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La contabilità gestionale:
il metodo ABC
Classe V ITC
Albez edutainment production
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 2
In questo modulo :
L’impostazione recente: l’Activity Based Costing
Quattro step per adottare il metodo ABC
Un esempio sul metodo ABC
Applicazioni concrete degli strumenti della contabilità
gestionale: l’analisi differenziale
Make or buy
Costo suppletivo
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 3
L’impostazione recente: activity based costing
Col crescere della complessità gestionale i costi comuni e generali dipendono sempre più dalle
attività di supporto alla produzione ( attrezzaggio dei macchinari destinati a produrre beni assai
differenziati, controlli di qualità, assistenza post-vendita, ecc.).
Tali attività non dipendono dai volumi di produzione, bensì dal numero di articoli commercializzati,
dal numero di parti componenti che formano ciascun prodotto, dal numero di clienti e così via.
In tale contesto il calcolo dei costi pieni basato sui volumi perde di significato e, non riuscendo a
riflettere la complessità della gestione, può condurre a scelte errate.
Le ragioni dell’adozione dell’activity based costing
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 4
Nelle imprese che presentano processi gestionali complessi è perciò opportuno adottare la metodologia
full costing con imputazione dei costi indiretti basata sul costo delle attività svolte per ottenere il
prodotto (activity based costing).
Tale approccio alla metodologia full costing si collega alla teoria della catena del valore di Porter, che
interpreta l’impresa come un insieme di attività interdipendenti svolte in vista del raggiungimento
degli obiettivi aziendali.
In quest’ottica, la causa dei costi è lo svolgimento delle attività aziendali; al contrario, il full costing
tradizionale individua nei prodotti la causa del sostenimento dei costi e pertanto ripartisce i costi indiretti
proporzionalmente ai volumi di produzione.
Con l’activity based costing il costo pieno dell’oggetto di calcolo è dato dalla somma dei costi diretti
e dei costi indiretti delle attività svolte per realizzarlo e collocarlo sul mercato.
La logica dell’activity based costing
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 5
L’impresa deve:
1. Individuare le attività svolte per realizzare l’oggetto di misurazione: a tale fine è necessario
disaggregare i processi aziendali in attività elementari quali, ad esempio, il controllo della
completezza degli ordini, la programmazione della produzione, l’attrezzaggio dei macchinari, il
loro funzionamento, l’assistenza tecnica al cliente.
2. Individuare gli elementi che generano il costo di tali attività (cost driver).
3. Determinare il costo di ogni attività elementare sommando i costi delle risorse utilizzate per
svolgerla (personale, ammortamenti, forza motrice, ecc.).
4. Calcolare il costo unitario dei cost driver di ogni attività dividendo il costo dell’attività per il
numero di volte in cui il cost driver è stato attivato.
Quattro step per adottare l’activity based costing
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 6
costo attività A Numero attivazioni del cost driver
costo unitario del cost driver
dell’attività A: =
Ad esempio, se nel mese di aprile l’attività di assistenza tecnica ai clienti è costata € 8.500 e ha richiesto
200 interventi, il costo unitario del cost driver “interventi ai clienti” è di € 42,50.
L’imputazione dei costi indiretti di ogni attività agli oggetti di calcolo avviene moltiplicando il costo
unitario di ciascun cost driver per il numero di cost driver assorbiti da ogni oggetto per la realizzazione
del quale l’attività è stata svolta.
Costo unitario del cost
driver dell’attività A
x Numero cost driver
assorbiti dall’oggetto
= Costo dell’attività A
imputata all’oggetto
Se, ad esempio, nel mese di aprile il prodotto Y ha richiesto 70 interventi ai clienti, gli verranno
imputati € 2.975 (€ 42,50x70) di costo dell’attività di assistenza tecnica.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 7
Conclusione
Nell’activity based costing i costi imputati ai prodotti sono perciò tutti costi variabili, alcuni in
funzione del volume di produzione (costi diretti), altri in funzione della complessità delle produzioni
(costi indiretti).
L’activity based costing non è dunque altro che il metodo del full costing su base multipla aziendale
nel quale i tradizionali centri di costo sono sostituiti dalle attività e le basi di imputazione dei costi
indiretti sono costituite dai cost driver.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 8
Un esempio: calcolo del costo di lotti di produzione con il metodo ABC
Un’impresa industriale produce un prodotto per la pulizia della casa in tre varianti (Liquido, Polvere, Gel),
ottenendo
rispettivamente 79.700, 48.800, 29.900 unità. Ogni unità prodotta richiede 2 litri di materia prima a € 1,50 il litro.
La lavorazione delle tre varianti è realizzata in una cella produttiva a cui sono imputati costi di manodopera,
manutenzione, forza motrice, attrezzaggio macchine, trasferimento materie, ammortamenti, controllo qualità, ecc.,
per € 39.850. calcoliamo il costo industriale delle tre varianti di prodotto nelle seguenti ipotesi:
a) Il costo di produzione della cella è ripartito su base unica aziendale in base alla quantità di materia prima.
b) Il costo di produzione della cella è ripartito, con il metodo ABC, in base ai cost driver individuati per ciascuna
attività svolta e sintetizzati nella tabella seguente:
Attività Cost driver Numero cost
driver
Costo unitario
cost driver
Cost driver assorbiti
L P G
Lavorazione materia prima
Attrezzaggio
Movimentazione interna
Controllo qualità
Ore macchina
Set up
Trasferimenti
Controlli
500
9
40
19
€ 72
€ 150
€ 15
€ 100
210
3
18
8
160
3
10
5
130
3
12
6
Giuseppe Albezzano
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Vediamo come si fa!
