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Pisa tra X e XI secolo
venerdì 20 aprile 12
Bacini ceramici
            delle chiese pisane
            e degli scavi urbani


               A partire almeno dal tardo X secolo
               giungevano a Pisa ingenti quantitativi
               di ceramiche islamiche, recipienti
               ceramici prodotti in altre aree del
               Mediterraneo. Prima dati dalle
               decorazioni delle facciate, poi dai dati
               di scavo urbano. (Berti, Tongiorgi,
               Baldassarri). Provenienze: Sicilia,
               Maghreb, Egitto, Tunisia, Maiorca e




venerdì 20 aprile 12
fine XI - S.
              Sisto
            Lustro metallico; diam. 22.5cm
        Un bevitore seduto alla orientale
        circondato da palmette ha un vestito da
        ufficiale di corte (iscrizioni sulle
        spalle )tiene un recipiente con la destra.
        Posizionata all’incontrario


                                                     Museo Nazionale de San Matteo n. 130




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S. Cecilia
                        1107- XIII
                       bacini di XIII




venerdì 20 aprile 12
S. Miniato
                 (PI)
          Originariamente decorato con 31
                      bacini




venerdì 20 aprile 12
S. Piero a
                  Grado




venerdì 20 aprile 12
Ceramica islamica a Pisa

                       periodo fine X-fine XI secolo: si possono ormai contare 236 esemplari di
                       importazione documentati tra i bacini e scavi. Vasellame usato prima per ornale le
                       chiese e poi attestato nelle residenze/aree aristocratiche. Importazione soprattutto dal
                       Mediterraneo occidentale (Tunisia- Spagna)

                       fine XI-inizi XIII secolo: 687 unità, ripartite tra bacini e ben dieci interventi
                       stratigrafici; emerge come quasi tutti i residenti nell’area poi compresa “dentro le
                       mura” potevano possedere manufatti di questo genere, seppure in quantità e di
                       qualità diverse. Lo status aristocratico è dato più dalla varietà delle forme;
                       Importazione dal Mediterraneo occidentale. Netto incremento delle relazioni.

                       contemporaneamente si registra un apprezzabile cambiamento evolutivo nelle
                       produzioni locali pisane, assai precoce rispetto ad altri centri italici

                       inizi-fine XIII secolo: le quantità sembrano mantenere grosso modo lo stesso livello
                       con una lieve crescita generale, causata dall’ingresso di nuovi prodotti: prodotti locali
                       + liguri + dell’Italia meridionale (cabotaggio?)


venerdì 20 aprile 12
Ceramica islamica a Pisa

                       intorno al Mille cominciarono ad arrivare in città sempre più ingenti quantitativi di
                       recipienti ceramici prodotti in area mediterranea. Tra questi la preponderanza del
                       vasellame importato dalle zone islamiche del Mediterraneo occidentale è sempre
                       schiacciante, e non viene mai meno. Anzi, aumenta con il passare del tempo fino a
                       subire una diminuzione nel pieno Duecento, quando gli apporti sembrano
                       concentrarsi sull’area Ligure e Tirrenica, riducendo spesso drasticamente le quantità
                       in arrivo dalle aree marocchino-iberica e siculo-tunisina

                       le provenienze non sono il quadro dei rapporti diplomatico-politici ma lo specchio
                       delle possibili rotte che le imbarcazioni dovevano seguire e degli scali che potevano
                       toccare prima di raggiungere la costa toscana. Questo spiega la quantità minore di
                       ceramica bizantina e mediorientale

                  Quali luoghi di approvvigionamento dei bacini islamici? Ottenimento attraverso
                  empori? Palermo, Messina, Amalfi (per l’area siculo tunisina ed egiziana) e Barcellona
                  per quella andaluso-maiorichina




venerdì 20 aprile 12
Il grifo

                             Fino al 1828 si trovava all'esterno della
                             Cattedrale, su un capitello al culmine
                             del timpano dell'abside. Una delle
                             opere bronzee più importanti della
                             produzione islamica tra il X ed il XII
                             secolo. E' ricordato per la prima volta
                             alla fine del Cinquecento. Le incisioni
                             su due lati e sul petto del grifo sono
                             ancora oggi parzialmente leggibili e le
                             decorazioni a cerchi e le penne a
                             riccioli giustapposti ne ricoprono tutto
                             il corpo. Provenienza incerta:
                             probabile bottino di guerra, probabile
                             fattura ispano-araba del periodo Taifa
                             (1031-1086).



