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Problem Solving Strategico

PRESENTAZIONE
PROT. N° U072/13
MOD. 06.14
Rev.00 del 18/04/12
Problem Solving
Strategico

2
Premesse

“Il rigore da solo è la morte per
asfissia, la creatività da sola è
pura follia”
Gregory Bateson

3
Premesse

Quando Margareta Maultasch, duchessa del Tirolo, fece accerchiare nel 1334
il castello di Hochosterwitz, in Carinzia, sapeva benissimo che la fortezza,
situata su una rupe fortemente scoscesa che si ergeva alta sulla valle, era
inespugnabile ad un attacco diretto e avrebbe ceduto soltanto dopo un lungo
assedio. Giunse il giorno in cui la situazione dei difensori si fece critica: tutto
ciò che restava delle loro provviste era un bue e due sacchi d’orzo.
Ugualmente pressante, anche per ragioni diverse, stava però diventando pure
la situazione di Margareta: sembrava che l’assedio non dovesse finire mai: e le
sue truppe, di cui aveva urgente bisogno per impiegarle altrove, cominciavano
ad essere indisciplinate. A questo punto il comandante del castello decise
un’azione disperata che ai suoi uomini deve essere sembrata un gesto di pura
pazzia: fece macellare l’ultimo bue, con l’orzo che restava gli fece riempire la
cavità addominale, e ordinò che la carcassa venisse gettata lungo i ripidi
pendii della rupe in un prato antistante al campo nemico. Dopo aver ricevuto
questo beffardo messaggio, la duchessa si scoraggiò e tolse l’assedio,
allontanandosi con le sue truppe.

(tratto da «Change» di P. Watzawiche, J. Weakland e R. Fish)

4
Premesse

Plutarco narra che l’antica città di Mileto si trovò ad affrontare un
fenomeno strano e spaventoso: giovani e belle fanciulle si
suicidavano, come spinte da una forza oscura. Chi si gettava da una
rupe, chi si impiccava o trafiggeva il cuore con una lama: sembrava
che un’aria avvelenata inducesse le giovani donne della città a
compiere questi atti contro se stesse. A nulla erano valsi gli sforzi
delle famiglie e i discorsi del consiglio dei saggi: la catena di suicidi
di susseguiva inesorabile. Il governo della città chiese allora
consiglio ad un vecchio saggio che viveva ritirato sulle colline.
Questi diede loro un’indicazione sorprendente: «Emettete un editto
dove si comunica che da ora in avanti il corpo di ogni donna
suicida sarà esposto nudo fino alla putrefazione nella piazza del
mercato». I suicidi cessarono immediatamente, lo stratagemma
aveva avuto successo.
(tratto da «Cavalcare la propria tigre» di G. Nardone)

5
Premesse

Il Problem Solving è la
tecnologia per trovare soluzioni
ai nostri problemi

6
Premesse

Il Problem Solving è un
catalizzatore del cambiamento

7
Premesse

Il Problem Solving Strategico ha
dei nemici che possono rendere
vani i nostri sforzi, sono gli:

8
Premesse
Siamo noi la risposta ai nostri
problemi.
Dobbiamo assumerci la
responsabilità del successo e del
fallimento

9
Premesse

Il Problem Solving
Strategico è un percorso
costituito da una serie di
fasi chiare e strutturate

10
Premesse - Fasi

1. Definire il Problema

2. Accordare l’obiettivo
3. Analisi e
Valutazione delle
Tentate Soluzioni

4. Le Tecniche
5. La Soluzione

11
1. Definire il
Problema

12
1. Definire il Problema

Il problema è:
Un ostacolo da superare?
Un difetto da rimuovere?
Un miglioramento da
conseguire?
Un traguardo da raggiungere?

