Intervento al convegno "Uscire insieme dalla crisi" che si è svolto il 23 novembre 2012 presso il Compostela Forum del Villaggio San Francesco di Scarperia (FI)
La Relazione di Giorgio Squinzi all'assemblea di Confindustria
Per un welfare di Comunità
1. USCIRE INSIEME DALLA CRISI
DISEGNARE UN NUOVO WELFARE
Profit e Terzo Settore, quali opportunità sul territorio?
Villaggio San Francesco
23 novembre 2012
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2. Elogio ai costruttori di welfare
Beati i costruttori di welfare e coesione sociale che, con pensieri,
parole e soprattutto opere contrastano quotidianamente la crisi nei
suoi molteplici aspetti e si oppongono tenacemente ai distruttori di
welfare e di diritti.
Nella crisi, costoro si affannano a tagliare i servizi alla collettività,
considerandoli spese anziché investimenti.
Nella crisi, i costruttori di welfare hanno il compito di allearsi per
promuovere un nuovo patto sociale fondato sulla solidarietà, sulla
responsabilità, individuale e collettiva, sul concetto di sussidiarietà
e cooperazione tra pubblico, privato e privato sociale.
Un nuovo patto che sappia porre al centro la persona e lo sviluppo
umano e sociale, rispetto ad un approccio economicista basato
sulla mera crescita quantitativa.
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3. Robert Kennedy: 18 marzo 1968
«Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra
personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere
economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice
Dow Jones né i successi del Paese sulla base del prodotto interno
lordo.
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità
delle sigarette; le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade
dalle carneficine dei fine settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di
casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per
vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
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4. Robert Kennedy: 18 marzo 1968
Cresce con la produzione di napalm e missili a testata nucleare;
comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della
peste bubbonica.
Si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare
le rivolte e non fa che aumentare quando, sulle loro ceneri, si
ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della
qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di
svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei
valori familiari; l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei
nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali né dell’equità
dei rapporti tra di noi.
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5. Robert Kennedy: 18 marzo 1968
Il PIL non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la
nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra
compassione, né la devozione al nostro Paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente
degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi
di essere americani.»
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6. Se la crescita non basta più
Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini – Repubblica.it 11 novembre 2012
«Oggi vi è un consenso molto ampio sul fatto che per superare la
crisi sia necessario rilanciare la crescita dell’economia…
Ma esistono dei forti dubbi che la crescita possa rappresentare
l’unica soluzione dei nostri problemi in quanto un’espansione
quantitativa senza limiti così come l’abbiamo conosciuta dalla
rivoluzione industriale non appare sostenibile…
… è concepibile un’economia capace di una crescita continua?
Per noi la risposta è senza alcun dubbio negativa perché la crescita
sta determinando un’imponente distruzione di risorse
naturali…esistono altre forme di economia che possano fare a
meno della crescita senza farci ricadere nella povertà?
Crediamo che sia giunto il momento di passare dall’economia della
competizione a una nuova economia della cooperazione: la
competizione sempre più spinta ha prodotto un’età della crescita
che è oramai degenerata in un’età della distruzione.
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7. Se la crescita non basta più
Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini – Repubblica.it 11 novembre 2012
Nuove forme di cooperazione potrebbero, invece, condurci verso
un’età di rinnovato benessere… Ciò significa passare dalla quantità
alla qualità, da un concetto di “maggiore” a uno di “migliore”,
dall’espansione illimitata all’equilibrio dinamico…
Occorre superare il Pil che rappresenta il valore monetario dei beni
e servizi scambiati sul mercato. Il prodotto interno lordo si è
rivelato molto utile nel misurare la crescita quantitativa, ma ha via
via perso di efficacia nelle economie postindustriali dove è
cresciuto il peso dei servizi immateriali e delle attività di carattere
sociale, dove la qualità del prodotto e la produzione di nuovi
prodotti hanno assunto maggiore importanza e dove le tematiche
relative all’ambiente sono diventate sempre più centrali nelle
scelte di vita di un gran numero di persone. Inoltre, il Pil ignora
completamente il fatto che la crescita dell’economia è
strettamente associata con il consumo delle risorse che quindi
tendono ad esaurirsi.
