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G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1, 10-16 © PI-ME, Pavia 2013
http://gimle.fsm.it - ISSN 1592-7830 MEDICINA DEL LAVORO
Matteo Marco Riva, Marisa Santini, Giovanni Mosconi
La rilevanza delle patologie dell’arto superiore in ambito
professionale
Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro - Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Bergamo
Introduzione
Presso l’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del
Lavoro (UOOML) degli Ospedali Riuniti di Bergamo, come
nella maggior parte delle realtà ospedaliere ed universitarie
diffuse sul territorio regionale e nazionale, è attivo un ambu-
latorio dedicato nello specifico alla valutazione delle patolo-
gie muscoloscheletriche (5). A questi centri si rivolgono i
Medici Competenti (MC) delle imprese ed i Medici di Me-
dicina Generale (MMG) quando si presenta la necessità di
effettuare approfondimenti per la definizione dell’eventuale
eziologia professionale di quadri clinici sospetti, o per rice-
vere un supporto nell’espressione dell’idoneità alla man-
sione specifica nei casi di complessa gestione (4, 10).
Ai centri ospedalieri ed universitari di Medicina del La-
voro si rivolgono all’occorrenza anche INAIL ed ASL, per
ottenere una consulenza clinica e strumentale nei casi di pa-
zienti affetti da patologie di sospetta eziologia occupazionale
o quando vi siano dei contenziosi (ricorsi avverso il giudizio
del Medico Competente) in merito all’idoneità dei lavoratori.
Il ruolo di consulenza permette a queste strutture ospe-
daliere ed universitarie di godere di un punto di vista pri-
vilegiato sulle rispettive realtà territoriali, rendendole un
naturale osservatorio per la raccolta di informazioni ine-
renti i problemi di salute e sicurezza sul lavoro.
Scopo degli autori è presentare e discutere i dati rac-
colti negli ultimi anni sul tema delle patologie muscolo-
scheletriche lavoro-correlate nella provincia di Bergamo,
focalizzando in particolare l’attenzione sulla rilevanza
epidemiologica di quelle a carico dell’arto superiore. Sino
a pochi anni orsono infatti il problema delle malattie la-
voro-correlate a carico di spalla, gomito, polso e mano era
considerato del tutto marginale, forse sarebbe meglio dire
che l’argomento era quasi del tutto inesplorato, in partico-
lare se messo a confronto con la rilevanza epidemiologica
e l’attenzione che è sempre stata riservata alle patologie
del rachide lombosacrale (6, 28).
Negli ultimi anni invece, anche grazie ai progressi in
ambito di igiene ed ergonomia che hanno reso disponibili
strumenti sempre più affinati per la stima del rischio, ini-
ziano ad essere presenti in letteratura diversi lavori dedi-
cati al problema delle patologie dell’arto superiore (11).
Con l’analisi dei dati in nostro possesso vogliamo offrire
un contributo alla raccolta di informazioni sul tema.
RIASSUNTO. Abbiamo analizzato la casistica dei soggetti
giunti a valutazione nel corso del 2008 e del 2009 presso
l’ambulatorio dedicato alla diagnosi delle patologie
muscoloscheletriche lavoro-correlate (WMSD) della UOOML
di Bergamo, allo scopo di illustrare, in particolare, la rilevanza
epidemiologica di quelle a carico dell’arto superiore. Abbiamo
indagato 430 pazienti (età media del campione 46,9 anni, DS
9,3; anzianità lavorativa media 29 anni, DS 10,4), per un totale
di 600 distretti corporei indagati per la presenza di una
sospetta patologia professionale. In merito alla committenza,
il 66% dei soggetti giunti ad osservazione è stato inviato alla
UOOML dai Medici di Medicina Generale (MMG), il 29,8%
dai Medici Competenti (MC) ed infine il 4,2 dall’INAIL.
Il settore lavorativo maggiormente rappresentato nella
popolazione esaminata è quello edile, da cui proviene il 38,4%
dei soggetti. In merito ai 600 distretti corporei esaminati,
le valutazioni effettuate riguardavano nel 34,5% dei casi
problemi del rachide lombosacrale, nel 56,5% dei casi
dell’arto superiore. L’inquadramento diagnostico con
accertamenti strumentali e visite specialistiche era già
completo per l’81,6% dei soggetti affetti da disturbi del
rachide lombosacrale e solo nel 52,5% dei soggetti con sintomi
a carico dell’arto superiore. Nel 48,3% dei casi abbiamo
concluso per una diagnosi di patologia lavoro-correlata,
la percentuale si attesta rispettivamente al 50,2% ed al 52,5%
considerando separatamente i distretti del rachide
lombosacrale e dell’arto superiore. Le cause più ricorrenti
che hanno indotto ad escludere una possibile eziologia
professionale per i disturbi al tratto lombosacrale sono state la
presenza di significative comorbilità (58,2%), l’inadeguatezza
quantitativa dell’esposizione (41,7%) e il mancato rispetto
di un adeguato rapporto cronologico tra l’esposizione e
l’insorgenza della patologia (36,9%). Per quanto riguarda
invece l’arto superiore nel suo complesso gli elementi di
esclusione di tecnopatia sono stati l’inadeguatezza qualitativa
dell’esposizione (56,5%), l’inadeguatezza quantitativa
dell’esposizione (34,2%) ed la fisiologica senescenza (27,3%).
I risultati evidenziano la crescente attenzione posta, sia dai MC
che dai MMG, ai quadri clinici a carico dell’arto superiore,
patologie che, negli ultimi anni, rappresentano il motivo più
frequente di richiesta di consulenza specialistica alla UOOML.
L’inadeguato inquadramento diagnostico, in particolare per
quelle a carico dell’arto superiore, è un problema rilevante.
Si ritiene pertanto utile promuovere corsi di aggiornamento
che trattino sia le procedure diagnostiche, sia gli aspetti di
definizione del rischio e di correlazione medicolegale per MC
e MMG. Auspicabile inoltre che tali professionisti si avvalgano
delle strutture ospedaliere e/o universitarie di secondo livello
di Medicina del Lavoro per la definizione dei casi complessi.
Parole chiave: patologie muscoloscheletriche lavoro-correlate,
arto superiore, medicina del lavoro.
G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 11
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Materiali e metodi
Abbiamo deciso di analizzare i dati relativi alle visite
effettuate nel corso del 2008 e del 2009 che avessero come
oggetto della richiesta la valutazione di una sospetta pato-
logia muscoloscheletrica lavoro-correlata. Non sono stati
inseriti nello studio i casi che hanno avuto accesso alla no-
stra struttura per altre ragioni (visite preventive, espres-
sione di idoneità specifica in casi complessi etc.), sebbene
anche in alcuni di questi sia emersa nel corso della valuta-
zione una patologia lavoro-correlata a carico dell’apparato
locomotore.
Le valutazioni cliniche sono state effettuate da specia-
listi in Medicina del Lavoro, che si sono avvalsi all’occor-
renza della consulenza di specialisti in Ortopedia, Fisiatria
e Neurofisiopatologia. Per i casi in cui l’inquadramento
diagnostico non è risultato adeguato al momento dell’ac-
cesso, sono stati inoltre prescritti gli accertamenti stru-
mentali necessari a giungere ad una diagnosi certa (RM,
TC, RX, ecografia dei vari distretti di volta in volta coin-
volti, elettromiografia etc.).
Per quanto concerne le valutazioni igienistiche, nei
casi in cui la raccolta anamnestica, i dati di letteratura e la
conoscenza delle realtà produttive del territorio non sono
risultate sufficienti a chiarire la modalità, l’intensità e la
durata dell’esposizione, è stata inoltrata richiesta di docu-
mentazione alle aziende (descrizione della mansione e va-
lutazione dei rischi); in alternativa o ad integrazione si è
provveduto a verifiche dirette, effettuando sopralluoghi
negli ambienti di lavoro (25).
La definizione delle patologie lavoro-correlate è dun-
que avvenuta in presenza di una diagnosi certa (23, 24), di
esposizione professionale coerente con il danno (rapporto
qualitativo, quantitativo e cronologico adeguati, secondo
quanto definito in letteratura) (2, 9) e previa esclusione di
altre patologie o fattori di rischio extralavorativi (tra cui
anche il fisiologico invecchiamento) che potessero da soli
giustificare l’insorgenza del quadro clinico (3, 13, 26).
