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Nome: Stanley Kubrick Data e luogo di nascita: 26 Luglio 1928, Manhattan, New York, New York, USA Data e luogo di morte: 7 March 1999, Harpenden, Gran Bretagna Figlio di un medico del Bronx di origine ungherese, Stanley Kubrick, inizia la sua attività nel campo delle arti figurative con la fotografia. Giovanissimo si afferma come fotoreporter, per poi iniziare a girare alcuni cortometraggi. Nel 1954 realizza il primo lungometraggio, Paura e desiderio, in seguito disconosciuto, ma solo nel successivo Il bacio dell’assassino (1955) si inizia ad affermare un talento visivo fuori dal comune, pur nell’ambito di un noir convenzionale. Il film viene acquistato da una grande casa di produzione e ciò permette a Kubrick di poter disporre di una certa somma per realizzare il successivo Rapina a mano armata (1956) nel quale la sua genialità si manifesta completamente. Il territorio del film infatti è ancora quello del noir e tutta la pellicola racconta la minuziosa messa a punto di una rapina.
I capolavori
ORIZZONTI DI GLORIA (Paths of Glory) Con Ralph Meeker, Adolphe Menjou, Wayne Morris, Kirk Douglas, George MacReady, Richard Anderson, Joe Turkel, Christiane Kubrick, Jerry Hausner, Peter Capell, Emile Meyer, Bert Freed, Kem Dibbs, Timothy Carey, Fred Bell, Timothy Careyl, Suzanne Christian. Genere Guerra, b/n, 86 minuti. Produzione USA 1957. Quel che accadde prima, durante e dopo uno di quegli attacchi frontali che si risolsero in veri massacri sul fronte franco-tedesco durante la guerra 1914-18: un colonnello liberale contro un generale mascalzone. Da un romanzo di Humphrey Cobb. Un capolavoro del cinema antimilitarista, e il solo film hollywoodiano che analizzi la guerra e il militarismo in termini di classe. Racconto di suspense ideologica, è anche un pamphlet satirico in cui il furore della denuncia e un certo schematismo ideologico sono quasi interamente assorbiti nella forza dello stile. Conta il rapporto tra il settecentesco castello dove gli ufficiali dello Stato Maggiore predispongono sulla carta (sulla scacchiera) le mosse dell'azione, rispondendo alle proprie ambizioni, e il caos del “formicaio” in trincea dove l'azione veramente si svolge. Fu distribuito in Francia soltanto nel 1975. Quando si toccano i generali, i censori hanno una memoria storica di ferro. Suzanne Christian, la ragazza che canta con i soldati la struggente canzone finale, diventerà la moglie di S. Kubrick.
SPARTACUS  Con Peter Ustinov, Tony Curtis, Jean Simmons, Charles Laughton, Laurence Olivier, Kirk Douglas, John Gavin, Nina Foch, Herbert Lom, John Ireland, John Dall, Charles McGraw, Joarma Barnes, Harold J. Stone, Woody Strode, Peter Brocco, Paul Lambert, Robert J. Wilke Storico, USA 1960 Dal romanzo (1952) di Howard Fast: nel 73 a.C. il gladiatore trace Spartaco promuove una rivolta di schiavi contro il governo di Roma, sconfigge una legione e si dirige verso il sud. È sconfitto dall'armata di Crasso che fa crocifiggere seimila schiavi sulla via Appia. Come film di S. Kubrick è un ibrido: troppe paternità (lo sceneggiatore Dalton Trumbo e soprattutto il produttore-attore K. Douglas che in un primo tempo aveva ingaggiato il regista Anthony Mann) e una certa eterogeneità stilistica. È poco kubrickiano il richiamo a una nozione di progresso di cui la vicenda del “primo rivoluzionario della storia” è simbolica portatrice. Gli appartiene per le scene di battaglia e di violenza (cui collaborò il grafico Saul Bass), la mescolanza di ragione e passione nei personaggi principali, la splendida direzione degli attori tra cui spiccano L. Olivier e C. Laughton. È, comunque, il migliore – e il più adulto – dei colossi storici di Hollywood. Ridistribuito nel 1991 in un'edizione restaurata con l'aggiunta di una quindicina di minuti. 4 Oscar: fotografia (Technirama 70) di Russell Matty, P. Ustinov attore non protagonista, scene e costumi.
LOLITA  Con Shelley Winters, James Mason, Peter Sellers, Sue Lyon, Diana Decker, Jerry Stovin, Gary Cockrell, Lois Maxwell, Cec Linder, Bill Greene, Shirley Douglas, Marianne Stone, Marion Mathie, James Dyrenforth, Maxine Holden, John Harrison Drammatico, Gran Bretagna, USA 1962 Dal romanzo (1955) di Vladimir Nabokov: intellettuale cinquantenne si fa mettere i sensi in fantasia da un'aizzosa quattordicenne e, per starle vicino, ne sposa la madre vedova. È una passione senza speranza, un gorgo nel quale sprofonda fino all'omicidio. Poco apprezzato dalla maggior parte dei pedanti critici dell'epoca, il 1° film britannico di S. Kubrick migliora ogni anno che passa: anche a livello stilistico e drammaturgico, la scrittura filmica rivela le sue qualità, reggendo il confronto con la capziosa prosa di Nabokov. Più che un dramma, è una inventiva e persino divertente commedia nera in cui si riconoscono diversi temi del successivo cinema kubrickiano. Recitazione ad alto livello con un P. Sellers straordinario nel suo proteiforme istrionismo. Durante le riprese S. Lyon aveva 13 anni, ma col suo sessappiglio ne dimostrava 3 o 4 in più. Ridistribuito in Italia nel 1998. Rifatto nel 1997.
