1. I RISCHI COMUNI ALLE
ATTIVITA’ LAVORATIVE
LUOGHI DI LAVORO
D.M. 81/08 TITOLO II
A- “ i luoghi destinati a contenere posti di
lavoro, ubicati all’interno dell’azienda ovvero
dell’unità produttiva, nonché ogni altro
luogo nell’area della medesima azienda
ovvero dell’unità produttiva comunque
accessibile per il lavoro”
B- “i campi, i boschi e altri terreni facenti
parte dell’azienda agricola o forestale”
NON SI APPLICA A MEZZI DI TRASPORTO,
CANTIERI, INDUSTRIE ESTRATTIVE,
PESCHERECCI
2
2. LUOGHI DI LAVORO
DEVONO ESSERE
• Adatti alle attività
• Idonei all’affollamento
• Illuminati conformemente ai compiti
• Dotati di servizi igienici ed assistenziali in
funzione delle attività svolte e del numero dei
presenti
• Progettati in modo da rendere agevole la
circolazione
3
LUOGHI DI LAVORO
– Ogni lavoratore deve disporre di almeno 10
mc e di almeno 2 mq di spazio
– Le vie di circolazione devono essere
sufficientemente ampie (almeno 80cm)
– Gli spazi devono consentire lo svolgimento
agevole delle attività
– L’altezza minima dei soffitti deve essere di
almeno 3m (industria) e non inferiore al
Regolamento Edilizio
4
3. LUOGHI DI LAVORO
• Devono essere mantenuti convenientemente
• Devono presentarsi in buone condizioni
igieniche e di pulizia
• Devono essere dotati di impianti per la
salvaguardia dai rischi e per il mantenimento
delle condizioni di sicurezza e salubrità
5
LUOGHI DI LAVORO - Porte e Portoni
LAVORAZIONI NORMALI
N. ADDETTI
N. PORTE
CARATTERISTICHE
VERSO APERTURA
LARGHEZZA MINIMA
(*)
1/25
26/50
51/100
> 100
1
1
2
2 + c)
pref. ma nn
obblig.
verso
esodo
verso
esodo
verso
esodo
verso
esodo
0,80
1,20
0,80 +1,20
0,80 +
1,20 + c)
c) 1 porta di larghezza 1,20 metri ogni 50 addetti o frazione, limitatamente all'eccedenza rispetto a
100.
6
4. USO DELLE ATTREZZATURE DI
LAVORO
D.M. 81/08 TITOLO III
7
ATTREZZATURE DI LAVORO
Attrezzatura di lavoro
Qualsiasi macchina, apparecchio, utensile
o impianto destinato ad essere usato
durante il lavoro
8
5. ATTREZZATURE DI LAVORO
Fattori di rischio
• Distanza operatore - macchina
• Proiezioni di materiali
• Formazione dell’operatore
• Layout
• Ergonometria dell’ambiente
9
ATTREZZATURE DI LAVORO
…i rischi di tipo meccanico:
• entrare in contatto con la macchina: impigliamento,
trascinamento, taglio, schiacciamento, abrasione,
troncamento, cesoiamento, urto, ustione
• essere colpiti da un organo, parti, materiali proiettati,
getto di fluidi
10
6. ATTREZZATURE DI LAVORO
Misure di prevenzione e protezione
•Protezioni: fisse, asservite, automatiche, distanziatori,
dispositivi di intercettazione e di blocco
•Sistema di comando: organi di controllo, comando “a due
mani”, comando di emergenza, organi di segnalazione
•Segnaletica: cartelli monitori, obblighi, divieti
•Manuali: disponibilità, leggibilità.
11
ATTREZZATURE DI LAVORO
Misure di prevenzione e protezione
• DPI: scarpe, guanti, occhiali, casco, ecc.
• Formazione
•Manutenzione (in sicurezza): programmata
macchina ferma
non eliminare le protezioni !!!