Abbiamo sottoposto a valutazione 430 pazienti (età me-
dia del campione 46,9 anni, DS 9,3; anzianità lavorativa me-
dia 29 anni, DS 10,4), per un totale di 600 distretti corporei
indagati per la presenza di una sospetta patologia professio-
nale (conteggiati una volta sola i disturbi bilaterali a carico
della medesima articolazione). Nella tabella I vengono rias-
sunti i dati della popolazione studiata, divisi per genere.
Risultati
Il 66% dei pazienti giunti ad osservazione è stato in-
viato alla UOOML dai MMG, il 29,8% dai MC ed infine
il 4,2 dall’INAIL.
Il 38,4% dei lavoratori proviene dal settore edile, il più
rappresentato nel campione, il 17% dal settore metalmec-
canico, il 9,5% dal tessile, l’8,4 dal chimico/gomma/mate-
rie plastiche, il 4,9% dalla sanità, il 3% dal settore dei tra-
sporti, il 18,8% da altri settori (agricolo, industria del le-
gno, editoria, panificazione etc.). La distribuzione del
campione nei vari settori, oltre ad essere determinata dalla
rilevanza dei rischi professionali specifici di ognuno di
essi, è per ovvie ragioni legata alla tipologia di attività
produttive proprie della provincia di Bergamo, dove l’edi-
lizia ad esempio si caratterizza per l’elevato numero di oc-
cupati (19, 21, 29).
ABSTRACT. Background and Objectives - In this work
the authors analyse the results of the clinical evaluation of
patients affected by suspected work related musculo-skeletal
disorders (WMSDs), observed throughout 2008-2009 in the
specific ambulatory of Occupational Medicine Division of
Ospedali Riuniti di Bergamo. The aim is to illustrate the
epidemiological relevance of upper limb (UL) WMSDs.
Methods - We observed 430 patients (mean age 46,9 years,
DS 9,3; mean working seniority 29 years, DS 10,4), investigating
600 disorders in different musculoskeletal segments.
Most of the patients (66%) got to the division for a clinical
consultation requested by general practitioners, 29,8%
by occupational physicians, 4,2% by national insurance
for occupational injuries and diseases (INAIL).
Results - Most of the patients (38,4%) was employed in
construction industry. Among the 600 disorders investigated,
34,5% was at lumbar spine, 74,5% was at upper limb.
The clinical diagnosis was already clear at the first consultation
for 81,6% of subjects with low back pain and for 56,5% of
patients with upper limb disorders; for the other was necessary
to prescribe some instrumental exams or specialistic (neurologic,
physiatric, orthopaedic) medical examination. We concluded
for a diagnosis of WMSDs in 48,3% of the 600 cases:
the percentage is 50,2% if we consider only disorders at lumbar
spine and 52,5% among disorders at upper limb. The most
frequent reason of refusing occupational aetiology, in the cases
of low back pain, was the concomitant presence of other
diseases at the segment; on the contrary, for the cases of upper
limb disorders, was the lack of correlation between type
of disease and professional exposure.
Discussion - All physicians demonstrate a high attention about
upper limb disorders, topical subject of great epidemiological
interest. General practitioners and occupational physicians have
to take more advantage of diagnostic support and clinical
evaluations offered by Occupational Medicine Divisions an
Universities about WMSDs. In consideration of the difficulties
to diagnose upper limb disorders and proving correlation with
professional exposure is useful to promote specific courses
for general practitioners and occupational physicians.
Key words: Work related Musculo Skeletal Disorder (WMSD),
upper limb, occupational medicine.
Tabella I. Popolazione inviata alla UOOML per valutazione di sospetta patologia muscoloscheletrica lavoro-correlata
Sesso N°
Età media
Dev. St.
Anzianità lavorativa media
Dev. St.
(in anni) (in anni)
Femmina 125 45,4 9,2 24,7 9,9
Maschio 305 47,5 9,3 30,7 10,2
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Venendo ai motivi che hanno portato alla richiesta di
una consulenza alla UOOML, il 48,1% dei 430 soggetti è
stato valutato per un problema a carico del rachide lombo-
sacrale, il 29,1% per disturbi o patologie alle spalle, il
23,5% ai polsi, il 13,3% alle mani ed il 13% ai gomiti.
È dunque evidente che molti soggetti sono giunti alla
nostra attenzione con la richiesta di valutare più patologie
contemporaneamente; trattandosi quindi di problematiche
sovente polidistrettuali, riteniamo corretto e più imme-
diato analizzare i risultati senza considerare il numero di
pazienti, ma esclusivamente le singole patologie indagate.
Nella tabella II viene dunque riportato l’elenco dei 600
distretti che sono stati sottoposti a valutazione su richiesta
dei medici, specificando per ognuno le caratteristiche dei
pazienti (età ed anzianità lavorativa). Delle 600 valuta-
zioni effettuate il 34,5% sono state mirate ad approfondire
problemi del rachide lombosacrale, il 56,5% hanno invece
riguardato l’arto superiore: 20,9% per la spalla, 16,8% per
il polso, 9,5% per la mano, 9,3% per il gomito (figura 1).
L’inquadramento diagno-
stico all’accesso è risultato com-
pleto nel 65,5% dei casi; è stato
invece necessario ricorrere ad
approfondimenti strumentali nel
34,5% delle patologie. Occorre
segnalare che nel 10% dei casi
non è stato sufficiente limitarsi
ad integrare la valutazione con
alcuni accertamenti strumentali,
ma è risultato necessario iniziare
dal principio il percorso diagno-
stico poiché non erano mai state
effettuate valutazioni di alcun
tipo (1, 15, 22, 24). Questi casi
in sintesi sono stati inviati alla
nostra attenzione esclusiva-
mente sulla scorta dei sintomi
e/o di quanto emerso dall’esame
clinico, senza abbozzare alcuna
ulteriore valutazione.
Tabella II. Casi valutati presso la UOOML distribuiti per distretto corporeo sede d’indagine, con età media
ed anzianità lavorativa media dei soggetti esaminati
Distretto Casi valutati Età media in anni (DS) Anzianità lavorativa media in anni (DS)
Rachide lombosacrale 207 46,6 (8,7) 29,1 (12,2)
Spalla 125 50,9 (7,9) 33,7 (12,5)
Polso 101 46,9 (9,6) 27,9 (12,3)
Mano 57 48,4 (10,9) 29 (12,3)
Gomito 56 49 (9,7) 31,4 (11,8)
Rachide cervicale 22 48,1 (7,9) 30,6 (12,7)
Ginocchio 22 46,1 (10,1) 28,6 (13)
Anca 4 54 40,5
Rachide dorsale 2 46,5 26,5
Piede 2 53,5 35
Caviglia 2 43 17,5
Figura 1. Casi valutati presso la UOOML distribuiti per distretto corporeo sede d’indagine
Per quanto riguarda i soggetti con patologie del ra-
chide lombosacrale, gli accertamenti strumentali già di-
sponibili sono risultati sufficienti a definire la diagnosi
nell’81,6% dei casi; solamente nel 18,4% è stato dunque
necessario integrare la documentazione sanitaria già in
possesso del paziente con l’esecuzione di uno o più accer-
tamenti integrativi. In particolare nel 3,4% dei casi man-
cava completamente ogni forma di inquadramento.
Analizzando invece la situazione relativa alle patolo-
gie degli arti superiori, risulta che i casi già adeguatamente
inquadrati con gli opportuni accertamenti strumentali sono
risultati solamente il 52,5%; per giungere ad una diagnosi
certa è stato dunque necessario integrare la valutazione
con nuovi esami nel 47,5% delle patologie, 15,3% quelle
per le quali non era stato effettuato nessun accertamento
prima della nostra visita. Le ragioni di questo saranno ap-
profondite nella successiva discussione, ma anticipiamo
da subito che il maggiore ricorso ad accertamenti stru-
mentali per la diagnosi certa nei casi relativi agli arti su-
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periori è almeno in parte riconducibile alla necessità di ef-
fettuare sovente valutazioni controlaterali anche in sog-
getti con sintomi o esposizione professionale monolate-
rale, questo con finalità medicolegali (1, 13). La compara-
zione del destro con il sinistro può infatti essere utile per
ricostruire l’eventuale associazione con l’esposizione pro-
fessionale, con l’obiettivo di garantire al paziente mag-
giori possibilità di successo nell’ottenere un indennizzo da
parte dell’ente assicuratore (10, 11).