IL DOTTOR STRANAMORE , ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba  (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) Con Peter Sellers, George C. Scott, Sterling Hayden, Keenan Wynn, Slim Pickens, Peter Bull, Tracy Reed, James Earl Jones, Jack Creley, Frank Berry, Glenn Beck, Shane Rimmer, Paul Tamarin, Gordon Tanner.  Genere Satirico, b/n, 93 minuti. Produzione Gran Bretagna 1964. Psicopatico generale d'aviazione USA, deciso a salvare il mondo dal complotto comunista, è pronto ad attaccare l'Unione Sovietica con armi nucleari. Uno dei pochi capolavori di satira politica nella storia del cinema che riflette gli incubi apocalittici dei primi anni '60. Il più forsennato e meno controllato film di Kubrick con Peter Sellers in 3 ruoli al culmine del suo istrionismo. Non vinse nemmeno uno dei 4 Oscar cui era candidato. Dal romanzo Red Alert di Peter George che lo sceneggiò con Terry Southern e il regista.
2001: ODISSEA NELLO SPAZIO Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter, Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan, Douglas Rain, Frank Miller, Bill Weston, Ed Bishop, Glenn Beck Fantascienza, USA 1968 Alle origini dell'uomo, quando le scimmie erano ancora scimmie, un misterioso monolito compare sulla Terra. La sua presenza attiva l'intelligenza dei primati che comprendono l'uso delle ossa degli animali uccisi quali prolungamenti delle loro braccia. 2001. Sulla Luna, in prossimità del cratere Tyco, è stato trovato un monolito la cui esistenza viene tenuta sotto il massimo segreto. Il monolito improvvisamente lancia un segnale indirizzato verso il pianeta Giove. Diciotto mesi dopo l'astronave Discovery si dirige verso il pianeta. A bordo si trovano due astronauti, Frank e David, tre ricercatori ibernati e il computer della nuova generazione, HAL 9000, in grado di controllare il funzionameto di tutta l'astronave, nonché di dialogare con gli astronauti. L'infallibile computer segnala un guasto in uno degli elementi esterni dell'astronave ma il pezzo, sottoposto a numerosi test, risulta essere in ottime condizioni di funzionamento. I due astronauti debbono arrendersi al fatto che HAL ha sbagliato e decidono di disattivarlo. Hal fa allora in modo che il pezzo venga rimesso al suo posto e trancia il tubo dell'ossigeno di Frank. Quando David, uscito per recuperare il cadavere del compagno, tenta di rientrare il computer glielo impedisce. L'astronauta distrugge la memoria del computer, apprende il vero scopo della missione (raggiungere Giove per scoprire il mistero del monolito) e arriva sul pianeta su cui morirà per rinascere a nuova vita. Capolavoro in assoluto, non della storia del cinema di fantascienza ma di quella del cinema tout court, 2001 rappresenta una delle riflessioni più articolate giunte sul grande schermo sul rapporto civiltà/tecnologia nonché sul destino dell'umanità.
ARANCIA MECCANICA   Con Malcolm McDowell, Patrick Magee, Adrienne Corri, Michael Bates, Warren Clark, John Clive, Carl Duering, Paul Farrel, Clive Francis, Michael Gover, Miriam Karlin, James Marcus, Sheila Raynor, Philip Stone, Anthony Sharp Drammatico, Gran Bretagna 1971 Alex è un giovane senza arte né parte, figlio di proletari e dedito a furti, stupri e omicidi. Fa capo a una banda di spostati, denominati drughi. Dopo aver usato violenza alla moglie di uno scrittore finisce in carcere. Viene sottoposto ad angherie ma si fa amico un prete. Pur di essere scarcerato accetta il "trattamento lodovico", che consiste nell'assistere a filmati di violenza. Quando esce scopre che i genitori hanno subaffittato la sua stanza. Senza poter reagire, dovrà subire violenza da alcuni mendicanti vendicativi, dai drughi diventati poliziotti e dallo scrittore che ha perso la moglie e che ora si trova su una sedia a rotelle. Tenta il suicidio e all'ospedale riceve una visita di cortesia da parte del primo ministro. Ambientato nel futuro, ormai alle porte, e tratto da  Arancia ad orologeria di Anthony Burgess. Geniale traversata di generi (fantascienza, storico, drammatico, comico, grottesco, orrore), un film che mostra la violenza per esserne un contro-manifesto. Accolto da polemiche e ovazioni al suo apparire, è stato sequestrato per molti anni in Francia, mentre in Gran Bretagna non può essere ancora proposto né al cinema né in videocassetta. L'ambiguità del personaggio era necessaria per mostrare le diverse violenze della medicina, della polizia, della politica e della gente comune. Quando Alex viene guarito, non può gestire le proprie scelte. La più grande prova al cinema di Malcolm McDowell che ha ideato alcune scene storiche, tra cui quella dello stupro a tempo di I'm singing in the rain. Le musiche di Beethoven e Rossini rielaborate da Walter Carlos e le immagini grandangolo di John Alcott accrescono l'immersione nell'incubo. Doppiaggio italiano all'altezza dell'originale.