12
7. MACCHINE PER SOLLEVAMENTO E TRASPORTO
FATTORI DI RISCHIO
•
POSTI DI LAVORO E DI PASSAGGIO E LUOGHI DI LAVORO ESTERNI
•
STABILITÀ DEL MEZZO E DEL CARICO
•
IMBRACATURA DEI CARICHI
•
OPERAZIONI DI CARICO E SCARICO
•
INDICAZIONE DELLA PORTATA
•
GANCI
•
FRENO
•
ARRESTO AUTOMATICO IN CASO DI IMPROVVISA MANCANZA
DELLA FORZA MOTRICE
•
DISPOSITIVI DI SEGNALAZIONE
•
AVVOLGIMENTO DELLE FUNI O CATENE
•
POSTI DI MANOVRA
•
PASSAGGI E POSTI DI LAVORO SOTTOPOSTI A CARICHI SOSPESI
13
MACCHINE PER SOLLEVAMENTO E TRASPORTO
• OMOLOGAZIONE/CERTIFICAZIONE
• DOCUMENTAZIONE
• CORRETTA INSTALLAZIONE
• INFORMAZIONE/FORMAZIONE/ADDESTRAMENTO
• VERIFICA PERIODICA
• CONTROLLI PERIODICI
14
8. Carrelli elevatori
•
•
•
•
•
Rischi: ribaltamento, caduta carico
Portata massima
Norme di circolazione e uso
Cinture sicurezza
Formazione e informazione
15
USO DEI DISPOSITIVI DI
PROTEZIONE INDIVIDUALE
D.M. 81/08 TITOLO III
16
9. IMPIANTI E APPARECCHIATURE
ELETTRICHE
D.M. 81/08 TITOLO III
17
RISCHIO ELETTRICO
RISCHI CONNESSI CON L’USO Di ENERGIA ELETTRICA:
• Contatto diretto: contatto del corpo con parti attive
dell’impianto
• Contatto indiretto: contatto del corpo con una massa in
tensione per guasto
• Incendio: dovuto a cortocircuiti e sovracorrenti
• Esplosioni: in presenza di miscele esplosive
18
10. RISCHIO ELETTRICO
Gli effetti del passaggio della corrente elettrica
dipendono da alcuni parametri:
· Intensità della corrente che circola attraverso il corpo
umano
· Tensione applicata al corpo
· Resistenza del corpo
· Tempo di passaggio della corrente
· Tipologia di corrente (continua, alternata)
19
RISCHIO ELETTRICO
VERIFICARE
•
•
•
•
•
Denuncia di messa a terra
Materiale a norma
Grado di protezione adeguato (IPXX)
Rete di terra adeguata alla corrente di corto circuito
Distribuzioni e protezioni a norma
CONTROLLARE
•
Protezione dagli schiacciamenti e dagli urti dei conduttori e dei
quadri
Derivazioni e utenze
Adeguatezza e integrità di prese, spine e cavi
Adeguatezza delle prese e degli interruttori ai carichi
Sistemazione dei conduttori volanti
Interferenza con le lavorazioni ed i passaggi
20
•
•
•
•
•
11. MICROCLIMA
Parametri
•la temperatura dell'aria
•la velocità relativa dell'aria
•l'umidità relativa dell'aria
21
ILLUMINAZIONE
i rischi
1.
2.
3.
4.
5.
6.
affaticamento visivo
affaticamento generale
infortunio per scarsa illuminazione
abbagliamento solare o da lampade
corrette condizioni illuminotecniche
schermature idonee di protezione
22
12. LAVORI IN QUOTA
D.M. 81/08 TITOLO IV
23
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI
CARICHI E MOVIMENTI RIPETITIVI
D.M. 81/08 TITOLO VI
24
13. Movimentazione manuale carichi
Per Movimentazione manuale dei carichi
(MMC) si intendono le operazioni di trasporto
o di sostegno di un carico ad opera di uno o
più lavoratori, comprese le azioni del
sollevare, deporre, tirare, portare o spostare
un carico
Lo sforzo muscolare richiesto dalla MMC
determina aumento del ritmo cardiaco e di
quello respiratorio ed incide negativamente
nel tempo sulle articolazioni, in particolare
sulla colonna vertebrale (dorso lombari),
determinando cervicalgie, lombalgie e
discopatie
25
Movimentazione manuale carichi
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
•
•
•
•
•
Valutazione del rischio (metodo NIOSH)
Misure organizzative e tecniche
Sorveglianza sanitaria
Uso DPI
Formazione e informazione
26
14. Movimentazione manuale carichi
ELEMENTI DI RIFERIMENTO
1. Caratteristiche del carico.
La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra
l'altro dorso-lombare nei casi seguenti:
- il carico è troppo pesante;
- è ingombrante o difficile da afferrare;
- è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi;
- è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o
maneggiato a una certa distanza dal tronco o con una torsione o
inclinazione del tronco;
- può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza,
comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
2. Sforzo fisico richiesto .
Lo sforzo fisico può presentare un rischio tra l'altro dorso-lombare nei
casi seguenti:
- è eccessivo;
- può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del
tronco;
- può comportare un movimento brusco del carico;
27
- è compiuto con il corpo in posizione instabile.
