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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI L’AQUILA

        FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE

CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA



  TECNOLOGIA DELL’ ISTRUZIONE E DELL’ APPRENDIMENTO




       Autismo e Tecnologie


       Professoressa                         Studentessa
    Vincenza Pellegrino                    Simona Restauri
                                             Matr. 191565


                      Anno accademico 2010/2011
Indice



Introduzione ............................................................................................................... 2

Primo capitolo.- Che cos’è l’autismo infantile? .....................................................5

     Le principali caratteristiche dell’autismo ................................................................................ 8


Secondo capitolo.- Autismo e scuola ..................................................................13

Terzo capitolo.- Le tecnologie e la scuola ...........................................................20

Quarto capitolo.-Un possibile incontro tra L’AUTISMO E LE TECNOLOGIE.......... 25

     Comunicazione Aumentativa e Alternativa ( CAA) ................................................................ 35

         Sistemi di CAA ......................................................................................................................................... 37

         Natural Aided Language ( NAL, linguaggio assistito naturalmente) ........................................................ 37

         Picture Exchange Communication System (PECS) ................................................................................... 37

         System for Augmenting Language .......................................................................................................... 38

         (SAL, sistema per aumentare il linguaggio) ............................................................................................. 38

         Il Training di Comunicazione Funzionale con la CAA ( TCF con CAA )...................................................... 38

         Valutazione della CAA ............................................................................................................................. 41


Quinto capitolo.- Conclusioni ................................................................................ 43

Bibliografia e sitografia ........................................................................................... 45




                                                                                                                                                                 1
Introduzione

       Il presente lavoro nasce con lo scopo di evidenziare un possibile

terreno di incontro tra l’uso della tecnologia e il disturbo autistico. In

particolar modo si vuole mettere in evidenza come la scuola, ed in particolar

modo la ricerca didattica, possa trovare un fertile terreno nell’utilizzo delle

moderne       tecnologie       per    favorire     l’apprendimento          di   bambini      che

presentano una particolare patologia, come quella autistica. L’autismo è

una patologia della quale si sono interessati molti studiosi. Forse il disturbo

autistico è, tra tutti i disturbi mentali in età evolutiva, il più studiato eppure

ancora il più misterioso. Storicamente fu individuato da Leo Kanner, il quale,

nel 1943, pubblicò un articolo intitolato Autistic disturbance of affective

contanct, dove descriveva un gruppo di bambini il cui tratto caratterizzante,

a livello comportamentale, era reso con il termine “chiusura autistica”.                      1   La

parola autismo deriva dal greco autòs che significa “se stesso” ed

alluderebbe, riferito ai bambini osservati da Kanner, al loro tipico ritiro

sociale.

       La scelta di proporre un caso come l’autismo non è casuale, ma sorge

da un incontro avvenuto, non molto tempo fa, con un bambino con autismo

ad alto funzionamento.2 È stata una piacevole scoperta notare come, al di

là dei comportamenti bizzarri e della chiusura sociale, Riccardo3 sapesse,

non solo leggere e scrivere in modo corretto ma come sapesse usare, in


       1   S. Melogno, L. Carsana, Disturbi Pervasivi dello Sviluppo ad alto funzionamento. Deficit
sociale e aspetti riabilitativi. Scione Editore, Roma, pag.14
        2 Idem pag. 17:

        La popolazione clinica individuata dalla categoria del Disturbo autistico è estremamente
eterogenea. […] Dal punto di vista intellettivo, il 70% dei bambini con autismo presenta un
deficit di ritardo mentale ( da lieve a profondo); il restante 30% ha un’ intelligenza nella norma o
quasi, in quest’ultimo caso si parla di autismo ad alto funzionamento.
        3 Nome di fantasia.

                                                                                                   2
maniera sorprendere, diverse tecnologie. Il computer, il lettore MP3, il lettore

DVD, la TV, i video giochi, tutti strumenti usati quotidianamente a casa e a

volte a scuola.

      Osservata una tale situazione, non si può non chiedersi come la scuola

possa intervenire e provare a stilare una programmazione che tenga conto

delle abilità di un bambino come Riccardo. Siamo abituati, quando

abbiamo un bambino con bisogni educativi speciali in classe, a rapportarci

con la diagnosi funzionale e a pensare a ciò che non sa fare. Ecco come la

scuola, limitandosi a vedere ciò che il bambino non sa fare, non offre

possibilità di crescita e blocca il suo intervento formativo. La scuola,

l’insegnate, deve vedere prima di tutto cosa sa fare e pensare al suo

progetto in base alle abilità che l’alunno già possiede e solo dopo

interessare a ciò che ancora non sa fare. Il raggiungimento di competenze

non ancora acquisite può passare attraverso quelle già apprese. Come dire

che, a proposito di Riccardo, il raggiungimento di obiettivo può essere

perseguito lavorando sulle competenze che già possiede. Queste ultimi

diventeranno strumenti operativi.

      Nel caso di Riccardo si potrebbe ad esempio, usare il lettore MP3 per

la disciplina della Musica e Inglese; il lettore DVD per Arte e Immagine, storia

e Geografia; la TV per Italiano, Storia , Geografia e Scienze; il PC per la

Matematica, l’Italiano e Tecnologia. È ovvio che la scuola non può limitare il

suo intervento all’utilizzo delle tecnologie ma impedire, ad un bambino che

manifesta queste abilità, la loro fruizione cozza contro ogni teoria pedagogia

e formativa. Tra l’altro, non dobbiamo dimenticare che il bambino autistico,

ha tra le sue caratteristiche quella che potremmo chiamare una mancata

socializzazione. Quindi, l’utilizzo delle tecnologie non deve essere svincolato
                                                                              3
da un percorso didattico - metodologico incentrato sull’interazione

comunicativa e sociale. L’insegnante, progettando il percorso formativo del

bambino autistico, può e deve attuare strategie che possano favorire la

crescita globale del bambino. Una di queste strategie, nel caso di Riccardo

in particolare ma per tutti i bambini autistici in generale, potrebbe essere

quella di favorire un incontro tra la didattica istituzionale e l’ausilio delle

moderne tecnologie.

     Il lavoro si strutturerà nel seguente modo:


                                    L ’AUTISMO E LE

                               NUOVE TECNOLOGIE
    AUTISMO E                                                          TECNOLOGIA E
     SCUOLA                                                               SCUOLA




   Le principali caratteristiche                          I nuovi obiettivi formativi di
   dell’autismo e le difficoltà                           una scuola che rispetta i
   che la scuola incontra nel                             cambiamenti della società.
   progettare   un    intervento                          L’integrazione e la fruibilità
   educativo    con    bambini                            dei nuovi sistemi tecnologici
   autistici.



                              Le diverse modalità con

                              cui la scuola può favorire

                              un possibile incontro tra

                                   l’autismo e le nuove

                                                                                    4
Primo capitolo.-      Che cos’è l’autismo infantile?

                                                  “Autismo non significa assenza

                                                     di attaccamento affettivo”.

      L’autismo è parte di una categoria di malattie gravemente disabilitanti

che si chiama “disturbi generalizzati o (pervasivi) dello sviluppo” e che

comprende anche le sindromi di Rett (bambine) e di Asperger (bambini).

L’autismo è una sindrome (un insieme di sintomi) che può essere provocata

non da una ma da diverse malattie organiche, quasi tutte genetiche, come

dimostra l’epidemiologia. Solo alcune di queste malattie e delle cause di

nocività sono conosciute. Nel passato, alcuni noti personaggi, pensavano

che la mancanza di affetto potesse essere la causa dell’autismo: questo

grave errore scientifico è ancora presente in Italia ed in Francia ed è

responsabile di numerosi danni agli autistici e alle loro famiglie. Anzitutto ha

distolto i ricercatori dallo studio dalla cause vere dell’autismo; ha sottratto

risorse alle famiglie dando in cambio psicoterapie prive di efficacia.

L’autismo è una sindrome che colpisce 4-5 bambini su 10000 nati e

costituisce il gruppo più caratteristico dei “ disturbi generalizzati ( o pervasivi)

dello sviluppo”. Stime recentissime rilevano che il totale dei disturbi

generalizzate dello sviluppo è in forte aumento nel mondo; giungendo ormai

a 3 casi su 1000, che significano 150000 casi in tutta Italia.

      L’autismo rappresenta sicuramente una delle sindromi più complesse e

difficilmente gestibili dell’età evolutiva ed è caratterizzato da una

compromissione qualitativa dell’interazione sociale, della comunicazione e

del repertorio comportamentale. Il disturbo si manifesta nei primi tre anni di

vita e impedisce di raggiungere l’autosufficienza per il resto della vita. I

                                                                                  5
bambini autistici veri hanno caratteristiche che invitano coloro che li

conoscono a fare fantasticherie, perché diversi di loro hanno isole di abilità

particolarmente evidenti.     Questi bambini, che presentano uno sguardo

molto vivace e uno aspetto normale, affascinano tutti quelli che li

incontrano con il mistero del contrasto fra queste rare abilità e il resto del loro

comportamento, drammaticamente disabile. La metà di questi bambini non

parla, mentre gli altri presentano il tipico linguaggio autistico, fatto di frasi

stereotipate, inutili per la comunicazione. Non sopportano l’incertezza e il

cambiamento, vogliono conoscere con pignoleria la loro agenda futura e

lasciare invariata la posizione degli oggetti che li circondano. Fanno scenate

plateali per motivi assolutamente futili , che si concludono, a volte, con

comportamenti autolesionistici.      La loro apparenza normale inganna            e

aggrava il problema della loro disabilità.

      A partire dagli anni Sessanta, organizzazioni private come la National

Autistic Society (NAS) inglese, o pubbliche, come la Division TEACCH nella

Carolina del Nord, hanno messo a punto strategie e tecniche riabilitative,

ausili di comunicazioni e pedagogie adattate specificamente ai bambini

affetti da sindromi autistiche, dimostrando che anch’essi sono educabili.

      I sintomi dell’autismo, nella sua forma più tipica, si manifestano entro i

primi tre anni di vita, in bambini che apparivano sani alla nascita, in molti

casi hanno avuto un periodo più o meno lungo di sviluppo apparentemente

normale, e non presentano caratteristiche anatomiche salienti ma sono anzi,

spesso, dei bambini molto belli.

      Le forme di recupero che si offrono ai bambini autistici sono, almeno in

Italia, spesso confinate al supporto scolastico e a quello psicologico

riabilitativo presso centri specializzati. Se la scuola offre una grande possibilità
                                                                                   6
di formazione per questi bambini è pur vero che al termine del percorso

scolastico, per questi bambini, a volte, non ci sono più forme di integrazione

e socializzazione.

       Oggi in Italia sono rarissimi i casi di autistici adulti che riescono a

occupare un posto di lavoro in un ambiente normale, mentre la maggior

parte di loro finisce in “laboratori protetti” o “centri gravi” nei quali si trovano

ghettizzati insieme ad altri disabili. In Italia è stata fondata, nel 1985, l’ ANGSA

(Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) ed è la più grande

associazione italiana che si occupa esclusivamente dell’autismo e degli altri

disturbi pervasivi dello sviluppo . L’ ANGSA è impegnata a dare una speranza

e un futuro dignitoso alle persone colpite dall’autismo, sostenendo le

famiglie, diffondendo una corretta informazione e sollecitando la ricerca

scientifica. 4




       4 Il nostro autismo quotidiano. Storie di genitori e figli, (a cura di) Carlo Hanau e Daniela
Mariani Cerati, Erickson,Gardolo (TN) 2003 pag. 207
                                                                                                   7
Le principali caratteristiche dell’autismo


      Le persone sono in grado di percepire le configurazioni di stimoli come

organizzate perché le stesse non vengano solo captate, ma anche

opportunamente codificate attraverso un processo attivo. Il filtraggio degli

stimoli che in ogni momento colpiscono il sistema sensoriale viene effettuato

dall’attenzione selettiva; nei bambini autistici è stata già da tempo

documentata una modalità di risposta anomala agli stimoli sensoriali,

caratterizzata dall’elusione degli stimoli stessi e dall’attenzione per aspetti

inusuali o marginali. Per spiegare la particolarità a livello percettivo, alcuni

studiosi hanno formulato l’ipotesi della “dominanza sensoriale”; secondo

questa interpretazione, i bambini autistici farebbero un uso preferenziale dei

sensi prossimali (il tatto, il gusto e l’odorato) in confronto a quelli distali (la

vista e l’udito). Essi, infatti, tendono a toccare, gustare e odorare gli oggetti e

le persone, solitamente senza tenere conto del contesto nel quale si trovano.

Però, la verifica sperimentale non ha confermato questa ipotesi; inoltre, da

alcune ricerche è emerso che i bambini autistici mostrano spesso risposte

anomale alle sensazioni prossimali, come ad esempio l’insensibilità al dolore,

al freddo e al caldo. Perciò, è stata proposta un’altra ipotesi, nota come

“iperselettività degli stimoli”, la quale fa riferimento all’utilizzo dell’attenzione

e prevede che i bambini autistici si concentrino solamente su uno fra i vari

stimoli o addirittura solo ad una parte di un certo stimolo, ad esempio se

guarda una persona, il bambino autistico, si concentra solo su un dettaglio

di essa, che può essere un bottone della camicia o un orecchino.

      Tali deficit dell’attenzione selettiva sono stati chiamati in causa anche

per   spiegare    il   fatto   che   i   bambini   autistici   tendono   a   ritenere
                                                                                   8
percettivamente importante quello che per altri bambini non lo è. Un altro

aspetto importante da prendere in considerazione riguarda la tendenza ad

evitare lo sguardo delle persone; di fatto, gli autistici, non vogliono

deliberatamente evitare lo sguardo, ma tendono a guardare più spesso lo

sfondo. La loro attenzione è regolata da processi diversi in confronto agli altri

bambini, cosicché essi non sembrano avere le preferenze considerate

normali.

      Sempre in ambito percettivo vanno menzionati alcuni punti di forza

messi in mostra dai bambini autistici. Questi riguardano la grande abilità

nell’elaborare informazioni visuo-spaziali, nel localizzare figure nascoste, nel

costruire puzzle.

      In sintesi, negli autistici esistono certamente dei deficit a livello attentivo

e percettivo, i quali convivono con alcune abilità molto affinate. Le posizioni

più recenti tendono ad interpretare queste situazioni come il frutto di

disfunzioni che non colpiscono i livelli più bassi dei processi senso-percettivi,

ma    i    processi   superiori   di   elaborazione.   L’autismo   comporterebbe

“un’anormale elaborazione delle informazioni complesse” e non un deficit di

base dell’attenzione e dell’acquisizione iniziale delle informazioni. I bambini

autistici non riescono ad andare oltre la semplice stimolazione, hanno

difficoltà ad aggiungere significato alle percezioni, al contrario di quanto

avviene nei bambini normali, i quali vanno ben oltre la percezione.

      Uno dei paradossi degli autistici è la loro abilità nel ricordare

meccanicamente fatti esterni, raffrontata all’incapacità di ricordare

avvenimenti personali. Infatti, mentre possono essere in grado di ricordare

qualunque dato relativo alla città in cui vivono, possono non essere capaci

di ricostruire la passeggiata fatta qualche ora prima nella stessa città.
                                                                        9
Questo tipo di problema di memoria viene generalmente imputato a

difficoltà nella memoria relativa a noi stessi. Se il bambino autistico è stato

testimone di un incidente ed è sembrato molto eccitato e interessato al

momento, vi lascerà interdetti quando alla domanda “Che cosa hai visto

mentre eri fuori?” resterà in silenzio o parlerà degli alberi o della campagna

poiché questa è la risposta, a suo tempo appresa, per questo tipo di

domanda.

