1. Facebook,Facebook,
e la (pop)filosofiae la (pop)filosofia
Edoardo Acotto
Università di Torino
Centro di Scienza Cognitiva
Blog: Filosofare stanca <http://edoardoacotto.blogspot.it/>
edacotto@yahoo.fr
3. Pop filosofia
➔
La pop-filosofia era l'ideale filosofico di Gilles
Deleuze: Pop'filosofia. Non c'è nulla da
comprendere e nulla da interpretare (Dialogues,
1977).
➔
Tuttavia conoscere, comprendere e
interpretare fanno certamente parte del
repertorio di finalità della filosofia.
➔
Nessun pop-filosofo segue davvero Deleuze, che
comunque NON è un MISOLOGO...
5. Pop filosofia
➔
Deleuze è “l'inventore” del concetto, ma già la
filosofia greca distingueva tra filosofia
“esoterica” ed “essoterica”
➔
Ex: Pitagorici (acusmatici/mathematici), Platone
(dottrine non scritte/dialoghi), Aristotele (scritti
esoterici/essoterici)
➔
Populärphilosophie, Moses Mendelssohn che
sulla Berlinischen Monatsschrift avviò il dibattito
sull´Illuminismo cui partecipò anche Kant
(filosofo pop?)
6. Pop o popolare?
➔
“Popolo” è un concetto anfibolico, ambiguo, che
significa allo stesso tempo il tutto (“il popolo
italiano”) e una sua parte (“gente del popolo”).
➔
Ecco perché in italiano non si dice “filosofia
popolare”: il POP è implicitamente assunto come
concetto diverso da “popolare”.
➔
Ferraris: la filosofia pop non può essere più
vecchia del pop, ... che nasce dall´alleanza tra la
cultura popolare e i mass media.
8. Contenuto pop
➔
I contenuti della pop-filosofia sono spesso di tipo
MEDIATICO: musica pop/rock (Bob Dylan,
Radiohead), best-seller (Harry Potter), cinema
blockbuster (Matrix), serie tv (), cartoni animati
(Simpson), fumetti (Batman, X-men),
videogiochi (Zelda), status symbol (Harley-
Davidson), ecc..
➔
Il medium più potente (prima della diffusione di
Internet) era la televisione e molta pop-filosofia
sembra avere contenuti di tipo televisivo (il che è
diverso da un'intervista televisiva a Heidegger)
9. Povertà del contenuto
➔
...l´idea è che se uno ha studiato la filosofia può
capire il pop, ma se uno ha studiato la pop
filosofia in effetti ha studiato solo il pop condito
con un po´ di filosofia. Che è una vacanza
intelligente, e un aiuto a capire un po´ del mondo
in cui viviamo, ma non è niente di più di questo...
(M. Ferraris)
10. Contenuto pop
➔
Pop-filosofia = FILOSOFIA DI TUTTO?
➔
Filosofia come ENCICLOPEDIA (Aristotele).
➔
Aristotele che si occupa di tragedie è pop, Wolff è
pop quando spiega l'intero scibile, compreso il
modo di fare la birra, Diderot e D'Alembert sono
pop quando rilanciano il progetto di Wolff con
l'Encyclopédie (M. Ferraris).
11. Forma pop
➔
Rispetto alla “filosofia delle università”
(Schopenhauer), la pop-filosofia adotta una
FORMA ESPOSITIVA leggera, superficiale,
possibilmente divertente.
➔
Esempio: si possono considerare pop-
filosofia che parla “leggermente” di temi
difficili: Luciano de Crescenzo... Filosofia a
fumetti (Logicomix)...
12. Stile pop
➔
Stile = FORMA/CONTENUTO
➔
La pop-filosofia pratica un DIVERSO STILE DI
PENSIERO rispetto alla filosofia accademica.
➔
Lo stile pop-filosofico mira ad avere una rilevanza
ottimale per il grande pubblico: se il contenuto è
difficile la forma dovrà alleggerire l'insieme,
mentre, al contrario, se il contenuto è leggero
(serie tv, canzoni, videogiochi) dovrà
parzialmente nobilitarlo, ma senza renderlo
troppo complesso.