Movimentazione manuale carichi
ELEMENTI DI RIFERIMENTO
3. Caratteristiche dell'ambiente di lavoro .
Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le
possibilità di rischio tra l'altro dorso-lombare nei casi seguenti:
- lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo
svolgimento dell'attività richiesta;
- il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di
scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore;
- il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la
movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in
buona posizione;
- il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la
manipolazione del carico a livelli diversi;
- il pavimento o il punto di appoggio sono instabili;
- la temperatura, l'umidità o la circolazione dell'aria sono inadeguate.
28
15. Movimentazione manuale carichi
ELEMENTI DI RIFERIMENTO
4. Esigenze connesse all'attività .
L'attività può comportare un rischio tra l'altro dorso-lombare se
comporta una o più delle esigenze seguenti:
- sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo
frequenti o troppo prolungati;
- periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente;
- distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di
trasporto;
- un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal
lavoratore.
29
Movimentazione manuale carichi
Durante qualsiasi mansione che comporti la MMC, per
evitare e/o ridurre il rischio di subire lesioni dorsolombari o muscolo-scheletriche ricordare di:
valutare e stimare sempre il peso del carico
sollevare il carico flettendo le gambe tenendo l’oggetto
vicino al corpo
tenere il carico ben bilanciato ed in modo sicuro
evitare di inarcare la schiena
se il carico è troppo pesante, utilizzare mezzi adeguati
30
16. ATTREZZATURE MUNITE DI
VIDEOTERMINALI
D.M. 81/08 TITOLO VII
31
VIDEOTERMINALI
Videoterminale:
• uno schermo alfanumerico o grafico (o
impiegato per visionare filmati analogici o
digitali) a prescindere dal tipo di
procedimento di visualizzazione utilizzato
(tubo catodico, schermo a cristalli liquidi,
schermo al plasma, etc.);
32
17. VIDEOTERMINALI
• Posto di lavoro: l'insieme che comprende
le attrezzature munite di videoterminale,
eventualmente con tastiera ovvero altro
sistema di immissione dati, ovvero
software per l'interfaccia uomo-macchina,
gli accessori opzionali, le apparecchiature
connesse, comprendenti l'unità a dischi, il
telefono, il modem, la stampante, il
supporto per i documenti,la sedia, il piano
di lavoro, nonché l'ambiente di lavoro
immediatamente circostante
33
VIDEOTERMINALI
Lavoratore:
il lavoratore che utilizza una attrezzatura
munita di videoterminale in modo
sistematico o abituale, per almeno 20 ore
settimanali, dedotte le interruzioni.
34
18. VIDEOTERMINALI
•
•
•
•
Disturbi connessi all’uso del VDT
Disturbi visivi
Disturbi posturali
Disturbi psicologici
Disturbi da radiazioni e campi
elettromagnetici
35
VIDEOTERMINALI
Disturbi visivi
Si manifestano sotto forma di:
• pesantezza,
• tensione,
• bruciore,
• arrossamento oculare;
• deficit della messa a fuoco;
• vista annebbiata.
Possono presentarsi ove l’illuminazione
dell'ambiente di lavoro sia incongrua
nonché quando si utilizzino schermi non
idonei per la luminosità, il contrasto, le
dimensioni dei caratteri, lo sfarfallamento
36
19. VIDEOTERMINALI
Disturbi posturali
• Senso di peso, fastidio, dolore intorpidimento,
rigidità a collo, schiena, spalle, braccia, mani
• Sono dovuti a posture scorrette assunte
dall’operatore. Dipendono dal sedile (schienale,
altezza), dimensioni tavolo lavoro,
presenza/assenza di poggia-piedi, appoggi per
avambracci, altezza e angolazione dello schermo,
conformazione tastiera, posizione del portapagine.