     Possiamo però dimostrare che il ricordo è presente suggerendo la

risposta attraverso una domanda più diretta come “Hai visto un incidente

oggi?”, che può benissimo essere accolta con il rinnovarsi dell’eccitazione

provata alla vista dell’avvenimento originale.

     Il problema è che per ricordare degli episodi abbiamo bisogno di due

tecniche: la prima consiste nel fornire stimoli che automaticamente fanno

scattare la memoria. Sono spesso indizi minimi legati agli avvenimenti che

portano a rievocare il ricordo senza uno sforzo consapevole da parte nostra.

Il secondo modo può essere coscientemente controllato, ma comporta una

certa consapevolezza di sé. Bisogna riandare indietro con il pensiero e

collocarsi sulla scena dell’avvenimento per ricatturare le sensazioni e le

esperienze provate. I bambini autistici interrogati su ciò che è successo

durante la loro passeggiata possono ripensare all’emozione provata

vedendo lo scontro e questo farà scattare il ricordo. Gli autistici hanno

difficoltà a ricordare se stessi nell’atto di compiere azioni o provare

sensazioni senza avere un suggerimento esterno perché incontrano difficoltà

nel vivere gli avvenimenti come accaduti a loro stessi.

     Gli studi sulle capacità di memorizzazione e recupero delle informazioni

da parte di soggetti autistici hanno messo in luce che le funzioni mnestiche
                                                                          10
risultano abbastanza integre, in confronto ad altre funzioni, anche se si

registrano modalità di elaborazione e organizzazione delle informazioni

molto particolari.

      Per quanto riguarda la memoria di lavoro, va sottolineato che i

bambini autistici, pur presentando un ricordo più efficace con materiale

significativo, mostrano un’accentuazione dell’effetto decenza se paragonati

con bambini normali e ritardati mentali della stessa età mentale.

      I bambini autistici hanno la stessa capacità di rievocare parole,

quando tale compito è richiesto subito dopo la presentazione del materiale

(capacità di memoria ecoica). La memoria ecoica è sicuramente una delle

loro abilità principali.

      Le sperimentazioni condotte da psicologi cognitivisti per indagare il

funzionamento della memoria a lungo termine nei soggetti autistici hanno

messo in risalto, a livello generale, alcune problematiche, evidenti

soprattutto quando il tempo intercorrente fra la presentazione degli stimoli e

la prestazione mnestica è occupato da altre attività. Quello che

sicuramente risulta deficitario è la capacità di utilizzare strategie mestiche

(associazione, evidenziazione percettiva, parola chiave) per aiutare il

ricordo.

      Un ultimo aspetto importante da prendere in considerazione riguarda

la capacità di utilizzare la memoria automatica. Un bambino autistico può

ricordare alla perfezione tutti i tragitti degli autobus di una città, gli orari dei

treni, ecc; tutto questo senza manifestare mai la minima volontà di utilizzare

tali conoscenze con finalità adattative. Considerare questa abilità come un

pregio è inadeguato. Una buona prestazione nel richiamo automatico di

materiale senza senso dovrebbe essere associata normalmente con una
                                                                 11
prestazione ancora migliore nella memoria per materiale con senso. Quindi

è appropriato considerare le prodezze isolate della memoria automatica nei

bambini autistici come un segno di disfunzione piuttosto che come un

isolotto di capacità intatta.




                                                                       12
Secondo capitolo.- Autismo e scuola

      La scuola, tra le molteplici difficoltà cui è chiamata a rispondere, deve

essere in grado di progettare un intervento didattico individualizzato quando

incontra bambini con bisogni educativi speciali. Nel caso di bambini autistici,

il problema diventa più complesso, essendo l’autismo una patologia, per

certi versi, ancora da scoprire nelle sue diverse sfaccettature ed essendo

spesso i bambini che ne sono colpiti, alunni con i quali è difficile relazionarsi.

La scuola deve quindi attivare le sue risorse e progettare un percorso

educativo che non solo tenga conto dei bisogni esistenziali dell’alunno

speciale ma che sia anche in grado di offrire un’offerta formativa molto

diversificata e modellata sulle reali necessità del bambino. La scuola deve

dispiegare il suo impegno ed arricchire le possibilità di apprendimento degli

alunni in difficoltà, inserendo nel percorso curricolare, attività individualizzate.

      In particolar modo notiamo che i bambini con Disturbo di Tipo Autistico

pongono problemi particolarmente importanti alla scuola, in particolar

modo perché si tratta di una patologia che spesso è grave e richiede un

impegno prolungato e una competenza specifica da parte del personale

scolastico. Inoltre non dimentichiamo che se è vero che l’Italia a differenza

di altri paesi, ha un’integrazione scolastica di tutti i bambini disabili, e questo

è un potenziale vantaggio perché può consentire una pratica sociale più

articolata, è pur vero che in concreto è spesso inadeguatamente utilizzato.

La scuola, in un certo senso, a volte appare carente da punto di vista

metodologico. Compito della scuola è costruire, insieme ai suoi studenti,

percorsi di apprendimento formale e informale fuori e dentro ad essa capaci

di favorire lo sviluppo di un progetto e percorso di vita che aiuti a realizzare

                                                                                 13
lo statuto di persona adulta anche se disabile. La scuola deve promuovere

apprendimenti significativi e per tale ragione deve far riferimento a una

didattica speciale di qualità, che si fondi sulle conoscenze disponibili circa

l’efficacia di vari modelli d’intervento ma che non si fermi ad essi. La

frequenza del contesto integrato da parte dell’allievo con autismo,

necessita, molto più di quanto avvenga per altre tipologie di deficit, di

essere preparata anche attraverso lavori individualizzati condotti dalla

classe, ma l’obiettivo deve comunque rimanere quello dell’inclusione.

     È necessario adottare un approccio critico, flessibile e personalizzato in

quanto non esiste un singolo “miglior” intervento per tutti gli allievi con

autismo.

     Non avendo a disposizione una cura, dobbiamo fare riferimento a un

sistema integrato di interventi per ridurre la disabilità e facilitare proficue

esperienze di vita sociale integrata. La frequenza della scuola comune

rappresenta, a questo proposito, un momento di fondamentale importanza.

È necessario, però, un approccio didattico “speciale”, in grado di rispondere

ai bisogni molto particolari del bambino con autismo.

     L’intervento educativo che si vuole progettare con un bambino con

autismo prevede innanzi tutto un’attenta osservazione           e quindi una

conoscenza e una raccolta di informazioni che può richiedere anche molto

tempo. E’ consigliabile inoltre che l’intervento educativo proceda da una

conoscenza analitica e specifica della situazione e delle reali possibilità di

azione in quel contesto.

     Come per qualsiasi progetto anche per definire quello individualizzato

è buona regola pianificare in anticipo l’intervento educativo per evitare


                                                                            14
rischi di generalizzazione e superficialità che potrebbero danneggiare i

processi d’integrazione.

      Bisogna, tra le altre cose, essere flessibili, infatti, per migliorare le abilità

è necessario rendere prevedibili le azioni educative. La scuola, quindi, nel

dispiegare suo intervento formativo, deve sempre dimostrasi flessibile. La

flessibilità va attivata sia a livello curricolare, didattico, metodologico,

organizzativo linguistico che relazionale. La normativa relativa all’autonomia

degli istituti scolastici (DPR 275/99) autorizza e sollecita questa flessibilità

attraverso:

         la promozione di percorsi formativi funzionali alla realizzazione del

         diritto di apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni;

         Il riconoscimento e la valorizzazione della diversità;

         la valorizzazione della potenzialità di ciascuno;

         l’adozione di tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo

         formativo;

         la regolazione dei tempi di insegnamento e dello svolgimento delle

         singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e

         ai ritmi di apprendimento degli alunni;

         l’adozione di forme di flessibilità dell’organizzazione educativa e

         didattica;

         l’attivazione di iniziative di recupero e sostegno,continuità e

         orientamento.

      In ultimo è consigliabile che il progetto educativo venga condiviso e

supportato da tutte le agenzie del territorio che intervengono sul bambino.

Ciascuna figura professionale è opportuno che mantenga il proprio ruolo e

competenza specifica per migliorare la collaborazione.
                                                                                    15
Il livello di apprendimento dipenderà, per quanto riguarda il bambino,

dal suo livello cognitivo, dalla sua capacità di prestare attenzione, di

comprendere la comunicazione verbale e non verbale; per quanto riguarda

la scuola, dall’adeguatezza dei contenuti in base alle caratteristiche del

bambino,         dalla   maggiore      o   minore    presenza       di   stimoli   nell’aula,

dall’organizzazione dello spazio, dall’accuratezza con cui è stato stilato il PEI

(Piano Educativo Individuale), sulla base della valutazione iniziale e della

presenza di competenze specifiche sull’autismo, dalla collaborazione fra gli

insegnanti, dall’attivazione di logiche di sostegno diffuso e di aiuto fra

compagni.

        Per quanto riguarda la programmazione didattica è necessario

circoscrivere gli obiettivi di apprendimento in unità di apprendimento. In un

primo      momento         bisognerà   dare    precedenza      al    raggiungimento       di

competenze chiave, quelle indispensabili per poter accedere ad altre forme

di sapere.

        Quando nel proprio percorso scolastico si incontra un bambino con

autismo bisogna essere capaci di mettere in campo diverse strategie

operative. È necessario che l’insegnante comprenda che per attivare un

progetto di vita, ideato sulla base delle caratteristiche peculiare del

bambino con cui dovremo interagire, bisogna essere pronti ad attivare un

importante cambiamento. Il compito più importante che la scuole deve

attivare     è    quello    di   qualificare   le   azioni   attraverso     cui    conosce,

accompagna e responsabilizza ciascun allievo durante il suo viaggio

evolutivo. L’intervento diretto sulla programmazione didattica è solo uno

questi. La scuola del passato, ancorata sulla concezione che per una buona

didattica sia importante scegliere buoni contenuti, deve lasciare il posto alla
                                                                            16
scuola di oggi, profondamente riformata, che deve mettere in luce

l’importanza del come fare. I contenuti, rilevanti per diffondere il sapere

lasciano spazio alle metodologie.

      Nel caso specifico dell’autismo possiamo evidenziare quali sono i segni

comportamentali che questi bambini manifestano e sui quali dobbiamo

modellare il nostro intervento educativo e formativo:




                  Compromissione                 qualitativa

                  dell’interazione sociale;

                  Compromissione qualitativa della

                  comunicazione;

                  Modalità       di     comportamento,

                  interessi e attività ristretti, ripetitivi e




       Individuate le principali aree sulle quale operare si pensa sia

  necessario, almeno all’inizio di un percorso formativo, focalizzarsi su questi

  tre importanti obiettivi, ognuno dei quali si articolerà in obiettivi didattici

  specifici:


                                                                              17
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO




  SOCIALIZZAZIONE                           AREA                    AUTONOMIA




      Qualunque sia la disciplina con la quale intendiamo operare

dobbiamo necessariamente aspirare al raggiungimento di questi macro-

obiettivi. Solo con loro e attraverso loro possiamo raggiungere competenze

specifiche.    Occorre che la scuola, in tutte le sue articolazioni, sappia

accogliere l’allievo predisponendo per lui un progetto formativo capace di

tradurre in atto le sue capacità, così da condurlo alla maturazione di quelle

conoscenze e competenze che gli consentiranno un inserimento sociale

adeguato      e    gli   offriranno     i   massimi    gradi   di   autonomia       e   di

autodeterminazione possibili.      5   Per quanto riguarda le strategie d’intervento

educativo ed i contenuti da privilegiare per favorire l’apprendimento e la

socializzazione    del   bambino        autistico, è    necessario     promuovere       un

approccio personalizzato che coniughi le indicazioni che provengono dalle

più affidate metodologie di intervento, con gli accorgimenti organizzativi e




      5M. Pavone, Dall’esclusione all’inclusione. Lo sguardo della Pedagogia Speciale,2010,
Mondadori Università, pag.161
                                                                                        18
metodologici - didattici necessari per la promozione di una reale

integrazione6.

      Compito della scuola è costruire, insieme ai suoi studenti, percorsi di

apprendimento formale e informale, fuori e dentro di essa capaci di favorire

lo sviluppo di un progetto e percorso di vita che aiuti a realizzare lo statuto di

persona adulta anche se disabile. La frequenza del contesto integrato da

parte dell’allievo con autismo necessita, molto più di quanto avvenga per

altre tipologie di deficit, di essere preparata anche attraverso lavori

individualizzati condotti dalla classe, ma l’obiettivo deve comunque

rimanere quello dell’inclusione.




      6   L. Cottini, Educazione e riabilitazione del bambino autistico, Roma, Carocci.
                                                                                          19
Terzo capitolo.-       Le tecnologie e la scuola

      I cambiamenti epocali, cui stiamo assistendo, riguardano anche

l’introduzione e l’utilizzo delle moderne tecnologie che, se da un lato hanno

migliorato le condizioni di vita, dall’altro lato il loro uso eccesivo e improprio

sta favorendo la nascita di situazioni alquanto negative. La scuola, come

principale agenzia educativa, non può esimersi dall’accettare e riconoscere

la validità dell’acquisizione di competenze informatiche. La scuola è

chiamata a riprogettare il suo intervento formativo mettendo in luce

l’importanza, per la crescita del bambino nella sua totalità, di tutti gli aspetti

che concorrono alla formazione globale del bambino. Essendo le moderne

tecnologie entrate a far piena parte della vita di ciascun individuo pensare

alla scuola, come un luogo avulso dal raggiungimento di questa abilità,

significa immaginarla come una comunità che non provvede alla crescita

totale dei suoi alunni. La scuola per rispondere al bisogno di insegnare ai

bambini, come utilizzare in modo sano le nuove tecnologie, deve mettere in

campo     tutte   le sue   risorse   e   adoperarsi   non   solo   materialmente,

predisponendo aule e pc per il loro utilizzo, ma anche didatticamente,

inserendo personale che sappia insegnare in modo corretto cosa e come

apprendere l’uso delle tecnologie rispetto ad una moltitudine di strumenti

informatici di cui disponiamo.




                                                                               20
Se nel passato la missione della scuola era orientata dal

                pensiero del perché, il nuovo orientamento dell’azione

                educativo - didattica è sorretto dal pensiero del “come” e

                richiede nuove forme di intervento didattico. Sempre più si

                rendono necessari una revisione dei curricoli scolastici, nuovi

                strumenti metodologici e un’adeguata formazione degli

                insegnanti. 7

       Facendo ricorso alle Indicazioni Nazionali per il curricolo ci accorgiamo

come sia importante non solo insegnare ai bambini un uso sano dei mezzi

informatici ma anche attuare precise scelte metodologiche e didattiche. In

particolare le Indicazione mettono in luce la necessità di proporre un

intervento nel quale l’approccio ai nuovi strumenti informatici sia graduale e

a lungo termine:


                […] La graduale competenza nell’uso di specifici strumenti

           informatici e di comunicazione potrà consentire agli alunni di

           sviluppare le proprie idee presentandole con accuratezza a sé e

           agli altri, di trovare, interpretare e scambiare informazioni, di

           organizzarle, di elaborale, di trovarle, di archiviarle e riutilizzarle. 8


       Proviamo a soffermarci sui principali vantaggi educativi che vengono

messi in atto attraverso le nuove tecnologie9:




       7 V. Pellegrino, S. Di Clemente, Tecnologia dell’istruzione e dell’apprendimento. Verso un
nuovo orientamento pedagogico, Anicia, 2010, pag. 18
      8 Indicazioni nazionali per il curricolo, pag. 108
      9 V. Pellegrino, S. Di Clemente, Tecnologia dell’istruzione e dell’apprendimento. Verso un

nuovo orientamento pedagogico, Anicia, 2010, pag. 61,62
                                                                                              21
Spostamento del focus dall’insegnante allo studente.