BARRY LYNDON   Con Marie Kean, Patrick Magee, Ryan O'Neal, Marisa Berenson, Steven Berkoff, Hardy Krüger, Pat Roach, Gay Hamilton, Diana Körner, Murray Melvin, Frank Middlemass, André Morell, Arthur O'Sullivan, Godfrey Quigley, Leonard Rossiter, Philip Stone Drammatico, Gran Bretagna 1975 Barry è un giovane di bell'aspetto ma dalle origini modeste. Rifiutato dalla donna che ama, intraprende la carriera militare dopo un duello con l'avversario in amore. Stanco della vita militare, con un espediente entra nell'esercito prussiano, divenendo il beniamino del capitano Potzdorf. Ma anche questa volta la fortuna gli volta le spalle e, costretto a fuggire, diventa il compare di un raffinato avventuriero. Con la spada e la pistola si fa largo nella bella società. Ormai è un uomo appagato. Gli manca solo il blasone. Sposando la contessa di Lyndon e assumendone il cognome colma la lacuna. Ma sarà un matrimonio infelice. Il figlio della contessa, nato da un altro matrimonio, lo odia e per molti anni progetterà una vendetta, che si compirà quando affronterà il patrigno in duello. Barry Lyndon perderà una gamba e i suoi averi. Un malinconico esilio segna il suo definitivo destino. Tratto dal noto romanzo settecentesco di William Makepeace Thackeray, Barry Lyndon si può definire un film anomalo nella produzione del grande Stanley Kubrik. Film di difficile collocazione e che ha spaventato la critica al suo apparire a causa della mancanza di una chiave di lettura che conducesse alle origini del progetto. Il misterioso Kubrik non ha mai chiarito le sue intenzioni. Ma ciò non impedisce di giudicare il film una splendida anomalia. Usando una tecnica d'illuminazione naturalistica, tutta a base di candele, che il grande direttore della fotografia John Alcott realizza genialmente, il film è immerso in una atmosfera che restituisce il clima del tempo. Un film freddo e crudele. Ironico e mastodontico. Solenne e malinconico. Il film ha ricevuto quattro Oscar: per i costumi, la fotografia, la scenografia e la musica.
SHINING  Con Scatman Crothers, Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Barry Nelson, Philip Stone, Joe Turkel, Anne Jackson, Tony Burton, Lia Beldam, Billie Gibson, Barry Dennen, Lisa Burns, Louise Burns Horror, USA 1980 Dal romanzo (1977) di Stephen King: sotto l'influenza malefica dell'Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose dove s'è installato come guardiano d'inverno con moglie e figlio, Jack Torrence sprofonda in una progressiva schizofrenica follia che lo spinge a minacciare di morte i suoi cari. Più che un film dell'orrore e del terrore, è un thriller fantastico di parapsicologia che precisa, dopo 2001: odissea nello spazio e Arancia meccanica, la filosofia di S. Kubrick. L'aneddotica di S. King diventa fiaba e rilettura di un mito, di molti miti, da quello di Saturno a quello di Teseo e del Minotauro, per non parlare del tema dell'Edipo. Il prodigioso brio tecnico-espressivo è al servizio di un discorso sul mondo, sulla società e sulla storia. Totalmente pessimista, Kubrick nega e fugge la storia, ma affronta l'utopia riaffermando che le radici del male sono nell'uomo, animale sociale, ma non negando, anzi esaltando, la possibilità di una riconciliazione futura, attraverso il bambino e il suo shining (luccicanza) e quella di una nuova e diversa concordia. Abbreviato di 4 minuti dallo stesso Kubrick. La durata di 120 minuti è quella di un'edizione italiana non approvata dal regista-produttore. Ottimo doppiaggio di G. Giannini per J. Nicholson.
FULL METAL JACKET Con Matthew Modine, Adam Baldwin, Kevyn Howard, Dorian Harewood, Lee Ermey, Vincent D'Onofrio, Arlise Howard, Ed O'Ross, John Terry, Kirk Taylor, Ian Tayler, Ngoc Lee, Papillon Soo Soo, Leanne Hong, Tim Colceri. Genere Guerra, colore, 116 minuti. Produzione USA 1987. Dal romanzo The Short Timers di Gustav Hasford: in un campo di addestramento dei Marines nel South Carolina diciassette giovani civili vengono trasformati in combattenti (macchine da guerra e di morte); partito per il Vietnam, Joker, uno dei diciassette, lavora per un giornale militare e si trova coinvolto nell'offensiva del Tet (1968). Per la prima volta in venticinque anni S. Kubrick fa i conti con la realtà di oggi, nuda e cruda, andando al di là del Vietnam per prendere a bersaglio l'atrocità del secolo, il tempo sporco della Storia. Iperrealistico, è un film in prosa asciutta, quasi sciatta, di una secchezza fertile, attraversato da una gelida brezza di umor nero sulla violenza dell'istituzione militare. Diffama la guerra e l'esercito. Girato interamente in Inghilterra. La voce italiana del sergente Hartman (R.L. Ermey) è di Eros Pagni.
