Mercoledì 28 gennaio 2015, ore 17.00
Sala Consiliare della Municipalità di Venezia, Murano e Burano, San Lorenzo, Castello 5065/i, Venezia.
Il relatore Giannandrea Mencini, saggista e giornalista, affronterà la tematica, molto spesso dibattuta, della Storia dell'acqua alta a Venezia.
Dopo un breve escursus scientifico sul fenomeno dell’alta marea nella laguna veneziana, verrà raccontata la storia dell’acqua alta, che influenzò costantemente la vita della Serenissima nell’arco delle varie epoche, passando per la costruzione di opere come i murazzi, per le difese a mare della città, ricordando l’alluvione record del 4 novembre 1966 nota come"Aqua granda" per poi analizzare le misure intraprese recentemente per difendere Venezia dalle mareggiate, dalla protezione dei litorali al rialzo della pavimentazione, fino ad arrivare al Sistema Mose.
1. Ciclo di conferenze
Storia e società nel territorio veneto
Storia dell’acqua alta a VeneziaStoria dell’acqua alta a Venezia
Giannandrea Mencini
28 gennaio 2015
Sala Consiliare San Lorenzo - Venezia
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2. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
Storia dell’acqua alta a VeneziaStoria dell’acqua alta a Venezia
Giannandrea Mencini
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L’acqua alta nella storia secolare di Venezia
Questo fenomeno influenzò la vita della Serenissima nell’arco delle
varie epoche.
Negli archivi storici, si conservano numerose annotazioni di più o
meno antichi cronisti sul fenomeno dell’alta marea che caratterizzò la
vita della città fin dalla sua nascita.
Il diacono Giovanni, nella Cronaca riporta cinque episodi di eventi
naturali fuori dalla norma fra cui due acque alti eccezionali. “In quei
tempi nella Venezia, il mare crebbe a tal punto che coprì oltre misura
tutte le isole”, così Giovanni Diacono descrive il fenomeno avvenuto
negli anni del dogado di Giovanni (764-804), mentre nell’886, sotto il
governo di Giovanni II Particiaco, l’evento viene così decritto: “nei
territori delle Venezia ci furono così grandi diluvi che l’acqua penetrò in
tutte le chiese e le case”. L’attacco del mare fu sicuramente impetuoso
fra il 1100 e 1110, quando le onde distrussero Malamocco.
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•Nel 1220 un violento uragano colpì l’isola di Ammiana e Costanzica e
i lidi dell’attuale Cavallino.
•I cronisti dell’epoca ci dicono che nel 1359 le tempeste fecero vari
danni a Pellestrina, nel litorale.
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• Nel 1410 un evento danneggiò tutte le cisterne della città recando
danno a tutte le merci depositate nei magazzini e fondachi.
• Nel 1440 un uragano portò il flusso della marea fino a quasi 10 piedi
di altezza, a tal punto che saliva sul margine a Marghera e
Campalto nella gronda lagunare.
• Nel 1444 “l’acqua causò gravissimi danni ai mercanti”.
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• Anche il 1500 e il 1600 sono caratterizzati da fenomeni di questi
tipo, in particolare si segnalano eventi nel 1535 e 1536.
• Nel 1551, le testimonianze storiche segnalano una disastrosa
mareggiata che nel dicembre dello stesso anno obbligò il Maggior
Consiglio a creare un “Collegio di cittadini”, eletti per scrutinio, che
dovevano provvedere a ricostruire e restaurare le difese dei “lidi”
danneggiate.
• Altra scrittura del 1600 (18-19 dicembre) ci riferisce di gravissimi
danni causati da un fortunale: crebbe il mare con tanto impeto che,
rotto in diversi luoghi il Lido, corsero così alte l’acque nella città che
le barche andavano per la Piazza S. Marco.
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• Nel 1727 (21 dicembre) “L’acque arrivarono agli scalini dell’Altar
Maggiore di Sant’Antonino” e nel 1738 (31 dicembre) “Fu l’acqua
del mare altissima; essendo molti anni che non fu simile
escrescenza, havendosi rovinato quasi tutti i pozzi e moltissime
mercanzie”. Maree “altissime” sono segnalate nel 1742, 1746 e
1748.
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• Nel 1744 veniva posta la prima pietra dei “murazzi”. Questa
imponente opera muraria di difesa dal mare si basava su un
progetto dell’Abate Vincenzo Coronelli, perfezionato e realizzato poi
da Bernardino Zendrini, matematico di Stato. Per l’ossatura dei
murazzi si scelsero i marmi istriani mentre, in precedenza, erano
costituiti solo da argini di terra e palizzate, quindi facilmente preda
del mare in burrasca.
Nel 1751 un tratto della grande muraglia era compiuto e nel 1783 la
muraglia veniva allungata ulteriormente. Dopo soli 39 anni di lavori,
se si pensa alle possibilità tecniche di allora, l’ampiezza dell’opera
che raggiunse i 5297 metri così suddivisi: 4027 nell’isola di
Pellestrina, 1270 a Sottomarina. A questi vanno aggiunti 11 Km a
San Pietro in Volta e 5 km al Lido.
