Dopo aver letto “Danubio” di Claudio Magris, mi è tornata in mente l’esistenza, nella mia piccola raccolta di libri antichi, di un volumetto del XVII secolo intitolato “L’origine e corso del Danubio - Con la descrittione di tutti li Fiumi, che in esso concorrono, com’anche delli Regni, Provincie, Signorie, e Città da esso irrigate, con li loro nomi antichi, e moderni”.
E quindi ….
1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
LE SORGENTI DEL DANUBIO
Già quando ho avuto notizia del libro “Danubio” di Claudio Magris, mi è tornata in mente
l’esistenza, nella mia piccola raccolta di libri antichi, di un volumetto del XVII secolo intitolato
“L’origine e corso del Danubio”.
Registrato il fatto, mi sono quindi immerso nella lettura dell’opera di Magris, ricavandone un
grande piacere, accompagnato da un rinnovato apprezzamento per la grandezza culturale e letteraria
di Magris.
Terminata la lettura, ho estratto dalla mia piccola raccolta il volumetto citato, il cui titolo completo
è: “L’origine e corso del Danubio - Con la descrittione di tutti li Fiumi, che in esso concorrono,
com’anche delli Regni, Provincie, Signorie, e Città da esso irrigate, con li loro nomi antichi, e
moderni”.
Si tratta di un libro, pubblicato a Bologna nel 1685 a cura di Gioseffo Longhi, e consistente in una
traduzione dall’originale tedesco curata da Pietro Francesco Govoni.
Dopo aver letto le prime 18 pagine (il libro ne contiene in tutto 284), sono rimasto affascinato dalla
disamina delle varie fonti letterarie e storiche relative alla collocazione geografica delle sorgenti del
Danubio e ho deciso di approfondire la questione.
Ne è derivato quindi il desiderio di “riscrivere” quelle pagine in un italiano, certamente non perfetto
(anche per mantenere un legame con l’originale seicentesco), ma (spero) più comprensibile,
integrando questa riscrittura con una serie di commenti e notizie che la lettura mi aveva suscitato.
Non si tratta dunque né di un’opera originale, né di un’opera storica, né di un’opera letteraria.
E’ semplicemente un “divertissement”, che dedico con piacere a Claudio Magris (sperando di non
fargli cosa sgradita).
Riano (RM), 18 febbraio 2014
sergio benassai
benassaisergio@libero.it
Nota editoriale: nelle pagine che seguono troverete la versione “modernizzata” dell’originale
italiano, accompagnata da mie riflessioni e commenti; in Allegato è invece riportata la copia
(riscritta con caratteri tipografici moderni) dell’originale
2.
3. LE SORGENTI E IL PERCORSO DEL DANUBIO
Con la descrizione di tutti i fiumi che vi affluiscono, nonché dei regni, delle province
e delle città da esso irrigate, con le loro denominazioni antiche e moderne
Il Danubio, dai tempi più lontani (come dimostra Erodoto, uno dei più antichi scrittori
non cristiani, e come chiariremo in seguito) fino ad oggi, è stato considerato dagli
europei come il principale e il più grande fiume del mondo; e come tale lo decantò il
poeta Ovidio a confronto col Nilo (De Pont lib. 4. Eleg. 10 Maximus Amnis Cedere
Danubius se tibi, Nile, negat)
Dopo Erodoto (e dopo Sallustio, Virgilio e Orazio) anche Publio Ovidio Nasone, il
celebre poeta romano, nato a Sulmona il 29 marzo 43 a.C parla, nelle sue opere,
del Danubio.
E ne parla molte volte, a partire dall’anno 8 d.C., per l’ovvia ragione che Ovidio,
in quell’anno., venne esiliato in Romania, a Tomi (l’odierna Costanza), sulla costa
del Mar Nero, a qualche decina di km dal Danubio.
E’ interessante notare (Aldo Lusi in “Ovidio e il Danubio; Studia Antiqua et
Archaeologica, VIII, Iaşi, 2001”), ai fini di quanto segue, che Ovidio parla del
fiume per ben 29 volte, chiamandolo Istro 26 volte e solo 3 volte Danubio.
A tale proposito va ricordato che Istro (in greco Ιστρος) era il nome con cui Greci
e Romani designavano il fiume; in età imperiale i Romani limitarono tale
denominazione al suo corso inferiore, ma, alla fine del 1° secolo. a.C. prevalse il
nome Danuvius.
Ma, tornando a Ovidio, e alle sue descrizioni “poetiche”, non si può non ricordare
quanto sottolinea Aldo Luisi:
L'impegno che profonde nelle descrizioni sottili e artate del suo stato d'animo
spesso non sono sincere, falsi appaiono i suoi lamenti, spesso esageranti ed
esasperanti, non veritiere anche alcune affermazioni, come quella, per esempio
data sull'ager Tomitanus (Tristia, 3,4B,2: adstricto terra perusta gelu = mi tiene
4. una terra bruciata dal gelo indurito) e, di conseguenza, la città di Tomi diventa
per il poeta una landa triste e desolata, dove era possibile scorgere solo campi
abbandonati, dove non c'era verde, non sbocciavano fiori, non maturava la vite e
gli alberi si rivelavano del tutto incapaci di produrre frutti; in questa regione
nasceva solo l'amaro assenzio e persino gli uccelli preferivano stare lontano (ex
Ponto 3,1, 21-24: Non vis obloquitur, silvis nisi siqua remota / aequoreas rauco
gutture potat aquas. / Tristia per vacuos horrent absinthia campos, /
conveniensque suo messis amara loco.
Un commento:
La poesia, la letteratura, sono un dono per l’umanità. Ma non sempre quello che
viene scritto può essere assunto come vero e reale.
Una caratteristica che desta meraviglia di questo fiume è che (come altri fiumi
minori, come il Po in Italia e il Tamigi in Inghilterra) è l’unico fra i grandi fiumi del
mondo il cui percorso è diretto verso Oriente, salvo che in Ungheria, dove piega
verso Mezzogiorno e, nella Misia, verso il Settentrione, forse per un mirabile
intervento della Divina Provvidenza, così che adesso il comune nemico del
Cristianesimo non può esercitare la sua potenza tirannica per causarne la rovina, per
mare e per terra. Questo grande fiume scorre quindi attraverso una latitudine di 27
gradi, pari a 400 leghe tedesche. Quanto ai suoi due nomi ne discuteremo in seguito.
Almeno per quanto sono riuscito ad accertare, il riferimento alla Misia sembra
sbagliato: infatti la Misia dovrebbe identificarsi con una regione della Turchia
asiatica, affacciata sul Mar di Marmara. La regione (in Romania) ove il Danubio
piega verso Nord è invece la Dobrugia.