EYES WIDE SHUT Con Alan Cumming, Nicole Kidman, Sydney Pollack, Tom Cruise, Leelee Sobieski, Rade Sherbedgia, Madison Eginton, Marie Richardson, Jackie Sawris, Rade Serbedzija, Leslie Lowe, Peter Benson, Vinessa Shaw, Todd Field, Michael Doven, Sky Dumont, Louise J. Taylor, Stewart Thorndike, Randall Paul, Julienne Davis, Lisa Leone, Kevin Connealy, Thomas Gibson. Genere Drammatico, colore, 160 minuti. Produzione Gran Bretagna 1999. Attesissimo, beatificato a priori, questo film ha chiuso tre parabole: ricerca, carriera e vita. È quasi naturale che Kubrick, dopo tanto rigoroso, totale, maniacale e mistico impegno, non gli sia sopravvissuto. È un altro allarmante elemento del mito di Eyes Wide Shut e dell'autore, che ha sempre fatto film diversi, affrontando (e risolvendo a modo suo) questo e quel tema della vita e del cinema. Qui pone il suo suggello, la verità ultima, sul sesso, che è certamente più importante, per fare un solo esempio, della fantascienza. Il regista si ispira a un racconto di Arthur Schnitzler, Doppio sogno, ambientato nella Vienna degli anni venti, e traspone la vicenda nella New York dei giorni nostri. Alta borghesia, alto censo, belle case, bella gente. Cruise è il medico William Harford, e Kidman è sua moglie Alice. A un party la coppia corteggia e si fa corteggiare (venialmente), ma tornando a casa lei gli confessa di aver recentemente provato un'attrazione irresistibile per un ufficiale. William sembra sorriderci, ma la rivelazione lavora sulla sua coscienza e nei suoi incubi. Immagina la moglie in atti sessuali con l'ufficiale. Cambia il suo rapporto con il sesso, cede alla corte della figlia di un suo paziente, esce nella notte e incontra una prostituta, non resiste alla tentazione di partecipare a un'orgia. Anche il sesso con sua moglie si trasforma. E anche la sua vita si trasforma. Perché il sesso è una cosa seria e misteriosa, dolorosa e, soprattutto (ed ecco Kubrick) pensata. Il sesso è di certo a lungo e fortemente rappresentato, ma Kubrick si è abbondantemente guadagnato la franchigia di artista (come Fellini), dunque lo stile tutto soccorre.
A.I. INTELLIGENZA ARTIFICIALE (A.I. Artificial Intelligence) Un film di Steven Spielberg.  Con Haley Joel Osment, Jude Law, Frances O'Connor, Sam Robards, Jake Thomas, Daveigh Chase, Brendan Gleeson, William Hurt, Jack Angel.  Genere Fantascienza, colore, 146 minuti. Produzione USA 2001. In un futuro in cui l'umanità ha subito immani cataclismi causati dallo scioglimento della calotta polare, la tecnologia ha compiuto passi da gigante. Si è ormai in grado di riprodurre esseri simili in tutto agli umani. David appartiene all'ultimissima generazione di robot: può anche amare. Viene affidato a una coppia il cui figlio, affetto da un male apparentemente incurabile, è stato ibernato in attesa di una cura. Vinte le resistenze iniziali David riesce a farsi amare da Monica, la sua 'mamma'. Ma la guarigione del figlio naturale rimette tutto in discussione. David deve essere abbandonato in un bosco per liberarsene e, al contempo, salvarlo dalla distruzione. Per lui comincerà un viaggio, accompagnato da un Lucignolo/Gigolo, in un paese dei balocchi orrorifico alla ricerca della Fata dai Capelli Turchini che lo possa far diventare un bambino vero e, quindi, totalmente amato. Il binomio Spielberg/Kubrick è di quelli da far tremare le vene ai polsi di qualsiasi cinefilo. Il freddo razionalismo kubrickiano, fondendosi con la vocazione al mélo di Spielberg, ha prodotto un film complesso e commerciale allo stesso tempo. Sorprende però il modo in cui Spielberg scrive la sua nuova fiaba e la suggella con un finale destinato inevitabilmente (e consapevolmente) a far discutere. Il lungo epilogo del film è così carico di figure care alla psicoanalisi da poter sembrare banale e semplicistico.
Nel 1997 Kubrick ha ricevuto il Leone d'Oro della Mostra di Venezia alla carriera, più, dal Director's Guide of America, il maggior riconoscimento americano per un cineasta, il Premio D. W. Griffith. Stanley Kubrick, il demiurgo della cinematografia!