37
VIDEOTERMINALI
Disturbi psicologici
• I sintomi sono dati da ansia,
nervosismo, irritabilità,
demoralizzazione e alterazione
dell’umore. Sono causati
dall’organizzazione del lavoro e dal tipo
di attività svolta.
38
20. VIDEOTERMINALI
Disturbi da radiazioni
• Da numerosi studi effettuati sono
esclusi rischi specifici per i
videoterminali derivanti da radiazioni
ionizzanti e non ionizzanti.
39
VIDEOTERMINALI
Obblighi del datore di lavoro
• Deve compiere un’analisi dei posti di
lavoro per individuare:
• i rischi per la vista e per gli occhi;
• i problemi legati alla postura nonché
all'affaticamento fisico o mentale;
• le condizioni ergonomiche e di igiene
ambientale.
40
21. VIDEOTERMINALI
Obblighi del datore di lavoro
• Deve inoltre attuare l’adeguamento
dei posti di lavoro occupati dai
lavoratori nonché l’informazione e la
formazione di questi
41
VIDEOTERMINALI
Interventi di prevenzione
• Riguardano le caratteristiche tecniche
dell’attrezzatura
• Il luogo di lavoro
• Disposizione dell’attrezzatura
• Organizzazione dell’attività lavorativa
• Impiego di eventuali dispositivi di
prevenzione
• Formazione dei lavoratori
42
22. VIDEOTERMINALI
Sorveglianza sanitaria
• I lavoratori prima di essere addetti alla propria attività sono
sottoposti a visita medica per evidenziare eventuali
malformazioni strutturali, e all’esame degli occhi e della vista.
• Visite di controllo biennali per lavoratori con prescrizioni
mediche e che abbiamo compiuto 50 anni.
• Spetta al medico competente l’incarico di stabilire quali siano gli
esami e le indagini diagnostiche necessari per ogni lavoratore
43
VIDEOTERMINALI
• Il lavoratore ha il diritto di interrompere lo
svolgimento del proprio compito mediante
pause ovvero cambiamento di attività
quando sia impegnato a usare il VDT
almeno 4 ore consecutive
• In assenza di una disposizione contrattuale
tale interruzione è di 15 minuti ogni 2 ore di
applicazione continuativa.
44
23. ESPOSIZIONE A RUMORE
D.M. 81/08 TITOLO VIII (AGENTI
FISICI)
45
RUMORE
Suono e Rumore
Il suono è una vibrazione che si propaga nell’aria sotto
forma di onde ed è percepito dall’orecchio come una
sensazione gradevole.
☺
46
24. RUMORE
Suono e Rumore
Viceversa quando il suono genera una sensazione
sgradevole e fastidiosa all’orecchio viene definito
rumore.
rumore
47
RUMORE
Danni all’organismo
L’eccessiva esposizione a livelli di rumore elevato
provoca non solo la perdita dell’udito, ma anche altri
effetti come:
• l’aumento della pressione
sanguigna,
• problemi cardiaci,
• insonnia,
• nervosismo,
• senso di affaticamento,
• ansia,
• stress.
48
25. RUMORE
E’ importante ridurre il più possibile l’esposizione al rumore.
Si devono perciò attuare tutte le misure di prevenzione
primaria possibili al fine di ridurre il rumore alla fonte. Se
malgrado le opere di isolamento acustico o l’incapsulamento
delle apparecchiature non si ottengono risultati sufficienti è
necessario impiegare dispositivi di protezione individuale.
49
RUMORE
Valori limite :
Valore inferiore
d’azione
LEX,8h=80 dB(A)
PPEAK=112 Pa
135 dB(C)
riferito a 20 microPa
Valore superiore
d’azione
LEX,8h=85 dB(A)
PPEAK=140 Pa
137 dB(C)
riferito a 20 microPa
Valore limite di
esposizione
LEX,8h=87 dB(A)
PPEAK= 200 Pa
140 dB(C)
riferito a 20 microPa
(con attenuazione DPI)
50
26. RUMORE
Adempimenti
Sotto gli 80 dB(A) o i 135 dB(C)picco
1. Valutazione del rischio
Tiene conto, tra l’altro, di:
• Livello, tipo e durata esposizione
• Valori limite
• Lavoratori particolarmente sensibili al rumore
•
•
Interazione con vibrazioni e sostanze ototossiche: solventii
aromatici (stirene, toluene, etilbenzene, xylene, tricloroetilene),
monossido di carbonio, ecc.
