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HIV INFORMA: Intervento Prof.ssa Raffaella De Franco

  1. Convegno su AIDS-HIV Tutto quello che non vi hanno detto Il diritto morale di sapere ... Il dovere morale della competenza ... Raffaella De Franco Ordinario di Bioetica Facoltà di Lettere e Filosofia Università degli studi “Aldo Moro” Bari
  2. Hiv - Aids: Luogo di incontro tra Medicina ed Etica Un po’ di storia ed un tentativo di comprensione dei fatti come sono stati raccontati a noi, gente comune.
  3. • 1983 Montaigner e Gallo scoprono un “nuovo retrovirus” denominato HIV (Human Immunodefinciency Virus) • Dal 1984 l’HIV stato proposto, ipotizzato, riconosciuto come la causa dell’AIDS in un crescendo di certezze comunicate a livello mondiale come un successo contro la “peste del XX e XXI secolo”.
  4. Quale certezza? Quella che i filosofi chiamano “relazione causale”? Sembrava di sì, quanto meno a livello della informazione fornita alla gente comune. La storia della relazione causale tra HIV ed AIDS è esemplare del percorso della comunicazione in medicina. 
  5. Proviamo a leggere questa storia in termini etici Una scoperta di una “nuova” malattia, di un nuovo rischio per la salute, non è mai una comunicazione eticamente e socialmente “neutrale”: 1) è un successo per la scienza, 2) si carica del diritto di essere a disposizione di tutti (valenza sociale del bene-salute), 3) è un “bene” per la “scienza e per l’umanità”, 4) è l’individuazione di un nemico da sconfiggere, ma che per essere sconfitto deve essere fornito di una identità certa.
  6. Per dare una identità certa si devono costruire e riconoscere:  competenze,  strumenti di identificazione,  luoghi e persone nei quali il nemico si nasconde o potrebbe nascondersi.
  7. Ma quale senso e quale peso morale hanno “luoghi” e “persone” in questa guerra? Per “luoghi” intendiamo: 1) i laboratori in cui le competenze si esercitano, crescono, accumulano saperi, costruiscono strumenti identificativi (i tests per esempio), le cliniche in cui si attuano i tests e si curano i pazienti, ma anche 2) le aree sociopolitiche in cui si indaga sulla presenza del “nemico” (pensiamo alla sperimentazione sui vaccini fatta su soggetti “socialmente deboli” in aree “socialmente deboli”)
  8. E cosa intendiamo per “persone”? In questa storia complessa non è una risposta unitaria da dare. Non sono solo gli ammalati di Aids, ma anche:  quelli che hanno risposto positivamente ai tests (strumenti identificativi) sull’Hiv, ed allargando il cerchio,  quelli che potrebbero infettare ed essere infettati,  quelli che dovrebbero sottoporsi ai vaccini come prevenzione,  quelli che dovrebbero offrirsi come soggetti sperimentali per i vaccini ecc..
  9. “per amore o per forza ...” Sembra, così ci è stato raccontato, un percorso obbligato ed obbligatorio “per il bene di ...” La storia della medicina, anche recente, ci insegna che il progresso scientifico non è una “scelta discrezionale” ma un “imperativo morale”. Ma chi paga, come e quanto paga socialmente questo imperativo, forse dovrebbe essere meglio raccontato e messo in conto alla voce “discriminazione”, “ghettizzazione”.
  10. Un esempio Fino all’inizio del XX secolo alcune malattie infettive (peste, vaiolo, febbre gialla, febbre tifoide per fare solo qualche nome) mietevano vittime come e più di una guerra. • Identificare il nemico, mettere a punto una strategia preventiva (i vaccini) e repressiva (antibiotici ...) come in una guerra con una precisa • finalità: la scomparsa delle malattie che per secoli avevano decimato la popolazione mondiale.
  11. Un esempio È stato un successo ... medico, sociale, economico. La liberazione dalle malattie infettive sembrava a portata di mano. È stato (si dice) la prova del circolo virtuoso “salute-progresso- prosperità”.
  12. I giochi si riaprono Ma la scoperta dell’Hiv ha riaperto i giochi con la crescita esponenziale di una ipotesi: la natura virale e l’evoluzione obbligata verso l’AIDS, (perché a quanto pare di ipotesi si tratta) che a 27 anni dalla sua formulazione, a quanto pare, è ancora a caccia della certezza scientifica. Quanto di questo è stato detto a noi, gente comune?
  13. “La identificazione dell’untore” Se la certezza scientifica della sequenza Hiv-AIDS è oggi messa in discussione, è altrettanto certo che la identificazione della relazione “comportamento sessuale-rischio contagio” ha prodotto risultati devastanti nell’immaginario collettivo. “La identificazione dell’untore”? Possiamo chiamarlo l’effetto “Philadelphia” dal celebre film con Tom Hanks del 1993.
  14. “La identificazione dell’untore” Reazioni? Emozione, pietà, sorpresa, senso di colpa collettivo, ma anche, molto più radicato, senso di colpevolizzazione dell’altro, nemico tanto quanto la malattia di cui si stava parlando “... se l’è andata a cercare ... meno male che tocca ai diversi ... basta non fare o non essere come loro e siamo al sicuro ... va bene la pietà ma niente contatti sociali così niente contagio ... perché dobbiamo pagare per i loro vizi ...”
  15. Quelle reazioni erano frutto di ignoranza e cattiva comunicazione? Tuttavia:  La gente comune non ha il dovere della competenza.  Si fida delle certezze assertive della scienza medica che negli anni 90, in merito alla relazione Hiv-Aids sembravano inattaccabili.  Si fida perché paga per quelle certezze in termini di investimenti economici molto elevati.  Pretende certezze da chi, come il ricercatore scientifico, si è sempre posto proprio come “costruttore di certezze”.