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Stanley Kubrick

  • 1. Nome: Stanley Kubrick Data e luogo di nascita: 26 Luglio 1928, Manhattan, New York, New York, USA Data e luogo di morte: 7 March 1999, Harpenden, Gran Bretagna Figlio di un medico del Bronx di origine ungherese, Stanley Kubrick, inizia la sua attività nel campo delle arti figurative con la fotografia. Giovanissimo si afferma come fotoreporter, per poi iniziare a girare alcuni cortometraggi. Nel 1954 realizza il primo lungometraggio, Paura e desiderio, in seguito disconosciuto, ma solo nel successivo Il bacio dell’assassino (1955) si inizia ad affermare un talento visivo fuori dal comune, pur nell’ambito di un noir convenzionale. Il film viene acquistato da una grande casa di produzione e ciò permette a Kubrick di poter disporre di una certa somma per realizzare il successivo Rapina a mano armata (1956) nel quale la sua genialità si manifesta completamente. Il territorio del film infatti è ancora quello del noir e tutta la pellicola racconta la minuziosa messa a punto di una rapina.
  • 3. ORIZZONTI DI GLORIA (Paths of Glory) Con Ralph Meeker, Adolphe Menjou, Wayne Morris, Kirk Douglas, George MacReady, Richard Anderson, Joe Turkel, Christiane Kubrick, Jerry Hausner, Peter Capell, Emile Meyer, Bert Freed, Kem Dibbs, Timothy Carey, Fred Bell, Timothy Careyl, Suzanne Christian. Genere Guerra, b/n, 86 minuti. Produzione USA 1957. Quel che accadde prima, durante e dopo uno di quegli attacchi frontali che si risolsero in veri massacri sul fronte franco-tedesco durante la guerra 1914-18: un colonnello liberale contro un generale mascalzone. Da un romanzo di Humphrey Cobb. Un capolavoro del cinema antimilitarista, e il solo film hollywoodiano che analizzi la guerra e il militarismo in termini di classe. Racconto di suspense ideologica, è anche un pamphlet satirico in cui il furore della denuncia e un certo schematismo ideologico sono quasi interamente assorbiti nella forza dello stile. Conta il rapporto tra il settecentesco castello dove gli ufficiali dello Stato Maggiore predispongono sulla carta (sulla scacchiera) le mosse dell'azione, rispondendo alle proprie ambizioni, e il caos del “formicaio” in trincea dove l'azione veramente si svolge. Fu distribuito in Francia soltanto nel 1975. Quando si toccano i generali, i censori hanno una memoria storica di ferro. Suzanne Christian, la ragazza che canta con i soldati la struggente canzone finale, diventerà la moglie di S. Kubrick.
  • 4. SPARTACUS Con Peter Ustinov, Tony Curtis, Jean Simmons, Charles Laughton, Laurence Olivier, Kirk Douglas, John Gavin, Nina Foch, Herbert Lom, John Ireland, John Dall, Charles McGraw, Joarma Barnes, Harold J. Stone, Woody Strode, Peter Brocco, Paul Lambert, Robert J. Wilke Storico, USA 1960 Dal romanzo (1952) di Howard Fast: nel 73 a.C. il gladiatore trace Spartaco promuove una rivolta di schiavi contro il governo di Roma, sconfigge una legione e si dirige verso il sud. È sconfitto dall'armata di Crasso che fa crocifiggere seimila schiavi sulla via Appia. Come film di S. Kubrick è un ibrido: troppe paternità (lo sceneggiatore Dalton Trumbo e soprattutto il produttore-attore K. Douglas che in un primo tempo aveva ingaggiato il regista Anthony Mann) e una certa eterogeneità stilistica. È poco kubrickiano il richiamo a una nozione di progresso di cui la vicenda del “primo rivoluzionario della storia” è simbolica portatrice. Gli appartiene per le scene di battaglia e di violenza (cui collaborò il grafico Saul Bass), la mescolanza di ragione e passione nei personaggi principali, la splendida direzione degli attori tra cui spiccano L. Olivier e C. Laughton. È, comunque, il migliore – e il più adulto – dei colossi storici di Hollywood. Ridistribuito nel 1991 in un'edizione restaurata con l'aggiunta di una quindicina di minuti. 4 Oscar: fotografia (Technirama 70) di Russell Matty, P. Ustinov attore non protagonista, scene e costumi.
  • 5. LOLITA Con Shelley Winters, James Mason, Peter Sellers, Sue Lyon, Diana Decker, Jerry Stovin, Gary Cockrell, Lois Maxwell, Cec Linder, Bill Greene, Shirley Douglas, Marianne Stone, Marion Mathie, James Dyrenforth, Maxine Holden, John Harrison Drammatico, Gran Bretagna, USA 1962 Dal romanzo (1955) di Vladimir Nabokov: intellettuale cinquantenne si fa mettere i sensi in fantasia da un'aizzosa quattordicenne e, per starle vicino, ne sposa la madre vedova. È una passione senza speranza, un gorgo nel quale sprofonda fino all'omicidio. Poco apprezzato dalla maggior parte dei pedanti critici dell'epoca, il 1° film britannico di S. Kubrick migliora ogni anno che passa: anche a livello stilistico e drammaturgico, la scrittura filmica rivela le sue qualità, reggendo il confronto con la capziosa prosa di Nabokov. Più che un dramma, è una inventiva e persino divertente commedia nera in cui si riconoscono diversi temi del successivo cinema kubrickiano. Recitazione ad alto livello con un P. Sellers straordinario nel suo proteiforme istrionismo. Durante le riprese S. Lyon aveva 13 anni, ma col suo sessappiglio ne dimostrava 3 o 4 in più. Ridistribuito in Italia nel 1998. Rifatto nel 1997.