Riparto su base unica aziendale (in base al consumo di materia prima)
39.850
= € 0,125 costo indiretto per litro di materia prima
(159.400 + 99.600+ 59.800)
Se 1 unità di prodotto Richiede litri 2 di materia prima
Richiederanno (79.700 x 2) = 159.400 litri
di materia prima
Allora 79.700 unità
di prodotto L
Allora 49.800 unità
di prodotto P
Allora 29.900 unità
di prodotto G
Richiederanno (49.800 x 2) = 99.600 litri
di materia prima
Richiederanno (29.900 x 2) = 59.800 litri
di materia prima
Per trovare il costo indiretto per litro, allora dobbiamo:
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 10
0,125 x (79.700 x 2) = € 19.925,00 costi da imputare a L
0,125 x (49.800 x 2) = € 12.450,00 costi da imputare a P
0,125 x (29.900 x 2) = € 7.475,00 costi da imputare a G
Riparto su base unica aziendale (in base al consumo di materia prima)
Prodotto L Prodotto P Prodotto G Totali
Materie prime
Costi di produzione
239.100
19.925
149.400
12.450
89.700
7.475
478.200
39.850
Costi totali (a) 259.025 161.850 97.175 518.050
Volume di produzione (b) 79.700 49.800 29.900
Costo unitario (a : b) 3,25 3,25 3,25
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 11
Riparto con metodo ABC (in base ai cost driver)
Riparto del costo dell’attività di lavorazione della materia prima:
€ 72 x 210 = € 15.120,00 costo lavorazione materia prima assorbito dal prodotto L
€ 72 x 160 = € 11.520,00 costo lavorazione materia prima assorbito dal prodotto P
€ 72 x 130 = € 9.360,00 costo lavorazione materia prima assorbito dal prodotto G
Riparto del costo dell’attività di attrezzaggio:
€ 150 x 3 = € 450 costo attrezzaggio assorbito dal prodotto L
€ 150 x 3 = € 450 costo attrezzaggio assorbito dal prodotto P
€ 150 x 3 = € 450 costo attrezzaggio assorbito dal prodotto G
Analogamente si effettua il riparto dei costi delle altre attività svolte dall’impresa per ottenere
le tre produzioni.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 12
Prodotto L Prodotto P Prodotto G Totali
Materie prime 239.100 149.400 89.700 478.200
Costi indiretti di produzione:
per lavorazione materia prima
per attrezzaggio
per movimentazione interna
per controllo qualità
Totale costi indiretti
15.120
450
270
800
16.640
11.520
450
150
500
12.620
9.360
450
180
600
10.590
36.000
1.350
600
1.900
39.850
Costi totali (a) 255.740 162.020 100.290 518.050
Volume di produzione (b) 79.700 49.800 29.900
Costo unitario (a: b) 3,21 3,25 3,35
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 13
Osservazioni sull’esempio
Il calcolo effettuato in base ai volumi produttivi sottovaluta la complessità della produzione
della variante Prodotto G, evidenziata invece dal metodo ABC mediante i cost driver che misurano
le risorse assorbite dalle attività necessarie (in diversa misura) per la fabbricazione dei tre lotti L, P,
G.
La metodologia ABC, richiedendo la scomposizione dei processi gestionali in attività elementari,
consente di migliorare la conoscenza dei fenomeni aziendali e quindi di ottimizzare la gestione.
Il limite di tale metodologia sta nella complessità e nel costo del suo avvio: richiede infatti molto tempo
e molte elaborazioni per individuare e valutare i cost driver.
Osservazioni sul metodo ABC
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 14
Applicazioni degli strumenti di contabilità gestionale
Lo scopo principale della contabilità gestionale è fornire informazioni di supporto alle decisioni
aziendali, che si distinguono in:
decisioni di investimento ( o di lungo periodo): riguardano la costituzione e la modifica della
struttura e della capacità produttiva. Tali decisioni vengono prese confrontando il valore attuale dei
flussi monetari di uscite ed entrate generate dalle diverse alternative di scelta.
decisioni correnti (o di breve periodo): riguardano l’utilizzo ottimale della struttura e della
capacità produttiva di cui l’impresa è dotata e si avvalgono solitamente dei dati di costo, ricavo e
risultato forniti dalla contabilità gestionale.
Presupposto delle decisioni correnti è che la struttura e la capacità produttiva rimangano invariate
(nel breve periodo, infatti, i costi fissi non variano), quindi la informazioni fornite dal direct costing
sono un valido strumento per orientare tali decisioni.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 15
Esempi tipici di decisioni correnti
Valutazione della remuneratività dei diversi prodotti al fine di individuare il mix più conveniente da
promuovere sul mercato e di verificare la compatibilità tra prezzi e costi di produzione con i margini
desiderati.
