Politics of imagination – Tommaso Guariento @ SOS - 04/01/2017
1 lez. istruzioni per l'uso degli operatori volontari della protezione civile
1. 1
psicologia dell’ emergenza
istruzioni per l’uso degli operatori volontari
percorsO formativo
per
VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE
prima lezione
“Il comportamento umano: storia dell’emergenza psicologica”
Dr.ssa Floriana De Michele
psicologa psicoterapeuta
AVEZZANO 21 Febbraio 20
www.studiopsicologiaabruzzo.it
tel. 3391249564 florianademichele@virgilio.it
2. 2
• Nell’anno 62 d. C. un terremoto
• impressionante colpì la Campania e distrusse
Pompei
•
Seneca con grande sensibilità e intelligenza mette in luce il
rapporto tra mancanza di conoscenza di un fenomeno
naturale , il terremoto, e l’amplificazione dell’emozione
connessa, la paura
“Naturales Questiones”
SENECA -LibroVI- ILTERREMOTO
3. 3
3. Cause del terremoto. Cause del nostro timore
• […] Per noi che ignoriamo la verità, tutti i fatti
sono più terribili, soprattutto quelli la cui rarità
accresce la nostra paura: i fenomeni che ci sono
familiari ci paiono meno impressionanti; quelli
insoliti fanno più paura [...]
•
4. 4
29. Effetti del terremoto sulla mente degli uomini: la
pazzia
[1] Infatti, alcuni si sono messi a correre qua e là,
come forsennati e storditi per effetto della paura,
che scuote le menti quand’è personale e moderata:
e che? Quando il terrore è generale, quando crollano
le città, i popoli sono schiacciati, la terra è scossa, che
cosa c’è da meravigliarsi che gli animi, abbandonati in
preda al dolore e alla paura, siano smarriti?
5. 5
29.Effetti del terremoto sulla mente degli uomini:la
pazzia
[2] Non è facile restare in sé in mezzo a grandi
catastrofi. Perciò, quasi sempre le menti più deboli
vengono prese dal panico al punto da uscire di sé.
Certo nessuno prova un grande spavento senza
pregiudicare un po’ la sua sanità mentale, e chi ha
paura è simile a un pazzo: ma la paura rende alcuni
ben presto a se stessi, altri invece li sconvolge con
più violenza e li porta alla follia.
6. 6
L’ interesse per il comportamento umano quale
reazione alle grandi catastrofi è molto antico
da questo punto di vista il terremoto in
particolare è stato sempre occasione per
studiare le emozioni connesse a tali reazioni
comportamentali
“Il comportamento umano: storia
dell’emergenza psicologica”
7. 7
Una prima definizione di Emergenza
Psicologica
E’ una perturbazione dell’equilibrio
psicologico ed emotivo di un individuo
dovuto a circostanze scatenanti tali da
provocare grandi traumi e richiedere una
significativa mobilitazione di risorse, di
strategie di adattamento, nuove ed inusuali
8. 8
La psicologia dell’emergenza
si occupa dell’aiuto alle persone colpite da
grandi traumi, quali possono essere quelli
vissuti dalle persone colpite da lutti, da
catastrofi, da situazioni di gravi crisi,
dove il soccorso richiede particolari abilità
umane, relazionali, sociali
9. 9
La psicologia dell’emergenza, pertanto,
si rivolge a tutte le persone che vivono la
crisi, sia esse nel ruolo del traumatizzato
o bisognoso di aiuto, di soccorso, sia esse
nel ruolo del portatore di aiuto o del
soccorritore.
10. 10
Ogni emergenza dipende da variabili
strettamente umane
dipende, perciò, dalla sua dimensione
psicosociale
11. 11
La dimensione psicosociale è l’insieme
dei legami, delle emozioni, dei sistemi
simbolici (linguaggi, manufatti, narrazioni
ecc..)
