Dalla formazione al lavoro. giornate di incontro con il visiting professor mi...
Relazione intervento mingo_grieco_rev
1. Fuoricorso: un focus sul CoRiS
Isabella Mingo e Massimo Grieco
Introduzione
Questo intervento muove da una riflessione sulle possibili ripercussioni che l’introduzione del
parametro rappresentato dal “Costo Standard Unitario di Formazione per Studente in Corso” (da
questo momento in poi Costo Standard in questo testo) potrà avere nel tempo sulla quota base del
Fondo di Finanziamento Ordinario1
(F.F.O.) assegnato alle Università.
Il parametro del “Costo Standard”, già introdotto dalla Legge 240/2010 (Legge Gelmini), trova una
sua prima attuazione con il Decreto Interministeriale n. 893 del 9 dicembre 20142
. Il Decreto in
questione3
, già a partire dal triennio 2014-2016, introduce il parametro del “Costo Standard” in
sostituzione al metodo di assegnazione del F.F.O. precedentemente utilizzato, il quale, essendo
basato sullo stanziamento storico, teneva conto delle effettive caratteristiche dimensionali degli
Atenei in termini di iscritti. Con il nuovo metodo, invece, la variabile dimensionale viene ridotta ai
soli studenti iscritti in un anno compreso nella durata legale del corso4
. In ragione di ciò, gli studenti
fuori corso, non rientrando in alcun modo nel computo del “Costo Standard”, non contribuiscono
minimamente alla determinazione della quota base del Fondo di Finanziamento Ordinario5
.
1
La quota base del Fondo di Finanziamento Ordinario corrisponde a circa il 72% del totale dei finanziamenti erogati in
favore delle Università.
2
http://attiministeriali.miur.it/anno-2014/dicembre/di-09122014.aspx
3
Decreto firmato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini di concerto con il
Ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan.
4
L’articolo 1 del Decreto Interministeriale n. 893 stabilisce che ai fini del calcolo del “Costo Standard” vengano presi in
considerazione solo gli studenti in corso (comma 1, art. 1) e quelli iscritti in modalità part-time (comma 2, art. 1), anche
se a questi ultimi si attribuisce un peso pari a 0,5 (anziché 1) in relazione alla maggiore durata del proprio percorso di
studi.
5
Secondo quanto previsto dall'art. 5, c. 4, lett. f., della legge n. 240/2010 e dall'art. 2, c. 1, lett. d, del d.leg. vo n. 49/2012,
agli standard di costo individuati nel Decreto Interministeriale n. 893 del 9 dicembre 2014 è parametrata l'attribuzione
di una percentuale della parte del Fondo di Finanziamento Ordinario non assegnata ai sensi dell'articolo 2 del decreto-
legge 10 novembre 2008, n.180, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1.
2. Ci si può fare un’idea del potenziale impatto che la nuova normativa avrà, in termini di riduzione del
F.F.O., prendendo in considerazione quanto riportato nell’allegato6
del Decreto Interministeriale n.
893. Nel documento in questione si asserisce che il Costo Standard dell’Ateneo Sapienza per l’a.a.
2013/2014 sia di € 6.995 per studente. Il computo è stato elaborato prendendo in considerazione
una popolazione di 64.931,5 studenti. Stando ai dati InfoSapienza, nell’ a.a. 2013/2014, l’Ateneo ha
registrato 115.301 iscritti. Risulta evidente, quindi, che la popolazione studentesca utilizzata per il
computo del Costo Standard e, di conseguenza, per la determinazione della quota base del F.F.O.,
sia quasi dimezzata rispetto a quella effettiva dell’Ateneo. Se si considera che l’importo massimo
delle tasse previsto dall’Ateneo Sapienza è pari a € 2.9247
, pur tenendo conto degli incrementi di
tasse dovuti in base alla delibera del Consiglio di amministrazione del 19 aprile 20118
, risulta
evidente che nel medio periodo l’Ateneo si troverà nella condizione di non poter più garantire il
proprio autosostentamento.
In ragione dell’inevitabile decremento delle risorse di cui dispone e di cui disporrà l’Ateneo, ci si può
attendere uno scenario nel quale, a cascata, la futura redistribuzione interna di tali risorse ai
Dipartimenti tenga particolarmente conto, tra le altre, anche della variabile “studenti fuori corso”.