Definizione o modificazione dei prezzi di vendita: questo tipo di decisione riguarda le grandi imprese
le quali sono in grado di fissare il prezzo di vendita; le imprese di piccole dimensioni, invece,
“subiscono” il prezzo di mercato.
Decisione tra svolgere internamente alcune attività o esternalizzarle (make or buy): questa decisione,
che si basa sull’analisi dei costi delle differenti alternative, riguarda le imprese che individuano
l’outsourcing come variabile strategica per creare valore.
Decisione di accettare o rifiutare un nuovo ordine di produzione.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 16
Analisi differenziale
Nel caso di scelta fra più alternative di adotta l’approccio differenziale, basato sulla distinzione tra i
valori economici che si modificano per effetto della decisione e quelli che rimangono immutati.
Si tratta quindi di confrontare più alternative e di individuare la differenza di costi ( o di margini,
qualora oltre ai costi mutino anche i ricavi) che ciascuna alternativa mostra rispetto all’alternativa
presa come base di riferimento.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 17
Make or buy
Una tipica scelta corrente basata sull’analisi differenziale dei costi è quella tra “fabbricare o
acquistare” (make or buy) le parti componenti, i semilavorati, ecc. che l’impresa utilizza nella
produzione o i beni che essa vende. Questa scelta si presenta in tre situazioni:
1. L’impresa produce il bene e valuta l’opportunità di acquistarlo all’esterno.
2. Il bene è acquistato presso fornitori esterni e si valuta l’opportunità di produrlo internamente.
3. L’impresa necessita di un nuovo bene (da utilizzare nel processo produttivo o da lanciare sul
mercato) e valuta l’opportunità di acquistarlo all’esterno o produrlo direttamente.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 18
Analisi di un caso: make or buy
Per la produzione del prodotto B vengono assemblate diverse parti componenti prodotte ciascuna in un apposito
reparto. Il reparto 4 fabbrica il componente B104, di cui occorrono 10.000 unità all’anno, sostenendo i seguenti
costi annui di produzione: materie prime € 30.000, manodopera diretta € 75.000, ammortamento impianti €
15.000, altri costi fissi di reparto € 15.000.
Avendo individuato un fornitore disposto a fornire il componente B104 al prezzo unitario di € 12,75, l’impresa
valuta l’opportunità di cessarne la produzione in proprio e acquistarlo all’esterno.
Individuiamo l’alternativa più conveniente (continuare a produrre o acquistare), tenuto conto che il reparto 4 non
può essere destinato ad altre attività produttive.
Vediamo come si fa!
Poiché la struttura produttiva è rigida (il reparto 4 non può essere destinato ad altre attività
produttive), i costi fissi del reparto 4 vengono sostenuti dall’impresa sia che essa utilizzi il
reparto per la produzione del componente B104 sia che lo acquisti all’esterno.
Individuiamo il costo differenziale dell’acquisto rispetto alla produzione:
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 19
Costi Alternative Costo
Differenziale
Produzione Acquisto
Costo acquisto B104
Materie prime
Manodopera diretta
-
30.000
75.000
127.500 + 127.500
-30.000
-75.000
Ammortamento
impianti
Altri costi fissi
105.000
15.000
15.000
127.500
15.000
15.000
+ 22.500
-
-
Totale 135.000 157.500 + 22.500
L’alternativa più conveniente, in quanto meno costosa, è quella di continuare a produrre
internamente il componente B 104. Si noti che i costi fissi (ammortamenti e altri costi),
essendo ineliminabili, non differenziano le due alternative e pertanto non incidono sulla scelta
(il costo differenziale infatti è nullo in relazione ai costi fissi del reparto): potevano quindi
essere esclusi dall’analisi.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 20
Osservazioni sul caso
A. Qualora la struttura produttiva fosse flessibile, ossia eliminando la produzione del componente B104
il reparto 4 potesse essere utilizzato diversamente (ad esempio affittato a terzi), accanto ai costi
differenziali si dovrebbe considerare anche il costo opportunità (nell’esempio pari al ricavo per
canoni di locazione a cui si rinuncia nell’ipotesi di produrre in proprio).
B. I risultati numerici dell’analisi differenziale sono un’informazione fondamentale su cui basare la
decisione di produrre o acquistare, ma devono essere letti alla luce di considerazioni non
quantitative. Considerazioni qualitative quali l’esigenza di proteggere le proprie conoscenze
tecnologiche, l’eventuale miglior qualità della lavorazione fatta in proprio, il grado di sicurezza
dell’approvvigionamento, la fragilità del bene che potrebbe danneggiarsi nel trasferimento dal
fornitore all’impresa, l’esigenza di mantenere determinati livelli di occupazione (ad esempio in
relazione a pressioni sindacali) possono far preferire l’alternativa “produrre” pur in presenza di
risultati numerici favorevoli all’acquisto.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 21
Accettazione di un nuovo ordine
Quando, dato un livello di capacità produttiva, la scelta riguarda l’eventuale accettazione di un nuovo
ordine, il costo differenziale da analizzare è un costo suppletivo.
