3. Alcuni esempi di interesse
geomorfologico, botanico e
zoologico.sono:
l’Adda morta, un vecchio
ramo del fiume nei comuni di
Castiglione
d’Adda
e
Formigara;
La morta di Soltarico,
formatasi dopo l’alluvione del
1976. Il fiume infatti ha deviato
il suo corso in quest’area,
abbandonando completamente
circa 7 Km. di percorso.
Questa zona, oltre che essere
un morfotipo interessante,
presenta
anche
caratteri
paesaggistici e valenze legate
al tempo libero ed al riposo,
adatto
sicuramente
per
percorsi di tipo ciclo-culturale
e ciclo-turistico.
4. Mappa attuale
Lungo
la
capezzagna che
costeggia il corso
del vecchio letto
leggiamo la forza
e
l’originalità
sempre
rigeneratrice
della
natura,
scoprendo quanto
l’uomo non possa
fare a meno di
questa
magia
ambientale.
5. La Morta di
Soltarico è un
ambiente umido
molto ricco di
vegetazione.
Abbiamo
individuato
diverse specie di
alberi già
riscontrate nei
percorsi del
Pulignano e
Belgiardino:
Pioppo bianco e
cipressino,
quest’ultimo
bordava un tratto
del sentiero da
noi percorso in
bicicletta.
7. Lanca di Soltarico. Sambuco, sanguinella, rovo e biancospino, transennavano le
varie alberature di pioppi e salici bianchi. Questi ultimi, riversavano i loro rami
pendenti sulle acque della lanca, mentre le loro foglie trasudate dall’effetto della
traspirazione lasciavano cadere le gocce d’acqua anche sulla nostra testa.
9. Paola esperta in
educazione
ambientale del
territorio, ci fa
osservare, il
processo regressione
della lanca, il calco
di una foglia e il
riconoscimento di
alcuni alberi.
abbiamo infatti
raccolto foglie di
olmo, farnia,
sambuco, rovo,
biancospino, pioppo
e salice per costruire
poi un erbario.
10. Tra i fiori selvatici, la celidonia, Chelidonium majus (Foto. 2), arricchiva i bordi della
strada sterrata. Si tratta di una medicinale , nota fin dal medioevo per la cura dei porri.
Ha fiori gialli e semi i di cui sono ghiotte le formiche. Il suo nome viene dal greco
chelidon cioè rondine; sembra infatti che la sua fioritura coincida con il ritorno delle
rondini.
11. Tra le specie che compongono la ricchissima avifauna di Soltarico sono
da evidenziare la gallinella d’acqua, il tuffetto, il tarabusino, il codone, il
cormorano, il gabbiano e l’airone cenerino.
12. Una chiocciola (Helix pomata). Genere di molluschi gasteropodi terrestri
degli elicoidei, con conchiglia molto grande e panciuta e piede
muscoloso. Vivono nelle campagne, nutrendosi di piante erbacee; sono
ermafroditi, ma necessitano di accoppiamento per la riproduzione. Molte
specie sono commestibili; oggi rari, sono protetti in alcune nazioni.
13. Tra i canneti è presente il
cannareccione e e la cannaiola.
Abbiamo visto, fotografato e filmato
anche una rana la "rana di Lataste"
(Rana latastei) dalle spiccate abitudini
terragnole, specie protetta, in via di
estinzione per la mancanza di
sottoboschi, suo habitat naturale.
È un vertebrato, appartenente alla
famiglia dei ranidi, alla classe degli
anfibi, ed all'ordine degli anuri.
Non ha coda; il suo corpo è coperto da
pelle molto liscia; le gambe anteriori,
brevi, sono fornite di quattro dita,
quelle posteriori, più lunghe, hanno
cinque dita. Ha attitudine al salto ed al
nuoto.
La bocca, con larga apertura, è
provvista di denti solamente nella
mascella superiore, e la lingua, bifida
all'estremità posteriore è protrattile ed
usata per afferrare la preda. Ha grossi
occhi sporgenti, ed il timpano
scoperto. Le rane giovani respirano per
branchie. Le rane depongono le uova
in ammassi mucillaginosi galleggianti,
14. Nella depressione della zona di Soltarico, lasciando i vivai variopinti di
piante ornamentali intorno a Cà del Conte e lungo le calme anse del
vecchio letto dell’Adda, si intuisce che lontano dagli interventi
15. La “morta” crea un
ambiente naturale unico ed
interessantissimo: la
vegetazione crea il suo nuovo
ecosistema e si espande; gli
animali caratteristici delle
zone umide e stagnanti,
creano una loro nicchia
particolare e diversa da altri
ambienti bio-morfologici
“zona di riproduzione”, “zona
di rifugio faunistica”, “divieto
di caccia”, zona
regolamentata – Federazione
Italiana Pesca Sportiva”: la
stessa segnaletica, all’interno
del Parco protetto Adda-sud,
ci invita al rispetto e ad uno
sfruttamento eco-funzionale.