Si ritiene quindi che una consapevole analisi delle caratteristiche peculiari degli studenti fuoricorso
del CoRiS, sia di determinante importanza al fine di individuare mirate strategie di ricerca e di
intervento, volte ad attenuare l’impatto del Costo Standard sulla capacità di autosostentamento
della struttura, oltreché di rimuovere elementi di inefficacia ed inefficienza di quest’ultima che si
ripercuotono sull’offerta formativa.
Va precisato che il parametro del Costo Standard costituisce solo uno degli elementi che concorrono
nella determinazione del F.F.O. e, in una prospettiva di lungo termine, apparentemente è anche il
meno rilevante. Ciò poiché nel tempo verrà gradualmente sovvertito il peso che la quota premiale
avrà rispetto alla quota base del F.F.O.. In futuro la vera chiave di accesso alle risorse non sarà
rappresentato solo dal numero di studenti iscritti in corso, bensì dal numero di studenti attivi iscritti
in corso. Ne consegue che, per rientrare nella base di computo per l’assegnazione del F.F.O., gli
studenti in corso dovranno aver sostenuto almeno 20 cfu per ogni anno accademico.
6
http://attiministeriali.miur.it/media/246578/tabella_costo_standard_di_ateneo_di%20893_2014.pdf
7
L’importo in questione è il massimo possibile poiché fa riferimento ad uno studente iscritto ad un corso di gruppo 2
(lauree scientifiche che richiedono importi delle tasse più elevati) con valore isee pari o superiore a 100.000.
8
La delibera stabilisce che a partire dal terzo anno di fuori corso si applichi una maggiorazione del 50% sull’importo
delle tasse dovute.
3. E’ evidente, quindi, che i problemi legati all’assegnazione del F.F.O. alle Università sono molteplici,
complessi e di natura mutevole nel tempo e, di conseguenza, anche gli interventi correttivi e di
prevenzione dovranno essere plurimi e differenziati. In questa sede ci si limiterà all’analisi del
problema considerando solo le implicazioni connesse alla componente del Costo Standard e quindi
verrà utilizzato un approccio che tiene conto del problema solo con un’ottica di breve periodo,
rimandando a successivi interventi contributi di ben più ampio respiro.
Obiettivo
In un contesto così articolato, risulta quanto mai urgente elaborare ed attuare una strategia volta
all’aumento sensibile della quota di studenti che rientri nella base di computo del Costo Standard.
In altri termini, è necessario mettere in atto azioni che portino, nell’immediato, alla diminuzione del
numero degli attuali studenti fuori corso attraverso la trasformazione ex post delle loro carriere9
e,
nel medio periodo, all’individuazione delle variabili che contribuiscono alla produzione del
fenomeno del fuoricorsismo, al fine di poter ideare ed attuare interventi ex ante o in itinere in grado
di ridurre tale fenomeno.
Metodo
Al fine di definire politiche e strategie di intervento efficaci è necessaria una analisi preliminare che
consenta di mettere a fuoco le specificità del “problema fuoricorso”, proprie del Dipartimento
CoRiS, poiché si ritiene che, solo così facendo, sia possibile stimare in maniera consapevole quale
sia la tipologia di intervento più idonea e potenzialmente più valida ai fini del raggiungimento
dell’obiettivo.
A tal proposito, è stata effettuata una analisi secondaria dei dati amministrativi relativi agli iscritti
all’a.a. 2014-2015 ai corsi di esclusiva pertinenza del CoRiS (dati forniti dall’Ufficio Gestione Sistemi
- Settore Base di Dati - del centro InfoSapienza). In merito va precisato che i dati in questione non
rappresentano necessariamente l’intero universo degli studenti fuoricorso del CoRiS. Ciò poiché la
rilevazione fa riferimento agli studenti fuoricorso che alla data dell’interrogazione del sistema10
risultavano in regola con il pagamento delle tasse universitarie per l’a.a. 2014-2015 e non contempla
coloro che a tale data non erano in regola con le tasse.
9
E’ possibile “ripristinare” la carriera degli studenti fuori corso mediante l’opzione dell’iscrizione part-time (in tal caso
rientrerebbero nella popolazione utilizzata per il computo del Costo Standard con un peso pari a 0,5), oppure,
attraverso più interventi. Ad esempio, qualora si tratti di studenti di ordinamento DM 509/99, si potrebbe valutare
l’opzione del cambio di ordinamento e abbinarla all’opzione Part Time.