  • 6. IL DOTTOR STRANAMORE , ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) Con Peter Sellers, George C. Scott, Sterling Hayden, Keenan Wynn, Slim Pickens, Peter Bull, Tracy Reed, James Earl Jones, Jack Creley, Frank Berry, Glenn Beck, Shane Rimmer, Paul Tamarin, Gordon Tanner. Genere Satirico, b/n, 93 minuti. Produzione Gran Bretagna 1964. Psicopatico generale d'aviazione USA, deciso a salvare il mondo dal complotto comunista, è pronto ad attaccare l'Unione Sovietica con armi nucleari. Uno dei pochi capolavori di satira politica nella storia del cinema che riflette gli incubi apocalittici dei primi anni '60. Il più forsennato e meno controllato film di Kubrick con Peter Sellers in 3 ruoli al culmine del suo istrionismo. Non vinse nemmeno uno dei 4 Oscar cui era candidato. Dal romanzo Red Alert di Peter George che lo sceneggiò con Terry Southern e il regista.
  • 7. 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter, Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan, Douglas Rain, Frank Miller, Bill Weston, Ed Bishop, Glenn Beck Fantascienza, USA 1968 Alle origini dell'uomo, quando le scimmie erano ancora scimmie, un misterioso monolito compare sulla Terra. La sua presenza attiva l'intelligenza dei primati che comprendono l'uso delle ossa degli animali uccisi quali prolungamenti delle loro braccia. 2001. Sulla Luna, in prossimità del cratere Tyco, è stato trovato un monolito la cui esistenza viene tenuta sotto il massimo segreto. Il monolito improvvisamente lancia un segnale indirizzato verso il pianeta Giove. Diciotto mesi dopo l'astronave Discovery si dirige verso il pianeta. A bordo si trovano due astronauti, Frank e David, tre ricercatori ibernati e il computer della nuova generazione, HAL 9000, in grado di controllare il funzionameto di tutta l'astronave, nonché di dialogare con gli astronauti. L'infallibile computer segnala un guasto in uno degli elementi esterni dell'astronave ma il pezzo, sottoposto a numerosi test, risulta essere in ottime condizioni di funzionamento. I due astronauti debbono arrendersi al fatto che HAL ha sbagliato e decidono di disattivarlo. Hal fa allora in modo che il pezzo venga rimesso al suo posto e trancia il tubo dell'ossigeno di Frank. Quando David, uscito per recuperare il cadavere del compagno, tenta di rientrare il computer glielo impedisce. L'astronauta distrugge la memoria del computer, apprende il vero scopo della missione (raggiungere Giove per scoprire il mistero del monolito) e arriva sul pianeta su cui morirà per rinascere a nuova vita. Capolavoro in assoluto, non della storia del cinema di fantascienza ma di quella del cinema tout court, 2001 rappresenta una delle riflessioni più articolate giunte sul grande schermo sul rapporto civiltà/tecnologia nonché sul destino dell'umanità.
  • 8. ARANCIA MECCANICA Con Malcolm McDowell, Patrick Magee, Adrienne Corri, Michael Bates, Warren Clark, John Clive, Carl Duering, Paul Farrel, Clive Francis, Michael Gover, Miriam Karlin, James Marcus, Sheila Raynor, Philip Stone, Anthony Sharp Drammatico, Gran Bretagna 1971 Alex è un giovane senza arte né parte, figlio di proletari e dedito a furti, stupri e omicidi. Fa capo a una banda di spostati, denominati drughi. Dopo aver usato violenza alla moglie di uno scrittore finisce in carcere. Viene sottoposto ad angherie ma si fa amico un prete. Pur di essere scarcerato accetta il "trattamento lodovico", che consiste nell'assistere a filmati di violenza. Quando esce scopre che i genitori hanno subaffittato la sua stanza. Senza poter reagire, dovrà subire violenza da alcuni mendicanti vendicativi, dai drughi diventati poliziotti e dallo scrittore che ha perso la moglie e che ora si trova su una sedia a rotelle. Tenta il suicidio e all'ospedale riceve una visita di cortesia da parte del primo ministro. Ambientato nel futuro, ormai alle porte, e tratto da Arancia ad orologeria di Anthony Burgess. Geniale traversata di generi (fantascienza, storico, drammatico, comico, grottesco, orrore), un film che mostra la violenza per esserne un contro-manifesto. Accolto da polemiche e ovazioni al suo apparire, è stato sequestrato per molti anni in Francia, mentre in Gran Bretagna non può essere ancora proposto né al cinema né in videocassetta. L'ambiguità del personaggio era necessaria per mostrare le diverse violenze della medicina, della polizia, della politica e della gente comune. Quando Alex viene guarito, non può gestire le proprie scelte. La più grande prova al cinema di Malcolm McDowell che ha ideato alcune scene storiche, tra cui quella dello stupro a tempo di I'm singing in the rain. Le musiche di Beethoven e Rossini rielaborate da Walter Carlos e le immagini grandangolo di John Alcott accrescono l'immersione nell'incubo. Doppiaggio italiano all'altezza dell'originale.
