2. Bacini ceramici
delle chiese pisane
e degli scavi urbani
A partire almeno dal tardo X secolo
giungevano a Pisa ingenti quantitativi
di ceramiche islamiche, recipienti
ceramici prodotti in altre aree del
Mediterraneo. Prima dati dalle
decorazioni delle facciate, poi dai dati
di scavo urbano. (Berti, Tongiorgi,
Baldassarri). Provenienze: Sicilia,
Maghreb, Egitto, Tunisia, Maiorca e
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3. fine XI - S.
Sisto
Lustro metallico; diam. 22.5cm
Un bevitore seduto alla orientale
circondato da palmette ha un vestito da
ufficiale di corte (iscrizioni sulle
spalle )tiene un recipiente con la destra.
Posizionata all’incontrario
Museo Nazionale de San Matteo n. 130
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4. S. Cecilia
1107- XIII
bacini di XIII
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5. S. Miniato
(PI)
Originariamente decorato con 31
bacini
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7. Ceramica islamica a Pisa
periodo fine X-fine XI secolo: si possono ormai contare 236 esemplari di
importazione documentati tra i bacini e scavi. Vasellame usato prima per ornale le
chiese e poi attestato nelle residenze/aree aristocratiche. Importazione soprattutto dal
Mediterraneo occidentale (Tunisia- Spagna)
fine XI-inizi XIII secolo: 687 unità, ripartite tra bacini e ben dieci interventi
stratigrafici; emerge come quasi tutti i residenti nell’area poi compresa “dentro le
mura” potevano possedere manufatti di questo genere, seppure in quantità e di
qualità diverse. Lo status aristocratico è dato più dalla varietà delle forme;
Importazione dal Mediterraneo occidentale. Netto incremento delle relazioni.
contemporaneamente si registra un apprezzabile cambiamento evolutivo nelle
produzioni locali pisane, assai precoce rispetto ad altri centri italici
inizi-fine XIII secolo: le quantità sembrano mantenere grosso modo lo stesso livello
con una lieve crescita generale, causata dall’ingresso di nuovi prodotti: prodotti locali
+ liguri + dell’Italia meridionale (cabotaggio?)
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8. Ceramica islamica a Pisa
intorno al Mille cominciarono ad arrivare in città sempre più ingenti quantitativi di
recipienti ceramici prodotti in area mediterranea. Tra questi la preponderanza del
vasellame importato dalle zone islamiche del Mediterraneo occidentale è sempre
schiacciante, e non viene mai meno. Anzi, aumenta con il passare del tempo fino a
subire una diminuzione nel pieno Duecento, quando gli apporti sembrano
concentrarsi sull’area Ligure e Tirrenica, riducendo spesso drasticamente le quantità
in arrivo dalle aree marocchino-iberica e siculo-tunisina
le provenienze non sono il quadro dei rapporti diplomatico-politici ma lo specchio
delle possibili rotte che le imbarcazioni dovevano seguire e degli scali che potevano
toccare prima di raggiungere la costa toscana. Questo spiega la quantità minore di
ceramica bizantina e mediorientale
Quali luoghi di approvvigionamento dei bacini islamici? Ottenimento attraverso
empori? Palermo, Messina, Amalfi (per l’area siculo tunisina ed egiziana) e Barcellona
per quella andaluso-maiorichina
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9. Il grifo
Fino al 1828 si trovava all'esterno della
Cattedrale, su un capitello al culmine
del timpano dell'abside. Una delle
opere bronzee più importanti della
produzione islamica tra il X ed il XII
secolo. E' ricordato per la prima volta
alla fine del Cinquecento. Le incisioni
su due lati e sul petto del grifo sono
ancora oggi parzialmente leggibili e le
decorazioni a cerchi e le penne a
riccioli giustapposti ne ricoprono tutto
il corpo. Provenienza incerta:
probabile bottino di guerra, probabile
fattura ispano-araba del periodo Taifa
(1031-1086).
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10. ne
M
ara
go
Quale scenario politico?
DCCCCLXXI. Fuerunt Pisani in Calabria. (per il Chronicon Pisanum è il 969) [..]
MV. Fuit capta Pisa a Saracenis.
MVI. Fecerunt Pisani bellum cum Saracenis ad Regium et gratia Dei vicerunt illos in die
Sancti Sixti.
MXII. Stolus de Ispania venit Pisas, et destruxit eam.
MXVI. Fecerunt Pisani et Ianuenses bellum cum Mugieto in Sardineam, et gratia Dei
vicerunt illum.
