 2,3 milioni, circa il 23,4%. L’aumento è stato più marcato nelle regioni del Nord e del Centro Italia, meno pronunciato al Sud, dove tuttavia l’incidenza di Neet era prossima al 30% già prima della crisi. Il Rapporto Svimez 2011, infatti, scrive così: “sono circa 167 mila i laureati meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile”. La condizione di Neet è soltanto in parte collegata al fenomeno della disoccupazione. Secondo l’indagine del Consiglio nazionale, nel 2008 il 30,8% dei Neet cercava un’occupazione (il 25,3% tra le donne), mentre nel 2010 tale quota ha raggiunto il 33,8%. Il problema di trovare un lavoro, quindi, preoccupa (all’apparenza) meno della metà dei giovani completamente inattivi. La Fondazione Studi del CNO ha cercato di capirne i PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 6 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 7. motivi. Il quadro complessivo sarebbe determinato, oltre che da responsabilità personali dei giovani (soltanto il 23,4% di loro risulta disponibile a trasferirsi in altre regioni o all’estero per trovare un impiego), anche da “storture” del sistema. Nell’anno passato, pur trovandoci in una fase di crisi, le aziende italiane hanno preventivato circa 600 mila assunzioni. Il 44,4% di queste (264 mila in termini assoluti) ha interessato, però, un settore poco attraente per i lavoratori, quello dei mestieri manuali. Con un risultato sconsolante: 50 mila posti vacanti che rischiano di rimanere scoperti. Non solo. I giovani sono oggi i lavoratori su cui grava di più il costo della mobilità in uscita. Nel 2010, su 100 licenziamenti che hanno determinato una condizione di inoccupazione, 38 hanno riguardato giovani con meno di 35 anni e 30 lavoratori fra 35 e 44 anni. Soltanto in 32 casi si è trattato di persone con 45 anni o più. Come per il tasso di disoccupazione giovanile, l’Italia registra, rispetto ai suoi partner europei, la performance peggiore anche in termini di Neet. Secondo lo studio dell’Istituto per la Competitività, citato in precedenza, quasi il 22% dei giovani non studia, né si informa, né si aggiorna. Sorprende l’ampio distacco rispetto agli altri Paesi, con la sola eccezione della Spagna (dove i Neet raggiungono quota 40%), che ha subito notevolmente gli effetti della crisi. La media europea si attesta intorno al 15%, livello sul quale si attestano anche Francia e Gran Bretagna. L’esempio più virtuoso è quello della Germania, dove i Neet rappresentano solo il 10% dei giovani. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 7 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 8. C APITOLO II START-UP ITALIA! 2.1 Creazione di “società semplificata a responsabilità limitata”. – 2.2 Start-up in Europa e in Italia. – 2.3 Start-up, più chances agli aspiranti imprenditori. 2.1. Creazione di “società semplificata a responsabilità limitata” Consapevole dell’importanza dei piccoli e medi imprenditori per la ripresa dell’economia italiana, soprattutto in una fase complessa come quella attuale, il Governo Monti ha varato una serie di misure volte a favorire l’attività delle piccole e medie imprese (PMI). Secondo i dati di Camere di Commercio d’Italia UNIONCAMERE pubblicati a inizio 2012 e relativi al 31 dicembre 2011 – gli under 30 alla guida di un’azienda rappresentano poco più del 5% del totale. L’Esecutivo, in questi mesi, ha adottato numerosi provvedimenti per incentivare il mercato e rilanciare i giovani imprenditori. Il decreto “Cresci Italia” introduce nel Codice civile il nuovo articolo 2463-bis. La norma incentiva la creazione di start-up, che prendono il nome di “società semplificata a responsabilità limitata”. Le nuove società si caratterizzano per quattro aspetti chiave: - Primo: Età massima. Il titolare o i titolari non devono aver superato il 35esimo anno d’età. In caso contrario, è prevista la possibilità di trasformare la società in una diversa società di capitali. - Secondo: Assistenza notarile gratuita. - Terzo: Ammontare minimo a un Euro. Attualmente la legge fissa il capitale sociale minimo, per le normali Srl, a 10 mila Euro. - Quarto: Esenzione da diritti di bollo e segreteria. Altra agevolazione (in termini di risparmio di spese di costituzione) è costituita dall’esonero dal versamento dei diritti di bollo e segreteria dovuti per la normale procedura di costituzione. Cos’è una “start-up”? Con il termine start-up si identifica l’operazione e il periodo durante il quale si avvia un’impresa. Si tratta di imprese appena costituite, con processi organizzativi ancora in corso. Le start-up sono, tendenzialmente, di piccole dimensioni, caratterizzate da un team di lavoro composto da poche persone e dotate di elevata flessibilità. I termini per riassumere una start-up sono: flessibilità, trasversalità e dimensioni ridotte. 