venerdì 20 aprile 12
ne

        M
         ara
             go
                           Quale scenario politico?
                DCCCCLXXI. Fuerunt Pisani in Calabria. (per il Chronicon Pisanum è il 969) [..]
                MV. Fuit capta Pisa a Saracenis.
                MVI. Fecerunt Pisani bellum cum Saracenis ad Regium et gratia Dei vicerunt illos in die
                Sancti Sixti.
                MXII. Stolus de Ispania venit Pisas, et destruxit eam.
                MXVI. Fecerunt Pisani et Ianuenses bellum cum Mugieto in Sardineam, et gratia Dei
                vicerunt illum.
                MXVII. Fuit Mugietus reversus in Sardineam et cepit civitatem edificare ibi, atque homines
                Sardos vivos in cruce murare. Et tunc Pisani et Ianuenses illuc venere, et ille propter pavorem
                eorum fugit in Africam, Pisani vero et Ianuenses reversi sunt Turrim, in quo insurrexerunt
                Ianuenses in Pisanos, et Pisani vicerunt illos et eiecerunt eos de Sardinea.
                MXXXV. Pisani fecerunt stolum in Africam ad civitatem Bonam, gratia Dei vicerunt illos.
                MLXIII. Pisani fuerunt Panormiam; gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Agapiti.
                Constructa est Ecclesia beate Marie Virginis Pisane Civitatis.
                MLXXXVIII. Fecerunt Pisani et Ianuenses stolum in Africa, et ceperunt duas munitissimas
                civitates, Almadiam et Sibiliam, in die Sancti Sixti. [..] Ex quibus civitatibus, Saracenis fere
                omnibus interfectis, maximam predam auri, argenti, palliorum et eramentorum abstraxerunt.
                De qua preda tesauros Pisane Ecclesie in diversis ornamentis mirabiliter amplificaverunt, et
                ecclesiam beati Sixti in curte Veteri edificaverunt.

venerdì 20 aprile 12
Fuerunt Pisani in Calabria? (970)
                       953 Ottone I inviò a Cordova il monaco Giovanni, abate del monastero di Gorze.
                       Instaurò rapporti amichevoli coi principi di Capua, Benevento e Salerno; proposta di
                       matrimonio alla principessa Teofano a nome di suo figlio Ottone II associato al regno
                       nel 967
                       968: tenta di impadronirsi di Bari; fallimento per mancanza di esercito/flotta adeguati
                       dato che invece la marina militare bizantina aveva raggiunto, nel X secolo, il suo
                       punto di massima potenza (epopea)           FLOTTA PISANA?
                       Pisa amministrata da un conte; nel 964 assenza di un marchese in carica; più che
                       probabile che il conte possa avere inviato un modesto contingente militare pisano,
                       terrestre o marittimo per la spedizione di Ottone I in Calabria, anche se la navigazione
                       praticata dai Pisani era – ancora a quella data – di portata modesta. Le uniche città,
                       che praticavano la navigazione a lunga distanza, sembrano ancora essere soltanto
                       Venezia e Amalfi




venerdì 20 aprile 12
La provvista incontrollata: fine X

                  974 ulteriore ambasciata di Ottone II in al-Andalus

                  976 un contingente marittimo pisano, sceso in Calabria al servizio dell’imperatore Ottone
                  II, passò coi Bizantini in Sicilia, a Messina, tentando di sobillare la popolazione locale ad
                  una ribellione. Respinto vigorosamente, risalì la penisola, inseguito dai musulmani.

                  981-982 Ottone II decise di scendere in Calabria e di affrontare le forze marittime e
                  terrestri dell’emiro di Sicilia. Dopo alcuni iniziali successi di una guerra che le fonti arabe
                  definiscono “sacra” Ottone subì una spaventosa sconfitta a Capo Colonne

          Ottone II tentò di mettere in atto una politica di forte consolidamento territoriale del
          Regnum basata su un ideale politico-religioso che aveva come riferimento l’esperienza
          carolingia. La Marca e Pisa, in particolare, sembrano pienamente coinvolti nei piani ambiziosi
          della corte imperiale, sia a livello di progettazione sia a livello di attuazione, con la messa a
          disposizione dei mezzi utilizzabili. Possibilità militari ancora modeste.




venerdì 20 aprile 12
La provvista incontrollata: fine X

                  Il marchese Ugo (nipote di Ugo di Provenza) opera a stretto contatto con la corte
                  imperiale e quindi contribuisce a determinare un notevole ampliamento degli
                  orizzonti geografici allora noti alle élites toscane.