Sono 381 complessivamente gli accertamenti strumen-
tali a cui abbiamo dovuto ricorrere per la definizione di
una diagnosi certa (conteggiando due volte gli esami ese-
guiti bilateralmente), 291 (76,4%) finalizzati ad approfon-
dire le patologie a carico degli arti superiori.
Per quanto concerne la definizione dell’eziopatogenesi,
dei 600 distretti sottoposti a valutazione, complessivamente
nel 48,3% abbiamo concluso per una diagnosi di patologia
lavoro-correlata, percentuale che sale di poco se si conside-
rano separatamente il rachide lombosacrale (50,2%) o l’arto
superiore nel suo complesso (52,5%). Nella tabella III ri-
portiamo in dettaglio le valutazioni per singolo distretto.
Delle 207 patologie a carico del rachide lombosacrale
sottoposte a valutazione, 135 (65,2%) sono giunte alla no-
stra attenzione su indicazione dei MMG, 60 (33,8%) dai
MC, 2 infine su richiesta dell’INAIL. Nel 65,7% dei casi
giunti su indicazione del MC abbiamo concluso per una
correlazione con l’attività lavorativa, tra coloro che sono
stati inviati dal MMG la percentuale delle patologie ricon-
ducibili ad una significativa esposizione in ambito profes-
sionale è invece del 45,2% (17, 33).
Delle 339 patologie a carico dell’arto superiore sottopo-
ste a valutazione, 229 (67,5%) sono giunte su indicazione
del MMG, 87 (25,7%) dai MC, 23 infine (6,8%) su richie-
sta dell’INAIL. Nel 52,9% dei casi giunti su indicazione del
MC abbiamo concluso a favore di una correlazione tra la
patologia e l’attività lavorativa; la percentuale è analoga per
i Pazienti che sono stati valutati su richiesta del MMG, dove
nel 52% dei casi abbiamo ricondotto l’eziologia del danno
ad una significativa esposizione a fattori di rischio in ambito
professionale (25, 26).
Il maggior numero di patologie professionali è stato ri-
scontrato in lavoratori del settore edile, il più rappresen-
tato all’interno del campione (27, 29). Nella tabella IV ri-
portiamo nello specifico la distribuzione delle diverse pa-
tologie lavoro-correlate nei vari settori.
Nella tabella V sono riassunte in modo schematico le ra-
gioni (in molti casi più di una per lo stesso paziente) che
hanno condotto ad escludere una possibile eziologia profes-
sionale per 310 delle patologie sottoposte a valutazione.
Emerge che la prima causa di non attribuzione ad ezio-
logia professionale del quadro clinico è il mancato rispetto
del criterio di “adeguatezza qualitativa” (fattore preso in
Tabella III. Esito delle valutazioni per singolo distretto
Distretto Casi valutati Lavoro-correlati
Anzianità lavorativa Non Anzianità lavorativa
media in anni (DS) lavoro-correlati media in anni (DS)
Anca 4 – – 4 40,5
Caviglia 2 – – 2 17,5
Ginocchio 22 7 27,6 15 29,1
Gomito 56 36 31,6 (9,5) 20 31 (9,9)
Mano 57 19 28,8 (12,3) 38 29,1 (11,5)
Piede 2 – – 2 35
Polso 101 55 28,9 (10,4) 46 26,8 (11,6)
Rachide cervicale 22 1 30 21 30,6 (8,4)
Rachide dorsale 2 – – 2 26,5
Rachide lombosacrale 207 104 30,5 (8,9) 103 27,7 (10,9)
Spalla 125 68 36,1 (7,3) 57 30,8 (9,9)
Tabella IV. Distribuzione percentuale delle malattie professionali nei settori
Settori
Patologie
Edilizia Metalmeccanica Tessile Sanità
Agricolo
Trasporti AltroLavoro-correlate
Florovivaistico
Rachide lombosacrale 65,4% 8,6% 1,0% 6,7% 2,9% 7,7% 7,7%
Totale arti superiori 42,7% 17,4% 8,4% 1,7% 5,6% 0,6% 23,6%
Spalla 57,4% 16,2% 4,4% 4,4% 1,5% 1,5% 14,6%
Gomito 52,8% 22,2% 5,6% – 5,6% – 13,8%
Polso 25,5% 16,4% 12,7% – 10,9% – 34,5%
Mano 21,1% 15,8% 15,8% – 5,3% – 42,0%
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considerazione nel 52,6%
dei casi), ovvero la pato-
logia in oggetto non po-
teva essere correlata al
tipo di esposizione. Un
ruolo determinante nel-
l’escludere una possibile
correlazione con l’attività
lavorativa è stato rico-
perto anche dalla pre-
senza di significative co-
morbilità (nel 36,5% dei
casi) e dal mancato ri-
spetto del criterio di ade-
guatezza quantitativa del-
l’esposizione (nel 34,5%
dei casi). Nel 23,5% delle
patologie è stata anche
l’età del paziente ad in-
fluire sulla decisione di
non attribuire il danno al-
l’esposizione professio-
nale (alterazioni ricondu-
cibili a fisiologica sene-
scenza) (9, 10, 12).
Nella figura 2 as-
sieme ai dati relativi alla totalità delle patologie non cor-
relate al lavoro vengono inseriti, per confronto, i motivi
che hanno indotto a non considerare lavoro-correlate nello
specifico 103 patologie del rachide lombosacrale e 161
dell’arto superiore nel suo complesso.
Per le patologie del rachide lombosacrale le cause
più ricorrenti che hanno indotto ad escludere una possi-
bile eziologia professionale sono risultate: la presenza di
significative comorbilità (58,2%), l’inadeguatezza
quantitativa dell’esposizione (41,7%) e il mancato ri-
spetto di un adeguato rapporto cronologico tra l’esposi-
zione e l’insorgenza della patologia (36,9%) (12, 31).
Sebbene caratterizzata da una percentuale di rilievo, la
mancanza di una esposizione a fattori di rischio con pos-
sibile bersaglio il rachide (inadeguatezza qualitativa
dell’esposizione), indice di scarsa appropriatezza nella
richiesta della visita, è risultata al quarto posto fra gli
elementi in gioco nell’esclusione dell’eziologia profes-
sionale (31,1%).
Diversa la situazione per quanto riguarda l’arto supe-
riore nel suo complesso, dove il mancato rispetto del cri-
terio di adeguatezza qualitativa dell’esposizione è risultato
al primo posto (56,5%) fra gli elementi che hanno indotto
ad escludere una possibile eziologia professionale del
danno, seguito dall’esposizione quantitativamente insuffi-
ciente (34,2%) e dalla fisiologica senescenza (27,3%).
Segnaliamo che tra le 161 patologie dell’arto superiore
che non sono state ricondotte ad una possibile eziologia
professionale la inadeguatezza qualitativa dell’esposi-
zione è stato motivo di esclusione per il 78% dei casi in-
viati da Medici Competenti, per il 51% di quelli inviati da
Medici di Medicina Generale (11).
Discussione
I risultati dimostrano che negli ultimi anni sono le pa-
tologie a carico dell’arto superiore il motivo più frequente
Tabella V. Cause che hanno condotto ad escludere l’eziologia professionale per 310 patologie
(in molti casi più di una per ogni paziente)
Motivo di esclusione dell’eziologia professionale N° di casi
Mancato rispetto del criterio di adeguatezza qualitativa 163
Significative comorbilità 113
Mancato rispetto del criterio di adeguatezza quantitativa dell’esposizione 107
Fisiologica senescenza 73
Mancato rispetto di un adeguato rapporto cronologico con l’esposizione 58
Pregressi traumi 46
Esposizioni extraprofessionali 16
Figura 2. Motivi che hanno indotto ad escludere l’eziologia professionale per 310 patologie
complessivamente, 161 a carico degli arti superiori e 103 del rachide lombosacrale
G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 15
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di richiesta di consulenza specialistica alla UOOML (5, 6,
14, 27). Si evince infatti dalla figura 1 che oltre la metà
delle valutazioni effettuate sono a carico di spalla, gomito,
polso o mano, solamente il 34,5% sono invece indirizzate
al rachide lombosacrale (16, 17).