2.2. Start-up in Europa e Italia PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 8 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 9. L’Europa ha sempre guardato con attenzione al concetto di “start-up” e alla sua evoluzione. Già il Libro Verde sull’imprenditorialità in Europa del 27 gennaio 2003 puntava a incentivare la collaborazione e lo spirito imprenditoriale dell’Unione. Negli ultimi anni la Commissione europea ha presentato numerose comunicazioni e relazioni incentrate sull’esigenza di favorire maggiormente le piccole imprese. Per esempio quella pubblicata a febbraio 2011, “Business Dynamics: Start-ups, Business Transfers and Bankruptcy”, che analizza l’impatto macroeconomico delle start-up, i trasferimenti di imprese e il fallimento, promuovendo forme di collaborazione fra i vari Paesi. Anche in Italia il fenomeno delle start-up, presente già dagli anni Novanta del secolo scorso, sta decollando. Fra gli esempi più eclatanti c’è quello di Groupon, il colosso dei coupon scontati lanciato nel novembre 2008 a Chigago da Andrew Mason. Alla fine del 2010 è stata aperta la sede italiana di Milano che, da allora, ha assunto (a tempo determinato) 450 persone, in media una al giorno. “Genuinamente” italiano, invece, è l’esempio di Soundreef, start-up che si propone di gestire diritti d’autore derivanti dalla circolazione di musica di ambiente nelle catene della grande distribuzione (commercio alimentare, elettronica, abbigliamento). E’ evidente come nell’attuale sistema economico le start-up rappresentino uno dei principali motori per la nuova occupazione: la creazione di società semplificate a responsabilità limitata è il primo tassello per la crescita imprenditoriale del Paese. Sbarca in Europa la scuola per le start-up Entro questa primavera è prevista l’apertura della prima filiale europea di General Assembly, la scuola americana dedicata alla formazione dei giovani imprenditori e delle start-up. Sorgerà a Londra, nel quartiere di Shoreditch, in un’area di oltre 7 mila metri, dove sarà allestito un vero e proprio campus. L’obiettivo è importare un modello formativo di successo, basato sulla collaborazione e la condivisione delle idee. 2.3. Start-up, più chances agli aspiranti imprenditori Oltre alla società semplificata a responsabilità limitata, il Governo ha varato una serie di provvedimenti mirati ad agevolare la crescita economica e lo spirito imprenditoriale. Sebbene non tutti questi interventi si rivolgano direttamente ai giovani, in molti casi i giovani ne traggono comunque beneficio, indirettamente. Particolarmente importanti sono gli sgravi fiscali alle imprese che assumono giovani con il bonus assunzioni al Sud, esteso fino al 2013; le agevolazioni fiscali per nuovi imprenditori (in vigore da gennaio 2012); gli incentivi agli operatori che investono in fondi di venture capital (capitale di rischio) per avviare le aziende innovative; infine, il Fondo Nazionale per l’Innovazione (FNI). Di seguito, in sintesi, le novità: 1. Sgravi fiscali alle imprese che assumono giovani. Sono previsti sgravi dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) per le imprese che assumono giovani sotto i 35 anni (oltre che manodopera femminile) a tempo indeterminato. Le deduzioni Irap, con il decreto Salva-Italia, sono state incrementate del 130%, passando da 4600 a 10600 Euro per ciascun dipendente assunto. La cifra sale a 15200 Euro per le imprese del Mezzogiorno. Le deduzioni Irap per under 35 e donne faranno risparmiare alle imprese italiane circa un miliardo l’anno in tasse, a partire dal 2012. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 9 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 10. Manovra: “equità fra generi” Gli incentivi all’assunzione di manodopera femminile, come quelli previsti dalla Manovra, sono efficaci per promuovere l’occupazione. Ecco come funzionano: • Contratti di apprendistato. I datori di lavoro con più di 9 dipendenti che assumano da gennaio 2012 a dicembre 2016 manodopera femminile avranno uno sgravio contributivo del 100% per un periodo di tre anni, del 10% dal terzo anno in avanti. • Contratti di inserimento. E’ riconosciuto un contributo a tutti i datori di lavoro che favoriscono il lavoro femminile, stipulando contratti con lavoratrici di qualunque età purché prive di un impiego da almeno sei mesi e che risiedano in territori con tasso di disoccupazione superiore al 20% e che superi di 10 punti quello maschile. 