Il costo suppletivo è il costo che l’impresa sostiene per aumentare la produzione attuale
di una data quantità.
Nelle decisioni correnti, che non modificano i costi fissi, il costo suppletivo coincide con il costo variabile.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 22
Un esempio: calcolo del costo suppletivo in merito all’accettazione
di un nuovo ordine
L’impresa industriale Lavoratti srl, relativamente a un prodotto locale tipico, ha una capacità produttiva
di 30.000 unità e ne produce e vende 27.000 all’anno a € 10,00 cadauna.
Per la produzione sostiene costi fissi per € 93.960 e costi variabili per complessivi € 140.400. per il
prossimo anno l’impresa ha la possibilità di acquisire un nuovo cliente interessato a 2.000 unità di
prodotto al prezzo di € 8,00 cadauna.
Decidiamo se è conveniente o meno accettare il nuovo ordine.
Vediamo come si fa!
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 23
Riepiloghiamo i dati nella seguente tabella, in cui evidenziamo il costo medio unitario
sia a full costing sia a direct costing, supponendo che i costi fissi non abbiano subito
modifiche in quanto l’incremento di produzione rientra nella capacità produttiva
dell’impresa.
Produzione di 27.000 unità Produzione di 29.000 unità
Costo complessivo Costo unitario Costo complessivo Costo unitario
Costi variabili
Costi fissi
140.400,00
93.960,00
5,20
3,48
150.800,00
93.960,00
5,20
3,24
Costo totale 234.360,00 8,68 244.760,00 8,44
Se ragionassimo in termini di full costing, potremmo essere portati fuori strada, infatti, anche se il
costo totale si ridurrebbe da € 8,68 a 8,44 per prodotto, risulterebbe comunque sempre superiore
al ricavo unitario di vendita di € 8,00 ottenibile dal nuovo cliente.
Respingeremmo quindi l’opportunità creatasi.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 24
Dobbiamo invece considerare il costo suppletivo, cioè il costo dell’incremento di
produzione, così calcolato:
Costo totale di 29.000 unità di prodotto: € 244.760,00
Costo totale di 27.000 unità di prodotto: € 234.360,00
Costo suppletivo di 2.000 unità di prodotto: € 10.400,00
Ognuno dei 2.000 pezzi prodotti in aggiunta al livello normale di produzione viene a costare:
Costo suppletivo 10.400,00
= = € 5,20 per unità prodotta in più
Incremento di produzione 2.000
Poiché la struttura produttiva è immutata, il costo suppletivo coincide con il costo variabile.
A fronte di un costo suppletivo di € 5,20 per ogni unità aggiuntiva di prodotto si può ottenere un ricavo
di € 8,00 che permette di conseguire un margine unitario di contribuzione di € 2,80 destinato a
concorrere alla copertura dei costi fissi aziendali.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 25
Dunque conviene accettare il nuovo ordine ogni volta che il ricavo netto di vendita supera il
costo suppletivo.
Il criterio di scelta può essere così schematizzato:
Se Ricavo unitario > Costo suppletivo unitario Margine unit. contribuz. > 0 Accetto
Se Ricavo unitario Costo suppletivo unitario Margine unit. contribuz. < 0 Rifiuto
Se Ricavo unitario Costo suppletivo unitario Margine unit. contribuz. = 0 Indifferenza
<
=
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 26
Calcoliamo il margine di contribuzione ottenibile con l’incremento di produzione:
Produzione di 27.000 unità Incremento di 2.000 unità Totale riferito
a 29.000
unitàImporti
totali
Importi unitari Importi
totali
Importi
unitari
Ricavi
- Costi variabili
270.000,00
- 140.000,00
10,00
- 5,20
16.000,00
- 10.400,00
8,00
- 5,20
286.000,00
- 150.800,00
Margine di contribuzione
- Costi fissi
129.600,00
- 93.960,00
4,80 5.600,00 2,80 135.200,00
- 93.960,00
Risultato economico 35.640,00 41.240,00
La produzione aggiuntiva partecipa alla copertura dei costi fissi con un margine di contribuzione
complessivo di € 5.600, facendo incrementare il risultato economico totale da € 35.640 a € 41.240.
Ciò conforta la decisione di procedere all’incremento di produzione, a condizione che i costi fissi
rimangano costanti.
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 27
FINE
..e meno male, mi son venuti
due occhi come lampioni!