Se da un lato il maggiore numero di richieste alla
UOOML sta ad indicare una crescente attenzione verso il
problema delle patologie a carico dell’arto superiore, dal-
l’altro questo può significare anche una maggiore neces-
sità di supporto clinico e medicolegale per i medici sul ter-
ritorio, che di fronte ad un argomento relativamente nuovo
potrebbero non avere ancora guadagnato la necessaria au-
tonomia clinica e diagnostica (30).
Un dato che sembra confermare almeno in parte la vali-
dità di questa seconda ipotesi è quello relativo all’inquadra-
mento diagnostico delle patologie prima dell’invio alla no-
stra struttura. Nel 47,5% dei casi giunti per patologia del-
l’arto superiore per formulare una diagnosi certa è stato ne-
cessario prescrivere accertamenti integrativi a quelli già ese-
guiti (13), nel 15,3% non era stato effettuato ancora alcun
esame. Questo mette in evidenza una possibile incertezza da
parte dei medici (siano essi MC o MMG) nella scelta del
corretto iter da seguire per giungere ad una diagnosi certa.
L’inadeguato inquadramento diagnostico delle patologie
dunque si conferma essere un problema rilevante. È quanto
mai opportuno rammentare che una condizione necessaria
(ma non sufficiente) per poter avanzare il sospetto di una pa-
tologia lavoro-correlata è anzitutto quella di possedere una
diagnosi certa. A fronte di questa ovvia considerazione è si-
gnificativo constatare che, nel complesso delle patologie in-
dagate, solamente il 65,5% dei casi è risultato già adeguata-
mente approfondito al momento dell’accesso ai nostri ambu-
latori, ovvero sottoposto ad esami strumentali che definissero
l’effettiva presenza di alterazioni, la loro natura e l’entità (11).
Unico distretto che fa eccezione a questo discorso,
avendo delle percentuali che differiscono in maniera so-
stanziale, è il rachide lombosacrale, dove solo il 3,4% è ri-
sultato completamente sprovvisto di un inquadramento
strumentale al momento dell’accesso alla nostra struttura,
nell’81,6% dei casi invece erano già stati eseguiti tutti gli
esami necessari per definire una diagnosi certa (32, 33).
La maggiore difficoltà di gestione dei casi di patologia
dell’arto superiore non si limita tuttavia alla sola defini-
zione dei percorsi diagnostici, che accomuna MC e MMG,
ma si estende anche alla capacità dei medici, seppur spe-
cialisti, di porre correttamente in correlazione il quadro
clinico con una congrua e coerente esposizione in ambito
professionale (10, 11, 30). Se infatti l’appropriatezza nel-
l’invio dei pazienti alla UOOML per quanto riguarda il ra-
chide lombosacrale è significativamente superiore per i
MC rispetto ai MMG, analizzando i dati relativi all’arto
superiore si scopre che specialisti e MMG si equivalgono,
in particolare è l’appropriatezza dei MC a calare per atte-
starsi sui livelli dei MMG. Questo potrebbe essere giusti-
ficato dall’assenza, in numerosi casi, di una diagnosi cli-
nica certa al momento dell’invio alla UOOML.
Ma non può essere la sola ragione della scarsa appro-
priatezza nell’invio dei pazienti con patologia dell’arto su-
periore alla UOOML. Osservando i dati riportati nella fi-
gura 2 si comprende infatti che le due principali cause che
hanno condotto ad escludere una possibile eziologia profes-
sionale riguardano la natura e l’entità dell’esposizione: qua-
litativamente inadeguata per giustificare il tipo di danno o
quantitativamente insufficiente per generarlo (5, 9).
È interessante anche analizzare la distribuzione delle pa-
tologie professionali nei vari settori di provenienza dei pa-
zienti, un dato grezzo ed influenzato dalla tipologia di attività
produttive caratteristica del territorio, ma sul quale è comun-
que possibile fare qualche riflessione. In assenza di un deno-
minatore, è impossibile ricavare dai dati in nostro possesso
delle prevalenze. Quello che però possiamo osservare (ta-
bella IV) è che rispetto a quanto avviene per il rachide lom-
bosacrale, le patologie degli arti superiori si distribuiscono in
maniera più omogenea nei vari settori, ad indicare un rischio
probabilmente più trasversale e diffuso (6, 7). Del resto è noto
che i fattori che possono contribuire in misura più o meno ri-
levante a determinare il rischio di sovraccarico per l’arto su-
periore sono numerosi (uso di forza, ripetitività dei gesti, po-
sture, vibrazioni etc.) (25) e possono essere facilmente indi-
viduati in compiti o mansioni molto differenti l’una dall’altra.
È necessario dunque che si diffonda nelle aziende la prassi di
procedere alla valutazione del rischio specifico, per indivi-
duare le operazioni critiche e cercare eventuali soluzioni che
contribuiscano a contenere l’entità dell’esposizione (12, 26).
In conclusione, riassumiamo schematicamente i punti
salienti di quanto messo in evidenza con i dati presentati,
abbiamo potuto constatare che:
– per la definizione di casi di sospetta patologia musco-
loscheletrica lavoro-correlata si conferma una mag-
giore propensione a ricorrere a centri ospedalieri di Me-
dicina del Lavoro sia da parte dei MMG sia dei MC;
– le patologie a carico dell’arto superiore (spalla, go-
mito, polso, mano) rappresentano il motivo più fre-
quente per la richiesta di consulenza (5);
– la frequente mancanza di un adeguato inquadramento
strumentale prima dell’invio alla UOOML fa pensare
sia ad una inadeguata autonomia diagnostica dei MC e
dei MMG, soprattutto per le patologie degli arti supe-
riori, sia alla facilità di gestione dei casi sospetti attra-
verso il supporto specialistico della UOOML;
– le non sempre appropriate richiesta di valutazione, che
nel caso di patologie a carico dell’arto superiore si at-
testa su livelli analoghi tra specialisti e non, pone la ne-
cessità di promuovere corsi di aggiornamento che trat-
tino sia le procedure diagnostiche, sia gli aspetti di de-
finizione del rischio e di correlazione medicolegale per
MC e MMG (11).
Merita anche un breve commento il dato relativo alla
committenza delle visite: come già evidenziato in prece-
denti lavori si conferma che i MMG, ancor più dei MC, ri-
corrono alla consulenza della UOOML per i casi di patolo-
gia muscoloscheletrica di sospetta eziologia professionale.
Se da un lato è probabile che i MC, avendone la com-
petenza, procedano in autonomia all’approfondimento ed
alla definizione delle patologie lavoro-correlate, dall’altro
sorprende che un numero così elevato di patologie da noi
ritenute lavoro correlate sia “sfuggito” all’osservazione
del MC nel corso della sorveglianza sanitaria, tanto da
giungere alla nostra attenzione solo su invio del MMG es-
sendo il campione, nel suo complesso, in età lavorativa.
16 G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1
http://gimle.fsm.it
A prescindere dalle difficoltà nella gestione di un corretto
percorso diagnostico, è comunque positivo il fatto che molti
medici utilizzino la consulenza ospedaliera della UOOML
non solo per scopi medicolegali, ovvero per correlare il
danno all’esposizione, ma anche e soprattutto per ricevere un
supporto clinico/diagnostico. Le unità operative ospedaliere
hanno infatti la possibilità di programmare agilmente ed in
tempi brevi i necessari esami strumentali e dispongono di
consulenze specialistiche multidisciplinari, garanzia di una
migliore gestione dei casi e di soddisfazione dell’utenza.
Bibliografia
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disorders. European Agency for Safery and Health at Work,1999.