Caratteristiche di attenuazione dei DPI
La valutazione del rischio individua le misure di prevenzione e
protezione necessarie
51
RUMORE
Adempimenti
Sotto gli 80 dB(A) o i 135 dB(C)picco
2. Redigere il documento di valutazione
3. Effettuare la valutazione con cadenza almeno quadriennale
4. Far effettuare la valutazione da personale adeguatamente
qualificato
5. Aggiornare la valutazione nel caso di notevoli mutamenti produttivi
52
27. RUMORE
Adempimenti
Inoltre, oltre gli 80 dB(A) o i 135 dB(C)picco
1. Misurare i livelli di esposizione al rumore
2. Misurare con metodi ed apparecchiature adatte
3. Fornire DPI uditivi adeguati
4. Scegliere i DPI uditivi previa consultazione del Rappresentante
dei Lavoratori per la Sicurezza
5. Verificare l’efficacia dei DPI uditivi
6. Formazione ed informazione dei lavoratori
53
RUMORE
Adempimenti
Inoltre, oltre gli 80 dB(A) o i 135 dB(C)picco
7. Garantire la sorveglianza sanitaria, se richiesta dai lavoratori o
dal Medico Competente
8. Aggiornare la valutazione del rischio se la sorveglianza sanitaria
evidenza anomalie
54
28. RUMORE
Adempimenti
Inoltre, oltre gli 85 dB(A) o i 137 dB(C)picco
1. Elaborare ed applicare un programma delle misure tecniche ed
organizzative per ridurre l’esposizione al rischio
2. Sorvegliare i lavoratori affinchè usino i DPI uditivi
3. Garantire la sorveglianza sanitaria ai lavoratori
4. Assicurare l’intensificazione della sorveglianza sanitaria nel caso
di richiesta di deroga all’uso dei DPI uditivi
5. Aree segnalate e delimitate con accesso limitato
55
RUMORE
Adempimenti
Inoltre, oltre gli 87 dB(A) o i 140 dB(C)picco
Tenuto conto dell’effetto dei DPI uditivi
1. Adottare misure immediate per rientrare al di sotto dei valori
limite di esposizione, per individuarne le cause ed evitare che il
superamento si ripeta
56
29. RUMORE
Misure di Prevenzione e Protezione
Adozione altri metodi di lavoro
Scelta di attrezzature che emettano il minor rumore possibile (es.
utilizzo utensili silenziati)
Progettazione luoghi di lavoro (es. distanziare fonti rumorose,
separazione fisica)
Informazione e formazione per ridurre al minimo la esposizione
Misure tecniche di contenimento (schermature, involucri o
rivestimenti fonoassorbenti, sistemi di smorzamento o isolamento)
Manutenzione attrezzature di lavoro
Organizzazione del lavoro (es. periodi di riposo acustico)
57
RUMORE
Norme europee
Cuffie auricolari
UNI EN 352.1
Inserti auricolari
UNI EN 352.2
Archetto
UNI EN 352.2
58
30. ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI
D.M. 81/08 TITOLO VIII (AGENTI
FISICI)
59
RISCHIO DA VIBRAZIONI MECCANICHE
Si definiscono "vibrazioni" i movimenti oscillatori di un
corpo aventi carattere ripetitivo nel tempo.
Possono trasmettersi, per contatto, all'uomo il quale può
riceverne gli effetti solo in taluni distretti oppure nella
sua totalità.
Possono essere distinte in:
1. generalizzate: agiscono sull'intero corpo ( VIBRAZIONI
TRASMESSE AL CORPO INTERO - WBV Whole Body
Vibration ).
2. localizzate: coinvolgono soltanto alcune parti del corpo
( VIBRAZIONI TRASMESSE AL SISTEMA MANO BRACCIO HAV Hand-Arm Vibration )
60
31. RISCHIO DA VIBRAZIONI MECCANICHE
Il rischio da vibrazioni può concretizzarsi in
svariate circostanze quali:
guida di mezzi di trasporto terrestre, navale
o aereo
•utilizzo di macchine industriali
•impiego di utensili o strumenti individuali
ad elettricità o ad aria compressa
61
RISCHIO DA VIBRAZIONI MECCANICHE
Il datore di lavoro valuta e, nel caso non
siano disponibili informazioni relative ai
livelli di vibrazione presso banche dati
dell'ISPESL, delle regioni o del CNR o
direttamente presso i produttori o fornitori,
misura i livelli di vibrazioni meccaniche a
cui i lavoratori sono esposti.