                  Marca di Tuscia è entrata più volte in contatto nel corso del X secolo con Provenza,
                  Sardegna, Corsica, Venezia, Pavia e Roma, Spoleto e Camerino, i ducati campani di
                  Benevento, Capua e Salerno, probabilmente anche Amalfi e Napoli, la Calabria, la Puglia e
                  la Sicilia, la Germania, Barcellona, Cordova e al-Andalus

                  Il ruolo di spinta dato dalle istituzioni per la difesa delle coste tirreniche nel X secolo deve
                  aver trovato nella società della città e del territorio circostante un ceto reattivo, in grado di
                  investire risorse nella flotta; tale ceto si arricchì rapidamente grazie alla partecipazione attiva
                  alle imprese e agli scambi, si rafforzò curando la vicinanza al potere e in seguito beneficiò
                  dell’occupazione degli beni fiscali. Fu probabilmente proprio l'unione dei tre fattori - spinta
                  istituzionale, investimento privato sulla flotta e occupazione del demanio – la formula
                  all’origine del primato pisano nell'alto Tirreno, all'interno di un generale risveglio
                  economico delle città e degli scambi.


venerdì 20 aprile 12
La cattedrale di X




venerdì 20 aprile 12
Razzie e scambi

                       Tra il X e l'XI secolo non deve essere sottovalutato il ruolo economico delle razzie,
                       perché l'afflusso di beni di valore in città (principalmente schiavi, oro e materie
                       preziose) deve aver portato molto carburante al motore dell'economia interna e spinto
                       i ceti più abbienti a investire sul mare.

                       Presenza nel territorio pisano di alcune materie prime peculiari (argento, ferro,
                       legname) e di know how specializzato (fabbricazione di armi e cantieristica navale)

                       Tuttavia la costa pisana, per tutto il X secolo, pur avendo un ruolo primario per l’area
                       Toscana come area di scalo e di scambio, aveva certamente un’importanza secondaria
                       rispetto ai porti del sud Italia.

                       Infatti tra X e XI secolo Pisa non è mai citata come luogo di partenza di pellegrini,
                       mentre il vicino scalo di Luni è nominato solo una volta.




venerdì 20 aprile 12
venerdì 20 aprile 12
venerdì 20 aprile 12
Reazione al Mugāhid
               prima impresa anti-saracena di carattere inter-cittadino.
               reazione pisano-genovese contro il Muğāhid sviluppatasi nel corso due anni,
             1015-1016; risposta rapida e forte all'occupazione di un isola che era a un passo dalla costa
             tirrenica, approdo essenziale e area di approvvigionamento e di occupazione patrimoniale,
             assieme alla Corsica. Risposta a una politica di aggressione ben pianificata.
               per l’ex governatore amiride, già signore di Denia e poi re delle Baleari, la Sardegna sarebbe
             stato il secondo passo verso l'obiettivo di creare una talassocrazia, posta sulla rotta tra Maiorca e
             la Sicilia.
              coinvolgimento del papato attestato da una sola fonte, Thietmaro di Merseburg; nulla fa
             pensare però che il papato ne sia stato il principale promotore.
              insediamento del marchese Ranieri, da parte dell'imperatore Enrico II, meno di un anno
             prima della spedizione contro Muğāhid: forse progetto di costruire una lega “internazionale”
             contro la minaccia araba. Forse Ranieri cercò l’alleanza con Genova, probabilmente
             rappresentata da Adalberto II Obertenghi, marchese della Liguria Orientale
               per Adelberto degli Obertenghi è invece attestata sia l'attività militare anti saracena, sia
             l'esistenza di ingenti proprietà in Corsica dopo l’impresa.
              Frequentazione pregressa della Sardegna, per la posizione strategica e per lo
             sfruttamento delle materie prime, in particolare legno e argento.

venerdì 20 aprile 12
Bona 1034
               Il successo delle spedizioni pisano-genovesi del 1015-1016 contro il Muğāhid non fu
               sufficiente a far germinare l'idea che la difesa contro i Saraceni avesse bisogno di uno sforzo
               congiunto delle due città tirreniche.

               Attacco a Bona (1034): “novità” per Pisa d’aver contrastato i Saraceni fino in Africa (tertia
               pars mundi sensit tua signa triumphi) recita infatti l’epigrafe delle imprese sulla facciata del
               Duomo): il che evidentemente non significa che i navigli pisani non frequentassero quelle
               coste, ma solo che era la prima volta che vi portavano un attacco di tipo militare

               Al-Bakrī (pochi decenni dopo l’impresa): Bona città ricca per agricoltura e allevamento,
               dotata di un mercato molto fiorente, frequentato da persone provenienti soprattutto da al-
               Andalus. In una località ad essa vicina - Merça 'l-Kharez, attuale el Kala - si costruivano navi
               da guerra e si dava rifugio ai pirati che avevano di mira la Sardegna, “perché l'isola era solo a
               due giorni di viaggio da lì”.