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8. Se la crescita non basta più
Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini – Repubblica.it 11 novembre 2012
Infine, il Pil non conteggia la produzione di rifiuti, l’inquinamento,
le emissioni di anidride carbonica, la disponibilità di acqua dolce, il
livello di istruzione.
Se tutto ciò venisse incluso nella stima del Pil constateremmo che
le nostre società non si stanno più arricchendo ma si sono
incamminate lungo un percorso di impoverimento sociale,
economico e ambientale.
Per uscire dalla crisi, dunque non basta semplicemente rilanciare
la crescita, ma è necessario concepire un nuovo modello di
sviluppo ecologico e cooperativo ed elaborare nuovi indicatori che
siano in grado di misurare realmente la ricchezza prodotta e le
risorse consumate a livello globale.
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9. Crisi economica e nuovo welfare
Da almeno 15 anni il Paese attraversa una grave crisi economica.
L’Italia cresce poco e meno degli altri Paesi a “capitalismo
avanzato”, sotto il peso di un enorme debito pubblico, afflitta da
debolezze strutturali del suo sistema economico e industriale.
Rilancio e sviluppo economico, pur necessari, rischiano di rimanere
una risposta parziale, se non accompagnata da efficaci interventi
sul piano sociale.
Ai crescenti bisogni si contrappone la drastica riduzione delle
risorse pubbliche disponibili. I tagli imposti dalle manovre
economiche ricadono soprattutto sulle le famiglie e sulla parte più
debole della popolazione.
Da qui, e non da oggi, trae origine e vigore la necessità e
l’urgenza che il Privato Sociale consolidi il proprio protagonismo
nella ridefinizione del nuovo Welfare, nel quadro del principio di
sussidiarietà orizzontale, superando una visione del tutto riduttiva,
eppure egemone, di economia bipolare pubblico/privato, con
esclusione del privato sociale, considerato puramente marginale.
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10. Crisi economica e nuovo welfare
Eppure l’articolo 118 della Costituzione sancisce che: “…Stato,
Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono
l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo
svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del
principio di sussidiarietà.”
“…La novità è di pensare un modo di articolare il dialogo fattivo tra
le tre sfere di cui si compone la nostra società: ente pubblico,
business community del mondo dell’imprese e infine la sfera della
società civile organizzata. Fino ad ora questo non era stato tentato.
Se noi guardiamo i risultati, fino ad ora si cercava di stabilire i
rapporti tra l’una e l’altra, ma non tra tutte e tre le sfere.”
Stefano Zamagni Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile ed. 2011
A mio modo di vedere, tale affermazione rappresenta il modello
teorico di riferimento su cui poggia lo sviluppo dell’economia civile,
come possibile risposta alla crisi che il Paese sta attraversando e
come base per la costruzione del nuovo welfare sociale, partendo
dai bisogni del territorio.
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11. Crisi economica e nuovo welfare
Occorre che il Privato Sociale nel suo insieme diventi finalmente
consapevole del ruolo che può e deve svolgere dentro la crisi,
quale attore in grado di garantire inclusione e coesione sociale:
partendo dal territorio e dalla comunità di appartenenza;
dialogando e stringendo alleanze con imprese, enti e istituzioni
locali;
facendo rete e sistema tra associazioni per dare risposte
concrete a vecchi e nuovi bisogni della collettività;
puntando alla propria efficienza ed efficacia organizzativa e
gestionale; alla sostenibilità dei progetti; alla trasparenza
economico-finanziaria;
contribuendo a costruire cittadinanza attiva e a ristabilire un
clima di maggiore speranza e fiducia nel futuro, basato sulla
solidarietà e la partecipazione.
Il fundraising come strategia complessa, coordinata,
continuativa, integrata all’attività istituzionale, è del tutto
funzionale al processo di sviluppo che qui ho tentato di
indicare.