è la base contestuale, è ciò che
interconnette i comportamenti, le
esperienze delle persone singole con quelle
dei gruppi di appartenenza e da significato
all’esperienza
12. 12
Lo scopo principale della psicologia
dell’emergenza è
:osservare, analizzare, supportare,
il comportamento umano
nel momento in cui la persona o
gruppi di
persone sono sottoposte a
situazioni improvvise di grave
stress
percepite come potenzialmente
mortali(F.Sbattella “Competenze in psicologia dell’emergenza”, in “Nuove tendenze
dellapsicologia”3,2,2005)
13. 13
Il Comportamento è :
l’insieme delle risposte che l’organismo animale
dà in seguito alle sollecitazioni endogene e/o
esogene che riceve dall’ambiente in cui vive
Provocato sempre da uno stimolo, può
modificarsi nel tempo, con l’esperienza si affina o si
specializza ed è influenzato da una vasta rete di
eventi di ordine biologico e psicologico altamente
integrati a molti livelli
14. 14
Il Comportamento
appare sottoforma di azioni che danno
la possibilità di definire il modo di esistere di
un individuo o di un gruppo
si distingue in individuale e collettivo
15. 15
Il Comportamento individuale
è stimolato per lo più da bisogni
interni, o sollecitazioni indogene, che
motivano la persona ad agire, cioè a
muoversi verso delle mete o degli
obiettivi che desidera raggiungere
16. 16
dalla forza della motivazione dipende la
possibilità di progettare e di programmare
le attività, che l’individuo può realizzare o
meno, a seconda delle capacità personali,
delle conoscenze possedute frutto
dell’esperienza personale o della specie a cui
appartiene, dell’interazione con i propri
simili
17. 17
le azioni sono sempre precedute da
motivazioni
la motivazione è ciò che dà il senso
all’azione, che dirige le attività dell’organismo
verso una meta capace di gratificare e
salvaguardare l’organismo,
18. 18
il processo motivazionale può essere conscio
o inconscio
nell’animale avviene attraverso l’istinto,
nell’essere umano attraverso il pensiero, la
consapevolezza delle emozioni, il ragionamento
19. 19
Il Comportamento collettivo
è motivato da tensioni strutturali del sistema
sociale e da tensioni istituzionali
è stimolato da fattori precipitanti come:
catastrofi, eventi bellici, crisi economiche,
proteste politiche, conflitti razziali o etnici,
antagonismo sportivo, fenomeni che
influenzano l’opinione pubblica
20. 20
può essere adattivo, quando è caratterizzato
da azioni sociali che hanno come obiettivo o
meta il persistere o il riorganizzarsi delle
strutture di un gruppo sociale (scuole, ospedale,
uffici di pubblica utilità)
può essere inadatto, quando è caratterizzatio
da risposte illogiche, non razionali, può produrre
conseguenze pericolose per la sicurezza degli
individui, ingenerando reazioni di “commozione-
inibizione-stupore” e di panico
21. 21
i comportamenti collettivi possono
essere riferiti alle zone dell’evento
se si considera lo spazio occupato
dall’evento
e alle fasi dell’evento se si considera
l’asse di tempo in cui si realizzano
22. 22
Comportamenti in riferimento alle zone
zona d’impatto: i superstiti sono pochi e hanno
comportamenti cosiddetti di “commozione-
inibizione- stupore”
zona di distruzione: le persone colpite
possono manifestare comportamenti inadatti quali
indecisione, azioni inutili e non coordinate, fuga
centrifuga, panico
23. 23
zona marginale: le persone in questa zona
possono avere comportamenti di inquietudine,
incertezza, angoscia; questa è una zona di
importanza fondamentale nella quale l’elevato
numero di persone, aventi scopi diversi, potrebbe
dare origine al panico
zona esterna: possono esservi comportamenti
che aumentano il disordine, causati dalla gente che
cerca di andare verso il centro; necessità di misure
d’ordine chiare e precise
24. 24
Comportamenti in riferimento alle fasi
fase di preallarme: in cui si valuta il grado di preparazione
della gente in vista di un evento calamitoso
fase di allarme: è il momento in cui si sente uno stato di
angoscia utile, ma che può degenerare in agitazione e panico, se
la fase precedente non è stata affrontata in modo efficace.La fase
è detta anche Eroica, poichè gli individui e le comunità canalizzano
livelli straordinari di energia nelle attività di salvataggio, aiuto,
accoglienzae riordino. L’ alto livello di attivazione fisiologica e di
attività comportamentale dura da qualche ora a qualche giorno
fase di shock: durante la quale lo stress più o meno intenso può
provocare disorientamento spazio-temporale
•
25. 25
fase di reazione: deriva dalla precedente, può esserci
perdita di lucidità mentale e delle capacità individuali di
decisione razionale, spesso si ricerca protezione e si
può fare riferimento a modelli esterni. Se le persone
sono preparate, possono mettere in atto
comportamenti dì salvaguardia, solidarietà e
partecipazione ai soccorsi.
