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31 ottobre 2015
 
Occupazione
Green Italy 2015
«L'economia verde è realtà: creati tre milioni di
posti»
L'economia verde in Italia è ormai realtà, più che un
dover essere. Lo dicono i numeri. Quelli di Green
Italy 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e
Unioncamere, promosso in collaborazione con il
Conai, che misura e pesa la forza della green
economy nazionale, secondo cui un'impresa su
quattro dall'inizio della crisi ha scommesso su
innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza. 
Sono infatti 372mila le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell'industria e dei servizi che dal
2008 hanno investito, o lo faranno quest'anno, in tecnologie sostenibili per ridurre l'impatto ambientale,
risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2.
L'orientamento 'verde' si conferma un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green economy
si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto ­ pari al 10,3% dell'economia nazionale ­ e due milioni
942mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze 'verdì. Una cifra che corrisponde al
13,2% dell'occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla
green Italy infatti arriveranno quest'anno 294.200 assunzioni legate a  competenze green: ben il 59%
della domanda di lavoro.
GreenItaly 2015 spiega che l'economia verde è un paradigma produttivo sempre più forte e diffuso nel
Paese. Solo quest'anno, incoraggiate dai primi segnali della ripresa, 120mila imprese
hanno investito green, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014.
 
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30 Ott 2015
Green economy anti crisi: in Italia il settore
occupa 372mila imprese per un giro d'affari
da 102 miliardi
Giuseppe Latour
La green economy in Italia vale 102 miliardi e garantisce tre milioni di posti di lavoro, con 372
mila imprese che ne hanno fatto una vera e propria ricetta anti-crisi puntando su tecnologie a
basso impatto ambientale. Sono i numeri più rilevanti di GreenItaly 2015, il sesto rapporto di
Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, che misura e
pesa la forza della green economy nazionale. E che dimostra come la sostenibilità sia ormai un
fattore chiave dell'innovazione per tutti i settori dell'economia italiana.
Un'assunzione su due legata all'ambiente nel 2015
Sono, infatti, 372mila le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell'industria e dei servizi che
dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest'anno, in tecnologie green per ridurre l'impatto
ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. L'orientamento green si
conferma un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green economy si devono 102,497
miliardi di valore aggiunto, pari al 10,3% dell'economia nazionale, e 2,9 milioni di green jobs,
ossia occupati che applicano competenze verdi. Una cifra che corrisponde al 13,2%
dell'occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla
"green Italy" infatti arriveranno quest'anno 294.200 assunzioni legate a competenze green: ben
il 59% della domanda di lavoro.
Italia leader europeo
Parlando di imprese, sono sempre più quelle che fanno scelte green. Solo quest'anno,
incoraggiate dai primi segnali della ripresa, 120mila imprese hanno investito in sostenibilità, o
intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014. Questi risultati, nei bilanci,
nell'occupazione e nelle performance ambientali del Paese, rendono l'Italia, nonostante i tanti
problemi aperti, il leader europeo in alcuni campi dello sviluppo sostenibile.
Realacci: numeri importanti in vista di Parigi
Uno spread verde che fornisce un dato importante in vista dell'importante vertice Onu sul clima
che a dicembre riunirà il mondo a Parigi, come spiega il presidente di Fondazione Symbola,
Ermete Realacci: «La vocazione italiana alla qualità si esprime in una tensione al futuro che ha
avuto proprio nella green economy uno strumento formidabile per migliorare i processi
produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, apprezzati e responsabili. Puntando sul green
non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha
aperto la via dell'economia circolare. Un nuovo modello di sviluppo che somiglia molto a
quell'economia a misura d'uomo, che rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di
cui parla Papa Francesco».
Lo Bello: evoluzione funzionale alla qualità delle nostre produzioni
Il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, invece, spiega: «L'evoluzione ecosostenibile di una
buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle
nostre produzioni e della loro capacità competitiva». E' importante fare emergere «con queste
analisi l'Italia dell'innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto
verde della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e
competitivo. Le Camere di commercio sono già coinvolte su questo fronte e intendono
moltiplicare il proprio impegno».
Starace: quattro nodi da sciogliere
Sul punto anche Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, spiega che "la green
economy è una delle speranze dell'economia italiana e globale". Ma nel nostro paese bisogna
agire su quattro fronti: "Dobbiamo risolvere le arretratezze sul fronte della digitalizzazione.
Dobbiamo aumentare l'interconnessione delle infrastrutture, a partire dalla banda larga.
Dobbiamo risolvere le difficoltà legate alla logistica e dobbiamo migliorare la formazione
professionale. Anche noi abbiamo difficoltà a trovare alcune tipologie di tecnici specializzati".
I settori coinvolti
Nel nostro Paese, nonostante le difficoltà, dall'inizio della crisi più di un'azienda su quattro ha
scommesso sul green. Una propensione che abbraccia tutti i settori della nostra economia - da
quelli più tradizionali a quelli high tech, dall'agroalimentare all'edilizia, dalla manifattura alla
chimica, dall'energia ai rifiuti – e che sale al 32% nel manifatturiero, certamente il settore più
coinvolto.
P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved
Sorpresa,ilmadeinItalyèl'economiapiù
“verde”d'Europa
Meno rifiuti, emissioni, risorse utilizzate: i nostri processi produttivi
sono i più green del Vecchio Continente. Secondo il rapporto “Green
Italy” di Symbola e Unioncamere, sugli scudi le grandi città e le
piccole imprese
GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images
30 Ottobre 2015 - 16:50
Sgomberiamo il campo dai piagnistei e dai luoghi comuni, per una volta.
Perché nonostante tutto - le mafie, le ruberie, le terre dei fuochi, o tumorifici
come l’Ilva di Taranto - quella italiana è una delle economie sviluppate più
verdi del Pianeta, sicuramente d’Europa
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A dirlo sono i numeri di Eurostat e del Centro Studi Unioncamere, pubblicati
sul rapporto Green Italy di Fondazione Symbola, presentato il 30 ottobre a
Roma. Qualche esempio? Ogni 1000 euro di beni prodotti, usiamo 337,1 kg di
materie, contro i 361,6 kg dell'Unione Europea, in media, e i 460,8 kg della
Germania. Lo stesso vale per le emissioni: noi bruciamo 14,7 tonnellate di olio
equivalente, mentre in Europa, in media, se ne bruciano 18,4. E ancora, ogni
milione di euro prodotto, creiamo 40,1 tonnellate di rifiuti e 113,3 tonnellate
di rifiuti, contro le 88,7 e le 150,6 della media europea.
Sono fatti incontrovertibili, questi, che fanno dell'Italia la seconda economia
del Vecchio Continente per eco-efficienza, seconda solo al Lussemburgo,
davanti a Regno Unito, Danimarca e Irlanda, con un numero indice pari a 152,7
(dove 100 è la media dell'Unione Europea a 27). Numeri in crescita, peraltro,
visto che siamo anche il secondo paese a più alto livello di eco-tendenza,
anche in questo caso secondo solo al piccolo granducato, che fa gara a sé.
«Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni,
innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell’economia circolare - ha
dichiarato Ermete Realacci alla presentazione del rapporto - Un nuovo
modello di sviluppo che somiglia molto a quell’economia a misura d’uomo, che
rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa
Francesco. Un’economia in cui un’Italia che fa l’Italia è già in campo, che è
strategica anche per il Pianeta e può rappresentare il nostro contributo alla
Cop21 di Parigi».
Alfieri di questa tendenza sono soprattutto i settori classici del made in Italy
come la moda e il sistema alimentare, ma anche settori tradizionalmente
inquinanti come quello farmaceutico o quello delle produzioni di gomma,
plastiche e minerali non metalliferi, in cui si denota una forte crescita
tendenziale di processi produttivi eco-compatibili.
Non si tratta, beninteso di beneficenza, né di ecosostenibilità fine a se stessa:
«L’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo
è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro
«Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato
qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la
via dell’economia circolare. Un’economia in cui un’Italia che fa
l’Italia è già in campo, che è strategica anche per il Pianeta e può
rappresentare il nostro contributo alla Cop21 di Parigi».
Ermete Realacci, Fondazione Symbola
“
capacità competitiva - ha evidenzia il presidente di Unioncamere, Ivan Lo
Bello -. È importante fare emergere con queste analisi l’Italia dell’innovazione
che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto “verde” della
nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più
innovativo e competitivo»
«L’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro
sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità
delle nostre produzioni e della loro capacità competitiva»
Ivan Lo Bello, Presidente Unioncamere
“
Più sorprendente ancora, tuttavia, è constatare come siano le grandi città e le
piccole imprese a trainare questa evoluzione. Relativamente agli eco-
investimenti, ad esempio, le città che in assoluto e in percentuale, ospitano più
imprese green sono Milano, Roma, Napoli, Torino e Bari, con la Lombardia
che, tra le regioni, doppia il Veneto secondo classificato. Mentre riguardo alla
dimensione d'impresa, è singolare notare come le realtà che assumano più
figure "green" - “ciascun lavoratore che applica competenze verdi nello
svolgimento di tutte o di una parte delle proprie mansioni lavorative”, secondo
la classificazione dell'Eurobarometro - sono quelle con meno di dieci
dipendenti. Forse piccolo non sarà più così bello, ma di sicuro è “verde”.
Venerdì 23 Ottobre 2015      Segui @Agenzia_Italia   
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Articolo completo
Ambiente: rapporto Symbola-Unioncamere sulla green economy
(AGI) - Roma, 23 ott. - "Green economy: la sfida del futuro - L'Italia verso la Cop21 di Parigi" e' il tema del Rapporto
GreenItaly [...]
Energia: GE Oil & Gas apre porte stabilimento alla comunita'
Ambiente: rapporto Symbola-Unioncamere sulla green
economy
17:10 23 OTT 2015
(AGI) - Roma, 23 ott. - "Green
economy: la sfida del futuro - L'Italia
verso la Cop21 di Parigi" e' il tema del
Rapporto GreenItaly 2015 di Symbola
e Unioncamere che verra' presentato
il 30 ottobre, ore 11, presso la sede
della stessa Unioncamere (piazza
Sallustio 21). La ricerca sara'
illustrata da Domenico Mauriello,
responsabile Servizio Ricerca e
Formazione di Unioncamere, e
interverranno Ivan Lo Bello,
presidente Unioncamere, Ermete
Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Francesco Starace, amministratore delegato
Enel, e Roberto De Santis, presidente del Conai (Consorzio nazionmale imballaggi). (AGI) .
 
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GREENECONOMY
FOCUS Lunedì09Novembre2015
www.ilsole24ore.com
Intervista
aGentiloni
Riciclo.L’economiacircolareèlastradaobbligata
persalvaguardarelerisorsedelpianeta upagina16
La ricerca. Il rapporto GreenItaly 2015 è il sesto realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con Conai
Laviaitalianaallasostenibilità
Quasi400milaaziendehannoinvestitointecnologieperridurrel’impattoambientale
diLuca Salvioli
C’
è una via italiana alla
green economy, fatta
daquelle372milaazien-
dechedal2008aoggihannode-
ciso di investire in tecnologie
che consentono di ridurre l'im-
patto ambientale, risparmiare
energie e contenere le emissio-
nidiCo2.Setteannifasipoteva-
no solo avanzare previsioni, e
essere ottimisti nell'anno del
fallimento di Lehman Brothers
non era facile. Oggi si possono
trarre alcune conclusioni, e per
alcuniaspettivannooltrelepiù
rosee aspettative. Il rapporto
GreenItaly 2015, il sesto realiz-
zato da Fondazione Symbola e
Unioncamere in collaborazio-
neconConai,metteentrambele
mani in questa trasformazione
economico-culturale dell'im-
presaitaliana.Lapremessa,for-
seovvia,èchelagreeneconomy
non si riduce a eolico e fotovol-
taico, ma guarda a tutta quella
manifattura italiana che ha sa-
putorinnovarsisecondoquesta
chiave con l'importante conse-
guenzadiaverprodotto102,497
miliardi di euro di valore ag-
giunto,ovveroil10,3%dell'eco-
nomia nazionale, e 2 milioni e
942milagreenjobs.
«Le imprese italiane hanno
interpretato la seconda ondata
dellaglobalizzazionepuntando
su fasce alte del mercato facen-
dolevasuldesign.Ilprodottoha
incorporato anche una dimen-
sione culturale, diventando
unico–spiegaDomenicoStura-
botti, direttore di Symbola -. In
questolasostenibilitàhagioca-
toundupliceruolo.Innanzitut-
toc'èstataunariduzionedeico-
sti nelle fasi di produzione: ad
esempio un uso più efficiente
dei materiali nella realizzazio-
ne e un grande lavoro nell'otti-
mizzazione dei processi ener-
geticieneiconsumidiacqua».
È il caso dell'industria della
ceramica,chehamessosulmer-
cato mattonelle di design più
sottili. Oppure la nautica, con
navi che usano meno materiale
cheinpassato,conmaggioreae-
rodinamica,minorpesoemino-
riconsumi.Oancora,edèlase-
condaideadisostenibilità,“set-
toricomeilvinochesisonocol-
locati su nicchie di qualità
distinguendosi per una minor
improntaecologica».
Domenico Mauriello, re-
sponsabile servizio ricerca e
formazione di Unioncamere,
sottolineacome«adifferenzadi
altri Paesi come la Germania in
cui l'industria green è nata co-
me risposta a precise politiche
incentivanti,inItalia,aeccezio-
ne delle ristrutturazioni ener-
getiche, si tratta di una rivolu-
zionepartitadalbasso.Ilmerito
è di quelle centinaia di migliaia
di piccole e medie imprese che
hanno saputo cogliere nella tu-
tela dell'ambiente il motore di
sviluppo economico e sociale
deiterritori».
MadeinItaly
Sono i settori forti del made in
Italy a fare la parte del leone in
questaconversione:dall'agroa-
limentare all'edilizia, dalla ma-
nifatturaallachimica,dall'ener-
gia ai rifiuti; tutta la filiera della
logistica e una nuova forma di
turismosostenibile,dallatodel-
la domanda e dell'offerta. Un
tratto distintivo della green
Italyèlacapacitàdiimporsisui
mercati esteri: le imprese
esportano nel 18,9% dei casi, a
fronte del 10,7% di quelle che
non investono nel verde. Nella
manifattura il 43,4% contro il
25,5%. E sono più presenti nei
mercati extra-europei. Ancora,
le imprese green innovano di
piùdellealtre:il21,9%hasvilup-
pato nuovi prodotti o servizi,
controil9,9%dellenoninvesti-
trici.Spintodaexporteinnova-
zione, il fatturato è aumentato,
fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle
imprese che investono green,
contro il 13,4% delle altre. Per-
centuali che nel manifatturiero
salgonoal27,4%controil19,9%.
Capitololavoro
Anche nel creare lavoro la so-
stenibilitàèundriverimportan-
te,siatraleimpreseeco-investi-
tricichetralealtre.Il14,9%delle
assunzioni previste per il 2015
(74.700 posti di lavoro) riguar-
dagreenjobs,sogliacresciutadi
4 punti percentuali rispetto al
2009. Nell'area aziendale della
progettazione e della ricerca e
svilupposiarrivaal67%.
Lefigureprofessionalipiùri-
chieste sono: l'installatore di
impianti termici a basso impat-
to,l'ingegnereenergetico,iltec-
nico meccatronico, l'ecobrand
manager, l'esperto di acquisti
verdi, l'esperto in demolizione
per il recupero dei materiali,
l'esperto del restauro urbano
storico, il serramentista soste-
nibile, l'esperto nella commer-
cializzazione dei prodotti di ri-
ciclo,ilprogrammatoredelleri-
sorse agroforestali, l'esperto in
pedologia–lascienzachestudia
il suolo, la genesi, sua composi-
zione, le variazioni, soprattutto
a fini agricoli -, l'ingegnere am-
bientale,lostatisticoambienta-
leeilriskmanager.
Iprimati
Dalrapportoemergeancheche
l'Italia vanta alcuni primati sul
fronte dell'ambiente a livello
europeo.Aparitàdivalorepro-
dottolenostreaziendeutilizza-
no meno materie prime ed
energia e producono meno ri-
fiuti ed emissioni. Per quanto
riguardainvecel'energiautiliz-
zata siamo secondi tra i big
player europei, dietro al solo
Regno Unito. L'Italia è il Paese
piùefficienteinEuropanellari-
duzionedeirifiuti,leadernelri-
ciclo europeo e secondo nella
riduzione delle emissioni in at-
mosfera tra le cinque grandi
economiecomunitarie.
©RIPRODUZIONERISERVATA
PIERLUIGILONGO
INTERVISTA IvanhoeLoBello PresidenteUnioncamere
«L’ambienteportavalorealleaziende»
diGiuseppeLatour
«L
a green economy oggi
sta dentro la catena del
valore delle aziende e
costituisce un fondamentale fat-
toredicompetitività».PerIvanLo
Bello,presidentediUnioncamere
evicepresidentediConfindustria,
i numeri del rapporto Greenitaly
dimostranocomesiaormaimatu-
rounostravolgimentoepocale:la
“sceltaverde”iniziaapagare,por-
tando dei ritorni concreti e tangi-
bili. Anche se restano questioni
aperte, a partire dalla formazione
delpersonalesullenuovetecnolo-
gie: il sistema non è ancora ade-
guato ma le riforme del Governo
sull’alternanza scuola-lavoro do-
vrebberomigliorarelasituazione.
Come spiega la svolta verde
che migliaia di imprese stanno
compiendo?
Sonoconvintocheallabasedel-
lesceltecompiuteinquestianni,o
di quelle che 120mila imprese in-
tendonoeffettuarenel2015,cisia-
no due fattori concomitanti. Da
una parte, l’attenzione crescente
manifestatadaiconsumatoriaite-
midellatutelaambientaleedelfu-
turodelpianeta.Unarecenteinda-
gine di Unioncamere mostra che
ottoitalianisudiecisonodispostia
spenderedipiùperunprodottoo
un servizio rispettoso dell’am-
bienteeil51%pagherebbequalco-
sa in più sulla bolletta se sapesse
che l’energia è prodotta da fonti
rinnovabili. Questo risultato è in-
dicativo di un progressivo cam-
biamento di sensibilità, di cui ov-
viamente le nostre imprese non
potevanonontenerconto.
Qualèilsecondoaspetto?
Sappiamo bene che l’economia
italiana ha fatto della qualità e del-
l’innovazionelasuaprimaarmaper
competere, tanto in Italia quanto
all'estero.Laqualitàèl'elementodi-
stintivodelmadeinItaly.Lagreen
economyoggi,nellasuaaccezione
più ampia, sta dentro la catena del
valoredelleaziendeecostituisceun
fondamentalefattoredicompetiti-
vità. Insomma, credo che gli im-
prenditori italiani abbiano capito
chelasceltaverdepaga.
Comevedelafortespintache
arrivadal Sud?
La distribuzione territoriale
delle imprese della green eco-
nomyèlegataingranpartealmo-
dellodispecializzazioneprodutti-
vaterritoriale.Unruoloimportan-
teinquestariconversione“verde”
delnostrosistemalohannoavuto
e lo stanno avendo alcuni settori
determinanti per l’economia del
Mezzogiorno, come il turismo e
l’agroalimentare, dove sostenibi-
litàèsinonimodiqualità,difesadel
territorio, promozione delle pro-
duzionilocali.
Parlandodisettori,lamanifat-
turaparetrainante…
La green economy parte dal si-
stema industriale. Nell’edilizia,
però,comeinbuonapartedeiser-
vizi, a cominciare dal turismo, gli
investimenti“green”sistannodif-
fondendo. Le imprese edili speri-
mentano soprattutto le innova-
zionineimaterialienelletecniche
costruttiverelativeallabioedilizia
e alle attività di razionalizzazione
deiconsumienergeticidegliedifi-
ci. Un lavoro enorme e davvero
importanteperilnostroPaese.
DallatodelGovernoservono
incentiviperilgreen?
InItaliailprocessodiriconver-
sione verde è partito dal basso, è
stata una scelta consapevole e in-
dividuale delle imprese per ri-
spondere alle sfide del mercato.
Per quanto riguarda gli incentivi,
non credo francamente che deb-
bano essere mirati a favorire l’in-
novazione green. Penso invece
che l’innovazione in generale do-
vrebbe essere sostenuta, legando
gliinterventiquantopiùpossibile
all’occupazione.
Crede che il sistema sia ade-
guato a rispondere alla doman-
dadiprofilitecnicidapartedelle
imprese?
Ilsistemaancoranonèadegua-
tomaritengocheirecentiprovve-
dimentidelGoverno,inparticola-
re quello sull’alternanza scuola-
lavoro, aiuteranno a ridurre il mi-
smatch tra mondo della
formazioneeimprese.L’alternan-
za,divenutaoraobbligatoriaapar-
tiredalterzoannodiscuolasupe-
riore,èunostrumentofondamen-
tale per dare ai ragazzi le compe-
tenzeeleesperienzeperinserirsi
nelmondodellavoro.Ealleimpre-
seoffrel’opportunità,soprattutto
se,comeciauguriamo,iprogettidi
alternanzanascerannodaunaco-
progettazioneconlescuole,dipo-
tercontaresugiovanilevecheen-
tranoinaziendadopoavernefatto
almenounprimoassaggio.
©RIPRODUZIONERISERVATA
IMAGOECONOMICA
PresidenteUnioncamere.
IvanhoeLoBello,52anni
IlfuturodelPaese
èlagrandeonda
dell’innovazione
diErmete Realacci
I
l soft power che ha accom-
pagnato l'Italia nell'Expo
di Milano va ora messo in
campo per il successo della
Cop21,ilsummitmondialesul
climadiParigi.Un'ideadieco-
nomia,disocietà,difuturofor-
te perché affonda radici nella
realtà.Edèvisibileperchinon
guarda il Paese con occhio pi-
groedistante,magarioffusca-
to dalle lenti delle agenzie di
ratingodeldeclinismo.
È quello che ha fatto inque-
sti anni il rapporto di Fonda-
zione Symbola e Unioncame-
re sulla green economy italia-
na. GreenItaly 2015 conferma
che ci sono le condizioni per
affrontarelacrisi,contrastare
imutamenticlimatici,dareun
futuroallanostraeconomia.
Apattodievocarelemiglio-
rienergiedelPaese,difarele-
va sui talenti e sui territori. A
patto di incoraggiare un'eco-
nomia che è più forte perché
ha «alle spalle una rete robu-
sta di solidarietà, un sistema
di imprese coscienti della
propria funzione sociale, un
retroterra di legalità, cono-
scenze diffuse, passioni civi-
li», come ha detto il presiden-
teMattarella.
A patto di puntare sulle ri-
sorsepiùpromettenti:l'inno-
vazioneelaricerca,laRete,la
green economy. Proprio le
impresecheinvestonoecon-
tinuano a scommettere sulla
sostenibilità hanno risultati
sorprendenti e garantiscono
al Paese un positivo spread
green.
Un dato importante perché
la sfida a Parigi non è solo cli-
matica ma anche tecnologica,
economica, geopolitica. E so-
ciale, come ha ricordato Papa
Francesco, autore quest'anno
del documento più autorevo-
le, visionario e concreto
sull'ambiente:l'enciclicaLau-
dato sì. Una sfida che molte
nostre imprese hanno già in
parteaccettato.
Durante la crisi (2008-2015)
372mila imprese dell'indu-
stria e dei servizi con dipen-
dentihannoinfattiinvestitoin
prodotti e tecnologie green.
Un'impresa su quattro ha
puntato sulla sostenibilità co-
me antidoto alla crisi e leva
competitiva. Ed hanno colto
nelsegno:glieco-investimen-
tisiassocianoaundinamismo
sui mercati esteri nettamente
superiore al resto del sistema
produttivo: il 18,9% di chi in-
veste green esporta, a fronte
del10,7%dichinoninveste.
Nella manifattura il 43,4%
controil25,5%,eil30,7%inno-
va contro il 16,7% delle altre
imprese. Mentre in agricoltu-
ra vantiamo il primato mon-
diale per i prodotti distintivi
(Dop, Igt, e Doc), e insieme i
primatieuropeipernumerodi
impresebiologiche,valoreag-
giunto per ettaro e riduzione
delleemissionidigasserra.
Per non parlare dell'occu-
pazione.Nel 2015,il 14,9%del-
le assunzioni previste (74.700
posti di lavoro) riguarda pro-
prio green jobs, che si tratti di
ingegnerienergeticioagricol-
toribiologici,espertidiacqui-
stiverdi,tecnicimeccatronici
o installatori di impianti ter-
mici a basso impatto: una cre-
scita di 4 punti percentuali ri-
spettoal2009.
Nella ricerca e sviluppo si
arrivaal67%,adimostrazione
del legame sempre più stretto
tragreeneconomyedinnova-
zione. Se poi andiamo oltre lo
steccato dei green jobs pro-
priamente detti e guardiamo
la richiesta di competenze
green, vediamo che le assun-
zioneconquestirequisitisono
219.500. Messi insieme fanno
294.200 occupati, il 59% della
domandadilavoro.