MXVII. Fuit Mugietus reversus in Sardineam et cepit civitatem edificare ibi, atque homines
Sardos vivos in cruce murare. Et tunc Pisani et Ianuenses illuc venere, et ille propter pavorem
eorum fugit in Africam, Pisani vero et Ianuenses reversi sunt Turrim, in quo insurrexerunt
Ianuenses in Pisanos, et Pisani vicerunt illos et eiecerunt eos de Sardinea.
MXXXV. Pisani fecerunt stolum in Africam ad civitatem Bonam, gratia Dei vicerunt illos.
MLXIII. Pisani fuerunt Panormiam; gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Agapiti.
Constructa est Ecclesia beate Marie Virginis Pisane Civitatis.
MLXXXVIII. Fecerunt Pisani et Ianuenses stolum in Africa, et ceperunt duas munitissimas
civitates, Almadiam et Sibiliam, in die Sancti Sixti. [..] Ex quibus civitatibus, Saracenis fere
omnibus interfectis, maximam predam auri, argenti, palliorum et eramentorum abstraxerunt.
De qua preda tesauros Pisane Ecclesie in diversis ornamentis mirabiliter amplificaverunt, et
ecclesiam beati Sixti in curte Veteri edificaverunt.
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11. Fuerunt Pisani in Calabria? (970)
953 Ottone I inviò a Cordova il monaco Giovanni, abate del monastero di Gorze.
Instaurò rapporti amichevoli coi principi di Capua, Benevento e Salerno; proposta di
matrimonio alla principessa Teofano a nome di suo figlio Ottone II associato al regno
nel 967
968: tenta di impadronirsi di Bari; fallimento per mancanza di esercito/flotta adeguati
dato che invece la marina militare bizantina aveva raggiunto, nel X secolo, il suo
punto di massima potenza (epopea) FLOTTA PISANA?
Pisa amministrata da un conte; nel 964 assenza di un marchese in carica; più che
probabile che il conte possa avere inviato un modesto contingente militare pisano,
terrestre o marittimo per la spedizione di Ottone I in Calabria, anche se la navigazione
praticata dai Pisani era – ancora a quella data – di portata modesta. Le uniche città,
che praticavano la navigazione a lunga distanza, sembrano ancora essere soltanto
Venezia e Amalfi
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12. La provvista incontrollata: fine X
974 ulteriore ambasciata di Ottone II in al-Andalus
976 un contingente marittimo pisano, sceso in Calabria al servizio dell’imperatore Ottone
II, passò coi Bizantini in Sicilia, a Messina, tentando di sobillare la popolazione locale ad
una ribellione. Respinto vigorosamente, risalì la penisola, inseguito dai musulmani.
981-982 Ottone II decise di scendere in Calabria e di affrontare le forze marittime e
terrestri dell’emiro di Sicilia. Dopo alcuni iniziali successi di una guerra che le fonti arabe
definiscono “sacra” Ottone subì una spaventosa sconfitta a Capo Colonne
Ottone II tentò di mettere in atto una politica di forte consolidamento territoriale del
Regnum basata su un ideale politico-religioso che aveva come riferimento l’esperienza
carolingia. La Marca e Pisa, in particolare, sembrano pienamente coinvolti nei piani ambiziosi
della corte imperiale, sia a livello di progettazione sia a livello di attuazione, con la messa a
disposizione dei mezzi utilizzabili. Possibilità militari ancora modeste.
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13. La provvista incontrollata: fine X
Il marchese Ugo (nipote di Ugo di Provenza) opera a stretto contatto con la corte
imperiale e quindi contribuisce a determinare un notevole ampliamento degli
orizzonti geografici allora noti alle élites toscane.
Marca di Tuscia è entrata più volte in contatto nel corso del X secolo con Provenza,
Sardegna, Corsica, Venezia, Pavia e Roma, Spoleto e Camerino, i ducati campani di
Benevento, Capua e Salerno, probabilmente anche Amalfi e Napoli, la Calabria, la Puglia e
la Sicilia, la Germania, Barcellona, Cordova e al-Andalus
Il ruolo di spinta dato dalle istituzioni per la difesa delle coste tirreniche nel X secolo deve
aver trovato nella società della città e del territorio circostante un ceto reattivo, in grado di
investire risorse nella flotta; tale ceto si arricchì rapidamente grazie alla partecipazione attiva
alle imprese e agli scambi, si rafforzò curando la vicinanza al potere e in seguito beneficiò
dell’occupazione degli beni fiscali. Fu probabilmente proprio l'unione dei tre fattori - spinta
istituzionale, investimento privato sulla flotta e occupazione del demanio – la formula
all’origine del primato pisano nell'alto Tirreno, all'interno di un generale risveglio
economico delle città e degli scambi.