Questa fase, detta anche della Luna di Miele, poichè nonostante le recenti perdite subite
durante il disastro, si caratterizza per l’ottimismo dei singoli superstiti e della comunità. I
superstiti assistono all’afflusso delle risorse, all’attenzione dei media nazionali e di tutto il
mondo, alle visite dei “VIP”, che rassicurano la comunità sulla ripresa, sul ripristino della
giustizia, ecc., cioè credono sinceramente che la loro casa, la loro comunità e la loro vita di
prima verranno ripristinate velocemente. I clinici che hanno meno esperienza e che
operano solo in questa fase tendono ad andarsene con la stessa impressione senza
preparare i superstiti e gli amministratori a ciò che li attende a breve.
26. 26
fase di risoluzione: caratterizzata dal ritorno alla
coscienza e alla consapevolezza dei fatti accaduti.
Questa fase è detta anche della Disillusione poichèLa fatica ,le varie
esperienze irritanti e la consapevolezza di tutto ciò che è necessario per
tornare ad una vita normale si combinano e danno luogo alla disillusione
;I superstiti scoprono che l’assicurazione sulla casa non è come sembra,
che le decisioni sono dettate dai politici più che dai bisogni,che un a cui
è crollato il camino riceve più aiuti economici di un altro a cui è crollato
il tetto ;Ovunque ci sono persone che si lamentano per il tradimento,
l’abbandono ,le ingiustizie ,le incompetenze ,egli intoppi burocratici che
bisogna subire.I sintomi connessi allo stress post –traumatico si
intensificano e la speranza diminuisce .
27. 27
fase post-catastrofe: possono esservi comportamenti
collettivi di violenza e di vandalismo; bisogno di
individuare il responsabile e ricerca di un “capro
espiatorio”; comportamenti di dolore collettivo e/o
“sindrome del sopravvissuto”
In questa fase, detta anche della RISTABILIZZAZIONE, i superstiti avvertono una
maggiore capacità di gestione delle relazioni e delle difficoltà in generale. Le basi
messe nei mesi precedenti cominciano a produrre cambiamenti osservabili: le
richieste di aiuti cominciano ad essere approvate, le pratiche per la concessione di
prestiti avanzano e comincia la ricostruzione. Le attività di assistenza connesse alla
calamità vengono istituite, la maggioranza delle persone torna al livello di
funzionamento precedente la calamità, anche se gli anniversari aggravano i sintomi.