           Spostamento del focus dall’apprendimento sul fare.

           Aumento della motivazione degli alunni.

           Risalto alla cooperazione tra alunni.



      Per quanto riguarda il primo vantaggio possiamo dire che con le

tecnologie l’insegnante riduce la sua centralità; non è più il detentore del

sapere ma il suo compito risiede in quello di facilitatore. Notiamo poi, nel

secondo punto, come le nuove tecnologie rispondano perfettamente alla

nuova concezione del’apprendimento, quella che si basa sul valore

dell’imparare facendo. Per quanto riguarda la motivazione, molti studiosi

sono concordi nell’affermare il suo ruolo centrale nei meccanismi di

apprendimento. Quindi un alunno apprende più facilmente se l’oggetto del

suo apprendere è qualcosa di motivante. L’ultimo aspetto, ma non il meno

importante, gioca un ruolo di primaria importanza e apre le porte a questioni

che coinvolgono tematiche pedagogiche di un certo spessore morale: la

cooperazione. In una società sempre più diversifica, nella quale coesistono

alunni di diverse culture, di differenti strati sociali, il problema della

cooperazione può essere affrontato proponendo attività che si avvalgano

dell’uso delle tecnologie.

      Anche se i vantaggi del’uso delle tecnologie sono evidenti da un

punto di vista didattico, alcuni insegnanti sono un po’ reticenti nel

riconoscerne uno statuto formativo. Anche se le scuole italiane presentano

ancora un evidente ritardo nell’attuazione di strategie volte a favorire una

corretta fruizione dei mezzi informatici, non possiamo arenarci su questa

convinzione ma dobbiamo progettare il cambiamento che vorremmo
                                                             22
operare per favorire la realizzazione di una scuola, aperta al futuro e ai suoi

inaspettati cambiamenti. Non basta dire che abbiamo osservato che

durante l’ora di tecnologia l’insegnante ha passivamente indicato i vari

passaggi per usare, per esempio il programma paint, suggerendo ai bambini

il modo più veloce per disegnare, dobbiamo essere consapevoli del

cambiamento che vogliamo operare per migliorare l’incontro dei nostri

alunni con le nuove tecnologie. È importante che i bambini capiscano che il

pc, per esempio, non risponderà al comando complesso, come per esempio

“apri la scatola”, perché questa è un’azione articolata, è il risultato di altre

azioni più semplici.

      In questo modo abituiamo anche i bambini a scomporre un problema

in sottoproblemi, operazione cognitiva importante per lo sviluppo del

pensiero logico. L’abilità dell’insegnante risiede nella capacità di andare

oltre la mera spiegazione delle azioni meccaniche per ottenere dei risultati.

Ciò che l’insegnante deve favorire nel processo di apprendimento è la

riflessione e la comprensione di tutte le tappe che si nascondo dietro

l’esecuzione di un semplice comando.

      Spesso alcune maestre, poco preparate ad affrontare la nuova sfida

tecnologica che la società richiede, pensano che per la disciplina che va

sotto il nome di Tecnologia basti insegnare meccanicamente come

accedere, utilizzare i principali software e spegnere il pc. Questo pensiero

crolla quando entrano in contatto con alunni che già da anni hanno

raggiunto queste abilità, con alunni che usano un linguaggio informatico di

notevole livello. Ecco che l’insegnante si sente spiazzato. Come può la

scuola   evitare   quest’inconveniente?    Non    solo   inserendo   personale

specializzato, ma anche facendo in modo che questa figura racchiuda al
                                                                    23
contempo una duplice funzione, educatore e tecnico specializzato e

naturalmente anche diversificando l’offerta formativa.




                                                                24
Quarto capitolo.-
                   Un possibile incontro tra L’AUTISMO E LE TECNOLOGIE

           L’utilizzo della tecnologia per la disabilità in ambito educativo e più

  strettamente scolastico investe un gran numero di significati: da una parte

  coinvolge aspetti programmatici e metodologici; dall’altra include anche

  i dispositivi utilizzati. Il ricorso alla tecnologia informatica può risultare utile

  grazie ad alcuni punti d forza del mezzo: in particolare la motivazione, il

  rigore e l’ adattabilità. Quanto al primo e al terzo aspetto, il dialogo con

  l’interfaccia elettronica risulta agevole e amichevole, sia perché si avvale

  di accorgimenti (icone, mouse, viva voce) intuitivi e attraenti, sia perché

  consente di utilizzare e predisporre programmi multimediali flessibili, che

  possono veicolare un elevato numero di itinerari differenziati in tutte le

  discipline. In sostanza il computer può favorire un migliore raccordo tra la

  personalizzazione del processo formativo per lo studente autistico e

  l’attività didattica della classe. 10

           Proviamo ad individuare le principali motivazioni per le quali

  potremmo lavorare con un bambino autistico usando le tecnologie:

                                      IL COMPUTER

               E' uno strumento multimediale, con un linguaggio
               prevalentemente visivo-spaziale (punto di forza dei
               ragazzi autistici).
               Risponde alle loro esigenze di chiarezza, sobrietà e
               precisione comunicativa: il linguaggio dell'informatica è
               strutturato, chiaro e prevedibile, senza inferenze emotive o
               sottintesi.
               È anaffettivo, rigido, prevedibile e strutturato (Teoria della
               mente)
               Stimola l’intersoggettività e la socializzazione.


       M. Pavone, Dall’esclusione all’inclusione. Lo sguardo della Pedagogia Speciale,2010,
      10

Mondadori Università, pag.126
                                                                                        25
Sembra che l’utilizzo del computer fornisca buone opportunità ai

ragazzi autistici e questo per diversi motivi, alcuni dei quali riguardano la

realtà sensoriale delle persone autistiche, ed altri gli aspetti logici ed emotivi.

Pare che buona parte dei ragazzi autistici utilizzi prevalentemente il canale

visivo,        privilegiandolo     rispetto   a   quello    uditivo,   per   impadronirsi   di

informazioni. Molti di loro dichiarano di avere la possibilità di mantenere

vivida l’immagine vista, una sorta di fotografia, che è possibile rievocare ed

analizzare in momenti successivi. 11 Le informazioni scritte, e in particolare le

domande che vengono proposte tramite lo schermo del computer, risultano

essere comprese meglio di quelle dette a voce. Per altro verso lo schermo

consente al ragazzo di verificare e controllare ciò che sta esprimendo

digitando sulla tastiera. Il computer poi funziona in modo rigorosamente

logico, secondo schemi e procedure definite, ed in genere l’apprendimento

dei ragazzi facilitati procede analogamente. Molto spesso i ragazzi autistici

definiscono il proprio pensiero come un “groviglio” o un “impasto”, che

poco spazio concede anche alla pianificazione del movimento. L’uso della

tastiera, la digitazione, impone lentezza, ritmo e cadenza, e concede in tale

modo il tempo per l’organizzazione del movimento; consente, inoltre, a quel

gomitolo aggrovigliato, che è il pensiero, di dipanarsi con calma e con la

necessaria lentezza. Un’altra caratteristica delle persone autistiche è il subire

forti situazioni emotive, ed in particolare ansia da prestazione e da

esposizione. Il computer consentirebbe alla persona di esprimersi con altri

attraverso un oggetto intermedio, in tale modo l’ansia può essere più

facilmente ridotta o controllata.



          11   http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF22/TDDIS22.pdf
                                                                                            26
Per quanto riguarda il disturbo autistico nel particolare, bisogna notare

che molti bambini affetti da questa patologia, circa la metà, hanno uno

sviluppo che, in un primo tempo, differisce poco dalla norma e

successivamente, in genere nel corso del secondo anno o all’inizio del terzo,

presenta una grave regressione durante la quale i bambini perdono il

linguaggio verbale, se chiamati per nome non si voltano, evitano lo sguardo

altrui e spesso rifiutano anche il contatto corporeo.12 Sul piano della relazione

sono al livello di un bambino di poche settimane. È per questo che il

rapporto con loro va ripreso con quelle modalità che sono in uso con i

bambini di pochi mesi, sviluppando quelle forme di rapporto che vanno

sotto il nome di “intersoggettività primaria” 13, che si riferiscono a quelle varie

maniere di relazione con le quali un bambino di pochi mesi entra in rapporto

con il mondo: fondamentalmente con un adulto che è capace d entrare in

sintonia con lui. Questa capacità di entrare in sintonia con l’altro e inserire

successivamente una variante è una delle chiavi di volta delle relazioni

umane a tutte le età. Solo così è possibile passare ad alcune tappe della

“intersoggettività secondaria” cioè quelle forme di rapporto nella quali la

relazione trai due interlocutori si fa più complessa. In questa strategia che

procede per tappe successive è bene valorizzare l’importanza di indicare

con l’indice gli oggetti. L’acquisizione di questa capacità è utile per lo

sviluppo delle parole e per mettere in atto un linguaggio preverbale e per

poterlo elaborare nella direzione di una comunicazione sempre più ricca. A

tal proposito si potrebbero struttura delle attività con l’ausilio, dapprima

immagini e foto, solo dopo di pittogrammi, immagini stilizzate che possono

       12   Manuale per l’integrazione scolastica. I principi, le competenze, la buona pratica. A
cura di Carlo Ricci, Fabbri Editori, 2001, pag. 249
        13 Idem pag. 250

                                                                                              27
assumere un significato corrispondente a nomi, verbi aggettivi e arricchire la

conversazione. La comunicazione per immagini trova nelle tecnologie un

terreno d’incontro. Si possono presentare al bambino autistico, attraverso il

pc, attività che possano stimolare la curiosità visiva e la successiva capacità

di associare all’immagine un significato. Dobbiamo però, a prescindere dal

tipo di attività sulla quale intendiamo lavorare, cercare di facilitare la

comprensione e la produzione. L’insegnante diventerà quindi un facilitatore.

       Per quanto riguarda il livello di comunicazione con la classe dobbiamo

precisare che, se il bambino comunica per mezzo dei pittogrammi , è

necessario spiegare ai suoi compagni in che modo anche loro possono far

ricorso allo stesso metodo ed unirsi così al loro compagno in difficoltà, in

parte parlando, in parto comunicando con le immagini. Quest’ultima vien

definita come “Comunicazione Aumentativa e Alternativa”                         14.   In questo

contesto l’uso del Pc può rappresentare una risorsa preziosa: i soggetti

autistici sono molto “visivi” e spesso se ne possono giovare.

       I bambini autistici spesso leggono ma non comprendono il significato

di ciò che hanno letto, parliamo infatti di iperlessia. Per aiutarli è utile

costruire dei piccoli libri in cui le figure occupino grande spazio e sotto,

separatamente, vi siano una o più righe di parole, ben spaziate e correlate

alle immagini che si vedono sopra. Ancora una volta il computer può essere

una possibile soluzione. Si possono offrire dei programmi nei quali si lasci

grande spazio alle immagini, e solo cliccando sull’icona corrispondente

uscirà scritta la parola.




       14Manuale per l’integrazione scolastica. I principi, le competenze, la buona pratica. A
cura di Carlo Ricci, Fabbri Editori, 2001, pag. 252
                                                                                                 28
Se è vero che molti ed evidenti sono i vantaggi che ci spingono a

ritenere   che     le   tecnologie       possano      aiutare   l’apprendimento
                                                                l’apprendim           la

comunicazione e la socializzazione dei bambini autistici, è pur vero che è

necessario utilizzare programmi e strumenti flessibili, che siano quindi

personalizzabili perché i bambini autistici, pur avendo molte caratteristiche

che li rendono simili, cambiano uno dall’altro. Inoltre, l’attività tecnologia
                     ,

deve necessariamente essere affiancata da una progettazione didattica

ben strutturata.

      Dal momento che l’autismo è una patologia nella quale il problema

della comunicazione appare di primaria importanza, proviamo a vedere in
                                       importanza,

che modo le nuove tecnologie offrono una nuova opportunità didattica.




                                L'USO DELLE TECNOLOGIE
       migliora e sviluppa le capacità          favorisce una migliore interazione
       comunicative;                            vocale;


                                            Inoltre
           favorisce un migliore contatto              migliora la comunicazione
                      oculare;                                spontanea;



                                            Infine
                                                       migliora la reciprocità e la
                 migliora l'attenzione
                                                         condivisione emotiva




                                                                                      29
Uno degli obiettivi che ci eravamo precedentemente preposti era di

favorire l’acquisizione dell’autonomia. Ancora una volta l’uso corretto delle

tecnologia si presta al raggiungimento di questo obiettivo. È necessario però

non lasciare mai il bambino completamente da solo davanti al PC perché

favoriremmo la crescita della rigidità intellettiva e comportamentale, la

chiusura sociale egli atteggiamenti stereotipati. L’insegnante, nel suo

compito di guida e facilitatore, dovrà sempre supportare l’alunno

chiedendo, a volte, la presenza dei compagni al fine di strutturare un

ambiente di apprendimento di tipo collaborativo. Il facilitatore ha una

duplice funzione: offre un supporto fisico, favorendo il soggetto nell’isolare

ed estendere il dito indice, aiutandolo a controllare il movimento del

puntare il dito e del ritirare la mano dopo ogni esecuzione, consentendo il

superamento         di   alcune    difficoltà   fisiche   specifiche   quali   lo   scarso

coordinamento occhio/mano, o un irregolare tono muscolare che in alcuni

casi si presenta eccessivamente alto ed in altri troppo basso; garantisce la

perseveranza nel portare a termine il compito definito, fornisce un controllo

sull’impulsività. Il facilitatore inoltre fornisce un sostegno emotivo alla persona

facilitata. Questa seconda funzione è l’elemento preminente dal quale

dipende buona parte del successo del “percorso comunicativo”. 15

      Molta cautela va applicata alla scelta dei programmi con i quali

lavorare. Dal momento che i bambini autistici tendono a ripetere sempre gli

stessi comportamenti è necessario che l’insegnanti vari continuamente la

proposta didattico-formativa.           Concludendo possiamo dire che le nuove

tecnologie possono essere utilizzate a livello didattico con bambino autistici,

devono però essere rispettare alcune semplici ma importanti regole:

      15   http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF22/TDDIS22.pdf
                                                                                       30
L'autismo e
                       il computer



     Personalizzazione            Personalizzazione
      dell'Hardware                 del Software



PERSONALIZZAZIONE DELL’HARDWARE   PERSONALIZZAZIONE DEL SOFTWARE

        SCHERMO ben regolato            SOFTWARE VIA INTERNET




          TASTIERA facilitata                  CD-ROM




           TOUCH SCREEN                  SOFTWARE DI DISEGNO




                                                                31
La connessione alla rete offre una serie di programmi che permettono

di favorire gli apprendimenti e le abilità socio-cognitive.

      Nel caso dei bambini autisti possiamo proporre software didattici che

sembrano rispondere a più esigenze. Il web ma anche note cose editrici che

si occupano anche di programmi multimediali, offrono interessanti attività.