10
Rilevazione effettuata il 20/03/2015
4. Occorre inoltre tener conto che l’aggregato “fuoricorso” è molto dinamico poiché le caratteristiche
delle carriere possono mutare rapidamente con l’acquisizione di nuovi crediti o con il
conseguimento del titolo di studio finale. Inoltre, essendo un database di fonte amministrativa, non
registra i motivi che hanno indotto l’esito del fuoricorsismo. Nonostante queste limitazioni, la fonte
utilizzata è quella ufficiale della Sapienza, al momento la più completa e affidabile per l’analisi dei
fuoricorso.
Dall’interrogazione della base dati sono stati rilevati 1157 fuoricorso iscritti a CdS di esclusiva
pertinenza del CoRiS, su una popolazione complessiva di 3640 studenti. Si registra quindi un tasso
di studenti fuoricorso del 31,7%
Se siconsiderano i dati in base alla tipologia dicorso (laurea di primo livello; laurea disecondo livello;
laurea a ciclo unico) e alla tipologia di ordinamento di riferimento (Ordinamento 270/04;
Ordinamento 509/99; Vecchio ordinamento pre-riforma) risulta sin da subito evidente che la massa
critica degli studenti si concentra nell’ordinamento 270/04 (fig.1).
Dei 1157 studenti rilevati: 109 risultano iscritti al Vecchio ordinamento pre-riforma; 72 ai corsi
laurea triennale di Ordinamento 509/99; 14 ai corsi laurea specialistica di Ordinamento 509/99; 572
ai corsi laurea triennale di Ordinamento 270/04; 390 ai corsi laurea magistrale di Ordinamento
270/04 (slide 1). Quindi, aggregando gli iscritti dei due cicli di Ordinamento 270/04 si raggiunge
l’83,1 % dell’intera popolazione degli studenti fuori corso.
Figura 1 Coris: Fuoricorso per tipo di Cds
Fonte: elaborazioni su dati Infosapienza
5. Un focus sui fuoricorso dell’ordinamento 270/04, al fine di individuare la “gravità” della loro
condizione, disaggregati per anno di corso, rileva che, 560 studenti (pari al 58,7 % della popolazione
in analisi) risultano iscritti al primo anno di fuori corso mentre 216 studenti (pari al 22,6% della
popolazione) sono iscritti al secondo (fig.2)
Figura 2 Coris: studenti fuoricorso ordinamento 270/04 per anno di iscrizione
Fonte: elaborazioni su dati Infosapienza 1
Inoltre, introducendo nell’analisi un ulteriore indicatore di “gravità”, emerge che 429 studenti di
tale ordinamento (pari al 45 % della popolazione in oggetto) hanno conseguito almeno il 70 % dei
crediti previsti dal proprio percorso formativo. Quindi, nella maggior parte dei casi, ci troviamo di
fronte a forme di fuoricorsismo “lieve” (fig.3)).
6. Figura 3 Coris: studenti fuoricorso ordinamento 270/04 per anno di iscrizione e crediti mancanti
al conseguimento del titolo (Numero di studenti)
Non mancano anche nell’Ordinamento 270/04 casi di studenti che presentano potenzialmente11
un
profilo di fuoricorsismo grave, ben 100 studenti infatti (quindi il 10.5 % della popolazione 270/04)
hanno conseguito meno del 20 % dei crediti previsti dal proprio percorso formativo (slide 3). E’
stato inoltre rilevato che il 15,6 % dei fuoricorso attualmente iscritti all’ordinamento 270/04
proviene dall’ordinamento 509/99.
Conclusioni
Come già precisato l’obiettivo che ci poniamo nel breve periodo (4/5 mesi) è quello di abbattere
sensibilmente la quota di studenti fuori corso attraverso interventi di trasformazione ex post delle
carriere. Ovviamente, tale trasformazione non potrà essere effettuata d’ufficio dalla struttura
universitaria, ma richiederà da parte dello studente una adesione volontaria ad una procedura
amministrativa o ad iniziative didattiche (sia che tratti di adesione al Part Time piuttosto che di un
passaggio di ordinamento o di adesione a corsi intensivi o a iniziative di tutoraggio).