28. 28
La psicologica dell’ emergenza si occupa di
reazioni sviluppate dall’individuo e dal gruppo
sociale, con le quali affrontano la crisi in modo
adattivo o disadattivo
valutazione di tali reazioni, dal momento che
possono sfociare in gravi sofferenze e patologia
prevenzione poichè da questo può scaturire la
conoscenza che permette la messa in atto di
comportamenti adattivi e sani
29. 29
• Nelle situazioni di crisi e di emergenza gli
organismi viventi, non solo l’uomo, spinti
dall’istinto della sopravvivenza,
• come Darwin e Freud insegnano, mettono
in atto
• reazioni di difesa che si manifestano con
comportamenti non adattivi
•
•
30. 30
L’ operatore volontario può essere
efficiente ed utile nelle operazioni di
soccorso, se impara a contenere le reazioni
di difesa, attraverso una formazione
psicologica continua
Ciò è particolarmente importante per lui,
infatti:
31. 31
Le reazioni di difesaLe reazioni di difesa possono influenzare
negativamente le relazioni nell' ambiente di
soccorso;
possono generare conflitti psicosociali
sulle base di dinamiche emozionali messe in
gioco, sia all'interno della relazione con la
vittima-paziente-utente, sia con i
colleghi, soprattutto, nel loro rapporto
gerarchico
32. 32
è importante perciò per chi si occupa di
soccorso
acquisire gli strumenti formativi, di
carattere cognitivo ed emotivo, che
favoriscano l’insight, ovvero la presa di
coscienza personale, del proprio essere
Volontario
33. 33
rispetto al ruolo sociale scelto, ai propri
vissuti e sentimenti
rispetto alle capacità comunicative e
relazionali
rispetto alle dinamiche delle strutture sopra-
individuali e sopra-gruppali nell’organizzazione
e nel rapporto con le istituzioni
34. 34
La conoscenza è in stretto rapporto con i
bisogni e gli scopi dell’individuo e l’ostacolo
alla soddisfazione di un bisogno, cioè la
frustrazione di esso, è uno dei fattori più
importanti per la sua realizzazione.
35. 35
Ci sono bisogni primari e secondari organizzati in una “scala”,
che va dalle “viscere alla mente” (Maslow) , identificati in:
bisogni fisiologici quali fame, sete....;
bisogni di salvaguardia o salvezza quali sicurezza, ordine...;
bisogni di appartenenza e amore quali affetto, identificazione...;
bisogni di stima quali prestigio, successo...;
bisogni di realizzazione di sé quali appagamento dell’ lo....
bisogni sociali
36. 36
Fra i più importanti bisogni sociali c’è :
Affiliazione ( appartenenza, stare insieme )
• Possesso ( guadagno materiale, accumulo di riserve )
• Prestigio ( solo per chi è al di sopra della soglia di sopravvivenza)
• Potere ( desiderio di controllo e dominio, elementi che sono importanti per il
funzionamento di una società )
• Altruismo ( orientato verso il sé quanto verso gli altri, tanto che, a volte, può
essere anche una forma di Egoismo )
• Curiosità ( necessità di esplorare, manipolare per acquisire, dominare )
•
• Tutti i bisogni possono avere una valenze positiva e una valenza negativa
•
37. 37
La conoscenza porta al superamento del
processo motivazionale primario, legato ai
bisogni fisiologici, e secondario, legato alla
natura personale e sociale acquisito con
l’esperienza individuale e della specie
38. 38
La conoscenza è frutto di processi motivazionali
di livello superiore, prettamente umano che ha a
che fare con obiettivi esistenziali, ideali, di propositi
e aspettative, di programmi complessi
che genera una condotta, sempre polimotivata,
risultato del “desiderio per” e del “timore di”
Si dice che: “Il bisogno aguzza l’ingegno”, intendendo
che se si ha fame ci si adopera per trovare cibo e
così via.