13
1. Definire il Problema
Il problema è legato a:
• Un errore di strategia (non so cosa fare).
• Un errore di comunicazione (so cosa
fare, ma lo faccio male).
• Un errore di relazione (so cosa fare e
saprei farlo bene, ma ho un ‘blocco’ e
non ci riesco)

14
1. Definire il Problema

Definire in modo «efficace» il problema è
tutt’altro che scontato; affrontare
adeguatamente questa fase permette di
risparmiare tempo nelle fasi successive e di
indirizzare il lavoro in modo corretto

La maggioranza dei problemi
non deriva dalle risposte che ci
diamo ma dalle domande che ci
poniamo
Immanuel Kant
15
1. Definire il Problema

Un semplice dato di fatto, in sé, non
costituisce un problema

“Non sono le cose in se stesse a
preoccuparci, ma le opinioni
che ci facciamo delle cose”
Epitteto

“Non esiste niente di buono o di
cattivo; è il pensiero che lo
rende tale”
Shakespeare

16
1. Definire il Problema

Per fare un passo avanti dobbiamo aver chiarito i
seguenti 5 punti:
che cosa è effettivamente il problema,
chi ne è coinvolto,
dove esso si verifica,
quando appare,
come funziona

17
1. Definire il Problema

Se si lavora in
squadra è
importante
giungere ad un
accordo
congiunto sulla
definizione del
problema e
delle sue
caratteristiche

Se si lavora
individualmente
è fondamentale
cercare di vedere
il problema da
tutte le
prospettive che
si riescono ad
immaginare

18
1. Definire il Problema

Tutti noi abbiamo la tendenza a voler vedere
nella realtà ciò che conferma le nostre
sensazioni ed idee. Per fare una buona analisi
dobbiamo stare attenti a non cadere vittime
dei nostri autoinganni e dei nostri pregiudizi

19
2. Accordare
l’obiettivo

20
2. Accordare l’obiettivo
Descrivete quali sarebbero i
cambiamenti concreti che, una
volta realizzati, farebbero
affermare che il problema è
risolto. Questo permette di
evidenziare costantemente il
focus dell’intervento

21
2. Accordare l’obiettivo

Rendete l’obiettivo SMART
Specifico;
Misurabile;
Accordato;
Raggiungibile;
Tempificato.

22
Esercitazione a coppie – 20 minuti

A turno, i membri di ciascuna coppia
ricopriranno i ruoli di A e di B.
A presenterà un suo problema e B lo aiuterà,
utilizzando la GRIGLIA DOMANDE, a definire
la situazione presente e la situazione
desiderata, e le differenze tra le due in
termini specifici e concreti rifiutando
spiegazioni astratte o generiche

23
Esercitazione a coppie – Griglia Domande

Griglia domande per definizione di problemi ed obiettivi:
• Qual è il problema?
• Quali sono i suoi effetti negativi concreti?
• Chi ne è coinvolto? Chi NON ne è coinvolto?
• Dove si verifica? Dove NON si verifica?
• Quando si manifesta? Quando NON si manifesta?
• In che cosa lo Stato Desiderato sarà diverso dallo Stato
Presente? Descrivi le differenze in termini specifici e
concreti.
• Entro quando vuoi raggiungere il tuo obiettivo?
• In che modo verificherai e misurerai il progresso verso
il tuo obiettivo ed il suo raggiungimento?

24
3. Analisi e
Valutazione delle
Tentate Soluzioni

25
3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni
•

•

Individuate e valutate tutti i tentativi messi in
atto per risolvere il problema. Questa analisi
permetterà di distinguere tra:
 tentativi fallimentari
 tentativi che hanno funzionato, magari solo
parzialmente
Questa fase ci permette di progettare una
soluzione con una chiara consapevolezza di ciò
che funziona e di ciò che non funziona.