13. Rilevanza del pop
➔
Vantaggi della pop-filosofia (secondo la Teoria
della Rilevanza):
➔
minimizzare lo SFORZO di comprensione e
massimizzare l'EFFETTO cognitivo ed
emotivo.
➔
Nel caso peggiore la pop-filosofia produrrà
scarso effetto cognitivo, ma con poco sforzo.
14. Irrilevanza dell'aristosofia
➔
Svantaggi della filosofia accademica:
massimizza lo SFORZO e (se non minimizza
l'EFFETTO) attribuisce all'OSCURITÀ un effetto
immaginario.
➔
Per fortuna non esiste molta pop-filosofia che
parli in modo difficile di temi facili (tranne forse i
libri sulla filosofia della montagna, della
navigazione, del pendolarismo ecc.).
15. Pop o populismo?
➔
“Senza necessariamente rinvangare il pop
nibelungico delle sfilate naziste, quale sarebbe il
succo di un ipotetico volume su La filosofia di la
pupa e il secchione? ... non è che insistere sul
pop finisce per assecondare l'anti-
intellettualismo dilagante e dominante?”
(M. Ferraris)
16. Pop o populismo?
➔
“...l´inverso della genealogia della morale: mentre
il genealogista ti spiega che dietro a Platone c´è
meschineria e banalità, il filosofo pop, che fa
l'apologista, ti garantisce che dietro alla
meschineria e banalità del quotidiano e del
pecoreccio c´è Platone. E che poi, alla fine, il
pecoreccio è meglio di Platone”
(M. Ferraris)
17. Mappa pop/non-pop
“buono” “cattivo”
DEMOTICO
POP-FILOSOFIA
Forma FACILE
Contenuto DIFFICILE
Esempio: “Facebook e la
filosofia”
FILOSOFIA POPULISTA
Forma FACILE
Contenuto FACILE
Esempio: “Harley-Davidson and
philosophy”
ARISTOCRATICO
FILOSOFIA ACCADEMICA
Forma DIFFICILE
Contenuto DIFFICILE
Esempi: “Critica della Ragion
Pura”, “Essere e tempo”
PSEUDOFILOSOFIA
(“SCOTOFILOSOFIA”)
Forma DIFFICILE
Contenuto FACILE
Esempio: “Filosofia dei
pendolari”
18. Il problema non è il pop!
➔
Definire che cos'è filosofia.
Roberto Casati: “negoziazione di concetti”.
➔
Nel caso di Facebook i concetti sono vaghi e
discordanti: la negoziazione avrà il fine di
renderli il più possibile chiari e distinti e
condivisi.
19. Facebook e la filosofia
➔
CONCETTI per pensare Facebook sono VAGHI:
➔
Facebook è una pratica quotidiana, e sulle
pratiche quotidiane non si riflette
facilmente.
➔
I Facebook studies sono al loro inizio, ma
sui media non si fa che parlare di
Facebook
➔
Il discorso è quindi dominato da
chiacchiera, curiosità, equivoco
(esistenziali heideggeriani).
20. Facebook e la filosofia
➔
SOCIAL NETWORK: “tecnologie dell’intelletto”
(Jack Goody a proposito della scrittura)
➔
ESTERIORIZZAZIONE della facoltà di ragionare
➔
DISPOSITIVI COGNITIVI POTENZIATI
➔
PROTESI delle FACOLTÀ MENTALI
21. Facebook e la filosofia
➔
Facebook: lenta multi-chat = DIALOGO SCRITTO
A PIÙ VOCI, virtualmente aperto a TUTTI
(impressione che Facebook abbatta il digital
divide).
➔
La necessaria differenza temporale che intercorre
tra una produzione segnica e le risposte,
rappresenta un modo per custodire il logos, o
quel che ne resta.
24. La mente socialmente estesa
➔
Si può cogliere un’analogia tra i social network e
ciò che i filosofi chiamano “mente estesa”, ossia
LA SFERA PSICHICA considerata come
esorbitante dai confini del cranio.
➔
Andy Clark e David Chalmers (1998) ripresero
lo slogan di Hilary Putnam: “il significato non
risiede nella testa”.
25. La mente socialmente estesa
➔
Wittgenstein: “una delle idee più pericolose è,
stranamente, che noi pensiamo con la testa o
nella testa” (Big Typescript, §52).