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• Nel 1794, per la prima volta un giornale, la “Gazzetta urbana
veneta” dedica un articolo all’acqua alta, un articolo che tratta il
fenomeno con semplicità, quasi con ironia, dove vengono messi in
risalto gli aspetti più insoliti e curiosi, con i cittadini non
particolarmente preoccupati dal fenomeno.
• Nel 1839 (5 dicembre) l’”Acqua alta fino ai primi gradini della porta
del Seminario alle Zattere”.
• Successivamente nel 1848 viene segnalata acqua alta a 140 cm e
nel 1867 l’acqua arriva a 153 cm.
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• L’evento del 1867 è l’ultimo raccontato dalle cronache, da questo
momento iniziano le regolari osservazioni e registrazioni delle
altezze di marea dal mareografo situato alla Punta della Salute.
• L’evento del 1867 è l’ultimo raccontato dalle cronache, da questo
momento iniziano le regolari osservazioni e registrazioni delle
altezze di marea dal mareografo situato alla Punta della Salute.
• Successivamente, con certezza a partire dal 1872, dopo un lungo
periodo nel quale queste osservazioni erano raccontate da cronisti
interessati ai fenomeni della natura, ed in particolare a quelli di una
certa intensità, si passa alle osservazioni eseguite con metodi più
scientifici.
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• Dal 1923 al 1966 Venezia ha visto 30 eventi di marea compresi tra
+110 cm e +120 cm sul l.m.m., interessando cioè un territorio pari
al 35% della città. Sedici eventi sono stati uguali o superiori a +120
cm, allagando cioè quasi il 69 % della città.
• Tra questi ultimi, l’alluvione del 1966, +194 cm, che ha allagato il
100% del suolo cittadino causando molti danni e che analizzeremo
successivamente.
• Ma se questi fenomeni erano piuttosto rari nei primi anni del ‘900,
negli anni cinquanta c’è stato un vistoso aumento della frequenza
dei livelli di marea più alti. Il 1966 e gli anni seguenti confermano
questa tendenza.
L’acqua alta nella storia secolare di Venezia
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Tra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacinoTra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacino
lagunare:lagunare:
• L’apertura del ponte translagunare e l’arginatura delle valli da pesca
tra il 1931 e il 1933.
• La costruzione della seconda zona industriale (1149 ettari strappati
alla laguna e al libero flusso delle maree) e del canale industriale
Sud, la bonifica delle barene per la costruzione dell’aeroporto Marco
Polo a Tessera, le bonifiche a San Giuliano nella gronda lagunare e
la costruzione dell’isola del Tronchetto, il tutto fra il 1957 e il 1961.
• Infine, tra il 1966 e 1968, la costruzione della prima fase della terza
zona industriale (1190 ettari su i 4.035 previsti) e l’escavo del Canale
Malamocco – Marghera detto dei Petroli, per portare le grandi
petroliere dalla bocca di porto degli Alberoni alla zona industriale di
Marghera.
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Tra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacinoTra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacino
lagunare:lagunare:
• Fra questi da ricordare gli imbonimenti per la costruzione della prima
zona industriale (860 ettari) e dei canali industriali Nord e Ovest fra il
1917 e 1924.
• L’escavo del canale Vittorio Emanuele da Venezia a Marghera e
l’approfondimento del Canale della Giudecca (1919-1922).
• Le bonifiche agricole del 1930 ai margini della Laguna.
L’acqua alta nella storia secolare di Venezia
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4 Novembre 1966
• il 100% della Città coperta dall’acqua;
• oltre il 90% con più di 50 cm di acqua;
• 1/3 della Città con quasi 80 cm di acqua;
• oltre 1 m d’acqua sopra la Piazza San Marco e le zone
più basse della Città.
Ciò che conta ancor di più:
• per 30 ore la marea rimase sopra i +100 cm sullo 0
mareografico;
• per 12 ore la marea rimase sopra i + 150 cm sullo 0
mareografico.
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“…“…invertendo ogni regola e sconvolgendo ogni tradizioneinvertendo ogni regola e sconvolgendo ogni tradizione
proprio nel momento in cui avrebbe dovuto calare, riprese aproprio nel momento in cui avrebbe dovuto calare, riprese a
salire. A quel punto - erano le 18 - l'incolumità di Venezia parvesalire. A quel punto - erano le 18 - l'incolumità di Venezia parve
vacillare…”.vacillare…”.
““Quando, verso le 21, ormai contro ogni attesa, le acqueQuando, verso le 21, ormai contro ogni attesa, le acque
cominciarono a scemare, più d'uno dovette credere al miracolo. Ilcominciarono a scemare, più d'uno dovette credere al miracolo. Il
ritorno così tardivo alla regola fu un altro colpo di scena, un altroritorno così tardivo alla regola fu un altro colpo di scena, un altro
repentino voltafaccia. Così come era montata, la marea se nerepentino voltafaccia. Così come era montata, la marea se ne
usciva dalla città, improvvisamente e con una violenza pari ausciva dalla città, improvvisamente e con una violenza pari a
quella del suo accesso”.quella del suo accesso”.