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N, Violante FS, Mattioli S, Draicchio F. Linee Guida per la preven-
zione dei disturbi e delle patologie muscolo-scheletriche del rachide
da movimentazione manuale dei carichi. Tipografia Pime Editrice
Srl. Pavia, 2004.
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MG, Sferra C, Balletta A, Berlingò E, Draicchio F, Palmi S, Papale
A, Di Loreto G, Barbieri PG, Martinelli M, Venturi E, Molteni G,
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Med 2002; 44: 451-8.
Corrispondenza: Matteo Marco Riva, Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro - Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII,
Piazza OMS, 1 - 24127 Bergamo, Italy, Fax: 035/2674806, Tel: 035/2674308, E-mail: mriva@hpg23.it

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282 la rilevanza delle patologie dell’arto superiore in ambito

  • 1. G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1, 10-16 © PI-ME, Pavia 2013 http://gimle.fsm.it - ISSN 1592-7830 MEDICINA DEL LAVORO Matteo Marco Riva, Marisa Santini, Giovanni Mosconi La rilevanza delle patologie dell’arto superiore in ambito professionale Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro - Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Bergamo Introduzione Presso l’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro (UOOML) degli Ospedali Riuniti di Bergamo, come nella maggior parte delle realtà ospedaliere ed universitarie diffuse sul territorio regionale e nazionale, è attivo un ambu- latorio dedicato nello specifico alla valutazione delle patolo- gie muscoloscheletriche (5). A questi centri si rivolgono i Medici Competenti (MC) delle imprese ed i Medici di Me- dicina Generale (MMG) quando si presenta la necessità di effettuare approfondimenti per la definizione dell’eventuale eziologia professionale di quadri clinici sospetti, o per rice- vere un supporto nell’espressione dell’idoneità alla man- sione specifica nei casi di complessa gestione (4, 10). Ai centri ospedalieri ed universitari di Medicina del La- voro si rivolgono all’occorrenza anche INAIL ed ASL, per ottenere una consulenza clinica e strumentale nei casi di pa- zienti affetti da patologie di sospetta eziologia occupazionale o quando vi siano dei contenziosi (ricorsi avverso il giudizio del Medico Competente) in merito all’idoneità dei lavoratori. Il ruolo di consulenza permette a queste strutture ospe- daliere ed universitarie di godere di un punto di vista pri- vilegiato sulle rispettive realtà territoriali, rendendole un naturale osservatorio per la raccolta di informazioni ine- renti i problemi di salute e sicurezza sul lavoro. Scopo degli autori è presentare e discutere i dati rac- colti negli ultimi anni sul tema delle patologie muscolo- scheletriche lavoro-correlate nella provincia di Bergamo, focalizzando in particolare l’attenzione sulla rilevanza epidemiologica di quelle a carico dell’arto superiore. Sino a pochi anni orsono infatti il problema delle malattie la- voro-correlate a carico di spalla, gomito, polso e mano era considerato del tutto marginale, forse sarebbe meglio dire che l’argomento era quasi del tutto inesplorato, in partico- lare se messo a confronto con la rilevanza epidemiologica e l’attenzione che è sempre stata riservata alle patologie del rachide lombosacrale (6, 28). Negli ultimi anni invece, anche grazie ai progressi in ambito di igiene ed ergonomia che hanno reso disponibili strumenti sempre più affinati per la stima del rischio, ini- ziano ad essere presenti in letteratura diversi lavori dedi- cati al problema delle patologie dell’arto superiore (11). Con l’analisi dei dati in nostro possesso vogliamo offrire un contributo alla raccolta di informazioni sul tema. RIASSUNTO. Abbiamo analizzato la casistica dei soggetti giunti a valutazione nel corso del 2008 e del 2009 presso l’ambulatorio dedicato alla diagnosi delle patologie muscoloscheletriche lavoro-correlate (WMSD) della UOOML di Bergamo, allo scopo di illustrare, in particolare, la rilevanza epidemiologica di quelle a carico dell’arto superiore. Abbiamo indagato 430 pazienti (età media del campione 46,9 anni, DS 9,3; anzianità lavorativa media 29 anni, DS 10,4), per un totale di 600 distretti corporei indagati per la presenza di una sospetta patologia professionale. In merito alla committenza, il 66% dei soggetti giunti ad osservazione è stato inviato alla UOOML dai Medici di Medicina Generale (MMG), il 29,8% dai Medici Competenti (MC) ed infine il 4,2 dall’INAIL. Il settore lavorativo maggiormente rappresentato nella popolazione esaminata è quello edile, da cui proviene il 38,4% dei soggetti. In merito ai 600 distretti corporei esaminati, le valutazioni effettuate riguardavano nel 34,5% dei casi problemi del rachide lombosacrale, nel 56,5% dei casi dell’arto superiore. L’inquadramento diagnostico con accertamenti strumentali e visite specialistiche era già completo per l’81,6% dei soggetti affetti da disturbi del rachide lombosacrale e solo nel 52,5% dei soggetti con sintomi a carico dell’arto superiore. Nel 48,3% dei casi abbiamo concluso per una diagnosi di patologia lavoro-correlata, la percentuale si attesta rispettivamente al 50,2% ed al 52,5% considerando separatamente i distretti del rachide lombosacrale e dell’arto superiore. Le cause più ricorrenti che hanno indotto ad escludere una possibile eziologia professionale per i disturbi al tratto lombosacrale sono state la presenza di significative comorbilità (58,2%), l’inadeguatezza quantitativa dell’esposizione (41,7%) e il mancato rispetto di un adeguato rapporto cronologico tra l’esposizione e l’insorgenza della patologia (36,9%). Per quanto riguarda invece l’arto superiore nel suo complesso gli elementi di esclusione di tecnopatia sono stati l’inadeguatezza qualitativa dell’esposizione (56,5%), l’inadeguatezza quantitativa dell’esposizione (34,2%) ed la fisiologica senescenza (27,3%). I risultati evidenziano la crescente attenzione posta, sia dai MC che dai MMG, ai quadri clinici a carico dell’arto superiore, patologie che, negli ultimi anni, rappresentano il motivo più frequente di richiesta di consulenza specialistica alla UOOML. L’inadeguato inquadramento diagnostico, in particolare per quelle a carico dell’arto superiore, è un problema rilevante. Si ritiene pertanto utile promuovere corsi di aggiornamento che trattino sia le procedure diagnostiche, sia gli aspetti di definizione del rischio e di correlazione medicolegale per MC e MMG. Auspicabile inoltre che tali professionisti si avvalgano delle strutture ospedaliere e/o universitarie di secondo livello di Medicina del Lavoro per la definizione dei casi complessi. Parole chiave: patologie muscoloscheletriche lavoro-correlate, arto superiore, medicina del lavoro.