Nonostanteitantiproblemi
aperti, queste imprese, inclu-
selePmi,hannospintol'intero
sistema produttivo nazionale
verso una leadership europea
in molte performance am-
bientali.
Leimpreseitaliane,peruni-
tà di prodotto, sono seconde
tra i grandi Paesi europei per
consumoefficientedimateria
edenergia,dopoilRegnoUni-
to, che però ha un'economia
più legata a finanza e servizi,
mentre noi siamo un grande
Paesemanifatturiero.
LaGermaniainquesteclas-
sifiche arriva sempre dopo. E
siamo avanti nell'economia
circolare perché è nei nostri
cromosomi: per un Paese tra-
sformatore e privo di materie
primecomeilnostro,chepun-
tasuqualitàebellezza,èdeci-
sivo.Siamoadesempioleader
europeinelricicloindustriale:
recuperiamo25milioniditon-
nellate di materia ogni anno
sui163totalieuropei.
LaGermaniachehaun'eco-
nomia più grande. Con un ri-
sparmiodienergiaprimariadi
oltre 15 milioni di tep, e 55 mi-
lioniditonnellatediCo2evita-
te.Questosiungiacimentoda
coltivareedavalorizzare.
La spinta green sposta
inoltre la nostra economia
verso una dimensione più
collaborativa: dalla produ-
zione diffusa dell'energia
rinnovabile (oltre 800 mila
impianti) alle nuove modali-
tà di consumo –dal car sha-
ring alle piattaforme legate
alla sharing economy.
Nonècertolapanaceaperi
maliantichidelPaese:nonso-
loildebitopubblicoelacorru-
zione, ma le diseguaglianze
sociali, l'economia in nero e
quella criminale, il ritardo del
Sud,unaburocraziainefficace
espessosoffocante.
È però la strada di un'Italia
coraggiosa, in grado di guar-
dareavanti,un'Italiacompeti-
tivaeinnovativasucuifarele-
va:un'Italiachefal'Italia.
Obama considera gli ac-
cordi di Parigi parte impor-
tante della sua eredità politi-
ca. La Cina è finalmente in
campo. L'Europa è chiamata
a confermare una leadership
cherischiadiappannarsi.Ma
la posta più importante è per
la “famiglia umana”: dimo-
strare che su questo, come su
altri temi cruciali, è possibile
un approccio multilaterale,
collaborativo, pacifico. E che
funziona.
Dice Shakespeare nel Giu-
lio Cesare: «C'è una marea
nelle faccende degli uomini
checoltaalsuoapiceconduce
alla fortuna, una volta persa
tutto il viaggio della vita è de-
stinato a miseria e avversità».
L'Italia di GreenItaly può aiu-
tareacoglierequestamarea.
presidentedellaFondazioneSymbola
LASTRADAOBBLIGATA
Economiacircolaredecisiva:
unPaesetrasformatore
eprivodimaterieprime
comeilnostrodevepuntare
suqualitàebellezza
«Ottoitalianisudieci
sonodispostiaspendere
dipiùperunprodotto
rispettosodell’ambiente»
Anno 2013, media geometrica
dei numeri indice degli indicatori
con base Ue=100,0
* Francia,Italia,Germania,SpagnaeR.Unito
Fonte:FondazioneSymbola,Unioncamere-
RapportoGreenitaly,2015
Lussemburgo 212,4
Italia 152,7
RegnoUnito 149,9
Danimarca 136,1
Irlanda 130,7
5 Paesi Ue* 129,4
Francia 129,1
Spagna 127,8
Belgio 122,0
Austria 120,4
Malta 116,0
Paesi Bassi 115,9
Germania 109,6
Portogallo 106,3
Ue27 100,0
Eco-efficienza
LARIDUZIONEDEICOSTI
Nellefasidiproduzione
èpresenteunuso
piùefficientedeimateriali
eun'ottimizzazione
deiprocessienergeticieidrici
ILSUMMIT
LasfidaalverticeCop21
inprogrammaaParigi
nonèsoloclimatica
maanchetecnologica,
economicaegeopolitica
I NUMERI DEL GREENITALY
102miliardi
Il valore aggiunto
I dati Greenitaly 2015, il sesto
report annuale a cura di
Fondazione Symbola e
Unioncamere, promosso in
collaborazione con il Conai,
stimano in 102,497 miliardi il
valore aggiunto. Il dato è pari al
10,3% del totale
32%
Manifatturesultotaledelsettore
Nonostanteledifficoltà,
dall'iniziodellacrisi,piùdi
un'aziendasuquattroha
scommessosulgreen.Una
propensionecheabbracciatuttii
settoridell’economia-daquelli
piùtradizionaliaquellihigh
tech,dall'agroalimentare
all'edilizia,dallachimica
all'energiaairifiuti–chesalenel
manifatturieroal32percento
3milioni
Ipostidilavoro
Esattamente sono 2,942 milioni
green jobs, ossia occupati che
applicano competenze verdi,
una cifra che corrisponde al
13,2% dell'occupazione
complessiva nazionale ed è
destinata a salire ancora entro
dicembre
294mila
Assunzioni2015
Inuoviposticreati,legatia
competenzegreen,assommeranno
al59%delladomandadilavoro
372mila
Leaziendeitaliane
Sono pari al 24,5% del totale
dell'industria e dei servizi
che dal 2008 hanno investito, o
lo faranno quest'anno,
in tecnologie green per ridurre
l'impatto ambientale,
risparmiare energia
e contenere le emissioni
di Co2
120mila
Imprese2015
Soloquest'anno,incoraggiatedai
primisegnalidellaripresa,120mila
impresehannoinvestitogreen,o
intendonofarloentrodicembre,il
36%inpiùrispettoal2014
18,9%
Leaziendecheesportano
LesocietàdellagreenItaly
hannoundinamismosui
mercatiesterinettamente
superiorealrestodelsistema
produttivoitaliano:esportano
nel18,9%deicasi,afrontedel
10,7%diquellechenon
investononelverde
INTERVENTO
«Gasserraerinnovabili:eccolepropostedell’Italia
alverticediParigisulclimatechange» upagina17
Paolo
Gentiloni
16 Greeneconomy IlSole24Ore
Lunedì9novembre2015- N.309
Inumeridelriciclo
Le potenzialità del riciclo. Lapopolazionemondialepotrebbetoccaregli11miliardiallafinedelsecolodagliattuali7,3miliardi
Economiacircolarestradaobbligata
Èl’unicapossibilitàdirallentarelaspoliazionedellerisorsedelpianeta
diElena Comelli
N
onpiùusaegetta,mausae
ricicla.Dopolarivoluzio-
nedeiprodottimonouso,
partita dalle lamette Gillette
all'iniziodelsecoloscorso,quan-
dolerisorsedelpianetasembra-
vano inesauribili, e oggi estesa a
vastefettedelmercatodeibenidi
consumo,ilpendolotornaindie-
tro. La popolazione mondiale
crescealritmodi80milionidiin-
dividuiall'annoepotrebbetocca-
regli11miliardiallafinediquesto
secolo, dai 7,3 miliardi di oggi.
L'ascesa sociale delle fasce più
poveredell'umanitàèancorapiù
rapida:daquial2030ben3miliar-
di di nuovi consumatori entre-
ranno nella classe media e spin-
gerannoladomandadibenieser-
vizialivellisenzaprecedenti.Da
qui,l'attualitàcrescentedell'eco-
nomiacircolare,l'unicapossibili-
tàdirallentarelaspoliazionedel-
lerisorsedelpianeta.
«La produttività delle risorse
nell'Ue è cresciuta del 20% nel
periodo2000-2011»,sileggenella
comunicazione della Commis-
sione Ue «Verso un'economia
circolare»,allabasedellanorma-
tivaeuropeainviadidefinizione.
«Sequestaevoluzionesimanter-
ràcostante,entroil2030avremo
un ulteriore aumento del 30%,
corrispondenteaunincremento
delPilquasidell'1%eallacreazio-
nedioltre2milionidipostidila-
voro in più rispetto allo status
quo».Obiettiviambiziosi,acuiil
sistema produttivo europeo de-
veprepararsi.Macomesuperare
lelogichelineari,cheprevalgono
nell'attuale sistema di produzio-
ne industriale? Nelle prime fasi
del cerchio le resistenze sono
chiare. Per quanto riguarda la
sceltadellematerieprime,afare
resistenza sono soprattutto le
normative,cheinnalzanobarrie-
re contro l'uso delle materie pri-
meseconde.Anchelaculturadel
consumoincidemolto:ilrecupe-
rodellematerieprimesecondee
frenato dalla difficolta di far ac-
cettare al consumatore finale
prodotti con una performance
marginalmente inferiore rispet-
to alle alternative tradizionali,
fabbricate con materie prime
vergini. Per fortuna esistono an-
che forze centripete che aiutano
lacircolarità,comeadesempioil
vantaggio per l'impresa di sot-
trarsiallavolatilitàdeiprezzidel-
lematerieprime,iltagliodeicosti
derivantedalrisparmioenergeti-
coelenuoveopportunitàdimer-
cato legate allo sviluppo di pro-
dottiverdi.
In Italia - in base al rapporto
GreenItaly 2015 di Fondazione
Symbola e Unioncamere - il set-
toreeconomicodelrecuperodei
materialihaconosciutounaforte
crescitaediversificazione,apar-
tiredaglianniNovanta.Dasetto-
re prevalentemente incentrato
sulla rottamazione dei metalli
ferrosi, il riciclo si è fortemente
diversificato, con un crescente
peso della lavorazione della car-
ta,delleplastiche,deirifiutidiap-
parecchiature elettriche e elet-
troniche,maanchedelrecupero
degli inerti e delle biomasse. «In
undecennio,ilnumerodelleim-
prese è passato da 2.283 a 3.105,
conunacrescitadel39%,chenon
siinterrompeneancheneglianni
della recessione. Gli occupati
nello stesso lasso di tempo sono
quasi raddoppiati, passando da
circa13milaaoltre25mila,conun
incremento anche durante la re-
cessione(+13%trail2008eil2012).
A confronto con la media del
settore manifatturiero, il settore
industrialedelrecuperomateria-
liemergecomeunodeisettoripiù
brillanti. In Italia – ed analoga o
persinopiùmarcataèlatendenza
inEuropa–ilrecuperodeimate-
rialiinsensostrettoècresciutoa
ritmibensuperioridell'industria
manifatturieranelsuoinsieme.
Trail2002eil2007,leimprese
italianedelriciclosonocresciute
del9,1%,afrontediunariduzione
del 7% del totale manifatturiero,
mentreilvaloreaggiuntodelrici-
clo è cresciuto del 64% (totale
manifatturiero +15%) e gli occu-
pati sono aumentati del 32% (to-
talemanifatturiero-3,7%).«Maè
soprattuttonelperiodo2008-2011
(eidatiprovvisorisugliannisuc-
cessiviloriconfermano),cioènel
mezzodellapiùgraverecessione
dell'economia italiana, che que-
sto settore ha avuto prestazioni
assolutamente in controtenden-
za», si legge nel rapporto. È cre-
sciutoancorailnumerodelleim-
prese (+7%), il valore aggiunto
(+40%) e gli occupati (+11%),
mentre per l'insieme dell'indu-
striamanifatturieratuttiidatiso-
no in calo (-7% le imprese, -2% il
valoreaggiunto,-11%lavoratori).
L'industria del riciclo si ap-
provvigiona principalmente dal
circuito dei rifiuti industriali
«Ancora nel 2012, l'Italia è il se-
condo Paese europeo, dopo la
Germania,perquantitàriciclatee
con il più alto riciclo industriale
procapitetraigrandiPaesieuro-
pei»,attestailrapporto.Madaqui
all'economia circolare vera e
propria,ilpassoèancoralungo.
Circolarità non significa, in-
fatti,riciclareimaterialidiscar-
tonellediversefasidiproduzio-
ne,maevitareilpiùpossibilegli
scarti,riducendocosìilflussodi
materieprimeedirisorsenatu-
rali in entrata nel sistema eco-
nomico.Sitrattadunquedipen-
sare i prodotti e i servizi in fun-
zione di un efficace riutilizzo, a
partire dal progetto iniziale,
puntando a superare le perdite
di efficienza causate dalla fuo-
riuscita dal sistema produttivo
di materiale potenzialmente
ancorautileevalorizzabile.Pa-
radossalmente,quandosaremo
arrivati a un'economia vera-
mentecircolare,ilsettoredelri-
ciclocominceràacalareinvece
di crescere. È una meta ancora
moltolontana.
@elencomelli
Ceramica. Tecnologie Bat per ottenere le certificazioni d’eccellenza Ecolab e Leed
Piastrelleverdi
emacinaasecco
AlbertoMagnani
N
asce,sivende,sirigenera.
Dai distretti italiani ai
mercati internazionali,
semprepiùattrattidalbinomioin
crescitatramadeinItalyesoste-
nibilità.Èilciclocheguidal'inno-
vazione della ceramica, uno dei
settorichehasposatol'evoluzio-
ne «circolare ed efficiente» dei
vecchisistemieconomici.
Con tutti i mezzi a disposizio-
ne, a partire da tecnologie Bat
(Bestavailabletechniques)capa-
ci di garantire ai manufatti in
uscita da botteghe e distretti na-
zionali due certificazioni d'ec-
cellenzacomeEcolabeLeed.Ma
in cosa consiste la virata green
della “terra da vasaio” sfornata
dallenostreaziende?
Sulfrontedelrisparmioener-
getico, è in corso un efficienta-
mento che cerca di tagliare i
consumi più corposi richiesti
dall'industria.
IdatiriportatidaSymbolapar-
lanodiunaspesada500milionidi
euro l'anno, divisa tra i consumi
termici (solo la cottura ne assor-
be il 48,1%) ed elettrici (macina-
tura e pressatura, in due, richie-
donoil25%delfabbisogno).
La sintesi tra innovazione di
processo e nuova progettazio-
ne delle macchine ha consenti-
to di ridurre del 50% i consumi
per tonnellata, nello stesso ar-
co di tempo che ha visto rad-
doppiare gli ouput.
Quanto ai consumi d'acqua, la
natura“idrovora”dellaproduzio-
nediceramicaèstataridimensio-
natagrazieaunricorsoafontirici-
clatecheincideperil70%sull'atti-
vitàdiundistrettodecisivocome
quelloSassuolo.Finqui,irisultati
giàmessiasegno.
Per il futuro, Confindustria
Ceramicahaelaboratodelle«Li-
neeguideperladiagnosienerge-
tica», un vademecum di stru-
menti di calcolo e best practice
per migliorare le prestazioni del
settore.
Qualchecasod'eccellenza,tra
quelli citati da Symbola? A spic-
care sono marchi come Casal-
grande Padana, LB e Coem. Ca-
salgrande Padana, in collabora-
zione con Toto Ltd in Giappone,
hamessoapunto“BiosSelf-Clea-
ning”: piastrelle bioattive in grès
porcellanato, capaci di garantire
un processo autopulente (elimi-
nazionedibatterieeabbattimen-
to degli agenti inquinanti, ndr)
cheriducel'impattoemigliorala
qualitàambientale.
Lb ha ampliato il raggio
d'azione delle macinazione a
secco con Vertical milling sy-
stem, un “mulino verticale” che
operaconunsistemadirulliega-
rantisceunafinezzadelmacina-
to paragonabile a quella dei si-
stemi tradizionali. Infine Coem:
la sua linea Eco++ inserisce
nell'impasto, con dosi diverse,
rifiutivetrosipostconsumi(fino
al 30%) e rifiuti ceramici. Risul-
tati?Minor costo dei materiali,
vantaggio dal recupero e possi-
bilitàdieseguirelacotturaacen-
togradiinmenorispettoallame-
diadialtrisistemi.
©RIPRODUZIONERISERVATA
Scuola. L’obiettivo è stimolare la creatività su quadrati di stoffa
Bimbiarteficideldomani
con«Patchforfuture»
D
ateglistoffaecolori,cam-
bieranno il mondo. A di-
segni. È l'intuizione che
ha dato il via a Patch for future,
iniziativa per scuole ispirata agli
8 obiettivi del millennio e pro-
mossadallaFondazioneSymbo-
laincollaborazioneconlaKipIn-
ternational School e il Miur.
Obiettivo del contest, nato da
un’ideadell'artistaitalo-iraniano
HowtanRe?Sprigionarelacrea-
tivitàdigiovanissimisuquadrati
distoffada30x30centimetri,per
“tradurre in colori” i messaggi
dell'Expoappenaconcluso:dallo
svilupposostenibilealcontrasto
allapovertà,dallaprotezioneam-
bientaleaglisprechialimentari.
Unasfidaraccoltada1.600ra-
gazzi, in arrivo da cento classi
da scuole primarie e seconda-
rie. Il podio finale, proclamato
loscorso24ottobrealpadiglio-
neKipdiExpo,hafattosaliresul
primo gradino un’intera classe
dell’Istituto Pascoli-Alvaro di
Siderno (Reggio Calabria), se-
guita da Mendi Valeri (Istituto
perlescienzeumane“S.Rosadi
Viterbo) e Ismail Khadim
(scuola media statale “A. Mi-
gliavacca” di Vobarno, in pro-
vinciadiBrescia).
I contenuti dei “patch” vin-
centi?Nell’ordine:unabambina
che abbraccia il globo, sintesi a
colori dei laboratori sui «temi
delMillennio»svoltodaallievie
insegnanti;unuomochinoconil
mondo in mano e le fabbriche
sulla schiena, simbolo della re-
sponsabilità individuale; due
manichecingonounaterrarita-
gliatasustoffa,richiamoalruolo
dei cittadini (e dei bambini) sul
domanidelpianeta.
L'esperienza, però, non è ar-
chiviata. Una selezione delle
5mila pezze raccolte nell'angolo
diPatchforfutureall'Expomila-
nese è confluita in The Globe:
un'operadi3metriafirmadiRe,a
formadimappamondoecompo-
sta dalle stesse pezze sfornate
dallafantasiadeibambini.Espo-
sta a Rho fino ad ottobre, The
GlobevoleràaNewYorkperes-
sere donata alle Nazioni Unite
con una cerimonia ufficiale alla
Fao.SecondoRobertaPisa,della
comunicazione di Symbola, il
“globo”diReèun«corodellevo-
cichehannopresoparteaPatch
forfuture».«Expocisembravail
luogo ideale per trovare terreno
fertile. Trattandosi di tematiche
cheguardanoalfuturo,nonpote-
vamo che pensare alle scuole: i
bambini sono gli artefici del do-
mani»dicePisa.
Il linguaggio del disegno ha
semplificato i contenuti? Non è
facilespiegare,dazero,cosasono
leemissionidiCO2osogliadipo-
vertà.«Alivellopsicologicoepe-
dagogico,ildisegnoèunamoda-
litàpiùspontaneadiespressione.
Poi c'è stata una doppia visione:
attivaperchéiragazzisisonopo-
tuti esprimere, passiva perché
hanno incamerato nozioni inu-
suali per un percorso scolastico
della loro età. Ma utili a capire
quantolicirconda».
Al.Mag.
©RIPRODUZIONERISERVATA
Mobilità. Scende il rapporto auto private/abitanti
Dalleautoallebici
Milanovainsharing
«D
ieci anni fa, a Mila-
no, si contavano 65
auto private ogni
100 abitanti. Oggi il rapporto è
di51a100.Questociconsentedi
competere con le grandi città
europee in tema di sostenibili-
tà». Pierfrancesco Maran, as-
sessoreallaMobilitàdelComu-
ne, descrive così la “trasforma-
zioneinsharing”dellestradedi
Milano: dalle Fiat 500 alle bici-
clette, la condivisione sta en-
trandonellecordedellaviabili-
tà cittadina. Con la stessa velo-
cità di app, social network e
piattaforme condivise sullo
smartphone.
In cima alla lista proprio il
car sharing, mercato che con-
centraaMilanol'80%dellasua
offerta italiana. Oggi si conta-
no300milaiscrittisoloall'om-
bra del Duomo, per un parco
auto di 2mila vetture suddivi-
so tra i marchi principali di
Car2go,EnjoyeTwist.Enonè
tutto, perché ai “classici” del
caso si aggiungono Guidami –
fruttodellacollaborazionetra
Legambiente e Atmi – e Sha-
re'ngo:unserviziodiautoelet-
triche con tariffa personaliz-
zata e free floating, cioè la li-
bertà di parcheggiare ovun-
que e senza il bisogno di
riportareilmezzoaccantoalle
colonninediricarica.
Così come “libero” è il par-
cheggio degli scooter in sha-
ring,unaflottadi150mp3messi
a disposizione da Eni e Piaggio
sottolostessomarchioEnjoy.E
per gli amanti dei pedali? Mila-
nononèimpreparata.Anzi:èat-
tiva dal 2008 BikeMi, piattafor-
madimezzi“usaaparcheggia”
composta3.650bicitradizionali
e mille biciclette elettriche. La
rete è cresciuta fino a contare
43milaabbonati,12milaprelievi
al giorno e 257 stazioni sparse
nell'area metropolitana. E han-
no iniziato a comparire, da po-
co, sellini a misura di bambino:
JuniorBikeMi,inpiazzaCastel-
lo,metteadisposizione(gratis)
21bicicletteagiovanissimidai5
agli 11 anni di età per corse nel
perimetrodiparcoSempione.
Al.Mag.
©RIPRODUZIONERISERVATA
500milioni
Eurol’anno
Spesa comprensiva dei
consumi termici ed elettrici
1.600Glistudenticoinvolti
Sonogliallievidicentoclassi
discuoleprimarieesecondarie
Plastica. Dopoilferroèilsettorechedàpiùlavoro
Sharing economy. La mappa delle piattaforme
Lacondivisione
incidesuambiente
equalitàdellavita
Alessia Maccaferri
pLasostenibilità,unodeiva-
lorifortidellasharingeconomy,
mette radici profonde in Italia.
Crescono infatti le piattaforme
collaborative che – in modo di-
rettooindiretto–incidonosul-
l’ambienteelaqualitàdellavità.
Apartiredaitrasporti.
Lepiattaformechefacilitano
lamobilitàerano17l'annoscor-
so e sono 22 oggi, secondo l’in-
dagine “Sharing economy: la
mappatura delle piattaforme
2015” - curata da Collaboria-
mo.org,inpartnershipconPhd
-chesaràpresentataoggiaSha-
ritalyaMilano,nell'ambitodel-
lasettimanadell'economiacol-
laborativa.
Fra le piattaforme censite,
ben 15 servizi sono di ridesha-
ring, offrono la condivisione di
postiautosulunghetratte(Au-
toincomune, Autostrade Car-
pooling,Avacar,Blablacar,Dri-
vebook, Flootta, iGoOn, JoJob,
Roadsharing, Viaggiansieme),
o in città (Clacsoon, Letz-go,
Mooca, Scooterino, Strappo).
TraquestiancheClubsharingè
uncar-poolingperchifrequen-
ta i locali notturni, concerti o
eventi musicali. Parksharing e
Sparkyclub, invece, permetto-
nodiaffittareilpropriogarageo
postoautosottocasa.
ArrivanoancheinItaliapiat-
taforme(CanGo,TocTocboxe
YouPony) che offrono conse-
gneadomicilio,serviziocheri-
scuote un certo successo negli
Stati Uniti. Infine Scambiotre-
nocheconsenteunoscambiodi
bigliettideltrenofraprivati.Pe-
raltro «è interessante notare
comelapresenzadiUber–rile-
va l'indagine - non limiti la na-
scitadiservizisimilimaanzisia
dastimolonellaricercadinuovi
modellidibusiness».
D’altra parte le nuove gene-
razioni scelgono sempre più di
utilizzareun’autocondivisaper
muoversiincittàospostarsida
unalocalitàall'altra.Chesitratti
dicarsharingocarpoolingilfe-
nomeno in Italia registra un
boomconcirca490milaiscritti,
una flotta di 3.300 veicoli e 5,5
milioni di noleggi, secondo gli
ultimidatiAniasa.
Un altro settore forte della
sostenibilitàèloscambio,ilriu-
so,ilnoleggiodibeni.Sibasasu
uno dei paradigmi chiave della
sharing economy: l’accesso ai
beni, piuttosto che il possesso.
Questoconsentediottimizzare
lerisorseesistentieibeniincir-
colo, piuttosto che acquistarne
altriperiqualilaproduzioniri-
chiede lo sfruttamento di ulte-
riori risorse preziose come ac-
qua ed energia. Le piattaforme
che consentono lo scambio di
benidiconsumosono18(il15%
del totale), secondo la mappa-
tura di Collaboriamo.org, e la
maggior parte di esse sono ge-
neriche (BarattoFacile, Cose
inutili, E-barty, Permute, Per-
muteonline, Persoperperso,
Reoose, Soloscambio, Svende-
re,Zerorelativo,Kijiji).