39. 39
Dopo la prima guerra mondiale e il
terremoto di Messina del 1908 i sintomi
riportati dopo la catastrofe furono
studiati più approfonditamente
ma solo durante il terremoto dell’Irpinia
nel 1980 si sentì la prima necessità della
presenza degli psicologi in situazioni di
emergenza
40. 40
Il 10 ottobre 1997 il Consiglio Nazionale
dell’Ordine degli Psicologi approvò un comunicato
con il quale si attivava l’intera comunità degli
psicologi italiani a seguito del terremoto della
regione Umbria (Giornale dell’Ordine n.5, anno IV,novembre
1997), (La Professione di Psicologo, novembre 1997)
Tale atto consente all’istituzione più
rappresentativa della comunità degli psicologi di
prendere coscienza circa l’esistenza dei bisogni
delle persone, la specificità del ruolo professionale,
le modalità d intervento psicologico, le proposte
per un riconoscimento, le iniziative da attuare
41. 41
Per la prima volta, nel 1997/98 in Umbria e
nelle Marche, avviene l’utilizzo del servizio di
psicologia come supporto alle popolazioni
colpite dal terremoto e diviene parte
integrante dell’emergenza sismica.
Tutto ciò può essere considerato in Italia
l’atto di nascita della Psicologia
dell’Emergenza ( Barbato L.,“Psicologia del’Emergenza,
Emergenza della Psicologia?” Bologna 9 novembre 2002
42. 42
A seguito di quel terremoto , le cui numerosissime
scosse si sono protratte per sei mesi, si è innescato
un processo psicologico che ha fatto aumentare il
rischio dell’insorgere di patologie gravi conseguenti
alla cronicizzazione della paura
la paura diventa angoscia poiché l’evento sismico si
protrae per molto tempo
il sostegno psicologico per fronteggiare il panico
diventa un fondamentale strumento di prevenzione
per il diffondersi delle patologie psicologiche-
psichiatriche-sociali
43. 43
Si sente la necessità di programmare l’intervento
psicologico nelle situazioni emergenziali
il 2 febbraio 2000, con il DDL 4449 si prevede
“l’istituzione del ruolo di psicologo delle situazioni di
crisi”
Successivamente, nell’aprile 2001 si pubblicano sulla
G.U. i “criteri di massima per l’organizzazione dei
soccorsi sanitari nelle catastrofi ”
44. 44
Il 1 marzo 2006, il varo da parte della
Presidenza del Consiglio dei Ministri ,
Dipartimento della Protezione Civile,
Servizio Rischio Sanitario e Ambientale, dei
“Criteri di massima sugli interventi
psicosocialida attuare nelle catastrofi ” fa
diventare l’ assistenza psicologica
nelle popolazioni colpite un obbligo di
legge
45. 45
una definizione ancora........
“la psicologia dell’emergenza
riassume una serie di misure da
adottare , il prima possibile, in
circostante di tragica esperienza, allo
scopo di evitarne le potenziali
ripercussioni riscontrabili a lungo
termine ( De Felice, Colaninno2003).
46. 46
In Italia, nonostante questa evoluzione
culturale e legislativa, la Psicologia
dell’Emergenza rappresenta ancora
una disciplina nuova
che agisce in un contesto di
ambivalenze di competenze, di
argomentazioni e di organizzazione
47. 47
per cui l’emergenza è essa stessa
emergenza istituzionale
troppo spesso dipende dai fatti della
cronaca dei disastri naturali, in assenza di
una seria prevenzione,
e dalla buona volontà delle Associazioni
che ne fanno l’obiettivo per la loro
azione altruistica
49. 49
Programma
1.Il comportamento umano: storia dell’emergenza psicologica
2.Eventi catastrofici e vittime
3.Il soccorritore volontario: conoscere se stesso (la persona, perchè le persone aiutano )
4.Disturbo post-traumatico da stress e altro
5.Modelli relazionali consapevoli: la comunicazione efficace e il saper ascoltare
6.Il disagio psicologico nei soccorritori
7.Il gruppo volontari della Protezione Civile: lavorare in team
8.Essere leader o essere capo? la gestione delle persone, la gestione delle riunioni , fare
squadra, la motivazione delle persone, people satisfaction, intelligenza emotiva nella
leadership, personale di contatto e capacità assertiva