Se effettivamente si tratta di un errore, questo può essere forse giustificato dal
fatto che l’autore considera il corso del Danubio, nella sua parte inferiore, come
un’efficace barriera contro i turchi (si ricorda che nel 1685 era in corso l’ennesima
guerra austro-turca) che, in quei tempi occupavano grandi territori sia in Asia che
in Europa.
5. Un commento:
Come i poeti e i letterati, anche le/gli storiche/i non sempre dicono la verità
Da quindici secoli ad oggi sono state scritte molte cose sulle sue sorgenti, ma con
poche o nulle certezze. E c’è da meravigliarsi che, fra tanti antichi e moderni
geografi, non ci sia stato chi si sia voluto affaticare nell’esporre con diligenza un
disegno ed una descrizione veritieri, indagando le più valide fonti. Per ovviare a
questa mancanza, e spinto dalle frequenti preghiere degli stranieri curiosi, il sig.
Martino Menradt, cittadino e famoso pittore della città di Hifingen, ha fatto un
disegno del paese e del luogo d’origine di tale fiume, la cui incisione in rame è posta
di fronte agli occhi del benigno lettore nel frontespizio di questa opera, Però, prima
di proseguire alla vera descrizione di queste sorgenti, è opportuno rivedere con ordine
i particolari che gli autori hanno annotato.
Questa è l’incisione di Menradt.
6. Erodoto, che centocinquanta anni prima di Cristo, descrisse per primo i successi dei
Greci, nel secondo libro della sua Istoria si allontana dalla verità per quanto riguarda
le sorgenti in quanto egli, che era Greco, viveva appunto lontano dalla Germania. Il
fiume Istro, asserisce, sorge presso i Celti e la città di Pyrene e scorre in mezzo a tutta
l’Europa; Aristotele, che scrisse cento anni dopo di lui, nel libro undicesimo della sua
Meteorologia, cade nello stesso errore, attribuendo però il nome di Pyrene ad un
monte, da cui fa nascere il fiume Tartesso; ma Tartesso, come ci disse Strabone, è il
fiume Boetio all’estremità della Spagna. In questa maniera questi due autori
trasportano il Danubio dall’Atlantico fino al mare Ponto e, di conseguenza, per tutta
l’Europa. Non c’è però da stupirsi di questo loro grande errore, essendo allora la
Germania sconosciuta ai Greci, che ad altro non badavano se non ad immortalare loro
stessi, curandosi poco delle altre nazioni; e, di conseguenza, hanno potuto ottenere
solo poche notizie su ciò. In quei tempi i Germani li chiamavano Celti e occupavano
tutta l’Europa: per questo forse si sono sbagliati, poiché il Danubio nasce in
Germania. Plinio (Hist.nat.lib.4.cap.12. Ortus hic in Germania iugis Montis
Abnobae, ax adverso Raurici Gallia oppidi) e Cornelio Tacito (De mor. Germ,
Danubius molli, -clementer edito Montis Abnobae iugo effusus), con la testimonianza
di Testo Auiecno Poeta (defer.orb.tert. Abnobae Mons Istro pater est, cadit Abnobae
hiatu) come anche Tolomeo (Germ. Montes, quibus nomen Abnoba) indicano la
sorgente del Danubio nel Monte Abnoba in Germania. Giulio Solino (Polyhst, cap
3. 3. Ister Germanicis iugis oritur effusus monte, qui Rauricos Galiiae aspectat) e
Ammiano Marcellino (Histor lib. 2 Amnis Danubius, oriens propè Rauricos montes)
indica con la sua penna questa sua sorgente nelle vicinanze del Monte Raurico; come
anche Plinio la vuole di là dalla Città di Raurico (in latino chiamata Augusta
Rauracorum, che è adesso un villaggio sulle sponde del Reno, poco sopra Basilea)
(Iornando Hist. Goth. Danubius in Alemanicis Aruis exoriens), lontana dalle
montagne, e lo fa scaturire nelle pianure Alemanne: il che è quanto gli antichi sopra
di ciò hanno lasciato nei loro scritti.
Per quanto riguarda i riferimenti geografici:
- secondo alcune recenti ricerche archeologiche, Pyrene può essere identificata
col sito archeologico di Heuneburg (fortezza dei giganti) situato alle sorgenti del
Danubio.
- si tende ad identificare il fiume Tartesso con l’attuale fiume spagnolo
Guadalquivir.
- Abnoba (oltre ad essere la dea celtica delle foreste e dei fiumi) è il nome di una
catena montuosa che si estende anche sull’altipiano di Baar dove sono le sorgenti
del Danubio.
- la città di Raurico (Augusta Raurica) corrisponde all’attuale Augst, una cittadina
svizzera ai confini con la Germania.
Un commento:
Mentre è più che comprensibile l’incertezza delle collocazioni geografiche e dei
toponimi che si riscontrano nei testi degli antichi, meno comprensibile (ma
7. purtroppo reale) è l’ignoranza delle collocazioni geografiche che sembra
caratterizzare una parte cospicua delle generazioni giovanili.
Ai nostri tempi il Danubio viene così descritto da Gherardo Mercatore (Atl. Min.
Germ.): il Dona, ovvero Danubio, deriva il suo nome dallo strepito (che in germanico
suona come “Don”) che produce nel suo scorrere veloce. Ha le sue sorgenti nella
Selva Martiana (oggi detta Swartwale) in un villaggio chiamato Don-Eschingen, e
sbocca da una fenditura della terra. Non vi si trova, nello spazio di un’ora, alcun
monte, come Munstero testimonia di aver visto con i propri occhi, ma sgorga con
veemenza da un piccolo colle alto circa 20 braccia e subito, appena l’acqua fuoriesce
dalla sorgente, si divide in diversi canaletti, che poco dopo si uniscono formando un
ruscello.
La Selva Martiana è la Foresta Nera (Schwarzwald); in essa si trova il comune
di Donaueschingen (Don-Eschingen) nelle cui vicinanze scorre il tratto iniziale
del Danubio.
Quanto a Munstero, si tratta probabilmente di Sebastiano Munstero (Sebastian
Munster), geografo del XVI secolo.
Quanto a Gherardo Mercatore, si tratta ovviamente del famoso geografo
fiammingo Gerhard Kreme, al quale si deve la ben nota proiezione cilindrica
centrografica per rappresentare il mondo; proiezione che, come noto, fornisce
una rappresentazione distorta delle dimensioni, anche se è molto utile per molti
scopi (in particolare per la navigazione).
Un commento:
Ma quante/i hanno mai pensato ad una visione della terra, con una prospettiva
diversa da quella “classica” di origine europea-mercatoriana, come questa ?