Ne presentiamo alcune.
                                                  COMPETENZE COGNITIVE

                                              Un esempio di cartone animato

                                              con alcun test e training per

                                              valutare     e      potenziare      le

                                              competenze           cognitive     ed

                                              emotive      di      bambini       con

                                              difficoltà nella sfera emotiva e

                                              nelle relazioni sociali.




                                                              LETTURA

                                              L'apprendimento è facilitato dal

                                              collegamento della parola con

                                              il disegno corrispondente.


                                                          SCRITTURA

                                             Favorisce l’apprendimento della

                                             produzione         scritta,   con     la

                                             possibilità di riflettere sul proprio

                                             lavoro    con      un'autovalutazione

                                             metacognitiva.


                                                                                   32
EDUCAZIONE RAZIONALE

                EMOTIVA

Lo scopo è quello di insegnare ad

avere        consapevolezza            delle

proprie        emozioni          e       dei

meccanismi mentali che vi sono

sottesi.



 COMPORTAMENTI ED EMOZIONI

Vengono         affrontati      argomenti

importanti        per      la        crescita

psicologica: dal superare la paura

del rifiuto e della derisione, al

riuscire a socializzare con gli altri,

ad         affrontare     impegni          e

responsabilità,         soprattutto        in

campo scolastico, e così via.



           BES e INCLUSIONE

 Per disturbi dell'apprendimento,

 difficoltà                psicologiche,

 comportamentali          e relazionali,

 ma           anche             svantaggio

 socioculturale e varie differenze

 linguistiche, etniche e culturali.


                                           33
STRATEGIE COGNITIVE

I   problemi     presentati    richiedono

infatti    di   analizzare    visivamente

un'immagine,              ricavata     dalla

sovrapposizione di una serie di carte

colorate in cui sono state ritagliate

varie forme e di riprodurre tale

immagine scegliendo, all'interno di

un insieme dato, le carte che

compongono il modello, seguendo

l'ordine corretto.




    ATTENZIONE E CONCENTRAZIONE

    Permette       di      misurare,      di

    recuperare       e     potenziare.    Si

    propone       quindi      come       uno

    strumento        di       valutazione-

    intervento.




                                          34
Comunicazione Aumentativa e Alternativa ( CAA)


       Un tipo di tecnologia che può essere utilizzata con bambini con

autismo è la Comunicazione Aumentativa e Alternativa ( CAA), un tipo di

tecnologia assistiva o AT ( Assistive Technology).                          16   La CAA è una

comunicazione interattiva a due vie, perciò viene usata da entrambi i

partner: quello verbale e quello che ha un linguaggio limitato o assente. Ciò

significa che il partner verbale utilizza lo strumento di CAA assieme al

linguaggio, così che il partner non verbale riceva un input comunicativo per

via sia visiva che uditiva.

       La CAA facilita il linguaggio aumentando le abilità di comunicazione e

le interazioni, fornisce i modelli verbali per l'eloquio, sia tramite il partner

verbale di comunicazione sia tramite i dispositivi per la comunicazione con

emissione vocale.

       La CAA è costituita da qualsiasi strumento, dispositivo, immagine,

parola, simbolo o gesto che compensa le difficoltà di comunicazione

espressiva (ciò che “esce”) e recettiva (ciò che “entra”). Gli strumenti, gli

ausili e le strategie di CAA servono a “aumentare, mantenere o migliorare”

la capacità di una persona di comunicare, ampliando le abilità che già


      16   J. M. Cafiero, Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per

l’autismo e i deficit di comunicazione, Edizioni Erickson, Gardolo(TN), 2009: La tecnologia

assistiva rappresenta un'ampia categoria che comprende qualsiasi oggetto, equipaggiamento,

prodotto o sistema, anche modificato o personalizzato, che viene usato per aumentare,

mantenere o migliorare le abilità funzionali delle persone disabili. Le carrozzine, i corrimano, gli

scooter elettrici, le rampe, gli occhiali, i giocattoli adattati con interruttori e le stoviglie adattate

per mangiare sono tutti esempi di AT.


                                                                                                     35
possiede e fornendo un mezzo alternativo laddove necessario. La CAA non

viene mai usata per sostituire il linguaggio funzionale esistente, ma per

migliorarlo.

      La CAA può comprendere il linguaggio dei segni, immagini, parole,

lettere o oggetti usati da soli o in combinazione con tavole di

comunicazione, dispositivi con emissione vocale ( VOCA, Voice Output

Communication Aid) o tastiere.

      Esistono sistemi1 di CAA assistiti e non assistiti.

               I sistemi non assistiti comprendono i segni manuali, i gesti e le

               vocalizzazioni. Esse richiedono soltanto il corpo e nessun altro

               sistema o dispositivo esterno ad esso.

               I sistemi assistiti comportano l'uso di oggetti, simboli concreti

               tridimensionali, disegni, fotografie, parole o semplici simboli

               lineari. I simboli tangibili, visivi, della CAA assistita possono

               essere usati da soli o in combinazione con un dispositivo per la

               comunicazione a emissione vocale (VOCA) o con ausili


      I sistemi di CAA assistiti permettono di trasmettere messaggi tramite

strumenti di CAA “senza tecnologia”, a “bassa tecnologia” o ad “alta

tecnologia”.

      I sistemi di CAA senza tecnologia sono semplici strumenti che non

hanno bisogno di batterie o di circuiti elettrici, come ad esempio un

cartellino con sopra una parola o un simbolo per la comunicazione, un

quadernetto contenente diverse tavole di comunicazione o una tavola di

comunicazione specifica per un'attività.


                                                                                   36
I sistemi di CAA a bassa tecnologia sono i semplici dispositivi per la

comunicazione          con     emissione      di   voce      (    VOCA         ,   Voice   Output

Communication Aid) con i quali è possibile riprodurre messaggi verbali che

possono durare da pochi secondi fino a otto minuti.

       Gli strumenti di CAA ad alta tecnologia sono VOCA più sofisticati, che

permettono di riprodurre centinaia di messaggi e possono includere tastiere

portatili con cui è possibile generare linguaggio e anche prevedere parole.


                                        Sistemi di CAA


      Natural Aided Language ( NAL, linguaggio assistito naturalmente) 17


       Il NAL è una strategia di CAA che utilizza il metodo della “lingua

materna” per insegnare il linguaggio . Il NAL è un'immersione totale

misurabile nel sistema di linguaggio visivo, in cui il partner di comunicazione

che        parla   abbina     il   linguaggio      parlato       all'indicazione     dei   simboli

corrispondenti. Il NAL insegna simultaneamente al partner di comunicazione

che non parla sia a comprendere che a generare un linguaggio interattivo.


                   Picture Exchange Communication System (PECS) 18


       Il PECS è una strategia che prevede sei fasi. Prima viene insegnato alla

persona con DSA ad avviare una comunicazione porgendo al partner un

simbolo visivo per avere un oggetto molto desiderato. In cambio

dell'immagine, foto, disegno semplice, le viene quindi offerto l'oggetto.


      17    J. M. Cafiero, Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per

l’autismo e i deficit di comunicazione, Edizioni Erickson, Gardolo(TN), 2009
       18   idem


                                                                                               37
Come secondo passo, viene ampliato l'uso delle immagini in modo da

comprendere un numero maggiore di persone, luoghi e ricompense che la

persona con DSA potrebbe desiderare. Nella terza fase, viene insegnato a

fare delle scelte specifiche tra le immagini; nella quarta, a costruire delle

semplici frasi con le immagini, come ad esempio “Io voglio il camion”. La

risposta alla domanda “Che cosa vuoi?” viene affrontata nella quinta fase,

mentre nella sesta viene insegnato a sviluppare abilità di conversazione,

facendo commenti sui vari oggetti e attività a scopo sociale e non solo per

avere una ricompensa tangibile.


                      System for Augmenting Language 19


                   (SAL, sistema per aumentare il linguaggio)


      Il SAL è una strategia simile al NAL, nel senso che i partner verbali

forniscono ai loro partner non verbali sia un input sia un output di

comunicazione, nell'ambito di contesti naturali. Nel sistema SAL la

comunicazione viene veicolata dall'uso di dispositivi con emissione vocale.


Il Training di Comunicazione Funzionale con la CAA ( TCF con CAA )

      E’     un protocollo specifico ideato per diminuire i comportamenti

problema. Il TCF è costituito da due parti essenziali: primo, scoprire perché si

verifica un particolare problema o che cosa sta cercando di comunicare la

persona attraverso quel determinato comportamento; secondo , insegnare

un modo più appropriato di comunicare. Nel caso di bambini autistici



      19   idem


                                                                              38
questo protocollo appare estremamente interessante, essendo i bambini

DSA, deficitari a livello comunicativo.



                     AUTISMO e CAA : un abbinamento perfetto

            Apprendimento visivo : La CAA si basa su stimoli visivi, come gli

       oggetti, le immagini, le fotografie e le parole scritte.

            Interesse per oggetti inanimati : Gli strumenti e i dispositivi di CAA

       sono inanimati.

            Difficoltà con gli stimoli complessi :Il livello di complessità può

       essere adattato in modo da crescere insieme alle capacità del

       bambino.

            Difficoltà con i cambiamenti : La CAA è statica e prevedibile; i

       simboli visivi vengono raggruppati su una tavola di comunicazione o su

       un VOCA , i concetti nuovi e le parole che li rappresentano vengono

       aggiunti alle tavole di comunicazione inserendoli nello schema

       familiare dei simboli esistenti, in modo da renderli meno estranei.

            Problemi a gestire la complessità delle interazioni sociali : La CAA

       fornisce un'interfaccia tra i partner di comunicazione.

            Difficoltà nella programmazione motoria : Dal punto di vista

       motorio, la CAA è più semplice del linguaggio verbale.

            Ansia : Gli interventi di CAA non creano pressione o stress.

            Problemi di comportamento : La CAA fornisce un mezzo

       istantaneo di comunicazione, prevenendo i comportamenti problema.

            Difficoltà di memoria : La CAA fornisce un mezzo per la

       comprensione del linguaggio che si basa sul riconoscimento piuttosto

       che sulla memoria.




                                                                                     39
Le persone autistiche con linguaggio verbale scarso o assente possono

imparare a comunicare con la CAA, i cui strumenti e dispositivi ben si

adattano ai loro particolari stili di apprendimento.20




                        Una serie di potenziali vantaggi della CAA:

                       può stimolare lo sviluppo cerebrale ;

                       favorisce la comunicazione funzionale spontanea;

                       facilita l'accesso a informazioni sociali;

                       facilita l'integrazione a casa, a scuola e nella

                       comunità;

           ➢           facilita l'accesso a esperienze di lettura; previene

           ➢           la    necessità       di    sviluppare      comportamenti

           ➢           problematici;

                       facilita      un       migliore         senso       di   sé

                       (autoconsapevolezza),             per      la      maggiore

                       autonomia e il numero minore di crisi;

                       fornisce alla persona con autismo una voce e un

                       orecchio e offre dei vantaggi psicologici legati




      20   J. M. Cafiero, Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per

l’autismo e i deficit di comunicazione, Edizioni Erickson, Gardolo(TN), 2009


                                                                                         40
Valutazione della CAA


      La valutazione della CAA non è qualcosa che si fa in una volta sola,

ma è piuttosto un'evoluzione. Per la natura dinamica dello sviluppo della

comunicazione e delle tecnologie di CAA, la valutazione costituisce sempre

un processo continuo. Per fare una valutazione della CAA, bisogna prendere

in considerazione il livello di linguaggio espressivo e recettivo della persona,

ovvero che cosa è in grado di trasmettere e cosa è i n grado di

comprendere.

      Una valutazione di CAA può essere svolta da qualsiasi operatore che

abbia esperienza di CAA, che sia un educatore professionale, un

logopedista, un terapista occupazionale, un fisioterapista, uno psicologo

oppure un esperto di tecnologia assistiva.

      Il   processo   della   valutazione      comporta   l'osservazione   diretta

dell'alunno nel suo ambiente naturale, la partecipazione del bambino alla

valutazione si limita alla semplice interazione con il suo ambiente e con i suoi

potenziali partner di comunicazione.

      Dopo aver condiviso le varie osservazioni tra i genitori e gli operatori, il

passo successivo comporta la compilazione di una o più scale di

valutazione.

      Esistono diversi strumenti di valutazione della CAA:

               il Participation Model (Modello di Partecipazione)( Beukelman e

               Mirenda,1998):    In   questo    modello   vengono      prese    in

               considerazione le abilità fisiche, cognitive e di linguaggio della

               persona, osservando come comunica e partecipa alle attività



                                                                               41
a casa, a scuola o nella comunità, in confronto ai coetanei con

sviluppo nella norma;

il SETT Framework (Zabala, 2000) : SETT è una acronimo che sta

per    Student, Environment, Tasks, Tools (alunno, ambiente,

compiti, strumenti). Il SETT è uno strumento di tecnologia assistiva

che fornisce una lista di domande strutturate, che permettono

all'équipe   di individuare in modo preciso di che cosa ha

bisogno l'alunno per comunicare e partecipare;

Social Networks (Blackstone e Berg, 2003): è uno strumento di

valutazione completo che si basa sui partner di comunicazione

di una persona per individuare i suoi bisogni comunicativi e

scegliere gli interventi di CAA più adeguati. Il primo passo è

procedere con un inventario del linguaggio recettivo ed

espressivo della persona, delle sue abilità di lettura, scrittura,

cognitive, motorie e adattive e di ogni ausilio tecnologico che

eventualmente utilizza. Il Social Networks procede ad

esaminare i partner di comunicazione presenti nella vita della

persona; adotta il modello dei cerchi concentrici per

differenziare le relazioni sociali e i potenziali partner di

comunicazione della persona; nel cerchio più interno si trovano

i membri della famiglia, in quello successivo si trovano gli amici,

seguiti dai conoscenti, dagli operatori e dai partner non

familiari. Il Social Networks segue il formato di un colloquio

durante il quale vengono raccolte le informazioni da parte di

persone rappresentative di ciascun cerchio e anche dalla

persona con bisogni comunicativi complessi.
                                                                     42
Quinto capitolo.-    Conclusioni




      Il lavoro presentato ha voluto mettere in evidenza come sia possibile

tracciare un percorso didattico nel quale, attraverso le nuove tecnologie, sia

possibile progettare un intervento educativo per i bambini autistici.

      Il problema dell’autismo non ti riguarda fino a quando non incontri e

non condividi un po’ del tuo tempo con un bambino autistico. L’impatto è

spesso traumatico. Ci si sente impotenti e a disagio. Bastano pochi incontri

per capire che è possibile e necessario intervenire. Si delineano molteplici

strategie, tutte sembrano a livello teorico infallibili, ma tutte o quasi tutte

crollano non appena vengono messe in atto. Non è facile progettare un

percorso educativo per un bambino autistico. I metodi, gli strumenti i

programmi, tutto deve essere rimesso in discussione. Bisogna selezionare,

amputare, riprogettare, individuare nuove strade ed avere il coraggio e la

tenacia per percorrerle. Si cambierà spesso rotta ma i tentativi non saranno

mai una battaglia persa. Se siamo riusciti ad individuare, nell’uso delle

tecnologie, un possibile terreno d’incontro con i bambini autistici significa

che siamo sulla buona strada, che non dobbiamo mollare. Offrire ai bambini

DSA nuove opportunità formative, significa aprirsi verso un nuovo concetto

di educazione, integrante e migliorativa. La scuola deve riprogettare il suo

percorso formativo, di vita e lo può fare solo se riesce a coniugare lo

                                                                            43
sviluppo e il cambiamento sociale con le urgenti necessità che le si pongono

davanti. La presenza di bambini con BES è una di                   questa necessità.