➔
Le scienze cognitive erano di là da venire e
pareva sensato sostenere con i
comportamentisti che i processi mentali non
sono studiabili scientificamente. Su questa idea
si costruiva l’immagine wittgensteiniana del
pensiero extra-cranico.
26. La mente socialmente estesa
➔
Wittgenstein: l’individuazione del processo del
pensiero non può essere confinata all’attività
mentale (oggi diremmo neuronale) ma trova
articolazione ed espressione fuori dalla testa:
il pensiero: un processo nel cervello, nel sistema
nervoso; nella mente; nella bocca e nella
laringe; sulla carta.
(Big Typescript, §52)
27. La mente socialmente estesa
➔
La prospettiva wittgensteiniana permette di
interpretare i social network come luoghi di
pensiero collettivo.
➔
Parafrasando un aforisma del Big Typescript si
potrebbe dire: penso con le dita sulla tastiera e
gli occhi sullo schermo.
28. Facebook e il pensiero
➔
Facebook inaugura l’epoca dei nuovi soggetti
(online). E sono soggetti che leggono e scrivono!
➔
Nell’epoca di Facebook il pensiero è ONLINE:
mentre si fa jogging si può rispondere
mentalmente alle sollecitazioni provenienti da
Facebook, si può “scrivere mentalmente su
Facebook” archiviando anche offline risposte a
sollecitazioni di ogni tipo
➔
(questo valeva anche per la stampa, ma coi
social network il processo è più accessibile e
rapido).
29. Facebook e il Soggetto
Soggetto cartesiano: coscienza autotrasparente
|
Soggetto freudiano: Io, Es Super-Io
|
Soggetto “facebookiano”:
➔
online/offline
➔
multidialogante: “tu-tutti” (Capitini)
➔
narrativo (Bruner: un Sé che “narra storie in cui la
descrizione del Sé fa parte della storia”)
30. Facebook e il Soggetto
➔
Che cos’è un “soggetto online”? Come mutano le
caratteristiche del soggetto quando accede alla
Rete?
➔
È un individuo che esplica in Rete una parte
importante della sua esistenza cognitiva,
affettiva, sociale, ecc.
➔
Sherry Turkle è una delle prime teoriche di un
cyberspazio emancipativo per il soggetto.
31. Facebook e il Soggetto
➔
Che cos’è un “soggetto online”? Come mutano le
caratteristiche del soggetto quando accede alla
Rete?
➔
È un individuo che esplica in Rete una parte
importante della sua esistenza cognitiva,
affettiva, sociale, ecc.
➔
Sherry Turkle è una delle prime teoriche di un
cyberspazio emancipativo per il soggetto.
32. Facebook e il Soggetto
➔
Secondo Turkle la Rete offre “all’individuo una
sorta di controllo totale sulla messa in scena
della propria identità”.
➔
Le teorie postmoderne come quello di Turkle,
tendono a negare che l’identità sia (ancora)
qualcosa di rigido e immutabile, e soprattutto
che sia qualcosa di naturale, biologico, un dato
non costruito.
33. Facebook e il Soggetto
➔
Un modello sociologico spesso utilizzato per
pensare le interazioni sui social network è quello
del sociologo canadese Erving Goffman
(1922–1982)
“modello drammaturgico”:
pubblico/privato = palcoscenico/retroscena
34. Facebook e il Soggetto
➔
L’individuo-attore “mette in scena il possesso di
caratteristiche sociali che dovrebbero garantirgli
di essere valutato e trattato in un determinato
modo dagli altri” (C. Formenti, p.78).
➔
Però gli altri attori oppongono resistenza alle
pretese dell’attore: si è sempre pronti a sfruttare
le incrinature della sua “armatura simbolica”.
35. Facebook e il Soggetto
➔
Per affermare il proprio ruolo sociale, l’individuo-
attore ha bisogno della cooperazione di
un’équipe (Goffman) che confermi le pretese
sociali dell’attore.
➔
Va notato che nel retroscena, l’équipe può
ammettere i segreti che non balzano alla
ribalta.
➔
Il teatro sociale secondo Goffman permette di
indossare diverse maschere, purché di fronte a
persone diverse.