               Con gli Ziridi ci fu una chiara recrudescenza dell’attività piratesca nelle acque del
               Mediterraneo meridionale, che allertò tutti i domini costieri tirrenici e che andava a
               danneggiare proprio la Sardegna, almeno dal 1015 nell’orbita degli interessi pisani. Reazione
               pisana entro il ruolo di difesa delle coste senza mandato istituzionale

venerdì 20 aprile 12
Epigrafe delle Imprese




venerdì 20 aprile 12
Epigrafe di Guido

                           † Quam bene quam pulchre procul haud est edes ab urbe,
                                                Que constructa fuit civibus ecce suis,
                                      Tempore Widonis Papiensis presulis huius,
                                  Qui regi fam<a> e<st> notus et ips<i> pape.


                                  Quanto egregiamente quanto splendidamente
                                     non lontano dalla città s'innalza l'edificio,
                                                che fu costruito dai suoi cittadini,
                                      al tempo di questo presule Guido da Pavia,
                                        che è noto per fama al re e al papa stesso
                                  (la cui fama ha raggiunto il re e lo stesso papa).




venerdì 20 aprile 12
venerdì 20 aprile 12
Epigrafe di Fondazione




venerdì 20 aprile 12
Fonti dell’Impresa di Palermo
                          Epigrafe di Fondazione (post 1064)
                                                          Allontanatisi poi di lì e raggiunta la
         Dall'anno in cui Cristo nacque dalla
                                                        terraferma, là dove il corso di un fiume
         Vergine ne erano trascorsi 1063, i cittadini
                                                        raggiunge il mare ad oriente, subito [appare]
         pisani, potenti per fama e valore, è noto
                                                        un folto gruppo di cavalieri accompagnato da
         che gettarono le fondamenta di questa
                                                        una schiera di fanti, [i Pisani] si armano e
         chiesa,nell'anno che vide la spedizione alle
                                                        lasciano la flotta, attaccano senza indugio i
         coste sicule, in cui in armi, salpati con
                                                        nemici furiosi, ma il primo assalto, mutando il
         flotta numerosa, tutti, dai maggiori ai medi
                                                        caso la sorte, rese questi vincitori, spinse quelli
         ai minori, scelsero, guidati dal fato, come
                                                        alla fuga.
         prima meta Palermo.
                                                          Questi cittadini, colpendoli con dolorose
         Entrati nel porto, dopo aver spezzato
                                                        ferite, ne uccisero davanti alle porte molte
         combattendo la catena, catturano sei navi,
                                                        migliaia e subito tornati indietro, piantano le
         grandi e colme di ricchezze, vendendone
                                                        tende sulla costa, devastando tutt'intorno col
         una e bruciando prima le altre,somma con
                                                        ferro e col fuoco.Vittoriosi, lasciando i vinti
         cui è noto come questi muri sia stati
                                                        dopo aver compiuto una tale strage, incolumi
         innalzati.
                                                        tornarono a Pisa con grande trionfo.


venerdì 20 aprile 12
Fonti dell’Impresa di Palermo
                 Pisani ergo mercatores, qui saepius navali commercio Panormum lucratum venire soliti
                 erant, quasdam iniurias ab ipsis Panormitanis passi vindicari cupientes, navali exercitu
                 undique conflato, vela per mare ventis committentes, apud Siciliam, in portu vallis
                 Deminae applicuerunt, legatumque comiti Traynam, ubi tunc morabatur, mittentes,
                 mandant, ut equestri exercitu Panormum illis occurrat, se illi in urbe capienda auxilium
                 laturos, nihil praemii, excepta vindicta de illata sibi iniuria, expetentes. Comes vero,
                 quibusdam negotiis se detinentibus, ad praesens ire distulit, mandans illis ut modicum
                 temporis sustinerent, donec haec, quibus ad praesens intentus erat, expedirentur. Porro
                 illi, commercialibus lucris plusquam bellicis exercitiis ex consuetudine dediti, sustinere, ne
                 lucris assuetis diutius privarentur, nolentes, Panormumque per se incassum aggredi
                 disponentes, vela in portum eiusdem urbis dirigunt. Sed plurimam multitudinem hostium
                 exhorrentes et ob hoc a navibus progredi minime paresumentes, catena tantummodo,
                 quae portum ab una ripa ad alteram claudebat, abscissa, hoc sibi more suae gentis pro
                 maximo reputantes, Pisam reversi sunt.
          Gaufredus Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis
          fratris eius, a cura di E. Pontieri, Bologna 1927 (Rerum Italicarum Scriptores, V, 1), p. 45.