Sharewood invece è specia-
lizzata nelle attrezzature spor-
tive. Sono quattro i servizi che
permettono di vendere oggetti
usati e sono quelli più noti al
grande pubblico (Secondama-
no, Ebay, Subito). Tra queste
piattaformetrepermettonodi
affittare ogni genere di bene:
LocLoc, Sharing it!, mediano
la transazione con il denaro,
mentre Useit con un sistema
dimonetaalternativochiama-
to U-coin.
Infine, il cibo, tema forte an-
che grazie all’effetto dell’Expo.
Inparticolaresisonosviluppa-
teiniziativechepromuovonolo
scambioineccedenzadiciboo
di prodotti come Ifoodshare
Scambiacibo,Nexdoorhelp.
©RIPRODUZIONERISERVATA
QUATTRORUOTE
Fralepiattaformecensite
ben15servizisono
di«ridesharing»:
offronolacondivisione
dipostiautosulunghetratte
DATISIGNIFICATIVI
Laproduttivitàdellerisorse
nellaUeècresciutadel20%
nelperiodo2000-2011
Leimpresedelriciclo
da2.283a3.105in10anni
L’industria del riciclo
Dimensioneeconomicaedoccupazionaledell'industriadalriciclo(2011)
Valoredellaproduzione(migliaiadieuro) Personeoccupate
Totale Darifiutiurbani Totale Darifiutiurbani
Compostaggio 253.000 241.505 2.929 2.641
Digestioneanaerobica 37.000 - 295 -
Ferro 20.734.971 358.122 32.466 561
Alluminio 4.441.641 225.783 9.882 502
Carta 3.071.542 1.469.313 7.247 3.467
Cemento 122.797 - 358 -
Calcestruzzo 139.664 5.285 556 21
Vetro 1.224.362 962.766 5.086 3.999
Pannellilegno 399.230 143.093 2.892 1.036
Plastica 4.000.003 1.197.826 14.275 4.275
Lubrificantirigenerati 137.304 3.298 214 5
Gommaepneumatici 1.746.374 164.702 7.208 680
Piombo 365.345 80.620 508 112
Zinco 141.215 - 197 -
Rame 2.070.632 - 1.700
TOTALE 38.885.080 4.852.313 85.813 17.299
Fonte:FondazioneSymbola,Unioncamere-RapportoGreenitaly,2015
Numero
imprese
Numero
imprese
Valore
aggiunto
Valore
aggiunto
Investimenti
lordi
Investimenti
lordi
Occupati Occupati
Andamento del settore "recupero di materia"e dell'industria manifatturiera nel periodo 2008-2011. Valori% Dimensioni del settore della preparazione al riciclo nei principali Paesi europei Riciclo rifiuti di imballaggio su immesso al consumo nel 2014
Fonte: elab. Fondazione Symbola su dati Istat ed Eurostat (Rapporto Greenitaly, 2015) Fonte: Conai – Consorzi di filiera (Rapporto Greenitaly, 2015)
Manifattura Recupero materiali Percentuale di riciclo Immesso al consumo (in migliaia di tonnellate)Milioni di tonnellate riciclate Valore produzione (mln €)
Nota:Iltotaledeirifiutiavviatoriciclo,escluso“backfilling”(cioèiriempimenti),includetutteleclassidirifiutononpericoloso(urbaniespeciali)adeccezione
deirifiuti“minerariosolidificati”. Fonte: Fondazione Symbola, Unioncamere - Rapporto Greenitaly, 2015
-7 7 -2 40 -33 -14 -11 11
Plastica
2.082
37,9
Alluminio
63,4
74,3
Legno
2.578
59,7
Carta
4.378
79,5
Vetro
2.298
70,3
Acciaio
452
74,3
Germania
14.292
68,17
Italia
10.692
53,63
Regno
Unito
10.836
40,19
Francia
12.253
34,73
Spagna
3.221
27,42
DURANTE LA CRISI BIG FIVE I SETTORI
AGF
IlSole24Ore
Greeneconomy 17Lunedì9Novembre2015- N.309
Incidenza % su totaleNm. imprese green
Imprese che prevedono di effettuare
eco-investimenti, dati annuali
Fonte:CentroStudiUnioncamere(RapportoGreenitaly,2015)
2011 2012 201520142013
219.488
14,3
184.318
12,2
101.907
6,8
88.831
5,7
120.426
7,9
Inumerideglieco-investimenti
«Taglivincolantisuigasserra»
Leproposteitalianealverticesulclima-Piùspazioallerinnovabili
diFederico Rendina
L
esfidedelfuturosivinco-
no con innovazione e so-
stenibilità. Nell'energia,
uno dei settori più importanti
della green economy nonché
uno dei settori chiamati princi-
palmente in causa per contra-
stare i mutamenti climatici,
questo significa fonti rinnova-
bili,risparmioenergetico,inno-
vazione, ricerca. L'Italia saprà
cavalcarel'economiaverdepiù
e meglio di ogni altro Paese eu-
ropeo.Ealzeràperfinoiltirosu-
gliobiettiviesuivincoliinterna-
zionali per la lotta ai cambia-
menticlimatici,guadagnandosi
– il nostro ministro degli Esteri
Paolo Gentiloni ne è sicuro –
una posizione da leader nella
imminenteCop21diParigi.
Andremo a Parigi con pro-
poste nostre? Oppure con
proposte coordinate con la
comunità internazionale? E,
nelcaso,quali?
Intendiamo da un lato riba-
dire l'obiettivo di ridurre le
emissioni di gas serra di alme-
no il 40% entro il 2030 rispetto
aivaloridel1990,edall'altrofa-
re tutto il possibile affinché il
piùaltonumerodiPaesiadotti
obiettivi in grado di evitare
conseguenze drammatiche.
Non parlo solo di economia,
parlo del rischio di guerre e di
migrazioni davvero bibliche.
Pernoièanchenecessarioche
a Parigi si stabilisca un mecca-
nismo vincolante di revisione
periodicadegliimpegni.
Lacorsaalleenergierinno-
vabili è veloce, evidente, an-
cora costosa. Vale la pena di
sostenerla ancora con forti
sussidi pubblici? E con quali
modalità?
Le rinnovabili hanno cono-
sciuto negli ultimi decenni un
significativo sviluppo e quelle
tecnologicamente mature so-
no oggi in grado di competere
sulmercato.Lacreazionediun
mercato interno dell'energia
in Europa e l'applicazione di
meccanismi competitivi sono
lesoluzionimiglioripermodi-
ficare gradualmente l'approc-
cio basato su schemi di incen-
tivazione delle rinnovabili.
Inoltre, le rinnovabili dovran-
no essere promosse sempre
più attraverso ulteriori mec-
canismidimercatoqualelade-
finizione di un prezzo della
CO2 nel quadro dell'Emission
Trading.
Nelletecnologieperlagre-
en economy l'Italia è ben
messa. Potrebbe, secondo
molti quotati analisti, farne
un'importante occasione di
businessanchealivellointer-
nazionale.Comefavorireeli-
berarequestepotenzialità?
Il nostro Paese è effettiva-
mente all'avanguardia e que-
sto rende più competitivo il
madeinItaly.Inbaseaidatidel
sesto Rapporto Greenitaly di
FondazioneSymbolaeUnion-
camere, dall'inizio della crisi
piùdiun'impresasuquattroha
scommesso sul green. Queste
realtà sono attive in tutti i set-
toridellanostraeconomia,con
punte del 32% nella manifattu-
ra, e sono le imprese che inno-
vano ed esportano di più.
Nell'anno in corso il 59% della
domandadilavoroèlegata,di-
rettamenteoindirettamente,a
competenze ambientali, con
picchi del 67% nell'area azien-
daledellaprogettazioneedella
ricerca e sviluppo. L'Italia, co-
me ricorda il rapporto, può
inoltrevantareindiversisetto-
riunpositivospreadgreen,sia
in termini di consumo di ener-
gia e materie prime utilizzate
cheinterminidiemissionieri-
fiuti generati per unità di pro-
dotto.EsiamoiprimiinEuropa
nell'industria del riciclo: a
fronte di un recupero indu-
striale di oltre 163 milioni di
tonnellate di rifiuti riciclabili
suscalaeuropea,nelnostroPa-
ese abbiamo recuperato 25 mi-
lioni di tonnellate, il valore as-
soluto più elevato. Crescono
quindilepotenzialitàperleim-
presegreenitalianediesporta-
reall'estero.Leelevatecompe-
tenzeeilknowhowtecnologi-
co che possiedono, creano oc-
casioni di business che la
nostra diplomazia sostiene a
tuttiilivelli.
Nella strategia per la de-
carbonizzazione il nucleare
civileavràsecondoleiunfu-
turo?
Èundibattitoapertoinalcu-
nipaesi.Ancheseilnucleareha
perso di competitività sul ter-
renoeconomico.L'Italiahain-
trapresoun'altrastrada,epun-
ta a combattere il cambiamen-
to climatico attraverso le fonti
rinnovabili, grazie al solido
know-howacquisitonellapro-
duzionedienergiaeolica,sola-
re,geotermicaedallosviluppo
di tecnologie innovative, con
uno sforzo straordinario di ef-
ficienzaenergeticaperilquale
gli incentivi continuano ad es-
sere cruciali. Non a caso nelle
scorse settimane il Guardian
ha parlato dell'Enel come “il
primo gigante energetico ver-
de” del pianeta. Intanto i Paesi
in via di sviluppo chiedono in-
tantofortiimpegnifinanziari–
o, più prosaicamente, sussidi a
loro favore - a quei Paesi che
hanno finora sostenuto la loro
crescita con le massicce emis-
sionichestannosconvolgendo
gliequilibriclimatici.
Ipotesipraticabile?Insom-
ma,iPaesipiùricchipossono
o devono finanziare la “puli-
zia”dichichiededipotercre-
scerecomenoi?
Nell'ambito della Conven-
zione ONU sui Cambiamenti
Climatici si è affermato che,
sebbene tutti i Paesi siano re-
sponsabili delle proprie emis-
sioni di gas serra, alcuni Paesi
sono “storicamente responsa-
bili” avendo iniziato il proces-
so di industrializzazione ben
prima di altri. Tale concetto si
sta trasformando, con qualche
resistenza, in “evolving re-
sponsibilities”,pertenerecon-
to del nuovo assetto socioeco-
nomicomondiale,bendiverso
daquellodel1992.IlProtocollo
di Kyoto, prevedeva impegni
diriduzionedelleemissionida
parte dei soli Paesi industria-
lizzati.Oggituttisonochiamati
a prendere impegni per atte-
nuare il cambiamento climati-
co. Questi impegni saranno in
partefinanziatidaiPaesiindu-
strializzati, che infatti si sono
impegnati, durante la Cop di
Cancun nel 2010, a mobilitare
congiuntamente 100 miliardi
di dollari entro il 2020. La que-
stionedellastrutturazionedel-
la finanza del clima è uno dei
nodifondamentaliepiùdelica-
tidelfuturoaccordo.Nonsidi-
scute soltanto il quanto ed il
chi,maanchecomeripartirele
risorse finanziarie tra progetti
di mitigazione e progetti di
adattamento, come ulterior-
mente coinvolgere il settore
privato,attraversoqualicanali
gestiretalifondi,comerender-
netrasparentilemodalità.
©RIPRODUZIONERISERVATA
AFP
Paolo Gentiloni. 60anni,romano,èministrodegli Esteridal31ottobre’14
Investimenti. Inaugurato a Catania il primo impianto per stoccare energie rinnovabili
Accumulo,tecnologia
vincentedelfuturo
diNino Amadore
S
ichiamastorageedèunabat-
teria integrata con fonti rin-
novabilidadoveincamerae
conservarel’energia.Edèingrado
digarantirepiùobiettivi:permet-
tediaumentarelaflessibilitàdige-
stione e l’uniformità dei flussi
energetici, riduce l’intermittenza
che caratterizza spesso l’energia
prodotta da fonti rinnovabili non
programmabili.Ilprimoimpianto
delgenerein Italiaèstatoinaugu-
ratoallafinedisettembreaCata-
niadaEnelgreenpower(Egp):si
tratta di un sistema di accumulo
da 1Mw/2Mw che è collegato al-
l’impianto fotovoltaico da 10
Mwp Catania 1 di proprietà della
stessaEnel greenpowercheèan-
che presente all’ombra dell’Etna
con3Sun,lapiùgrandefabbricadi
moduli fotovoltaici del Paese al
cuiinternositrovaancheuncen-
trodiricercaincuivengonotesta-
te le soluzioni più avanzate nel
campodelsolare.«Siamoentusia-
sti di aver conseguito anche que-
stoprimato-diceFrancesco Ven-
turini,a.d.di Egp-.Perlanostraso-
cietà, l’integrazione attiva delle
rinnovabili è un tema fondamen-
taleaifinidellosviluppodelsetto-
re». L’impianto di storage etneo
utilizza la tecnologia Durathon
sodiummetalhalidesviluppatada
GeneralElectricconcuiEgphasi-
glatounaccordodipartnenariato
tecnologico che prevede attività
sperimentali per aumentare l’in-
tegrazionedigenerazioneelettri-
ca alimentati da rinnovabili non
programmabili.
Ed è proprio questo uno dei
punti cruciali di questa storia:
l’impiantocatanese,cheèstatoin
fase di sperimentazione fino a
maggio2015,hapermessoditesta-
re, per la prima volta sul campo,
l’utilizzodellabatteriaperridurre
lo sbilanciamento tra la previsio-
neelarealeproduzionedienergia.
«L’accumulo - spiega Venturini -
saràunadelletecnologievincenti
del futuro. È un’onda che ancora
non monta ma arriverà presto e
noisaremogiàpronti.Èunmerca-
to agli albori ma tra tre anni rite-
niamochesaràunabuonafettadel
nostrogirod’affari».Idati,delre-
sto,parlanochiaro:secondoalcu-
neprevisioniilmercatosiprepara
a crescere nei prossimi anni pas-
sandodaungirod’affaridi200mi-
lionididollaridel2015a17,8miliar-
dididollarientroil2023.Vainque-
sta direzione l’impianto di Egp di
PotenzaPietragalla(infaseavan-
zata di realizzazione): si tratta di
unparcoeolicoda18Mwequipag-
giatoconbatterieSamsungagliio-
nidilitio,da2Mw/2MWh.Quello
di Potenzaèilprimoimpiantoeo-
licoinItaliaintegratoconunsiste-
mastorageeconnessoallaretedi
alta tensione. Altro obiettivo di
Egpèditrasferireilknow-howac-
quisito in Italia ad altri suoi im-
pianti all’estero: sono allo studio
possibili introduzioni di sistemi
storage sia in Europa (Romania,
Spagna) che in America Latina
(Cile, Messico, Perù) e Nord
America,einaltreareedelmondo
(SudAfrica,Kenya).
©RIPRODUZIONERISERVATA
Animazione. Tra fotovoltaico e sonde geotermiche
Rainbow,unacasa
verdeperleWinx
diAlberto Magnani
I
l made in Italy va, il made in
Italyresta.Evolaoltreicon-
fini. È il caso di Rainbow,
l'azienda di animazione mar-
chigiananotaperavercreatole
fatine Winx. L'ultimo colpo è
l'acquisizione di Bardel enter-
tainment,lacasadiproduzione
canadese che ha dato vita alla
saga delle Tartarughe Ninja. E
peril2016sonogiàincaldodue
nuove produzioni: Regal Aca-
demyeMyAmericanfriend(ti-
tolo provvisorio). L'azienda,
fondata nel 1995 dall'attuale
presidente Iginio Straffi, si è al-
largatafinoanumerichenefan-
noilpiùgrandestudiod'anima-
zioneinEuropa:fatturatostabi-
le sui 50 milioni di euro, oltre
900 professionisti e un raggio
d'azionechecoinvolge150Pae-
si. Oltre a un primato tutto ita-
liano, essere la sola casa di pro-
duzione capace di realizzare
per intero le fasi di lavorazione
dei contenuti - incluse produ-
zioniin3Dstereoscopico.
AltroelementonelDna,laso-
stenibilità. Dalla spinta sull'in-
novazioneallasceltadiunasede
deltuttogreen:ametàviatraLo-
reto e Recanati, l'edificio rag-
giunge l'autosufficienza ener-
geticagrazieasistemaintegrato
tra fotovoltaico e sonde geoter-
miche.Senzacontarevolumiri-
dotti al minimo e vetrate affac-
ciate sulle colline marchigiane.
Unsegnodeldestino,perStraffi:
«La casa Winx non poteva che
essere verde ed ecologica visti
cheintuttigliepisodidellaserie
animataspessocompaionorife-
rimentialladifesadell'ambiente
eallaesaltazionedellanatura».
©RIPRODUZIONERISERVATA
Il settore. Il boom e le incognite
L’energiaverde
hagiàraggiunto
gliobiettivieuropei
Elena Comelli
pL'Italiadell'energiaèmolto
cambiata. Il Paese di Enrico
Mattei,cheneldecennioscorso
alimentava il suo sistema elet-
tricoperil60%agas,oggihacor-
rettoquestaanomalia.Grazieal
boom delle fonti rinnovabili,
che ha visto il gas dimezzato a
fronte di un raddoppio della
produzioneverdeinsolicinque
anni, l'Italia ha già superato gli
obiettivienergeticieuropeiper
il 2020, che fissavano al 17% dei
consumi finali lordi la quota di
energiaverdeperilnostroPae-
se.Ilruolodellerinnovabilielet-
triche è stato essenziale per ta-
gliare quel traguardo in antici-
po: nel 2014 l'Italia ha prodotto
116terawattoradienergiapulita,
una quantità pari al 43,3% del
mixelettriconazionale.
Apartel'idroelettrico,chec'è
semprestato,laquotadellenuo-
ve rinnovabili (eolico e solare)
raggiunge ormai il 16% della
produzione nazionale, con una
quotadigenerazionesolareuni-
caalmondo.Questoboom,che
harivoluzionatoiparametridel
sistemaelettricoitaliano,hage-
nerato un settore interamente
nuovo. «Considerando sia le
rinnovabilielettrichechequelle
termiche, siamo di fronte a un
panorama assolutamente im-
pensabile fino a pochi anni fa»,
scrive Gianni Silvestrini nel
rapporto Greenitaly 2015. «So-
no oltre 800mila gli impianti
presentiintuttoilterritoriona-
zionale. Secondo dati recenti,
tuttigli8.047iComuniospitano
almeno un impianto solare, eo-
lico,idroelettrico,geotermicoo
a biomassa (erano solo 356 nel
2005). In un numero elevato di
Comuni, 2.809, viene generata
più elettricità di quella consu-
matalocalmentee35entilocali
sonoautosufficientisiasulver-
santeelettricochesuquelloter-
mico», precisa Silvestrini. Il
problema,ora,èassicurareuno
sviluppo futuro a questo setto-
re, accusato da più parti delle
peggiori nefandezze, sia per la
quantitàdiincentivicheharice-
vuto, sia per lo spazio che è ve-
nuto a occupare nel paesaggio
mentaledegliitaliani,ormaiabi-
tuatiaigrandisvincoliautostra-
dalimasubitospaventatidauna
palaeolicasull'orizzonte.
«Nonvadimenticato-fano-
tareilrapportoSymbola-chela
Strategia energetica nazionale
ha portato al 18-20% la percen-
tualedeiconsumilordidacopri-
re con le rinnovabili entro il
2020.Occorrequindiprosegui-
reilcamminodide-carbonizza-
zione del sistema energetico,
anche perché gli obiettivi al
2030, 27% dei consumi a livello
europeo,implicanounagenera-
zioneelettricadarinnovabiliat-
torno al 50%». E invece l'Italia,
comespessoaccade,sièferma-
ta.«L'atteggiamentopunitivosi
è manifestato con l'introduzio-
nediunaseriedimisureretroat-
tive che hanno fatto perdere
credibilità al Paese», fa notare
Silvestrini, tanto che Moody's,
nelsuoultimorapporto,haclas-
sificato l'Italia come il Paese a
più alto rischio normativo per
gli investimenti nelle fonti rin-
novabili,subitodopolaSpagna,
soprattutto a causa dei tagli re-
troattivi agli incentivi al foto-
voltaico,conilcontroversode-
cretospalma-incentivi,oggetto
di diversi ricorsi legali. Ma non
solo.Lebarrierenormative,co-
melelimitazioniall'utilizzodel
fotovoltaico nei condomini o
all'installazionedibatteriesugli
impianti incentivati, crescono
invece di calare, proprio quan-
do, grazie al calo dei prezzi, la
diffusione delle rinnovabili sa-
rebbemoltopiùfacile.
@elencomelli
©RIPRODUZIONERISERVATA
LEBARRIERENORMATIVE
Cresconoinvecedicalare
lelimitazioniall’utilizzodel
fotovoltaiconeicondomini
oall’installazionedibatterie
sugliimpiantiincentivati
Costruzioni. Riqualificazione degli edifici
Arrival’albergo
«nearzeroenergy»
I
lverolusso?Èlasostenibi-
lità. Riqualificazione dei
vecchi edifici, materiali
bio, costruzioni che si «ali-
mentano da sole». Sono i pila-
stri dell'edilizia green, il pro-
cessodiinnovazionecheridu-
ceaiminimil'impattoambien-
tale delle costruzioni. Un
mercatodominatodalleriqua-
lificazioni, settore che copre –
solo in Italia – oltre 30 milioni
diedifici:il60%èstatocostrui-
topiùdi40annifa,mastacre-
scendo la quota di edifici più
recentidaallineareaiparame-
trifissatidaBruxelles.LaRoa-
dmap dell'Europa impone un
tagliodelleemissionidell'80%
entro il 2050: una sfida non da
poco,sesiconsiderachel'88%
deglistabiliitalianiappartiene
aunaclasseenergeticainferio-
reallaC.Qualcosa,però,sista
muovendo. In ballo ci sono 18
milioni di “deep innovation”,
progettidiriqualificazionera-
dicale capaci di abbattere il
50% dei consumi in maniera
permanente. Per l'Italia, nel
suo complesso, si parla di au-
mentare il tasso di rinnova-
mentodall'1%al2,5%edimol-
tiplicarepertreillivellodiab-
battimentoenergeticosucces-
sivoall'intervento.
Prima ancora dei numeri,
però, parlano i casi. Tra le ec-
cellenzesegnalatedaSymbola
c'èl'EcohotelBonapacediNa-
go-Torbole (Trento): il primo
albergo «near zero energy»,
capace di provvedere in auto-
nomia all'80% del fabbisogno
energetico. L'intera struttura
dell'hotel, realizzata dalla so-
cietàdieco-costruzioniArma-
lab,èpensatasecondoiprinci-
pi di risparmio energetico ed
eco-edilizia.Pacchettidipare-
teisolati,conmaterialericicla-
to,permettono–altempostes-
so – di ridurre i costi di riscal-
damento e raffrescamento e
aumentare il comfort degli
ospiti. Tetto verde e pannelli
fotovoltaici fanno il resto, ri-
spettivamente, per il taglio ai
consumi e la produzione di
energiaelettrica.
Al.Mag.
©RIPRODUZIONERISERVATA
TWEETS
«Ilriciclodeirifiuti
urbanidiimballaggio
èunodeifondamenti
perlosviluppodella
economiacircolare»
CatiaBastioli
amministratoredelegatoNovamont
RobertoDeSantis
presidenteConai
«Bioeconomia:radici
nelterritorio
confiliereetecnologie
integrateper
competerenelmondo»
17,8miliardi
Stimaindollari
Ilvaloredellatecnologia
dell’accumulonel2023
900Professionistiinsede
Inufficiovolumiridottialminimo
evetrateaffacciatesullecolline
«Greenitalydimostra
cheleimpresegreen
sonopiùcompetitive:
esportano,innovanoe
cresconodipiù»
MarcoFrey
presidenteFondazioneGlobalcompactItalia
«L’eccedenzadeve
produrrel’eccellenza.
L’obiettivoperilmade
inItalyèl’economia
circolare»
DanielaDucato
eco-imprenditricesarda
«Lagreeneconomyè
unagrandeopportunità
perun’economia
circolarechevalorizziil
territorio»
RossellaMuroni
direttricegeneraleLegambiente
«Conleperformance
ambientalil’Italia
puòdareuncontributo
importanteallaCop21»
FabioRenzi
SegretarioSymbola
INTERVISTA PaoloGentiloni MinistrodegliAffariesteri
Incidenza delle assunzioni di green jobs (sul totale assuzioni)
programmate dalle imprese* nel periodo 2009-2015
*Impresedell’industriaedeiserviziconalmenoundipendente
Fonte:elab.CentrostudiUnioncameresudatiExcelsior(RapportoGreenitaly,2015)
201120102009 2012 201520142013
12,2
12,0
12,5
12,7
13,2
12,0
13,5
15,0
10,7
14,9
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Fondazione Symbola, Unioncamere - Rapporto Greenitaly, 2015)
Anno 2013. Media geometrica dei numeri indice degli indicatori con base Ue=100 e con base 2008=100
Danimarca
Paesi
Bassi
Bulgaria
Romania
Estonia
Polonia
Grecia
Lettonia
Ungheria
Austria
Slovenia
Cipro
Spagna
Regno
Unito
Portogallo
Lituania
Rep.