Andrea Altamero (Coment. In Germ.C. Tacit), dopo aver menzionato tutto quanto
abbiamo già scritto, espone anche lui una descrizione, mandatagli da D. Matteo
Nesero, nativo del luogo. Il luogo (scrive) dove sorge il Danubio, è chiamato dagli
abitanti, che sono Svevi o Alemanni, la Signoria libera di Bari, Stato dei Conti di
Firstemberg, presso la Selva Martiana, e Tolomeo (Geogr. Lib. 2.cap 1.1. Eremum
8. Helveticorum) lo chiama l’Eremo degli Elueti; il fiume proviene da una piccola
sorgente nel villaggio Don-Eschingen, distante appena due leghe dalla spiaggia del
Reno. Il suddetto luogo non è montuoso, ma pianeggiante, tranne che al cimitero
della chiesa, sotto il quale si trova la sorgente, e che si trova in posizione più elevata.
Dopo essersi allontanato dalla sorgente, il fiume riceve un torrente della sua
grandezza chiamato Brygia e, poco dopo, un altro della stessa grandezza chiamato
Brege; ambedue i torrenti provengono dalla Selva Martiana.
Fürstenberg (Firstenberg) è il nome di una famiglia nobile il cui nome deriva da
quello della città del fondatore della dinastia, che si chiamava appunto
Fürstenberg (il cui significato letterale è “montagna del principe”), e che adesso si
chiama Hüfingen.
I possessi dei Conti di Fürstenberg erano nel Baar (un altopiano che confina con
la Foresta nera e il Giura Svevo), nel quale si trova il comune di Donaueschingen
(Don-Eschingen).
Lo stemma dei Fürstenberg
Il Principato di Fürstenberg fu dissolto nel 1806, con il Trattato della
Confederazione del Reno (che, dopo la sconfitta della Prussia, riorganizzò la
Germania sotto la protezione di Napoleone).
Tuttavia la famiglia nobile dei Fürstenberg, pur dispersa per il mondo, continua ad
essere una famiglia influente in molti settori (dalla politica alla moda, dall’arte alla
finanza).
Ad esempio: Tatiana von Fürstenberg (nata nel 1971) è una cantante rock e
regista cinematografica. A tale proposito val la pena di segnalare che l’unico film
della Principessa Tatiana Desirée zu Fürstenberg, intitolato “Tanner Hall” è stato
scritto e diretto con Francesca Gregorini, la figlia del Conte Augusto Gregorini.
Un commento:
Evidentemente, nonostante l’abolizione della rilevanza dei titoli nobiliari, questi
ultimi continuano ad essere usati (il lupo perde il pelo, ma non il vizio ?). Ma non
solo: continuano evidentemente anche ad essere rappresentativi di un sistema di
relazioni tuttora in essere.
Paolo Henznero I.C. (Itiner. Germ. §. 96), avendo nell’anno 1597 osservato di
persona il luogo, così scrisse: a Don-Eschingen si vede, presso il castello, l’origine
del Danubio; il luogo di questa sorgente è pianeggiante e senza montagne, tranne che
per il cimitero dal quale scaturisce, che ha le sembianze di un piccolo colle che si può
facilmente salire. Poco lontano dalla suddetta terra dalla quale sgorga, si mescola con
9. un altro fiumicello più grande, che viene chiamato Bryge dagli abitanti, e, poco più
lontano, con un altro di pari grandezza detto Brege, ambedue provenienti da
Schwarzwald. Tale contrada, con altre pianure circonvicine, è comunemente
chiamata Bari o Bor.
Non sono riuscito a trovare sul Web altre notizie di Paolo Henznero se non la
citazione del suo libro (lo stesso, credo, citato dall’autore) Itinerarium Germaniae,
Galliae, Angliae, Italiae, scriptum a Paulo Henznero, Norib. 612. Martini a
Baumgarten in Braitenbach Peregrinatio in Aegyptum, Arabiam, Palaestinam &
Syriam, edita studio Christ. Donaveri, cum praefixa vita autoris. Norib 594.
Citazione che è contenuta nel libro del quale ho riportato qui sotto il frontespizio
Un commento:
Sul web si può trovare (quasi) tutto: ma, almeno secondo la mia esperienza, oltre
ad evitare di credere a tutto quello che si legge, si deve stare attente/i al rischio di
perdersi tra l’immensità delle informazioni disponibili e di ritrovarsi “per una selva
oscura, che la diritta via era smarrita”.
Filippo Clunero (Vindel. –Nor. Cap. 6) scrive di detta sorgente con queste parole: vi è
una terra chiamata Eschingen, in mezzo alla quale esce questa sorgente con una
impetuosa e continua vena d’acqua, trattenuta da un basso muro largo 26 piedi e alto
16, su un terreno pianeggiante sopra il quale si innalza il cimitero. Fuori di questa
terra ne affluiscono in questo fiumicello altri due derivanti dalla Selva Martiana, i
nomi dei quali sono Brege e Bryge. Da questa sorgente il luogo prende il nome di
Donaschingen e gli abitanti non riconoscono altra origine del Danubio. Queste tre
descrizioni provengono dal latino: di esse riterremo quella di Martino Zeiller
(Topogr. Svev) aggiungendovi solo che questa sorgente scaturisce dal castello di Don.
Ci sia dunque lecito esaminare e ricercare con gli occhi questa sorgente e prestare
10. orecchio al sig. Menradt e quindi confrontare a quale risultato pervengano le
menzionate descrizioni.
Un po’ di etimologia (creativa).
Secondo un’opinione comune il prefisso –ingen indica appartenenza.
Quindi Donashingen, tenendo conto che Dona (Danubio) è secondo alcuni una
radice indoeuropea che significa fiume, vorrebbe dire “appartenente, di pertinenza,
di un fiume”.
Ma cosa dire allora di Eschingen ? Forse un luogo pieno di frassini (frassino in
tedesco si dice “esche”) ?
Un commento:
Ditemi che risultato volete e magari vi trovo un’etimologia soddisfacente.
E questo non vale solo per l’etimologia, vale anche per molte altre discipline: una
“opportuna” scelta dei dati e dei modelli utilizzati può consentire di “dimostrare” la
veridicità delle nostre opinioni, dall’epidemiologia alla meteorologia, dalla
valutazione dell’impatto ambientale alle scelte energetiche, ecc.
Origine del Danubio nel Comitato di Bar
Ora il Danubio scaturisce quasi nel mezzo della Germania (che oggidì viene chiamata
Svevia), nell’antico Comitato di Bar, distante una lega dal monte, che nei tempi
andati era chiamato Selva Martiana, e che viene chiamato comunemente
Svvartzvvald.