37. Facebook e fiducia
➔
I social network rendono obsoleto il ruolo delle
équipe nel senso di Goffman, alterando il modo
di attribuire fiducia agli attori.
➔
Nella “modernità online”, infatti, viene sempre
meno la fiducia nei “sistemi esperti”, negli attori
“istituzionalmente autorevoli”, a prescindere da
meriti effettivi e carisma conquistato sul campo:
sono gli utenti che costruiscono collettivamente
fiducia.
38. Facebook e il Soggetto
➔
Sherry Turkle: assoluta libertà di inventarsi
identità molteplici
➔
Questa situazione avrebbe un valore terapeutico:
➔
nei social network si può “mimare la vita” al
riparo quasi completo dalla sua violenza.
(ma la questione della violenza in Rete è
un problema a cui siamo ancora
impreparati).
39. Facebook e il Soggetto
➔
Empowerement del Sé: gli psicologi sociali hanno
rilevato come in Rete si sia più disposti a rivelare
il proprio vero Sé che nella vita “reale” (offline).
➔
Rifkin parla della “portata immensa di Internet e la
facoltà che milioni di persone hanno di entrare in
contatto diretto e intimo, le une con le altre in
una piazza pubblica e globale”.
40. Vita liquida
➔
Adolescenti, analfabetismo emotivo (Goleman), e
identità fluida, per altro in un'epoca di identità
liquida: “è difficile per una sedicenne in una
società collegata a Internet tenere sotto controllo
chi può accedere alla sua identità o apportarvi
cambiamenti” (cit. in Riva, p.148).
➔
Bauman: vita liquida, eterno presente privo di
certezze e legami, fine del futuro e dei progetti,
velocità vs durata.
41. Gli oggetti conversazionali
➔
In “Che cosa spiega una teoria dell’arte?”,
Roberto Casati ha proposto una “teoria
metacognitiva dello spunto per la
conversazione”.
➔
Gli artefatti artistici sarebbero prodotti “con lo
scopo precipuo di essere riconosciuti come
creati in base all’intenzione di creare un oggetto
che servisse a suscitare una qualche
conversazione sulla loro produzione” (Casati,
2002).
42. Gli oggetti conversazionali
➔
I diversi tipi di segni che popolano le bacheche di
Facebook sono prodotti proprio per essere
interpretati come intenzionalmente prodotti per
indurre conversazioni e ragionamenti
➔
anche se non necessariamente vertenti
sulla produzione del segno-spunto (qui
sta la differenza rispetto agli artefatti
artistici).
➔
Inducono un lavoro cognitivo di massimizzazione
della rilevanza (“perché l’ha postato?”).
43. Gli oggetti conversazionali
➔
in certi casi il segno sarà l’equivalente di un vero
e proprio messaggio parafrasabile,
eventualmente rivolto a un uditorio ben
identificato (intenzione comunicativa)
➔
in altri casi si riconoscerà una semplice
intenzione informativa (imitazione di Twitter:
“attenzione questa sera alle 21 conferenza di
pop-filosofia a Corbetta”)
44. Gli oggetti conversazionali
➔
In altri casi ancora si riconoscerà un'intenzione di
innescare una conversazione, ossia:
➔
il segno sarà stato prodotto
➔
affinché si comprendesse
➔
che lo si è prodotto
➔
affinché si riconoscesse
➔
la sua natura di spunto conversazionale
intenzionale.
45. Ragionare online
➔
La mente online è dunque estesa e
conversazionale. Fin qui però non si
sottrarrebbe acqua al mulino di chi sostiene che
i social network intorpidiscano e imbarbariscano
le facoltà cognitive e relazionali.
➔
Per criticare i neo-apocalittici si potrà fare ricorso
alla teoria argomentativa del ragionamento
formulata da Dan Sperber e Hugo Mercier: la
funzione evoluzionistica del ragionare sarebbe
quella di trovare e valutare argomenti in contesti
dialogici.
46. Ragionare online
➔
La teoria argomentativa del ragionamento spiega
le note cattive performance nei test di
ragionamento (il test di Wason è uno dei più
celebri) proprio con l’assenza di un contesto
argomentativo.