Ceca
Slovacchia
Finlandia
Germania
Malta
Irlanda
Belgio Francia
Lussemburgo
Svezia
UE
Italia
BASSA ECO TENDENZA
BASSA ECO EFFICIENZA
ALTA ECO TENDENZA
ALTA ECO EFFICIENZA
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ITALIABENPOSIZIONATASULLOSCENARIOCONTINENTALE ILMERCATO ILLAVORO
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1 Milano 11.450 21,1
2 MonzaeBrianza 1.540 20,2
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4 Modena 1.450 18,6
5 Genova 1.320 18,5
6 Bolzano 980 17,9
7 ReggioEmilia 810 16,1
8 Lecce 810 15,9
9 Salerno 930 15,8
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ALIVELLOLOCALE
Fonte:elaborazionedelCentrostudiUnioncameresudatiSistemainformativo
Excelsior(RapportoGreenitaly,2015)
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09-11-2015
2/3
074078
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07-NOV-2015
foglio 1
pagina 3
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Data
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Foglio
04-11-2015
XI
074078
Quotidiano
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Data
Pagina
Foglio
03-11-2015
14
074078
Quotidiano
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Home Sezioni Economia Green economy
Secondo GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, in
collaborazione con il Conai dall’inizio della crisi più di un’azienda su quattro ha scommesso sul
green, vale a dire si è impegnata a investire in modo etico, responsabile e orientati all’ambiente
Dall’inizio della crisi più di un’azienda su quattro ha scommesso sul green, vale a dire si è
impegnata a investire in modo etico, responsabile e orientati all’ambiente. Il processo di
transizione del green economy passa infatti in buona parte dai cosiddetti eco-investimenti.
Sono 372.000 le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) che dal 2008 hanno investito, o lo
faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia
e contenere le emissioni di CO2. Una propensione che abbraccia tutti i settori della nostra
economia, da quelli più tradizionali a quelli high tech, dall'agroalimentare all’edilizia, dalla
manifattura alla chimica, dall'energia ai rifiuti, e che sale al 32% nel manifatturiero. Se si
Green economy
DallaGreeneconomy,unfuturomigliorenonsoloper
l’Italia
di Monica Straniero 03 novembre 2015
guarda alla geografia delle imprese green, il numero di aziende che hanno effettuato eco-
investimenti è distribuita in modo piuttosto uniforme lungo tutto lo Stivale, ma trova nel Nord
del Paese il suo punto di forza.
È quanto emerge da GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e
Unioncamere, in collaborazione con il Conai, che misura e pesa la forza del green economy
nazionale. Uno “spread verde” per l’Italia che si rivela importante in vista della COP 21 di
Parigi, il summit mondiale sui mutamenti climatici che ha l’obiettivo di ridurre ad un massimo
di due gradi l’aumento di temperatura sulla terra”, spiega il presidente di Fondazione
Symbola, Ermete Realacci. Dopo oltre vent’anni di mediazione da parte delle nazioni Unite,
si dovrebbe concludere nella capitale francese un trattato vincolante e universale per fermare
il riscaldamento globale.
Insomma l’ambiente non è più considerato un vincolo ma un’opportunità. “Lo dicono i
numeri che confermano come la scelta della sostenibilità non è rinviabile” ribadisce il
presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. “Peraltro alla nostra green economy si devono
102,497 miliardi di valore aggiunto, pari al 10,3% dell’economia nazionale”.
La green economy ha avuto anche il merito di creare professionalità del tutto nuove o ne ha
modificate di esistenti al punto da renderle quasi irriconoscibili. Il 14,9% delle assunzioni
previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguarda figure professionali che incorporano
per definizione competenze orientate in senso ambientale, come ad esempio ingegnere
energetico, ecobrand manager, esperto di acquisti verdi, espero nella commercializzazione
dei prodotti di riciclo. E sono soprattutto le piccole e medie imprese che stanno avviando
programmi di “riconversione verde” dell’occupazione: dalla fine del 2014, il 51% delle Pmi
italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania
(29%).
Secondo il rapporto, l’Italia fa molto bene anche nella riduzione dei rifiuti. A fronte di un avvio
a recupero industriale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili su scala europea, in
Italia sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i
paesi europei (in Germania sono 23). E siamo anche avanti nel processo di transizione
energetica verso un sistema più efficiente e meno dipendente dalle fonti estere. La
produzione di fonti rinnovabili in Italia rappresenta ormai il 43% dell’elettricità totale
generata nel paese. “Questo grazie anche agli italiani che stanno cambiando il proprio stile di
vita, da spreconi a eco-attenti”, aggiunge Lo Bello. “È dalle scelte green delle imprese che
possono arrivare risposte credibili ed efficaci per contrastare i cambiamenti climatici. Perché
chi impoverisce l’ambiente si rende partecipe di un inarrestabile processo di esclusione,
come ha spiegato di recente all’ONU Papa Francesco, autore quest’anno del documento più
autorevole e visionario che anticipa Parigi: l’enciclica Laudato sì”.
Insomma, una sfida non solo ambientale ma anche sociale e geopolitica, come dimostrano i
sempre più numerosi profughi ambientali. Secondo gli esperti, entro il 2050 si
raggiungeranno i 200/250 milioni di rifugiati ambientali, mentre il Programma delle Nazioni
Unite sull’ambiente (UNEP) prevede che nel 2060 in Africa ci saranno circa 50milioni di
profughi climatici. Ancora più pessimiste, le stime del Christian Aid che prevede circa
1miliardo di sfollati ambientali nel 2050.
Il rapporto è consultabile qui
361CONDIVISIONI
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(http://www.wired.it/economia/business/2015/10/30/green­
economy­
314mila­
assunzioni­
nel­
2015/)
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314mila­
assunzioni­
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314mila­
assunzioni­
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2015/)
5
…
Green economy, 294mila
assunzioni nel 2015
Symbola e Unioncamere raccontano un’Italia dall’anima sostenibile:
il valore aggiunto della filiera verde è di 102 miliardi di euro, il 10,3%
dell’economia nazionale
(http://images.wired.it/wp­content/uploads/2015/11/1446202755_green1.jpg)
(Foto: Corbis)
(http://www.wired.it/author/scosimi)
Simone Cosimi
(http://www.wired.it/author/scosimi) Giornalista
(http://www.wired.it/author/scosimi)
Pubblicato ottobre 30, 2015
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La green economy è un’opportunità per il sistema produttivo italiano. Anzi, è
una realtà. Sono infatti 372mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi
con dipendenti che nel periodo 2008-2014 hanno investito, o prevedono di farlo
entro la fine dell’anno in corso, in prodotti e tecnologie verdi. Una su quattro,
racconta il rapporto Greenitaly presentato oggi alla sede di Unioncamere a
Roma, fa business verde. Il 24,5% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Nel
manufatturiero sono una su tre (32%).
Alla nostra green economy si devono 102 miliardi di valore aggiunto - pari al
10,3% dell’economia nazionale – e quasi tre milioni di green job, ossia occupati
che applicano competenze verdi. Una cifra che corrisponde al 13,2%
dell’occupazione complessiva nazionale, destinata a salire ancora entro
dicembre.
Un aspetto, quello delle tecnologie verdi, che rende anche sul piano delle
esportazioni: le imprese verdi esportano, infatti, nel 18,9% dei casi, contro il
10,7% di quelle che non lo fanno.
Nella manifattura il 43,4% contro il 25,5%. E, di conseguenza, sono anche più
presenti nei mercati extra-europei: India, Cina, Sudafrica e Arabia Saudita su
tutti. Gli investimenti in nuovi prodotti o servizi contraddistinti da tecnologie
verdi convengono anche sotto il profilo dei bilanci: fra 2013 e 2014 il fatturato è
aumentato per il 19,6% delle imprese (solo del 13% per le altre).
(http://images.wired.it/wp-content/uploads/2015/10/1446133355_imprese.jpg)
Secondo il documento di 166 pagine stilato dalla Fondazione Symbola
(http://www.symbola.net/) insieme a Unioncamere
(http://www.unioncamere.gov.it/) queste imprese assumeranno quest’anno
294mila dipendenti, ben il 59% della domanda di lavoro.
Banda ultralarga, via libera al Catasto delle
infrastrutture
(http://www.wired.it/attualita/tech/2015/11/09/catasto­
infrastrutture­banda­larga/)
Leggi anche:
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alberta­
chiolo/)
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arrivano le olimpiadi
bioniche
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2016­olimpiadi­
L’economia verde è diffusa in modo  uniforme lungo tutto lo Stivale anche se il
suo punto di forza è al Nord. La Lombardia è la regione che guida la classifica
regionale per numero delle imprese green, con quasi 71mila casi, poco meno di
un quinto del totale. Seguono a distanza Veneto e Lazio, che si attestano sulle
quote di 34.770 e 31.010 imprese green, poi Emilia Romagna e Campania,
rispettivamente con 30.710 e 27.920 realtà che hanno investito per migliorare le
loro performance ambientali.
Nonostante le problematiche italiane, in Europa siamo davanti su diversi fronti:
dalla fine del 2014 il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un
green job in organico, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania
(29%). Ingegneri energetici, esperti nella commercializzazione dei prodotti di
riciclo, programmatori delle risorse agroforestali, agricoltori biologici, esperti di
acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termini a basso
impatto: queste alcune delle mansioni protagoniste di questa rivoluzione
continua. Fra l’altro, dai numeri del rapporto appare lampante come il settore
sia un driver assoluto d’innovazione per il Paese.
(http://images.wired.it/wp-content/uploads/2015/10/1446133345_greenjobs.jpg)
“L’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è
stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro
capacità competitiva – ha detto Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere - è
importante fare emergere con queste analisi l’Italia dell’innovazione che
scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto verde della nostra
economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e
competitivo”.
Quest’anima verde pervade anche ogni altro aspetto industriale. In tema di
energia, per esempio, dalle 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di
euro prodotto nel 2008 siamo passati a 15: la Gran Bretagna ne brucia 12, la
Francia 16, Spagna e Germania 18. Bene anche nei rifiuti, con 39 tonnellate per
ogni milione di euro prodotto, cinque in meno del 2008: siamo i più efficienti in
Europa, molto meglio della Germania (65 tonnellate). Stesso discorso per la
riduzione delle emissioni: l’Italia è seconda tra le cinque grandi economie
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comunitarie (113 tonnellate CO2, ultimi dati disponibili 2012), dietro solo alla
Francia (91 tonnellate, in questo caso favorita dal nucleare) e, ancora una volta,
davanti alla Germania.
(http://images.wired.it/wp-
content/uploads/2015/10/1446133365_investimentigreen.jpg)
“Questi risultati non rappresentano da soli la soluzione ai mali antichi del
Paese – scrivono Ermete Realacci, presidente di Symbola, e Lo Bello – non solo
il debito pubblico ma le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella
criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia inefficace e spesso soffocante.
Sono però la pista di un’Italia coraggiosa in grado di guardare avanti, un’Italia
competitiva e innovativa su cui fare leva: per molti aspetti una nuova Italia”.
Altri aspetti riguardano ovviamente la produzione diffusa di energia
rinnovabile, con 800mila impianti di generazione, o la forza nell’universo dei
prodotti “distintivi” (Dop, Igt e Doc, Docg, Igt per il vino). Siamo anche i primi in
Europa per numero di imprese biologiche e tra i primi al mondo per superficie.
Con un valore aggiunto per ettaro, 1.989 euro, che è il triplo di quello del Regno
Unito, il doppio di Spagna e Germania e il 70% in più di quello dei cugini
francesi.
 (http://creativecommons.org/licenses/by­nc­nd/3.0/) 
This opera is licensed under a Creative Commons Attribution­NonCommercial­NoDerivs 3.0 Unported License (http://creativecommons.org/licenses/by­nc­
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Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di occupati
Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di
occupati
Alle attività legate alla sostenibilità ambientale in Italia si devono oltre 102 miliardi di euro di valore
aggiunto - pari al 10,3% dell’economia nazionale - e 2 milioni 942mila posti di lavoro. Un'azienda su
quattro nel 2015 investe nel green. La fotografia della green economy italiana nel report GreenItaly
2015.
La green economy in Italia è ormai un’occasione colta. Lo dicono i numeri di GreenItaly 2015, il
sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai,
secondo cui un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca,
design, qualità e bellezza, sulla green economy. Sono infatti 372.000 le aziende italiane (ossia il
24,5% del totale) dell’industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in
tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di
CO2.
L’orientamento green si conferma un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green
economy si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto - pari al 10,3% dell’economia nazionale -
e 2milioni 942mila green job, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’. Una cifra che
corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro
dicembre. Dalla green Italy infatti arriveranno quest’anno 294.200 assunzioni legate a competenze
green: ben il 59% della domanda di lavoro. Solo quest’anno, incoraggiate dai primi segnali della
ripresa, 120mila imprese hanno investito green, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più
rispetto al 2014.
E in termini di risultati, nei bilanci, nell’occupazione e nelle performance ambientali del Paese -
commentano gli autori del report - l’Italia, nonostante i tanti problemi aperti, è il leader europeo in
alcuni campi dello sviluppo sostenibile.
Imprese green protagoniste dell’export e dell’innovazione
Le aziende della green Italy hanno infatti un dinamismo sui mercati esteri nettamente
superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,9% dei casi, a fronte del 10,7%
di quelle che non investono nel verde. Nella manifattura il 43,4% contro il 25,5%. E sono più presenti
nei mercati extra-europei. Ancora, le imprese green innovano di più delle altre: il 21,9% ha
sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle non investitrici. Spinto da export e
innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green,
contro il 13,4% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 27,4% contro il 19,9%.
Anche nel creare lavoro la sostenibilità è un driver importante, sia tra le imprese eco-investitrici
che tra le altre. Il 14,9% delle assunzioni previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguarda
green jobs, soglia cresciuta di 4 punti percentuali rispetto al 2009. Nell’area aziendale della
progettazione e della ricerca e sviluppo si arriva al 67%, con i green jobs che diventano i veri
protagonisti dell'innovazione. Se poi andiamo oltre lo steccato dei green jobs propriamente detti e
guardiamo anche alla richiesta di figure professionali con competenze green, vediamo che le
assunzione con questi requisiti sono 219.500. Nell’insieme si arriva a ben 294.200 lavoratori ‘green’,
il 59% della domanda di lavoro. Anche le nostre piccole e medie imprese portano il loro
importante contributo e primeggiano a livello europeo sul fronte della ‘riconversione verde’
dell’occupazione: dalla fine del 2014, il 51% delle Pmi italiane ha almeno un green job, più che nel
Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%).
Primati energetici e nel riciclo dei rifiuti
Grazie anche alle realtà che puntano sull’efficienza l’Italia vanta importanti primati sul fronte
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Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di occupati
dell’ambiente a livello europeo. A parità di valore prodotto le nostre aziende utilizzano meno
materie prime ed energia e producono meno rifiuti ed emissioni. Eurostat certifica che le
imprese italiane, con 337 kg di materia prima ogni milione di euro prodotto, non solo fanno molto
meglio della media Ue (497 kg), ma si piazzano seconde tra quelle delle grandi economie
comunitarie dopo le britanniche (293 kg), davanti a Francia (369), Spagna (373) e ben avanti alla
Germania (461).
Analoga dinamica si regista anche per l’energia utilizzata. Siamo secondi tra i big player europei,
dietro al solo Regno Unito. Dalle 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008
siamo passati a 15: la Gran Bretagna ne brucia 12, la Francia 16, Spagna e Germania 18. L’Italia fa
bene anche nella riduzione dei rifiuti. Con 39 tonnellate per ogni milione di euro prodotto (5 in meno
del 2008) siamo i più efficienti in Europa, di nuovo molto meglio della Germania (65 t). E nella
riduzione delle emissioni in atmosfera: siamo secondi tra le cinque grandi economie comunitarie
(113 tonnellate CO2, ultimi dati disponibili 2012), dietro solo alla Francia (91 t, in questo caso
favorita dal nucleare) e, ancora una volta, davanti alla Germania.
E siamo leader europeo nel riciclo industriale: a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163
milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili su scala europea, nel nostro Paese sono stati recuperati 25
milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 23).
Riciclaggio nei cicli produttivi che ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 15 milioni
di tonnellate equivalenti di petrolio ed emissioni per circa 55 milioni di tonnellate di CO2. L'Italia è
inoltre tra le principali economie europee, seconda solo alla Germania, in termini di percentuale di
riciclo e di recupero di rifiuti di imballaggio, facendo meglio di Spagna, Francia e Regno Unito.
Geografia degli eco-investimenti
La green Italy è diffusa in modo piuttosto uniforme lungo tutto lo Stivale, ma trova nel Nord del
Paese il suo punto di forza. Più nel dettaglio, la Lombardia è la regione che guida la classifica
regionale per numero delle imprese green, con quasi 71.000 casi che rappresentano poco meno di
un quinto del totale. Seguono a distanza Veneto e Lazio, che si attestano sulle quote di 34.770 e
31.010 imprese green, poi Emilia Romagna e Campania, rispettivamente con 30.710 e 27.920 realtà
che hanno investito per migliorare le loro performance ambientali. E quindi troviamo Piemonte con
27.330 imprese green, Toscana attestata sulla soglia di 26.770, poi Puglia con 23.300 casi, Sicilia
22.520 e ancora Marche 10.800.
Dove e quali sono i più richiesti green jobs
Vista la presenza prevalente di imprese green nel Nord-Ovest, anche la diffusione geografica della
domanda di green jobs riproduce quella delle imprese green e vede una marcata concentrazione
nel Nord-Ovest, dove le assunzioni previste per il 2015 arrivano a sfiorare le 26.000 unità, di cui
ben 19mila solo in Lombardia. Buone prospettive per le assunzioni dal mondo della green economy
anche nel Nord-Est, dove le assunzioni di green jobs programmate entro l’anno sono quasi 16mila,
grazie soprattutto alla presenza del Veneto, dove se ne contano 6.210 unità.
La macroripartizione Sud e Isole conta su un numero di assunzioni di green jobs previste nel 2015 di
17.600 unità, mentre il Centro si attesta a 15.170, 9.410 delle quali nel Lazio (regione in seconda
posizione dietro la Lombardia nella graduatoria per numerosità assoluta di assunzioni di green jobs).
Tra le regioni più virtuose su questo fronte citiamo anche l’Emilia Romagna (6.390), il Veneto
(6.210) e la Campania (5.030). Scendendo nel dettaglio provinciale, troviamo sul podio, con il più
elevato numero di assunzioni di green jobs programmate per quest’anno, la provincia di Milano
(11.450 unità), cui seguono la provincia Roma (8.060), Torino (3.110) e Napoli (2.860).
Tra le figure professionali verdi, i green jobs più richiesti sono: l’installatore di impianti termici
a basso impatto, l’ingegnere energetico, il tecnico meccatronico, l’ecobrand manager, l’esperto di
acquisti verdi, l’esperto in demolizione per il recupero dei materiali, l’esperto del restauro urbano
storico, il serramentista sostenibile, l’esperto nella commercializzazione dei prodotti di riciclo, il
programmatore delle risorse agroforestali, l’esperto in pedologia – la scienza che studia il suolo, la
genesi, sua composizione, le variazioni, soprattutto a fini agricoli -, l’ingegnere ambientale, lo
statistico ambientale e il risk manager.
Pagina 2 di 3
Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di occupati
Il rapporto "GreenItaly 2015" (pdf)
URL di origine (Salvata il 09/11/2015 - 17:42):
http://www.qualenergia.it/articoli/20151030-dalla-green-economy-il-10-del-pil-e-3milioni-di-occupati
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Corbetta symbola 24giu2015
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Rassegna stampa GreenItaly 2015

  • 1. 31 ottobre 2015   Occupazione Green Italy 2015 «L'economia verde è realtà: creati tre milioni di posti» L'economia verde in Italia è ormai realtà, più che un dover essere. Lo dicono i numeri. Quelli di Green Italy 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, che misura e pesa la forza della green economy nazionale, secondo cui un'impresa su quattro dall'inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza.  Sono infatti 372mila le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell'industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest'anno, in tecnologie sostenibili per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. L'orientamento 'verde' si conferma un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green economy si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto ­ pari al 10,3% dell'economia nazionale ­ e due milioni 942mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze 'verdì. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell'occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla green Italy infatti arriveranno quest'anno 294.200 assunzioni legate a  competenze green: ben il 59% della domanda di lavoro. GreenItaly 2015 spiega che l'economia verde è un paradigma produttivo sempre più forte e diffuso nel Paese. Solo quest'anno, incoraggiate dai primi segnali della ripresa, 120mila imprese hanno investito green, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014.   © riproduzione riservata TROVA LAVORO: Gucci: opportunità di lavoro in Toscana e Veneto Il marchio della moda italiana ricerca personale tecnico specializzato a Padova, Pistoia, Firenze e Siena... Lavoro per programmatori e agenti con Oil&Steel Azienda specializzata nel settore piattaforme aeree ricerca analista di processo, agenti e commerciali... Avvenire Home Page > Lavoro > Occupazione > «L'economia verde è realtà: creati tre milioni di posti» Copyright 2015 © Avvenire | P.Iva 00743840159 | Credits | Privacy | Per la pubblicità Cerca | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | Accedi Share 09 novembre 2015 Dedicazione della Basilica Lateranense Commenti Lettere al direttore Chiesa Vita Famiglia Rubriche Dossier Mondo Popotus Chi Siamo Abbonamenti Contatti Cronaca Politica Cultura Economia Spettacoli Sport Scienza&Tecnologia Video Foto BOLOGNA MILANO ROMA Questo sito usa i cookie (anche di terze parti), per fornirti una migliore esperienza di navigazione. Continuando a navigare ne accetti l'utilizzo. cookie policy accetta
  • 2. ChiudiStampa 30 Ott 2015 Green economy anti crisi: in Italia il settore occupa 372mila imprese per un giro d'affari da 102 miliardi Giuseppe Latour La green economy in Italia vale 102 miliardi e garantisce tre milioni di posti di lavoro, con 372 mila imprese che ne hanno fatto una vera e propria ricetta anti-crisi puntando su tecnologie a basso impatto ambientale. Sono i numeri più rilevanti di GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, che misura e pesa la forza della green economy nazionale. E che dimostra come la sostenibilità sia ormai un fattore chiave dell'innovazione per tutti i settori dell'economia italiana. Un'assunzione su due legata all'ambiente nel 2015 Sono, infatti, 372mila le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell'industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest'anno, in tecnologie green per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. L'orientamento green si conferma un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green economy si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto, pari al 10,3% dell'economia nazionale, e 2,9 milioni di green jobs, ossia occupati che applicano competenze verdi. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell'occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla "green Italy" infatti arriveranno quest'anno 294.200 assunzioni legate a competenze green: ben il 59% della domanda di lavoro. Italia leader europeo Parlando di imprese, sono sempre più quelle che fanno scelte green. Solo quest'anno, incoraggiate dai primi segnali della ripresa, 120mila imprese hanno investito in sostenibilità, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014. Questi risultati, nei bilanci, nell'occupazione e nelle performance ambientali del Paese, rendono l'Italia, nonostante i tanti problemi aperti, il leader europeo in alcuni campi dello sviluppo sostenibile. Realacci: numeri importanti in vista di Parigi Uno spread verde che fornisce un dato importante in vista dell'importante vertice Onu sul clima che a dicembre riunirà il mondo a Parigi, come spiega il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci: «La vocazione italiana alla qualità si esprime in una tensione al futuro che ha avuto proprio nella green economy uno strumento formidabile per migliorare i processi produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, apprezzati e responsabili. Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell'economia circolare. Un nuovo modello di sviluppo che somiglia molto a quell'economia a misura d'uomo, che rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa Francesco». Lo Bello: evoluzione funzionale alla qualità delle nostre produzioni
  • 3. Il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, invece, spiega: «L'evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro capacità competitiva». E' importante fare emergere «con queste analisi l'Italia dell'innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto verde della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e competitivo. Le Camere di commercio sono già coinvolte su questo fronte e intendono moltiplicare il proprio impegno». Starace: quattro nodi da sciogliere Sul punto anche Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, spiega che "la green economy è una delle speranze dell'economia italiana e globale". Ma nel nostro paese bisogna agire su quattro fronti: "Dobbiamo risolvere le arretratezze sul fronte della digitalizzazione. Dobbiamo aumentare l'interconnessione delle infrastrutture, a partire dalla banda larga. Dobbiamo risolvere le difficoltà legate alla logistica e dobbiamo migliorare la formazione professionale. Anche noi abbiamo difficoltà a trovare alcune tipologie di tecnici specializzati". I settori coinvolti Nel nostro Paese, nonostante le difficoltà, dall'inizio della crisi più di un'azienda su quattro ha scommesso sul green. Una propensione che abbraccia tutti i settori della nostra economia - da quelli più tradizionali a quelli high tech, dall'agroalimentare all'edilizia, dalla manifattura alla chimica, dall'energia ai rifiuti – e che sale al 32% nel manifatturiero, certamente il settore più coinvolto. P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved
  • 4. Sorpresa,ilmadeinItalyèl'economiapiù “verde”d'Europa Meno rifiuti, emissioni, risorse utilizzate: i nostri processi produttivi sono i più green del Vecchio Continente. Secondo il rapporto “Green Italy” di Symbola e Unioncamere, sugli scudi le grandi città e le piccole imprese GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images 30 Ottobre 2015 - 16:50 Sgomberiamo il campo dai piagnistei e dai luoghi comuni, per una volta. Perché nonostante tutto - le mafie, le ruberie, le terre dei fuochi, o tumorifici come l’Ilva di Taranto - quella italiana è una delle economie sviluppate più verdi del Pianeta, sicuramente d’Europa Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito acconsenti al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy . x
  • 5. A dirlo sono i numeri di Eurostat e del Centro Studi Unioncamere, pubblicati sul rapporto Green Italy di Fondazione Symbola, presentato il 30 ottobre a Roma. Qualche esempio? Ogni 1000 euro di beni prodotti, usiamo 337,1 kg di materie, contro i 361,6 kg dell'Unione Europea, in media, e i 460,8 kg della Germania. Lo stesso vale per le emissioni: noi bruciamo 14,7 tonnellate di olio equivalente, mentre in Europa, in media, se ne bruciano 18,4. E ancora, ogni milione di euro prodotto, creiamo 40,1 tonnellate di rifiuti e 113,3 tonnellate di rifiuti, contro le 88,7 e le 150,6 della media europea. Sono fatti incontrovertibili, questi, che fanno dell'Italia la seconda economia del Vecchio Continente per eco-efficienza, seconda solo al Lussemburgo, davanti a Regno Unito, Danimarca e Irlanda, con un numero indice pari a 152,7 (dove 100 è la media dell'Unione Europea a 27). Numeri in crescita, peraltro, visto che siamo anche il secondo paese a più alto livello di eco-tendenza, anche in questo caso secondo solo al piccolo granducato, che fa gara a sé.