Althamero sostiene (stante che Erodoto e Aristotele, per l’origine del Danubio,
menzionano il monte e la città di Pirene) che questa parola si sia cambiata in Bar, e
che questa parte si chiamasse 2000 anni prima Pyrene, quasi che Bar-au significasse
Selva di Bari, e tale opinione mi sembra aver del verosimile.
Nei manoscritti antichi dei Successi di Plinio e Cornelio Tacito si legge Arnoba
invece di Abnoba, che si assomiglia molto alla parola Barnau, o Bornou; ed è stato
facile cambiare una R in una B, così che Arnoba è divenuta Abnoba.
Martino Crusio (Annal. Svev. Part. 2. Lib. 1. Cap. 2. Pagus Bara in Comitatu
Aschain, in Monticulo Nigrae Silvae, qui locus propter Terrae situm, vertex
Alemanniae dici maeretur) ci dà da leggere un antico Privilegio del Monastero di S.
11. Giorgio sopra la Selva Martiana, nel quale si ricorda che, al tempo di Carlo Magno,
quel monastero era costruito sopra un colle di detta Selva che, a causa della rilevanza
del sito, meritava d’esser chiamato Capo dell’Alemagna; esso si trova a poca distanza
dal villaggio di Bar, nel Comitato di Eschingen; e da tali testimonianze si può dedurre
che l’antica parola Bar, che in Alemanno significa nudo, o scoperto, abbia anche altri
significati. Dato che dunque il Comitato di Eschein si estendeva fino al colle più alto
della Selva Martiana, e del quale Eschingen era la località principale, per questo
poteva essere menzionato come Capo, come luogo più ragguardevole; e potendosi
ammirare tutto il paese intorno, ed essendo aperto, per questo sarà rimasto il nome di
Bar; e poiché questo villaggio di Bar era situato non molto lontano dal Colle, Erodoto
non ha potuto con qualche ragione dare il nome ad una città e Aristotele ad un monte
Proseguendo con l’etimologia: l’autore prova a mettere insieme Bar, Bari, Bar-au,
Barnau, Bornou, Arnoba, Abnoba, Pirene e Pyrene.
Il Baar secondo Hermann Dischler
Un commento:
Mi è sembrato di notare, in molti recenti articoli e scritti, un aumento di riferimenti
all’etimologia, utilizzandola (e talvolta distorcendola) al fine di dare sostegno ad
una certa tesi.
In realtà l’impressione che ne deriva è che ciò spesso rappresenti una forzatura, e
anche un non necessario sfoggio di erudizione.
A tale proposito devo però confessare: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa
Ma affinché si possa meglio comprendere l’origine del Danubio, ricordiamo che
questa sorgente, prima di divenir fiume, è situata negli Stati del Conte di Firstemberg,
nella terra detta Don-Eschingen, che in Alemanno prenderà il nome di DonauEschingen o Don-Eschingen.
Come sopra Mercatore e Henznero narrano che questo luogo è in pianura e non
montuoso, e che intorno, per un’ora e mezzo di cammino, non vi è alcun monte:
asserzione che troviamo essere falsa; perché la terra ha, da ambedue i lati, un monte
piuttosto alto, ma il cortile del castello, dal quale sgorga la sorgente, è in piano e solo
dietro al castello comincia ad elevarsi e divenire un monte, là dove la chiesa e il
cimitero sono più alti del castello di 14 piedi. Quindi Cornelio Tacito ha senza dubbio
12. visitato il sito, dal momento che identifica il luogo originario della sorgente in un
monticello piacevole e agevole da salire; per forza quel monticello doveva iniziare
alla sorgente del Danubio: ma si è logorato ed appianato col passar del tempo, oppure
per il fatto che il Conte di Firstembergh, avendo fatto costruire il castello per sua
residenza, ha fatto asportare qualche parte del monte.
Sotto il suddetto castello si trova quest’acqua cristallina, che è una delle migliori che
si possano bere; che non precipita impetuosa, come scrive Mercatore, ma esce
tranquilla. Il luogo dal quale scaturisce è cinto da un muro quadrangolare, di 10
d’altezza e di 20 piedi di larghezza da ogni parte, quindi un recinto di 80 piedi; con
passo scivoloso si inoltra lentamente al di fuori del cortile del castello, uscendo dalla
porta inferiore verso la campagna con un solo corso, e non per molti come falsamente
narra il suddetto Mercatore. Da tale luogo si possono contare quattro grandi leghe
fino alla ripa del Reno, una lega fino alla Selva Martiana, e una lega fino all’inizio
del fiume Necker (al quale è compatriota il Danubio), che scaturisce fra i villaggi di
Svvanningen e Hoc-Eninghen.
La natura di questo fiume è così avida di altre acque che, appena dopo un quarto
d’ora di cammino dalla suddetta porta, assorbe come assetato tre grandi contributi,
mentre si inoltra, quasi ubriaco, saltellando spumeggiante fra i sassi: il primo è un
torrente detto VVeyer-graben, che scorre sulla parte sinistra della terra, venendo dal
villaggio detto Don-Eschinger-Veyher, a circa 200 tornature. Un poco oltre si
alimenta di due fiumicelli, l’uno chiamato Bryge, e l’altro Brege, che hanno origine
nel Svvartzvvald: il secondo scorre una volta più del primo nel paese prima
d’immergersi nel Danubio. Il Bryge scaturisce presso il famoso Monastero di S.
Giorgio, scorrendo davanti la città e la fortezza di Villingen, e di là a Don-Eschingen.
Il Brege ha il suo principio nel villaggio detto Furtvvangen, scorrendo di qui alla
piccola Città di Ferembach, seguitando poi a VVulterdingen, e appresso alla città di
Breylingen e Hisingen. Dopo tale percorso arriva in mezzora al villaggio di
Almannshofen e a pari distanza da Don-Eschingen: il villaggio di Almannshofen ci
dà pure il segno che gli Alemanni hanno abitato questo luogo. Infine si piega al di
sotto del Bryge, finché, col medesimo, al villaggio Psora, s’immerge nel Danubio.
Sembra dunque che, almeno secondo Mercatore, il Danubio scaturisca in un
punto ben preciso, all’interno del castello dei Fürstenberg a Donaueschingen
(Don-Eschingen).
Il che darebbe ragione agli attuali abitanti di Donaueschingen che rivendicano
l’essere sede delle sorgenti del Danubio un ben preciso luogo della loro città,
identificato (in maniera analoga a quanto descritto da Mercatore) da una sorgente
circoscritta da opere in muratura, che è ormai un “must” turistico per chi visita
questa regione.
13. Ma, a proposito del testo originale, vale anche la pena di sottolineare che in
poche righe si ritrova che le lunghezze sono misurate in:
- ore di cammino
- piedi
- leghe
- tornature
Un commento:
L’unificazione dei sistemi di misura è sempre stato un grande obbiettivo.