Giuseppe Albezzano
IISS Boselli Alberti Pertini Savona 28
BIBLIOGRAFIA
L. Brusa L. Zamprogna “Pianificazione e controllo di gestione” ETASLIBRI
Milano 1991
Astolfi, Barale & Ricci “Entriamo in azienda 3 imprese industriali, sistema
Informativo di bilancio e imposizione fiscale” Tomo 1 Tramontana editore
Milano 2005
Giuseppe Albezzano

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Il metodo ABC

  • 1. La contabilità gestionale: il metodo ABC Classe V ITC Albez edutainment production
  • 2. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 2 In questo modulo : L’impostazione recente: l’Activity Based Costing Quattro step per adottare il metodo ABC Un esempio sul metodo ABC Applicazioni concrete degli strumenti della contabilità gestionale: l’analisi differenziale Make or buy Costo suppletivo Giuseppe Albezzano
  • 3. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 3 L’impostazione recente: activity based costing Col crescere della complessità gestionale i costi comuni e generali dipendono sempre più dalle attività di supporto alla produzione ( attrezzaggio dei macchinari destinati a produrre beni assai differenziati, controlli di qualità, assistenza post-vendita, ecc.). Tali attività non dipendono dai volumi di produzione, bensì dal numero di articoli commercializzati, dal numero di parti componenti che formano ciascun prodotto, dal numero di clienti e così via. In tale contesto il calcolo dei costi pieni basato sui volumi perde di significato e, non riuscendo a riflettere la complessità della gestione, può condurre a scelte errate. Le ragioni dell’adozione dell’activity based costing Giuseppe Albezzano
  • 4. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 4 Nelle imprese che presentano processi gestionali complessi è perciò opportuno adottare la metodologia full costing con imputazione dei costi indiretti basata sul costo delle attività svolte per ottenere il prodotto (activity based costing). Tale approccio alla metodologia full costing si collega alla teoria della catena del valore di Porter, che interpreta l’impresa come un insieme di attività interdipendenti svolte in vista del raggiungimento degli obiettivi aziendali. In quest’ottica, la causa dei costi è lo svolgimento delle attività aziendali; al contrario, il full costing tradizionale individua nei prodotti la causa del sostenimento dei costi e pertanto ripartisce i costi indiretti proporzionalmente ai volumi di produzione. Con l’activity based costing il costo pieno dell’oggetto di calcolo è dato dalla somma dei costi diretti e dei costi indiretti delle attività svolte per realizzarlo e collocarlo sul mercato. La logica dell’activity based costing Giuseppe Albezzano
  • 5. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 5 L’impresa deve: 1. Individuare le attività svolte per realizzare l’oggetto di misurazione: a tale fine è necessario disaggregare i processi aziendali in attività elementari quali, ad esempio, il controllo della completezza degli ordini, la programmazione della produzione, l’attrezzaggio dei macchinari, il loro funzionamento, l’assistenza tecnica al cliente. 2. Individuare gli elementi che generano il costo di tali attività (cost driver). 3. Determinare il costo di ogni attività elementare sommando i costi delle risorse utilizzate per svolgerla (personale, ammortamenti, forza motrice, ecc.). 4. Calcolare il costo unitario dei cost driver di ogni attività dividendo il costo dell’attività per il numero di volte in cui il cost driver è stato attivato. Quattro step per adottare l’activity based costing Giuseppe Albezzano
  • 6. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 6 costo attività A Numero attivazioni del cost driver costo unitario del cost driver dell’attività A: = Ad esempio, se nel mese di aprile l’attività di assistenza tecnica ai clienti è costata € 8.500 e ha richiesto 200 interventi, il costo unitario del cost driver “interventi ai clienti” è di € 42,50. L’imputazione dei costi indiretti di ogni attività agli oggetti di calcolo avviene moltiplicando il costo unitario di ciascun cost driver per il numero di cost driver assorbiti da ogni oggetto per la realizzazione del quale l’attività è stata svolta. Costo unitario del cost driver dell’attività A x Numero cost driver assorbiti dall’oggetto = Costo dell’attività A imputata all’oggetto Se, ad esempio, nel mese di aprile il prodotto Y ha richiesto 70 interventi ai clienti, gli verranno imputati € 2.975 (€ 42,50x70) di costo dell’attività di assistenza tecnica. Giuseppe Albezzano
  • 7. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 7 Conclusione Nell’activity based costing i costi imputati ai prodotti sono perciò tutti costi variabili, alcuni in funzione del volume di produzione (costi diretti), altri in funzione della complessità delle produzioni (costi indiretti). L’activity based costing non è dunque altro che il metodo del full costing su base multipla aziendale nel quale i tradizionali centri di costo sono sostituiti dalle attività e le basi di imputazione dei costi indiretti sono costituite dai cost driver. Giuseppe Albezzano