  • 2. G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 11 http://gimle.fsm.it Materiali e metodi Abbiamo deciso di analizzare i dati relativi alle visite effettuate nel corso del 2008 e del 2009 che avessero come oggetto della richiesta la valutazione di una sospetta pato- logia muscoloscheletrica lavoro-correlata. Non sono stati inseriti nello studio i casi che hanno avuto accesso alla no- stra struttura per altre ragioni (visite preventive, espres- sione di idoneità specifica in casi complessi etc.), sebbene anche in alcuni di questi sia emersa nel corso della valuta- zione una patologia lavoro-correlata a carico dell’apparato locomotore. Le valutazioni cliniche sono state effettuate da specia- listi in Medicina del Lavoro, che si sono avvalsi all’occor- renza della consulenza di specialisti in Ortopedia, Fisiatria e Neurofisiopatologia. Per i casi in cui l’inquadramento diagnostico non è risultato adeguato al momento dell’ac- cesso, sono stati inoltre prescritti gli accertamenti stru- mentali necessari a giungere ad una diagnosi certa (RM, TC, RX, ecografia dei vari distretti di volta in volta coin- volti, elettromiografia etc.). Per quanto concerne le valutazioni igienistiche, nei casi in cui la raccolta anamnestica, i dati di letteratura e la conoscenza delle realtà produttive del territorio non sono risultate sufficienti a chiarire la modalità, l’intensità e la durata dell’esposizione, è stata inoltrata richiesta di docu- mentazione alle aziende (descrizione della mansione e va- lutazione dei rischi); in alternativa o ad integrazione si è provveduto a verifiche dirette, effettuando sopralluoghi negli ambienti di lavoro (25). La definizione delle patologie lavoro-correlate è dun- que avvenuta in presenza di una diagnosi certa (23, 24), di esposizione professionale coerente con il danno (rapporto qualitativo, quantitativo e cronologico adeguati, secondo quanto definito in letteratura) (2, 9) e previa esclusione di altre patologie o fattori di rischio extralavorativi (tra cui anche il fisiologico invecchiamento) che potessero da soli giustificare l’insorgenza del quadro clinico (3, 13, 26). Abbiamo sottoposto a valutazione 430 pazienti (età me- dia del campione 46,9 anni, DS 9,3; anzianità lavorativa me- dia 29 anni, DS 10,4), per un totale di 600 distretti corporei indagati per la presenza di una sospetta patologia professio- nale (conteggiati una volta sola i disturbi bilaterali a carico della medesima articolazione). Nella tabella I vengono rias- sunti i dati della popolazione studiata, divisi per genere. Risultati Il 66% dei pazienti giunti ad osservazione è stato in- viato alla UOOML dai MMG, il 29,8% dai MC ed infine il 4,2 dall’INAIL. Il 38,4% dei lavoratori proviene dal settore edile, il più rappresentato nel campione, il 17% dal settore metalmec- canico, il 9,5% dal tessile, l’8,4 dal chimico/gomma/mate- rie plastiche, il 4,9% dalla sanità, il 3% dal settore dei tra- sporti, il 18,8% da altri settori (agricolo, industria del le- gno, editoria, panificazione etc.). La distribuzione del campione nei vari settori, oltre ad essere determinata dalla rilevanza dei rischi professionali specifici di ognuno di essi, è per ovvie ragioni legata alla tipologia di attività produttive proprie della provincia di Bergamo, dove l’edi- lizia ad esempio si caratterizza per l’elevato numero di oc- cupati (19, 21, 29). ABSTRACT. Background and Objectives - In this work the authors analyse the results of the clinical evaluation of patients affected by suspected work related musculo-skeletal disorders (WMSDs), observed throughout 2008-2009 in the specific ambulatory of Occupational Medicine Division of Ospedali Riuniti di Bergamo. The aim is to illustrate the epidemiological relevance of upper limb (UL) WMSDs. Methods - We observed 430 patients (mean age 46,9 years, DS 9,3; mean working seniority 29 years, DS 10,4), investigating 600 disorders in different musculoskeletal segments. Most of the patients (66%) got to the division for a clinical consultation requested by general practitioners, 29,8% by occupational physicians, 4,2% by national insurance for occupational injuries and diseases (INAIL). Results - Most of the patients (38,4%) was employed in construction industry. Among the 600 disorders investigated, 34,5% was at lumbar spine, 74,5% was at upper limb. The clinical diagnosis was already clear at the first consultation for 81,6% of subjects with low back pain and for 56,5% of patients with upper limb disorders; for the other was necessary to prescribe some instrumental exams or specialistic (neurologic, physiatric, orthopaedic) medical examination. We concluded for a diagnosis of WMSDs in 48,3% of the 600 cases: the percentage is 50,2% if we consider only disorders at lumbar spine and 52,5% among disorders at upper limb. The most frequent reason of refusing occupational aetiology, in the cases of low back pain, was the concomitant presence of other diseases at the segment; on the contrary, for the cases of upper limb disorders, was the lack of correlation between type of disease and professional exposure. Discussion - All physicians demonstrate a high attention about upper limb disorders, topical subject of great epidemiological interest. General practitioners and occupational physicians have to take more advantage of diagnostic support and clinical evaluations offered by Occupational Medicine Divisions an Universities about WMSDs. In consideration of the difficulties to diagnose upper limb disorders and proving correlation with professional exposure is useful to promote specific courses for general practitioners and occupational physicians. Key words: Work related Musculo Skeletal Disorder (WMSD), upper limb, occupational medicine. Tabella I. Popolazione inviata alla UOOML per valutazione di sospetta patologia muscoloscheletrica lavoro-correlata Sesso N° Età media Dev. St. Anzianità lavorativa media Dev. St. (in anni) (in anni) Femmina 125 45,4 9,2 24,7 9,9 Maschio 305 47,5 9,3 30,7 10,2
  • 3. 12 G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 http://gimle.fsm.it Venendo ai motivi che hanno portato alla richiesta di una consulenza alla UOOML, il 48,1% dei 430 soggetti è stato valutato per un problema a carico del rachide lombo- sacrale, il 29,1% per disturbi o patologie alle spalle, il 23,5% ai polsi, il 13,3% alle mani ed il 13% ai gomiti. È dunque evidente che molti soggetti sono giunti alla nostra attenzione con la richiesta di valutare più patologie contemporaneamente; trattandosi quindi di problematiche sovente polidistrettuali, riteniamo corretto e più imme- diato analizzare i risultati senza considerare il numero di pazienti, ma esclusivamente le singole patologie indagate. Nella tabella II viene dunque riportato l’elenco dei 600 distretti che sono stati sottoposti a valutazione su richiesta dei medici, specificando per ognuno le caratteristiche dei pazienti (età ed anzianità lavorativa). Delle 600 valuta- zioni effettuate il 34,5% sono state mirate ad approfondire problemi del rachide lombosacrale, il 56,5% hanno invece riguardato l’arto superiore: 20,9% per la spalla, 16,8% per il polso, 9,5% per la mano, 9,3% per il gomito (figura 1). L’inquadramento diagno- stico all’accesso è risultato com- pleto nel 65,5% dei casi; è stato invece necessario ricorrere ad approfondimenti strumentali nel 34,5% delle patologie. Occorre segnalare che nel 10% dei casi non è stato sufficiente limitarsi ad integrare la valutazione con alcuni accertamenti strumentali, ma è risultato necessario iniziare dal principio il percorso diagno- stico poiché non erano mai state effettuate valutazioni di alcun tipo (1, 15, 22, 24). Questi casi in sintesi sono stati inviati alla nostra attenzione esclusiva- mente sulla scorta dei sintomi e/o di quanto emerso dall’esame clinico, senza abbozzare alcuna ulteriore valutazione. Tabella II. Casi valutati presso la UOOML distribuiti per distretto corporeo sede d’indagine, con età media ed anzianità lavorativa media dei soggetti esaminati Distretto Casi valutati Età media in anni (DS) Anzianità lavorativa media in anni (DS) Rachide lombosacrale 207 46,6 (8,7) 29,1 (12,2) Spalla 125 50,9 (7,9) 33,7 (12,5) Polso 101 46,9 (9,6) 27,9 (12,3) Mano 57 48,4 (10,9) 29 (12,3) Gomito 56 49 (9,7) 31,4 (11,8) Rachide cervicale 22 48,1 (7,9) 30,6 (12,7) Ginocchio 