Obbiettivo che sembra ormai raggiunto da quando si è affermato il Sistema
Internazionale delle unità di misura.
Ma, naturalmente, ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola: le
miglia, i barili e le pinte continuano a resistere come unità di misura specialmente
nel mondo anglosassone.
E, anche se non si tratta propriamente di unità di misura, è particolarmente
fastidioso il fatto che, per esprimere in cifre una data, in Europa si indichi il giorno,
il mese e l’anno, mentre negli USA si indichi il mese, il giorno e l’anno.
Ma, dal momento che questi due fiumi hanno un’origine molto più lontana del
Danubio, in particolare la Brege, alla quale si uniscono diversi altri canali, molti si
sono persuasi che questi due fiumi siano le vere fonti del Danubio, benché gli abitanti
non sappiano dimostrare alcun’altra origine del Danubio che quella da noi descritta; è
però vero che vi sono molte e forti congetture al contrario. Ma non è una cosa nuova
che un fiume abbia più di una origine, come si tocca con mano in Germania per i
principali suoi fiumi (potendosi dire ciò anche del Giordano in Palestina) e per altri
fiumi in diverse parti del mondo; il Teya in Moravia ha quattro fonti: il Teya piccolo,
quello grande, quello di sopra e quello di sotto, che così vengono chiamati dagli
abitanti. Dicono che l’Elba tragga il suo nome da undici fonti che si uniscono
assieme. Il Meno scende dal monte detto Fichtelberg con due rami: uno chiamato il
Meno Bianco e l’altro Rosso. Del Reno si sa che le sue due fonti natie vengono
chiamate l’una il Reno di sopra e l’altra di sotto, lontane l’una dall’altra di una
giornata di cammino. Chi sa dunque se già un tempo il detto paese non sia stato
abitato da qualche nazione straniera e abbiano dato a queste due fonti il nome che più
sia loro piaciuto e che tale nome sia restato in essere da allora ? Può ben anche darsi
il caso che Bryge e Berge abbiano lo stesso significato di sopra e sotto, di alto e
basso, ecc. Di più si deve considerare ponderatamente il parere di diversi autori, i
14. quali vogliono che il Danubio tragga la sua origine dal monte Abnoba, come
testimoniano Plinio, e anche Strabone (lib. 7. Fluminis Superioris partes, quae versus
Fontes sunt, Danubium dixerunt.) e Mela (lib. 2. capit. Apertis in Germania
Fontibus, alio quam definit nomine oritur), parlando di sorgente, e non di una sola
sorgente, benché Cluvero non ritenga valida questa opinione. Infine, poiché le parole
Pyrene e Abnuba indicano il paese di Bar, e il fiume Byrge sorge sopra il monte
presso S. Giorgio dove in passato (come si è ricavato dal testo del privilegio del
Feudo di detto Monastero) era situata la città di Bar, e anche poiché molti antichi
vogliono che si cerchi questa sorgente sopra il monte, ha del verosimile che queste
due sorgenti abbiano inizio presso i monti sopradetti e che qui siano le vere sorgenti
del Danubio, potendo anche essere che nel descrivere la suddetta sorgente avessero
posposto una lettera, cioè invece di monti avessero scritto monte, che in germanico
(Birghe e Berghe) così suona, come brut per bart, brunn per born, brust per borst,
erle per eller, che significano barba, pozzo, petto e sambuco, e altri simili, che non
sono ordinari in tale lingua; non si pretende però di dare una sicura definizione, ma si
lascia campo libero a ognuno di credere quello che riterrà probabile.
Anche qui l’autore giuoca di nuovo con le parole.
Però è apprezzabile il fatto che, in conclusione, lasci libere/i tutte/i di credere a
quello che vogliono.
Un commento:
Non sarebbe male se chiunque scrive mantenesse sempre attivo un senso critico
su quello che scrive (magari anche con una punta di autoironia), riconoscendosi
nel motto agostiniano “dubito, ergo sum”.
Per quanto riguarda il nome del fiume, M. Zeillero lo vuol ricavare dalla parola
Abnoba, che nell’antica lingua germanica si chiama d’Abnou o d’Aunou, che
risuonerebbe col moderno Danubio; ma non è usuale che i fiumi abbiano il nome dei
monti dai quali scaturiscono, avendo sopra già dimostrato abbondantemente il
significato della parola Abnoba. Mercatore pretende che questo fiume tragga il nome
dallo stritolamento e dal rumore che fa scendendo a basso, sia che venga chiamato
Done o Donau; e quesa opinione ha del verosimile, tanto più che gli abitanti lo
chiamano anch’essi Dona e non Donau; e questi stessi nomi (e forse per la stessa
15. ragione) hanno dato ancora ad altri fiumi (dal momento che i germani anticamente
abitavano il Nord, o Settentrione, come anche la Scizia europea) come Dina in
Lapponia, e il Don, ossia Tanaij, nella Tartaria dei Crim, il primo che presso Riga si
piega verso il Baltico, e il secondo verso la palude Meotide. I romani e i greci hanno
da questa parola Δανοβεος (come anche Strabone, e Tolomeo) overo Δανοβίς il
Danubio. Altrimenti lo hanno chiamato chiamato Ister, o ίστος, soprattutto i greci,
con i quali confrontare questo nome del quale in seguito e a suo luogo si farà
menzione.
16. Per concludere riporto qui sotto il frontespizio e le due pagine rilevanti (per quanto
riguarda le sorgenti del Danubio) di un altro libro: “Nuovo dizionario scientifico e
curioso – sacro-profano - di Gianfrancesco Pivati”
17.
18.
19. con lo scopo di mettere in evidenza come il tema “le sorgenti del Danubio” fosse
ampiamente trattato in molte pubblicazioni dell’epoca.
E, se la cosa vi interessa, potete sia provare a confrontare il testo che ho trascritto
e commentato con quello contenuto nell’altro libro di cui sopra, sia immergervi nel
web, dove potete trovare altri analoghi testi con i quali “giocare” al confronto.
20. Allegato
L’ORIGINE E CORSO DEL DANUBIO
Con la descrittione di tutti li Fiumi, che in esso
concorrono, com’anche delli Regni, Provincie,
Signorie, e Città da esso irrigate, con li loro nomi
antichi, e moderni
Il Danubio da i tempi più remoti fino al presente
(come dimostra Herodoto, uno de’ più Antichi fra
gli
scrittori
Idolatri,
e
come
più
oltre
chiaramente faremo constare) è stato tenuto
dagli Europei per il principale, e per il più grande
de’ Fiumi del Mondo; come per tale lo decantò
Ovidio Poeta in paragone del Nilo:
De Pont lib. 4. Eleg. 10
Maximus Amnis
Cedere Danubius se
tibi, Nile, negat.