  16. C’è un filo rosso tra la ratio, la comunicazione e l’applicazione della ricerca: È il prodotto di finanziamenti privati e pubblici (ovvio!!) ma non è altrettanto ovvio che per ottenere finanziamenti soprattutto pubblici, bisogna che l’ipotesi di identificazione della malattia (il nemico): • debba interessare il maggior numero possibile di soggetti sociali, • debba allarmare il maggior numero possibile di soggetti sociali, tanto da far accettare un investimento economico ed un azzardo commerciale, • purché produca un prodotto acquistabile ed apprezzato dal maggior numero di interessati.
  17. Esempio: i test per la HIV positività La storia dell’identificazione del virus Hiv e dei tests di positività, dal trionfalismo degli anni ‘80 ai dubbi dello stesso Montaigner nel ’97, fino al dibattito sulla correttezza ed efficacia dal 2003 ad oggi, è ben raccontata da medici e comprensibile per i medici. Si veda, ad es., International Conference “Problems of Hiv-AIDS and Family Well-being of the Nation” Ekaterinburg, May 2008; H.H. Bauer, “HIV tests are not HIV Tests”,Journal of american Physicians and Surgeons, vol.15, 1, Spring 2010.
  18. Diritto e dovere Natura virale, validità dei tests, veicoli di trasmissione ... Una storia lunga e dettagliata chiara e comprensibile per i medici competenti. Ma la gente comune non ha il dovere della competenza.
  19. Ha il diritto però di sapere 1) Cosa vuol dire, oggi, essere Hiv positivi a test che la medicina stessa afferma “non sono gold standard” JAMA 2005, 293,1393-94. 2) Se, oggi, essere Hiv positivi significhi, con buona certezza, dover temere ora e sempre l’agguato di una malattia mortale come l’AIDS. 3) Se, oggi, la relazione causale viene ancora posta come ipotesi oppure ha assunto valore di evidenza scientifica condivisa.
  20. 4) Se,oggi, una persona Hiv positiva debba sottoporsi a terapie farmacologiche altamente tossiche e sicuramente con effetti iatrogeni. 5) Se, oggi, si debba accettare di ridurre o sottrarre risorse economiche destinabili ad altre patologie, sulla scia di un allarme sociale che nel corso degli ultimi anni ha avuto un andamento altalenante quanto meno sospetto (la ricerca su una malattia è sempre un affare economico con grosse ricadute politiche) J.Lauritsen, The AIDS War, Propaganda, Profiteering and Genocide from the Medical-Industrial Complex, ed. Asclepios
  21. Come soggetti appartenenti ad una comunità morale che non si fonda su discrimini di alcun genere  abbiamo il diritto di avere risposte chiare sullo stato delle ipotesi e delle certezze della scienza medica in merito  possiamo riconoscere, identificare un elemento che rende la storia dell’Hiv un test significativo per una morale condivisa
  22. Infatti nella storia sociale della medicina Per la prima volta un problema etico- medico  spezza i confini della neutralità della ricerca (per il bene della scienza...);  mette in crisi l’impersonalità della sanità pubblica (la salute è un bene costituzionalmente affermato e difeso...);  chiama in causa la struttura morale di riferimento dell’intera comunità di appartenenza con due domande e due risposte contraddittorie;
  23. Infatti nella storia sociale della medicina  la salute è responsabilità individuale? Certo, almeno per quello che so, che imparo, che mi viene detto e che sono in grado di condividere ...;  la salute è il risultato di fattori di cui non sono responsabile? Certo, almeno per quello che so, che imparo, che mi viene detto e che sono in grado di condividere ...
  24. Infatti nella storia sociale della medicina Di fatto nel sentire comune sono presenti entrambe le indicazioni, la cui prevalenza dipende da fattori come: • gli interessi personali, • i bisogni, • le scelte morali, religiose e politiche. Questo impasto di elementi ha prodotto, in merito all’Hiv-AIDS, una serie assolutamente originale di conseguenze etico-politiche sul piano della comunicazione.
  25. Si dice: 1) se l’Hiv-AIDS è pericoloso per la salute pubblica, 2) se dipende da comportamenti sessuali ad alto rischio, 3) coloro che perseverano in questi comportamenti ne sono responsabili, non sono vittime innocenti, anzi mettono in pericolo la salute pubblica che per definizione è il bene della comunità e non del singolo
  26. 4) non possono, proprio perché responsabili, chiedere alla comunità di farsi carico dei costi delle loro scelte (ghettizzazione sociale) 5) non possono, proprio perché responsabili, chiedere alla comunità di tollerare quelle scelte che mettano in pericolo la salute pubblica (ghettizzazione morale). 6) Dunque sono responsabili delle scelte e colpevoli delle conseguenze delle scelte, moralmente e socialmente. Il cortocircuito morale della
  27. Come uscire dal cortocircuito? Chiedendo, anzi pretendendo una informazione sulla salute e sulla malattia,  libera dal modello intimidatorio basato solo sulla paura e sulla reverenzialità nei confronti delle ipotesi (non delle certezze) della medicina.  libera anche dall’idea ottimistica che di qualcosa si possa “dire tutto” ...
  28. Scettici sulla possibilità di pretendere di avere almeno le idee un po’ più chiare? Rispondo con una affermazione di uno scettico doc. “Ogni scetticismo ha questa caratteristica. Ad ogni ragione si oppone una ragione di uguale valore”. Sesto Empirico
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