2. Bonus assunzioni al Sud. E’ prevista la proroga fino al maggio 2013 del credito d’imposta per le assunzioni nelle imprese del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Molise, Sardegna, Sicilia). Il credito d’imposta è pari al 50% dei costi salariali sostenuti per ogni lavoratore “svantaggiato” o “molto svantaggiato” neoassunto al Sud. Lo sgravio contributivo si applica nei 12 mesi o nei 24 mesi successivi all’assunzione in relazione alla condizione di “svantaggiato” o di “molto svantaggiato” del lavoratore. Per lavoratori “svantaggiati” si intendono quelli privi di impiego da almeno 6 mesi, o privi di un diploma, o over 50 anni, o che vivono soli con una o più persone a carico, ovvero occupati in professioni o settori con elevato tasso di disparità uomo-donna, ovvero membri di una minoranza nazionale. Per lavoratori “molto svantaggiati” si intendono quelli privi di lavoro da almeno 24 mesi. Il credito d’imposta spetta nella misura del 50% dei costi salariali sostenuti nei dodici mesi successivi all’assunzione per ciascun lavoratore “svantaggiato” e nei ventiquattro mesi successivi all’assunzione per ogni lavoratore “molto svantaggiato”. Il bonus per ogni unità lavorativa è calcolato sulla differenza tra il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, rilevato mensilmente, e quello dei lavoratori a tempo indeterminato mediamente occupati nei dodici mesi precedenti alla data dell’assunzione. Ogni Regione stabilirà con decreto dirigenziale, adottato entro 30 giorni dall’entrata in vigore del citato provvedimento attuativo della legge, le modalità e le procedure per la concessione del bonus. Per accedere al beneficio, gli interessati dovranno inoltrare apposita istanza alla Regione competente che successivamente comunicherà l’ammissione al bonus, nei limiti delle risorse disponibili stanziate. Si perde il diritto al bonus quando: 1) il numero totale dei dipendenti a tempo indeterminato è inferiore o pari a quello nei 12 mesi precedenti l’assunzione; 2) i nuovi posti di lavoro non sono conservati per almeno due anni dalle piccole e medie imprese o tre anni dalle altre imprese; 3) vi è accertamento definitivo di violazioni non formali alla normativa fiscale, a quella contributiva o a quella sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. 3. Venture capital. Il decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito nella legge n.111 del 15 luglio 2011, ha introdotto l’esenzione di imposta dei proventi realizzati attraverso la partecipazione in fondi di venture capital. Per poter beneficiare dell’agevolazione è necessario che i fondi investano almeno il 75% in imprese innovative costituite da non più di 36 mesi e con un fatturato non superiore ai 50 milioni di Euro. 4. Aziende innovative. Si tratta d’imprese che offrono beni e servizi esclusivi (ad alta tecnologia) o che sono predisposte a sostenere e sviluppare richieste di innovazione. In un contesto di competizione globale, per un’azienda diventa importante analizzare la propria capacità innovativa, portando sul mercato prodotti e processi nuovi (o migliorati rispetto a quelli esistenti) in maniera efficiente ed efficace. La start-up dell’anno è di Torino Il premio per la miglior azienda innovativa italiana 2011 è stato assegnato all’interno della Fiera dell’Innovazione Research to Business che si è svolta a Bologna: ad aggiudicarsi la medaglia d’oro, fra le 11 PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 10 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 11. finaliste, è stata la AMC, un’azienda ospitata all’interno del Politecnico di Torino. Fondata nel 2007 ha messo a punto un innovativo sistema di controllo e verifica delle funi. Il premio, di 3 mila Euro, prevede l’opportunità di accedere a un ampio network di possibili partner finanziari e industriali. 5. Fondo Nazionale per l’Innovazione (FNI). Attivato dal Ministero dello Sviluppo economico, è uno strumento per PMI, a supporto della valorizzazione e il finanziamento di progetti innovativi basato sullo sfruttamento industriale di disegni e modelli. Il ministero, attraverso il Fondo, mette a disposizione una garanzia che permetterà di favorire la concessione di finanziamenti da parte delle banche selezionate per circa 75 milioni di Euro, garantendo l’accesso al credito delle imprese e riducendo i costi. I finanziamenti potranno essere concessi fino a un importo massimo di 3 milioni di Euro, con durata fino a 10 anni. All’impresa non viene richiesta nessuna garanzia personale o reale. 6. Regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità. E’ introdotta un’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi e sulle addizionali regionali e comunali IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) pari al 5% nel periodo d’imposta in cui inizia l’attività d’impresa, arte o professione e nei quattro successivi, ovvero fino al compimento dei 35 anni. Possono beneficiare del nuovo regime esclusivamente le persone fisiche che hanno intrapreso l’attività dal 1° gennaio 2012 o in data successiva al 31 dicembre 2007, purché sussistano le condizioni previste dall’art. 27 del D.L n. 98 del 2011. L’attività da esercitare non deve costituire, in nessun modo, mera prosecuzione di un’altra attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo (escluso il caso in cui l'attività precedentemente svolta consiste nel periodo di pratica obbligatoria per l’esercizio di arti o professioni). Il vincolo non opera quando il contribuente prova di aver perso il lavoro o di essere in mobilità per cause indipendenti dalla propria volontà. Se l’attività costituisce il proseguimento di un’impresa esercitata da un altro soggetto, l’ammontare dei ricavi nel periodo d’imposta precedente non deve essere superiore a € 30.000. 7. Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia. Con la Legge n. 238 del 30/12/2010 si intende valorizzare le esperienze culturali e professionali maturate dai cittadini dell'Unione europea, nati dopo il 1° gennaio 1969, che hanno risieduto continuativamente per almeno 24 mesi in Italia, che studiano, lavorano o che hanno conseguito una specializzazione post lauream all'estero e che decidono di rientrare in Italia. A tale scopo sono previsti incentivi fiscali sotto forma di minore imponibilità del reddito, per coloro i quali vengono assunti oppure avviano un'attività di impresa o di lavoro autonomo in Italia e trasferiscono il proprio domicilio, nonché la propria residenza, in Italia entro 3 mesi dall'assunzione o dall'avvio dell'attività. Per quanto riguarda la misura degli incentivi fiscali, i redditi di lavoro dipendente, i redditi d'impresa e i redditi di lavoro autonomo percepiti dalle persone fisiche concorrono alla formazione della base imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche in misura ridotta secondo le seguenti percentuali: a) 20% per le lavoratrici; b) 30% per i lavoratori L’incentivo in oggetto, così come modificato dal decreto “milleproroghe” 2012, spetta dalla data in cui entra in vigore la legge n. 238/2010 fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2015. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 11 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 12. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 12 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 13. C APITOLO II I PAROLA D’ORDINE: MERITO. LE AGEVOLAZIONI PER LA CARRIERA DIDATTICA 3.1 L’importanza della formazione - 3.2 Scuola: le principali novità - 3.3 Verso un’Università più accessibile - 3.4 Semplificazioni in materia di Ricerca 3.1 L’importanza della formazione L’Europa, attraverso la strategia di Lisbona, ha posto il traguardo di una società basata sulla conoscenza. L’Università e la ricerca – un binomio inscindibile – sono una ricchezza fondamentale per l’Italia. Per essere uno strumento davvero efficace di crescita e promozione sociale e personale in un Paese avanzato, l’Università deve cogliere con coraggio la richiesta di rinnovarsi, rendersi trasparente nella condotta e nei risultati, dimostrare con la forza dei fatti di saper progettare un futuro ambizioso. L’investimento più importante che il Paese può fare è quello sul capitale umano, sui giovani che ne rappresentano il futuro e, quindi, sugli studenti, sulle loro esigenze e aspirazioni. Gli interventi varati dal governo Monti riguardano vari aspetti del percorso formativo, in favore della Scuola, dell’Università e della Ricerca. Cos’è la Strategia di Lisbona? La strategia di Lisbona è un programma di riforme economiche approvato a Lisbona nel 2000 dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea. Caratteristica peculiare della strategia è che, per la prima volta, i temi della conoscenza sono considerati fondamentali, pur essendo un documento che spazia in tutti i campi della politica economica. Tra le priorità, definite dai documenti ufficiali, troviamo l’indicazione per i Paesi dell’Unione Europea alla dotazione di servizi pubblici on-line, l’importanza e la definizione di uno spazio europeo della ricerca e dell’innovazione e lo sviluppo di politiche sociali volte a risolvere due principali problemi: la carenza di personale qualificato con competenze tecnologiche e conoscenza di diverse lingue; l'invecchiamento della popolazione. 