22 46,1 (10,1) 28,6 (13) Anca 4 54 40,5 Rachide dorsale 2 46,5 26,5 Piede 2 53,5 35 Caviglia 2 43 17,5 Figura 1. Casi valutati presso la UOOML distribuiti per distretto corporeo sede d’indagine Per quanto riguarda i soggetti con patologie del ra- chide lombosacrale, gli accertamenti strumentali già di- sponibili sono risultati sufficienti a definire la diagnosi nell’81,6% dei casi; solamente nel 18,4% è stato dunque necessario integrare la documentazione sanitaria già in possesso del paziente con l’esecuzione di uno o più accer- tamenti integrativi. In particolare nel 3,4% dei casi man- cava completamente ogni forma di inquadramento. Analizzando invece la situazione relativa alle patolo- gie degli arti superiori, risulta che i casi già adeguatamente inquadrati con gli opportuni accertamenti strumentali sono risultati solamente il 52,5%; per giungere ad una diagnosi certa è stato dunque necessario integrare la valutazione con nuovi esami nel 47,5% delle patologie, 15,3% quelle per le quali non era stato effettuato nessun accertamento prima della nostra visita. Le ragioni di questo saranno ap- profondite nella successiva discussione, ma anticipiamo da subito che il maggiore ricorso ad accertamenti stru- mentali per la diagnosi certa nei casi relativi agli arti su-
  • 4. G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 13 http://gimle.fsm.it periori è almeno in parte riconducibile alla necessità di ef- fettuare sovente valutazioni controlaterali anche in sog- getti con sintomi o esposizione professionale monolate- rale, questo con finalità medicolegali (1, 13). La compara- zione del destro con il sinistro può infatti essere utile per ricostruire l’eventuale associazione con l’esposizione pro- fessionale, con l’obiettivo di garantire al paziente mag- giori possibilità di successo nell’ottenere un indennizzo da parte dell’ente assicuratore (10, 11). Sono 381 complessivamente gli accertamenti strumen- tali a cui abbiamo dovuto ricorrere per la definizione di una diagnosi certa (conteggiando due volte gli esami ese- guiti bilateralmente), 291 (76,4%) finalizzati ad approfon- dire le patologie a carico degli arti superiori. Per quanto concerne la definizione dell’eziopatogenesi, dei 600 distretti sottoposti a valutazione, complessivamente nel 48,3% abbiamo concluso per una diagnosi di patologia lavoro-correlata, percentuale che sale di poco se si conside- rano separatamente il rachide lombosacrale (50,2%) o l’arto superiore nel suo complesso (52,5%). Nella tabella III ri- portiamo in dettaglio le valutazioni per singolo distretto. Delle 207 patologie a carico del rachide lombosacrale sottoposte a valutazione, 135 (65,2%) sono giunte alla no- stra attenzione su indicazione dei MMG, 60 (33,8%) dai MC, 2 infine su richiesta dell’INAIL. Nel 65,7% dei casi giunti su indicazione del MC abbiamo concluso per una correlazione con l’attività lavorativa, tra coloro che sono stati inviati dal MMG la percentuale delle patologie ricon- ducibili ad una significativa esposizione in ambito profes- sionale è invece del 45,2% (17, 33). Delle 339 patologie a carico dell’arto superiore sottopo- ste a valutazione, 229 (67,5%) sono giunte su indicazione del MMG, 87 (25,7%) dai MC, 23 infine (6,8%) su richie- sta dell’INAIL. Nel 52,9% dei casi giunti su indicazione del MC abbiamo concluso a favore di una correlazione tra la patologia e l’attività lavorativa; la percentuale è analoga per i Pazienti che sono stati valutati su richiesta del MMG, dove nel 52% dei casi abbiamo ricondotto l’eziologia del danno ad una significativa esposizione a fattori di rischio in ambito professionale (25, 26). Il maggior numero di patologie professionali è stato ri- scontrato in lavoratori del settore edile, il più rappresen- tato all’interno del campione (27, 29). Nella tabella IV ri- portiamo nello specifico la distribuzione delle diverse pa- tologie lavoro-correlate nei vari settori. Nella tabella V sono riassunte in modo schematico le ra- gioni (in molti casi più di una per lo stesso paziente) che hanno condotto ad escludere una possibile eziologia profes- sionale per 310 delle patologie sottoposte a valutazione. Emerge che la prima causa di non attribuzione ad ezio- logia professionale del quadro clinico è il mancato rispetto del criterio di “adeguatezza qualitativa” (fattore preso in Tabella III. Esito delle valutazioni per singolo distretto Distretto Casi valutati Lavoro-correlati Anzianità lavorativa Non Anzianità lavorativa media in anni (DS) lavoro-correlati media in anni (DS) Anca 4 – – 4 40,5 Caviglia 2 – – 2 17,5 Ginocchio 22 7 27,6 15 29,1 Gomito 56 36 31,6 (9,5) 20 31 (9,9) Mano 57 19 28,8 (12,3) 38 29,1 (11,5) Piede 2 – – 2 35 Polso 101 55 28,9 (10,4) 46 26,8 (11,6) Rachide cervicale 22 1 30 21 30,6 (8,4) Rachide dorsale 2 – – 2 26,5 Rachide lombosacrale 207 104 30,5 (8,9) 103 27,7 (10,9) Spalla 125 68 36,1 (7,3) 57 30,8 (9,9) Tabella IV. Distribuzione percentuale delle malattie professionali nei settori Settori Patologie Edilizia Metalmeccanica Tessile Sanità Agricolo Trasporti AltroLavoro-correlate Florovivaistico Rachide lombosacrale 65,4% 8,6% 1,0% 6,7% 2,9% 7,7% 7,7% Totale arti superiori 42,7% 17,4% 8,4% 1,7% 5,6% 0,6% 23,6% Spalla 57,4% 16,2% 4,4% 4,4% 1,5% 1,5% 14,6% Gomito 52,8% 22,2% 5,6% – 5,6% – 13,8% Polso 25,5% 16,4% 12,7% – 10,9% – 34,5% Mano 21,1% 15,8% 15,8% – 5,3% – 42,0%
  • 5. 14 G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 http://gimle.fsm.it considerazione nel 52,6% dei casi), ovvero la pato- logia in oggetto non po- teva essere correlata al tipo di esposizione. Un ruolo determinante nel- l’escludere una possibile correlazione con l’attività lavorativa è stato rico- perto anche dalla pre- senza di significative co- morbilità (nel 36,5% dei casi) e dal mancato ri- spetto del criterio di ade- guatezza quantitativa del- l’esposizione (nel 34,5% dei casi). Nel 23,5% delle patologie è stata anche l’età del paziente ad in- fluire sulla decisione di non attribuire il danno al- l’esposizione professio- nale (alterazioni ricondu- cibili a fisiologica sene- scenza) (9, 10, 12). Nella figura 2 as- sieme ai dati relativi alla totalità delle patologie non cor- relate al lavoro vengono inseriti, per confronto, i motivi che hanno indotto a non considerare lavoro-correlate nello specifico 103 patologie del rachide lombosacrale e 161 dell’arto superiore nel suo complesso. Per le patologie del rachide lombosacrale le cause più ricorrenti che hanno indotto ad escludere una possi- bile eziologia professionale sono risultate: la presenza di significative comorbilità (58,2%), l’inadeguatezza quantitativa dell’esposizione (41,7%) e il mancato ri- spetto di un adeguato rapporto cronologico tra l’esposi- zione e l’insorgenza della patologia (36,9%) (12, 31). Sebbene caratterizzata da una percentuale di rilievo, la mancanza di una esposizione a fattori di rischio con pos- sibile bersaglio il rachide (inadeguatezza qualitativa dell’esposizione), indice di scarsa appropriatezza nella richiesta della visita, è risultata al quarto posto fra gli elementi in gioco nell’esclusione dell’eziologia profes- sionale (31,1%). Diversa la situazione per quanto riguarda l’arto supe- riore nel suo complesso, dove il mancato rispetto del cri- terio di adeguatezza qualitativa dell’esposizione è risultato al primo posto (56,5%) fra gli elementi che hanno indotto ad escludere una possibile eziologia professionale del danno, seguito dall’esposizione quantitativamente insuffi- ciente (34,2%) e dalla fisiologica senescenza (27,3%). Segnaliamo che tra le 161 patologie dell’arto superiore che non sono state ricondotte ad una possibile eziologia professionale la inadeguatezza qualitativa dell’esposi- zione è stato motivo di esclusione per il 78% dei casi in- viati da Medici Competenti, per il 51% di quelli inviati da Medici di Medicina Generale (11). Discussione I risultati dimostrano che negli ultimi anni sono le pa- tologie a carico dell’arto superiore il motivo più frequente Tabella V. Cause che hanno condotto ad escludere l’eziologia professionale per 310 patologie (in molti casi più di una per ogni paziente) Motivo di esclusione dell’eziologia professionale N° di casi Mancato rispetto del criterio di adeguatezza qualitativa 163 Significative comorbilità 113 Mancato rispetto del criterio di adeguatezza quantitativa dell’esposizione 107 Fisiologica senescenza 73 Mancato rispetto di un adeguato rapporto cronologico con l’esposizione 58 Pregressi traumi 46 Esposizioni extraprofessionali 16 Figura 2. Motivi che hanno indotto ad escludere l’eziologia professionale per 310 patologie complessivamente, 161 a carico degli arti superiori e 103 del rachide lombosacrale