➔
Spiega inoltre perché il ragionamento di gruppo
sortisca esiti migliori del ragionamento
individuale: il gruppo costituisce un contesto in
cui si è motivati all’argomentazione,
diversamente che nell’isolamento del pensiero
individuale.
47. Ragionare online
➔
Su Facebook e gli altri social network le
discussioni che lì hanno luogo sembrano
raramente guidate dall’amore per la verità.
➔
Spesso si stigmatizza l’estremizzarsi delle
opinioni sui social network, come se si trattasse
di luoghi essenzialmente votati all’esasperazione
e all’espressione di pensieri aggressivi in modi
violenti.
48. Ragionare online
➔
Se la teoria di Sperber e Mercier è verosimile
anche sui social network si riscontrerà da parte
degli utenti attenzione alla validità degli
argomenti prodotti nelle discussioni online.
➔
La teoria postula anche l’esistenza di euristiche
mentali per vagliare la bontà dell’informazione
(valutazione dell’affidabilità del comunicatore
sulla base delle precedenti argomentazioni,
valutazione della coerenza dei contenuti).
49. Ragionare online
➔
la “vigilanza epistemica” non viene in alcun modo
disattivata dal social network, che è anzi
un’ottima palestra per il ragionamento e
l’argomentazione.
➔
Checché ne dicano i critici, coloro che
partecipano a una discussione su Facebook
dovranno sforzarsi di argomentare.
➔
Prima che Facebook irrompesse nelle nostre vite,
quanti erano abituate ad argomentare e veder
argomentare quotidianamente?
50. Ragionare online
➔
In Italia i programmi scolastici non prevedono
corsi di argomentazione (e nemmeno di logica
formale).
➔
Ed è falso che studiare la storia delle filosofia,
leggere i classici e tradurre dal latino “insegni a
pensare”: possono facilmente diventare esercizi
del tutto sterili, come sa ogni liceale un po’
creativo.
51. Ragionare online
➔
In Italia i programmi scolastici non prevedono
corsi di argomentazione (e nemmeno di logica
formale).
➔
Ed è falso che studiare la storia delle filosofia,
leggere i classici e tradurre dal latino “insegni a
pensare”: possono facilmente diventare esercizi
del tutto sterili, come sa ogni liceale un po’
creativo.
52. Ragionare online
➔
Se il ragionare degli esseri umani ha per funzione
evoluzionistica la valutazione degli argomenti, è
pertinente sostenere che i soggetti online
riattivino ed esercitino una facoltà mentale che
non trovava più grande spazio nella società dello
Spettacolo.
➔
Il futuro naturalmente è tutto da immaginare:
abbiamo bisogno di una nuova pedagogia, per i
nativi digitali, di una nuova socialità (online) e
naturalmente di una politica all'altezza della
situazione (e-democracy)
54. Bibliografia
ARTICOLI:
E.Acotto, Ragionare con la mente estesa, Alfabeta 2, 2010
R.Casati, Che cosa spiega una teoria dell’arte?
M.Ferraris, Critica della ragione pop, La Repubblica
(http://altrimondi.gazzetta.it/2010/06/critica-della-ragione-pop.html)
R. Esposito, Ma Kant e Spinoza non diventano pop, La Repubblica, 19
settembre 2012
H.Mercier, D.Sperber, Why do humans reason? Arguments for an
argumentative theory, Behavioral and Brain Sciences
G.Origgi, Per una scienza cognitiva di Internet, Il Mulino, 2002
P.A.Rovatti, Contro il populismo (filosofico), aut aut
(http://autaut.saggiatore.it/2012/10/contro-il-populismo-filosofico/)
D.Sperber, The guru effect, (http://www.dan.sperber.fr/wp-
content/uploads/guru-effect.pdf)
55. Bibliografia
LIBRI:
R. Casati, Prima lezione di filosofia, Laterza, 2011
G. Deleuze, C. Parnet, Conversazioni, Feltrinelli,
Milano 1980.
C. Formenti, Se questa è democrazia, Manni,
2010
G. Riva, I social network, il Mulino, 2011
D. Sperber, D. Wilson, Relevance: Communication
and Cognition, 2nd edn. Oxford: Blackwell, 1995