1. ALLA SCOPERTA… DELLA TOSCANA
Viaggio delle classi 5° nella Toscana del folklore, feste,
gastronomia, personaggi famosi e…tanto divertimento!
2. SI PARTE!!!SI PARTE!!! “Anche quest’anno si studia
geografia, storia……la maestra
oh un c’ha dato da studia’ la
Toscana,e ora…….fiumi,
monti,città…. Quante cose da
ricordà!”
“Ma sentite un po’, se s’ andasse a
fa’ un giro turistio un si
imparerebbe meglio? E ci si
divertirebbe pure!!”
“Oh mamma mia! ‘Un sarà meglio
fare una traduzione simultanea,
altrimenti …..chi ci capisce è
bravo!”
“Andiamo bimbi…… il folklore
c’ aspetta!”
“E’ febbraio dove si và?”
“Ma a Viareggio… .. Al carnevale
naturalmente!”
E se senti un languorino cliccaE se senti un languorino clicca
3. Questa meravigliosa festa di
carnevale,è una delle più celebri d’Italia,
nacque nel 1873 e trasformò negli anni.
Adottò nel 1931 come simbolo “ Il
Burlamacco” maschera disegnata da
Umberto Benetti che prende il nome dal
porto della cittadina.
PROVINCIA DI LUCCA
4. Si costruiscono, dopo l’approvazione dei
bozzetti, 9 carri alti fino a 20 metri e 6 alti
fino a 9 metri e larghi fino a 15, in
appositi capannoni nei mesi prima di
carnevale. I carri con a bordo più di 200
figuranti, sfilano tra la folla, intervallati
da gruppi folcloristici e musicali. La sera
si fa baldoria con musica, balli e
banchetti, per chiudere in fine con un
fantastico spettacolo pirotecnico.
5. • “Ragazzi ho saputo che a Querceta di Seravezza (Lu) la prima domenica di
Maggio fanno il palio dei Micci!!”
• “Micci?! Oh che sono?”
• “I Micci sono gli asini
Questa festa è nata nella seconda metà degli anni
50’ ma si è via-via sviluppata per popolarità, tanto
che oggi vi partecipano più di duemilacinquecento
figuranti in splendidi costumi medievali che
inscenano storie e vicende sia realmente accadute
che leggendarie o fantastiche, intrattenendo i tanti
spettatori che ogni anno diventano sempre di più,
fino a che nel campo di gara entrano otto asini (qui
chiamati micci) uno per ogni contrada del paese
cavalcati dai fantini, che devono aggiudicarsi il
palio dopo sei giri di campo. Visto il noto carattere
testardo di questi animali vi facciamo immaginare
che tipo di corsa sia......... il divertimento è garantito.
6. • “Sentite che musica!!!…
• “Mi viene la ciccia di gallina…Chi l’avrà scritta…?”
“Io ragazzi miei, ispirato dalla quiete dalla tranquillità di Torre del Lago”
7. “ Ragazzi si sale verso nord, a Massa-Carrara?
“Dalla costa attraverso pinete e colline si arriva
alle alpi Apuane, dove da millenni si estrae il
marmo, anche i romani lo usavano ”
“Quella pietra bianca….dura… dura come qualcuno
che conosco?” “Proprio!
Qui, in loc. Resceto la prima domenica
di agost, c’è la rievocazione storica della
lizzatura. La compagnia dei lizzatori
dell'alta Tambura si cimentano nell'antica
e pericolosa tecnica della lizzatura ,con la
quale un tempo facevano scivolare i
blocchi di marmo dalla montagna fino a
valle.
8. • “Qui troviamo la Lunigiana, la terra della luna. Vallata, ricca di storia e
tradizioni come testimoniano i numerosi castelli, i borghi "murati” medievali,
le torri e fortificazioni, le pievi romaniche fino alle Statue Stele che risalgono
a 2000 anni prima di Cristo.