L’autismo è una di queste necessità.
     ismo

      In ultima analisi indichiamo le principali tappe o i più importanti criteri

che non dobbiamo dimenticare se vogliamo proporre una strategia

tecnologica:




  • L'insegnante deve                                              • L'insegnante da
   sempre progettare                                                 leader didattico
     il suo intervendo                                                    diventa
      proponendo un                                                   "facilitatore".
          percorso
      personalizzato.

                           PERSONALIZZAZIONE
                                                NUOVO RUOLO
                            DELL'HARDWARE E
                                               DELL'INSEGNANTE
                             DEL SOFTWARE




                            L'USO DEL PC NON
                            DEVE ESSERE MAI    FARE RICORSO ALLE
                             SVINCOLATO DA        TECNOLOGIE
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                               DIDATTICHE .
    proporrà le attività
    tecnologiche senza                                               • SOFTWARE
         rinunciare                                                     SPECIFICI
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Bibliografia e sitografia

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Il nostro autismo quotidiano. Storie di genitori e figli, (a cura di)
Carlo Hanau e Daniela Mariani Cerati, Erickson,Gardolo (TN)
2003

Indicazioni nazionali per il curricolo Manuale per l’integrazione

scolastica. I principi, le competenze, la buona pratica. A cura di Carlo

Ricci, Fabbri Editori, 2001


S. Melogno, L. Carsana, Disturbi Pervasivi dello Sviluppo ad alto
funzionamento. Deficit sociale e aspetti riabilitativi.             Scione
Editore, Roma

M. Pavone, Dall’esclusione all’inclusione. Lo sguardo della
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 V.    Pellegrino,   S.   Di   Clemente,     Tecnologia   dell’istruzione   e