  • 9. BARRY LYNDON Con Marie Kean, Patrick Magee, Ryan O'Neal, Marisa Berenson, Steven Berkoff, Hardy Krüger, Pat Roach, Gay Hamilton, Diana Körner, Murray Melvin, Frank Middlemass, André Morell, Arthur O'Sullivan, Godfrey Quigley, Leonard Rossiter, Philip Stone Drammatico, Gran Bretagna 1975 Barry è un giovane di bell'aspetto ma dalle origini modeste. Rifiutato dalla donna che ama, intraprende la carriera militare dopo un duello con l'avversario in amore. Stanco della vita militare, con un espediente entra nell'esercito prussiano, divenendo il beniamino del capitano Potzdorf. Ma anche questa volta la fortuna gli volta le spalle e, costretto a fuggire, diventa il compare di un raffinato avventuriero. Con la spada e la pistola si fa largo nella bella società. Ormai è un uomo appagato. Gli manca solo il blasone. Sposando la contessa di Lyndon e assumendone il cognome colma la lacuna. Ma sarà un matrimonio infelice. Il figlio della contessa, nato da un altro matrimonio, lo odia e per molti anni progetterà una vendetta, che si compirà quando affronterà il patrigno in duello. Barry Lyndon perderà una gamba e i suoi averi. Un malinconico esilio segna il suo definitivo destino. Tratto dal noto romanzo settecentesco di William Makepeace Thackeray, Barry Lyndon si può definire un film anomalo nella produzione del grande Stanley Kubrik. Film di difficile collocazione e che ha spaventato la critica al suo apparire a causa della mancanza di una chiave di lettura che conducesse alle origini del progetto. Il misterioso Kubrik non ha mai chiarito le sue intenzioni. Ma ciò non impedisce di giudicare il film una splendida anomalia. Usando una tecnica d'illuminazione naturalistica, tutta a base di candele, che il grande direttore della fotografia John Alcott realizza genialmente, il film è immerso in una atmosfera che restituisce il clima del tempo. Un film freddo e crudele. Ironico e mastodontico. Solenne e malinconico. Il film ha ricevuto quattro Oscar: per i costumi, la fotografia, la scenografia e la musica.
  • 10. SHINING Con Scatman Crothers, Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Barry Nelson, Philip Stone, Joe Turkel, Anne Jackson, Tony Burton, Lia Beldam, Billie Gibson, Barry Dennen, Lisa Burns, Louise Burns Horror, USA 1980 Dal romanzo (1977) di Stephen King: sotto l'influenza malefica dell'Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose dove s'è installato come guardiano d'inverno con moglie e figlio, Jack Torrence sprofonda in una progressiva schizofrenica follia che lo spinge a minacciare di morte i suoi cari. Più che un film dell'orrore e del terrore, è un thriller fantastico di parapsicologia che precisa, dopo 2001: odissea nello spazio e Arancia meccanica, la filosofia di S. Kubrick. L'aneddotica di S. King diventa fiaba e rilettura di un mito, di molti miti, da quello di Saturno a quello di Teseo e del Minotauro, per non parlare del tema dell'Edipo. Il prodigioso brio tecnico-espressivo è al servizio di un discorso sul mondo, sulla società e sulla storia. Totalmente pessimista, Kubrick nega e fugge la storia, ma affronta l'utopia riaffermando che le radici del male sono nell'uomo, animale sociale, ma non negando, anzi esaltando, la possibilità di una riconciliazione futura, attraverso il bambino e il suo shining (luccicanza) e quella di una nuova e diversa concordia. Abbreviato di 4 minuti dallo stesso Kubrick. La durata di 120 minuti è quella di un'edizione italiana non approvata dal regista-produttore. Ottimo doppiaggio di G. Giannini per J. Nicholson.
  • 11. FULL METAL JACKET Con Matthew Modine, Adam Baldwin, Kevyn Howard, Dorian Harewood, Lee Ermey, Vincent D'Onofrio, Arlise Howard, Ed O'Ross, John Terry, Kirk Taylor, Ian Tayler, Ngoc Lee, Papillon Soo Soo, Leanne Hong, Tim Colceri. Genere Guerra, colore, 116 minuti. Produzione USA 1987. Dal romanzo The Short Timers di Gustav Hasford: in un campo di addestramento dei Marines nel South Carolina diciassette giovani civili vengono trasformati in combattenti (macchine da guerra e di morte); partito per il Vietnam, Joker, uno dei diciassette, lavora per un giornale militare e si trova coinvolto nell'offensiva del Tet (1968). Per la prima volta in venticinque anni S. Kubrick fa i conti con la realtà di oggi, nuda e cruda, andando al di là del Vietnam per prendere a bersaglio l'atrocità del secolo, il tempo sporco della Storia. Iperrealistico, è un film in prosa asciutta, quasi sciatta, di una secchezza fertile, attraversato da una gelida brezza di umor nero sulla violenza dell'istituzione militare. Diffama la guerra e l'esercito. Girato interamente in Inghilterra. La voce italiana del sergente Hartman (R.L. Ermey) è di Eros Pagni.