26
3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni

Spesso sono proprio le tentate soluzioni messe
in atto ad alimentare il problema che si
vorrebbe risolvere

Remare più forte non è di aiuto
se l'imbarcazione è orientata
dalla parte sbagliata
Kenichi Omahe
27
3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni

Una difficoltà può trasformarsi in un
problema quando:
• Si interviene quando non si dovrebbe
• Non si interviene quando si dovrebbe
• Si interviene in modo inappropriato
• Si continua ad applicare la stessa
soluzione anche quando non produce
cambiamenti

28
4.1 Le Tecniche Come Peggiorare

29
4.1 Le Tecniche – Come Peggiorare

Fatevi questa domanda: “Se volessi far
peggiorare ulteriormente la situazione
invece di migliorarla, come potrei fare?»
Elencate con attenzione le attività che
potrebbero aggravare il problema invece
di risolverlo

30
4.1 Le Tecniche – Come Peggiorare

A volte quando ci sforziamo di trovare
razionalmente soluzioni alternative,
incontriamo grandi difficoltà a trovare
nuove vie. Questa attività paradossale
libera dallo sforzo che inibisce la scoperta
spontanea

31
4.2 Le Tecniche Lo Scenario oltre il
Problema

32
4.2 Le Tecniche – Lo Scenario oltre il Problema
Immaginate quale sarebbe lo scenario
riguardo alla situazione da cambiare, una
volta che il problema fosse completamente
risolto. Convinciamo la nostra mente a
immaginare quali sarebbero tutte le
caratteristiche della situazione ideale, dopo
aver realizzato il cambiamento strategico

33
Esercitazione a coppie – 20 minuti

Nelle stesse coppie dell’esercizio
precedente, i membri di ciascuna coppia
ricopriranno, a turno, i ruoli di A e di B.
In relazione al problema precedentemente
descritto da A, B lo aiuterà a:
• Analizzare le tentate soluzioni
(funzionali e disfunzionali) utilizzando
anche la tecnica del «come peggiorare»
• Definire e visualizzare «lo scenario
oltre il problema».

34
4.3 I Piccoli Passi

35
4.3 Le Tecniche – I Piccoli Passi
Per rendere applicabile una strategia
messa a punto per sbloccare una
situazione problematica è fondamentale
iniziare dal più piccolo, ma concreto
cambiamento ottenibile. Perciò
applichiamo la nostra strategia
concentrandoci sul più piccolo e
apparentemente innocuo intervento da
realizzare

36
4.3 Le Tecniche – I Piccoli Passi

Iniziare dal passo più semplice ci salva
dalle nostre eventuali incapacità nel
realizzare grandi azioni e al tempo
stesso riduce la resistenza al
cambiamento del sistema sul quale si
interviene

37
4.4 Lo Scalatore

38
4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore

Quando si ha un problema complesso da
risolvere risulta utile partire dall’obiettivo da
raggiungere e immaginare lo stadio subito
precedente, poi lo stadio precedente ancora,
sino a giungere al punto di partenza. Il percorso
viene frazionato in 10 micro-obiettivi che
partendo dall’arrivo evitano di compiere passi
falsi

39
4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore

Disegnate una scala con 10
gradini e scrivete in cima la
situazione ideale. Al nono
gradino inserite la
situazione in modo tale che
solo con un piccolo passo si
arriverebbe in cima. Allo
stesso modo preparate tutti
i restanti otto gradini

40
4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore

Concentratevi solo
sul primo gradino ed
iniziate da quello

41
Esercitazione a coppie – 20 minuti

Nelle stesse coppie dell’esercizio
precedente, i membri di ciascuna coppia
ricopriranno, a turno, i ruoli di A e di B.
In relazione al problema precedentemente
descritto da A, e sulla base delle tentate
soluzioni messe in atto e dell’obiettivo da
raggiungere, B lo aiuterà a:
• Definire il piano d’azione (tecnica dello
scalatore)
• Quale sarà il primo piccolo passo su cui A
dovrà focalizzarsi

42
5. La Soluzione

43
5. La Soluzione

Aggiustare il Tiro

44
5. La Soluzione

Talvolta, sbloccate le prime rigidità, ci si
può rendere conto che la situazione appare
diversa da come si presentava all’inizio. In
questi casi è importante essere flessibili,
soffermarsi e procedere alla ridefinizione
del problema e a volte degli obiettivi