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18. Villaggio San Francesco come modello
Il Villaggio di San Carlo è nato dal fervore francescano che ha
pervaso il Mugello nella prima metà del '900.…I laici francescani,
ma anche tutti i mugellani, furono al fianco di padre Massimo in
questa ardua impresa. Indipendentemente dalla posizione sociale e
dal credo politico tutti vi contribuirono, chi con preghiere, chi
donando parte del proprio tempo o del proprio denaro…
…Padre Massimo nella sua lungimiranza era anche riuscito a dotare
il nuovo grande ricovero di beni immobili, case e terreni frutto di
lasciti e di beneficenza, per poter garantire, in tempi di economia
prevalentemente rurale, una rendita che in qualche modo ne
assicurasse un'amministrazione stabile e tranquilla.
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19. Fundraising professionale ed etico come fattore di
responsabilità sociale dell’impresa nonprofit e
sostenibilità dei suoi progetti e interventi.
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20. Cos’è il Fundraising
Il FR è la strategia di marketing applicata al nonprofit,
coordinata, continuativa, non occasionale. A differenza di quanto
ritroviamo nel corpo del Dlgs 460/97, non sarebbe da
considerare semplicemente attività connessa. Al contrario
deve essere fortemente integrata all’attività istituzionale.
E’ l’arte di indurre le persone a dare ad una organizzazione ciò
di cui questa ha bisogno: tempo, beni e servizi, denaro, know-
how, collaborazione.
The Fund Raising School
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21. Principio chiave del fundraising
AL CENTRO C’E’ LA PERSONA.
“LE PERSONE DONANO PER ALTRE PERSONE.”
L’organizzazione è il tramite.
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22. Fundraising come cultura e educazione
Fare fundraising significa:
informare, sensibilizzare, educare;
promuovere cultura della solidarietà, della responsabilità,
della condivisione;
creare relazione, consenso, partecipazione, scambio e
adesione, come premessa per raccogliere fondi, beni,
servizi, disponibilità.
Fare fundraising non significa chiedere di staccare un
assegno per “lavarsi la coscienza” , ma di farlo come atto di
condivisione e di partecipazione.
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23. Fundraising = offerta di partecipazione
Non è solo una richiesta, è piuttosto un’offerta!
L’associazione offre al sostenitore l’opportunità di partecipare ad
una “buona causa”, la propria.
Partecipazione è:
assunzione di responsabilità;
servizio alla collettività;
pluralismo e democrazia;
contributo al miglioramento dei
rapporti sociali, quindi, della società;
miglioramento della qualità della
vita per sé e per gli altri;
comunicazione/relazione;
tanto altro ancora…
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24. Fundraising professionale e etico
Chiedere per una buona Causa è doveroso, oltre che
legittimo e necessario.
E' importante farlo bene, con una comunicazione corretta e
veritiera, con contenuti chiari e sinceri, espressi in modo semplice
e diretto, con immagini serene e positive.
Occorre sollecitare i donatori, effettivi e potenziali, ad esprimere
adesione e sostegno: con ragioni e argomenti validi e convincenti,
con passione, professionalità, creatività, fornendo la garanzia
che i fondi raccolti siano destinati agli scopi dichiarati.
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25. Fundraising = Relazione
Il FR mira a creare un'azione relazionale, di reciprocità e di
scambio, con i pubblici di riferimento, principalmente con soci e
donatori (individui, aziende, fondazioni…) potenziali ed effettivi.
“La vera organizzazione nonprofit non si limita a fare PER gli altri,
l’organizzazione nonprofit fa CON gli altri.” Prof. Stefano Zamagni
Con regole precise e l’uso di corrette metodologie e tecniche,
promuove l’organizzazione, la sua Causa e la sua Mission,
creando e organizzando consenso, partecipazione, adesioni,
raccolta di fondi, beni e servizi a sostegno di programmi, attività,
progetti e interventi di utilità sociale.