4 novembre 1966
“Murazzi” dopo l’alluvione
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“…“…le mura di Venezia, il 4 novembre, si sono aperte in unale mura di Venezia, il 4 novembre, si sono aperte in una
decina di Punti per un totale di ottanta metri e per altri seicento sidecina di Punti per un totale di ottanta metri e per altri seicento si
sono slabbrate o lesionate o incrinate. Agli abitanti del luogosono slabbrate o lesionate o incrinate. Agli abitanti del luogo
parve giunta la fine del mondo: fin che il telefono funzionò,parve giunta la fine del mondo: fin che il telefono funzionò,
invocarono aiuto da Venezia, poi fuggirono in barca alla volta delinvocarono aiuto da Venezia, poi fuggirono in barca alla volta del
Lido. Quando Venezia raggiunse le due borgate (Pellestrina eLido. Quando Venezia raggiunse le due borgate (Pellestrina e
San Piero in Volta) con una motozattera e alcuni vapori metàSan Piero in Volta) con una motozattera e alcuni vapori metà
della popolazione era già scappata via.della popolazione era già scappata via.
A sera mentre il mare continuava a sbriciolare le colossali mura,A sera mentre il mare continuava a sbriciolare le colossali mura,
Pellestrina era pressoché deserta”Pellestrina era pressoché deserta”..
4 novembre 1966
“Murazzi” dopo l’alluvione
16. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• circa 4.000 tonnellate di merci, materiali, attrezzi rese inservibili e
abbandonate nelle calli e nei campi;
• “Scoppiate” per la pressione dell’acqua quasi tutte le cisterne
interrate di nafta per riscaldamento, con la città invasa da una vera
e propria “marea nera”;
• linee elettriche saltate, 430 cabine di trasformazione danneggiate,
la città al buio per ore, la sera del 5 novembre è ancora senza
energia elettrica 1/3 degli utenti, la normalità torna dopo una
settimana;
• oltre 8.000 le linee telefoniche danneggiate;
• 2.531 persone ricoverate in alloggi sostitutivi o locande (erano
10.000 le famiglie ancora abitanti ai piani terra);
4 novembre 1966
I danni
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• 10 miliardi di lire (di allora) i danni al comparto del commercio;
• 2.000 aziende artigiane su 2.700 danneggiate;
• la quasi totalità delle industrie del vetro di Murano risultano colpite,
2.550 operai vengono messi in cassa integrazione;
• distrutte le coltivazioni orticole di Sant’Erasmo, gravemente
danneggiate quelle del Cavallino;
• danneggiati il Gran Teatro “La Fenice”, la Biblioteca Marciana, la
Fondazione “Cini” all’Isola di San Giorgio, la cripta della Basilica di
San Marco è invasa dalle acque;
• complessivamente la stima dei danni viene fatta ammontare a 40
miliardi di lire.
4 novembre 1966
I danni
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• lo scavo di canali di grande navigazione, molto profondi,lo scavo di canali di grande navigazione, molto profondi,
incompatibili con l’ambiente lagunare;incompatibili con l’ambiente lagunare;
• l’eccessiva profondità delle bocche di porto el’eccessiva profondità delle bocche di porto e
conseguentemente i volumi d’acqua elevatissimi scambiati traconseguentemente i volumi d’acqua elevatissimi scambiati tra
mare e laguna con l’erosione dei fondali lagunari, soprattuttomare e laguna con l’erosione dei fondali lagunari, soprattutto
nella zona centrale;nella zona centrale;
• la riduzione della superficie lagunare tramite:la riduzione della superficie lagunare tramite:
• l’inbonimento di vaste aree (colmate) per le bonifichel’inbonimento di vaste aree (colmate) per le bonifiche
agricole e per i nuovi insediamenti industriali;agricole e per i nuovi insediamenti industriali;
• la chiusure delle valli da pesca al flusso delle maree;la chiusure delle valli da pesca al flusso delle maree;
• la subsidenza provocata dall’estrazione di acqua dolce dallela subsidenza provocata dall’estrazione di acqua dolce dalle
falde per le esigenze del Polo industriale di Margherafalde per le esigenze del Polo industriale di Marghera..
4 novembre 1966
Le cause del dissesto
19. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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Principali modifiche in laguna e lungo la gronda
lagunare
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• Il 4 novembre 1966 il nord e il centro d’Italia furono colpiti da una
perturbazione molto forte. Alcune città risultarono sommerse
dall’acqua, non solo Venezia, ma anche Milano, Trento e
soprattutto Firenze. La situazione era drammatica anche nel Basso
Polesine dove per svariati giorni si temette l’esondazione del Po.