dell’apprendimento. Verso un nuovo orientamento pedagogico,

Anicia, 2010

www.erikson.it

http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF22/TDDIS22.pdf




                                                                            45

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Autismo e tecnologie

  • 1. UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI L’AQUILA FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA TECNOLOGIA DELL’ ISTRUZIONE E DELL’ APPRENDIMENTO Autismo e Tecnologie Professoressa Studentessa Vincenza Pellegrino Simona Restauri Matr. 191565 Anno accademico 2010/2011
  • 2. Indice Introduzione ............................................................................................................... 2 Primo capitolo.- Che cos’è l’autismo infantile? .....................................................5 Le principali caratteristiche dell’autismo ................................................................................ 8 Secondo capitolo.- Autismo e scuola ..................................................................13 Terzo capitolo.- Le tecnologie e la scuola ...........................................................20 Quarto capitolo.-Un possibile incontro tra L’AUTISMO E LE TECNOLOGIE.......... 25 Comunicazione Aumentativa e Alternativa ( CAA) ................................................................ 35 Sistemi di CAA ......................................................................................................................................... 37 Natural Aided Language ( NAL, linguaggio assistito naturalmente) ........................................................ 37 Picture Exchange Communication System (PECS) ................................................................................... 37 System for Augmenting Language .......................................................................................................... 38 (SAL, sistema per aumentare il linguaggio) ............................................................................................. 38 Il Training di Comunicazione Funzionale con la CAA ( TCF con CAA )...................................................... 38 Valutazione della CAA ............................................................................................................................. 41 Quinto capitolo.- Conclusioni ................................................................................ 43 Bibliografia e sitografia ........................................................................................... 45 1
  • 3. Introduzione Il presente lavoro nasce con lo scopo di evidenziare un possibile terreno di incontro tra l’uso della tecnologia e il disturbo autistico. In particolar modo si vuole mettere in evidenza come la scuola, ed in particolar modo la ricerca didattica, possa trovare un fertile terreno nell’utilizzo delle moderne tecnologie per favorire l’apprendimento di bambini che presentano una particolare patologia, come quella autistica. L’autismo è una patologia della quale si sono interessati molti studiosi. Forse il disturbo autistico è, tra tutti i disturbi mentali in età evolutiva, il più studiato eppure ancora il più misterioso. Storicamente fu individuato da Leo Kanner, il quale, nel 1943, pubblicò un articolo intitolato Autistic disturbance of affective contanct, dove descriveva un gruppo di bambini il cui tratto caratterizzante, a livello comportamentale, era reso con il termine “chiusura autistica”. 1 La parola autismo deriva dal greco autòs che significa “se stesso” ed alluderebbe, riferito ai bambini osservati da Kanner, al loro tipico ritiro sociale. La scelta di proporre un caso come l’autismo non è casuale, ma sorge da un incontro avvenuto, non molto tempo fa, con un bambino con autismo ad alto funzionamento.2 È stata una piacevole scoperta notare come, al di là dei comportamenti bizzarri e della chiusura sociale, Riccardo3 sapesse, non solo leggere e scrivere in modo corretto ma come sapesse usare, in 1 S. Melogno, L. Carsana, Disturbi Pervasivi dello Sviluppo ad alto funzionamento. Deficit sociale e aspetti riabilitativi. Scione Editore, Roma, pag.14 2 Idem pag. 17: La popolazione clinica individuata dalla categoria del Disturbo autistico è estremamente eterogenea. […] Dal punto di vista intellettivo, il 70% dei bambini con autismo presenta un deficit di ritardo mentale ( da lieve a profondo); il restante 30% ha un’ intelligenza nella norma o quasi, in quest’ultimo caso si parla di autismo ad alto funzionamento. 3 Nome di fantasia. 2
  • 4. maniera sorprendere, diverse tecnologie. Il computer, il lettore MP3, il lettore DVD, la TV, i video giochi, tutti strumenti usati quotidianamente a casa e a volte a scuola. Osservata una tale situazione, non si può non chiedersi come la scuola possa intervenire e provare a stilare una programmazione che tenga conto delle abilità di un bambino come Riccardo. Siamo abituati, quando abbiamo un bambino con bisogni educativi speciali in classe, a rapportarci con la diagnosi funzionale e a pensare a ciò che non sa fare. Ecco come la scuola, limitandosi a vedere ciò che il bambino non sa fare, non offre possibilità di crescita e blocca il suo intervento formativo. La scuola, l’insegnate, deve vedere prima di tutto cosa sa fare e pensare al suo progetto in base alle abilità che l’alunno già possiede e solo dopo interessare a ciò che ancora non sa fare. Il raggiungimento di competenze non ancora acquisite può passare attraverso quelle già apprese. Come dire che, a proposito di Riccardo, il raggiungimento di obiettivo può essere perseguito lavorando sulle competenze che già possiede. Queste ultimi diventeranno strumenti operativi. Nel caso di Riccardo si potrebbe ad esempio, usare il lettore MP3 per la disciplina della Musica e Inglese; il lettore DVD per Arte e Immagine, storia e Geografia; la TV per Italiano, Storia , Geografia e Scienze; il PC per la Matematica, l’Italiano e Tecnologia. È ovvio che la scuola non può limitare il suo intervento all’utilizzo delle tecnologie ma impedire, ad un bambino che manifesta queste abilità, la loro fruizione cozza contro ogni teoria pedagogia e formativa. Tra l’altro, non dobbiamo dimenticare che il bambino autistico, ha tra le sue caratteristiche quella che potremmo chiamare una mancata socializzazione. Quindi, l’utilizzo delle tecnologie non deve essere svincolato 3
  • 5. da un percorso didattico - metodologico incentrato sull’interazione comunicativa e sociale. L’insegnante, progettando il percorso formativo del bambino autistico, può e deve attuare strategie che possano favorire la crescita globale del bambino. Una di queste strategie, nel caso di Riccardo in particolare ma per tutti i bambini autistici in generale, potrebbe essere quella di favorire un incontro tra la didattica istituzionale e l’ausilio delle moderne tecnologie. Il lavoro si strutturerà nel seguente modo: L ’AUTISMO E LE NUOVE TECNOLOGIE AUTISMO E TECNOLOGIA E SCUOLA SCUOLA Le principali caratteristiche I nuovi obiettivi formativi di dell’autismo e le difficoltà una scuola che rispetta i che la scuola incontra nel cambiamenti della società. progettare un intervento L’integrazione e la fruibilità educativo con bambini dei nuovi sistemi tecnologici autistici. Le diverse modalità con cui la scuola può favorire un possibile incontro tra l’autismo e le nuove 4
  • 6. Primo capitolo.- Che cos’è l’autismo infantile? “Autismo non significa assenza di attaccamento affettivo”. L’autismo è parte di una categoria di malattie gravemente disabilitanti che si chiama “disturbi generalizzati o (pervasivi) dello sviluppo” e che comprende anche le sindromi di Rett (bambine) e di Asperger (bambini). L’autismo è una sindrome (un insieme di sintomi) che può essere provocata non da una ma da diverse malattie organiche, quasi tutte genetiche, come dimostra l’epidemiologia. Solo alcune di queste malattie e delle cause di nocività sono conosciute. Nel passato, alcuni noti personaggi, pensavano che la mancanza di affetto potesse essere la causa dell’autismo: questo grave errore scientifico è ancora presente in Italia ed in Francia ed è responsabile di numerosi danni agli autistici e alle loro famiglie. Anzitutto ha distolto i ricercatori dallo studio dalla cause vere dell’autismo; ha sottratto risorse alle famiglie dando in cambio psicoterapie prive di efficacia. L’autismo è una sindrome che colpisce 4-5 bambini su 10000 nati e costituisce il gruppo più caratteristico dei “ disturbi generalizzati ( o pervasivi) dello sviluppo”. Stime recentissime rilevano che il totale dei disturbi generalizzate dello sviluppo è in forte aumento nel mondo; giungendo ormai a 3 casi su 1000, che significano 150000 casi in tutta Italia. L’autismo rappresenta sicuramente una delle sindromi più complesse e difficilmente gestibili dell’età evolutiva ed è caratterizzato da una compromissione qualitativa dell’interazione sociale, della comunicazione e del repertorio comportamentale. Il disturbo si manifesta nei primi tre anni di vita e impedisce di raggiungere l’autosufficienza per il resto della vita. I 5
  • 7. bambini autistici veri hanno caratteristiche che invitano coloro che li conoscono a fare fantasticherie, perché diversi di loro hanno isole di abilità particolarmente evidenti. Questi bambini, che presentano uno sguardo molto vivace e uno aspetto normale, affascinano tutti quelli che li incontrano con il mistero del contrasto fra queste rare abilità e il resto del loro comportamento, drammaticamente disabile. La metà di questi bambini non parla, mentre gli altri presentano il tipico linguaggio autistico, fatto di frasi stereotipate, inutili per la comunicazione. Non sopportano l’incertezza e il cambiamento, vogliono conoscere con pignoleria la loro agenda futura e lasciare invariata la posizione degli oggetti che li circondano. Fanno scenate plateali per motivi assolutamente futili , che si concludono, a volte, con comportamenti autolesionistici. La loro apparenza normale inganna e aggrava il problema della loro disabilità. A partire dagli anni Sessanta, organizzazioni private come la National Autistic Society (NAS) inglese, o pubbliche, come la Division TEACCH nella Carolina del Nord, hanno messo a punto strategie e tecniche riabilitative, ausili di comunicazioni e pedagogie adattate specificamente ai bambini affetti da sindromi autistiche, dimostrando che anch’essi sono educabili. I sintomi dell’autismo, nella sua forma più tipica, si manifestano entro i primi tre anni di vita, in bambini che apparivano sani alla nascita, in molti casi hanno avuto un periodo più o meno lungo di sviluppo apparentemente normale, e non presentano caratteristiche anatomiche salienti ma sono anzi, spesso, dei bambini molto belli. Le forme di recupero che si offrono ai bambini autistici sono, almeno in Italia, spesso confinate al supporto scolastico e a quello psicologico riabilitativo presso centri specializzati. Se la scuola offre una grande possibilità 6
  • 8. di formazione per questi bambini è pur vero che al termine del percorso scolastico, per questi bambini, a volte, non ci sono più forme di integrazione e socializzazione. Oggi in Italia sono rarissimi i casi di autistici adulti che riescono a occupare un posto di lavoro in un ambiente normale, mentre la maggior parte di loro finisce in “laboratori protetti” o “centri gravi” nei quali si trovano ghettizzati insieme ad altri disabili. In Italia è stata fondata, nel 1985, l’ ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) ed è la più grande associazione italiana che si occupa esclusivamente dell’autismo e degli altri disturbi pervasivi dello sviluppo . L’ ANGSA è impegnata a dare una speranza e un futuro dignitoso alle persone colpite dall’autismo, sostenendo le famiglie, diffondendo una corretta informazione e sollecitando la ricerca scientifica. 4 4 Il nostro autismo quotidiano. Storie di genitori e figli, (a cura di) Carlo Hanau e Daniela Mariani Cerati, Erickson,Gardolo (TN) 2003 pag. 207 7
  • 9. Le principali caratteristiche dell’autismo Le persone sono in grado di percepire le configurazioni di stimoli come organizzate perché le stesse non vengano solo captate, ma anche opportunamente codificate attraverso un processo attivo. Il filtraggio degli stimoli che in ogni momento colpiscono il sistema sensoriale viene effettuato dall’attenzione selettiva; nei bambini autistici è stata già da tempo documentata una modalità di risposta anomala agli stimoli sensoriali, caratterizzata dall’elusione degli stimoli stessi e dall’attenzione per aspetti inusuali o marginali. Per spiegare la particolarità a livello percettivo, alcuni studiosi hanno formulato l’ipotesi della “dominanza sensoriale”; secondo questa interpretazione, i bambini autistici farebbero un uso preferenziale dei sensi prossimali (il tatto, il gusto e l’odorato) in confronto a quelli distali (la vista e l’udito). Essi, infatti, tendono a toccare, gustare e odorare gli oggetti e le persone, solitamente senza tenere conto del contesto nel quale si trovano. Però, la verifica sperimentale non ha confermato questa ipotesi; inoltre, da alcune ricerche è emerso che i bambini autistici mostrano spesso risposte anomale alle sensazioni prossimali, come ad esempio l’insensibilità al dolore, al freddo e al caldo. Perciò, è stata proposta un’altra ipotesi, nota come “iperselettività degli stimoli”, la quale fa riferimento all’utilizzo dell’attenzione e prevede che i bambini autistici si concentrino solamente su uno fra i vari stimoli o addirittura solo ad una parte di un certo stimolo, ad esempio se guarda una persona, il bambino autistico, si concentra solo su un dettaglio di essa, che può essere un bottone della camicia o un orecchino. Tali deficit dell’attenzione selettiva sono stati chiamati in causa anche per spiegare il fatto che i bambini autistici tendono a ritenere 8
  • 10. percettivamente importante quello che per altri bambini non lo è. Un altro aspetto importante da prendere in considerazione riguarda la tendenza ad evitare lo sguardo delle persone; di fatto, gli autistici, non vogliono deliberatamente evitare lo sguardo, ma tendono a guardare più spesso lo sfondo. La loro attenzione è regolata da processi diversi in confronto agli altri bambini, cosicché essi non sembrano avere le preferenze considerate normali. Sempre in ambito percettivo vanno menzionati alcuni punti di forza messi in mostra dai bambini autistici. Questi riguardano la grande abilità nell’elaborare informazioni visuo-spaziali, nel localizzare figure nascoste, nel costruire puzzle. In sintesi, negli autistici esistono certamente dei deficit a livello attentivo e percettivo, i quali convivono con alcune abilità molto affinate. Le posizioni più recenti tendono ad interpretare queste situazioni come il frutto di disfunzioni che non colpiscono i livelli più bassi dei processi senso-percettivi, ma i processi superiori di elaborazione. L’autismo comporterebbe “un’anormale elaborazione delle informazioni complesse” e non un deficit di base dell’attenzione e dell’acquisizione iniziale delle informazioni. I bambini autistici non riescono ad andare oltre la semplice stimolazione, hanno difficoltà ad aggiungere significato alle percezioni, al contrario di quanto avviene nei bambini normali, i quali vanno ben oltre la percezione. Uno dei paradossi degli autistici è la loro abilità nel ricordare meccanicamente fatti esterni, raffrontata all’incapacità di ricordare avvenimenti personali. Infatti, mentre possono essere in grado di ricordare qualunque dato relativo alla città in cui vivono, possono non essere capaci di ricostruire la passeggiata fatta qualche ora prima nella stessa città. 9
  • 11. Questo tipo di problema di memoria viene generalmente imputato a difficoltà nella memoria relativa a noi stessi. Se il bambino autistico è stato testimone di un incidente ed è sembrato molto eccitato e interessato al momento, vi lascerà interdetti quando alla domanda “Che cosa hai visto mentre eri fuori?” resterà in silenzio o parlerà degli alberi o della campagna poiché questa è la risposta, a suo tempo appresa, per questo tipo di domanda. Possiamo però dimostrare che il ricordo è presente suggerendo la risposta attraverso una domanda più diretta come “Hai visto un incidente oggi?”, che può benissimo essere accolta con il rinnovarsi dell’eccitazione provata alla vista dell’avvenimento originale. Il problema è che per ricordare degli episodi abbiamo bisogno di due tecniche: la prima consiste nel fornire stimoli che automaticamente fanno scattare la memoria. Sono spesso indizi minimi legati agli avvenimenti che portano a rievocare il ricordo senza uno sforzo consapevole da parte nostra. Il secondo modo può essere coscientemente controllato, ma comporta una certa consapevolezza di sé. Bisogna riandare indietro con il pensiero e collocarsi sulla scena dell’avvenimento per ricatturare le sensazioni e le esperienze provate. I bambini autistici interrogati su ciò che è successo durante la loro passeggiata possono ripensare all’emozione provata vedendo lo scontro e questo farà scattare il ricordo. Gli autistici hanno difficoltà a ricordare se stessi nell’atto di compiere azioni o provare sensazioni senza avere un suggerimento esterno perché incontrano difficoltà nel vivere gli avvenimenti come accaduti a loro stessi. Gli studi sulle capacità di memorizzazione e recupero delle informazioni da parte di soggetti autistici hanno messo in luce che le funzioni mnestiche 10
  • 12. risultano abbastanza integre, in confronto ad altre funzioni, anche se si registrano modalità di elaborazione e organizzazione delle informazioni molto particolari. Per quanto riguarda la memoria di lavoro, va sottolineato che i bambini autistici, pur presentando un ricordo più efficace con materiale significativo, mostrano un’accentuazione dell’effetto decenza se paragonati con bambini normali e ritardati mentali della stessa età mentale. I bambini autistici hanno la stessa capacità di rievocare parole, quando tale compito è richiesto subito dopo la presentazione del materiale (capacità di memoria ecoica). La memoria ecoica è sicuramente una delle loro abilità principali. Le sperimentazioni condotte da psicologi cognitivisti per indagare il funzionamento della memoria a lungo termine nei soggetti autistici hanno messo in risalto, a livello generale, alcune problematiche, evidenti soprattutto quando il tempo intercorrente fra la presentazione degli stimoli e la prestazione mnestica è occupato da altre attività. Quello che sicuramente risulta deficitario è la capacità di utilizzare strategie mestiche (associazione, evidenziazione percettiva, parola chiave) per aiutare il ricordo. Un ultimo aspetto importante da prendere in considerazione riguarda la capacità di utilizzare la memoria automatica. Un bambino autistico può ricordare alla perfezione tutti i tragitti degli autobus di una città, gli orari dei treni, ecc; tutto questo senza manifestare mai la minima volontà di utilizzare tali conoscenze con finalità adattative. Considerare questa abilità come un pregio è inadeguato. Una buona prestazione nel richiamo automatico di materiale senza senso dovrebbe essere associata normalmente con una 11
  • 13. prestazione ancora migliore nella memoria per materiale con senso. Quindi è appropriato considerare le prodezze isolate della memoria automatica nei bambini autistici come un segno di disfunzione piuttosto che come un isolotto di capacità intatta. 12
  • 14. Secondo capitolo.- Autismo e scuola La scuola, tra le molteplici difficoltà cui è chiamata a rispondere, deve essere in grado di progettare un intervento didattico individualizzato quando incontra bambini con bisogni educativi speciali. Nel caso di bambini autistici, il problema diventa più complesso, essendo l’autismo una patologia, per certi versi, ancora da scoprire nelle sue diverse sfaccettature ed essendo spesso i bambini che ne sono colpiti, alunni con i quali è difficile relazionarsi. La scuola deve quindi attivare le sue risorse e progettare un percorso educativo che non solo tenga conto dei bisogni esistenziali dell’alunno speciale ma che sia anche in grado di offrire un’offerta formativa molto diversificata e modellata sulle reali necessità del bambino. La scuola deve dispiegare il suo impegno ed arricchire le possibilità di apprendimento degli alunni in difficoltà, inserendo nel percorso curricolare, attività individualizzate. In particolar modo notiamo che i bambini con Disturbo di Tipo Autistico pongono problemi particolarmente importanti alla scuola, in particolar modo perché si tratta di una patologia che spesso è grave e richiede un impegno prolungato e una competenza specifica da parte del personale scolastico. Inoltre non dimentichiamo che se è vero che l’Italia a differenza di altri paesi, ha un’integrazione scolastica di tutti i bambini disabili, e questo è un potenziale vantaggio perché può consentire una pratica sociale più articolata, è pur vero che in concreto è spesso inadeguatamente utilizzato. La scuola, in un certo senso, a volte appare carente da punto di vista metodologico. Compito della scuola è costruire, insieme ai suoi studenti, percorsi di apprendimento formale e informale fuori e dentro ad essa capaci di favorire lo sviluppo di un progetto e percorso di vita che aiuti a realizzare 13