venerdì 20 aprile 12
Impresa di Palermo

                       1064 i Pisani recuperarono sei grandi navi cariche di merci, col cui ricavato
                       costruirono il loro niveo de marmore templum.
                       Palermo era emporio frequentato dai Pisani: intento politico ben armonizzato con
                       quello economico.
                       A Pisa dal 1061 c’era un vescovo molto vicino all’impero e al papato – Guido, (quello
                       dell’epigrafe); coincidenza col concilio di Mantova (1064) a cui parteciparono la
                       marchesa di Tuscia Beatrice di Canossa e il marito Goffredo il Barbuto. Impresa
                       probabilmente voluta forse dal pontefice e dai marchesi, per dimostrare i legami della
                       sede apostolica con i potenti alleati toscani e non solo con i Normanni
                       Emerge un nuovo soggetto politico: l’insieme dei cives pisani, gli uomini maiores, medii
                       pariterque minores che ne formavano l’esercito.. Esisteva –per quel che attiene la
                       proiezione mediterranea - una coincidenza di intenti tra le istituzioni
                       marchionali e il ceto dirigente cittadino e che tali imprese furono avvertite in
                       maniera crescente dalla cittadinanza come frutto di uno sforzo collettivo e di una
                       virtù civica, come testimonia in prima istanza la stessa costruzione del Duomo


venerdì 20 aprile 12
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Storia Medievale II - dodicesima lezione