62
32. RISCHIO DA VIBRAZIONI MECCANICHE
Valori limite di esposizione e valori di azione
Per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio:
• il valore limite di esposizione giornaliero, normalizzato a un
periodo di riferimento di 8 ore, è fissato a 5 m/s2
• il valore d'azione giornaliero, normalizzato a un periodo di
riferimento di 8 ore, che fa scattare l'azione è fissato a 2,5
m/s2
Per le vibrazioni trasmesse al corpo intero:
• il valore limite di esposizione giornaliero, normalizzato a un
periodo di riferimento di 8 ore, è fissato a 1,00 m/s2;
• il valore d'azione giornaliero, normalizzato a un periodo di
riferimento di 8 ore, è fissato a 0,5 m/s2.
63
RISCHIO DA VIBRAZIONI MECCANICHE
Misure di prevenzione e protezione
a) altri metodi di lavoro che richiedono una minore
esposizione a vibrazioni meccaniche;
b) la scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel
rispetto dei principi ergonomici e che producono, tenuto
conto del lavoro da svolgere, il minor livello possibile di
vibrazioni;
c) la fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di
lesioni provocate dalle vibrazioni, quali sedili che attenuano
efficacemente le vibrazioni trasmesse al corpo intero e
maniglie o guanti che attenuano la vibrazione trasmessa al
sistema mano-braccio.
64
33. RISCHIO DA VIBRAZIONI MECCANICHE
d) adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature di
lavoro, del luogo di lavoro e dei sistemi sul luogo di lavoro;
e) la progettazione e l'organizzazione dei luoghi e dei posti di
lavoro;
f) l'adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull'uso
corretto e sicuro delle attrezzature di lavoro, in modo da
ridurre al minimo la loro esposizione a vibrazioni meccaniche;
g) la limitazione della durata e dell'intensità dell'esposizione;
h) l'organizzazione di orari di lavoro appropriati, con adeguati
periodi di riposo;
i) la fornitura, ai lavoratori esposti, di indumenti per la
protezione dal freddo e dall'umidità.
65
RISCHIO DA VIBRAZIONI MECCANICHE
Informazione e formazione dei lavoratori
Il datore di lavoro garantisce che i lavoratori esposti
ricevano informazioni e una formazione adeguata sulla
base della valutazione dei rischi,
Sorveglianza sanitaria
I lavoratori esposti a livelli di vibrazioni superiori ai valori
d'azione sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria.
66
34. ESPOSIZIONE A CAMPI
ELETTROMAGNETICI
D.M. 81/08 TITOLO VIII (AGENTI
FISICI)
67
ESPOSIZIONE A RADIAZIONI
OTTICHE ARTIFICIALI
D.M. 81/08 TITOLO VIII (AGENTI
FISICI)
68
36. SOSTANZE PERICOLOSE: AGENTI
CANCEROGENI E MUTAGENI
D.M. 81/08 TITOLO IX
71
RISCHIO CHIMICO
RISCHIO CONNESSO ALL’USO PROFESSIONALE
DI SOSTANZE O PREPARATI IMPIEGATI NEI
CICLI DI LAVORO, CHE POSSONO ESSERE
INTRINSECAMENTE PERICOLOSI O RISULTARE
PERICOLOSI IN RELAZIONE ALLE CONDIZIONI
D’IMPIEGO
72
37. RISCHIO CHIMICO
73
RISCHIO CHIMICO
VALUTAZIONE DEI RISCHI
a) proprietà pericolose;
b) le informazioni sulla salute e sicurezza comunicate dal produttore o dal
fornitore tramite la relativa scheda di sicurezza
c) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione;
d) le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti,
compresi la quantità degli stessi;
e) i valori limiti di esposizione professionale o i valori limiti biologici
f) gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare
g) se disponibili, le conclusioni tratte da eventuali azioni di sorveglianza
sanitaria già intraprese
74
39. RISCHIO CHIMICO
SCHEDA DI SICUREZZA
Molto più dettagliate delle etichette
Rivolte all’utilizzatore professionale (datore di lavoro);