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  • 7. «Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell’economia circolare - ha dichiarato Ermete Realacci alla presentazione del rapporto - Un nuovo modello di sviluppo che somiglia molto a quell’economia a misura d’uomo, che rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa Francesco. Un’economia in cui un’Italia che fa l’Italia è già in campo, che è strategica anche per il Pianeta e può rappresentare il nostro contributo alla Cop21 di Parigi». Alfieri di questa tendenza sono soprattutto i settori classici del made in Italy come la moda e il sistema alimentare, ma anche settori tradizionalmente inquinanti come quello farmaceutico o quello delle produzioni di gomma, plastiche e minerali non metalliferi, in cui si denota una forte crescita tendenziale di processi produttivi eco-compatibili. Non si tratta, beninteso di beneficenza, né di ecosostenibilità fine a se stessa: «L’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro «Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell’economia circolare. Un’economia in cui un’Italia che fa l’Italia è già in campo, che è strategica anche per il Pianeta e può rappresentare il nostro contributo alla Cop21 di Parigi». Ermete Realacci, Fondazione Symbola “
  • 8. capacità competitiva - ha evidenzia il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello -. È importante fare emergere con queste analisi l’Italia dell’innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto “verde” della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e competitivo» «L’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro capacità competitiva» Ivan Lo Bello, Presidente Unioncamere “
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  • 10. Più sorprendente ancora, tuttavia, è constatare come siano le grandi città e le piccole imprese a trainare questa evoluzione. Relativamente agli eco- investimenti, ad esempio, le città che in assoluto e in percentuale, ospitano più imprese green sono Milano, Roma, Napoli, Torino e Bari, con la Lombardia che, tra le regioni, doppia il Veneto secondo classificato. Mentre riguardo alla dimensione d'impresa, è singolare notare come le realtà che assumano più figure "green" - “ciascun lavoratore che applica competenze verdi nello svolgimento di tutte o di una parte delle proprie mansioni lavorative”, secondo la classificazione dell'Eurobarometro - sono quelle con meno di dieci dipendenti. Forse piccolo non sarà più così bello, ma di sicuro è “verde”.
  • 11. Venerdì 23 Ottobre 2015      Segui @Agenzia_Italia    Cerca  Usa: indice Pmi Markit sale a sorpresa a ottobre 16:09 Alitalia: rafforza accordo codeshare con Air Europa 16:02 Petrolio: prezzi in calo, Wti sotto 45 dollariBreaking News Speciale Expo2015 ARCHIVIO Tutte le notizie dal 2004 a oggi: trova quelle di tuo interesse Ricerca Login Home Cronaca Politica Economia Estero Spettacolo Sport Salute Food Ricerca e sviluppo News in English I Portali agi Regionali agi Tech | Travel | Cinema | Motori | Arte | Gossip | Moda | Africa | PEI News Articolo completo Ambiente: rapporto Symbola-Unioncamere sulla green economy (AGI) - Roma, 23 ott. - "Green economy: la sfida del futuro - L'Italia verso la Cop21 di Parigi" e' il tema del Rapporto GreenItaly [...] Energia: GE Oil & Gas apre porte stabilimento alla comunita' Ambiente: rapporto Symbola-Unioncamere sulla green economy 17:10 23 OTT 2015 (AGI) - Roma, 23 ott. - "Green economy: la sfida del futuro - L'Italia verso la Cop21 di Parigi" e' il tema del Rapporto GreenItaly 2015 di Symbola e Unioncamere che verra' presentato il 30 ottobre, ore 11, presso la sede della stessa Unioncamere (piazza Sallustio 21). La ricerca sara' illustrata da Domenico Mauriello, responsabile Servizio Ricerca e Formazione di Unioncamere, e interverranno Ivan Lo Bello, presidente Unioncamere, Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Francesco Starace, amministratore delegato Enel, e Roberto De Santis, presidente del Conai (Consorzio nazionmale imballaggi). (AGI) .   RSS 0 Tweet Video Ultime da "Ricerca e Sviluppo" Ricerca e Sviluppo Visita i Luoghi Sacri Vieni e Scopri le Origini della Fede Cristiana Prestiti INPDAP 2015 Sfrutta la Convenzione Ex INPDAP. Fino a € 90.000 con Rate comode 0LikeLike ShareShare Torna Adele: 4 anni dopo 'Skyfall', ecco il singolo 'Hello' Francia: camion contro un bus, muoiono 42 anziani in gita 007 Spectre: il backstage musicale dell'ultimo film di James Bond Terremoto giudiziario all'Anas, 10 arresti per tangenti       SCOPRI DI PIU' 1 Data Pagina Foglio 23-10-2015 074078 Symbola Codiceabbonamento:
  • 16. GREENECONOMY FOCUS Lunedì09Novembre2015 www.ilsole24ore.com Intervista aGentiloni Riciclo.L’economiacircolareèlastradaobbligata persalvaguardarelerisorsedelpianeta upagina16 La ricerca. Il rapporto GreenItaly 2015 è il sesto realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con Conai Laviaitalianaallasostenibilità Quasi400milaaziendehannoinvestitointecnologieperridurrel’impattoambientale diLuca Salvioli C’ è una via italiana alla green economy, fatta daquelle372milaazien- dechedal2008aoggihannode- ciso di investire in tecnologie che consentono di ridurre l'im- patto ambientale, risparmiare energie e contenere le emissio- nidiCo2.Setteannifasipoteva- no solo avanzare previsioni, e essere ottimisti nell'anno del fallimento di Lehman Brothers non era facile. Oggi si possono trarre alcune conclusioni, e per alcuniaspettivannooltrelepiù rosee aspettative. Il rapporto GreenItaly 2015, il sesto realiz- zato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazio- neconConai,metteentrambele mani in questa trasformazione economico-culturale dell'im- presaitaliana.Lapremessa,for- seovvia,èchelagreeneconomy non si riduce a eolico e fotovol- taico, ma guarda a tutta quella manifattura italiana che ha sa- putorinnovarsisecondoquesta chiave con l'importante conse- guenzadiaverprodotto102,497 miliardi di euro di valore ag- giunto,ovveroil10,3%dell'eco- nomia nazionale, e 2 milioni e 942milagreenjobs. «Le imprese italiane hanno interpretato la seconda ondata dellaglobalizzazionepuntando su fasce alte del mercato facen- dolevasuldesign.Ilprodottoha incorporato anche una dimen- sione culturale, diventando unico–spiegaDomenicoStura- botti, direttore di Symbola -. In questolasostenibilitàhagioca- toundupliceruolo.Innanzitut- toc'èstataunariduzionedeico- sti nelle fasi di produzione: ad esempio un uso più efficiente dei materiali nella realizzazio- ne e un grande lavoro nell'otti- mizzazione dei processi ener- geticieneiconsumidiacqua». È il caso dell'industria della ceramica,chehamessosulmer- cato mattonelle di design più sottili. Oppure la nautica, con navi che usano meno materiale cheinpassato,conmaggioreae- rodinamica,minorpesoemino- riconsumi.Oancora,edèlase- condaideadisostenibilità,“set- toricomeilvinochesisonocol- locati su nicchie di qualità distinguendosi per una minor improntaecologica». Domenico Mauriello, re- sponsabile servizio ricerca e formazione di Unioncamere, sottolineacome«adifferenzadi altri Paesi come la Germania in cui l'industria green è nata co- me risposta a precise politiche incentivanti,inItalia,aeccezio- ne delle ristrutturazioni ener- getiche, si tratta di una rivolu- zionepartitadalbasso.Ilmerito è di quelle centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che hanno saputo cogliere nella tu- tela dell'ambiente il motore di sviluppo economico e sociale deiterritori». MadeinItaly Sono i settori forti del made in Italy a fare la parte del leone in questaconversione:dall'agroa- limentare all'edilizia, dalla ma- nifatturaallachimica,dall'ener- gia ai rifiuti; tutta la filiera della logistica e una nuova forma di turismosostenibile,dallatodel- la domanda e dell'offerta. Un tratto distintivo della green Italyèlacapacitàdiimporsisui mercati esteri: le imprese esportano nel 18,9% dei casi, a fronte del 10,7% di quelle che non investono nel verde. Nella manifattura il 43,4% contro il 25,5%. E sono più presenti nei mercati extra-europei. Ancora, le imprese green innovano di piùdellealtre:il21,9%hasvilup- pato nuovi prodotti o servizi, controil9,9%dellenoninvesti- trici.Spintodaexporteinnova- zione, il fatturato è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green, contro il 13,4% delle altre. Per- centuali che nel manifatturiero salgonoal27,4%controil19,9%. Capitololavoro Anche nel creare lavoro la so- stenibilitàèundriverimportan- te,siatraleimpreseeco-investi- tricichetralealtre.Il14,9%delle assunzioni previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguar- dagreenjobs,sogliacresciutadi 4 punti percentuali rispetto al 2009. Nell'area aziendale della progettazione e della ricerca e svilupposiarrivaal67%. Lefigureprofessionalipiùri- chieste sono: l'installatore di impianti termici a basso impat- to,l'ingegnereenergetico,iltec- nico meccatronico, l'ecobrand manager, l'esperto di acquisti verdi, l'esperto in demolizione per il recupero dei materiali, l'esperto del restauro urbano storico, il serramentista soste- nibile, l'esperto nella commer- cializzazione dei prodotti di ri- ciclo,ilprogrammatoredelleri- sorse agroforestali, l'esperto in pedologia–lascienzachestudia il suolo, la genesi, sua composi- zione, le variazioni, soprattutto a fini agricoli -, l'ingegnere am- bientale,lostatisticoambienta- leeilriskmanager. Iprimati Dalrapportoemergeancheche l'Italia vanta alcuni primati sul fronte dell'ambiente a livello europeo.Aparitàdivalorepro- dottolenostreaziendeutilizza- no meno materie prime ed energia e producono meno ri- fiuti ed emissioni. Per quanto riguardainvecel'energiautiliz- zata siamo secondi tra i big player europei, dietro al solo Regno Unito. L'Italia è il Paese piùefficienteinEuropanellari- duzionedeirifiuti,leadernelri- ciclo europeo e secondo nella riduzione delle emissioni in at- mosfera tra le cinque grandi economiecomunitarie. ©RIPRODUZIONERISERVATA PIERLUIGILONGO INTERVISTA IvanhoeLoBello PresidenteUnioncamere «L’ambienteportavalorealleaziende» diGiuseppeLatour «L a green economy oggi sta dentro la catena del valore delle aziende e costituisce un fondamentale fat- toredicompetitività».PerIvanLo Bello,presidentediUnioncamere evicepresidentediConfindustria, i numeri del rapporto Greenitaly dimostranocomesiaormaimatu- rounostravolgimentoepocale:la “sceltaverde”iniziaapagare,por- tando dei ritorni concreti e tangi- bili. Anche se restano questioni aperte, a partire dalla formazione delpersonalesullenuovetecnolo- gie: il sistema non è ancora ade- guato ma le riforme del Governo sull’alternanza scuola-lavoro do- vrebberomigliorarelasituazione. Come spiega la svolta verde che migliaia di imprese stanno compiendo? Sonoconvintocheallabasedel- lesceltecompiuteinquestianni,o di quelle che 120mila imprese in- tendonoeffettuarenel2015,cisia- no due fattori concomitanti. Da una parte, l’attenzione crescente manifestatadaiconsumatoriaite- midellatutelaambientaleedelfu- turodelpianeta.Unarecenteinda- gine di Unioncamere mostra che ottoitalianisudiecisonodispostia spenderedipiùperunprodottoo un servizio rispettoso dell’am- bienteeil51%pagherebbequalco- sa in più sulla bolletta se sapesse che l’energia è prodotta da fonti rinnovabili. Questo risultato è in- dicativo di un progressivo cam- biamento di sensibilità, di cui ov- viamente le nostre imprese non potevanonontenerconto. Qualèilsecondoaspetto? Sappiamo bene che l’economia italiana ha fatto della qualità e del- l’innovazionelasuaprimaarmaper competere, tanto in Italia quanto all'estero.Laqualitàèl'elementodi- stintivodelmadeinItaly.Lagreen economyoggi,nellasuaaccezione più ampia, sta dentro la catena del valoredelleaziendeecostituisceun fondamentalefattoredicompetiti- vità. Insomma, credo che gli im- prenditori italiani abbiano capito chelasceltaverdepaga. Comevedelafortespintache arrivadal Sud? La distribuzione territoriale delle imprese della green eco- nomyèlegataingranpartealmo- dellodispecializzazioneprodutti- vaterritoriale.Unruoloimportan- teinquestariconversione“verde” delnostrosistemalohannoavuto e lo stanno avendo alcuni settori determinanti per l’economia del Mezzogiorno, come il turismo e l’agroalimentare, dove sostenibi- litàèsinonimodiqualità,difesadel territorio, promozione delle pro- duzionilocali. Parlandodisettori,lamanifat- turaparetrainante… La green economy parte dal si- stema industriale. Nell’edilizia, però,comeinbuonapartedeiser- vizi, a cominciare dal turismo, gli investimenti“green”sistannodif- fondendo. Le imprese edili speri- mentano soprattutto le innova- zionineimaterialienelletecniche costruttiverelativeallabioedilizia e alle attività di razionalizzazione deiconsumienergeticidegliedifi- ci. Un lavoro enorme e davvero importanteperilnostroPaese. DallatodelGovernoservono incentiviperilgreen? InItaliailprocessodiriconver- sione verde è partito dal basso, è stata una scelta consapevole e in- dividuale delle imprese per ri- spondere alle sfide del mercato. Per quanto riguarda gli incentivi, non credo francamente che deb- bano essere mirati a favorire l’in- novazione green. Penso invece che l’innovazione in generale do- vrebbe essere sostenuta, legando gliinterventiquantopiùpossibile all’occupazione. Crede che il sistema sia ade- guato a rispondere alla doman- dadiprofilitecnicidapartedelle imprese? Ilsistemaancoranonèadegua- tomaritengocheirecentiprovve- dimentidelGoverno,inparticola- re quello sull’alternanza scuola- lavoro, aiuteranno a ridurre il mi- smatch tra mondo della formazioneeimprese.L’alternan- za,divenutaoraobbligatoriaapar- tiredalterzoannodiscuolasupe- riore,èunostrumentofondamen- tale per dare ai ragazzi le compe- tenzeeleesperienzeperinserirsi nelmondodellavoro.Ealleimpre- seoffrel’opportunità,soprattutto se,comeciauguriamo,iprogettidi alternanzanascerannodaunaco- progettazioneconlescuole,dipo- tercontaresugiovanilevecheen- tranoinaziendadopoavernefatto almenounprimoassaggio. ©RIPRODUZIONERISERVATA IMAGOECONOMICA PresidenteUnioncamere. IvanhoeLoBello,52anni IlfuturodelPaese èlagrandeonda dell’innovazione diErmete Realacci I l soft power che ha accom- pagnato l'Italia nell'Expo di Milano va ora messo in campo per il successo della Cop21,ilsummitmondialesul climadiParigi.Un'ideadieco- nomia,disocietà,difuturofor- te perché affonda radici nella realtà.Edèvisibileperchinon guarda il Paese con occhio pi- groedistante,magarioffusca- to dalle lenti delle agenzie di ratingodeldeclinismo. È quello che ha fatto inque- sti anni il rapporto di Fonda- zione Symbola e Unioncame- re sulla green economy italia- na. GreenItaly 2015 conferma che ci sono le condizioni per affrontarelacrisi,contrastare imutamenticlimatici,dareun futuroallanostraeconomia. Apattodievocarelemiglio- rienergiedelPaese,difarele- va sui talenti e sui territori. A patto di incoraggiare un'eco- nomia che è più forte perché ha «alle spalle una rete robu- sta di solidarietà, un sistema di imprese coscienti della propria funzione sociale, un retroterra di legalità, cono- scenze diffuse, passioni civi- li», come ha detto il presiden- teMattarella. A patto di puntare sulle ri- sorsepiùpromettenti:l'inno- vazioneelaricerca,laRete,la green economy. Proprio le impresecheinvestonoecon- tinuano a scommettere sulla sostenibilità hanno risultati sorprendenti e garantiscono al Paese un positivo spread green. Un dato importante perché la sfida a Parigi non è solo cli- matica ma anche tecnologica, economica, geopolitica. E so- ciale, come ha ricordato Papa Francesco, autore quest'anno del documento più autorevo- le, visionario e concreto sull'ambiente:l'enciclicaLau- dato sì. Una sfida che molte nostre imprese hanno già in parteaccettato. Durante la crisi (2008-2015) 372mila imprese dell'indu- stria e dei servizi con dipen- dentihannoinfattiinvestitoin prodotti e tecnologie green. Un'impresa su quattro ha puntato sulla sostenibilità co- me antidoto alla crisi e leva competitiva. Ed hanno colto nelsegno:glieco-investimen- tisiassocianoaundinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo: il 18,9% di chi in- veste green esporta, a fronte del10,7%dichinoninveste. Nella manifattura il 43,4% controil25,5%,eil30,7%inno- va contro il 16,7% delle altre imprese. Mentre in agricoltu- ra vantiamo il primato mon- diale per i prodotti distintivi (Dop, Igt, e Doc), e insieme i primatieuropeipernumerodi impresebiologiche,valoreag- giunto per ettaro e riduzione delleemissionidigasserra. Per non parlare dell'occu- pazione.Nel 2015,il 14,9%del- le assunzioni previste (74.700 posti di lavoro) riguarda pro- prio green jobs, che si tratti di ingegnerienergeticioagricol- toribiologici,espertidiacqui- stiverdi,tecnicimeccatronici o installatori di impianti ter- mici a basso impatto: una cre- scita di 4 punti percentuali ri- spettoal2009. Nella ricerca e sviluppo si arrivaal67%,adimostrazione del legame sempre più stretto tragreeneconomyedinnova- zione. Se poi andiamo oltre lo steccato dei green jobs pro- priamente detti e guardiamo la richiesta di competenze green, vediamo che le assun- zioneconquestirequisitisono 219.500. Messi insieme fanno 294.200 occupati, il 59% della domandadilavoro. Nonostanteitantiproblemi aperti, queste imprese, inclu- selePmi,hannospintol'intero sistema produttivo nazionale verso una leadership europea in molte performance am- bientali. Leimpreseitaliane,peruni- tà di prodotto, sono seconde tra i grandi Paesi europei per consumoefficientedimateria edenergia,dopoilRegnoUni- to, che però ha un'economia più legata a finanza e servizi, mentre noi siamo un grande Paesemanifatturiero. LaGermaniainquesteclas- sifiche arriva sempre dopo. E siamo avanti nell'economia circolare perché è nei nostri cromosomi: per un Paese tra- sformatore e privo di materie primecomeilnostro,chepun- tasuqualitàebellezza,èdeci- sivo.Siamoadesempioleader europeinelricicloindustriale: recuperiamo25milioniditon- nellate di materia ogni anno sui163totalieuropei. LaGermaniachehaun'eco- nomia più grande. Con un ri- sparmiodienergiaprimariadi oltre 15 milioni di tep, e 55 mi- lioniditonnellatediCo2evita- te.Questosiungiacimentoda coltivareedavalorizzare. La spinta green sposta inoltre la nostra economia verso una dimensione più collaborativa: dalla produ- zione diffusa dell'energia rinnovabile (oltre 800 mila impianti) alle nuove modali- tà di consumo –dal car sha- ring alle piattaforme legate alla sharing economy. Nonècertolapanaceaperi maliantichidelPaese:nonso- loildebitopubblicoelacorru- zione, ma le diseguaglianze sociali, l'economia in nero e quella criminale, il ritardo del Sud,unaburocraziainefficace espessosoffocante. È però la strada di un'Italia coraggiosa, in grado di guar- dareavanti,un'Italiacompeti- tivaeinnovativasucuifarele- va:un'Italiachefal'Italia. Obama considera gli ac- cordi di Parigi parte impor- tante della sua eredità politi- ca. La Cina è finalmente in campo. L'Europa è chiamata a confermare una leadership cherischiadiappannarsi.Ma la posta più importante è per la “famiglia umana”: dimo- strare che su questo, come su altri temi cruciali, è possibile un approccio multilaterale, collaborativo, pacifico. E che funziona. Dice Shakespeare nel Giu- lio Cesare: «C'è una marea nelle faccende degli uomini checoltaalsuoapiceconduce alla fortuna, una volta persa tutto il viaggio della vita è de- stinato a miseria e avversità». L'Italia di GreenItaly può aiu- tareacoglierequestamarea. presidentedellaFondazioneSymbola LASTRADAOBBLIGATA Economiacircolaredecisiva: unPaesetrasformatore eprivodimaterieprime comeilnostrodevepuntare suqualitàebellezza «Ottoitalianisudieci sonodispostiaspendere dipiùperunprodotto rispettosodell’ambiente» Anno 2013, media geometrica dei numeri indice degli indicatori con base Ue=100,0 * Francia,Italia,Germania,SpagnaeR.Unito Fonte:FondazioneSymbola,Unioncamere- RapportoGreenitaly,2015 Lussemburgo 212,4 Italia 152,7 RegnoUnito 149,9 Danimarca 136,1 Irlanda 130,7 5 Paesi Ue* 129,4 Francia 129,1 Spagna 127,8 Belgio 122,0 Austria 120,4 Malta 116,0 Paesi Bassi 115,9 Germania 109,6 Portogallo 106,3 Ue27 100,0 Eco-efficienza LARIDUZIONEDEICOSTI Nellefasidiproduzione èpresenteunuso piùefficientedeimateriali eun'ottimizzazione deiprocessienergeticieidrici ILSUMMIT LasfidaalverticeCop21 inprogrammaaParigi nonèsoloclimatica maanchetecnologica, economicaegeopolitica I NUMERI DEL GREENITALY 102miliardi Il valore aggiunto I dati Greenitaly 2015, il sesto report annuale a cura di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, stimano in 102,497 miliardi il valore aggiunto. Il dato è pari al 10,3% del totale 32% Manifatturesultotaledelsettore Nonostanteledifficoltà, dall'iniziodellacrisi,piùdi un'aziendasuquattroha scommessosulgreen.Una propensionecheabbracciatuttii settoridell’economia-daquelli piùtradizionaliaquellihigh tech,dall'agroalimentare all'edilizia,dallachimica all'energiaairifiuti–chesalenel manifatturieroal32percento 3milioni Ipostidilavoro Esattamente sono 2,942 milioni green jobs, ossia occupati che applicano competenze verdi, una cifra che corrisponde al 13,2% dell'occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre 294mila Assunzioni2015 Inuoviposticreati,legatia competenzegreen,assommeranno al59%delladomandadilavoro 372mila Leaziendeitaliane Sono pari al 24,5% del totale dell'industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest'anno, in tecnologie green per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di Co2 120mila Imprese2015 Soloquest'anno,incoraggiatedai primisegnalidellaripresa,120mila impresehannoinvestitogreen,o intendonofarloentrodicembre,il 36%inpiùrispettoal2014 18,9% Leaziendecheesportano LesocietàdellagreenItaly hannoundinamismosui mercatiesterinettamente superiorealrestodelsistema produttivoitaliano:esportano nel18,9%deicasi,afrontedel 10,7%diquellechenon investononelverde INTERVENTO «Gasserraerinnovabili:eccolepropostedell’Italia alverticediParigisulclimatechange» upagina17 Paolo Gentiloni