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26. I mercati del fundraising
1. Individui / Persone fisiche
2. Imprese e fondazioni di impresa
3. Fondazioni bancarie di erogazione
4. Enti pubblici e istituzioni (fundraising istituzionale)
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27. Approccio al corporate fundraising
1. Definizione della policy e delle linee guida
2. Risorsa dedicata con buone capacità di PR
3. Individuazione di progetto/i e obiettivi
4. Individuazione del target e dei criteri di scelta: coerente con il
progetto, settore merceologico, prossimità/comunità di appartenenza,
buona reputazione e altro ancora
5. Contatti interni, monitoraggio territorio, interesse
6. A chi chiedere / Cosa chiedere / Quando chiedere / Dove chiedere /
Quanto chiedere
7. Lo scambio e il ritorno per le/la azienda
8. Preparazione di mezzi e strumenti idonei alla presentazione
9. A chi rivolgersi: AD, resp. Marketing, rep. Risorse umane
10. Individuazione del contatto interno all’azienda / facilitatore
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28. Possibilità di partnership
1. Filantropia: erogazione liberale
2. Donazioni in kind
3. Spazi / strumenti di comunicazione e promozione interna
4. Acquisto di oggettistica
5. Cause related marketing
6. Loyalty Program
7. Sponsorizzazione di eventi
8. Gift Matching
9. Pay Roll Giving
10. Volontariato per un giorno
11. Volontariato di impesa
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30. La Responsabilità Sociale d’Impresa
La responsabilità primaria delle imprese è generare profitto,
contribuendo tuttavia a perseguire obiettivi sociali e ambientali,
assumendo la CSR come strategia integrata e investimento
finalizzato allo sviluppo sostenibile.
Nel 2001 la Commissione della Comunità Europea ha presentato il
libro verde “promuovere un quadro europeo per la responsabilità
sociale delle imprese” e ha suggerito prassi legate all’istruzione e
alla formazione lungo tutto l’arco della vita, all’organizzazione del
lavoro, alle pari opportunità, all’inserimento sociale e allo sviluppo
durevole.
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31. La RSI, come è cambiata in 10 anni
Definizione di CSR, Commissione Europea, 2001
“L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed
ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei
loro rapporti con le parti interessate”
Definizione di CSR, Commissione Europea, 2011
“La responsabilità delle imprese verso i loro molteplici impatti sulla
società”
(Luisa Bruzzolo Direttore Fondazione Aiutare i Bambini – Festival del Fund Raising –
5° Edizione 9 – 10 – 11 maggio 2012)
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32. La RSI vista dal lato dell’impresa
Welfare aziendale: imprenditori, il 70% pronto a investire.
“Un’indagine realizzata da ASTRA ricerche (su un panel di circa
400 aziende, italiane e multinazionali) ha rivelato che il 45% degli
industriali e dei dirigenti ha dichiarato di non essere soddisfatto
dei propri piani di welfare aziendale. Tanto che il 70% pensa di
sviluppare strategie nei prossimi 2-3 anni. La motivazione che più
spinge gli imprenditori a investire in questa direzione è quella di
accrescere il senso di appartenenza dell’azienda (67,9%). In
seconda istanza c’è l’obiettivo di valorizzare il capitale umano
(63,8%). I maggiori freni sono indicati nei costi (il 55%) e nella
difficoltà di organizzazione logistica (38,1%).
Spiega Enrico Finzi, presidente di Astra: “Il tema del welfare
aziendale sta entrando con forza nell’agenda delle priorità:
fidelizza, genera motivazione. E quindi si traduce in
produttività”. Fonte: VITA 7 ottobre 2011
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33. Alcuni vantaggi della CSR
Effetti interni:
migliore clima interno e maggiori motivazioni da parte dei
dipendenti
maggiore identificazione e senso di appartenenza
maggiore impegno da parte di dipendenti e collaboratori
migliore e più efficiente gestione delle risorse naturali
Effetti esterni:
migliori rapporti con la comunità locale
maggiore attenzione dei consumatori e degli investitori
migliore posizionamento sul mercato
migliore reputazione
maggiore fidelizzazione della clientela
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34. Testimonianze
Dal lato di una importante impresa nonprofit:
Niccolò Contucci – Direttore Generale Associazione per la Ricerca sul Cancro
«…Stabilire un rapporto strutturato con le imprese arricchisce
l’associazione e fertilizza entrambe…»
«Una cosa che io trovo rilevantissima per la stragrande
maggioranza delle 220.000 organizzazioni nonprofit è il rispetto
della propria dimensione territoriale…non è un problema solo di
dimensione ma proprio di dimensione del mercato di
riferimento…Se i ragazzi che affluiscono alla comunità di
tossicodipendenti o di anziani da assistere stanno in quel territorio,
quel problema riguarda quel territorio, non tutta la nazione.