Per quel che riguarda il Part-time, data la brevità del tempo a disposizione della struttura (4/5 mesi),
riteniamo sia utile concentrare l’azione del primo intervento nei confronti di quegli studenti che,
almeno sulla carta, presentino un profilo curriculare tale da rendere appetibile questa opzione, così
11
E’ stato usato il termine “potenzialmente” poiché, in ragione della recente attivazione dei corsi di ordinamento
270/04, tecnicamente non possono esistere studenti iscritti ad un anno di fuori corso superiore al IV. Esistono solo 8
casi rilevati con un anno di iscrizione superiore al IV anno di f.c., si tratta però di errori di natura amministrativa. In
ragione di ciò nelle rilevazioni gli 8 studenti in questione non sono stati isolati e d espunti dalla popolazione di
riferimento (vedi nota slide 3).
7. da garantire una maggiore probabilità di successo dell’intervento stesso. Di conseguenza, riteniamo
sia ragionevole escludere da questa tipologia di intervento gli studenti di Vecchio ordinamento pre-
riforma per i motivi che seguono:
- l’ultimo anno accademico in cui è stato attivato il vecchio ordinamento quinquennale è il
2000/2001, ciò comporta che gli iscritti a tale corso siano almeno al decimo anno fuori corso.
Si stima quindi che abbiano un’età minima di 34/35 anni e, di conseguenza, ci si può
attendere che l’impegno universitario non rappresenti per loro l’attività principale;
- per tali studenti l’unica modalità di trasformazione ex post della carriera è costituita dal
passaggio di ordinamento, poiché l’opzione del part time non è per essi prevista. Tuttavia,
l’eventualità di un passaggio di ordinamento potrebbe non risultare per loro allettante
poiché, potendo prevedere solo l’ammissione ad una laurea triennale, nella maggior parte
dei casi il passaggio comporterebbe una perdita di esami. Di conseguenza, è molto
improbabile che si riesca a far rientrare tali studenti nel calcolo del Costo Standard, se non
mediante interventi mirati di tutoraggio che li supportino fino alla conclusione del percorso
di studi
- va però considerato che è molto difficile mettere a fuoco quale sia l’effettiva popolazione di
riferimento poiché, in ragione degli elementi sopra citati, gli studenti di vecchio ordinamento
pre-riforma tendono ad avere un rapporto discontinuo (se non addirittura sporadico) con
l’Università, anche dal punto di vista del pagamento delle tasse. Ciò rende particolarmente
ostica l’individuazione degli studenti che, di fatto, hanno abbandonato gli studi12
rispetto a
quanti, solo temporaneamente, sospendono il pagamento delle tasse.
Riteniamo inoltre ragionevole escludere da questa tipologia di intervento anche i pochi studenti di
Ordinamento 509/99 rimasti poiché la maggior parte di essi sono oramai al ridosso della discussione
della tesi di laurea.
Dal focus effettuato emerge con chiarezza che la tipologia di intervento più idonea al
raggiungimento dell’obiettivo, sulla base delle specificità curriculari presentate dagli studenti
fuoricorso iscritti CdS del Dipartimento CoRiS, consista in :
12
Per abbandono di fatto si intende la situazione nella quale uno studente smette di pagare le tasse di iscrizione senza
presentare formale Rinuncia agli studi. In tal caso la carriera dello studente viene “congelata”. Se tale condizione si
protrae per almeno otto anni l’università può procedere alla chiusura della carriera dello studente.
8. 1- una politica di incentivazione al Part Time dei fuoricorso attualmente iscritti all’ordinamento
DM 270/04, i quali, almeno sulla carta, presentano caratteristiche che, in termini potenziali,
si configurano come le più idonee al conseguimento del miglior risultato nel minor tempo
possibile.
2 azioni di tutoraggio per supportare i fuoricorso e velocizzare la conclusione del loro percorso
curricolare, specie per coloro ai quali mancano pochi crediti per giungere alla laurea.
Nel medio periodo è invece auspicabile la messa in atto di efficaci azioni correttive per la
prevenzione del fuoricorsismo. A tal fine, suggerimenti utili possono derivare dalla individuazione,
effettuata mediante interviste non strutturate e colloqui con i fuoricorso, delle diverse cause e delle
dinamiche che hanno prodotto questi esiti curriculari. L’obiettivo principale dovrà essere quello di
riconoscere e rimuovere quelle che derivano da problemi o inefficienze imputabili alla struttura
universitaria erogante l’offerta formativa, al fine di migliorarne l’efficacia.