  • 17. 16 Greeneconomy IlSole24Ore Lunedì9novembre2015- N.309 Inumeridelriciclo Le potenzialità del riciclo. Lapopolazionemondialepotrebbetoccaregli11miliardiallafinedelsecolodagliattuali7,3miliardi Economiacircolarestradaobbligata Èl’unicapossibilitàdirallentarelaspoliazionedellerisorsedelpianeta diElena Comelli N onpiùusaegetta,mausae ricicla.Dopolarivoluzio- nedeiprodottimonouso, partita dalle lamette Gillette all'iniziodelsecoloscorso,quan- dolerisorsedelpianetasembra- vano inesauribili, e oggi estesa a vastefettedelmercatodeibenidi consumo,ilpendolotornaindie- tro. La popolazione mondiale crescealritmodi80milionidiin- dividuiall'annoepotrebbetocca- regli11miliardiallafinediquesto secolo, dai 7,3 miliardi di oggi. L'ascesa sociale delle fasce più poveredell'umanitàèancorapiù rapida:daquial2030ben3miliar- di di nuovi consumatori entre- ranno nella classe media e spin- gerannoladomandadibenieser- vizialivellisenzaprecedenti.Da qui,l'attualitàcrescentedell'eco- nomiacircolare,l'unicapossibili- tàdirallentarelaspoliazionedel- lerisorsedelpianeta. «La produttività delle risorse nell'Ue è cresciuta del 20% nel periodo2000-2011»,sileggenella comunicazione della Commis- sione Ue «Verso un'economia circolare»,allabasedellanorma- tivaeuropeainviadidefinizione. «Sequestaevoluzionesimanter- ràcostante,entroil2030avremo un ulteriore aumento del 30%, corrispondenteaunincremento delPilquasidell'1%eallacreazio- nedioltre2milionidipostidila- voro in più rispetto allo status quo».Obiettiviambiziosi,acuiil sistema produttivo europeo de- veprepararsi.Macomesuperare lelogichelineari,cheprevalgono nell'attuale sistema di produzio- ne industriale? Nelle prime fasi del cerchio le resistenze sono chiare. Per quanto riguarda la sceltadellematerieprime,afare resistenza sono soprattutto le normative,cheinnalzanobarrie- re contro l'uso delle materie pri- meseconde.Anchelaculturadel consumoincidemolto:ilrecupe- rodellematerieprimesecondee frenato dalla difficolta di far ac- cettare al consumatore finale prodotti con una performance marginalmente inferiore rispet- to alle alternative tradizionali, fabbricate con materie prime vergini. Per fortuna esistono an- che forze centripete che aiutano lacircolarità,comeadesempioil vantaggio per l'impresa di sot- trarsiallavolatilitàdeiprezzidel- lematerieprime,iltagliodeicosti derivantedalrisparmioenergeti- coelenuoveopportunitàdimer- cato legate allo sviluppo di pro- dottiverdi. In Italia - in base al rapporto GreenItaly 2015 di Fondazione Symbola e Unioncamere - il set- toreeconomicodelrecuperodei materialihaconosciutounaforte crescitaediversificazione,apar- tiredaglianniNovanta.Dasetto- re prevalentemente incentrato sulla rottamazione dei metalli ferrosi, il riciclo si è fortemente diversificato, con un crescente peso della lavorazione della car- ta,delleplastiche,deirifiutidiap- parecchiature elettriche e elet- troniche,maanchedelrecupero degli inerti e delle biomasse. «In undecennio,ilnumerodelleim- prese è passato da 2.283 a 3.105, conunacrescitadel39%,chenon siinterrompeneancheneglianni della recessione. Gli occupati nello stesso lasso di tempo sono quasi raddoppiati, passando da circa13milaaoltre25mila,conun incremento anche durante la re- cessione(+13%trail2008eil2012). A confronto con la media del settore manifatturiero, il settore industrialedelrecuperomateria- liemergecomeunodeisettoripiù brillanti. In Italia – ed analoga o persinopiùmarcataèlatendenza inEuropa–ilrecuperodeimate- rialiinsensostrettoècresciutoa ritmibensuperioridell'industria manifatturieranelsuoinsieme. Trail2002eil2007,leimprese italianedelriciclosonocresciute del9,1%,afrontediunariduzione del 7% del totale manifatturiero, mentreilvaloreaggiuntodelrici- clo è cresciuto del 64% (totale manifatturiero +15%) e gli occu- pati sono aumentati del 32% (to- talemanifatturiero-3,7%).«Maè soprattuttonelperiodo2008-2011 (eidatiprovvisorisugliannisuc- cessiviloriconfermano),cioènel mezzodellapiùgraverecessione dell'economia italiana, che que- sto settore ha avuto prestazioni assolutamente in controtenden- za», si legge nel rapporto. È cre- sciutoancorailnumerodelleim- prese (+7%), il valore aggiunto (+40%) e gli occupati (+11%), mentre per l'insieme dell'indu- striamanifatturieratuttiidatiso- no in calo (-7% le imprese, -2% il valoreaggiunto,-11%lavoratori). L'industria del riciclo si ap- provvigiona principalmente dal circuito dei rifiuti industriali «Ancora nel 2012, l'Italia è il se- condo Paese europeo, dopo la Germania,perquantitàriciclatee con il più alto riciclo industriale procapitetraigrandiPaesieuro- pei»,attestailrapporto.Madaqui all'economia circolare vera e propria,ilpassoèancoralungo. Circolarità non significa, in- fatti,riciclareimaterialidiscar- tonellediversefasidiproduzio- ne,maevitareilpiùpossibilegli scarti,riducendocosìilflussodi materieprimeedirisorsenatu- rali in entrata nel sistema eco- nomico.Sitrattadunquedipen- sare i prodotti e i servizi in fun- zione di un efficace riutilizzo, a partire dal progetto iniziale, puntando a superare le perdite di efficienza causate dalla fuo- riuscita dal sistema produttivo di materiale potenzialmente ancorautileevalorizzabile.Pa- radossalmente,quandosaremo arrivati a un'economia vera- mentecircolare,ilsettoredelri- ciclocominceràacalareinvece di crescere. È una meta ancora moltolontana. @elencomelli Ceramica. Tecnologie Bat per ottenere le certificazioni d’eccellenza Ecolab e Leed Piastrelleverdi emacinaasecco AlbertoMagnani N asce,sivende,sirigenera. Dai distretti italiani ai mercati internazionali, semprepiùattrattidalbinomioin crescitatramadeinItalyesoste- nibilità.Èilciclocheguidal'inno- vazione della ceramica, uno dei settorichehasposatol'evoluzio- ne «circolare ed efficiente» dei vecchisistemieconomici. Con tutti i mezzi a disposizio- ne, a partire da tecnologie Bat (Bestavailabletechniques)capa- ci di garantire ai manufatti in uscita da botteghe e distretti na- zionali due certificazioni d'ec- cellenzacomeEcolabeLeed.Ma in cosa consiste la virata green della “terra da vasaio” sfornata dallenostreaziende? Sulfrontedelrisparmioener- getico, è in corso un efficienta- mento che cerca di tagliare i consumi più corposi richiesti dall'industria. IdatiriportatidaSymbolapar- lanodiunaspesada500milionidi euro l'anno, divisa tra i consumi termici (solo la cottura ne assor- be il 48,1%) ed elettrici (macina- tura e pressatura, in due, richie- donoil25%delfabbisogno). La sintesi tra innovazione di processo e nuova progettazio- ne delle macchine ha consenti- to di ridurre del 50% i consumi per tonnellata, nello stesso ar- co di tempo che ha visto rad- doppiare gli ouput. Quanto ai consumi d'acqua, la natura“idrovora”dellaproduzio- nediceramicaèstataridimensio- natagrazieaunricorsoafontirici- clatecheincideperil70%sull'atti- vitàdiundistrettodecisivocome quelloSassuolo.Finqui,irisultati giàmessiasegno. Per il futuro, Confindustria Ceramicahaelaboratodelle«Li- neeguideperladiagnosienerge- tica», un vademecum di stru- menti di calcolo e best practice per migliorare le prestazioni del settore. Qualchecasod'eccellenza,tra quelli citati da Symbola? A spic- care sono marchi come Casal- grande Padana, LB e Coem. Ca- salgrande Padana, in collabora- zione con Toto Ltd in Giappone, hamessoapunto“BiosSelf-Clea- ning”: piastrelle bioattive in grès porcellanato, capaci di garantire un processo autopulente (elimi- nazionedibatterieeabbattimen- to degli agenti inquinanti, ndr) cheriducel'impattoemigliorala qualitàambientale. Lb ha ampliato il raggio d'azione delle macinazione a secco con Vertical milling sy- stem, un “mulino verticale” che operaconunsistemadirulliega- rantisceunafinezzadelmacina- to paragonabile a quella dei si- stemi tradizionali. Infine Coem: la sua linea Eco++ inserisce nell'impasto, con dosi diverse, rifiutivetrosipostconsumi(fino al 30%) e rifiuti ceramici. Risul- tati?Minor costo dei materiali, vantaggio dal recupero e possi- bilitàdieseguirelacotturaacen- togradiinmenorispettoallame- diadialtrisistemi. ©RIPRODUZIONERISERVATA Scuola. L’obiettivo è stimolare la creatività su quadrati di stoffa Bimbiarteficideldomani con«Patchforfuture» D ateglistoffaecolori,cam- bieranno il mondo. A di- segni. È l'intuizione che ha dato il via a Patch for future, iniziativa per scuole ispirata agli 8 obiettivi del millennio e pro- mossadallaFondazioneSymbo- laincollaborazioneconlaKipIn- ternational School e il Miur. Obiettivo del contest, nato da un’ideadell'artistaitalo-iraniano HowtanRe?Sprigionarelacrea- tivitàdigiovanissimisuquadrati distoffada30x30centimetri,per “tradurre in colori” i messaggi dell'Expoappenaconcluso:dallo svilupposostenibilealcontrasto allapovertà,dallaprotezioneam- bientaleaglisprechialimentari. Unasfidaraccoltada1.600ra- gazzi, in arrivo da cento classi da scuole primarie e seconda- rie. Il podio finale, proclamato loscorso24ottobrealpadiglio- neKipdiExpo,hafattosaliresul primo gradino un’intera classe dell’Istituto Pascoli-Alvaro di Siderno (Reggio Calabria), se- guita da Mendi Valeri (Istituto perlescienzeumane“S.Rosadi Viterbo) e Ismail Khadim (scuola media statale “A. Mi- gliavacca” di Vobarno, in pro- vinciadiBrescia). I contenuti dei “patch” vin- centi?Nell’ordine:unabambina che abbraccia il globo, sintesi a colori dei laboratori sui «temi delMillennio»svoltodaallievie insegnanti;unuomochinoconil mondo in mano e le fabbriche sulla schiena, simbolo della re- sponsabilità individuale; due manichecingonounaterrarita- gliatasustoffa,richiamoalruolo dei cittadini (e dei bambini) sul domanidelpianeta. L'esperienza, però, non è ar- chiviata. Una selezione delle 5mila pezze raccolte nell'angolo diPatchforfutureall'Expomila- nese è confluita in The Globe: un'operadi3metriafirmadiRe,a formadimappamondoecompo- sta dalle stesse pezze sfornate dallafantasiadeibambini.Espo- sta a Rho fino ad ottobre, The GlobevoleràaNewYorkperes- sere donata alle Nazioni Unite con una cerimonia ufficiale alla Fao.SecondoRobertaPisa,della comunicazione di Symbola, il “globo”diReèun«corodellevo- cichehannopresoparteaPatch forfuture».«Expocisembravail luogo ideale per trovare terreno fertile. Trattandosi di tematiche cheguardanoalfuturo,nonpote- vamo che pensare alle scuole: i bambini sono gli artefici del do- mani»dicePisa. Il linguaggio del disegno ha semplificato i contenuti? Non è facilespiegare,dazero,cosasono leemissionidiCO2osogliadipo- vertà.«Alivellopsicologicoepe- dagogico,ildisegnoèunamoda- litàpiùspontaneadiespressione. Poi c'è stata una doppia visione: attivaperchéiragazzisisonopo- tuti esprimere, passiva perché hanno incamerato nozioni inu- suali per un percorso scolastico della loro età. Ma utili a capire quantolicirconda». Al.Mag. ©RIPRODUZIONERISERVATA Mobilità. Scende il rapporto auto private/abitanti Dalleautoallebici Milanovainsharing «D ieci anni fa, a Mila- no, si contavano 65 auto private ogni 100 abitanti. Oggi il rapporto è di51a100.Questociconsentedi competere con le grandi città europee in tema di sostenibili- tà». Pierfrancesco Maran, as- sessoreallaMobilitàdelComu- ne, descrive così la “trasforma- zioneinsharing”dellestradedi Milano: dalle Fiat 500 alle bici- clette, la condivisione sta en- trandonellecordedellaviabili- tà cittadina. Con la stessa velo- cità di app, social network e piattaforme condivise sullo smartphone. In cima alla lista proprio il car sharing, mercato che con- centraaMilanol'80%dellasua offerta italiana. Oggi si conta- no300milaiscrittisoloall'om- bra del Duomo, per un parco auto di 2mila vetture suddivi- so tra i marchi principali di Car2go,EnjoyeTwist.Enonè tutto, perché ai “classici” del caso si aggiungono Guidami – fruttodellacollaborazionetra Legambiente e Atmi – e Sha- re'ngo:unserviziodiautoelet- triche con tariffa personaliz- zata e free floating, cioè la li- bertà di parcheggiare ovun- que e senza il bisogno di riportareilmezzoaccantoalle colonninediricarica. Così come “libero” è il par- cheggio degli scooter in sha- ring,unaflottadi150mp3messi a disposizione da Eni e Piaggio sottolostessomarchioEnjoy.E per gli amanti dei pedali? Mila- nononèimpreparata.Anzi:èat- tiva dal 2008 BikeMi, piattafor- madimezzi“usaaparcheggia” composta3.650bicitradizionali e mille biciclette elettriche. La rete è cresciuta fino a contare 43milaabbonati,12milaprelievi al giorno e 257 stazioni sparse nell'area metropolitana. E han- no iniziato a comparire, da po- co, sellini a misura di bambino: JuniorBikeMi,inpiazzaCastel- lo,metteadisposizione(gratis) 21bicicletteagiovanissimidai5 agli 11 anni di età per corse nel perimetrodiparcoSempione. Al.Mag. ©RIPRODUZIONERISERVATA 500milioni Eurol’anno Spesa comprensiva dei consumi termici ed elettrici 1.600Glistudenticoinvolti Sonogliallievidicentoclassi discuoleprimarieesecondarie Plastica. Dopoilferroèilsettorechedàpiùlavoro Sharing economy. La mappa delle piattaforme Lacondivisione incidesuambiente equalitàdellavita Alessia Maccaferri pLasostenibilità,unodeiva- lorifortidellasharingeconomy, mette radici profonde in Italia. Crescono infatti le piattaforme collaborative che – in modo di- rettooindiretto–incidonosul- l’ambienteelaqualitàdellavità. Apartiredaitrasporti. Lepiattaformechefacilitano lamobilitàerano17l'annoscor- so e sono 22 oggi, secondo l’in- dagine “Sharing economy: la mappatura delle piattaforme 2015” - curata da Collaboria- mo.org,inpartnershipconPhd -chesaràpresentataoggiaSha- ritalyaMilano,nell'ambitodel- lasettimanadell'economiacol- laborativa. Fra le piattaforme censite, ben 15 servizi sono di ridesha- ring, offrono la condivisione di postiautosulunghetratte(Au- toincomune, Autostrade Car- pooling,Avacar,Blablacar,Dri- vebook, Flootta, iGoOn, JoJob, Roadsharing, Viaggiansieme), o in città (Clacsoon, Letz-go, Mooca, Scooterino, Strappo). TraquestiancheClubsharingè uncar-poolingperchifrequen- ta i locali notturni, concerti o eventi musicali. Parksharing e Sparkyclub, invece, permetto- nodiaffittareilpropriogarageo postoautosottocasa. ArrivanoancheinItaliapiat- taforme(CanGo,TocTocboxe YouPony) che offrono conse- gneadomicilio,serviziocheri- scuote un certo successo negli Stati Uniti. Infine Scambiotre- nocheconsenteunoscambiodi bigliettideltrenofraprivati.Pe- raltro «è interessante notare comelapresenzadiUber–rile- va l'indagine - non limiti la na- scitadiservizisimilimaanzisia dastimolonellaricercadinuovi modellidibusiness». D’altra parte le nuove gene- razioni scelgono sempre più di utilizzareun’autocondivisaper muoversiincittàospostarsida unalocalitàall'altra.Chesitratti dicarsharingocarpoolingilfe- nomeno in Italia registra un boomconcirca490milaiscritti, una flotta di 3.300 veicoli e 5,5 milioni di noleggi, secondo gli ultimidatiAniasa. Un altro settore forte della sostenibilitàèloscambio,ilriu- so,ilnoleggiodibeni.Sibasasu uno dei paradigmi chiave della sharing economy: l’accesso ai beni, piuttosto che il possesso. Questoconsentediottimizzare lerisorseesistentieibeniincir- colo, piuttosto che acquistarne altriperiqualilaproduzioniri- chiede lo sfruttamento di ulte- riori risorse preziose come ac- qua ed energia. Le piattaforme che consentono lo scambio di benidiconsumosono18(il15% del totale), secondo la mappa- tura di Collaboriamo.org, e la maggior parte di esse sono ge- neriche (BarattoFacile, Cose inutili, E-barty, Permute, Per- muteonline, Persoperperso, Reoose, Soloscambio, Svende- re,Zerorelativo,Kijiji). Sharewood invece è specia- lizzata nelle attrezzature spor- tive. Sono quattro i servizi che permettono di vendere oggetti usati e sono quelli più noti al grande pubblico (Secondama- no, Ebay, Subito). Tra queste piattaformetrepermettonodi affittare ogni genere di bene: LocLoc, Sharing it!, mediano la transazione con il denaro, mentre Useit con un sistema dimonetaalternativochiama- to U-coin. Infine, il cibo, tema forte an- che grazie all’effetto dell’Expo. Inparticolaresisonosviluppa- teiniziativechepromuovonolo scambioineccedenzadiciboo di prodotti come Ifoodshare Scambiacibo,Nexdoorhelp. ©RIPRODUZIONERISERVATA QUATTRORUOTE Fralepiattaformecensite ben15servizisono di«ridesharing»: offronolacondivisione dipostiautosulunghetratte DATISIGNIFICATIVI Laproduttivitàdellerisorse nellaUeècresciutadel20% nelperiodo2000-2011 Leimpresedelriciclo da2.283a3.105in10anni L’industria del riciclo Dimensioneeconomicaedoccupazionaledell'industriadalriciclo(2011) Valoredellaproduzione(migliaiadieuro) Personeoccupate Totale Darifiutiurbani Totale Darifiutiurbani Compostaggio 253.000 241.505 2.929 2.641 Digestioneanaerobica 37.000 - 295 - Ferro 20.734.971 358.122 32.466 561 Alluminio 4.441.641 225.783 9.882 502 Carta 3.071.542 1.469.313 7.247 3.467 Cemento 122.797 - 358 - Calcestruzzo 139.664 5.285 556 21 Vetro 1.224.362 962.766 5.086 3.999 Pannellilegno 399.230 143.093 2.892 1.036 Plastica 4.000.003 1.197.826 14.275 4.275 Lubrificantirigenerati 137.304 3.298 214 5 Gommaepneumatici 1.746.374 164.702 7.208 680 Piombo 365.345 80.620 508 112 Zinco 141.215 - 197 - Rame 2.070.632 - 1.700 TOTALE 38.885.080 4.852.313 85.813 17.299 Fonte:FondazioneSymbola,Unioncamere-RapportoGreenitaly,2015 Numero imprese Numero imprese Valore aggiunto Valore aggiunto Investimenti lordi Investimenti lordi Occupati Occupati Andamento del settore "recupero di materia"e dell'industria manifatturiera nel periodo 2008-2011. Valori% Dimensioni del settore della preparazione al riciclo nei principali Paesi europei Riciclo rifiuti di imballaggio su immesso al consumo nel 2014 Fonte: elab. Fondazione Symbola su dati Istat ed Eurostat (Rapporto Greenitaly, 2015) Fonte: Conai – Consorzi di filiera (Rapporto Greenitaly, 2015) Manifattura Recupero materiali Percentuale di riciclo Immesso al consumo (in migliaia di tonnellate)Milioni di tonnellate riciclate Valore produzione (mln €) Nota:Iltotaledeirifiutiavviatoriciclo,escluso“backfilling”(cioèiriempimenti),includetutteleclassidirifiutononpericoloso(urbaniespeciali)adeccezione deirifiuti“minerariosolidificati”. Fonte: Fondazione Symbola, Unioncamere - Rapporto Greenitaly, 2015 -7 7 -2 40 -33 -14 -11 11 Plastica 2.082 37,9 Alluminio 63,4 74,3 Legno 2.578 59,7 Carta 4.378 79,5 Vetro 2.298 70,3 Acciaio 452 74,3 Germania 14.292 68,17 Italia 10.692 53,63 Regno Unito 10.836 40,19 Francia 12.253 34,73 Spagna 3.221 27,42 DURANTE LA CRISI BIG FIVE I SETTORI AGF
  • 18. IlSole24Ore Greeneconomy 17Lunedì9Novembre2015- N.309 Incidenza % su totaleNm. imprese green Imprese che prevedono di effettuare eco-investimenti, dati annuali Fonte:CentroStudiUnioncamere(RapportoGreenitaly,2015) 2011 2012 201520142013 219.488 14,3 184.318 12,2 101.907 6,8 88.831 5,7 120.426 7,9 Inumerideglieco-investimenti «Taglivincolantisuigasserra» Leproposteitalianealverticesulclima-Piùspazioallerinnovabili diFederico Rendina L esfidedelfuturosivinco- no con innovazione e so- stenibilità. Nell'energia, uno dei settori più importanti della green economy nonché uno dei settori chiamati princi- palmente in causa per contra- stare i mutamenti climatici, questo significa fonti rinnova- bili,risparmioenergetico,inno- vazione, ricerca. L'Italia saprà cavalcarel'economiaverdepiù e meglio di ogni altro Paese eu- ropeo.Ealzeràperfinoiltirosu- gliobiettiviesuivincoliinterna- zionali per la lotta ai cambia- menticlimatici,guadagnandosi – il nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ne è sicuro – una posizione da leader nella imminenteCop21diParigi. Andremo a Parigi con pro- poste nostre? Oppure con proposte coordinate con la comunità internazionale? E, nelcaso,quali? Intendiamo da un lato riba- dire l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra di alme- no il 40% entro il 2030 rispetto aivaloridel1990,edall'altrofa- re tutto il possibile affinché il piùaltonumerodiPaesiadotti obiettivi in grado di evitare conseguenze drammatiche. Non parlo solo di economia, parlo del rischio di guerre e di migrazioni davvero bibliche. Pernoièanchenecessarioche a Parigi si stabilisca un mecca- nismo vincolante di revisione periodicadegliimpegni. Lacorsaalleenergierinno- vabili è veloce, evidente, an- cora costosa. Vale la pena di sostenerla ancora con forti sussidi pubblici? E con quali modalità? Le rinnovabili hanno cono- sciuto negli ultimi decenni un significativo sviluppo e quelle tecnologicamente mature so- no oggi in grado di competere sulmercato.Lacreazionediun mercato interno dell'energia in Europa e l'applicazione di meccanismi competitivi sono lesoluzionimiglioripermodi- ficare gradualmente l'approc- cio basato su schemi di incen- tivazione delle rinnovabili. Inoltre, le rinnovabili dovran- no essere promosse sempre più attraverso ulteriori mec- canismidimercatoqualelade- finizione di un prezzo della CO2 nel quadro dell'Emission Trading. Nelletecnologieperlagre- en economy l'Italia è ben messa. Potrebbe, secondo molti quotati analisti, farne un'importante occasione di businessanchealivellointer- nazionale.Comefavorireeli- berarequestepotenzialità? Il nostro Paese è effettiva- mente all'avanguardia e que- sto rende più competitivo il madeinItaly.Inbaseaidatidel sesto Rapporto Greenitaly di FondazioneSymbolaeUnion- camere, dall'inizio della crisi piùdiun'impresasuquattroha scommesso sul green. Queste realtà sono attive in tutti i set- toridellanostraeconomia,con punte del 32% nella manifattu- ra, e sono le imprese che inno- vano ed esportano di più. Nell'anno in corso il 59% della domandadilavoroèlegata,di- rettamenteoindirettamente,a competenze ambientali, con picchi del 67% nell'area azien- daledellaprogettazioneedella ricerca e sviluppo. L'Italia, co- me ricorda il rapporto, può inoltrevantareindiversisetto- riunpositivospreadgreen,sia in termini di consumo di ener- gia e materie prime utilizzate cheinterminidiemissionieri- fiuti generati per unità di pro- dotto.EsiamoiprimiinEuropa nell'industria del riciclo: a fronte di un recupero indu- striale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili suscalaeuropea,nelnostroPa- ese abbiamo recuperato 25 mi- lioni di tonnellate, il valore as- soluto più elevato. Crescono quindilepotenzialitàperleim- presegreenitalianediesporta- reall'estero.Leelevatecompe- tenzeeilknowhowtecnologi- co che possiedono, creano oc- casioni di business che la nostra diplomazia sostiene a tuttiilivelli. Nella strategia per la de- carbonizzazione il nucleare civileavràsecondoleiunfu- turo? Èundibattitoapertoinalcu- nipaesi.Ancheseilnucleareha perso di competitività sul ter- renoeconomico.L'Italiahain- trapresoun'altrastrada,epun- ta a combattere il cambiamen- to climatico attraverso le fonti rinnovabili, grazie al solido know-howacquisitonellapro- duzionedienergiaeolica,sola- re,geotermicaedallosviluppo di tecnologie innovative, con uno sforzo straordinario di ef- ficienzaenergeticaperilquale gli incentivi continuano ad es- sere cruciali. Non a caso nelle scorse settimane il Guardian ha parlato dell'Enel come “il primo gigante energetico ver- de” del pianeta. Intanto i Paesi in via di sviluppo chiedono in- tantofortiimpegnifinanziari– o, più prosaicamente, sussidi a loro favore - a quei Paesi che hanno finora sostenuto la loro crescita con le massicce emis- sionichestannosconvolgendo gliequilibriclimatici. Ipotesipraticabile?Insom- ma,iPaesipiùricchipossono o devono finanziare la “puli- zia”dichichiededipotercre- scerecomenoi? Nell'ambito della Conven- zione ONU sui Cambiamenti Climatici si è affermato che, sebbene tutti i Paesi siano re- sponsabili delle proprie emis- sioni di gas serra, alcuni Paesi sono “storicamente responsa- bili” avendo iniziato il proces- so di industrializzazione ben prima di altri. Tale concetto si sta trasformando, con qualche resistenza, in “evolving re- sponsibilities”,pertenerecon- to del nuovo assetto socioeco- nomicomondiale,bendiverso daquellodel1992.IlProtocollo di Kyoto, prevedeva impegni diriduzionedelleemissionida parte dei soli Paesi industria- lizzati.Oggituttisonochiamati a prendere impegni per atte- nuare il cambiamento climati- co. Questi impegni saranno in partefinanziatidaiPaesiindu- strializzati, che infatti si sono impegnati, durante la Cop di Cancun nel 2010, a mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari entro il 2020. La que- stionedellastrutturazionedel- la finanza del clima è uno dei nodifondamentaliepiùdelica- tidelfuturoaccordo.Nonsidi- scute soltanto il quanto ed il chi,maanchecomeripartirele risorse finanziarie tra progetti di mitigazione e progetti di adattamento, come ulterior- mente coinvolgere il settore privato,attraversoqualicanali gestiretalifondi,comerender- netrasparentilemodalità. ©RIPRODUZIONERISERVATA AFP Paolo Gentiloni. 