1. Serve un porto SMART
Premessa
L’Italia ha costantemente sottovalutato il ruolo strategico dei porti per l’economia e la
mobilità dell’intero sistema.
Senza porti efficienti, l’Italia non potrà far valere:
1) la peculiarità della sua collocazione geografica;
2) le tante relazioni con altre aree del mondo.
Servono politiche adeguate e correzioni a breve mentre i dati a nostra disposizione ci
dicono che non abbiamo molto tempo per decidere.
Le ragioni
Quali sono le ragioni che indicano una vera e propria urgenza?
1) Solo il 6,3% dei volumi che transitano per Suez giungono in Italia a causa dei ritardi
e delle incertezze sui tempi di transito delle merci.
2) Molte aziende nazionali scelgono gli scali esteri per la movimentazione dei loro
carichi.
3) Il gigantismo navale si somma alle grandi alleanze navali. Ciò significa: navi sempre
più votate all’ottimizzazione del carico. Serve un sistema logistico pronto ad
accogliere questa nuova domanda.
Smart, smart, smart
L’Italia rispetto alle ultime indagini della Banca mondiale ha guadagnato 4 posizioni ed è al
20° posto. Continua ad essere preceduta da Germania, Olanda, Belgio, Francia e Spagna.
Il nostro Paese, rispetto al campione di Paesi comparabili, precede solo la Slovenia (34°).
Le maggiori criticità riguardano le procedure doganali (29° posizione). Esse comportano
per le imprese italiane un’attesa di 19 giorni per esportare e/o 18 giorni per importare (+1
rispetto al 2013) un container rispetto ad una media OCSE rispettivamente di 11 giorni e di
10 giorni (-1 rispetto al 2013). Ciò corrisponde ad una perdita di efficienza del 11,5%
rispetto alla Germania.
Serve una visione strategica del Paese tenendo conto che siamo alle porte della
programmazione 2014-2020 e che quindi oltre 30 miliardi di euro di risorse UE
convoglieranno nei nostri territori; e oltre 23 miliardi interesseranno il Mezzogiorno.
Due concetti per dare anima alla scadenza fondi:
a) La crisi che sta vivendo il nostro Paese sollecita le imprese verso una forte spinta
all’export ed all’internazionalizzazione dei prodotti e servizi;
b) Urge il potenziamento ed il rilancio della competitività del settore marittimo, in testa
le infrastrutture.
Risorse, risorse ma non solo
a1) promuovere l’export significa dare alle aziende un solido supporto logistico che dia
rapidità nel far viaggiare le merci, cicli di lavorazione in viaggio, assicurare l’espletamento
dei numerosi adempimenti burocratici connessi all’attraversamento da un Paese all’altro.
b1) resistere non è più sufficiente. Per questo serve un grande snellimento burocratico,
definire con chiarezza quanti e quali debbano essere i controlli sulle merci e quanti sono i
giorni necessari per far si che la merce possa viaggiare senza arenarsi.
2. NOI
Il Mezzogiorno con il suo 63% di export marittimo ed il suo 50% del traffico italiano
movimentato non può non dire la sua. Siamo in presenza di capitale umano marittimo,
infrastrutture ed imprese ed è da queste che occorre iniziare.
Bisogna cogliere l’occasione: il traffico marittimo nel Mediterraneo sta aumentando
nonostante le tensioni politiche dell’area (+105% delle merci in transito dal 2000 al 2013) e
nel Mediterraneo transita il 19% del traffico marittimo mondiale; nel 2005 era il 15%.