  • 1. Pisa tra X e XI secolo venerdì 20 aprile 12
  • 2. Bacini ceramici delle chiese pisane e degli scavi urbani A partire almeno dal tardo X secolo giungevano a Pisa ingenti quantitativi di ceramiche islamiche, recipienti ceramici prodotti in altre aree del Mediterraneo. Prima dati dalle decorazioni delle facciate, poi dai dati di scavo urbano. (Berti, Tongiorgi, Baldassarri). Provenienze: Sicilia, Maghreb, Egitto, Tunisia, Maiorca e venerdì 20 aprile 12
  • 3. fine XI - S. Sisto Lustro metallico; diam. 22.5cm Un bevitore seduto alla orientale circondato da palmette ha un vestito da ufficiale di corte (iscrizioni sulle spalle )tiene un recipiente con la destra. Posizionata all’incontrario Museo Nazionale de San Matteo n. 130 venerdì 20 aprile 12
  • 4. S. Cecilia 1107- XIII bacini di XIII venerdì 20 aprile 12
  • 5. S. Miniato (PI) Originariamente decorato con 31 bacini venerdì 20 aprile 12
  • 6. S. Piero a Grado venerdì 20 aprile 12
  • 7. Ceramica islamica a Pisa periodo fine X-fine XI secolo: si possono ormai contare 236 esemplari di importazione documentati tra i bacini e scavi. Vasellame usato prima per ornale le chiese e poi attestato nelle residenze/aree aristocratiche. Importazione soprattutto dal Mediterraneo occidentale (Tunisia- Spagna) fine XI-inizi XIII secolo: 687 unità, ripartite tra bacini e ben dieci interventi stratigrafici; emerge come quasi tutti i residenti nell’area poi compresa “dentro le mura” potevano possedere manufatti di questo genere, seppure in quantità e di qualità diverse. Lo status aristocratico è dato più dalla varietà delle forme; Importazione dal Mediterraneo occidentale. Netto incremento delle relazioni. contemporaneamente si registra un apprezzabile cambiamento evolutivo nelle produzioni locali pisane, assai precoce rispetto ad altri centri italici inizi-fine XIII secolo: le quantità sembrano mantenere grosso modo lo stesso livello con una lieve crescita generale, causata dall’ingresso di nuovi prodotti: prodotti locali + liguri + dell’Italia meridionale (cabotaggio?) venerdì 20 aprile 12
  • 8. Ceramica islamica a Pisa intorno al Mille cominciarono ad arrivare in città sempre più ingenti quantitativi di recipienti ceramici prodotti in area mediterranea. Tra questi la preponderanza del vasellame importato dalle zone islamiche del Mediterraneo occidentale è sempre schiacciante, e non viene mai meno. Anzi, aumenta con il passare del tempo fino a subire una diminuzione nel pieno Duecento, quando gli apporti sembrano concentrarsi sull’area Ligure e Tirrenica, riducendo spesso drasticamente le quantità in arrivo dalle aree marocchino-iberica e siculo-tunisina le provenienze non sono il quadro dei rapporti diplomatico-politici ma lo specchio delle possibili rotte che le imbarcazioni dovevano seguire e degli scali che potevano toccare prima di raggiungere la costa toscana. Questo spiega la quantità minore di ceramica bizantina e mediorientale Quali luoghi di approvvigionamento dei bacini islamici? Ottenimento attraverso empori? Palermo, Messina, Amalfi (per l’area siculo tunisina ed egiziana) e Barcellona per quella andaluso-maiorichina venerdì 20 aprile 12
  • 9. Il grifo Fino al 1828 si trovava all'esterno della Cattedrale, su un capitello al culmine del timpano dell'abside. Una delle opere bronzee più importanti della produzione islamica tra il X ed il XII secolo. E' ricordato per la prima volta alla fine del Cinquecento. Le incisioni su due lati e sul petto del grifo sono ancora oggi parzialmente leggibili e le decorazioni a cerchi e le penne a riccioli giustapposti ne ricoprono tutto il corpo. Provenienza incerta: probabile bottino di guerra, probabile fattura ispano-araba del periodo Taifa (1031-1086). venerdì 20 aprile 12
  • 10. ne M ara go Quale scenario politico? DCCCCLXXI. Fuerunt Pisani in Calabria. (per il Chronicon Pisanum è il 969) [..] MV. Fuit capta Pisa a Saracenis. MVI. Fecerunt Pisani bellum cum Saracenis ad Regium et gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Sixti. MXII. Stolus de Ispania venit Pisas, et destruxit eam. MXVI. Fecerunt Pisani et Ianuenses bellum cum Mugieto in Sardineam, et gratia Dei vicerunt illum. MXVII. Fuit Mugietus reversus in Sardineam et cepit civitatem edificare ibi, atque homines Sardos vivos in cruce murare. Et tunc Pisani et Ianuenses illuc venere, et ille propter pavorem eorum fugit in Africam, Pisani vero et Ianuenses reversi sunt Turrim, in quo insurrexerunt Ianuenses in Pisanos, et Pisani vicerunt illos et eiecerunt eos de Sardinea. MXXXV. Pisani fecerunt stolum in Africam ad civitatem Bonam, gratia Dei vicerunt illos. MLXIII. Pisani fuerunt Panormiam; gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Agapiti. Constructa est Ecclesia beate Marie Virginis Pisane Civitatis. MLXXXVIII. Fecerunt Pisani et Ianuenses stolum in Africa, et ceperunt duas munitissimas civitates, Almadiam et Sibiliam, in die Sancti Sixti. [..] Ex quibus civitatibus, Saracenis fere omnibus interfectis, maximam predam auri, argenti, palliorum et eramentorum abstraxerunt. De qua preda tesauros Pisane Ecclesie in diversis ornamentis mirabiliter amplificaverunt, et ecclesiam beati Sixti in curte Veteri edificaverunt. venerdì 20 aprile 12