60anni,romano,èministrodegli Esteridal31ottobre’14 Investimenti. Inaugurato a Catania il primo impianto per stoccare energie rinnovabili Accumulo,tecnologia vincentedelfuturo diNino Amadore S ichiamastorageedèunabat- teria integrata con fonti rin- novabilidadoveincamerae conservarel’energia.Edèingrado digarantirepiùobiettivi:permet- tediaumentarelaflessibilitàdige- stione e l’uniformità dei flussi energetici, riduce l’intermittenza che caratterizza spesso l’energia prodotta da fonti rinnovabili non programmabili.Ilprimoimpianto delgenerein Italiaèstatoinaugu- ratoallafinedisettembreaCata- niadaEnelgreenpower(Egp):si tratta di un sistema di accumulo da 1Mw/2Mw che è collegato al- l’impianto fotovoltaico da 10 Mwp Catania 1 di proprietà della stessaEnel greenpowercheèan- che presente all’ombra dell’Etna con3Sun,lapiùgrandefabbricadi moduli fotovoltaici del Paese al cuiinternositrovaancheuncen- trodiricercaincuivengonotesta- te le soluzioni più avanzate nel campodelsolare.«Siamoentusia- sti di aver conseguito anche que- stoprimato-diceFrancesco Ven- turini,a.d.di Egp-.Perlanostraso- cietà, l’integrazione attiva delle rinnovabili è un tema fondamen- taleaifinidellosviluppodelsetto- re». L’impianto di storage etneo utilizza la tecnologia Durathon sodiummetalhalidesviluppatada GeneralElectricconcuiEgphasi- glatounaccordodipartnenariato tecnologico che prevede attività sperimentali per aumentare l’in- tegrazionedigenerazioneelettri- ca alimentati da rinnovabili non programmabili. Ed è proprio questo uno dei punti cruciali di questa storia: l’impiantocatanese,cheèstatoin fase di sperimentazione fino a maggio2015,hapermessoditesta- re, per la prima volta sul campo, l’utilizzodellabatteriaperridurre lo sbilanciamento tra la previsio- neelarealeproduzionedienergia. «L’accumulo - spiega Venturini - saràunadelletecnologievincenti del futuro. È un’onda che ancora non monta ma arriverà presto e noisaremogiàpronti.Èunmerca- to agli albori ma tra tre anni rite- niamochesaràunabuonafettadel nostrogirod’affari».Idati,delre- sto,parlanochiaro:secondoalcu- neprevisioniilmercatosiprepara a crescere nei prossimi anni pas- sandodaungirod’affaridi200mi- lionididollaridel2015a17,8miliar- dididollarientroil2023.Vainque- sta direzione l’impianto di Egp di PotenzaPietragalla(infaseavan- zata di realizzazione): si tratta di unparcoeolicoda18Mwequipag- giatoconbatterieSamsungagliio- nidilitio,da2Mw/2MWh.Quello di Potenzaèilprimoimpiantoeo- licoinItaliaintegratoconunsiste- mastorageeconnessoallaretedi alta tensione. Altro obiettivo di Egpèditrasferireilknow-howac- quisito in Italia ad altri suoi im- pianti all’estero: sono allo studio possibili introduzioni di sistemi storage sia in Europa (Romania, Spagna) che in America Latina (Cile, Messico, Perù) e Nord America,einaltreareedelmondo (SudAfrica,Kenya). ©RIPRODUZIONERISERVATA Animazione. Tra fotovoltaico e sonde geotermiche Rainbow,unacasa verdeperleWinx diAlberto Magnani I l made in Italy va, il made in Italyresta.Evolaoltreicon- fini. È il caso di Rainbow, l'azienda di animazione mar- chigiananotaperavercreatole fatine Winx. L'ultimo colpo è l'acquisizione di Bardel enter- tainment,lacasadiproduzione canadese che ha dato vita alla saga delle Tartarughe Ninja. E peril2016sonogiàincaldodue nuove produzioni: Regal Aca- demyeMyAmericanfriend(ti- tolo provvisorio). L'azienda, fondata nel 1995 dall'attuale presidente Iginio Straffi, si è al- largatafinoanumerichenefan- noilpiùgrandestudiod'anima- zioneinEuropa:fatturatostabi- le sui 50 milioni di euro, oltre 900 professionisti e un raggio d'azionechecoinvolge150Pae- si. Oltre a un primato tutto ita- liano, essere la sola casa di pro- duzione capace di realizzare per intero le fasi di lavorazione dei contenuti - incluse produ- zioniin3Dstereoscopico. AltroelementonelDna,laso- stenibilità. Dalla spinta sull'in- novazioneallasceltadiunasede deltuttogreen:ametàviatraLo- reto e Recanati, l'edificio rag- giunge l'autosufficienza ener- geticagrazieasistemaintegrato tra fotovoltaico e sonde geoter- miche.Senzacontarevolumiri- dotti al minimo e vetrate affac- ciate sulle colline marchigiane. Unsegnodeldestino,perStraffi: «La casa Winx non poteva che essere verde ed ecologica visti cheintuttigliepisodidellaserie animataspessocompaionorife- rimentialladifesadell'ambiente eallaesaltazionedellanatura». ©RIPRODUZIONERISERVATA Il settore. Il boom e le incognite L’energiaverde hagiàraggiunto gliobiettivieuropei Elena Comelli pL'Italiadell'energiaèmolto cambiata. Il Paese di Enrico Mattei,cheneldecennioscorso alimentava il suo sistema elet- tricoperil60%agas,oggihacor- rettoquestaanomalia.Grazieal boom delle fonti rinnovabili, che ha visto il gas dimezzato a fronte di un raddoppio della produzioneverdeinsolicinque anni, l'Italia ha già superato gli obiettivienergeticieuropeiper il 2020, che fissavano al 17% dei consumi finali lordi la quota di energiaverdeperilnostroPae- se.Ilruolodellerinnovabilielet- triche è stato essenziale per ta- gliare quel traguardo in antici- po: nel 2014 l'Italia ha prodotto 116terawattoradienergiapulita, una quantità pari al 43,3% del mixelettriconazionale. Apartel'idroelettrico,chec'è semprestato,laquotadellenuo- ve rinnovabili (eolico e solare) raggiunge ormai il 16% della produzione nazionale, con una quotadigenerazionesolareuni- caalmondo.Questoboom,che harivoluzionatoiparametridel sistemaelettricoitaliano,hage- nerato un settore interamente nuovo. «Considerando sia le rinnovabilielettrichechequelle termiche, siamo di fronte a un panorama assolutamente im- pensabile fino a pochi anni fa», scrive Gianni Silvestrini nel rapporto Greenitaly 2015. «So- no oltre 800mila gli impianti presentiintuttoilterritoriona- zionale. Secondo dati recenti, tuttigli8.047iComuniospitano almeno un impianto solare, eo- lico,idroelettrico,geotermicoo a biomassa (erano solo 356 nel 2005). In un numero elevato di Comuni, 2.809, viene generata più elettricità di quella consu- matalocalmentee35entilocali sonoautosufficientisiasulver- santeelettricochesuquelloter- mico», precisa Silvestrini. Il problema,ora,èassicurareuno sviluppo futuro a questo setto- re, accusato da più parti delle peggiori nefandezze, sia per la quantitàdiincentivicheharice- vuto, sia per lo spazio che è ve- nuto a occupare nel paesaggio mentaledegliitaliani,ormaiabi- tuatiaigrandisvincoliautostra- dalimasubitospaventatidauna palaeolicasull'orizzonte. «Nonvadimenticato-fano- tareilrapportoSymbola-chela Strategia energetica nazionale ha portato al 18-20% la percen- tualedeiconsumilordidacopri- re con le rinnovabili entro il 2020.Occorrequindiprosegui- reilcamminodide-carbonizza- zione del sistema energetico, anche perché gli obiettivi al 2030, 27% dei consumi a livello europeo,implicanounagenera- zioneelettricadarinnovabiliat- torno al 50%». E invece l'Italia, comespessoaccade,sièferma- ta.«L'atteggiamentopunitivosi è manifestato con l'introduzio- nediunaseriedimisureretroat- tive che hanno fatto perdere credibilità al Paese», fa notare Silvestrini, tanto che Moody's, nelsuoultimorapporto,haclas- sificato l'Italia come il Paese a più alto rischio normativo per gli investimenti nelle fonti rin- novabili,subitodopolaSpagna, soprattutto a causa dei tagli re- troattivi agli incentivi al foto- voltaico,conilcontroversode- cretospalma-incentivi,oggetto di diversi ricorsi legali. Ma non solo.Lebarrierenormative,co- melelimitazioniall'utilizzodel fotovoltaico nei condomini o all'installazionedibatteriesugli impianti incentivati, crescono invece di calare, proprio quan- do, grazie al calo dei prezzi, la diffusione delle rinnovabili sa- rebbemoltopiùfacile. @elencomelli ©RIPRODUZIONERISERVATA LEBARRIERENORMATIVE Cresconoinvecedicalare lelimitazioniall’utilizzodel fotovoltaiconeicondomini oall’installazionedibatterie sugliimpiantiincentivati Costruzioni. Riqualificazione degli edifici Arrival’albergo «nearzeroenergy» I lverolusso?Èlasostenibi- lità. Riqualificazione dei vecchi edifici, materiali bio, costruzioni che si «ali- mentano da sole». Sono i pila- stri dell'edilizia green, il pro- cessodiinnovazionecheridu- ceaiminimil'impattoambien- tale delle costruzioni. Un mercatodominatodalleriqua- lificazioni, settore che copre – solo in Italia – oltre 30 milioni diedifici:il60%èstatocostrui- topiùdi40annifa,mastacre- scendo la quota di edifici più recentidaallineareaiparame- trifissatidaBruxelles.LaRoa- dmap dell'Europa impone un tagliodelleemissionidell'80% entro il 2050: una sfida non da poco,sesiconsiderachel'88% deglistabiliitalianiappartiene aunaclasseenergeticainferio- reallaC.Qualcosa,però,sista muovendo. In ballo ci sono 18 milioni di “deep innovation”, progettidiriqualificazionera- dicale capaci di abbattere il 50% dei consumi in maniera permanente. Per l'Italia, nel suo complesso, si parla di au- mentare il tasso di rinnova- mentodall'1%al2,5%edimol- tiplicarepertreillivellodiab- battimentoenergeticosucces- sivoall'intervento. Prima ancora dei numeri, però, parlano i casi. Tra le ec- cellenzesegnalatedaSymbola c'èl'EcohotelBonapacediNa- go-Torbole (Trento): il primo albergo «near zero energy», capace di provvedere in auto- nomia all'80% del fabbisogno energetico. L'intera struttura dell'hotel, realizzata dalla so- cietàdieco-costruzioniArma- lab,èpensatasecondoiprinci- pi di risparmio energetico ed eco-edilizia.Pacchettidipare- teisolati,conmaterialericicla- to,permettono–altempostes- so – di ridurre i costi di riscal- damento e raffrescamento e aumentare il comfort degli ospiti. Tetto verde e pannelli fotovoltaici fanno il resto, ri- spettivamente, per il taglio ai consumi e la produzione di energiaelettrica. Al.Mag. ©RIPRODUZIONERISERVATA TWEETS «Ilriciclodeirifiuti urbanidiimballaggio èunodeifondamenti perlosviluppodella economiacircolare» CatiaBastioli amministratoredelegatoNovamont RobertoDeSantis presidenteConai «Bioeconomia:radici nelterritorio confiliereetecnologie integrateper competerenelmondo» 17,8miliardi Stimaindollari Ilvaloredellatecnologia dell’accumulonel2023 900Professionistiinsede Inufficiovolumiridottialminimo evetrateaffacciatesullecolline «Greenitalydimostra cheleimpresegreen sonopiùcompetitive: esportano,innovanoe cresconodipiù» MarcoFrey presidenteFondazioneGlobalcompactItalia «L’eccedenzadeve produrrel’eccellenza. L’obiettivoperilmade inItalyèl’economia circolare» DanielaDucato eco-imprenditricesarda «Lagreeneconomyè unagrandeopportunità perun’economia circolarechevalorizziil territorio» RossellaMuroni direttricegeneraleLegambiente «Conleperformance ambientalil’Italia puòdareuncontributo importanteallaCop21» FabioRenzi SegretarioSymbola INTERVISTA PaoloGentiloni MinistrodegliAffariesteri Incidenza delle assunzioni di green jobs (sul totale assuzioni) programmate dalle imprese* nel periodo 2009-2015 *Impresedell’industriaedeiserviziconalmenoundipendente Fonte:elab.CentrostudiUnioncameresudatiExcelsior(RapportoGreenitaly,2015) 201120102009 2012 201520142013 12,2 12,0 12,5 12,7 13,2 12,0 13,5 15,0 10,7 14,9 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Fondazione Symbola, Unioncamere - Rapporto Greenitaly, 2015) Anno 2013. Media geometrica dei numeri indice degli indicatori con base Ue=100 e con base 2008=100 Danimarca Paesi Bassi Bulgaria Romania Estonia Polonia Grecia Lettonia Ungheria Austria Slovenia Cipro Spagna Regno Unito Portogallo Lituania Rep. Ceca Slovacchia Finlandia Germania Malta Irlanda Belgio Francia Lussemburgo Svezia UE Italia BASSA ECO TENDENZA BASSA ECO EFFICIENZA ALTA ECO TENDENZA ALTA ECO EFFICIENZA BASSA ECO TENDENZA ALTA ECO EFFICIENZA ALTA ECO TENDENZA BASSA ECO EFFICIENZA ITALIABENPOSIZIONATASULLOSCENARIOCONTINENTALE ILMERCATO ILLAVORO Prime10Provincenel2015perassunzionigreen Provincia Valoreassoluto %sutotProvincia 1 Milano 11.450 21,1 2 MonzaeBrianza 1.540 20,2 3 Roma 8.060 19,4 4 Modena 1.450 18,6 5 Genova 1.320 18,5 6 Bolzano 980 17,9 7 ReggioEmilia 810 16,1 8 Lecce 810 15,9 9 Salerno 930 15,8 10 Napoli 2.860 15,6 ALIVELLOLOCALE Fonte:elaborazionedelCentrostudiUnioncameresudatiSistemainformativo Excelsior(RapportoGreenitaly,2015)
  • 23. Home Sezioni Economia Green economy Secondo GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con il Conai dall’inizio della crisi più di un’azienda su quattro ha scommesso sul green, vale a dire si è impegnata a investire in modo etico, responsabile e orientati all’ambiente Dall’inizio della crisi più di un’azienda su quattro ha scommesso sul green, vale a dire si è impegnata a investire in modo etico, responsabile e orientati all’ambiente. Il processo di transizione del green economy passa infatti in buona parte dai cosiddetti eco-investimenti. Sono 372.000 le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Una propensione che abbraccia tutti i settori della nostra economia, da quelli più tradizionali a quelli high tech, dall'agroalimentare all’edilizia, dalla manifattura alla chimica, dall'energia ai rifiuti, e che sale al 32% nel manifatturiero. Se si Green economy DallaGreeneconomy,unfuturomigliorenonsoloper l’Italia di Monica Straniero 03 novembre 2015
  • 24. guarda alla geografia delle imprese green, il numero di aziende che hanno effettuato eco- investimenti è distribuita in modo piuttosto uniforme lungo tutto lo Stivale, ma trova nel Nord del Paese il suo punto di forza. È quanto emerge da GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con il Conai, che misura e pesa la forza del green economy nazionale. Uno “spread verde” per l’Italia che si rivela importante in vista della COP 21 di Parigi, il summit mondiale sui mutamenti climatici che ha l’obiettivo di ridurre ad un massimo di due gradi l’aumento di temperatura sulla terra”, spiega il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci. Dopo oltre vent’anni di mediazione da parte delle nazioni Unite, si dovrebbe concludere nella capitale francese un trattato vincolante e universale per fermare il riscaldamento globale. Insomma l’ambiente non è più considerato un vincolo ma un’opportunità. “Lo dicono i numeri che confermano come la scelta della sostenibilità non è rinviabile” ribadisce il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. “Peraltro alla nostra green economy si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto, pari al 10,3% dell’economia nazionale”. La green economy ha avuto anche il merito di creare professionalità del tutto nuove o ne ha modificate di esistenti al punto da renderle quasi irriconoscibili. Il 14,9% delle assunzioni previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguarda figure professionali che incorporano per definizione competenze orientate in senso ambientale, come ad esempio ingegnere energetico, ecobrand manager, esperto di acquisti verdi, espero nella commercializzazione dei prodotti di riciclo. E sono soprattutto le piccole e medie imprese che stanno avviando programmi di “riconversione verde” dell’occupazione: dalla fine del 2014, il 51% delle Pmi italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%). Secondo il rapporto, l’Italia fa molto bene anche nella riduzione dei rifiuti. A fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili su scala europea, in Italia sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 23). E siamo anche avanti nel processo di transizione energetica verso un sistema più efficiente e meno dipendente dalle fonti estere. La produzione di fonti rinnovabili in Italia rappresenta ormai il 43% dell’elettricità totale generata nel paese. “Questo grazie anche agli italiani che stanno cambiando il proprio stile di vita, da spreconi a eco-attenti”, aggiunge Lo Bello. “È dalle scelte green delle imprese che possono arrivare risposte credibili ed efficaci per contrastare i cambiamenti climatici. Perché
  • 25. chi impoverisce l’ambiente si rende partecipe di un inarrestabile processo di esclusione, come ha spiegato di recente all’ONU Papa Francesco, autore quest’anno del documento più autorevole e visionario che anticipa Parigi: l’enciclica Laudato sì”. Insomma, una sfida non solo ambientale ma anche sociale e geopolitica, come dimostrano i sempre più numerosi profughi ambientali. Secondo gli esperti, entro il 2050 si raggiungeranno i 200/250 milioni di rifugiati ambientali, mentre il Programma delle Nazioni Unite sull’ambiente (UNEP) prevede che nel 2060 in Africa ci saranno circa 50milioni di profughi climatici. Ancora più pessimiste, le stime del Christian Aid che prevede circa 1miliardo di sfollati ambientali nel 2050. Il rapporto è consultabile qui
  • 26. 361CONDIVISIONI    (http://www.wired.it/economia/business/2015/10/30/green­ economy­ 314mila­ assunzioni­ nel­ 2015/) 231  (https://twitter.com/intent/tweet? via=wireditalia&url=http%3A%2F%2Fwww.wired.it%2Fecono economy­ 314mila­ assunzioni­ nel­ 2015%2F&text=Green+economy%2C+294mila+assunzioni+n 125  (https://plus.google.com/share? url=http://www.wired.it/economia/business/2015/10/30/ economy­ 314mila­ assunzioni­ nel­ 2015/) 5 … Green economy, 294mila assunzioni nel 2015 Symbola e Unioncamere raccontano un’Italia dall’anima sostenibile: il valore aggiunto della filiera verde è di 102 miliardi di euro, il 10,3% dell’economia nazionale (http://images.wired.it/wp­content/uploads/2015/11/1446202755_green1.jpg) (Foto: Corbis) (http://www.wired.it/author/scosimi) Simone Cosimi (http://www.wired.it/author/scosimi) Giornalista (http://www.wired.it/author/scosimi) Pubblicato ottobre 30, 2015 * HOME (HTTP://WWW.WIRED.IT/) ECONOMIA (HTTP://WWW.WIRED.IT/ECONOMIA/) BUSINESS (HTTP://WWW.WIRED.IT/ECONOMIA/BUSINESS/) SEGUI WIRED SU VIDEO  561k (http://www.facebook.com/wireditalia) 235k  (http://twitter.com/wireditalia)  152k (https://plus.google.com/+WiredItalia) 12k (http://instagram.com/wireditalia) (http://www.wired.it/feed/)
  • 27. La green economy è un’opportunità per il sistema produttivo italiano. Anzi, è una realtà. Sono infatti 372mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che nel periodo 2008-2014 hanno investito, o prevedono di farlo entro la fine dell’anno in corso, in prodotti e tecnologie verdi. Una su quattro, racconta il rapporto Greenitaly presentato oggi alla sede di Unioncamere a Roma, fa business verde. Il 24,5% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Nel manufatturiero sono una su tre (32%). Alla nostra green economy si devono 102 miliardi di valore aggiunto - pari al 10,3% dell’economia nazionale – e quasi tre milioni di green job, ossia occupati che applicano competenze verdi. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale, destinata a salire ancora entro dicembre. Un aspetto, quello delle tecnologie verdi, che rende anche sul piano delle esportazioni: le imprese verdi esportano, infatti, nel 18,9% dei casi, contro il 10,7% di quelle che non lo fanno. Nella manifattura il 43,4% contro il 25,5%. E, di conseguenza, sono anche più presenti nei mercati extra-europei: India, Cina, Sudafrica e Arabia Saudita su tutti. Gli investimenti in nuovi prodotti o servizi contraddistinti da tecnologie verdi convengono anche sotto il profilo dei bilanci: fra 2013 e 2014 il fatturato è aumentato per il 19,6% delle imprese (solo del 13% per le altre). (http://images.wired.it/wp-content/uploads/2015/10/1446133355_imprese.jpg) Secondo il documento di 166 pagine stilato dalla Fondazione Symbola (http://www.symbola.net/) insieme a Unioncamere (http://www.unioncamere.gov.it/) queste imprese assumeranno quest’anno 294mila dipendenti, ben il 59% della domanda di lavoro. Banda ultralarga, via libera al Catasto delle infrastrutture (http://www.wired.it/attualita/tech/2015/11/09/catasto­ infrastrutture­banda­larga/) Leggi anche: (http://innovationaward.wired.it/2015/09/27/alexand alberta­ chiolo/) Innovation Award (http://innovationaward.wired.it Alexandra Alberta Chiolo (http://innovationaward.wired.it/201 alberta­chiolo/) Albertine 27 anni SCOPRI GLI INNOVATORI (HTTP://INNOVATIONAWARD.WIRED.IT) SUPPORTED BY  (http://audi­ innovativethinking.it/) NOVITÀ UNDER 35 MOBILITÀ Wired Jobs Cerchi Lavoro? SCRIVI QUI LA TUA PROFESSIONE  42 Nuovo  su Wired  Cybathlon, nel 2016 arrivano le olimpiadi bioniche (http://www.wired.it/scienza/medicina/20 2016­olimpiadi­