  • 8. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 8 Un esempio: calcolo del costo di lotti di produzione con il metodo ABC Un’impresa industriale produce un prodotto per la pulizia della casa in tre varianti (Liquido, Polvere, Gel), ottenendo rispettivamente 79.700, 48.800, 29.900 unità. Ogni unità prodotta richiede 2 litri di materia prima a € 1,50 il litro. La lavorazione delle tre varianti è realizzata in una cella produttiva a cui sono imputati costi di manodopera, manutenzione, forza motrice, attrezzaggio macchine, trasferimento materie, ammortamenti, controllo qualità, ecc., per € 39.850. calcoliamo il costo industriale delle tre varianti di prodotto nelle seguenti ipotesi: a) Il costo di produzione della cella è ripartito su base unica aziendale in base alla quantità di materia prima. b) Il costo di produzione della cella è ripartito, con il metodo ABC, in base ai cost driver individuati per ciascuna attività svolta e sintetizzati nella tabella seguente: Attività Cost driver Numero cost driver Costo unitario cost driver Cost driver assorbiti L P G Lavorazione materia prima Attrezzaggio Movimentazione interna Controllo qualità Ore macchina Set up Trasferimenti Controlli 500 9 40 19 € 72 € 150 € 15 € 100 210 3 18 8 160 3 10 5 130 3 12 6 Giuseppe Albezzano
  • 9. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 9 Vediamo come si fa! Riparto su base unica aziendale (in base al consumo di materia prima) 39.850 = € 0,125 costo indiretto per litro di materia prima (159.400 + 99.600+ 59.800) Se 1 unità di prodotto Richiede litri 2 di materia prima Richiederanno (79.700 x 2) = 159.400 litri di materia prima Allora 79.700 unità di prodotto L Allora 49.800 unità di prodotto P Allora 29.900 unità di prodotto G Richiederanno (49.800 x 2) = 99.600 litri di materia prima Richiederanno (29.900 x 2) = 59.800 litri di materia prima Per trovare il costo indiretto per litro, allora dobbiamo: Giuseppe Albezzano
  • 10. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 10 0,125 x (79.700 x 2) = € 19.925,00 costi da imputare a L 0,125 x (49.800 x 2) = € 12.450,00 costi da imputare a P 0,125 x (29.900 x 2) = € 7.475,00 costi da imputare a G Riparto su base unica aziendale (in base al consumo di materia prima) Prodotto L Prodotto P Prodotto G Totali Materie prime Costi di produzione 239.100 19.925 149.400 12.450 89.700 7.475 478.200 39.850 Costi totali (a) 259.025 161.850 97.175 518.050 Volume di produzione (b) 79.700 49.800 29.900 Costo unitario (a : b) 3,25 3,25 3,25 Giuseppe Albezzano
  • 11. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 11 Riparto con metodo ABC (in base ai cost driver) Riparto del costo dell’attività di lavorazione della materia prima: € 72 x 210 = € 15.120,00 costo lavorazione materia prima assorbito dal prodotto L € 72 x 160 = € 11.520,00 costo lavorazione materia prima assorbito dal prodotto P € 72 x 130 = € 9.360,00 costo lavorazione materia prima assorbito dal prodotto G Riparto del costo dell’attività di attrezzaggio: € 150 x 3 = € 450 costo attrezzaggio assorbito dal prodotto L € 150 x 3 = € 450 costo attrezzaggio assorbito dal prodotto P € 150 x 3 = € 450 costo attrezzaggio assorbito dal prodotto G Analogamente si effettua il riparto dei costi delle altre attività svolte dall’impresa per ottenere le tre produzioni. Giuseppe Albezzano
  • 12. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 12 Prodotto L Prodotto P Prodotto G Totali Materie prime 239.100 149.400 89.700 478.200 Costi indiretti di produzione: per lavorazione materia prima per attrezzaggio per movimentazione interna per controllo qualità Totale costi indiretti 15.120 450 270 800 16.640 11.520 450 150 500 12.620 9.360 450 180 600 10.590 36.000 1.350 600 1.900 39.850 Costi totali (a) 255.740 162.020 100.290 518.050 Volume di produzione (b) 79.700 49.800 29.900 Costo unitario (a: b) 3,21 3,25 3,35 Giuseppe Albezzano
  • 13. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 13 Osservazioni sull’esempio Il calcolo effettuato in base ai volumi produttivi sottovaluta la complessità della produzione della variante Prodotto G, evidenziata invece dal metodo ABC mediante i cost driver che misurano le risorse assorbite dalle attività necessarie (in diversa misura) per la fabbricazione dei tre lotti L, P, G. La metodologia ABC, richiedendo la scomposizione dei processi gestionali in attività elementari, consente di migliorare la conoscenza dei fenomeni aziendali e quindi di ottimizzare la gestione. Il limite di tale metodologia sta nella complessità e nel costo del suo avvio: richiede infatti molto tempo e molte elaborazioni per individuare e valutare i cost driver. Osservazioni sul metodo ABC Giuseppe Albezzano
  • 14. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 14 Applicazioni degli strumenti di contabilità gestionale Lo scopo principale della contabilità gestionale è fornire informazioni di supporto alle decisioni aziendali, che si distinguono in: decisioni di investimento ( o di lungo periodo): riguardano la costituzione e la modifica della struttura e della capacità produttiva. Tali decisioni vengono prese confrontando il valore attuale dei flussi monetari di uscite ed entrate generate dalle diverse alternative di scelta. decisioni correnti (o di breve periodo): riguardano l’utilizzo ottimale della struttura e della capacità produttiva di cui l’impresa è dotata e si avvalgono solitamente dei dati di costo, ricavo e risultato forniti dalla contabilità gestionale. Presupposto delle decisioni correnti è che la struttura e la capacità produttiva rimangano invariate (nel breve periodo, infatti, i costi fissi non variano), quindi la informazioni fornite dal direct costing sono un valido strumento per orientare tali decisioni. Giuseppe Albezzano
