1. Attualità della vocazione francescana
alla luce della teologia della vita consacrata
PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA
S. BONAVENTURA – SERAPHICUM
Anno accademico 2013-3014
2. Descrizione
Al fine di rendere gli studenti consapevoli in modo critico e
sistematico dell’attuale dibattito circa la teologia della vita
consacrata, nonché delle opportunità e delle sfide che questo
pone alla vocazione francescana, saranno affrontati i seguenti
argomenti: la vita consacrata di fronte alla modernità, le
questioni chiave della vita consacrata nella dottrina del
Concilio Vaticano II e dibattito successivo; la vocazione
francescana di fronte ai mutamenti sociali ed ecclesiali in atto.
Particolare rilievo sarà data alla dimensione cristologica,
antropologica ed ecclesiologica dei consigli evangelici. Al
termine del corso gli studenti saranno in grado di cogliere gli
elementi specifici di attualità della vocazione francescana in
relazione al cammino della vita consacrata nel nostro tempo.
E’ previsto un esame orale.
3. INDICE DEL CORSO
1. Nuova evangelizzazione, vita consacrata e vocazione francescana.
1. Nuova evangelizzazione e secolarizzazione
2. Alcuni processi rilevanti per la Vita Consacrata
3. Vita consacrata al Sinodo sulla Nuova evangelizzazione
2. Vita consacrata ed ecclesialità: quale visione francescana?
1. Identità teologica della VC ed ecclesialità
2. La VC per la Chiesa: tra identità battesimale ed eccellenza
3. La VC come carisma nella Chiesa
3. Vita consacrata e «mutazione» antropologica: una sfida per la vocazione francescana
1. L’humanum del consacrato in questione
2. Il recupero della dimensione antropologica
3. Mutazione antropologica e vita conscarata
4. Questioni relative ai consigli evangelici e vocazione francescana
1. La «taxis» dei consigli evangelici
2. Obbedienza e libertà di cercare Dio
3. Povertà evangelica tra promessa e compimento
4. Castità tra differenza sessuale, affetti e fecondità
5. Fraternitas tra individuazione e tramonto del soggetto
Bibliografia iniziale (vedi fogli)
4. Per poterci orientare circa l’attualità della vocazione
francescana nel nostro tempo riflettiamo su quanto è accaduto
• Partiamo da una novità:
• Per la prima volta il
Vescovo di Roma prende
il nome di san Francesco
d’Assisi.
• La massima espressione
della Chiesa come
Istituzione prende il
nome del santo che
esprime al massimo la
dimensione carismatica
della Chiesa: PAPA
FRANCESCO
5. • «… Georgium Marium
Sanctae Romanae
Ecclesiae Cardinalem
Bergoglio»
• «qui sibi nomen
imposuit Franciscum»
6. Sembra quasi che tutte le obiezioni fatte
alla Chiesa siano improvvisamente finite…
• «E così, è venuto il
nome, nel mio cuore:
Francesco d’Assisi. E’
per me l’uomo della
povertà, l’uomo della
pace, l’uomo che ama e
custodisce il creato»
• «Il Vangelo sia la vostra
regola di vita, come lo
fu per san Francesco
d’Assisi».
7. La Chiesa è per natura missionaria:
• Evangelii Gaudium 49: «Usciamo,
usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù
Cristo. …: preferisco una Chiesa
accidentata, ferita e sporca per essere
uscita per le strade, piuttosto che una
Chiesa malata per la chiusura e la
comodità di aggrapparsi alle proprie
sicurezze. Non voglio una Chiesa
preoccupata di essere il centro e che
finisce rinchiusa in un groviglio di
ossessioni e procedimenti. Se qualcosa
deve santamente inquietarci e
preoccupare la nostra coscienza è che
tanti nostri fratelli vivono senza la forza,
la luce e la consolazione dell’amicizia
con Gesù Cristo, senza una comunità di
fede che li accolga, senza un orizzonte di
senso e di vita».
8. La persona è missione
• Evangelii Gaudium 273. “La
missione al cuore del popolo non
è una parte della mia vita, o un
ornamento che mi posso togliere,
non è un’appendice, o un
momento tra i tanti dell’esistenza.
È qualcosa che non posso
sradicare dal mio essere se non
voglio distruggermi. Io sono una
missione su questa terra, e per
questo mi trovo in questo mondo.
Bisogna riconoscere sé stessi
come marcati a fuoco da tale
missione di illuminare, benedire,
vivificare, sollevare, guarire,
liberare”.
10. • 1. COME SI È ARRIVATI AL TEMA DELLA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE PER LA TRASMISSIONE
DELLA FEDE?