Quindi, il partner ideale deve avere la tua stessa dimensione
territoriale, gli stessi interessi, deve parlare agli stessi cittadini,
alla stessa comunità. Quindi è un progetto di comunità e come tale
va proposto, riguarda noi.»
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35. Testimonianze
Dal lato di una importante impresa for profit:
Ing. Riccardo Perdomi: vice presidente, già direttore generale e
amministratore delegato di Salmoiraghi & Viganò
«…ci siamo trovati a collaborare con persone di alto livello, che
avevano un trascorso magari di lunghi anni di lavoro in azienda
che per loro scelta personale avevano deciso di passare al
nonprofit, riscontrando subito come gli argomenti, le discussioni la
progettazione venisse fatta con gli stessi metodi e gli stessi
sistemi utilizzati da noi in azienda per valutare progetti di
sviluppo, progetti di comunicazione.
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36. Testimonianze: segue Riccardo Perdomi
Con CBM abbiamo messo in piedi un sistema di raccolta fondi in
cui siamo riusciti a mettere insieme tutti gli stakeholder
dell’azienda, sia interni che esterni, per cui abbiamo coinvolto la
direzione, il reparto marketing, anche il reparto informatico
perché, per essere professionalmente a posto, abbiamo fatto una
modifica al software, in modo che il negozio potesse consegnare
uno scontrino che noi abbiamo chiamato lo scontrino solidale, per
cui il nostro cliente, una volta fatta la libera donazione per ogni
acquisto fatto, avesse in mano fisicamente un fogliettino
fiscalmente idoneo con scritto: donazione a favore di
CBM….abbiamo coinvolto i nostri clienti, tramite la nostra forza
vendita. I nostri stessi collaboratori si sono resi parte attiva e
abbiamo raccolto delle cifre davvero importanti, decine di migliaia
di euro.»
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37. VOCE – Volontari al Centro - La casa del Volontariato
di Milano e Provincia
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38. Visone
VOCE è il luogo che racchiude in modo nuovo la dimensione
comunitaria della vita a Milano e nella sua provincia.
È uno spazio aperto che nasce dai valori fondanti del Volontariato
e si ispira alla tradizione di una città operosa e responsabile,
attenta alla solidarietà e all’impegno civile.
Riflessione, partecipazione e rappresentanza civica trovano qui un
punto di riferimento per restituire ai giovani, alle famiglie, alle
organizzazioni del territorio e ai volontari un rinnovato senso di
appartenenza.
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39. Missione
VOCE è prima di tutto un luogo che crea cultura e servizi utili per il
territorio; contribuisce a costruire un nuovo senso della vita
comunitaria grazie ai valori del mondo del Terzo Settore.
È un nodo nella rete di organizzazioni, istituzioni e servizi
territoriali della provincia di Milano.
È un posto in cui incontrarsi, imparare, condividere capacità,
lavorare.
È la sede di molte associazioni non profit locali, ma anche una
casa per chi da tutta Europa viene a Milano per vivere l’esperienza
di Sevizio Volontario Europeo.
Ospita numerosi servizi fra cui l’Info-Point sui temi del
Volontariato, una Biblioteca, Spazi per eventi, oltre alle Sedi del
Servizio di Orientamento al Volontariato e della Scuola di
Formazione del Volontariato.
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40. Via Oltrocchi 8, 20137 Milano
Tel 02 55185646 – 335 6453444
email: bc@beppecacopardo.it
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blog: http://beppecacopardo.wordpress.com/
Dal 1989, consulente di comunicazione,marketing
sociale e fundraising per organizzazioni nonprofit; socio e consigliere di
ASSIF nel periodo 2008 / 2011; tra i fondatori di PROFESSIONETICA
(www.professionetica.it), network di professionisti esperti in
comunicazione, marketing sociale e fundraising.
Marketing Sociale e Fundraising in Network
www.professionetica.it – info@professionetica.it
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