Molti fiumi veneti, come il Piave, il Brenta e il Livenza strariparono
e nel Friuli Venezia Giulia, lo straripamento del Tagliamento,
comportò l’allagamento di ampie zone e comuni del suo basso
corso come Latisana;
• Trento è un’isola, 18 morti nelle valli così titolava il giornale
“l’Adige” l’edizione di domenica 6 novembre 1966, due giorni dopo
la sera dell’alluvione. Nelle valli la situazione era drammatica,
sassi e fango avevano sommerso interi villaggi;
4 novembre 1966
danni non solo a Venezia
21. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• Gli effetti dell’acqua alta all’interno della laguna, come ha spesso
ricordato nei suoi interventi l’ing. Antonio Rusconi, furono riconducibili
a tre tipologie: ingenti danni materiali, paralisi della vita cittadina e dei
centri lagunari e rilevanti disastri economici e igienico-sanitari. Va
sottolineato che i fatti alluvionali che colpirono la terraferma, e al dire
il vero continuano purtroppo anche in questi anni, consistenti in
dissesti idrogeologici montani, piene di torrenti e fiumi, esondazioni
per rotte fluviali nella pianura, provocarono vittime umane o,
comunque, rischi per le popolazioni, mentre in ambito lagunare,
solamente nei litorali e in alcune isole interne vi furono condizioni tali
da mettere a rischio la vita della popolazione. In effetti, oltre ai danni
e disagi registrati, l’acqua alta non provocò reale rischio per la
sicurezza della vita dei cittadini e infatti non si registrarono vittime
allora, come oggi, a causa dei livelli di marea in città.
4 novembre 1966
danni non solo a Venezia
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In questi anni, a partire dal 1968, nasceva ed agiva a Venezia ilIn questi anni, a partire dal 1968, nasceva ed agiva a Venezia il
“Fronte per la difesa di Venezia e della sua Laguna”, organismo“Fronte per la difesa di Venezia e della sua Laguna”, organismo
che avrà un peso non indifferente nelle discussioni sullache avrà un peso non indifferente nelle discussioni sulla
salvaguardia di Venezia e del suo ecosistema.salvaguardia di Venezia e del suo ecosistema.
Il Fronte era formato in gran parte da giovani, studenti,Il Fronte era formato in gran parte da giovani, studenti,
lavoratori, commercianti, albergatori, riuniti in questo organismolavoratori, commercianti, albergatori, riuniti in questo organismo
privo di vere cariche elettive che, attraverso numeroseprivo di vere cariche elettive che, attraverso numerose
manifestazioni e denuncie, cortei acquei e fiaccolate, processi emanifestazioni e denuncie, cortei acquei e fiaccolate, processi e
cause, otterrà in breve tempo numerosi consensi e ampiacause, otterrà in breve tempo numerosi consensi e ampia
attenzione dal mondo politico locale.attenzione dal mondo politico locale.
Il leader del movimento era il giornalista del Corriere della Sera eIl leader del movimento era il giornalista del Corriere della Sera e
scrittore Indro Montanelliscrittore Indro Montanelli
Fronte Per la difesa di Venezia e della lagunaFronte Per la difesa di Venezia e della laguna
(1968-1973)(1968-1973)
23. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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Corriere della Sera 23/04/1970Corriere della Sera 23/04/1970
Idro MontanelliIdro Montanelli
“…“…vi era qualcosa di commovente in questi ragazzi, chevi era qualcosa di commovente in questi ragazzi, che
rifiutano qualsiasi contributo anche il più disinteressato, cherifiutano qualsiasi contributo anche il più disinteressato, che
si adunano negli scantinati, che si finanziano di tasca propria isi adunano negli scantinati, che si finanziano di tasca propria i
manifesti, stampandoli e affiggendoli con le loro mani, emanifesti, stampandoli e affiggendoli con le loro mani, e
dedicano il tempo libero dagli studi e dal lavoro all’apostolatodedicano il tempo libero dagli studi e dal lavoro all’apostolato
in mezzo ai pescatori, agli operai, agli artigiani”.in mezzo ai pescatori, agli operai, agli artigiani”.
Questi giovani - sempre secondo Montanelli – non eranoQuesti giovani - sempre secondo Montanelli – non erano
“acchiappanuvole” e la loro contestazione non prescinde dai“acchiappanuvole” e la loro contestazione non prescinde dai
dati di fatto. Il loro pensiero è pressappoco questo: lo sviluppodati di fatto. Il loro pensiero è pressappoco questo: lo sviluppo
industriale di Marghera è stato, per Venezia, un’operazione inindustriale di Marghera è stato, per Venezia, un’operazione in
pura perdita. Questa città, non aveva i mezzi ne per avviarlopura perdita. Questa città, non aveva i mezzi ne per avviarlo
ne per tenerlo a freno. Era quindi fatale che avvenisse ciò chene per tenerlo a freno. Era quindi fatale che avvenisse ciò che
in realtà è avvenuto. Marghera è diventata l’epicentro di unin realtà è avvenuto. Marghera è diventata l’epicentro di un
caotico processo urbano che, lungi dall’alimentare Venezia,caotico processo urbano che, lungi dall’alimentare Venezia,
24. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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Corriere della Sera 23/04/1970
Idro Montanelli
……La prima e la seconda zona industriale sono cosa fatta. PerLa prima e la seconda zona industriale sono cosa fatta. Per
poterle spiantare e trasferire fuori del comprensorio lagunarepoterle spiantare e trasferire fuori del comprensorio lagunare
ci vorrebbe Stalin. Un regime come quello nostro non ne ha nèci vorrebbe Stalin. Un regime come quello nostro non ne ha nè
potrà mai averne la forza. Il nostro obiettivo non è quindi dipotrà mai averne la forza. Il nostro obiettivo non è quindi di
capovolgere la situazione di fatto, ma d’impedire ch’essacapovolgere la situazione di fatto, ma d’impedire ch’essa
seguiti a svilupparsi a danno di Venezia.seguiti a svilupparsi a danno di Venezia.