  • 11. Fuerunt Pisani in Calabria? (970) 953 Ottone I inviò a Cordova il monaco Giovanni, abate del monastero di Gorze. Instaurò rapporti amichevoli coi principi di Capua, Benevento e Salerno; proposta di matrimonio alla principessa Teofano a nome di suo figlio Ottone II associato al regno nel 967 968: tenta di impadronirsi di Bari; fallimento per mancanza di esercito/flotta adeguati dato che invece la marina militare bizantina aveva raggiunto, nel X secolo, il suo punto di massima potenza (epopea) FLOTTA PISANA? Pisa amministrata da un conte; nel 964 assenza di un marchese in carica; più che probabile che il conte possa avere inviato un modesto contingente militare pisano, terrestre o marittimo per la spedizione di Ottone I in Calabria, anche se la navigazione praticata dai Pisani era – ancora a quella data – di portata modesta. Le uniche città, che praticavano la navigazione a lunga distanza, sembrano ancora essere soltanto Venezia e Amalfi venerdì 20 aprile 12
  • 12. La provvista incontrollata: fine X 974 ulteriore ambasciata di Ottone II in al-Andalus 976 un contingente marittimo pisano, sceso in Calabria al servizio dell’imperatore Ottone II, passò coi Bizantini in Sicilia, a Messina, tentando di sobillare la popolazione locale ad una ribellione. Respinto vigorosamente, risalì la penisola, inseguito dai musulmani. 981-982 Ottone II decise di scendere in Calabria e di affrontare le forze marittime e terrestri dell’emiro di Sicilia. Dopo alcuni iniziali successi di una guerra che le fonti arabe definiscono “sacra” Ottone subì una spaventosa sconfitta a Capo Colonne Ottone II tentò di mettere in atto una politica di forte consolidamento territoriale del Regnum basata su un ideale politico-religioso che aveva come riferimento l’esperienza carolingia. La Marca e Pisa, in particolare, sembrano pienamente coinvolti nei piani ambiziosi della corte imperiale, sia a livello di progettazione sia a livello di attuazione, con la messa a disposizione dei mezzi utilizzabili. Possibilità militari ancora modeste. venerdì 20 aprile 12
  • 13. La provvista incontrollata: fine X Il marchese Ugo (nipote di Ugo di Provenza) opera a stretto contatto con la corte imperiale e quindi contribuisce a determinare un notevole ampliamento degli orizzonti geografici allora noti alle élites toscane. Marca di Tuscia è entrata più volte in contatto nel corso del X secolo con Provenza, Sardegna, Corsica, Venezia, Pavia e Roma, Spoleto e Camerino, i ducati campani di Benevento, Capua e Salerno, probabilmente anche Amalfi e Napoli, la Calabria, la Puglia e la Sicilia, la Germania, Barcellona, Cordova e al-Andalus Il ruolo di spinta dato dalle istituzioni per la difesa delle coste tirreniche nel X secolo deve aver trovato nella società della città e del territorio circostante un ceto reattivo, in grado di investire risorse nella flotta; tale ceto si arricchì rapidamente grazie alla partecipazione attiva alle imprese e agli scambi, si rafforzò curando la vicinanza al potere e in seguito beneficiò dell’occupazione degli beni fiscali. Fu probabilmente proprio l'unione dei tre fattori - spinta istituzionale, investimento privato sulla flotta e occupazione del demanio – la formula all’origine del primato pisano nell'alto Tirreno, all'interno di un generale risveglio economico delle città e degli scambi. venerdì 20 aprile 12
  • 14. La cattedrale di X venerdì 20 aprile 12
  • 15. Razzie e scambi Tra il X e l'XI secolo non deve essere sottovalutato il ruolo economico delle razzie, perché l'afflusso di beni di valore in città (principalmente schiavi, oro e materie preziose) deve aver portato molto carburante al motore dell'economia interna e spinto i ceti più abbienti a investire sul mare. Presenza nel territorio pisano di alcune materie prime peculiari (argento, ferro, legname) e di know how specializzato (fabbricazione di armi e cantieristica navale) Tuttavia la costa pisana, per tutto il X secolo, pur avendo un ruolo primario per l’area Toscana come area di scalo e di scambio, aveva certamente un’importanza secondaria rispetto ai porti del sud Italia. Infatti tra X e XI secolo Pisa non è mai citata come luogo di partenza di pellegrini, mentre il vicino scalo di Luni è nominato solo una volta. venerdì 20 aprile 12
  • 18. Reazione al Mugāhid prima impresa anti-saracena di carattere inter-cittadino. reazione pisano-genovese contro il Muğāhid sviluppatasi nel corso due anni, 1015-1016; risposta rapida e forte all'occupazione di un isola che era a un passo dalla costa tirrenica, approdo essenziale e area di approvvigionamento e di occupazione patrimoniale, assieme alla Corsica. Risposta a una politica di aggressione ben pianificata. per l’ex governatore amiride, già signore di Denia e poi re delle Baleari, la Sardegna sarebbe stato il secondo passo verso l'obiettivo di creare una talassocrazia, posta sulla rotta tra Maiorca e la Sicilia. coinvolgimento del papato attestato da una sola fonte, Thietmaro di Merseburg; nulla fa pensare però che il papato ne sia stato il principale promotore. insediamento del marchese Ranieri, da parte dell'imperatore Enrico II, meno di un anno prima della spedizione contro Muğāhid: forse progetto di costruire una lega “internazionale” contro la minaccia araba. Forse Ranieri cercò l’alleanza con Genova, probabilmente rappresentata da Adalberto II Obertenghi, marchese della Liguria Orientale per Adelberto degli Obertenghi è invece attestata sia l'attività militare anti saracena, sia l'esistenza di ingenti proprietà in Corsica dopo l’impresa. Frequentazione pregressa della Sardegna, per la posizione strategica e per lo sfruttamento delle materie prime, in particolare legno e argento. venerdì 20 aprile 12