  • 15. lo statuto di persona adulta anche se disabile. La scuola deve promuovere apprendimenti significativi e per tale ragione deve far riferimento a una didattica speciale di qualità, che si fondi sulle conoscenze disponibili circa l’efficacia di vari modelli d’intervento ma che non si fermi ad essi. La frequenza del contesto integrato da parte dell’allievo con autismo, necessita, molto più di quanto avvenga per altre tipologie di deficit, di essere preparata anche attraverso lavori individualizzati condotti dalla classe, ma l’obiettivo deve comunque rimanere quello dell’inclusione. È necessario adottare un approccio critico, flessibile e personalizzato in quanto non esiste un singolo “miglior” intervento per tutti gli allievi con autismo. Non avendo a disposizione una cura, dobbiamo fare riferimento a un sistema integrato di interventi per ridurre la disabilità e facilitare proficue esperienze di vita sociale integrata. La frequenza della scuola comune rappresenta, a questo proposito, un momento di fondamentale importanza. È necessario, però, un approccio didattico “speciale”, in grado di rispondere ai bisogni molto particolari del bambino con autismo. L’intervento educativo che si vuole progettare con un bambino con autismo prevede innanzi tutto un’attenta osservazione e quindi una conoscenza e una raccolta di informazioni che può richiedere anche molto tempo. E’ consigliabile inoltre che l’intervento educativo proceda da una conoscenza analitica e specifica della situazione e delle reali possibilità di azione in quel contesto. Come per qualsiasi progetto anche per definire quello individualizzato è buona regola pianificare in anticipo l’intervento educativo per evitare 14
  • 16. rischi di generalizzazione e superficialità che potrebbero danneggiare i processi d’integrazione. Bisogna, tra le altre cose, essere flessibili, infatti, per migliorare le abilità è necessario rendere prevedibili le azioni educative. La scuola, quindi, nel dispiegare suo intervento formativo, deve sempre dimostrasi flessibile. La flessibilità va attivata sia a livello curricolare, didattico, metodologico, organizzativo linguistico che relazionale. La normativa relativa all’autonomia degli istituti scolastici (DPR 275/99) autorizza e sollecita questa flessibilità attraverso: la promozione di percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto di apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni; Il riconoscimento e la valorizzazione della diversità; la valorizzazione della potenzialità di ciascuno; l’adozione di tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo; la regolazione dei tempi di insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni; l’adozione di forme di flessibilità dell’organizzazione educativa e didattica; l’attivazione di iniziative di recupero e sostegno,continuità e orientamento. In ultimo è consigliabile che il progetto educativo venga condiviso e supportato da tutte le agenzie del territorio che intervengono sul bambino. Ciascuna figura professionale è opportuno che mantenga il proprio ruolo e competenza specifica per migliorare la collaborazione. 15
  • 17. Il livello di apprendimento dipenderà, per quanto riguarda il bambino, dal suo livello cognitivo, dalla sua capacità di prestare attenzione, di comprendere la comunicazione verbale e non verbale; per quanto riguarda la scuola, dall’adeguatezza dei contenuti in base alle caratteristiche del bambino, dalla maggiore o minore presenza di stimoli nell’aula, dall’organizzazione dello spazio, dall’accuratezza con cui è stato stilato il PEI (Piano Educativo Individuale), sulla base della valutazione iniziale e della presenza di competenze specifiche sull’autismo, dalla collaborazione fra gli insegnanti, dall’attivazione di logiche di sostegno diffuso e di aiuto fra compagni. Per quanto riguarda la programmazione didattica è necessario circoscrivere gli obiettivi di apprendimento in unità di apprendimento. In un primo momento bisognerà dare precedenza al raggiungimento di competenze chiave, quelle indispensabili per poter accedere ad altre forme di sapere. Quando nel proprio percorso scolastico si incontra un bambino con autismo bisogna essere capaci di mettere in campo diverse strategie operative. È necessario che l’insegnante comprenda che per attivare un progetto di vita, ideato sulla base delle caratteristiche peculiare del bambino con cui dovremo interagire, bisogna essere pronti ad attivare un importante cambiamento. Il compito più importante che la scuole deve attivare è quello di qualificare le azioni attraverso cui conosce, accompagna e responsabilizza ciascun allievo durante il suo viaggio evolutivo. L’intervento diretto sulla programmazione didattica è solo uno questi. La scuola del passato, ancorata sulla concezione che per una buona didattica sia importante scegliere buoni contenuti, deve lasciare il posto alla 16
  • 18. scuola di oggi, profondamente riformata, che deve mettere in luce l’importanza del come fare. I contenuti, rilevanti per diffondere il sapere lasciano spazio alle metodologie. Nel caso specifico dell’autismo possiamo evidenziare quali sono i segni comportamentali che questi bambini manifestano e sui quali dobbiamo modellare il nostro intervento educativo e formativo: Compromissione qualitativa dell’interazione sociale; Compromissione qualitativa della comunicazione; Modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e Individuate le principali aree sulle quale operare si pensa sia necessario, almeno all’inizio di un percorso formativo, focalizzarsi su questi tre importanti obiettivi, ognuno dei quali si articolerà in obiettivi didattici specifici: 17
  • 19. OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO SOCIALIZZAZIONE AREA AUTONOMIA Qualunque sia la disciplina con la quale intendiamo operare dobbiamo necessariamente aspirare al raggiungimento di questi macro- obiettivi. Solo con loro e attraverso loro possiamo raggiungere competenze specifiche. Occorre che la scuola, in tutte le sue articolazioni, sappia accogliere l’allievo predisponendo per lui un progetto formativo capace di tradurre in atto le sue capacità, così da condurlo alla maturazione di quelle conoscenze e competenze che gli consentiranno un inserimento sociale adeguato e gli offriranno i massimi gradi di autonomia e di autodeterminazione possibili. 5 Per quanto riguarda le strategie d’intervento educativo ed i contenuti da privilegiare per favorire l’apprendimento e la socializzazione del bambino autistico, è necessario promuovere un approccio personalizzato che coniughi le indicazioni che provengono dalle più affidate metodologie di intervento, con gli accorgimenti organizzativi e 5M. Pavone, Dall’esclusione all’inclusione. Lo sguardo della Pedagogia Speciale,2010, Mondadori Università, pag.161 18
  • 20. metodologici - didattici necessari per la promozione di una reale integrazione6. Compito della scuola è costruire, insieme ai suoi studenti, percorsi di apprendimento formale e informale, fuori e dentro di essa capaci di favorire lo sviluppo di un progetto e percorso di vita che aiuti a realizzare lo statuto di persona adulta anche se disabile. La frequenza del contesto integrato da parte dell’allievo con autismo necessita, molto più di quanto avvenga per altre tipologie di deficit, di essere preparata anche attraverso lavori individualizzati condotti dalla classe, ma l’obiettivo deve comunque rimanere quello dell’inclusione. 6 L. Cottini, Educazione e riabilitazione del bambino autistico, Roma, Carocci. 19
  • 21. Terzo capitolo.- Le tecnologie e la scuola I cambiamenti epocali, cui stiamo assistendo, riguardano anche l’introduzione e l’utilizzo delle moderne tecnologie che, se da un lato hanno migliorato le condizioni di vita, dall’altro lato il loro uso eccesivo e improprio sta favorendo la nascita di situazioni alquanto negative. La scuola, come principale agenzia educativa, non può esimersi dall’accettare e riconoscere la validità dell’acquisizione di competenze informatiche. La scuola è chiamata a riprogettare il suo intervento formativo mettendo in luce l’importanza, per la crescita del bambino nella sua totalità, di tutti gli aspetti che concorrono alla formazione globale del bambino. Essendo le moderne tecnologie entrate a far piena parte della vita di ciascun individuo pensare alla scuola, come un luogo avulso dal raggiungimento di questa abilità, significa immaginarla come una comunità che non provvede alla crescita totale dei suoi alunni. La scuola per rispondere al bisogno di insegnare ai bambini, come utilizzare in modo sano le nuove tecnologie, deve mettere in campo tutte le sue risorse e adoperarsi non solo materialmente, predisponendo aule e pc per il loro utilizzo, ma anche didatticamente, inserendo personale che sappia insegnare in modo corretto cosa e come apprendere l’uso delle tecnologie rispetto ad una moltitudine di strumenti informatici di cui disponiamo. 20
  • 22. Se nel passato la missione della scuola era orientata dal pensiero del perché, il nuovo orientamento dell’azione educativo - didattica è sorretto dal pensiero del “come” e richiede nuove forme di intervento didattico. Sempre più si rendono necessari una revisione dei curricoli scolastici, nuovi strumenti metodologici e un’adeguata formazione degli insegnanti. 7 Facendo ricorso alle Indicazioni Nazionali per il curricolo ci accorgiamo come sia importante non solo insegnare ai bambini un uso sano dei mezzi informatici ma anche attuare precise scelte metodologiche e didattiche. In particolare le Indicazione mettono in luce la necessità di proporre un intervento nel quale l’approccio ai nuovi strumenti informatici sia graduale e a lungo termine: […] La graduale competenza nell’uso di specifici strumenti informatici e di comunicazione potrà consentire agli alunni di sviluppare le proprie idee presentandole con accuratezza a sé e agli altri, di trovare, interpretare e scambiare informazioni, di organizzarle, di elaborale, di trovarle, di archiviarle e riutilizzarle. 8 Proviamo a soffermarci sui principali vantaggi educativi che vengono messi in atto attraverso le nuove tecnologie9: 7 V. Pellegrino, S. Di Clemente, Tecnologia dell’istruzione e dell’apprendimento. Verso un nuovo orientamento pedagogico, Anicia, 2010, pag. 18 8 Indicazioni nazionali per il curricolo, pag. 108 9 V. Pellegrino, S. Di Clemente, Tecnologia dell’istruzione e dell’apprendimento. Verso un nuovo orientamento pedagogico, Anicia, 2010, pag. 61,62 21
  • 23. Spostamento del focus dall’insegnante allo studente. Spostamento del focus dall’apprendimento sul fare. Aumento della motivazione degli alunni. Risalto alla cooperazione tra alunni. Per quanto riguarda il primo vantaggio possiamo dire che con le tecnologie l’insegnante riduce la sua centralità; non è più il detentore del sapere ma il suo compito risiede in quello di facilitatore. Notiamo poi, nel secondo punto, come le nuove tecnologie rispondano perfettamente alla nuova concezione del’apprendimento, quella che si basa sul valore dell’imparare facendo. Per quanto riguarda la motivazione, molti studiosi sono concordi nell’affermare il suo ruolo centrale nei meccanismi di apprendimento. Quindi un alunno apprende più facilmente se l’oggetto del suo apprendere è qualcosa di motivante. L’ultimo aspetto, ma non il meno importante, gioca un ruolo di primaria importanza e apre le porte a questioni che coinvolgono tematiche pedagogiche di un certo spessore morale: la cooperazione. In una società sempre più diversifica, nella quale coesistono alunni di diverse culture, di differenti strati sociali, il problema della cooperazione può essere affrontato proponendo attività che si avvalgano dell’uso delle tecnologie. Anche se i vantaggi del’uso delle tecnologie sono evidenti da un punto di vista didattico, alcuni insegnanti sono un po’ reticenti nel riconoscerne uno statuto formativo. Anche se le scuole italiane presentano ancora un evidente ritardo nell’attuazione di strategie volte a favorire una corretta fruizione dei mezzi informatici, non possiamo arenarci su questa convinzione ma dobbiamo progettare il cambiamento che vorremmo 22
  • 24. operare per favorire la realizzazione di una scuola, aperta al futuro e ai suoi inaspettati cambiamenti. Non basta dire che abbiamo osservato che durante l’ora di tecnologia l’insegnante ha passivamente indicato i vari passaggi per usare, per esempio il programma paint, suggerendo ai bambini il modo più veloce per disegnare, dobbiamo essere consapevoli del cambiamento che vogliamo operare per migliorare l’incontro dei nostri alunni con le nuove tecnologie. È importante che i bambini capiscano che il pc, per esempio, non risponderà al comando complesso, come per esempio “apri la scatola”, perché questa è un’azione articolata, è il risultato di altre azioni più semplici. In questo modo abituiamo anche i bambini a scomporre un problema in sottoproblemi, operazione cognitiva importante per lo sviluppo del pensiero logico. L’abilità dell’insegnante risiede nella capacità di andare oltre la mera spiegazione delle azioni meccaniche per ottenere dei risultati. Ciò che l’insegnante deve favorire nel processo di apprendimento è la riflessione e la comprensione di tutte le tappe che si nascondo dietro l’esecuzione di un semplice comando. Spesso alcune maestre, poco preparate ad affrontare la nuova sfida tecnologica che la società richiede, pensano che per la disciplina che va sotto il nome di Tecnologia basti insegnare meccanicamente come accedere, utilizzare i principali software e spegnere il pc. Questo pensiero crolla quando entrano in contatto con alunni che già da anni hanno raggiunto queste abilità, con alunni che usano un linguaggio informatico di notevole livello. Ecco che l’insegnante si sente spiazzato. Come può la scuola evitare quest’inconveniente? Non solo inserendo personale specializzato, ma anche facendo in modo che questa figura racchiuda al 23
  • 25. contempo una duplice funzione, educatore e tecnico specializzato e naturalmente anche diversificando l’offerta formativa. 24
  • 26. Quarto capitolo.- Un possibile incontro tra L’AUTISMO E LE TECNOLOGIE L’utilizzo della tecnologia per la disabilità in ambito educativo e più strettamente scolastico investe un gran numero di significati: da una parte coinvolge aspetti programmatici e metodologici; dall’altra include anche i dispositivi utilizzati. Il ricorso alla tecnologia informatica può risultare utile grazie ad alcuni punti d forza del mezzo: in particolare la motivazione, il rigore e l’ adattabilità. Quanto al primo e al terzo aspetto, il dialogo con l’interfaccia elettronica risulta agevole e amichevole, sia perché si avvale di accorgimenti (icone, mouse, viva voce) intuitivi e attraenti, sia perché consente di utilizzare e predisporre programmi multimediali flessibili, che possono veicolare un elevato numero di itinerari differenziati in tutte le discipline. In sostanza il computer può favorire un migliore raccordo tra la personalizzazione del processo formativo per lo studente autistico e l’attività didattica della classe. 10 Proviamo ad individuare le principali motivazioni per le quali potremmo lavorare con un bambino autistico usando le tecnologie: IL COMPUTER E' uno strumento multimediale, con un linguaggio prevalentemente visivo-spaziale (punto di forza dei ragazzi autistici). Risponde alle loro esigenze di chiarezza, sobrietà e precisione comunicativa: il linguaggio dell'informatica è strutturato, chiaro e prevedibile, senza inferenze emotive o sottintesi. È anaffettivo, rigido, prevedibile e strutturato (Teoria della mente) Stimola l’intersoggettività e la socializzazione. M. Pavone, Dall’esclusione all’inclusione. Lo sguardo della Pedagogia Speciale,2010, 10 Mondadori Università, pag.126 25
  • 27. Sembra che l’utilizzo del computer fornisca buone opportunità ai ragazzi autistici e questo per diversi motivi, alcuni dei quali riguardano la realtà sensoriale delle persone autistiche, ed altri gli aspetti logici ed emotivi. Pare che buona parte dei ragazzi autistici utilizzi prevalentemente il canale visivo, privilegiandolo rispetto a quello uditivo, per impadronirsi di informazioni. Molti di loro dichiarano di avere la possibilità di mantenere vivida l’immagine vista, una sorta di fotografia, che è possibile rievocare ed analizzare in momenti successivi. 11 Le informazioni scritte, e in particolare le domande che vengono proposte tramite lo schermo del computer, risultano essere comprese meglio di quelle dette a voce. Per altro verso lo schermo consente al ragazzo di verificare e controllare ciò che sta esprimendo digitando sulla tastiera. Il computer poi funziona in modo rigorosamente logico, secondo schemi e procedure definite, ed in genere l’apprendimento dei ragazzi facilitati procede analogamente. Molto spesso i ragazzi autistici definiscono il proprio pensiero come un “groviglio” o un “impasto”, che poco spazio concede anche alla pianificazione del movimento. L’uso della tastiera, la digitazione, impone lentezza, ritmo e cadenza, e concede in tale modo il tempo per l’organizzazione del movimento; consente, inoltre, a quel gomitolo aggrovigliato, che è il pensiero, di dipanarsi con calma e con la necessaria lentezza. Un’altra caratteristica delle persone autistiche è il subire forti situazioni emotive, ed in particolare ansia da prestazione e da esposizione. Il computer consentirebbe alla persona di esprimersi con altri attraverso un oggetto intermedio, in tale modo l’ansia può essere più facilmente ridotta o controllata. 11 http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF22/TDDIS22.pdf 26
  • 28. Per quanto riguarda il disturbo autistico nel particolare, bisogna notare che molti bambini affetti da questa patologia, circa la metà, hanno uno sviluppo che, in un primo tempo, differisce poco dalla norma e successivamente, in genere nel corso del secondo anno o all’inizio del terzo, presenta una grave regressione durante la quale i bambini perdono il linguaggio verbale, se chiamati per nome non si voltano, evitano lo sguardo altrui e spesso rifiutano anche il contatto corporeo.12 Sul piano della relazione sono al livello di un bambino di poche settimane. È per questo che il rapporto con loro va ripreso con quelle modalità che sono in uso con i bambini di pochi mesi, sviluppando quelle forme di rapporto che vanno sotto il nome di “intersoggettività primaria” 13, che si riferiscono a quelle varie maniere di relazione con le quali un bambino di pochi mesi entra in rapporto con il mondo: fondamentalmente con un adulto che è capace d entrare in sintonia con lui. Questa capacità di entrare in sintonia con l’altro e inserire successivamente una variante è una delle chiavi di volta delle relazioni umane a tutte le età. Solo così è possibile passare ad alcune tappe della “intersoggettività secondaria” cioè quelle forme di rapporto nella quali la relazione trai due interlocutori si fa più complessa. In questa strategia che procede per tappe successive è bene valorizzare l’importanza di indicare con l’indice gli oggetti. L’acquisizione di questa capacità è utile per lo sviluppo delle parole e per mettere in atto un linguaggio preverbale e per poterlo elaborare nella direzione di una comunicazione sempre più ricca. A tal proposito si potrebbero struttura delle attività con l’ausilio, dapprima immagini e foto, solo dopo di pittogrammi, immagini stilizzate che possono 12 Manuale per l’integrazione scolastica. I principi, le competenze, la buona pratica. A cura di Carlo Ricci, Fabbri Editori, 2001, pag. 249 13 Idem pag. 250 27