Ecco perché vogliamo il vincolo (paesaggistico ndr). VincoloEcco perché vogliamo il vincolo (paesaggistico ndr). Vincolo
per noi significa l’alt alla terza zona (industriale ndr). Maper noi significa l’alt alla terza zona (industriale ndr). Ma
significa anche l’apertura di un nuovo discorso su Venezia persignifica anche l’apertura di un nuovo discorso su Venezia per
un rilancio che s’intoni alla vocazione, alla tradizione, alun rilancio che s’intoni alla vocazione, alla tradizione, al
carattere, alle particolari esigenze di questa città refrattaria acarattere, alle particolari esigenze di questa città refrattaria a
certe avventure come quella dell’industrializzazione…”certe avventure come quella dell’industrializzazione…”
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• nel 1973 lo Stato promulga la Prima Legge Speciale per Venezia
(Legge 171/73);
• essa introduce il concetto fondamentale di unitarietà e continuità
fisica della laguna, la cui salvaguardia viene riconosciuta quale
problema di “preminente interesse nazionale”;
• garantisce la salvaguardia dell'ambiente paesistico, archeologico,
storico, artistico della città e della laguna;
• prevede la tutela dell'equilibrio idraulico e la preservazione
dell'ambiente dall'inquinamento atmosferico e delle acque;
• ne assicura la vitalità socio-economica;
• individua le competenze concorrenti di Stato, Regione e Comune
nell’opera di salvaguardia;
La prima legge speciale
legge 171/1973
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• Art. 1. - la Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna è dichiarata
problema di preminente interesse nazionale. La Repubblica
garantisce la Salvaguardia dell'ambiente paesistico, storico,
archeologico ed artistico della città di Venezia e della sua laguna,
ne tutela l'equilibrio idraulico, ne preserva l'ambiente
dall'inquinamento atmosferico e delle acque e ne assicura la vitalità
socio-economica nel quadro dello sviluppo generale e dell'assetto
territoriale della Regione. Al perseguimento delle predette finalità
concorrono, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, lo
Stato, la Regione e gli Enti locali;
La prima legge speciale
legge 171/1973
27. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• la Regione si deve dotare di “un piano comprensoriale, relativo al
territorio di Venezia ed al suo entroterra. Il piano comprensoriale
stabilisce le direttive da osservare nel territorio del comprensorio
per la formazione e l'adeguamento degli strumenti urbanistici”;
• viene, inoltre, “istituita la Commissione per la salvaguardia di
Venezia. La commissione per la salvaguardia di Venezia esprime il
proprio parere sui progetti degli strumenti urbanistici generali dei
comuni del comprensorio e del Consorzio per il porto e la zona
industriale di Venezia-Marghera, che vengono redatti o modificati ai
fini del loro adeguamento al piano comprensoriale”.
La prima legge speciale
legge 171/1973
28. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• individuano gli obiettivi del Piano comprensoriale.
– la salvaguardia fisica e la difesa dal mare attraverso
“l’abbattimento delle acque alte nei centri storici entro limiti tali
da non turbare la funzionalità del sistema portuale, lo
svolgimento delle attività quotidiane della popolazione …”;
Gli “indirizzi governativi” del 1975
29. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
Storia dell’acqua alta a VeneziaStoria dell’acqua alta a Venezia
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• individuano gli obiettivi del Piano comprensoriale.
– un intero capitolo è dedicato a “Equilibrio idrogeologico ed unità
fisica ed ecologica della laguna” in cui si individua il sistema della
regolazione delle maree tramite opere fisse che possano essere
“successivamente integrate da parti manovrabili” e si prevede che
la soluzione tecnica vada attuata con “gradualità” per “consentire
una continua verifica degli interventi con il regime idrodinamico
della laguna, con quello ecologico e con le funzioni portuali”, infine
si richiede una attenta considerazione della influenza sul regime
idrodinamico dell’apertura all’espansione della marea delle valli da
pesca e delle aree imbonite ma non utilizzate;
– la “riduzione a livello normale dei fondali alle bocche di porto”
(San Nicolò e Malamocco) “ora profondamente erosi dalle
correnti”.