16. Dal punto di vista
infrastrutturale,
l’ultima sezione del
percorso
cicloculturale non ci dà la
possibilità
di
analizzare
molti
elementi.
L’inserimento in un
percorso prettamente
naturalistico, ci limita
a considerare gli ultimi
edificati della periferia
e l’incontro con alcune
cascine della zona
17. Cà del Conte, si immerge in modo originale, ma anche contradditorio, in un vasto
vivaio di piante ornamentali, che la separano dal suo originale contesto. La sua
struttura è ben curata ed integra, di classica cascina a corte chiusa, monoaziendale a
ricordo dell’antica economia agricola e zootecnica.
19. Per quanto riguarda poi il vero e proprio percorso ambientale, lungo la “morta” di
Soltarico, sicuramente ci sembra una zona da valorizzare in percorsi ciclo-turistici
e culturali, anche dal punto di vista delle infrastrutture semplici, legate a momenti
di sosta, di riflessione, di sport d’acqua: panchine, piazzole di sosta attrezzate,
punti per la pesca sportiva e per l’osservazione faunistica e botanica .
20. Questo recupero della natura, più a misura d’uomo ci sembra di fondamentale
importanza; soprattutto quando ci appaiono di nuovo, nella prima periferia della
città, i limiti di impatto estetico-ambientale tra gli ultimi edifici , i primi cascinali
della periferia e i tagli violenti delle nuove tangenziali, dei cantieri in corso e dei
capannoni prefabbricati dei moderni piani di lottizzazione
21. Nella tappa finale
del nostro percorso
ciclo-culturale,
abbiamo notato che
il rapporto tra la
città e la campagna
è sensibilmente
cambiato rispetto
alle zone del
Pulignano e di
Belgiardino: si
verifica un
progressivo e più
lento
allontanamento dal
centro edificato e
dalla presenza
dell’uomo.
22. Dalla strada asfaltata urbana si percorre gradualmente la vecchia Statale Cremonese,
sempre più vicina ad un percorso ciclabile che non automobilistico; per arrivare
lentamente alle capezzagne campestri, in un ambiente immerso nella campagna
lodigiana ed in un habitat particolarissimo.
Le stesse costruzioni urbane degradano progressivamente, fino a lasciare il posto alle
tradizionali cascine a corte chiusa del territorio lombardo.
23. Dal punto di vista
storico, la depressione di
Soltarico ci regala alcuni
aspetti di archeologia ed
altri di evoluzione
morfologica e
territoriale.
24. Nei pressi della
cascina Camairana,
all’imboccatura del
percorso naturalistico
della “morta” di
Soltarico, si sono
effettuati alcuni scavi
con ritrovamento di
pezzi di origine
etrusco-romana (elmo
etrusco, in mostra
nella sezione
archeologica del
Museo Civico di
Lodi).
25. La separazione dal letto attuale dell’Adda del tratto della lanca o morta di Soltarico,
mostra in un certo qual modo i segni del tempo. L’acqua ristagna o al più si agita con la
brezza; il suo colore, tra i riflessi del cielo e del verde rigoglioso, è cupo, crespato, quasi
morente. All’opposto, il fiume che corre più in là è vivo, scorrevole e riflette la luce del
cielo ed il verde delle sue rive.
26. La trasformazione di questa
parte del territorio della
periferia di Lodi è stata, in un
certo senso, traumatica anche
per l’uomo: il vecchio
percorso del fiume seguiva il
tranquillo lavoro dei campi
della gente di cascina
Ancona, del Casellario e di
cascina Gian Giacomo.
La forza dell’acqua ha in
breve tempo modificato
tempi e spostamenti: nasce
cosi un guado in barca, che
costringe giornalmente ad
usare nuovi mezzi di
trasporto per lavorare gli
stessi fondi agricoli. Non
solo, ma in breve tempo ci si
trova
una
proprietà
accatastata
venir
meno,
subendo ricordi, tradizioni di
famiglia e beni economici.