11. La “nuova evangelizzazione”:
storia di una espressione
• Giovanni Paolo II il 9 giugno
1979 durante l’omelia nel
Santuario di Santa Croce a
Mogila, in Polonia: «abbiamo
ricevuto un segno, che cioè
alla soglia del nuovo millennio
– in questi nuovi tempi, in
queste nuove condizioni di vita
– torna ad essere annunziato il
Vangelo. È iniziata una nuova
evangelizzazione, quasi si
trattasse di un secondo
annuncio, anche se in realtà è
sempre lo stesso»
12. • XIX Assemblea del Celam nel
1983. «La commemorazione
del mezzo millennio di
evangelizzazione avrà il suo
pieno significato se sarà un
impegno vostro come Vescovi,
assieme al vostro Presbiterio e
ai vostri fedeli; impegno non
certo di rievangelizzazione,
bensì di una nuova
evangelizzazione. Nuova nel
suo ardore, nei suoi metodi,
nelle sue espressioni»
13. Un sensibile cambiamento…
• L’esortazione Redemptoris
Missio (1990)
• Missio ad Gentes
• Cura pastorale
ordinaria
• Nuova
evangelizzazione
I rilievi del Sinodo:
• La nuova evangelizzazione
riguarda tutti i popoli
• La missio ad gentes
riguarda anche i paesi di
antica evangelizzazione
• E la cura pastorale non
può essere una
«pastorale di
mantenimento»
14. 2. GLI SCENARI DELLA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE
Charles Taylor, The
Seculare age (2007),
descrive tre forme o fasi
del processo di
secolarizzazione.
15. • La prima è quella connotata
dalla secolarizzazione degli
spazi pubblici che si sono
«svuotati di Dio o di qualsiasi
riferimento alla realtà ultima».
Pertanto, si osserva, «le norme
e i principi che seguiamo, le
deliberazioni in cui ci
impegniamo allorché
operiamo all’interno delle
diverse sfere di attività –
economica, politica, culturale,
educativa, professionale,
ricreativa – in genere non
[fanno] riferimento a Dio o alle
credenze religiose».
• In un secondo aspetto – assai
evidente sotto gli occhi di tutti
- «la secolarizzazione consiste
nella diminuzione della
credenza e della pratica
religiosa, nell’allontanamento
delle persone da Dio e dalla
Chiesa».
16. • Infine Taylor ricorda
un’ultima forma, quella
più importante: il nucleo
della secolarizzazione
delle odierne società
euroatlantiche
consisterebbe nel
considerare la fede in Dio
come un’opzione tra le
altre.
• Siamo passati da una
società in cui era
«virtualmente
impossibile non credere
in Dio, ad una in cui
anche per il credente
più devoto questa è solo
una possibilità umana
tra le altre».
17. Esemplificazione del cambiamento:
• Per Francesco la fede è una realtà universale
ed in nome di essa si rivolge ai Reggitori Di
Popoli chiedendo il culto pubblico a Dio
• Successivamente la religione diventa
elemento non più universale
18. Le ricadute vocazionali
1. Dalla privatizzazione della fede le vocazioni “esclusive”
• ad una secolarizzazione degli spazi pubblici e alla conseguente privatizzazione
della fede, corrisponde di fatto una baricentratura ecclesiale della vocazione
sulla figura del sacerdote e del religioso/religiosa che caratterizza in modo
crescente la figura vocazionale a partire dalla teologia post-tridentina e che
arriva di fatto fino alla prima metà del ‘900. La vocazione ha un carattere in tal
modo “esclusivo”.
• Questa lunga fase è quella nella quale la figura del laico cristiano si indebolisce
gradatamente dal punto di vista ecclesiale. La sua è essenzialmente una figura
passiva. La vita battesimale perde gradatamente cittadinanza e non identifica
una soggettività propria.
• Saranno i movimenti di vita e di pensiero che prepareranno il Concilio Vaticano
II a puntare molto sulla carattere laicale della vocazione battesimale, recepita
poi nel Vaticano II, in particolare con il capitolo IV e V della Lumen Gentium: la
vocazione appare qui non più esclusiva di alcuni ma inclusiva di tutti i fedeli.
19. • La riduzione numerica delle vocazioni
• Il secondo elemento, ossia la diminuzione della pratica religiosa e
della adesione esplicita alla Chiesa, è quello sociologicamente più
rilevabile e la sua ricaduta in ambito vocazionale è immediato:
– la diminuzione della pratica religiosa corrisponde di fatto ad una
diminuzione delle vocazioni, facendo riferimento ora alla vita
consacrata e al sacerdozio ministeriale, o comunque a forme di
radicalismo evangelico. Tale diminuzione si manifesta come
diminuzione dei candidati e aspiranti e come abbandono della
vocazione, il venir meno della perseveranza vocazionale come valore.
• La disaffezione nei confronti della Chiesa e della vocazione sorgono
come conseguenza di una sostanziale estraneità tra l’annuncio della
fede e l’uomo nella concretezza dei propri problemi.
20. La vocazione come opzione volontaristica
La terza fase è quella in un certo senso “postideologica”, quella dopo la caduta del
muro di Berlino, tanto per intenderci, e dove lo stesso processo di secolarizzazione
diviene disincantato rispetto alle sue stesse promesse elaborate negli ultimi secoli.
• Quale spazio vocazionale sembra legittimarsi in un tale contesto? Direi che non vi
sono problemi rispetto a forme di spiritualità personali e di impegno caritativo
anche radicale; tuttavia esse sembrano più comprese come impeto di dedizione o
volontà di impegno, più che di reale identità di chiamata.
• Le vocazioni, mi sembra, non appaiono solo fragili dal punti di vista affettivo, come
si può facilmente constatare, ma lo sono dal punto di vista culturale e teologico.
• Per parafrasare Taylor, le scelte vocazionali sono “possibilità tra le altre”, cioè, non
si presentano come vocazioni, ma opzioni baricentrate sul soggetto e sulla sua
libertà di scelta reiterabile e proprio per questo tendenzialmente sono vissute
come “revocabili”.