Gli “indirizzi governativi” del 1975
30. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• Art. 3 - fissa come vanno impiegati i fondi: “…per studi,
progettazioni, sperimentazioni ed opere volte al riequilibrio
idrogeologico della laguna, all'arresto e all'inversione del processo
di degrado del bacino lagunare e all'eliminazione delle cause che lo
hanno provocato, all'attenuazione dei livelli delle maree in laguna,
alla difesa, con interventi localizzati, delle “insulae” dei centri storici
e a porre al riparo gli insediamenti urbani lagunari dalle “acque alte”
eccezionali, anche mediante interventi alle bocche di porto con
sbarramenti manovrabili per la regolazione delle maree, nel rispetto
delle caratteristiche di sperimentalità, reversibilità e gradualità…”;
La seconda legge speciale
legge 798/1984
31. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
Storia dell’acqua alta a VeneziaStoria dell’acqua alta a Venezia
Giannandrea Mencini
In collaborazione con
• il Ministero dei lavori pubblici è autorizzato a procedere mediante
ricorso ad una concessione da accordarsi in forma unitaria a
trattativa privata, anche in deroga alle disposizioni vigenti, a
società, imprese di costruzione, anche cooperative, o loro consorzi,
ritenute idonee dal punto di vista imprenditoriale e tecnico-
scientifico, nell'attuazione degli interventi. Nasce il Consorzio
Venezia Nuova;
• Art. 4 - é istituito un Comitato costituito dal Presidente del Consiglio
dei Ministri. Al Comitato è demandato l'indirizzo, il coordinamento
ed il controllo per l'attuazione degli interventi previsti dalla presente
legge. Esso esprime suggerimenti circa una eventuale diversa
ripartizione dello stanziamento complessivo autorizzato in relazione
a particolari esigenze connesse con l'attuazione dei singoli
programmi di intervento.
La seconda legge speciale
legge 798/1984
32. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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Giannandrea Mencini
In collaborazione con
• La terza legge speciale , la n. 360 dell’ 8 novembre 1991, prevede
lo stanziamento di nuovi fondi ed estende l’azione di risanamento,
disinquinamento, prevenzione da inquinanti e tutela ambientale di
competenza della regione all’intero bacino scolante in Laguna e
prevede che gli interventi in questo senso vadano coordinati con
quelli di competenza statale volti all’arresto del processo di
degrado del bacino lagunare.
La terza e quarta legge speciale
legge 360/1991 e 139/1992
33. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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Giannandrea Mencini
In collaborazione con
• La quarta legge speciale, la n. 139 del 5 febbraio 1992, prevede il
proseguimento dei programmi di intervento per la salvaguardia di
Venezia e della sua laguna e, in particolare, all’art. 3 la legge
prevede che gli interventi statali siano eseguiti secondo il “Piano
Generale degli Interventi” approvato dal Comitatone e che i fondi
disponibili siano impiegati per gli interventi relativi a:
La terza e quarta legge speciale
legge 360/1991 e 139/1992
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In collaborazione con
• a) Opere di regolazione delle maree;
• b) Adeguamento e rinforzo dei moli foranei alle tre bocche di porto
lagunari;
• c) Difesa dalle acque alte degli abitati insulari;
• d) Ripristino della morfologia lagunare;
• e) Arresto del processo di degrado della Laguna;
• f) Difesa dei litorali;
• g) Sostituzione del traffico petrolifero;
• h) Apertura delle valli da pesca all’espansione delle maree.
• Nella suddivisione dei fondi, la legge prescriveva che la somma destinata
agli interventi di cui alle lettere d) ed e) non dovesse essere superiore al
25% del totale e specificava che l’utilizzo dei fondi relativi alla realizzazione
delle opere di regolazione delle maree fosse subordinata alla verifica, da
parte del citato Comitatone, di un adeguato avanzamento dei restanti
interventi (lettere b – h) nonché dell’acquisizione del parere della Regione
Veneto e dei Comuni di Venezia e Chioggia sul relativo progetto.
La terza e quarta legge speciale
legge 360/1991 e 139/1992
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In collaborazione con
• A oltre quarant’anni dall’alluvione, la città è andata
progressivamente attrezzandosi per affrontare con il minor impatto
possibile le alte maree.
• Le centraline telefoniche e le cabine delle linee elettriche sono state
messe ad altezze tali da non poter essere danneggiate dalle maree,
anche eccezionali;
• il riscaldamento a metano (come espressamente previsto dalla
legislazione speciale), ha consentito l’eliminazione delle cisterne
sotterranee di nafta che il 4 novembre 1966, allagate, avevano,
come ho ricordato in precedenza, sparso il selciato, sui muri, sui
monumenti, uno spesso manto oleoso;
Le misure in atto in difesa della città
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In collaborazione con
• Nei litorali, che durante l’alluvione del 1966 ma anche con le acque
alte eccezionali del 1979 e 1986, avevano ceduto in più punti, il
lavoro prima compiuto dal Magistrato alle Acque di Venezia, poi dal
suo concessionario unitario per le opere di difesa di Venezia e della
sua laguna Consorzio Venezia Nuova, di rafforzamento e
manutenzione delle coste e dei “murazzi”, ha raggiunto risultati
importanti e apprezzabili, tali da mettere sostanzialmente tutti i lidi
un condizioni di sicurezza e con essi la laguna.
• Il sistema di previsione e segnalazione maree tramite il suono
ripetuto di sirene (dal 7 dicembre 2007 al suono della sirena segue
un segnale con diversi livelli sonori in scala che ha la funzione di
indicare con più precisione il livello di marea atteso) non presente
nel 1966 è operativo ed efficace.