  • 12. EYES WIDE SHUT Con Alan Cumming, Nicole Kidman, Sydney Pollack, Tom Cruise, Leelee Sobieski, Rade Sherbedgia, Madison Eginton, Marie Richardson, Jackie Sawris, Rade Serbedzija, Leslie Lowe, Peter Benson, Vinessa Shaw, Todd Field, Michael Doven, Sky Dumont, Louise J. Taylor, Stewart Thorndike, Randall Paul, Julienne Davis, Lisa Leone, Kevin Connealy, Thomas Gibson. Genere Drammatico, colore, 160 minuti. Produzione Gran Bretagna 1999. Attesissimo, beatificato a priori, questo film ha chiuso tre parabole: ricerca, carriera e vita. È quasi naturale che Kubrick, dopo tanto rigoroso, totale, maniacale e mistico impegno, non gli sia sopravvissuto. È un altro allarmante elemento del mito di Eyes Wide Shut e dell'autore, che ha sempre fatto film diversi, affrontando (e risolvendo a modo suo) questo e quel tema della vita e del cinema. Qui pone il suo suggello, la verità ultima, sul sesso, che è certamente più importante, per fare un solo esempio, della fantascienza. Il regista si ispira a un racconto di Arthur Schnitzler, Doppio sogno, ambientato nella Vienna degli anni venti, e traspone la vicenda nella New York dei giorni nostri. Alta borghesia, alto censo, belle case, bella gente. Cruise è il medico William Harford, e Kidman è sua moglie Alice. A un party la coppia corteggia e si fa corteggiare (venialmente), ma tornando a casa lei gli confessa di aver recentemente provato un'attrazione irresistibile per un ufficiale. William sembra sorriderci, ma la rivelazione lavora sulla sua coscienza e nei suoi incubi. Immagina la moglie in atti sessuali con l'ufficiale. Cambia il suo rapporto con il sesso, cede alla corte della figlia di un suo paziente, esce nella notte e incontra una prostituta, non resiste alla tentazione di partecipare a un'orgia. Anche il sesso con sua moglie si trasforma. E anche la sua vita si trasforma. Perché il sesso è una cosa seria e misteriosa, dolorosa e, soprattutto (ed ecco Kubrick) pensata. Il sesso è di certo a lungo e fortemente rappresentato, ma Kubrick si è abbondantemente guadagnato la franchigia di artista (come Fellini), dunque lo stile tutto soccorre.
  • 13. A.I. INTELLIGENZA ARTIFICIALE (A.I. Artificial Intelligence) Un film di Steven Spielberg. Con Haley Joel Osment, Jude Law, Frances O'Connor, Sam Robards, Jake Thomas, Daveigh Chase, Brendan Gleeson, William Hurt, Jack Angel. Genere Fantascienza, colore, 146 minuti. Produzione USA 2001. In un futuro in cui l'umanità ha subito immani cataclismi causati dallo scioglimento della calotta polare, la tecnologia ha compiuto passi da gigante. Si è ormai in grado di riprodurre esseri simili in tutto agli umani. David appartiene all'ultimissima generazione di robot: può anche amare. Viene affidato a una coppia il cui figlio, affetto da un male apparentemente incurabile, è stato ibernato in attesa di una cura. Vinte le resistenze iniziali David riesce a farsi amare da Monica, la sua 'mamma'. Ma la guarigione del figlio naturale rimette tutto in discussione. David deve essere abbandonato in un bosco per liberarsene e, al contempo, salvarlo dalla distruzione. Per lui comincerà un viaggio, accompagnato da un Lucignolo/Gigolo, in un paese dei balocchi orrorifico alla ricerca della Fata dai Capelli Turchini che lo possa far diventare un bambino vero e, quindi, totalmente amato. Il binomio Spielberg/Kubrick è di quelli da far tremare le vene ai polsi di qualsiasi cinefilo. Il freddo razionalismo kubrickiano, fondendosi con la vocazione al mélo di Spielberg, ha prodotto un film complesso e commerciale allo stesso tempo. Sorprende però il modo in cui Spielberg scrive la sua nuova fiaba e la suggella con un finale destinato inevitabilmente (e consapevolmente) a far discutere. Il lungo epilogo del film è così carico di figure care alla psicoanalisi da poter sembrare banale e semplicistico.
  • 14. Nel 1997 Kubrick ha ricevuto il Leone d'Oro della Mostra di Venezia alla carriera, più, dal Director's Guide of America, il maggior riconoscimento americano per un cineasta, il Premio D. W. Griffith. Stanley Kubrick, il demiurgo della cinematografia!