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15. Razzie e scambi
Tra il X e l'XI secolo non deve essere sottovalutato il ruolo economico delle razzie,
perché l'afflusso di beni di valore in città (principalmente schiavi, oro e materie
preziose) deve aver portato molto carburante al motore dell'economia interna e spinto
i ceti più abbienti a investire sul mare.
Presenza nel territorio pisano di alcune materie prime peculiari (argento, ferro,
legname) e di know how specializzato (fabbricazione di armi e cantieristica navale)
Tuttavia la costa pisana, per tutto il X secolo, pur avendo un ruolo primario per l’area
Toscana come area di scalo e di scambio, aveva certamente un’importanza secondaria
rispetto ai porti del sud Italia.
Infatti tra X e XI secolo Pisa non è mai citata come luogo di partenza di pellegrini,
mentre il vicino scalo di Luni è nominato solo una volta.
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18. Reazione al Mugāhid
prima impresa anti-saracena di carattere inter-cittadino.
reazione pisano-genovese contro il Muğāhid sviluppatasi nel corso due anni,
1015-1016; risposta rapida e forte all'occupazione di un isola che era a un passo dalla costa
tirrenica, approdo essenziale e area di approvvigionamento e di occupazione patrimoniale,
assieme alla Corsica. Risposta a una politica di aggressione ben pianificata.
per l’ex governatore amiride, già signore di Denia e poi re delle Baleari, la Sardegna sarebbe
stato il secondo passo verso l'obiettivo di creare una talassocrazia, posta sulla rotta tra Maiorca e
la Sicilia.
coinvolgimento del papato attestato da una sola fonte, Thietmaro di Merseburg; nulla fa
pensare però che il papato ne sia stato il principale promotore.
insediamento del marchese Ranieri, da parte dell'imperatore Enrico II, meno di un anno
prima della spedizione contro Muğāhid: forse progetto di costruire una lega “internazionale”
contro la minaccia araba. Forse Ranieri cercò l’alleanza con Genova, probabilmente
rappresentata da Adalberto II Obertenghi, marchese della Liguria Orientale
per Adelberto degli Obertenghi è invece attestata sia l'attività militare anti saracena, sia
l'esistenza di ingenti proprietà in Corsica dopo l’impresa.
Frequentazione pregressa della Sardegna, per la posizione strategica e per lo
sfruttamento delle materie prime, in particolare legno e argento.
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19. Bona 1034
Il successo delle spedizioni pisano-genovesi del 1015-1016 contro il Muğāhid non fu
sufficiente a far germinare l'idea che la difesa contro i Saraceni avesse bisogno di uno sforzo
congiunto delle due città tirreniche.
Attacco a Bona (1034): “novità” per Pisa d’aver contrastato i Saraceni fino in Africa (tertia
pars mundi sensit tua signa triumphi) recita infatti l’epigrafe delle imprese sulla facciata del
Duomo): il che evidentemente non significa che i navigli pisani non frequentassero quelle
coste, ma solo che era la prima volta che vi portavano un attacco di tipo militare
Al-Bakrī (pochi decenni dopo l’impresa): Bona città ricca per agricoltura e allevamento,
dotata di un mercato molto fiorente, frequentato da persone provenienti soprattutto da al-
Andalus. In una località ad essa vicina - Merça 'l-Kharez, attuale el Kala - si costruivano navi
da guerra e si dava rifugio ai pirati che avevano di mira la Sardegna, “perché l'isola era solo a
due giorni di viaggio da lì”.
Con gli Ziridi ci fu una chiara recrudescenza dell’attività piratesca nelle acque del
Mediterraneo meridionale, che allertò tutti i domini costieri tirrenici e che andava a
danneggiare proprio la Sardegna, almeno dal 1015 nell’orbita degli interessi pisani. Reazione
pisana entro il ruolo di difesa delle coste senza mandato istituzionale
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21. Epigrafe di Guido
† Quam bene quam pulchre procul haud est edes ab urbe,
Que constructa fuit civibus ecce suis,
Tempore Widonis Papiensis presulis huius,
Qui regi fam<a> e<st> notus et ips<i> pape.