Le misure in atto in difesa della città
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In collaborazione con
• Il “Centro di Osservazione e Segnalazione Alte Maree” nato nel
1968, dal 1980 chiamato “Centro Previsioni e Segnalazioni Maree”
e recentemente diventato “Istituzione” con sede presso Palazzo
Cavalli sul Canal Grande a fianco di Ca’ Farsetti sede municipale,
ha l’obiettivo di realizzare le previsioni di marea per la laguna
veneta e allertare la popolazione qualora fosse previsto un livello di
marea tale da provocare possibili disagi alla circolazione o danni
alle cose;
Le misure in atto in difesa della città
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In collaborazione con
In caso di alta marea, la pedonalità del centro storico è garantita nei
punti più bassi da percorsi sopraelevati su passerelle in legno. Il
servizio di posa è curato dalla società Veritas mentre spetta al Centro
Previsioni e Segnalazioni Maree segnalare agli operatori le previsioni
per intervenire tempestivamente. Il servizio inizia il 15 settembre e
termina il 30 aprile di ogni anno, seguendo quella che comunemente
viene definita "stagione mareografica" ovvero il periodo in cui
normalmente si verificano episodi di marea sostenuta.
Le misure in atto in difesa della città
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In collaborazione con
Le misure in atto in difesa della città
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La difesa delle acque alte ha previsto:
• Il rialzo delle rive e delle pavimentazioni per rendere alcune zone
della città al riparo delle alte maree fino a 120 cm sul livello del
mare;
• La progettazione delle opere alle bocche di porto per la
regolazione delle maree – Sistema Mose.
• La difesa ambientale ha previsto interventi di ripristino
morfologico, messa in sicurezza di alcune aree fortemente
inquinate e il miglioramento delle qualità delle acque e dei
sedimenti.
• La difesa dalle mareggiate ha previsto la ricostruzione di spiagge
e dune costiere.
Le misure in atto in difesa della città
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Rialzo della pavimentazione a Venezia
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• Le opere mobili sono costituite da
schiere di paratoie installate sul
fondale delle bocche di porto. Si
definiscono "mobili" poiché in
condizioni normali di marea esse sono
piene d'acqua e restano adagiate
nelle strutture di alloggiamento
realizzate sul fondo del mare
(ciascuna paratoia è vincolata alle
strutture di alloggiamento attraverso
cerniere).
Il Sistema MOSE
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• Quando, invece, è prevista una marea
superiore alla quota di salvaguardia,
le paratoie vengono svuotate
dall'acqua mediante immissione di
aria compressa. In questo modo esse
si sollevano, ruotando attorno all'asse
delle cerniere, fino ad emergere. Con
questo sistema si è in grado di isolare,
temporaneamente, la laguna dal mare
e di bloccare il flusso della marea.
Il Sistema MOSE
44. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• Le bocche restano chiuse per la
durata dell'acqua alta e per i tempi di
manovra delle paratoie (in media, 4,5
ore complessivamente). 18 sono le
paratoie previste alla bocca di
Chioggia, 19 a quella di Malamocco,
mentre alla bocca di Lido, larga il
doppio, è prevista una isola artificiale,
già costruita, tra due schiere
rispettivamente di 20 (Lido-Treporti) e
21 (Lido-S. Nicolò) paratoie.
Il Sistema MOSE
45. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• Una conca di navigazione alla bocca
di Malamocco (richiesta dall'Autorità
Portuale di Venezia) per il transito
delle navi, dovrebbe garantite
l'operatività del porto anche con le
paratoie in funzione. Alle bocche di
porto di Lido e Chioggia, porti rifugio
e piccole conche di navigazione
consentiranno il ricovero e il transito
delle imbarcazioni da diporto, dei
mezzi di soccorso e dei pescherecci
anche con le paratoie in funzione.
Il Sistema MOSE
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In collaborazione con
Il Sistema Mose dovrebbe essere
realizzato secondo i proponenti
entro il 2017, i costi previsti sono di
circa 5.493 milioni di Euro mentre i
costi annuali per la manutenzione e
gestione si aggirano intorno agli 11
milioni di Euro.
Il Sistema MOSE
47. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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In collaborazione con
• Il Sistema Mose, dopo numerosi studi
e approvazioni di esperti scientifici
anche internazionali, è l’unico
progetto alle bocche di porto che ha
avuto un via libera ufficiale dal
Governo italiano ottenendo negli anni
diverse approvazioni sia da parte del
Governo di centrodestra e sia da
quello di centrosinistra.
Il Sistema MOSE
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In collaborazione con
• L’opposizione all’opera è arrivata
specialmente dal Comune di Venezia
e dal mondo ecologista. Il Comune e,
sostanzialmente anche gli ecologisti,
per molto tempo hanno contestato
l’iter autorizzativo dell’opera, l’impatto
ambientale e paesaggistico, i costi
dell’opera e della sua manutenzione
e, inoltre, il fatto che non siano mai
state studiate e sperimentate opere
alternative meno impattanti, meno
costose e reversibili. I progettisti
dell’opera hanno sempre respinto tali
accuse.
• I lavori di completamento dell’opera
oggi hanno raggiunto un
avanzamento di oltre l’85%.