45
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  • 1. Problem Solving Strategico PRESENTAZIONE PROT. N° U072/13 MOD. 06.14 Rev.00 del 18/04/12
  • 3. Premesse “Il rigore da solo è la morte per asfissia, la creatività da sola è pura follia” Gregory Bateson 3
  • 4. Premesse Quando Margareta Maultasch, duchessa del Tirolo, fece accerchiare nel 1334 il castello di Hochosterwitz, in Carinzia, sapeva benissimo che la fortezza, situata su una rupe fortemente scoscesa che si ergeva alta sulla valle, era inespugnabile ad un attacco diretto e avrebbe ceduto soltanto dopo un lungo assedio. Giunse il giorno in cui la situazione dei difensori si fece critica: tutto ciò che restava delle loro provviste era un bue e due sacchi d’orzo. Ugualmente pressante, anche per ragioni diverse, stava però diventando pure la situazione di Margareta: sembrava che l’assedio non dovesse finire mai: e le sue truppe, di cui aveva urgente bisogno per impiegarle altrove, cominciavano ad essere indisciplinate. A questo punto il comandante del castello decise un’azione disperata che ai suoi uomini deve essere sembrata un gesto di pura pazzia: fece macellare l’ultimo bue, con l’orzo che restava gli fece riempire la cavità addominale, e ordinò che la carcassa venisse gettata lungo i ripidi pendii della rupe in un prato antistante al campo nemico. Dopo aver ricevuto questo beffardo messaggio, la duchessa si scoraggiò e tolse l’assedio, allontanandosi con le sue truppe. (tratto da «Change» di P. Watzawiche, J. Weakland e R. Fish) 4
  • 5. Premesse Plutarco narra che l’antica città di Mileto si trovò ad affrontare un fenomeno strano e spaventoso: giovani e belle fanciulle si suicidavano, come spinte da una forza oscura. Chi si gettava da una rupe, chi si impiccava o trafiggeva il cuore con una lama: sembrava che un’aria avvelenata inducesse le giovani donne della città a compiere questi atti contro se stesse. A nulla erano valsi gli sforzi delle famiglie e i discorsi del consiglio dei saggi: la catena di suicidi di susseguiva inesorabile. Il governo della città chiese allora consiglio ad un vecchio saggio che viveva ritirato sulle colline. Questi diede loro un’indicazione sorprendente: «Emettete un editto dove si comunica che da ora in avanti il corpo di ogni donna suicida sarà esposto nudo fino alla putrefazione nella piazza del mercato». I suicidi cessarono immediatamente, lo stratagemma aveva avuto successo. (tratto da «Cavalcare la propria tigre» di G. Nardone) 5
  • 6. Premesse Il Problem Solving è la tecnologia per trovare soluzioni ai nostri problemi 6
  • 7. Premesse Il Problem Solving è un catalizzatore del cambiamento 7
  • 8. Premesse Il Problem Solving Strategico ha dei nemici che possono rendere vani i nostri sforzi, sono gli: 8
  • 9. Premesse Siamo noi la risposta ai nostri problemi. Dobbiamo assumerci la responsabilità del successo e del fallimento 9
  • 10. Premesse Il Problem Solving Strategico è un percorso costituito da una serie di fasi chiare e strutturate 10
  • 11. Premesse - Fasi 1. Definire il Problema 2. Accordare l’obiettivo 3. Analisi e Valutazione delle Tentate Soluzioni 4. Le Tecniche 5. La Soluzione 11
  • 13. 1. Definire il Problema Il problema è: Un ostacolo da superare? Un difetto da rimuovere? Un miglioramento da conseguire? Un traguardo da raggiungere? 13
  • 14. 1. Definire il Problema Il problema è legato a: • Un errore di strategia (non so cosa fare). • Un errore di comunicazione (so cosa fare, ma lo faccio male). • Un errore di relazione (so cosa fare e saprei farlo bene, ma ho un ‘blocco’ e non ci riesco) 14