  • 29. assumere un significato corrispondente a nomi, verbi aggettivi e arricchire la conversazione. La comunicazione per immagini trova nelle tecnologie un terreno d’incontro. Si possono presentare al bambino autistico, attraverso il pc, attività che possano stimolare la curiosità visiva e la successiva capacità di associare all’immagine un significato. Dobbiamo però, a prescindere dal tipo di attività sulla quale intendiamo lavorare, cercare di facilitare la comprensione e la produzione. L’insegnante diventerà quindi un facilitatore. Per quanto riguarda il livello di comunicazione con la classe dobbiamo precisare che, se il bambino comunica per mezzo dei pittogrammi , è necessario spiegare ai suoi compagni in che modo anche loro possono far ricorso allo stesso metodo ed unirsi così al loro compagno in difficoltà, in parte parlando, in parto comunicando con le immagini. Quest’ultima vien definita come “Comunicazione Aumentativa e Alternativa” 14. In questo contesto l’uso del Pc può rappresentare una risorsa preziosa: i soggetti autistici sono molto “visivi” e spesso se ne possono giovare. I bambini autistici spesso leggono ma non comprendono il significato di ciò che hanno letto, parliamo infatti di iperlessia. Per aiutarli è utile costruire dei piccoli libri in cui le figure occupino grande spazio e sotto, separatamente, vi siano una o più righe di parole, ben spaziate e correlate alle immagini che si vedono sopra. Ancora una volta il computer può essere una possibile soluzione. Si possono offrire dei programmi nei quali si lasci grande spazio alle immagini, e solo cliccando sull’icona corrispondente uscirà scritta la parola. 14Manuale per l’integrazione scolastica. I principi, le competenze, la buona pratica. A cura di Carlo Ricci, Fabbri Editori, 2001, pag. 252 28
  • 30. Se è vero che molti ed evidenti sono i vantaggi che ci spingono a ritenere che le tecnologie possano aiutare l’apprendimento l’apprendim la comunicazione e la socializzazione dei bambini autistici, è pur vero che è necessario utilizzare programmi e strumenti flessibili, che siano quindi personalizzabili perché i bambini autistici, pur avendo molte caratteristiche che li rendono simili, cambiano uno dall’altro. Inoltre, l’attività tecnologia , deve necessariamente essere affiancata da una progettazione didattica ben strutturata. Dal momento che l’autismo è una patologia nella quale il problema della comunicazione appare di primaria importanza, proviamo a vedere in importanza, che modo le nuove tecnologie offrono una nuova opportunità didattica. L'USO DELLE TECNOLOGIE migliora e sviluppa le capacità favorisce una migliore interazione comunicative; vocale; Inoltre favorisce un migliore contatto migliora la comunicazione oculare; spontanea; Infine migliora la reciprocità e la migliora l'attenzione condivisione emotiva 29
  • 31. Uno degli obiettivi che ci eravamo precedentemente preposti era di favorire l’acquisizione dell’autonomia. Ancora una volta l’uso corretto delle tecnologia si presta al raggiungimento di questo obiettivo. È necessario però non lasciare mai il bambino completamente da solo davanti al PC perché favoriremmo la crescita della rigidità intellettiva e comportamentale, la chiusura sociale egli atteggiamenti stereotipati. L’insegnante, nel suo compito di guida e facilitatore, dovrà sempre supportare l’alunno chiedendo, a volte, la presenza dei compagni al fine di strutturare un ambiente di apprendimento di tipo collaborativo. Il facilitatore ha una duplice funzione: offre un supporto fisico, favorendo il soggetto nell’isolare ed estendere il dito indice, aiutandolo a controllare il movimento del puntare il dito e del ritirare la mano dopo ogni esecuzione, consentendo il superamento di alcune difficoltà fisiche specifiche quali lo scarso coordinamento occhio/mano, o un irregolare tono muscolare che in alcuni casi si presenta eccessivamente alto ed in altri troppo basso; garantisce la perseveranza nel portare a termine il compito definito, fornisce un controllo sull’impulsività. Il facilitatore inoltre fornisce un sostegno emotivo alla persona facilitata. Questa seconda funzione è l’elemento preminente dal quale dipende buona parte del successo del “percorso comunicativo”. 15 Molta cautela va applicata alla scelta dei programmi con i quali lavorare. Dal momento che i bambini autistici tendono a ripetere sempre gli stessi comportamenti è necessario che l’insegnanti vari continuamente la proposta didattico-formativa. Concludendo possiamo dire che le nuove tecnologie possono essere utilizzate a livello didattico con bambino autistici, devono però essere rispettare alcune semplici ma importanti regole: 15 http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF22/TDDIS22.pdf 30
  • 32. L'autismo e il computer Personalizzazione Personalizzazione dell'Hardware del Software PERSONALIZZAZIONE DELL’HARDWARE PERSONALIZZAZIONE DEL SOFTWARE SCHERMO ben regolato SOFTWARE VIA INTERNET TASTIERA facilitata CD-ROM TOUCH SCREEN SOFTWARE DI DISEGNO 31
  • 33. La connessione alla rete offre una serie di programmi che permettono di favorire gli apprendimenti e le abilità socio-cognitive. Nel caso dei bambini autisti possiamo proporre software didattici che sembrano rispondere a più esigenze. Il web ma anche note cose editrici che si occupano anche di programmi multimediali, offrono interessanti attività. Ne presentiamo alcune. COMPETENZE COGNITIVE Un esempio di cartone animato con alcun test e training per valutare e potenziare le competenze cognitive ed emotive di bambini con difficoltà nella sfera emotiva e nelle relazioni sociali. LETTURA L'apprendimento è facilitato dal collegamento della parola con il disegno corrispondente. SCRITTURA Favorisce l’apprendimento della produzione scritta, con la possibilità di riflettere sul proprio lavoro con un'autovalutazione metacognitiva. 32
  • 34. EDUCAZIONE RAZIONALE EMOTIVA Lo scopo è quello di insegnare ad avere consapevolezza delle proprie emozioni e dei meccanismi mentali che vi sono sottesi. COMPORTAMENTI ED EMOZIONI Vengono affrontati argomenti importanti per la crescita psicologica: dal superare la paura del rifiuto e della derisione, al riuscire a socializzare con gli altri, ad affrontare impegni e responsabilità, soprattutto in campo scolastico, e così via. BES e INCLUSIONE Per disturbi dell'apprendimento, difficoltà psicologiche, comportamentali e relazionali, ma anche svantaggio socioculturale e varie differenze linguistiche, etniche e culturali. 33
  • 35. STRATEGIE COGNITIVE I problemi presentati richiedono infatti di analizzare visivamente un'immagine, ricavata dalla sovrapposizione di una serie di carte colorate in cui sono state ritagliate varie forme e di riprodurre tale immagine scegliendo, all'interno di un insieme dato, le carte che compongono il modello, seguendo l'ordine corretto. ATTENZIONE E CONCENTRAZIONE Permette di misurare, di recuperare e potenziare. Si propone quindi come uno strumento di valutazione- intervento. 34
  • 36. Comunicazione Aumentativa e Alternativa ( CAA) Un tipo di tecnologia che può essere utilizzata con bambini con autismo è la Comunicazione Aumentativa e Alternativa ( CAA), un tipo di tecnologia assistiva o AT ( Assistive Technology). 16 La CAA è una comunicazione interattiva a due vie, perciò viene usata da entrambi i partner: quello verbale e quello che ha un linguaggio limitato o assente. Ciò significa che il partner verbale utilizza lo strumento di CAA assieme al linguaggio, così che il partner non verbale riceva un input comunicativo per via sia visiva che uditiva. La CAA facilita il linguaggio aumentando le abilità di comunicazione e le interazioni, fornisce i modelli verbali per l'eloquio, sia tramite il partner verbale di comunicazione sia tramite i dispositivi per la comunicazione con emissione vocale. La CAA è costituita da qualsiasi strumento, dispositivo, immagine, parola, simbolo o gesto che compensa le difficoltà di comunicazione espressiva (ciò che “esce”) e recettiva (ciò che “entra”). Gli strumenti, gli ausili e le strategie di CAA servono a “aumentare, mantenere o migliorare” la capacità di una persona di comunicare, ampliando le abilità che già 16 J. M. Cafiero, Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per l’autismo e i deficit di comunicazione, Edizioni Erickson, Gardolo(TN), 2009: La tecnologia assistiva rappresenta un'ampia categoria che comprende qualsiasi oggetto, equipaggiamento, prodotto o sistema, anche modificato o personalizzato, che viene usato per aumentare, mantenere o migliorare le abilità funzionali delle persone disabili. Le carrozzine, i corrimano, gli scooter elettrici, le rampe, gli occhiali, i giocattoli adattati con interruttori e le stoviglie adattate per mangiare sono tutti esempi di AT. 35
  • 37. possiede e fornendo un mezzo alternativo laddove necessario. La CAA non viene mai usata per sostituire il linguaggio funzionale esistente, ma per migliorarlo. La CAA può comprendere il linguaggio dei segni, immagini, parole, lettere o oggetti usati da soli o in combinazione con tavole di comunicazione, dispositivi con emissione vocale ( VOCA, Voice Output Communication Aid) o tastiere. Esistono sistemi1 di CAA assistiti e non assistiti. I sistemi non assistiti comprendono i segni manuali, i gesti e le vocalizzazioni. Esse richiedono soltanto il corpo e nessun altro sistema o dispositivo esterno ad esso. I sistemi assistiti comportano l'uso di oggetti, simboli concreti tridimensionali, disegni, fotografie, parole o semplici simboli lineari. I simboli tangibili, visivi, della CAA assistita possono essere usati da soli o in combinazione con un dispositivo per la comunicazione a emissione vocale (VOCA) o con ausili I sistemi di CAA assistiti permettono di trasmettere messaggi tramite strumenti di CAA “senza tecnologia”, a “bassa tecnologia” o ad “alta tecnologia”. I sistemi di CAA senza tecnologia sono semplici strumenti che non hanno bisogno di batterie o di circuiti elettrici, come ad esempio un cartellino con sopra una parola o un simbolo per la comunicazione, un quadernetto contenente diverse tavole di comunicazione o una tavola di comunicazione specifica per un'attività. 36
  • 38. I sistemi di CAA a bassa tecnologia sono i semplici dispositivi per la comunicazione con emissione di voce ( VOCA , Voice Output Communication Aid) con i quali è possibile riprodurre messaggi verbali che possono durare da pochi secondi fino a otto minuti. Gli strumenti di CAA ad alta tecnologia sono VOCA più sofisticati, che permettono di riprodurre centinaia di messaggi e possono includere tastiere portatili con cui è possibile generare linguaggio e anche prevedere parole. Sistemi di CAA Natural Aided Language ( NAL, linguaggio assistito naturalmente) 17 Il NAL è una strategia di CAA che utilizza il metodo della “lingua materna” per insegnare il linguaggio . Il NAL è un'immersione totale misurabile nel sistema di linguaggio visivo, in cui il partner di comunicazione che parla abbina il linguaggio parlato all'indicazione dei simboli corrispondenti. Il NAL insegna simultaneamente al partner di comunicazione che non parla sia a comprendere che a generare un linguaggio interattivo. Picture Exchange Communication System (PECS) 18 Il PECS è una strategia che prevede sei fasi. Prima viene insegnato alla persona con DSA ad avviare una comunicazione porgendo al partner un simbolo visivo per avere un oggetto molto desiderato. In cambio dell'immagine, foto, disegno semplice, le viene quindi offerto l'oggetto. 17 J. M. Cafiero, Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per l’autismo e i deficit di comunicazione, Edizioni Erickson, Gardolo(TN), 2009 18 idem 37
  • 39. Come secondo passo, viene ampliato l'uso delle immagini in modo da comprendere un numero maggiore di persone, luoghi e ricompense che la persona con DSA potrebbe desiderare. Nella terza fase, viene insegnato a fare delle scelte specifiche tra le immagini; nella quarta, a costruire delle semplici frasi con le immagini, come ad esempio “Io voglio il camion”. La risposta alla domanda “Che cosa vuoi?” viene affrontata nella quinta fase, mentre nella sesta viene insegnato a sviluppare abilità di conversazione, facendo commenti sui vari oggetti e attività a scopo sociale e non solo per avere una ricompensa tangibile. System for Augmenting Language 19 (SAL, sistema per aumentare il linguaggio) Il SAL è una strategia simile al NAL, nel senso che i partner verbali forniscono ai loro partner non verbali sia un input sia un output di comunicazione, nell'ambito di contesti naturali. Nel sistema SAL la comunicazione viene veicolata dall'uso di dispositivi con emissione vocale. Il Training di Comunicazione Funzionale con la CAA ( TCF con CAA ) E’ un protocollo specifico ideato per diminuire i comportamenti problema. Il TCF è costituito da due parti essenziali: primo, scoprire perché si verifica un particolare problema o che cosa sta cercando di comunicare la persona attraverso quel determinato comportamento; secondo , insegnare un modo più appropriato di comunicare. Nel caso di bambini autistici 19 idem 38
  • 40. questo protocollo appare estremamente interessante, essendo i bambini DSA, deficitari a livello comunicativo. AUTISMO e CAA : un abbinamento perfetto Apprendimento visivo : La CAA si basa su stimoli visivi, come gli oggetti, le immagini, le fotografie e le parole scritte. Interesse per oggetti inanimati : Gli strumenti e i dispositivi di CAA sono inanimati. Difficoltà con gli stimoli complessi :Il livello di complessità può essere adattato in modo da crescere insieme alle capacità del bambino. Difficoltà con i cambiamenti : La CAA è statica e prevedibile; i simboli visivi vengono raggruppati su una tavola di comunicazione o su un VOCA , i concetti nuovi e le parole che li rappresentano vengono aggiunti alle tavole di comunicazione inserendoli nello schema familiare dei simboli esistenti, in modo da renderli meno estranei. Problemi a gestire la complessità delle interazioni sociali : La CAA fornisce un'interfaccia tra i partner di comunicazione. Difficoltà nella programmazione motoria : Dal punto di vista motorio, la CAA è più semplice del linguaggio verbale. Ansia : Gli interventi di CAA non creano pressione o stress. Problemi di comportamento : La CAA fornisce un mezzo istantaneo di comunicazione, prevenendo i comportamenti problema. Difficoltà di memoria : La CAA fornisce un mezzo per la comprensione del linguaggio che si basa sul riconoscimento piuttosto che sulla memoria. 39
  • 41. Le persone autistiche con linguaggio verbale scarso o assente possono imparare a comunicare con la CAA, i cui strumenti e dispositivi ben si adattano ai loro particolari stili di apprendimento.20 Una serie di potenziali vantaggi della CAA: può stimolare lo sviluppo cerebrale ; favorisce la comunicazione funzionale spontanea; facilita l'accesso a informazioni sociali; facilita l'integrazione a casa, a scuola e nella comunità; ➢ facilita l'accesso a esperienze di lettura; previene ➢ la necessità di sviluppare comportamenti ➢ problematici; facilita un migliore senso di sé (autoconsapevolezza), per la maggiore autonomia e il numero minore di crisi; fornisce alla persona con autismo una voce e un orecchio e offre dei vantaggi psicologici legati 20 J. M. Cafiero, Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per l’autismo e i deficit di comunicazione, Edizioni Erickson, Gardolo(TN), 2009 40
  • 42. Valutazione della CAA La valutazione della CAA non è qualcosa che si fa in una volta sola, ma è piuttosto un'evoluzione. Per la natura dinamica dello sviluppo della comunicazione e delle tecnologie di CAA, la valutazione costituisce sempre un processo continuo. Per fare una valutazione della CAA, bisogna prendere in considerazione il livello di linguaggio espressivo e recettivo della persona, ovvero che cosa è in grado di trasmettere e cosa è i n grado di comprendere. Una valutazione di CAA può essere svolta da qualsiasi operatore che abbia esperienza di CAA, che sia un educatore professionale, un logopedista, un terapista occupazionale, un fisioterapista, uno psicologo oppure un esperto di tecnologia assistiva. Il processo della valutazione comporta l'osservazione diretta dell'alunno nel suo ambiente naturale, la partecipazione del bambino alla valutazione si limita alla semplice interazione con il suo ambiente e con i suoi potenziali partner di comunicazione. Dopo aver condiviso le varie osservazioni tra i genitori e gli operatori, il passo successivo comporta la compilazione di una o più scale di valutazione. Esistono diversi strumenti di valutazione della CAA: il Participation Model (Modello di Partecipazione)( Beukelman e Mirenda,1998): In questo modello vengono prese in considerazione le abilità fisiche, cognitive e di linguaggio della persona, osservando come comunica e partecipa alle attività 41
  • 43. a casa, a scuola o nella comunità, in confronto ai coetanei con sviluppo nella norma; il SETT Framework (Zabala, 2000) : SETT è una acronimo che sta per Student, Environment, Tasks, Tools (alunno, ambiente, compiti, strumenti). Il SETT è uno strumento di tecnologia assistiva che fornisce una lista di domande strutturate, che permettono all'équipe di individuare in modo preciso di che cosa ha bisogno l'alunno per comunicare e partecipare; Social Networks (Blackstone e Berg, 2003): è uno strumento di valutazione completo che si basa sui partner di comunicazione di una persona per individuare i suoi bisogni comunicativi e scegliere gli interventi di CAA più adeguati. Il primo passo è procedere con un inventario del linguaggio recettivo ed espressivo della persona, delle sue abilità di lettura, scrittura, cognitive, motorie e adattive e di ogni ausilio tecnologico che eventualmente utilizza. Il Social Networks procede ad esaminare i partner di comunicazione presenti nella vita della persona; adotta il modello dei cerchi concentrici per differenziare le relazioni sociali e i potenziali partner di comunicazione della persona; nel cerchio più interno si trovano i membri della famiglia, in quello successivo si trovano gli amici, seguiti dai conoscenti, dagli operatori e dai partner non familiari. Il Social Networks segue il formato di un colloquio durante il quale vengono raccolte le informazioni da parte di persone rappresentative di ciascun cerchio e anche dalla persona con bisogni comunicativi complessi. 42
  • 44. Quinto capitolo.- Conclusioni Il lavoro presentato ha voluto mettere in evidenza come sia possibile tracciare un percorso didattico nel quale, attraverso le nuove tecnologie, sia possibile progettare un intervento educativo per i bambini autistici. Il problema dell’autismo non ti riguarda fino a quando non incontri e non condividi un po’ del tuo tempo con un bambino autistico. L’impatto è spesso traumatico. Ci si sente impotenti e a disagio. Bastano pochi incontri per capire che è possibile e necessario intervenire. Si delineano molteplici strategie, tutte sembrano a livello teorico infallibili, ma tutte o quasi tutte crollano non appena vengono messe in atto. Non è facile progettare un percorso educativo per un bambino autistico. I metodi, gli strumenti i programmi, tutto deve essere rimesso in discussione. Bisogna selezionare, amputare, riprogettare, individuare nuove strade ed avere il coraggio e la tenacia per percorrerle. Si cambierà spesso rotta ma i tentativi non saranno mai una battaglia persa. Se siamo riusciti ad individuare, nell’uso delle tecnologie, un possibile terreno d’incontro con i bambini autistici significa che siamo sulla buona strada, che non dobbiamo mollare. Offrire ai bambini DSA nuove opportunità formative, significa aprirsi verso un nuovo concetto di educazione, integrante e migliorativa. La scuola deve riprogettare il suo percorso formativo, di vita e lo può fare solo se riesce a coniugare lo 43
  • 45. sviluppo e il cambiamento sociale con le urgenti necessità che le si pongono davanti. La presenza di bambini con BES è una di questa necessità. L’autismo è una di queste necessità. ismo In ultima analisi indichiamo le principali tappe o i più importanti criteri che non dobbiamo dimenticare se vogliamo proporre una strategia tecnologica: • L'insegnante deve • L'insegnante da sempre progettare leader didattico il suo intervendo diventa proponendo un "facilitatore". percorso personalizzato. PERSONALIZZAZIONE NUOVO RUOLO DELL'HARDWARE E DELL'INSEGNANTE DEL SOFTWARE L'USO DEL PC NON DEVE ESSERE MAI FARE RICORSO ALLE SVINCOLATO DA TECNOLOGIE ALTRE FORME DI ASSISTIVE CONOSCENZA E DALLE ATTIVITA' • L'insegnante • CAA DIDATTICHE . proporrà le attività tecnologiche senza • SOFTWARE rinunciare SPECIFICI all'attuazione della programmazione ufficiale. 44
  • 46. Bibliografia e sitografia J. M. Cafiero, Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per l’autismo e i deficit di comunicazione, Edizioni Erickson, Gardolo(TN), 2009 L. Cottini, Educazione e riabilitazione del bambino autistico, Roma, Carocci. Il nostro autismo quotidiano. Storie di genitori e figli, (a cura di) Carlo Hanau e Daniela Mariani Cerati, Erickson,Gardolo (TN) 2003 Indicazioni nazionali per il curricolo Manuale per l’integrazione scolastica. I principi, le competenze, la buona pratica. A cura di Carlo Ricci, Fabbri Editori, 2001 S. Melogno, L. Carsana, Disturbi Pervasivi dello Sviluppo ad alto funzionamento. Deficit sociale e aspetti riabilitativi. Scione Editore, Roma M. Pavone, Dall’esclusione all’inclusione. Lo sguardo della Pedagogia Speciale,2010, Mondadori Università V. Pellegrino, S. Di Clemente, Tecnologia dell’istruzione e dell’apprendimento. Verso un nuovo orientamento pedagogico, Anicia, 2010 www.erikson.it http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF22/TDDIS22.pdf 45