Il Sistema MOSE
49. Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto
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• Bisogna tuttavia ricordare che
l’Amministrazione comunale di Venezia
guidata dal Sindaco Massimo Cacciari, su
iniziativa delle Commissioni consiliari
competenti (X^ e IV^), aveva emesso il 30
giugno 2005 un avviso pubblico con cui
venivano promosse delle audizioni in
merito ai progetti alternativi al Mose, la cui
presentazione doveva avvenire entro il 15
luglio 2005. Entro la scadenza dell’avviso
furono depositati nove progetti considerati
alternativi al Sistema Mose. Tali progetti
più volte presentati al pubblico e discussi in
sede di Consiglio Comunale non furono
mai presi in considerazione dal Governo
italiano e sostanzialmente respinti nel 2006
dall’allora Ministro alle Infrastrutture
Antonio Di Pietro;
Il Sistema MOSE
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• Il 4 giugno 2014 è esploso lo “Scandalo
Mose”. La Magistratura, dopo alcuni anni di
controlli e intercettazioni telefoniche, per la
presunta e in molti casi accertata presenza
di tangenti per la realizzazione dell’opera,
ha emanato trentacinque provvedimenti di
arresto con oltre un centinaio di indagati. I
vertici del Consorzio Venezia Nuova sono
stati praticamente azzerati dall’inchiesta
mentre l’indagine ha scatenato un
terremoto politico con l’arresto di numerosi
politici di livello locale, regionale e
nazionale.
Il Sistema MOSE
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L’acqua alta e Piazza San Marco
• Negli ultimi decenni la Piazza San Marco, completamente o
parzialmente, è finita sotto acqua periodicamente. Più di 250
volte all’anno, quando la marea raggiunge +65 cm, l’acqua inizia
ad allagare il nartece della basilica di San Marco e la
pavimentazione all’ingresso della stessa basilica. Man mano che
cresce, l’acqua invade le superfici più basse della Piazza. Con
+80 cm, già ampie zone della Piazza come le Procuratie vecchie
sono lambite dall’acqua, con +90 cm due terzi della Piazza sono
sott’acqua e con +100 cm (di media più di 7 volte all’anno) la
Piazza è completamente sommersa.
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• Per contrastare l’allagamento della Piazza San Marco, lo Stato
Italiano aveva progettato a cura del Consorzio Venezia Nuova
concessionario per le opere di salvaguardia del Magistrato alle
Acque di Venezia - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti,
una serie di interventi approvati dal Magistrato alle Acque di
Venezia - Comitato di Magistratura (e quindi dallo Stato ndr.), dal
Comune di Venezia e dalla Soprintendenza per i BB.AA. di
Venezia.
L’acqua alta e Piazza San Marco
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• Il progetto generale prevedeva di:Il progetto generale prevedeva di:
1. bloccare l’allagamento per sormonto rialzando almeno fino a +100 il
molo sul bacino di San Marco e la pavimentazione retrostante senza
modificare il livello della pavimentazione della piazza, oltre a una
serie di interventi di consolidamento della riva per fronteggiare il moto
ondoso provocato dal traffico intenso dei natanti;
2. impedire l’allagamento per risalita dai tombini e per infiltrazione,
attraverso l’isolamento dell’antica rete di cunicoli e loro relativo
restauro. Contemporaneamente si proponeva di predisporre un nuovo
sistema di raccolta e collettamento delle acque piovane collegato a
una stazione di sollevamento da installare ai giardini Reali per
consentire il deflusso dell’acqua in laguna in caso di alta marea;
3. collocare una membrana impermeabilizzante in bentonite per
contrastare l’allagamento per filtrazione.
L’acqua alta e Piazza San Marco
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• Costo dell’intero intervento: 100 Milioni di Euro.
• Con i lavori di restauro del Campanile di San Marco, si è
intervenuti nell’area adiacente al Campanile stesso con restauro e
consolidamento della pavimentazione e interventi di
impermeabilizzazione. Il resto degli interventi non sono stati
eseguiti per cui l’area della Basilica di San Marco, vaste aree della
Piazza e la zona delle Procuratie vecchie continua da essere
allagata anche con modesti eventi di marea.
L’acqua alta e Piazza San Marco
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Conclusioni
• Oggi bisogna constatare, diversamente dai secoli scorsi dove
come ricordava Zucchetta addirittura un’acqua alta eccezionale
era occasione per far giochi in allegria, di svago o addirittura
ispirazione per divertenti commedie come quella scritta da
Francesco Gritti nel 1769, che l’acqua alta è vissuta dalla
popolazione con grande disagio e con una insofferenza maggiore
rispetto al passato, probabilmente anche per il cambiamento del
tessuto sociale della città sempre meno “giovane” e più “vecchia”
con esigenze pertanto di vita diverse.
• Situazioni sociali mutate, attività economiche sempre più legate
allo sviluppo turistico, diminuzione dei finanziamenti per la tutela e
il restauro dei monumenti storico-architettonici e delle stesse
abitazioni dei residenti, i cambiamenti climatici in atto, rendono
sempre più indispensabile fermare le acque alte a Venezia.
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GRAZIE PER L’ATTENZIONE
gmencini@gmail.com
www.gmencini.com