  • 19. Bona 1034 Il successo delle spedizioni pisano-genovesi del 1015-1016 contro il Muğāhid non fu sufficiente a far germinare l'idea che la difesa contro i Saraceni avesse bisogno di uno sforzo congiunto delle due città tirreniche. Attacco a Bona (1034): “novità” per Pisa d’aver contrastato i Saraceni fino in Africa (tertia pars mundi sensit tua signa triumphi) recita infatti l’epigrafe delle imprese sulla facciata del Duomo): il che evidentemente non significa che i navigli pisani non frequentassero quelle coste, ma solo che era la prima volta che vi portavano un attacco di tipo militare Al-Bakrī (pochi decenni dopo l’impresa): Bona città ricca per agricoltura e allevamento, dotata di un mercato molto fiorente, frequentato da persone provenienti soprattutto da al- Andalus. In una località ad essa vicina - Merça 'l-Kharez, attuale el Kala - si costruivano navi da guerra e si dava rifugio ai pirati che avevano di mira la Sardegna, “perché l'isola era solo a due giorni di viaggio da lì”. Con gli Ziridi ci fu una chiara recrudescenza dell’attività piratesca nelle acque del Mediterraneo meridionale, che allertò tutti i domini costieri tirrenici e che andava a danneggiare proprio la Sardegna, almeno dal 1015 nell’orbita degli interessi pisani. Reazione pisana entro il ruolo di difesa delle coste senza mandato istituzionale venerdì 20 aprile 12
  • 21. Epigrafe di Guido † Quam bene quam pulchre procul haud est edes ab urbe, Que constructa fuit civibus ecce suis, Tempore Widonis Papiensis presulis huius, Qui regi fam<a> e<st> notus et ips<i> pape. Quanto egregiamente quanto splendidamente non lontano dalla città s'innalza l'edificio, che fu costruito dai suoi cittadini, al tempo di questo presule Guido da Pavia, che è noto per fama al re e al papa stesso (la cui fama ha raggiunto il re e lo stesso papa). venerdì 20 aprile 12
  • 24. Fonti dell’Impresa di Palermo Epigrafe di Fondazione (post 1064) Allontanatisi poi di lì e raggiunta la Dall'anno in cui Cristo nacque dalla terraferma, là dove il corso di un fiume Vergine ne erano trascorsi 1063, i cittadini raggiunge il mare ad oriente, subito [appare] pisani, potenti per fama e valore, è noto un folto gruppo di cavalieri accompagnato da che gettarono le fondamenta di questa una schiera di fanti, [i Pisani] si armano e chiesa,nell'anno che vide la spedizione alle lasciano la flotta, attaccano senza indugio i coste sicule, in cui in armi, salpati con nemici furiosi, ma il primo assalto, mutando il flotta numerosa, tutti, dai maggiori ai medi caso la sorte, rese questi vincitori, spinse quelli ai minori, scelsero, guidati dal fato, come alla fuga. prima meta Palermo. Questi cittadini, colpendoli con dolorose Entrati nel porto, dopo aver spezzato ferite, ne uccisero davanti alle porte molte combattendo la catena, catturano sei navi, migliaia e subito tornati indietro, piantano le grandi e colme di ricchezze, vendendone tende sulla costa, devastando tutt'intorno col una e bruciando prima le altre,somma con ferro e col fuoco.Vittoriosi, lasciando i vinti cui è noto come questi muri sia stati dopo aver compiuto una tale strage, incolumi innalzati. tornarono a Pisa con grande trionfo. venerdì 20 aprile 12
  • 25. Fonti dell’Impresa di Palermo Pisani ergo mercatores, qui saepius navali commercio Panormum lucratum venire soliti erant, quasdam iniurias ab ipsis Panormitanis passi vindicari cupientes, navali exercitu undique conflato, vela per mare ventis committentes, apud Siciliam, in portu vallis Deminae applicuerunt, legatumque comiti Traynam, ubi tunc morabatur, mittentes, mandant, ut equestri exercitu Panormum illis occurrat, se illi in urbe capienda auxilium laturos, nihil praemii, excepta vindicta de illata sibi iniuria, expetentes. Comes vero, quibusdam negotiis se detinentibus, ad praesens ire distulit, mandans illis ut modicum temporis sustinerent, donec haec, quibus ad praesens intentus erat, expedirentur. Porro illi, commercialibus lucris plusquam bellicis exercitiis ex consuetudine dediti, sustinere, ne lucris assuetis diutius privarentur, nolentes, Panormumque per se incassum aggredi disponentes, vela in portum eiusdem urbis dirigunt. Sed plurimam multitudinem hostium exhorrentes et ob hoc a navibus progredi minime paresumentes, catena tantummodo, quae portum ab una ripa ad alteram claudebat, abscissa, hoc sibi more suae gentis pro maximo reputantes, Pisam reversi sunt. Gaufredus Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis fratris eius, a cura di E. Pontieri, Bologna 1927 (Rerum Italicarum Scriptores, V, 1), p. 45. venerdì 20 aprile 12
  • 26. Impresa di Palermo 1064 i Pisani recuperarono sei grandi navi cariche di merci, col cui ricavato costruirono il loro niveo de marmore templum. Palermo era emporio frequentato dai Pisani: intento politico ben armonizzato con quello economico. A Pisa dal 1061 c’era un vescovo molto vicino all’impero e al papato – Guido, (quello dell’epigrafe); coincidenza col concilio di Mantova (1064) a cui parteciparono la marchesa di Tuscia Beatrice di Canossa e il marito Goffredo il Barbuto. Impresa probabilmente voluta forse dal pontefice e dai marchesi, per dimostrare i legami della sede apostolica con i potenti alleati toscani e non solo con i Normanni Emerge un nuovo soggetto politico: l’insieme dei cives pisani, gli uomini maiores, medii pariterque minores che ne formavano l’esercito.. Esisteva –per quel che attiene la proiezione mediterranea - una coincidenza di intenti tra le istituzioni marchionali e il ceto dirigente cittadino e che tali imprese furono avvertite in maniera crescente dalla cittadinanza come frutto di uno sforzo collettivo e di una virtù civica, come testimonia in prima istanza la stessa costruzione del Duomo venerdì 20 aprile 12