Di questo Fiume è meraviglioso, che esso (presso
li minori, come il Po in Italia, & il Tamigi
nell’Inghilterra)
solo
frà
i
gran
Fiumi
dell’Universo tenda il suo corso direttamente
verso l’Oriente, fuorche in Ungheria, dove si
torce un poco verso mezzo giorno, e nella Misia
verso il Settentrione, forsi per un’effetto
mirabile della Providenza Divina, acciò oggidì il
Nemico Commune del Cristianesimo non possa per
acqua, e per terra adoperarsi con la sua tirannica
Potenza alla rouina d’esso. Scorre adunque
questo gran Fiume presso 27. gradi, che contati
per 15. fanno più di 400. Leghe Tedesche communi.
De suoi due Nomi à suo luogo ne faremo mentione.
21. Della sua Origine da 15. Secoli in qua sono state
scritte diverse cose, mà poco, o nulla di certo; Et
è da meravigliarsi, che fra tanti antichi, e moderni
Geografi, non si sij volsuto affaticare alcuno
d’esporre con diligenza alla luce un vero
dissegno, e descrittione di esso, & indagarne i più
certi principij. Per oviare frattanto à questo
mancamento, e mosso dalle frequenti preghiere
de’ curiosi stranieri, il Sig. Martino Menradt
Cittadino, e famoso Pittore della Città d’Hifingen,
ha fatto un dissegno del paese, e luogo
dell’Origine
del
predetto
Fiume;
come
nel
Frontispicio della presente Opera tagliato in
Rame, il quale sarà posto avanti gli occhi del
benigno Lettore. Prima però di proseguire la vera
descrittione di quest’Origine, non ci sia discaro il
rivedere per ordine le particolarità, che sopra di
ciò hanno notato gli Autori.
Herodoto, che 150. anni avanti la venuta di Cristo
scrisse il primo i successi de’ Greci, nel secondo
libro della sua Istoria si –lontana tanto dalla
verità sopra di quest’origine, quanto ei, ch’era
Greco, visse apunto lontano dalla Germania. Il
Fiume Istro, asserisce egli, sorge presso i Celti,
e la città di Pyrene, e scorre per mezo tutta
l’Europa; Aristotile, che scrisse cent’anni doppo
di lui, nel libro undecimo della sua Meteorologia
concorre nel medesimo errore, attribuendo però
il nome di Pyrene ad un Monte, da cui fa derivare il
Fiumo Tartesso, ma Tartesso, come c’instruisse
Strabone, è il fiume Boetio nell’estremità della
Spagna. In questa maniera trasportano questi due
Autori il Danubio dall’Atlantico fino al mare di
Ponto, e susseguentemente per mezzo tutta
l’Europa. Non è però da stupirsi di di questo loro
gran
falto,
essendo
allora
la
Germania
ancor’incognita, & i Greci, che ad altro non
badattono, se non ad immortalar se medesimo,
curattano
poco
l’alre
Nationi,
e
22. susseguentemente poca notitia sopra di ciò hanno
potuto conseguire. Li Germani in que’ tempi li
chiamavano Celti, e tenevano tutta l’Europa: e
forsi hanno errato in questo stante ch’il Danubio
scaturisce
nella
Germania.
Plinio
Hist.nat.lib.4.cap.12. Ortus hic in Germania iugis
Montis Abnobae, ax adverso Raurici Gallia oppidi, e
Cornelio Tacito De mor. Germ, Danubius molli, clementer edito Montis Abnobae iugo effusus; col
testimonio di Testo Auiecno Poeta defer.orb.tert.
Abnobae Mons Istro pater est, cadit Abnobae hiatu,
com’anche Tolomeo in Germ. Montes, quibus nomen
Abnoba – danno l’Origine al Danubio nel Monte
Abnoba in Germania. Giulio Solino in Polyhst, cap 3.
3. Ister Germanicis iugis oritur effusus monte, qui
Rauricos Galiiae aspectat, & Ammiano Marcellino
Histor lib. 2 Amnis Danubius, oriens propè Rauricos
montes; scava colla sua penna questo suo Fonte,
nella vicinanza del Monte Raurico; com’anche
Plinio lo vuole di là dalla Città di Raurico
(latinamente chiamata Augusta Rauracorum, hora
Villaggio alle sponde del Rheno, poco di sopra
da Basilea) Iornando Hist. Goth. Danubius in
Alemanicis Aruis exoriens; lo –lontana dalle
Montagne, e lo fa scaturire nelle pianure
Alemanne: il che è quanto gli Antichi sopra di ciò
hanno lasciato ne’ loro scritti.
A’ tempi nostri viene il Danubio da Gherardo
Mercatore così descritto in Atl. Min. Germ. Il Dona,
overo Danubio tira il suo nome dallo strepito,
(che in Germanico rissuona Don) che nel suo
veloce corso viene udito: Trahe la sua Origine
dalla Selva Martiana (hoggidì detta Svvartvvale) in
un Villaggio chiamato Don-Eschingen, e sbocca da
un precipitio fuori della Terra Non vi si trova per
spatio di un’hora al d’intorno alcun Monte, come
testifica Munstero d’hauerlo veduto co’ propri
occhi; mà sì bene con vehemenza sgorga da un
picciol Colle, che poco più di 20. braccia haverà di
23. altezza; e subito che l’acqua si trova fuori del
suo Fonte, si divide in diversi canaletti, che poco
doppo si uniscono, e formano un Fiumicello.
Andrea Altamero Coment. In Germ.C. Tacit, doppo
hauer mentovato tutto cio habbiamo scritto,
espone anch’esso una descrittione, mandatagli da
D. Matteo Nesero nativo del Luogo, ove il nostro
Fiume origina. Il Luogo (scriv’egli) nel quale il
Danubio sporge il Capo in fuori, si chiama da gli
abitanti, che Svevi, o Alemanni sono, la Signoria
libera di Bari, Stato de’ Conti di Firstemberg
presso la Selva Martiana; la quale Tolomeo in
Geogr. Lib. 2.cap 1.1. Eremum Helveticorum chiama
l’Eremo de gl’Elueti, proviene egli da un picciol
Fonte
nel
Villaggio
Don-Eschingen,
appena
distante due leghe dalla Spiaggia del Rheno. Il
luogo
sudetto non è montuoso, ma piano,
fuorche il Cimiterio della Chiesa, sotto di cui si
trova la scaturigine qual è in sito un poco più
eminente; Subito, che si trova alquanto dilungato
dalle sue pozze natie, tira à se un Torrente della
sua grandezza chiamato Brygia, e poco doppo
un’altro pur della medesima grandezza, chiamato;
Brege, che vengono entrambi dalla Selva Martiana.