  • 15. 1. Definire il Problema Definire in modo «efficace» il problema è tutt’altro che scontato; affrontare adeguatamente questa fase permette di risparmiare tempo nelle fasi successive e di indirizzare il lavoro in modo corretto La maggioranza dei problemi non deriva dalle risposte che ci diamo ma dalle domande che ci poniamo Immanuel Kant 15
  • 16. 1. Definire il Problema Un semplice dato di fatto, in sé, non costituisce un problema “Non sono le cose in se stesse a preoccuparci, ma le opinioni che ci facciamo delle cose” Epitteto “Non esiste niente di buono o di cattivo; è il pensiero che lo rende tale” Shakespeare 16
  • 17. 1. Definire il Problema Per fare un passo avanti dobbiamo aver chiarito i seguenti 5 punti: che cosa è effettivamente il problema, chi ne è coinvolto, dove esso si verifica, quando appare, come funziona 17
  • 18. 1. Definire il Problema Se si lavora in squadra è importante giungere ad un accordo congiunto sulla definizione del problema e delle sue caratteristiche Se si lavora individualmente è fondamentale cercare di vedere il problema da tutte le prospettive che si riescono ad immaginare 18
  • 19. 1. Definire il Problema Tutti noi abbiamo la tendenza a voler vedere nella realtà ciò che conferma le nostre sensazioni ed idee. Per fare una buona analisi dobbiamo stare attenti a non cadere vittime dei nostri autoinganni e dei nostri pregiudizi 19
  • 21. 2. Accordare l’obiettivo Descrivete quali sarebbero i cambiamenti concreti che, una volta realizzati, farebbero affermare che il problema è risolto. Questo permette di evidenziare costantemente il focus dell’intervento 21
  • 22. 2. Accordare l’obiettivo Rendete l’obiettivo SMART Specifico; Misurabile; Accordato; Raggiungibile; Tempificato. 22
  • 23. Esercitazione a coppie – 20 minuti A turno, i membri di ciascuna coppia ricopriranno i ruoli di A e di B. A presenterà un suo problema e B lo aiuterà, utilizzando la GRIGLIA DOMANDE, a definire la situazione presente e la situazione desiderata, e le differenze tra le due in termini specifici e concreti rifiutando spiegazioni astratte o generiche 23
  • 24. Esercitazione a coppie – Griglia Domande Griglia domande per definizione di problemi ed obiettivi: • Qual è il problema? • Quali sono i suoi effetti negativi concreti? • Chi ne è coinvolto? Chi NON ne è coinvolto? • Dove si verifica? Dove NON si verifica? • Quando si manifesta? Quando NON si manifesta? • In che cosa lo Stato Desiderato sarà diverso dallo Stato Presente? Descrivi le differenze in termini specifici e concreti. • Entro quando vuoi raggiungere il tuo obiettivo? • In che modo verificherai e misurerai il progresso verso il tuo obiettivo ed il suo raggiungimento? 24
  • 25. 3. Analisi e Valutazione delle Tentate Soluzioni 25
  • 26. 3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni • • Individuate e valutate tutti i tentativi messi in atto per risolvere il problema. Questa analisi permetterà di distinguere tra:  tentativi fallimentari  tentativi che hanno funzionato, magari solo parzialmente Questa fase ci permette di progettare una soluzione con una chiara consapevolezza di ciò che funziona e di ciò che non funziona. 26
  • 27. 3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni Spesso sono proprio le tentate soluzioni messe in atto ad alimentare il problema che si vorrebbe risolvere Remare più forte non è di aiuto se l'imbarcazione è orientata dalla parte sbagliata Kenichi Omahe 27
  • 28. 3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni Una difficoltà può trasformarsi in un problema quando: • Si interviene quando non si dovrebbe • Non si interviene quando si dovrebbe • Si interviene in modo inappropriato • Si continua ad applicare la stessa soluzione anche quando non produce cambiamenti 28