  • 15. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 15 Esempi tipici di decisioni correnti Valutazione della remuneratività dei diversi prodotti al fine di individuare il mix più conveniente da promuovere sul mercato e di verificare la compatibilità tra prezzi e costi di produzione con i margini desiderati. Definizione o modificazione dei prezzi di vendita: questo tipo di decisione riguarda le grandi imprese le quali sono in grado di fissare il prezzo di vendita; le imprese di piccole dimensioni, invece, “subiscono” il prezzo di mercato. Decisione tra svolgere internamente alcune attività o esternalizzarle (make or buy): questa decisione, che si basa sull’analisi dei costi delle differenti alternative, riguarda le imprese che individuano l’outsourcing come variabile strategica per creare valore. Decisione di accettare o rifiutare un nuovo ordine di produzione. Giuseppe Albezzano
  • 16. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 16 Analisi differenziale Nel caso di scelta fra più alternative di adotta l’approccio differenziale, basato sulla distinzione tra i valori economici che si modificano per effetto della decisione e quelli che rimangono immutati. Si tratta quindi di confrontare più alternative e di individuare la differenza di costi ( o di margini, qualora oltre ai costi mutino anche i ricavi) che ciascuna alternativa mostra rispetto all’alternativa presa come base di riferimento. Giuseppe Albezzano
  • 17. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 17 Make or buy Una tipica scelta corrente basata sull’analisi differenziale dei costi è quella tra “fabbricare o acquistare” (make or buy) le parti componenti, i semilavorati, ecc. che l’impresa utilizza nella produzione o i beni che essa vende. Questa scelta si presenta in tre situazioni: 1. L’impresa produce il bene e valuta l’opportunità di acquistarlo all’esterno. 2. Il bene è acquistato presso fornitori esterni e si valuta l’opportunità di produrlo internamente. 3. L’impresa necessita di un nuovo bene (da utilizzare nel processo produttivo o da lanciare sul mercato) e valuta l’opportunità di acquistarlo all’esterno o produrlo direttamente. Giuseppe Albezzano
  • 18. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 18 Analisi di un caso: make or buy Per la produzione del prodotto B vengono assemblate diverse parti componenti prodotte ciascuna in un apposito reparto. Il reparto 4 fabbrica il componente B104, di cui occorrono 10.000 unità all’anno, sostenendo i seguenti costi annui di produzione: materie prime € 30.000, manodopera diretta € 75.000, ammortamento impianti € 15.000, altri costi fissi di reparto € 15.000. Avendo individuato un fornitore disposto a fornire il componente B104 al prezzo unitario di € 12,75, l’impresa valuta l’opportunità di cessarne la produzione in proprio e acquistarlo all’esterno. Individuiamo l’alternativa più conveniente (continuare a produrre o acquistare), tenuto conto che il reparto 4 non può essere destinato ad altre attività produttive. Vediamo come si fa! Poiché la struttura produttiva è rigida (il reparto 4 non può essere destinato ad altre attività produttive), i costi fissi del reparto 4 vengono sostenuti dall’impresa sia che essa utilizzi il reparto per la produzione del componente B104 sia che lo acquisti all’esterno. Individuiamo il costo differenziale dell’acquisto rispetto alla produzione: Giuseppe Albezzano
  • 19. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 19 Costi Alternative Costo Differenziale Produzione Acquisto Costo acquisto B104 Materie prime Manodopera diretta - 30.000 75.000 127.500 + 127.500 -30.000 -75.000 Ammortamento impianti Altri costi fissi 105.000 15.000 15.000 127.500 15.000 15.000 + 22.500 - - Totale 135.000 157.500 + 22.500 L’alternativa più conveniente, in quanto meno costosa, è quella di continuare a produrre internamente il componente B 104. Si noti che i costi fissi (ammortamenti e altri costi), essendo ineliminabili, non differenziano le due alternative e pertanto non incidono sulla scelta (il costo differenziale infatti è nullo in relazione ai costi fissi del reparto): potevano quindi essere esclusi dall’analisi. Giuseppe Albezzano
  • 20. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 20 Osservazioni sul caso A. Qualora la struttura produttiva fosse flessibile, ossia eliminando la produzione del componente B104 il reparto 4 potesse essere utilizzato diversamente (ad esempio affittato a terzi), accanto ai costi differenziali si dovrebbe considerare anche il costo opportunità (nell’esempio pari al ricavo per canoni di locazione a cui si rinuncia nell’ipotesi di produrre in proprio). B. I risultati numerici dell’analisi differenziale sono un’informazione fondamentale su cui basare la decisione di produrre o acquistare, ma devono essere letti alla luce di considerazioni non quantitative. Considerazioni qualitative quali l’esigenza di proteggere le proprie conoscenze tecnologiche, l’eventuale miglior qualità della lavorazione fatta in proprio, il grado di sicurezza dell’approvvigionamento, la fragilità del bene che potrebbe danneggiarsi nel trasferimento dal fornitore all’impresa, l’esigenza di mantenere determinati livelli di occupazione (ad esempio in relazione a pressioni sindacali) possono far preferire l’alternativa “produrre” pur in presenza di risultati numerici favorevoli all’acquisto. Giuseppe Albezzano