Paolo Henznero I.C. Itiner. Germ. §. 96. havendo
nell’Anno 1597. in persona osservato il luogo,
così scrisse: A Don-Eschingen si vede presso il
Castello l’Origine del Danubio: il luogo di questo
Fonte è in piano, e senza Montagne, fuorche il
Cimitero, sotto di cui scaturisce, il quale hà
sembianza d’un picciol Colle, ch’agiatamente può
sormontarsi. Poco lontano da detta Terra, dalla
quale
sgorga,
si
rimescola
con
un’altro
Fiumicello più grande, che da gli Abitanti vien
chiamato Bryge, & alquanto più lontano con un
altro di pari grandezza detto Brege, i quali
vengono da Svvartzvvald. La detta Contrada, con
24. diverse
altre
Pianure
circonvicine,
communemente Bari, o Bor chiamata.
è
Filippo Clunero In Vindel. –Nor. Cap. 6. Scrive di
detta Origine con tali parole: Vi è una Terra
chiamata Eschingen, nel di cui mezzo esce questo
Fonte con impetuosa, e continua vena d’acqua
ritenuta da un basso muro, il quale è di larghezza
piedi 26. e largo 16. sù un Terreno piano, sopra
del quale ad ogni modo il Cimiterio alquanto
s’inalza. Fuori della Terra s’imbenera questo
Fiumicello di due altri derivanti della Selva
Martiana, li nomi de’ quali sono Brege, e Bryge. Da
questo
Fonte
piglia
il
luogo
il
nome
di
Donaschingen; e gli habitanti non fanno in altra
maniera dar contezza d’alcun’altra Origine del
Danubio.Queste trè Descrittioni sono tirate dal
Latino: delle quali riteneremo quella di Martino
Zeiller in Topogr. Svev. Aggiungendovi solo, che
questo Fonte scaturisce dal Castello di Don.
Siaci dunque lecito esaminare, e con gli occhi
ricercare questa scaturigine, e prestare un poco
d’orecchio
al
Sig.
Menradt,
&
appresso
confrontare a che termine arrivino le mentovate
Descrittioni.
Origine del Danubio nel Comitato di Bar
Hora il Danubio scaturisce quasi nel mezzo della
Germania,
(ch’oggidì
Svevia
viene
chiamata)
nell’antico Comitato di Bar, una lega distante dal
Monte, che a’ tempi andati era delto Selva
Martiana, e comunemente Svvartzvvald si appella.
Althamero
tiene
(stante
che
Herodoto,
&
Aristotile nell’origine del Danubio, mentovano il
Monte, e la città di Pirene) che questa parola siasi
cambiata in Bar, e che questa parte si chiamasse
25. 2000. Anni prima così; come Pyrene, quasi che Barau, che significa Selva di Bari, e tale opinione
sembrami haver del verisimile. Ne’ manoscritti
antichi de’ Successi di Plinio, e Cornelio Tacito si
legge Arnoba, in cambio della parola Abnoba; la
quale s’assimiglia molto al motto Barnau, overo
Bornou, e facilmente d’un R, un B s’è potuto fare;
cioè che di Arnoba sia divenuto Abnoba. Martino
Crusio in Annal. Svev. Part. 2. Lib. 1. Cap. 2. Pagus
Bara in Comitatu Aschain, in Monticulo Nigrae Silvae,
qui locus propter Terrae situm, vertex Alemanniae
dici maeretur, ci da a leggere un’Antico Privilegio
del Monasterio di S. Giorgio sopra la Selva
Martiana; nel quale si commemora ch’al tempo di
Carlo Magno quello Monastero fosse fabbricato
sopra un Colle di detta Selva, il quale per cagion
del sito eminente meriti esser chiamato Capo
dell’Alemagna, e quello si trovi poco distante
del Villaggio Bar, nel Comitato d’Eschain; dalle
quali
testimonianze
si
può
dedurre,
che
quell’antica parola Bar, che significa in Alemanno
nudo, o scoperto, habbia anche altri significati.
Stante, che dunque il Comitato di Eschein si
dilatava fino al più alto Colle della Selva
Martiana, del quale al principal luogo sarà stato
Eschingen,
in
questa
maniera
poteva
esser
mentonato
per
capo,
come
luogo
più
riguardevole, & essendosi potuto rimirare tutto il
Paese attorno, & aperto, così sarà restato al
predetto il nome di Bar; e già che questo Villaggio
di Bar non molto lungi dal Colle era situato, così
non ha potuto Erodoto con qualche ragione dare
il nome ad una Città, & Aristotile ad un Monte.
Ma acciocche più da presso potiamo comprendere
l’Origine del Danubio, ritroviamo che questo
Fonte, prima d’esser Fiume, è situato nelli Stati
del Sig. Co: di Firstembergh nella Terra detta DonEschingen, la quale tirarà il Nome in Alemanno di
Donau-Eschingen, o Don-Eschingen.
26. Narrano, come sopra, Mercatore, & Henznero,
essere questo luogo in pianura, e non montuoso,
e che non vi si trovi attorno per un’hora, e mezzo
di camino alcun Monte, la quale asserzione
troviamo esser falsa; perche la Terra ha da tutte
due le bande un Monte alquanto alto, ma il
Cortile del Castello, dal quale sorge il fonte è
affatto in piano, e comincia solo dietro il
Castello ad alzarsi, & a ridursi in monte; là dove
la Chiesa, e’l Cimiterio sono più alti del Castello
14. Piedi. Hà di poi Cornelio Tacito senza dubbio
occularmente ventilato il sito; stante, ch’esso
appella il Luogo Originario del
Fonte, un
piacevole, & agiato monticello a sormontare;
forza è però che quello Monticello dovesse
principiare all’Origine del Danubio, e che colà con
la lunghezza del tempo si sia logorato, &
appianato, overo che li Sig. Co. Di Firstembergh
havendo fatto fabricare il Castello per una delle
loro
Ressidenze,
habbino
fatto
asportare
qualche parte del Monte.
Sotto il detto castello ondeggia quest’acqua
cristallina, & è delle migliori, che si possono
bere, non già in un strepitoso precipitio, come
scrive Mercatore, ma affatto quieta. Il luogo, da
dove
scaturisce
è
cinto
di
un
muro
quadrangolare, havendo dieci piedi di altezza, e
venti di larghezza per ogni parte, che in tutto
fanno 80. piedi di recinto; e con lubrico passo
lentamente
s’inoltra
fuori
del
Cortile
del
Castello, uscendo per la porta inferiore alla
Campagna per un solo Canale, e non per molti,
come falsamente narra il sudetto Mercatore.