  • 28. L’economia verde è diffusa in modo  uniforme lungo tutto lo Stivale anche se il suo punto di forza è al Nord. La Lombardia è la regione che guida la classifica regionale per numero delle imprese green, con quasi 71mila casi, poco meno di un quinto del totale. Seguono a distanza Veneto e Lazio, che si attestano sulle quote di 34.770 e 31.010 imprese green, poi Emilia Romagna e Campania, rispettivamente con 30.710 e 27.920 realtà che hanno investito per migliorare le loro performance ambientali. Nonostante le problematiche italiane, in Europa siamo davanti su diversi fronti: dalla fine del 2014 il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un green job in organico, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%). Ingegneri energetici, esperti nella commercializzazione dei prodotti di riciclo, programmatori delle risorse agroforestali, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termini a basso impatto: queste alcune delle mansioni protagoniste di questa rivoluzione continua. Fra l’altro, dai numeri del rapporto appare lampante come il settore sia un driver assoluto d’innovazione per il Paese. (http://images.wired.it/wp-content/uploads/2015/10/1446133345_greenjobs.jpg) “L’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro capacità competitiva – ha detto Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere - è importante fare emergere con queste analisi l’Italia dell’innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto verde della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e competitivo”. Quest’anima verde pervade anche ogni altro aspetto industriale. In tema di energia, per esempio, dalle 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro prodotto nel 2008 siamo passati a 15: la Gran Bretagna ne brucia 12, la Francia 16, Spagna e Germania 18. Bene anche nei rifiuti, con 39 tonnellate per ogni milione di euro prodotto, cinque in meno del 2008: siamo i più efficienti in Europa, molto meglio della Germania (65 tonnellate). Stesso discorso per la riduzione delle emissioni: l’Italia è seconda tra le cinque grandi economie TOP GALLERY WIRED PROMOTION WIRED PROMOTION WIRED PROMOTION POWERED BY  (http://www.modisitalia.it/)  (http://www.euro­ engineering.it/default.aspx) (http://adclick.g.doubleclick.net/aclk%25 WtScpbgO3eKm8QcAAAAQASAAOAB pub­ 4068068018687706%2526adurl%253D audi­innovation­award/) WIRED AUDI INNOVATION AWARD (http://adclick.g.doubleclick.net/aclk% WtScpbgO3eKm8QcAAAAQASAAOA pub­ 4068068018687706%2526adurl%253D audi­innovation­award/) Scopri le soluzioni più innovative per la mobilità del futuro (http://adclick.g.doubleclick.net/aclk%25 pub­ 4068068018687706%2526adurl%253D Tutte le news sulla mobilità urbana (http://adclick.g.doubleclick.net/aclk% pub­ 4068068018687706%2526adurl%253D In collaborazione con Timberland (http://www.wired.it/play/cultura/2015/09/28/scritte­ muri­geniali/) 50 geniali scritte sui muri (http://www.wired.it/play/televisione/2015/07/10/300­ serie/) 300 serie tv da non perdere (http://www.wired.it/play/cinema/2015/08/24/50­ film­innovativi/) 50 film davvero innovativi (http://www.wired.it/lol/2015/04/21/immagini­ divertenti/) Guarda le immagini più divertenti da condividere su WhatsApp (http://www.wired.it/mobile/smartphone/2015/05/12/i­ migliori­smartphone­fascia­alta/) I migliori smartphone del mondo 1 2 3 4 5
  • 29. Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento? Segui  comunitarie (113 tonnellate CO2, ultimi dati disponibili 2012), dietro solo alla Francia (91 tonnellate, in questo caso favorita dal nucleare) e, ancora una volta, davanti alla Germania. (http://images.wired.it/wp- content/uploads/2015/10/1446133365_investimentigreen.jpg) “Questi risultati non rappresentano da soli la soluzione ai mali antichi del Paese – scrivono Ermete Realacci, presidente di Symbola, e Lo Bello – non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia inefficace e spesso soffocante. Sono però la pista di un’Italia coraggiosa in grado di guardare avanti, un’Italia competitiva e innovativa su cui fare leva: per molti aspetti una nuova Italia”. Altri aspetti riguardano ovviamente la produzione diffusa di energia rinnovabile, con 800mila impianti di generazione, o la forza nell’universo dei prodotti “distintivi” (Dop, Igt e Doc, Docg, Igt per il vino). Siamo anche i primi in Europa per numero di imprese biologiche e tra i primi al mondo per superficie. Con un valore aggiunto per ettaro, 1.989 euro, che è il triplo di quello del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania e il 70% in più di quello dei cugini francesi.  (http://creativecommons.org/licenses/by­nc­nd/3.0/)  This opera is licensed under a Creative Commons Attribution­NonCommercial­NoDerivs 3.0 Unported License (http://creativecommons.org/licenses/by­nc­ nd/3.0/). TOPIC   FINANZA (HTTP://WWW.WIRED.IT/TOPIC/FINANZA/) VEDI TUTTI (HTTP://WWW.WIRED.IT/TOPICS/)  (http://www.wired.it/economia/business/2015/10/30/green­ economy­ 231  (https://twitter.com/intent/tweet? via=wireditalia&url=http://www.wired.it/economia/business/2015/10/30/green­ 125  (https://plus.google.com/share? url=http://www.wired.it/economia/business/2015/10/30/green­ 5 ...  (mailto:info@wired.it) 3 persone in ascolto3 commenti WIRED PROMOTION  (http://www.cnlive.it) HOT SU WIRED TOP VIDEO (http://adclick.g.doubleclick.net/aclk%25 t9gcAAAAQASAAOABYxf7Y1bQCYP2K pub­ 4068068018687706%2526adurl%253D Sabre (http://adclick.g.doubleclick.net/aclk% t9gcAAAAQASAAOABYxf7Y1bQCYP pub­ 4068068018687706%2526adurl%253D Vuoi vivere l’evoluzione della tecnologia per i viaggi? LIFESTYLE Barba e baffi in sfida a New York (http://www.cnlive.it/lifestyle/2015/11/09/barba- e-baffi-sfida-new-york.html)   (http://www.wired.it/tv/ricarica­tuo­ smartphone­in­30­secondi/) Ricarica il tuo smartphone in 30 secondi (http://www.wired.it/play/televisione/2014/12/05/10­ serie­tv­care­tutti­i­tempi/) Le 10 serie tv più care di tutti i tempi (http://www.wired.it/tv/pino­sex­toy­per­ banchieri/) Pino, il sex toy per uomini d’affari 1 2 3 http://www.wired.it/economia/business/2015/10/30/ristorazione­ multietnica­ (http://www.wired.it/scienza/spazio/2015/10/30/russia­ donne­  LEGGI ANCHE (http://www.wired.it/attualita/tech/2015/11/09/expo­ human­technopole­renzi/) .IT  (http://www.wired.it) ATTUALITÀ (HTTP://WWW.WIRED.IT/ATTUALITA/) INTERNET (HTTP://WWW.WIRED.IT/INTERNET/) GADGET (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/) MOBILE (HTTP://WWW.WIRED.IT/MOBILE/) SCIENZA (HTTP://WWW.WIRED.IT/SCIENZA/) ECONOMIA (HTTP://WWW.WIRED.IT/ECONOMIA/) LIFESTYLE (HTTP://WWW.WIRED.IT/LIFESTYLE/) PLAY (HTTP://WWW.WIRED.IT/PLAY/) LOL (HTTP://WWW.WIRED.IT/LOL/) IDEE (HTTP://WWW.WIRED.IT/IDEE/) JOBS (HTTP://JOBS.WIRED.IT) MORE   VEDI TUTTI  HOT TOPIC (HTTP://WWW.WIRED.IT/TOPICS/) SCIENTOLOGY (HTTP://WWW.WIRED.IT/TOPIC/SCIENTOLOGY/)
  • 30. 314mila­ assunzioni­ nel­ 2015/) economy­ 314mila­ assunzioni­ nel­ 2015/&text=Green+economy%2C+294mila+assunzioni+nel+2015) economy­ 314mila­ assunzioni­ nel­ 2015/) Nuovi | Vecchi 01 Nov 01 Nov 01 Nov binottofranco (http://www.twitter.com/#!/binottofranco) @binottofranco (http://www.twitter.com/#!/binottofranco) from Twitter  (http://www.twitter.com/#!/binottofranco) (https://twitter.com) trescogli (http://www.twitter.com/#!/trescogli) @trescogli (http://www.twitter.com/#!/trescogli) from Twitter (http://www.twitter.com/#!/trescogli) (https://twitter.com) GisellaAlizoni (http://www.twitter.com/#!/GisellaAlizoni) @GisellaAlizoni (http://www.twitter.com/#!/GisellaAlizoni) from Twitter  (http://www.twitter.com/#!/GisellaAlizoni) (https://twitter.com)    (http://www.twitter.com/#!/binottofranco) @erealacci (https://twitter.com/#!/erealacci) @wireditalia (https://twitter.com/#!/wireditalia) il futuro sarà roseo,con tante sfumature di grigio fumo di Londra. pic.twitter.com/B8RNZJWyIh (https://t.co/B8RNZJWyIh) Mi piace  (http://www.twitter.com/#!/trescogli) @erealacci (https://twitter.com/#!/erealacci) In pratica fuffa ecosostenibile Mi piace  (http://www.twitter.com/#!/GisellaAlizoni) @erealacci (https://twitter.com/#!/erealacci) @annapaolaconcia (https://twitter.com/#!/annapaolaconcia) @wireditalia (https://twitter.com/#!/wireditalia) @Deputatipd (https://twitter.com/#!/Deputatipd) @bragachiara (https://twitter.com/#!/bragachiara) quale futuro? Sempre più disuguaglianze sociali nessun futuro Mi piace  (http://www.wired.it)   /     /     /     /     /     /     /   /   /   /           ATTUALITÀ (HTTP://WWW.WIRED.IT/ATTUALITA/) MEDIA (HTTP://WWW.WIRED.IT/ATTUALITA/MEDIA/) AMBIENTE (HTTP://WWW.WIRED.IT/ATTUALITA/AMBIENTE/) TECH (HTTP://WWW.WIRED.IT/ATTUALITA/TECH/) INTERNET (HTTP://WWW.WIRED.IT/INTERNET/) REGOLE (HTTP://WWW.WIRED.IT/INTERNET/REGOLE/) WEB (HTTP://WWW.WIRED.IT/INTERNET/WEB/) TLC (HTTP://WWW.WIRED.IT/INTERNET/TLC/) GADGET (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/) OUTDOOR (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/OUTDOOR/) AUDIO E TV (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/AUDIO- E-TV/) ACCESSORI (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/ACCESSORI/) FOTO E VIDEO (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/FOTO-E-VIDEO/) COMPUTER (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/COMPUTER/) VIDEOGIOCHI (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/VIDEOGIOCHI/) ELETTRODOMESTICI (HTTP://WWW.WIRED.IT/GADGET/ELETTRODOMESTICI/) MOBILE (HTTP://WWW.WIRED.IT/MOBILE/) TABLET (HTTP://WWW.WIRED.IT/MOBILE/TABLET/) APP (HTTP://WWW.WIRED.IT/MOBILE/APP/) SCIENZA (HTTP://WWW.WIRED.IT/SCIENZA/) ECOLOGIA (HTTP://WWW.WIRED.IT/SCIENZA/ECOLOGIA/) BIOTECH (HTTP://WWW.WIRED.IT/SCIENZA/BIOTECH/) MEDICINA (HTTP://WWW.WIRED.IT/SCIENZA/MEDICINA/) LAB (HTTP://WWW.WIRED.IT/SCIENZA/LAB/) SPAZIO (HTTP://WWW.WIRED.IT/SCIENZA/SPAZIO/) ECONOMIA (HTTP://WWW.WIRED.IT/ECONOMIA/) START-UP (HTTP://WWW.WIRED.IT/ECONOMIA/START- UP/) FINANZA (HTTP://WWW.WIRED.IT/ECONOMIA/FINANZA/) BUSINESS (HTTP://WWW.WIRED.IT/ECONOMIA/BUSINESS/) LIFESTYLE (HTTP://WWW.WIRED.IT/LIFESTYLE/) VIAGGI (HTTP://WWW.WIRED.IT/LIFESTYLE/VIAGGI/) MOBILITÀ (HTTP://WWW.WIRED.IT/LIFESTYLE/MOBILITA/) FOOD (HTTP://WWW.WIRED.IT/LIFESTYLE/FOOD/) DESIGN (HTTP://WWW.WIRED.IT/LIFESTYLE/DESIGN/) PLAY (HTTP://WWW.WIRED.IT/PLAY/) MUSICA (HTTP://WWW.WIRED.IT/PLAY/MUSICA/) TV (HTTP://WWW.WIRED.IT/PLAY/TELEVISIONE/) LIBRI (HTTP://WWW.WIRED.IT/PLAY/LIBRI/) FUMETTI (HTTP://WWW.WIRED.IT/PLAY/FUMETTI/) CULTURA (HTTP://WWW.WIRED.IT/PLAY/CULTURA/) LOL (HTTP://WWW.WIRED.IT/LOL/) IDEE (HTTP://WWW.WIRED.IT/IDEE/) JOBS       + Segui Condividi Commenta HOT SU FACEBOOK HOT SU TWITTER  (http://www.wired.it/tv/mondo­zerocalcare/) Il mondo di Zerocalcare fuori dai fumetti. Gli amici, il punk e le case occupate (http://www.wired.it/internet/web/2014/08/08/10­ assurdita­vendute­sul­web/) 10 assurdità vendute sul web (http://www.wired.it/attualita/media/2014/12/17/darwin awards­2014/) Le morti più stupide (secondo la scienza) (http://www.wired.it/economia/2014/11/19/tecniche­ negoziazione­per­freelance/) Freelance: 15 regole per avere successo (http://www.wired.it/attualita/media/2015/08/13/parmig reggiano­denuncia­pornhub/) Perché il Parmigiano Reggiano sbaglia a denunciare Pornhub (http://www.wired.it/play/libri/2015/08/14/finale­ game­of­thrones/) Il finale di Game of Thrones sarà “agrodolce” (http://www.wired.it/gadget/motori/2015/08/14/docum veicolo­autonomo­apple/) Documenti confermano che Apple progetta un veicolo autonomo 1       business­ in­ rescita/) luna/) Expo dopo l’Expo: il progetto Human Technopole di Matteo 1/4 
  • 31. TOPFIVE   Le migliori sit­com della storia (http://daily.wired.it/news/cultura/2013/11/08/10­migliori­sit­com­sempre­923823.html) •  10 gadget per sciare alla grande (http://gadget.wired.it/foto/2013/11/08/10­gadget­per­sciare­alla­grande­89234.html) •  I 10 più brillanti sviluppatori di app sotto i 30 anni (http://italianvalley.wired.it/news/2013/11/14/sviluppatori­app­under­30­264782.html) •  I 50 luoghi più pericolosi del mondo (http://daily.wired.it/foto/2011/03/26/top­50­luoghi­pericolosi.html) VANITYFAIR.IT (HTTP://WWW.VANITYFAIR.IT)  •  VOGUE.IT (HTTP://WWW.VOGUE.IT)  •  GQ.COM (HTTP://WWW.GQITALIA.IT)  •  GLAMOUR.IT (HTTP://WWW.GLAMOUR.IT) •  STYLE.IT (HTTP://WWW.STYLE.IT) WIRED INTERNATIONAL EDITIONS:  UK (HTTP://WWW.WIRED.CO.UK/)  •  USA (HTTP://WWW.WIRED.COM/?US_SITE=Y)  •  JAPAN (HTTP://WIRED.JP/)  •  GERMANY (HTTP://WWW.WIRED.DE/) •  TAIWAN (HTTP://WIRED.TW/) ©EDIZIONI CONDÉ NAST S.P.A. ­ P.ZZA CASTELLO 27 ­ 20121 MILANO CAP.SOC. 2.700.000 EURO I.V. C.F E P.IVA REG.IMPRESE TRIB. MILANO N. 00834980153 SOCIETÀ CON SOCIO UNICO Pubblicità (http://www.condenastinternational.com/) •  Redazione (http://www.wired.it/servizi/redazione/) •  Privacy (http://www.wired.it/servizi/privacy/) •  Condizioni d’utilizzo (http://www.wired.it/servizi/condizioni­dutilizzo/)       /           (HTTP://JOBS.WIRED.IT)   /  MORE   (HTTP://WWW.FACEBOOK.COM/WIREDITALIA)  (HTTP://TWITTER.COM/WIREDITALIA)  (HTTPS://PLUS.GOOGLE.COM/+WIREDITALIA)  (HTTP://INSTAGRAM.COM/WIREDITALIA)  (HTTP://WWW.WIRED.IT/FEED/)
  • 32. Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di occupati Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di occupati Alle attività legate alla sostenibilità ambientale in Italia si devono oltre 102 miliardi di euro di valore aggiunto - pari al 10,3% dell’economia nazionale - e 2 milioni 942mila posti di lavoro. Un'azienda su quattro nel 2015 investe nel green. La fotografia della green economy italiana nel report GreenItaly 2015. La green economy in Italia è ormai un’occasione colta. Lo dicono i numeri di GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, secondo cui un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza, sulla green economy. Sono infatti 372.000 le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell’industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. L’orientamento green si conferma un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green economy si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto - pari al 10,3% dell’economia nazionale - e 2milioni 942mila green job, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla green Italy infatti arriveranno quest’anno 294.200 assunzioni legate a competenze green: ben il 59% della domanda di lavoro. Solo quest’anno, incoraggiate dai primi segnali della ripresa, 120mila imprese hanno investito green, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014. E in termini di risultati, nei bilanci, nell’occupazione e nelle performance ambientali del Paese - commentano gli autori del report - l’Italia, nonostante i tanti problemi aperti, è il leader europeo in alcuni campi dello sviluppo sostenibile. Imprese green protagoniste dell’export e dell’innovazione Le aziende della green Italy hanno infatti un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,9% dei casi, a fronte del 10,7% di quelle che non investono nel verde. Nella manifattura il 43,4% contro il 25,5%. E sono più presenti nei mercati extra-europei. Ancora, le imprese green innovano di più delle altre: il 21,9% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle non investitrici. Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green, contro il 13,4% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 27,4% contro il 19,9%. Anche nel creare lavoro la sostenibilità è un driver importante, sia tra le imprese eco-investitrici che tra le altre. Il 14,9% delle assunzioni previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguarda green jobs, soglia cresciuta di 4 punti percentuali rispetto al 2009. Nell’area aziendale della progettazione e della ricerca e sviluppo si arriva al 67%, con i green jobs che diventano i veri protagonisti dell'innovazione. Se poi andiamo oltre lo steccato dei green jobs propriamente detti e guardiamo anche alla richiesta di figure professionali con competenze green, vediamo che le assunzione con questi requisiti sono 219.500. Nell’insieme si arriva a ben 294.200 lavoratori ‘green’, il 59% della domanda di lavoro. Anche le nostre piccole e medie imprese portano il loro importante contributo e primeggiano a livello europeo sul fronte della ‘riconversione verde’ dell’occupazione: dalla fine del 2014, il 51% delle Pmi italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%). Primati energetici e nel riciclo dei rifiuti Grazie anche alle realtà che puntano sull’efficienza l’Italia vanta importanti primati sul fronte Pagina 1 di 3
  • 33. Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di occupati dell’ambiente a livello europeo. A parità di valore prodotto le nostre aziende utilizzano meno materie prime ed energia e producono meno rifiuti ed emissioni. Eurostat certifica che le imprese italiane, con 337 kg di materia prima ogni milione di euro prodotto, non solo fanno molto meglio della media Ue (497 kg), ma si piazzano seconde tra quelle delle grandi economie comunitarie dopo le britanniche (293 kg), davanti a Francia (369), Spagna (373) e ben avanti alla Germania (461). Analoga dinamica si regista anche per l’energia utilizzata. Siamo secondi tra i big player europei, dietro al solo Regno Unito. Dalle 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008 siamo passati a 15: la Gran Bretagna ne brucia 12, la Francia 16, Spagna e Germania 18. L’Italia fa bene anche nella riduzione dei rifiuti. Con 39 tonnellate per ogni milione di euro prodotto (5 in meno del 2008) siamo i più efficienti in Europa, di nuovo molto meglio della Germania (65 t). E nella riduzione delle emissioni in atmosfera: siamo secondi tra le cinque grandi economie comunitarie (113 tonnellate CO2, ultimi dati disponibili 2012), dietro solo alla Francia (91 t, in questo caso favorita dal nucleare) e, ancora una volta, davanti alla Germania. E siamo leader europeo nel riciclo industriale: a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili su scala europea, nel nostro Paese sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 23). Riciclaggio nei cicli produttivi che ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ed emissioni per circa 55 milioni di tonnellate di CO2. L'Italia è inoltre tra le principali economie europee, seconda solo alla Germania, in termini di percentuale di riciclo e di recupero di rifiuti di imballaggio, facendo meglio di Spagna, Francia e Regno Unito. Geografia degli eco-investimenti La green Italy è diffusa in modo piuttosto uniforme lungo tutto lo Stivale, ma trova nel Nord del Paese il suo punto di forza. Più nel dettaglio, la Lombardia è la regione che guida la classifica regionale per numero delle imprese green, con quasi 71.000 casi che rappresentano poco meno di un quinto del totale. Seguono a distanza Veneto e Lazio, che si attestano sulle quote di 34.770 e 31.010 imprese green, poi Emilia Romagna e Campania, rispettivamente con 30.710 e 27.920 realtà che hanno investito per migliorare le loro performance ambientali. E quindi troviamo Piemonte con 27.330 imprese green, Toscana attestata sulla soglia di 26.770, poi Puglia con 23.300 casi, Sicilia 22.520 e ancora Marche 10.800. Dove e quali sono i più richiesti green jobs Vista la presenza prevalente di imprese green nel Nord-Ovest, anche la diffusione geografica della domanda di green jobs riproduce quella delle imprese green e vede una marcata concentrazione nel Nord-Ovest, dove le assunzioni previste per il 2015 arrivano a sfiorare le 26.000 unità, di cui ben 19mila solo in Lombardia. Buone prospettive per le assunzioni dal mondo della green economy anche nel Nord-Est, dove le assunzioni di green jobs programmate entro l’anno sono quasi 16mila, grazie soprattutto alla presenza del Veneto, dove se ne contano 6.210 unità. La macroripartizione Sud e Isole conta su un numero di assunzioni di green jobs previste nel 2015 di 17.600 unità, mentre il Centro si attesta a 15.170, 9.410 delle quali nel Lazio (regione in seconda posizione dietro la Lombardia nella graduatoria per numerosità assoluta di assunzioni di green jobs). Tra le regioni più virtuose su questo fronte citiamo anche l’Emilia Romagna (6.390), il Veneto (6.210) e la Campania (5.030). Scendendo nel dettaglio provinciale, troviamo sul podio, con il più elevato numero di assunzioni di green jobs programmate per quest’anno, la provincia di Milano (11.450 unità), cui seguono la provincia Roma (8.060), Torino (3.110) e Napoli (2.860). Tra le figure professionali verdi, i green jobs più richiesti sono: l’installatore di impianti termici a basso impatto, l’ingegnere energetico, il tecnico meccatronico, l’ecobrand manager, l’esperto di acquisti verdi, l’esperto in demolizione per il recupero dei materiali, l’esperto del restauro urbano storico, il serramentista sostenibile, l’esperto nella commercializzazione dei prodotti di riciclo, il programmatore delle risorse agroforestali, l’esperto in pedologia – la scienza che studia il suolo, la genesi, sua composizione, le variazioni, soprattutto a fini agricoli -, l’ingegnere ambientale, lo statistico ambientale e il risk manager. Pagina 2 di 3
  • 34. Dalla green economy il 10% del Pil e 3 milioni di occupati Il rapporto "GreenItaly 2015" (pdf) URL di origine (Salvata il 09/11/2015 - 17:42): http://www.qualenergia.it/articoli/20151030-dalla-green-economy-il-10-del-pil-e-3milioni-di-occupati Pagina 3 di 3