Quanto egregiamente quanto splendidamente
non lontano dalla città s'innalza l'edificio,
che fu costruito dai suoi cittadini,
al tempo di questo presule Guido da Pavia,
che è noto per fama al re e al papa stesso
(la cui fama ha raggiunto il re e lo stesso papa).
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24. Fonti dell’Impresa di Palermo
Epigrafe di Fondazione (post 1064)
Allontanatisi poi di lì e raggiunta la
Dall'anno in cui Cristo nacque dalla
terraferma, là dove il corso di un fiume
Vergine ne erano trascorsi 1063, i cittadini
raggiunge il mare ad oriente, subito [appare]
pisani, potenti per fama e valore, è noto
un folto gruppo di cavalieri accompagnato da
che gettarono le fondamenta di questa
una schiera di fanti, [i Pisani] si armano e
chiesa,nell'anno che vide la spedizione alle
lasciano la flotta, attaccano senza indugio i
coste sicule, in cui in armi, salpati con
nemici furiosi, ma il primo assalto, mutando il
flotta numerosa, tutti, dai maggiori ai medi
caso la sorte, rese questi vincitori, spinse quelli
ai minori, scelsero, guidati dal fato, come
alla fuga.
prima meta Palermo.
Questi cittadini, colpendoli con dolorose
Entrati nel porto, dopo aver spezzato
ferite, ne uccisero davanti alle porte molte
combattendo la catena, catturano sei navi,
migliaia e subito tornati indietro, piantano le
grandi e colme di ricchezze, vendendone
tende sulla costa, devastando tutt'intorno col
una e bruciando prima le altre,somma con
ferro e col fuoco.Vittoriosi, lasciando i vinti
cui è noto come questi muri sia stati
dopo aver compiuto una tale strage, incolumi
innalzati.
tornarono a Pisa con grande trionfo.
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25. Fonti dell’Impresa di Palermo
Pisani ergo mercatores, qui saepius navali commercio Panormum lucratum venire soliti
erant, quasdam iniurias ab ipsis Panormitanis passi vindicari cupientes, navali exercitu
undique conflato, vela per mare ventis committentes, apud Siciliam, in portu vallis
Deminae applicuerunt, legatumque comiti Traynam, ubi tunc morabatur, mittentes,
mandant, ut equestri exercitu Panormum illis occurrat, se illi in urbe capienda auxilium
laturos, nihil praemii, excepta vindicta de illata sibi iniuria, expetentes. Comes vero,
quibusdam negotiis se detinentibus, ad praesens ire distulit, mandans illis ut modicum
temporis sustinerent, donec haec, quibus ad praesens intentus erat, expedirentur. Porro
illi, commercialibus lucris plusquam bellicis exercitiis ex consuetudine dediti, sustinere, ne
lucris assuetis diutius privarentur, nolentes, Panormumque per se incassum aggredi
disponentes, vela in portum eiusdem urbis dirigunt. Sed plurimam multitudinem hostium
exhorrentes et ob hoc a navibus progredi minime paresumentes, catena tantummodo,
quae portum ab una ripa ad alteram claudebat, abscissa, hoc sibi more suae gentis pro
maximo reputantes, Pisam reversi sunt.
Gaufredus Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis
fratris eius, a cura di E. Pontieri, Bologna 1927 (Rerum Italicarum Scriptores, V, 1), p. 45.
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26. Impresa di Palermo
1064 i Pisani recuperarono sei grandi navi cariche di merci, col cui ricavato
costruirono il loro niveo de marmore templum.
Palermo era emporio frequentato dai Pisani: intento politico ben armonizzato con
quello economico.
A Pisa dal 1061 c’era un vescovo molto vicino all’impero e al papato – Guido, (quello
dell’epigrafe); coincidenza col concilio di Mantova (1064) a cui parteciparono la
marchesa di Tuscia Beatrice di Canossa e il marito Goffredo il Barbuto. Impresa
probabilmente voluta forse dal pontefice e dai marchesi, per dimostrare i legami della
sede apostolica con i potenti alleati toscani e non solo con i Normanni
Emerge un nuovo soggetto politico: l’insieme dei cives pisani, gli uomini maiores, medii
pariterque minores che ne formavano l’esercito.. Esisteva –per quel che attiene la
proiezione mediterranea - una coincidenza di intenti tra le istituzioni
marchionali e il ceto dirigente cittadino e che tali imprese furono avvertite in
maniera crescente dalla cittadinanza come frutto di uno sforzo collettivo e di una
virtù civica, come testimonia in prima istanza la stessa costruzione del Duomo
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