  • 6. G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 15 http://gimle.fsm.it di richiesta di consulenza specialistica alla UOOML (5, 6, 14, 27). Si evince infatti dalla figura 1 che oltre la metà delle valutazioni effettuate sono a carico di spalla, gomito, polso o mano, solamente il 34,5% sono invece indirizzate al rachide lombosacrale (16, 17). Se da un lato il maggiore numero di richieste alla UOOML sta ad indicare una crescente attenzione verso il problema delle patologie a carico dell’arto superiore, dal- l’altro questo può significare anche una maggiore neces- sità di supporto clinico e medicolegale per i medici sul ter- ritorio, che di fronte ad un argomento relativamente nuovo potrebbero non avere ancora guadagnato la necessaria au- tonomia clinica e diagnostica (30). Un dato che sembra confermare almeno in parte la vali- dità di questa seconda ipotesi è quello relativo all’inquadra- mento diagnostico delle patologie prima dell’invio alla no- stra struttura. Nel 47,5% dei casi giunti per patologia del- l’arto superiore per formulare una diagnosi certa è stato ne- cessario prescrivere accertamenti integrativi a quelli già ese- guiti (13), nel 15,3% non era stato effettuato ancora alcun esame. Questo mette in evidenza una possibile incertezza da parte dei medici (siano essi MC o MMG) nella scelta del corretto iter da seguire per giungere ad una diagnosi certa. L’inadeguato inquadramento diagnostico delle patologie dunque si conferma essere un problema rilevante. È quanto mai opportuno rammentare che una condizione necessaria (ma non sufficiente) per poter avanzare il sospetto di una pa- tologia lavoro-correlata è anzitutto quella di possedere una diagnosi certa. A fronte di questa ovvia considerazione è si- gnificativo constatare che, nel complesso delle patologie in- dagate, solamente il 65,5% dei casi è risultato già adeguata- mente approfondito al momento dell’accesso ai nostri ambu- latori, ovvero sottoposto ad esami strumentali che definissero l’effettiva presenza di alterazioni, la loro natura e l’entità (11). Unico distretto che fa eccezione a questo discorso, avendo delle percentuali che differiscono in maniera so- stanziale, è il rachide lombosacrale, dove solo il 3,4% è ri- sultato completamente sprovvisto di un inquadramento strumentale al momento dell’accesso alla nostra struttura, nell’81,6% dei casi invece erano già stati eseguiti tutti gli esami necessari per definire una diagnosi certa (32, 33). La maggiore difficoltà di gestione dei casi di patologia dell’arto superiore non si limita tuttavia alla sola defini- zione dei percorsi diagnostici, che accomuna MC e MMG, ma si estende anche alla capacità dei medici, seppur spe- cialisti, di porre correttamente in correlazione il quadro clinico con una congrua e coerente esposizione in ambito professionale (10, 11, 30). Se infatti l’appropriatezza nel- l’invio dei pazienti alla UOOML per quanto riguarda il ra- chide lombosacrale è significativamente superiore per i MC rispetto ai MMG, analizzando i dati relativi all’arto superiore si scopre che specialisti e MMG si equivalgono, in particolare è l’appropriatezza dei MC a calare per atte- starsi sui livelli dei MMG. Questo potrebbe essere giusti- ficato dall’assenza, in numerosi casi, di una diagnosi cli- nica certa al momento dell’invio alla UOOML. Ma non può essere la sola ragione della scarsa appro- priatezza nell’invio dei pazienti con patologia dell’arto su- periore alla UOOML. Osservando i dati riportati nella fi- gura 2 si comprende infatti che le due principali cause che hanno condotto ad escludere una possibile eziologia profes- sionale riguardano la natura e l’entità dell’esposizione: qua- litativamente inadeguata per giustificare il tipo di danno o quantitativamente insufficiente per generarlo (5, 9). È interessante anche analizzare la distribuzione delle pa- tologie professionali nei vari settori di provenienza dei pa- zienti, un dato grezzo ed influenzato dalla tipologia di attività produttive caratteristica del territorio, ma sul quale è comun- que possibile fare qualche riflessione. In assenza di un deno- minatore, è impossibile ricavare dai dati in nostro possesso delle prevalenze. Quello che però possiamo osservare (ta- bella IV) è che rispetto a quanto avviene per il rachide lom- bosacrale, le patologie degli arti superiori si distribuiscono in maniera più omogenea nei vari settori, ad indicare un rischio probabilmente più trasversale e diffuso (6, 7). Del resto è noto che i fattori che possono contribuire in misura più o meno ri- levante a determinare il rischio di sovraccarico per l’arto su- periore sono numerosi (uso di forza, ripetitività dei gesti, po- sture, vibrazioni etc.) (25) e possono essere facilmente indi- viduati in compiti o mansioni molto differenti l’una dall’altra. È necessario dunque che si diffonda nelle aziende la prassi di procedere alla valutazione del rischio specifico, per indivi- duare le operazioni critiche e cercare eventuali soluzioni che contribuiscano a contenere l’entità dell’esposizione (12, 26). In conclusione, riassumiamo schematicamente i punti salienti di quanto messo in evidenza con i dati presentati, abbiamo potuto constatare che: – per la definizione di casi di sospetta patologia musco- loscheletrica lavoro-correlata si conferma una mag- giore propensione a ricorrere a centri ospedalieri di Me- dicina del Lavoro sia da parte dei MMG sia dei MC; – le patologie a carico dell’arto superiore (spalla, go- mito, polso, mano) rappresentano il motivo più fre- quente per la richiesta di consulenza (5); – la frequente mancanza di un adeguato inquadramento strumentale prima dell’invio alla UOOML fa pensare sia ad una inadeguata autonomia diagnostica dei MC e dei MMG, soprattutto per le patologie degli arti supe- riori, sia alla facilità di gestione dei casi sospetti attra- verso il supporto specialistico della UOOML; – le non sempre appropriate richiesta di valutazione, che nel caso di patologie a carico dell’arto superiore si at- testa su livelli analoghi tra specialisti e non, pone la ne- cessità di promuovere corsi di aggiornamento che trat- tino sia le procedure diagnostiche, sia gli aspetti di de- finizione del rischio e di correlazione medicolegale per MC e MMG (11). Merita anche un breve commento il dato relativo alla committenza delle visite: come già evidenziato in prece- denti lavori si conferma che i MMG, ancor più dei MC, ri- corrono alla consulenza della UOOML per i casi di patolo- gia muscoloscheletrica di sospetta eziologia professionale. Se da un lato è probabile che i MC, avendone la com- petenza, procedano in autonomia all’approfondimento ed alla definizione delle patologie lavoro-correlate, dall’altro sorprende che un numero così elevato di patologie da noi ritenute lavoro correlate sia “sfuggito” all’osservazione del MC nel corso della sorveglianza sanitaria, tanto da giungere alla nostra attenzione solo su invio del MMG es- sendo il campione, nel suo complesso, in età lavorativa.
  • 7. 16 G Ital Med Lav Erg 2013; 35:1 http://gimle.fsm.it A prescindere dalle difficoltà nella gestione di un corretto percorso diagnostico, è comunque positivo il fatto che molti medici utilizzino la consulenza ospedaliera della UOOML non solo per scopi medicolegali, ovvero per correlare il danno all’esposizione, ma anche e soprattutto per ricevere un supporto clinico/diagnostico. Le unità operative ospedaliere hanno infatti la possibilità di programmare agilmente ed in tempi brevi i necessari esami strumentali e dispongono di consulenze specialistiche multidisciplinari, garanzia di una migliore gestione dei casi e di soddisfazione dell’utenza. Bibliografia 1) AAVV. Work-related neck and upper limb musculoskeletal disorders. European Agency for Safery and Health at Work,1999. 2) Andersen JH, Haahr JP, Frost P. Risk factors for more severe regional musculoskeletal symptoms: a two-year prospective study of a general working population. 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