3.2 Scuola: le principali novità a. Piano nazionale dell’edilizia scolastica. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca prevede l’elaborazione di un Piano nazionale dell’edilizia scolastica. Il Piano, previa approvazione del Comitato interministeriale di programmazione economica – CIPE, dovrà prevedere interventi di ammodernamento e recupero del patrimonio esistente, ai fini della messa in sicurezza degli edifici, della costruzione e completamento di nuovi edifici scolastici, da realizzare nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e della riduzione delle emissioni inquinanti, favorendo il coinvolgimento di capitali pubblici e privati. La proposta di Piano dovrà essere trasmessa alla Conferenza Stato–Regioni entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del DL “Semplifica Italia”. Il Piano andrà approvato entro i successivi 60 giorni. In attesa della definizione del Piano nazionale dell’edilizia scolastica, il CIPE approverà un Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici, favorendo interventi diretti al risparmio energetico e all’eliminazione delle locazioni. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 13 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 14. b. Potenziamento dell’autonomia scolastica Il decreto “Semplifica Italia” traccia le linee guida per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per consolidare e sviluppare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, potenziandone l’autonomia gestionale e valorizzando la responsabilità e la professionalità del personale della scuola. Questi gli obiettivi: il primo è il potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche anche attraverso l’eventuale ridefinizione degli aspetti connessi ai trasferimenti delle risorse, previa presentazione di un progetto sperimentale; il secondo è la definizione di un organico dell’autonomia funzionale all’ordinaria attività e definizione di un organico di rete che andrà a completare l’organico dell'autonomia dei singoli istituti; il terzo, infine, riguarda la costituzione di reti di scuole, su base territoriale, per gestire meglio risorse e attività formativa. Autonomia scolastica L’autonomia è suddivisa in tre grandi categorie. L’autonomia completa quando l’istituto scolastico decide senza interventi esterni (anche se deve consultare degli organi superiori), nei limiti previsti dalla legge o di un quadro generale. L’autonomia limitata è la situazione in cui l’istituto scolastico deve prendere delle decisioni nell’ambito di un elenco limitato di possibilità predefinite dall’autorità superiore in materia d'istruzione oppure trasmettergli le proprie decisioni per ottenere l’approvazione. Gli istituti scolastici sono considerati senza autonomia quando non prendono decisioni in nessun ambito d’intervento. Organico dell’autonomia e di rete Con organico dell’autonomia si intende un organico funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria; alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, d’integrazione e sostegno ai diversamente abili e alla programmazione del fabbisogno di personale scolastico. L’organico di rete ha come finalità la definizione di reti territoriali tra istituzioni scolastiche per conseguire una gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie. Prevede una struttura funzionale all’integrazione degli alunni diversamente abili e alla prevenzione e contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo. c. Maggiore coordinamento grazie all’INVALSI L’Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico italiano - INVALSI è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha raccolto, a seguito di un lungo e costante processo di trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione, istituito nei primi anni Settanta del secolo scorso. L’INVALSI esercita numerose funzioni. Si occupa di verifiche periodiche sulla conoscenza e l’abilità degli studenti e sulla qualità dell’offerta formativa; studia le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica; effettua le rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole; predispone annualmente i testi e i modelli per l’esame di Stato al terzo anno; fornisce supporto e assistenza tecnica all’amministrazione scolastica; svolge attività di formazione del personale docente; assicura la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea. “Semplifica Italia” ha potenziato ulteriormente il ruolo dell’Ente attribuendogli, oltre ad i precedenti compiti, l’attività di coordinamento funzionale del sistema nazionale di valutazione gettando le basi per una valutazione “al servizio delle scuole”. d. Progetto “Scuola in chiaro” Con il progetto “La scuola in chiaro” il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, attraverso uno specifico spazio dedicato sul proprio sito, fornirà dati continuamente aggiornati su ogni singola scuola facilitando la scelta delle famiglie e rendendo possibile, attraverso la compilazione di un format predisposto per le PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 14 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 15. informazioni necessarie sull’alunno, l’iscrizione per l’anno scolastico 2012/2013. Resta comunque possibile iscriversi nel modo tradizionale. 