  • 21. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 21 Accettazione di un nuovo ordine Quando, dato un livello di capacità produttiva, la scelta riguarda l’eventuale accettazione di un nuovo ordine, il costo differenziale da analizzare è un costo suppletivo. Il costo suppletivo è il costo che l’impresa sostiene per aumentare la produzione attuale di una data quantità. Nelle decisioni correnti, che non modificano i costi fissi, il costo suppletivo coincide con il costo variabile. Giuseppe Albezzano
  • 22. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 22 Un esempio: calcolo del costo suppletivo in merito all’accettazione di un nuovo ordine L’impresa industriale Lavoratti srl, relativamente a un prodotto locale tipico, ha una capacità produttiva di 30.000 unità e ne produce e vende 27.000 all’anno a € 10,00 cadauna. Per la produzione sostiene costi fissi per € 93.960 e costi variabili per complessivi € 140.400. per il prossimo anno l’impresa ha la possibilità di acquisire un nuovo cliente interessato a 2.000 unità di prodotto al prezzo di € 8,00 cadauna. Decidiamo se è conveniente o meno accettare il nuovo ordine. Vediamo come si fa! Giuseppe Albezzano
  • 23. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 23 Riepiloghiamo i dati nella seguente tabella, in cui evidenziamo il costo medio unitario sia a full costing sia a direct costing, supponendo che i costi fissi non abbiano subito modifiche in quanto l’incremento di produzione rientra nella capacità produttiva dell’impresa. Produzione di 27.000 unità Produzione di 29.000 unità Costo complessivo Costo unitario Costo complessivo Costo unitario Costi variabili Costi fissi 140.400,00 93.960,00 5,20 3,48 150.800,00 93.960,00 5,20 3,24 Costo totale 234.360,00 8,68 244.760,00 8,44 Se ragionassimo in termini di full costing, potremmo essere portati fuori strada, infatti, anche se il costo totale si ridurrebbe da € 8,68 a 8,44 per prodotto, risulterebbe comunque sempre superiore al ricavo unitario di vendita di € 8,00 ottenibile dal nuovo cliente. Respingeremmo quindi l’opportunità creatasi. Giuseppe Albezzano
  • 24. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 24 Dobbiamo invece considerare il costo suppletivo, cioè il costo dell’incremento di produzione, così calcolato: Costo totale di 29.000 unità di prodotto: € 244.760,00 Costo totale di 27.000 unità di prodotto: € 234.360,00 Costo suppletivo di 2.000 unità di prodotto: € 10.400,00 Ognuno dei 2.000 pezzi prodotti in aggiunta al livello normale di produzione viene a costare: Costo suppletivo 10.400,00 = = € 5,20 per unità prodotta in più Incremento di produzione 2.000 Poiché la struttura produttiva è immutata, il costo suppletivo coincide con il costo variabile. A fronte di un costo suppletivo di € 5,20 per ogni unità aggiuntiva di prodotto si può ottenere un ricavo di € 8,00 che permette di conseguire un margine unitario di contribuzione di € 2,80 destinato a concorrere alla copertura dei costi fissi aziendali. Giuseppe Albezzano
  • 25. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 25 Dunque conviene accettare il nuovo ordine ogni volta che il ricavo netto di vendita supera il costo suppletivo. Il criterio di scelta può essere così schematizzato: Se Ricavo unitario > Costo suppletivo unitario Margine unit. contribuz. > 0 Accetto Se Ricavo unitario Costo suppletivo unitario Margine unit. contribuz. < 0 Rifiuto Se Ricavo unitario Costo suppletivo unitario Margine unit. contribuz. = 0 Indifferenza < = Giuseppe Albezzano
  • 26. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 26 Calcoliamo il margine di contribuzione ottenibile con l’incremento di produzione: Produzione di 27.000 unità Incremento di 2.000 unità Totale riferito a 29.000 unitàImporti totali Importi unitari Importi totali Importi unitari Ricavi - Costi variabili 270.000,00 - 140.000,00 10,00 - 5,20 16.000,00 - 10.400,00 8,00 - 5,20 286.000,00 - 150.800,00 Margine di contribuzione - Costi fissi 129.600,00 - 93.960,00 4,80 5.600,00 2,80 135.200,00 - 93.960,00 Risultato economico 35.640,00 41.240,00 La produzione aggiuntiva partecipa alla copertura dei costi fissi con un margine di contribuzione complessivo di € 5.600, facendo incrementare il risultato economico totale da € 35.640 a € 41.240. Ciò conforta la decisione di procedere all’incremento di produzione, a condizione che i costi fissi rimangano costanti. Giuseppe Albezzano
  • 27. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 27 FINE ..e meno male, mi son venuti due occhi come lampioni! Giuseppe Albezzano
  • 28. IISS Boselli Alberti Pertini Savona 28 BIBLIOGRAFIA L. Brusa L. Zamprogna “Pianificazione e controllo di gestione” ETASLIBRI Milano 1991 Astolfi, Barale & Ricci “Entriamo in azienda 3 imprese industriali, sistema Informativo di bilancio e imposizione fiscale” Tomo 1 Tramontana editore Milano 2005 Giuseppe Albezzano