Accompagnano obbligatoriamente e gratuitamente da
parte del fornitore l’immissione sul mercato di
sostanze e preparati pericolosi;
Sono una vera e propria guida alla manipolazione
sicura da parte di chi utilizza professionalmente un
prodotto pericoloso
77
RISCHIO CHIMICO
SCHEDA DI SICUREZZA
Le schede contengono 16 informazioni
Devono essere richieste al produttore o fornitore
del prodotto
Vanno conservate nel luogo di lavoro rendendo
facile e rapida la loro consultazione
78
40. RISCHIO CHIMICO
CLASSIFICAZIONE DEL PERICOLO DI
ESPOSIZIONE:
presenza di rischio considerato basso per la
sicurezza e irrilevante per la salute
•
• presenza di rischio considerato non basso
per la sicurezza e rilevante per la salute
79
RISCHIO CHIMICO
• Rischi ridotti al minimo mediante le
seguenti misure generali
a) progettazione e organizzazione dei sistemi di lavorazione sul
luogo di lavoro;
b) fornitura di attrezzature idonee per il lavoro specifico e relative
procedure di manutenzione adeguate;
c) riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o
potrebbero essere esposti (compartimentazione reparti con rischi
diversi);
d)riduzione al minimo della durata e dell’intensità dell’esposizione;
80
41. RISCHIO CHIMICO
• Rischi ridotti mediante le seguenti misure
generali
e) misure igieniche adeguate (divieto di mangiare e bere);
f) riduzione al minimo della quantità di agenti presenti sul luogo di
lavoro in funzione delle necessità della lavorazione;
g) metodi di lavoro appropriati comprese le disposizioni che
garantiscono
la
sicurezza
nella
manipolazione,
nell’immagazzinamento e nel trasporto sul luogo di lavoro di agenti
chimici pericolosi nonché dei rifiuti che contengono detti agenti
chimici.
81
RISCHIO CHIMICO
• MISURE SPECIFICHE DI PROTEZIONE E
PREVENZIONE
a) progettazione di appropriati processi lavorativi e
controlli tecnici, nonché uso di attrezzature e
materiali adeguati;
Quando la natura
dell’attività non
consenta eliminare il
rischio
Verifica delle misure
attuate
b)appropriate misure organizzative e di protezione
collettive alla fonte del rischio (Impianti aspirazione
localizzata);
c) misure di protezione individuali, compresi i DPI,
qualora non si riesca a prevenire con altri mezzi
l’esposizione;
d) sorveglianza sanitaria dei lavoratori a norma
degli artt. specifici
82
Misurazioni degli agenti chimici con campionamenti
42. RISCHIO CHIMICO
I RISCHI DA AGENTI CHIMICI
83
RISCHIO CHIMICO
• PER LA
SICUREZZA
• PER LA
SALUTE
• pericolo di incendio e/o
esplosione
• pericolo di contatto con
sostanze corrosive
• pericoli di intossicazione
o asfissia
• pericolo d’inalazione e/o
contatto con sostanze
nocive che possono
provocare effetti
irreversibili
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43. RISCHIO CHIMICO E CANCEROGENO
•
•
•
•
•
•
•
Valutazione rischio periodica
Frasi rischio R45 R 49
Eliminazione o riduzione
Ciclo chiuso
Limitazione al minimo degli esposti
Sorveglianza sanitaria
Livello di esposizione più basso possibile
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RISCHIO CANCEROGENO
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44. ESPOSIZIONE AD AGENTI
BIOLOGICI
D.M. 81/08 TITOLO X
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RISCHIO BIOLOGICO
Campo di applicazione
• Tutte le attività lavorative nelle quali vi è rischio di
esposizione ad agenti biologici.
(sono quindi comprese sia le esposizioni legate ad un utilizzo
deliberato (a), sia le esposizioni potenziali (b) presenti
nell’attività lavorativa o nell’ambiente di lavoro).