3.3 Verso un’Università più accessibile Le disposizioni in materia di Università, contenute nel decreto “Semplifica Italia”, offrono una soluzione al problema del difficile reperimento di informazioni utili alla scelta dell’ateneo e delle “lungaggini” burocratiche, accelerando il percorso di trasformazione dell’Università. Questo percorso è reso possibile attraverso tre strumenti. Il primo è il portale unico, in italiano ed in inglese, che comprende tutte le possibilità offerte dagli atenei italiani, con dati e informazioni, facilitandone la consultazione, per una scelta consapevole del percorso di studi da intraprendere. Tramite queste informazioni si cerca di risolvere uno dei punti più delicati del sistema universitario italiano: la scelta di indirizzi che non garantiscono, una volta portati a compimento, un’occupazione. Sono previsti benefici anche per gli atenei che potranno così snellire le procedure e ridurre i tempi di conclusione dei procedimenti. Il portale renderà possibile, a decorrere dall’anno 2013 – 2014, la verbalizzazione e la registrazione degli esiti degli esami, di profitto e di laurea, sostenuti dagli studenti universitari esclusivamente con modalità informatica, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il secondo strumento è il voto di laurea. Il dibattito, al riguardo, è ancora aperto. Il Consiglio dei Ministri, in occasione dell’approvazione del decreto “Semplifica Italia” ha deciso, infatti, di non disciplinare direttamente questo aspetto, come si era previsto originariamente. Il valore legale del titolo di studio è un tema particolarmente complesso: si è preferito quindi rimettere il giudizio ai cittadini, attraverso una consultazione popolare. Al termine di questa, il Governo, basandosi sulle opinioni espresse, valuterà la soluzione migliore. Infine, la terza novità. Niente più limiti di reddito per chi aspira a un contratto di docenza all’Università. Il decreto elimina la norma della riforma Gelmini che, per accedere alla docenza a contratto, prevedeva un reddito annuo non inferiore a 40 mila euro lordi. Restano in vigore le detrazioni fiscali IRPEF al 19% che concorrono al sostentamento economico degli studenti universitari, per le seguenti spese: a) per la frequenza di corsi di istruzione secondaria, universitaria, di perfezionamento e/o di specializzazione universitaria, tenuti presso istituti o università italiane o straniere, pubbliche o private; b) per canoni di locazione, sostenute da studenti universitari fuori sede. 3.4 Semplificazioni in materia di Ricerca Ricerca internazionale, industriale e di base. Con la Manovra del Governo, i progetti di ricerca o programmi internazionali non saranno più sottoposti a un doppio livello di valutazione: nazionale e internazionale. Prevarrà il secondo. Per la ricerca di base, è previsto che i progetti valutati positivamente in ambito comunitario, ma non ammessi al relativo finanziamento, potranno essere finanziati con le risorse nazionali disponibili. Lo scopo è finanziare con risorse nazionali progetti che ricadono esclusivamente nel nostro Paese, valutati positivamente in sede comunitaria. Inoltre, il 10% del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 15 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 16. tecnologica (FIRST) è destinata a interventi in favore dei giovani ricercatori di età inferiore a 40 anni. Grant comunitari e internazionali. I ricercatori degli enti pubblici di ricerca e delle Università che, in seguito all’attribuzione di grant (finanziamenti) comunitari o internazionali, svolgono l’attività di ricerca presso l’ente di appartenenza, sono collocati in aspettativa senza assegni su richiesta, per il periodo massimo di durata. L’attività di ricerca è regolata dall’ente con un contratto di lavoro a tempo determinato. La retribuzione massima spettante al ricercatore rimane a carico del grant comunitario o internazionale e non può eccedere quella prevista per la fascia più elevata di ricercatore degli enti pubblici. Grant Per Grant comunitari o internazionali si intendono misure incentivanti che svolgono una funzione di indirizzo e coordinamento. Essi offrono una serie di meccanismi di finanziamento cui possono accedere – con regole diverse a seconda dei singoli strumenti - le organizzazioni (pubbliche, private o non-profit) che siano in grado di proporre progetti rispondenti agli obiettivi della politica UE in questo ambito. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 16 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 17. Capitolo IV Largo ai nuovi professionisti! 4.1 Ordini professionali: il principio della libera concorrenza - 4.2 Come cambiano le professioni intellettuali - 4.3 Società per l’esercizio professionale 4.1 Ordini professionali: il principio della libera concorrenza Con il decreto “Cresci Italia” si è avviato un processo di trasformazione degli Ordini professionali, cercando di facilitare l’integrazione tra il mondo della formazione e il mercato del lavoro. E’ un passo importante verso un sistema di mercato improntato alla concorrenza e alla qualità. Il primo ordine di interventi per modificare l’accesso e la regolamentazione delle libere professioni, è riconducibile all’art.3 comma 5 del D.L. n. 138/2011 (come modificato dalla Legge n. 148/2011) approvato dal precedente Governo. Gli ordinamenti professionali dovranno garantire che l’esercizio dell’attività risponda senza eccezioni ai principi di libera concorrenza. Di fatto l’accesso alla professione è libero (fermo restando l’obbligo del superamento dell’Esame di Stato) e il suo esercizio è fondato e ordinato sull’autonomia e sull’indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica, del professionista. Sulla base dell’ultimo censimento del 2011 emerge che circa il 13% dei lavoratori italiani è parte di un ordine: la percentuale più alta si riscontra per i medici chirurghi e odontoiatri 19%, a seguire gli infermieri con il 18% e Avvocati ed Architetti con il 7%. Il Governo Monti ha recepito e dato continuità agli stessi principi. Il decreto “Cresci Italia” del 24 gennaio 2012 contiene una serie di disposizioni per i tre aspetti più importanti del mondo delle professioni: le tariffe e i compensi; il rapporto tra professionista e cliente; il tirocinio che i giovani laureati debbono svolgere per accedere alla professione forense. 4.2 Come cambiano le professioni intellettuali Di seguito, in sintesi, le novità introdotte dalla Manovra per i giovani che decidono di accedere alle professioni: a) il professionista è obbligato a seguire percorsi di formazione continua permanente predisposti sulla base di appositi regolamenti emanati dai Consigli Nazionali. La violazione dell’obbligo di formazione continua determina un illecito disciplinare ed è sanzionato nelle modalità che dovranno essere stabilite dall’ordinamento professionale. Questi processi di Lifelong Learning istituzionalizzati favoriscono lo sviluppo di programmi basati sull’alternanza formazione-lavoro. b) la disciplina del tirocinio per l’accesso alla professione deve conformarsi a criteri che garantiscano l’effettivo svolgimento dell’attività formativa e il suo adeguamento costante all’esigenza di assicurare il miglior esercizio della professione. Il decreto “Cresci Italia” introduce un importante novità in merito alla durata del tirocinio previsto per l’accesso alle professioni regolamentate. Esso non potrà essere superiore a diciotto mesi e per i primi sei mesi, potrà essere svolto, in presenza di un apposito accordo stipulato tra i Consigli Nazionali degli Ordini e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 17 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 18. in concomitanza col corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Analoghe convenzioni possono essere stipulate tra i Consigli Nazionali degli Ordini e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni. Architetti e Notai Ricordiamo che per l’esercizio della professione di Architetto non è obbligatorio aver sostenuto un periodo di tirocinio. E’ invece previsto dal D.P.R. 328/2011 un Tirocinio Professionale che il laureato può svolgere ai fini dell’esonero dalla prova pratica dell’Esame di Stato per l’iscrizione all’Albo nella sezione A e B. Un capitolo a parte nell’ambito delle professioni è quello dei notai. Le esigenze di equità e concorrenzialità porteranno all’ampliamento della piana organica di 5oo posti all’anno, per tre anni consecutivi. I posti messi a concorso andranno a coprire il fabbisogno di 1.500 sedi. c) il compenso spettante al