  • 29. 4.1 Le Tecniche Come Peggiorare 29
  • 30. 4.1 Le Tecniche – Come Peggiorare Fatevi questa domanda: “Se volessi far peggiorare ulteriormente la situazione invece di migliorarla, come potrei fare?» Elencate con attenzione le attività che potrebbero aggravare il problema invece di risolverlo 30
  • 31. 4.1 Le Tecniche – Come Peggiorare A volte quando ci sforziamo di trovare razionalmente soluzioni alternative, incontriamo grandi difficoltà a trovare nuove vie. Questa attività paradossale libera dallo sforzo che inibisce la scoperta spontanea 31
  • 32. 4.2 Le Tecniche Lo Scenario oltre il Problema 32
  • 33. 4.2 Le Tecniche – Lo Scenario oltre il Problema Immaginate quale sarebbe lo scenario riguardo alla situazione da cambiare, una volta che il problema fosse completamente risolto. Convinciamo la nostra mente a immaginare quali sarebbero tutte le caratteristiche della situazione ideale, dopo aver realizzato il cambiamento strategico 33
  • 34. Esercitazione a coppie – 20 minuti Nelle stesse coppie dell’esercizio precedente, i membri di ciascuna coppia ricopriranno, a turno, i ruoli di A e di B. In relazione al problema precedentemente descritto da A, B lo aiuterà a: • Analizzare le tentate soluzioni (funzionali e disfunzionali) utilizzando anche la tecnica del «come peggiorare» • Definire e visualizzare «lo scenario oltre il problema». 34
  • 35. 4.3 I Piccoli Passi 35
  • 36. 4.3 Le Tecniche – I Piccoli Passi Per rendere applicabile una strategia messa a punto per sbloccare una situazione problematica è fondamentale iniziare dal più piccolo, ma concreto cambiamento ottenibile. Perciò applichiamo la nostra strategia concentrandoci sul più piccolo e apparentemente innocuo intervento da realizzare 36
  • 37. 4.3 Le Tecniche – I Piccoli Passi Iniziare dal passo più semplice ci salva dalle nostre eventuali incapacità nel realizzare grandi azioni e al tempo stesso riduce la resistenza al cambiamento del sistema sul quale si interviene 37
  • 39. 4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore Quando si ha un problema complesso da risolvere risulta utile partire dall’obiettivo da raggiungere e immaginare lo stadio subito precedente, poi lo stadio precedente ancora, sino a giungere al punto di partenza. Il percorso viene frazionato in 10 micro-obiettivi che partendo dall’arrivo evitano di compiere passi falsi 39
  • 40. 4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore Disegnate una scala con 10 gradini e scrivete in cima la situazione ideale. Al nono gradino inserite la situazione in modo tale che solo con un piccolo passo si arriverebbe in cima. Allo stesso modo preparate tutti i restanti otto gradini 40
  • 41. 4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore Concentratevi solo sul primo gradino ed iniziate da quello 41
  • 42. Esercitazione a coppie – 20 minuti Nelle stesse coppie dell’esercizio precedente, i membri di ciascuna coppia ricopriranno, a turno, i ruoli di A e di B. In relazione al problema precedentemente descritto da A, e sulla base delle tentate soluzioni messe in atto e dell’obiettivo da raggiungere, B lo aiuterà a: • Definire il piano d’azione (tecnica dello scalatore) • Quale sarà il primo piccolo passo su cui A dovrà focalizzarsi 42
  • 45. 5. La Soluzione Talvolta, sbloccate le prime rigidità, ci si può rendere conto che la situazione appare diversa da come si presentava all’inizio. In questi casi è importante essere flessibili, soffermarsi e procedere alla ridefinizione del problema e a volte degli obiettivi 45