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45. RISCHIO BIOLOGICO
Definizioni
• Agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se
geneticamente modificato, coltura cellulare ed
endoparassita umano che potrebbe provocare
infezioni, allergie o intossicazioni
• Microrganismo: qualsiasi entità microbiologica,
cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire
materiale genetico
• Coltura cellulare: il risultato della crescita in vitro di
cellule derivate da microrganismi pluricellulari
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RISCHIO BIOLOGICO
“La valutazione del rischio”
• Il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare il rischio da
agenti biologici per ogni specifico contesto in cui si
abbia esposizione legata all’attività lavorativa.
• Nella valutazione del rischio biologico deve
considerare:
La classificazione degli agenti biologici, l’informazione
sul tipo di danno che possono causare (malattia,
intossicazione, allergia), etc.
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46. RISCHIO BIOLOGICO
Misure tecniche, organizzative e procedurali
Il datore di lavoro:
a) evita l’utilizzazione di agenti biologici nocivi, se il tipo di attività
lavorativa lo consente
b) limita al minimo i lavoratori esposti al rischio di agenti biologici
c) progetta adeguatamente i processi lavorativi
d) adotta misure collettive (o individuali se non è possibile altro) di
protezione
e) adotta misure igieniche per prevenire e ridurre al minimo la
propagazione accidentale di un agente biologico fuori dal luogo di
lavoro
f) usa il segnale di rischio biologico
g) elabora idonee procedure per prelevare, manipolare e trattare
campioni di origine umana ed animale
h) definisce procedure di emergenza per incidenti
i) verifica la presenza di agenti biologici sul luogo di lavoro
j) predispone i mezzi necessari per lo smaltimento rifiuti
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k) concorda procedure per la manipolazione di agenti biologici nel
luogo di lavoro
PROTEZIONE DA ATMOSFERE
ESPLOSIVE
D.M. 81/08 TITOLO XI
EX
92
47. RISCHIO DI ATMOSFERE ESPLOSIVE
un Atmosfera esplosiva è una miscela di:
1) sostanze infiammabili allo stato di gas,
vapori, nebbie, o polveri
2) in aria
3) in determinate condizioni atmosferiche
(T = -20, + 40 °C ; P = 0,8 - 1.1 bar)
4) in cui, a seguito di un innesco, la
combustione si propaga alla miscela non
bruciata
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RISCHIO DI ATMOSFERE ESPLOSIVE
Gli elementi essenziali affinché avvenga l’esplosione sono:
. il combustibile (sotto forma di gas, vapori, nebbie e/o polveri);
. il comburente (l’ossigeno presente nell’aria in conc. del 21%)
. l’innesco, elettrico (scintilla provocata da una scarica, etc.)
oppure termico (temperature eccessive provocate da fiamme,
etc.).
L’esplosione avviene solo in determinate condizioni infatti essa
dipende dalla concentrazione di combustibile e comburente
compresa entro determinati limiti d’esplodibilità, dalla
temperatura (superiore o inferiore della T d’infiammabilita),
dalla forma granulometrica e della quantità del prodotto messo
a reagire.
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48. RISCHIO DI ATMOSFERE ESPLOSIVE
IL DATORE DI LAVORO DEVE:
– effettuare una valutazione dei rischi di esplosione
attraverso la classificazione delle zone.
– adottare tutte le misure di sicurezza necessarie
– realizzare e mantenere aggiornato il Documento
sulla protezione contro le esplosioni
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RISCHIO DI ATMOSFERE ESPLOSIVE
Ripartizione delle aree a rischio di esplosione per la presenza di
gas, vapori o nebbie - secondo direttiva 99/92/CE
ZONA 0
ZONA 1
ZONA 2
Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o spesso
un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di
sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia.
Area in cui durante le normali attività è probabile la formazione di
un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di
sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia.
Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione
di un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di
sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia e, qualora si
verifichi, sia unicamente di breve durata.
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49. RISCHIO DI ATMOSFERE ESPLOSIVE
Ripartizione delle aree a rischio di esplosione per la presenza di
polvere combustibile-secondo direttiva 99/92/CE
ZONA 20
ZONA 21
ZONA 22
Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o spesso
un'atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile
nell'aria.
Area in cui occasionalmente durante le normali attività è probabile la
formazione di un'atmosfera esplosiva sotto forma di nube di
polvere combustibile nell'aria.
Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione
di un'atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere
combustibile e, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata.
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RISCHIO INCENDIO E GESTIONE
EMERGENZA
D.M. 81/08 TITOLO I
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