Altrimenti si sogliono contare da quello loco
alla Ripa del Rheno presso Schafusio quattro
gran leghe, una lega sino alla Selva Martiana, e
dal principio del Fiume Neker (qual è Compatriotto
27. Danubio) e che scaturisce fra li Villaggi
Svvanningen, & Hoc-Eninghen pure una lega.
di
La natura di questo Fiume è così avida d’acque
aliene, che apena doppo un quarto d’hora di
camino dalla porta sudetta sitibondo trè gran
sorsi assorbendoli, quasi ebro nell’inoltrarsi,
và saltellando spumante frà sassi; il primo è un
Torrente detto VVeyer-graben, che scorre dalla
sinistra parte della Terra venendo dal Villaggio
detto Don-Eschinger-Veyher, il quale bagna da
circa
200. Tornature di Paese: Un poco più
distante
s’imbenera
di
due
Fiumicelli,
l’uno
chiamato
Bryge, e l’altro Brege, che hanno
l’Origine loro nel Svvartzvvald, & il secondo
scorre una volta più di Paese, che il primo avanti
d’immergersi nel Danubio. Il Bryge scaturisce
appresso il famoso Monastero di S. Giorgio,
scorrendo avanti la Città, e Fortezza di Villingen,
e di là a Don-Eschingen. Il Brege tira il suo
principio
nel
Villaggio
detto
Furtvvangen,
scorrendo di qui alla picciola Città di Ferembach,
seguitando poi a VVulterdingen, & appresso alla
Città di Breylingen, & Hisingen. Doppo del qual
camino arriva in mezz’hora ad Almannshofen
Villaggio, e di pari distanza da Don-Eschingen: il
qual Villaggio di Almannshofen ci da pure un
contrasegno, che gli Alemani habbino habitato
questo luogo; Finalmente torcendosi al dissotto
del Bryge, fino, che col medesimo al Villaggio
Psora, nel Danubio s’immerge.
Mà essendo che queste due Acque hanno l’origine
molto più lontana, che il Danubio, massime la
Brege, alle quali ancora si uniscono diversi altri
Canali; molti si sono persuasi, che questi due Fiumi
siano li veri fonti del Danubio: abbenche gli
Habitatori non sappino dimostrare alcun’altra
Origine del Danubio, che la sopra descritta da noi;
e però vero, che molte, e potenti sono le
28. congietture in contrario; Mà non è cosa nuova,
che un Fiume habbi più d’un’origine, come in
Germania si tocca con mani ne’ principali di quella
Provincia (potendosi ciò anche dire del Giordano
in Palestina) ed’altri in diverse parti del Mondo: il
Teya in Moravia hà quattro Fonti; il piccolo Teya, il
Grande, il Disopra, & il Disotto, che così vengono
chiamati da gli Habitanti. L’Elba, dicono tiri il nome
da undici Fonti ch’assieme s’uniscono. Il Meno
cala dal Monte detto Fichtelberg con due rami,
L’uno chiamato il Meno Bianco, e l’altro il Rosso:
Del Rheno si sa, che le sue due natie scaturigini
vengono chiamate l’una il Rheno di sopra, e
l’altra di sotto, staccandosi l’una dall’altra per
una giornata di camino: Chi sa dunque, che già un
tempo non sia stato habitato il detto paese da
qualche straniera nazione, & habbino posto à
questi due Fonti il nome, che più loro hà piacciuto,
e che d’allora in qua sia sempre restato in essere
? Può bene anche darsi il caso, che Bryge, e Brege
habbiano il medesimo significato, che di sopra, e di
sotto, alto, e basso &c. Di più è da considerarsi
maturamente il parere di diversi Autori, i quali
vogliono che il Danubio tiri la sua Origine dal
Monte Abnoba, testificandolo Plinio, & anche
Strabone lib. 7. Fluminis Superioris partes, quae
versus Fontes sunt, Danubium dixerunt. E Mela lib.
2. capit. Apertis in Germania Fontibus, alio quam
definit nomine oritur. Parlando di Fonti, e non di un
solo Fonte: abbenche Cluvero non approvi questo
parere per valevole. Finalmente già che queste
parole di Pyrene, & Abnoba indicano il paese di
Bar, & il Fiume Byrge origina sopra il monte
presso S. Giorgio, ove per l’addietro (come dalle
parole
del
Privilegio
del
Feudo
di
detto
Monastero cavassimo) era situata la Villa di Bar:
& anche perche molti antichi vogliono si cerchi
questo Fonte sopra il Monte; hà del verisimile,
che queste due scatturigini habbino il loro
principio da’ predetti monti, e che quivi siano le
29. vere Fonti del Danubio: potendo anch’essere, che
nel descrivere l’Origine suddetta havessero
posposto una lettera, cioè in cambio di Monti,
Monte havessero scritto, che in Alemano (Birghe,
e Berghe) rissuona; ritrovandosi molti altri
vocaboli antichi in detta lingua assai dissonanti
dalli moderni, come Brut, per Bart, Brunn, per
Born, Brust, per Borst, Erle, per Eller, che
significano Barba, Pozzo, Petto, e Sambuco, &
altri simili, che in detto Idioma non sono
ordinarij; non si pretende però per questo di
darne certa definizione, mà si lascia libero il
campo ad ogn’uno di credere ciò, che stimerà
probabile.
Per quanto s’appartiene il nome di quello Fiume, M:
Zeillero lo vuole ricavare dalla parola Abnoba, e
che in lingua Germanica anticha si chiami d’Abnou,
overo
d’Aunou,
che
col
moderno
Donau
rissuonerebbe; mà non è costume, che li Fiumi
habbino il nome de’ Monti, da dove scaturiscono
havendo di già nell’oltrascritto à bastanza
dimostrato il significato di questa parola Abnoba.
Mercatore pretende, che questo Fiume tiri il nome
dello stritolamento, e rumore, che fà nel
discendere à basso, che Done, o Donau vien
chiamato; il qual parere hà del verissimile, tanto
più, che gli Abitanti lo chiamano anch’essi Dona, e
non Donau: e questi medesimi nomi, (e forsi per
simil cagione) hanno dato ancora ad altri Fiumi
(essendo che li Germani anticamente habitavano il
Nord, ò Settentrione, come anche la Scithia
Europea) come Dina nella Laponia, & il Don, ò sia
Tanaij nella Tartaria del Crim, il primo piegandosi
presso Riga al Baltico, & il secondo alla Palude
Meotide. Li Romani, & i Greci hanno da questa
parola Δανοβεος (com’anche Strabone, e Tolomeo)
overo
Δανοβίς, fatto Danubio. Altrimenti l’hanno
ancor chiamato Ister, & ίστος, principalmente i Greci,
co’ quali confronta giusto con questo nome, del