professionista è pattuito per iscritto all’atto del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista è tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza, a rendere noto al cliente il livello della complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico. Con il decreto “Cresci Italia” si rende effettiva la cancellazione dei parametri minimi e massimi delle tariffe, eliminando ogni riferimento alla tariffa professionale e stabilendo che, se il compenso non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo gli usi, venga individuato dal Giudice secondo equità. Tali modifiche comportano una maggiore trasparenza e una possibilità, in questo caso concreta, per i giovani professionisti di poter competere più efficacemente in un mercato reso più accessibile e indipendente nei confronti dell’Ordine professionale di appartenenza. Applicazione delle tariffe professionali E’ prevista nei seguenti casi: se manca la determinazione consensuale del compenso; se il committente è un ente pubblico; in caso di liquidazione giudiziale dei compensi, ovvero nei casi in cui la prestazione professionale è resa nell’interesse di terzi. d) a tutela del cliente, il professionista è obbligato a stipulare idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale. Il professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza stipulata per la responsabilità professionale e il relativo massimale. Tali obblighi costituiscono una forma di efficace salvaguardia non solo per il cliente, ma anche per i giovani professionisti che possono così esercitare la loro professione senza “la spada di Damocle” di dover rispondere personalmente a seguito di eventuali contenziosi. e) gli ordinamenti professionali dovranno prevedere l’istituzione di organi a livello territoriale, con una netta separazione tra il collegio che esercita il controllo disciplinare e il vertice istituzionale rappresentato dal Consiglio dell’Ordine. A questo proposito la carica di Consigliere dell’Ordine Territoriale o di Consigliere Nazionale è incompatibile con quella di membro dei consigli di disciplina nazionali e territoriali. Inoltre, le recenti indicazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato suggeriscono l’ingresso negli organi indicati per l’esame delle questioni disciplinari di membri non iscritti agli albi. L’impatto di queste disposizioni sulla “casta” degli Ordini è evidente laddove si rendono più indipendenti i giovani professionisti dall’influenza di organi gerarchici interni all’Ordine. Indipendenza e autodeterminazione sono due requisiti PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 18 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE
  • 19. necessari per permettere, soprattutto ai giovani, di credere e competere nella professione appena intrapresa. f) la pubblicità informativa è libera. Le informazioni devono essere trasparenti, veritiere, corrette e non devono essere equivoche, ingannevoli o denigratorie. Questo provvedimento permette ai giovani professionisti di entrare nel mercato anche attraverso lo strumento pubblicitario e, allo stesso tempo, tutela gli stessi e i clienti da forme di comunicazione che possono generare violazioni alla disciplina che vieta la concorrenza sleale. Normativa sugli ordinamenti professionali che risultino in contrasto con i principi sopra indicati. La Legge n.183/2011 (“legge di stabilità”) ha previsto con l’aggiunta del comma 5-bis che le norme vigenti sugli ordinamenti professionali che risultino in contrasto con i principi sopra indicati dalla lettera a) alla lettera g), sono abrogate con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento governativo di cui al comma 5 e, in ogni caso, dalla data del 13 agosto 2012. 4.3 Società per l’esercizio professionale Tra le varie novità in tema di libera professione è da segnalare l’opportunità offerta anche ai liberi professionisti di partecipare o costituire propri consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi). In questo senso viene superata una lacuna, considerato che fino a oggi il sistema dei Confidi ha coperto tutti i settori economici del Paese, ma non quello delle professioni. Ricordiamo che i Confidi sono consorzi di garanzia collettiva dei fidi che svolgono attività di prestazione di garanzie per agevolare i soggetti produttivi nell’accesso ai finanziamenti, a breve medio e lungo termine, destinati allo sviluppo delle attività economiche e produttive. PRIMO DOSSIER GIOVANI: LE PRIORITA’ DEL G OVERNO PER L’OCCUPAZIONE – I° Rapporto – Febbraio 2012 19 A cura di PRESIDENZA DEL C ONSIGLIO DEI MINISTRI, U FFICIO STAMPA E DEL P ORTAVOCE