• “O, un’ ti pareva che lui sapesse tutto! Allora, ti dico qualcosa io: a Massa il
primo sabato di agosto c’è "La Quintana Cybea". Antico torneo cavalleresco
nel quale si sfidano cinque cavalieri rappresentanti i quartieri storici della
città. Segue un corteo storico che sfila per le vie del centro arrivando nella
bellissima piazza degli aranci.
9. - Ciao ragazzi venite a visitare Pistoia con me?-
- Guarda Pinocchio! Come no! Veniamo di corsa!-
• Sapete ragazzi qui a Pistoia il 25
luglio si tiene la famosa
GIOSTRA DELL’ ORSO è una
riedizione moderna dell’ antico
palio dei berberi che si teneva
nella città di Pistoia fin dal XIII
secolo nel giorno dedicato al
patrono della città San Jacopo
(San Giacomo il Maggiore),
segue l’ antica tradizione
medievale dei tornei dove in una
sorta di palio equestre si sfidano i
rioni cittadini.
10. • “Andiamo trasferiamoci a Pisa”
• “Ma che si va vedè la Torre? Oh, quella! Pende
pende, ma un casca mai.”
• “Ti immagini se a pisani ni cascasse ?! E sembra
stia su co’ fili!”
• “SSS!’un ti fa senti che siamo in zona!”
• “Che spettacolo!!! Tutto illuminato, pare la fiera”
• “Ma che festa è?” La luminaria di San Ranieri”
Sui lungarni di Pisa si rinnova ogni anno, all’imbrunire
del 16 giugno,l’incantesimo della Luminara di San
Ranieri. Sono circa settantamila i lumini che per ogni
edizione vengono meticolosamente deposti in bicchieri
di vetro liscio diafano, ed appesi in telai di legno, dipinto
di bianco (in gergo: “biancheria”), modellati in modo da
esaltare le sagome dei palazzi, dei ponti, delle chiese e
delle torri che si affacciano sui lungarni pisani. La festa
culmina con i fuochi d’ artificio.
11. “O quelli! O che fanno?”
“Ve lo dico io che sono Galileo Galilei, e di questa città conosco tante cose, modestamente,
questo è il GIOCO DEL PONTE.
• L’ultima domenica di giugno Oltre 750 figuranti in costumi storici risalenti al
Cinquecento spagnolo, danno vita all'imponente corteo storico che si snoda sui Lungarni
pisani, fino ad arrivare al Ponte di Mezzo dove, dopo essersi ritirati nei propri
«accampamenti», i due rioni «nemici» si sfidano in un questo gioco particolare e
suggestivo.
12. I due rioni cittadini corrispondono alle due rive
dell'Arno: a sud Mezzogiorno, il grande rione
composto dai quartieri S. Antonio, S. Martino,
S. Marco, Delfini (Marina di Pisa), Leoni
(Porta Fiorentina) e Dragoni (Porta a Mare - S.
Pietro); a nord Tramontana, composto dai
quartieri S. Maria, S. Francesco, S. Michele,
Mattaccini (Porta a Lucca), Satiri (Portanuova)
e Calcesane.Ogni parte, essendo composta da
sei quartieri, ha sei squadre da far scendere in
campo, si tratta dunque di valutare l'avversario
e mandare la squadra più adatta ai singoli
confronti, che talvolta possono durare anche
delle ore, in un'atmosfera di tensione e
concentrazione tra il tifo e gli incitamenti della
folla assiepata lungo le spallette dell'Arno.
13. Compito delle squadre è sospingere un carro,
lungo quasi 12 metri e largo 80 centimetri, posto
su due binari, posizionato a metà del ponte di
Mezzo. Gli uomini dei due rioni, affrontandosi in
diverse sfide, cercano di spingerlo il più
possibile dalla parte avversaria, appoggiando le
spalle a delle travi perpendicolari al carro e
facendosi forza all'indietro con le gambe.
14. “Andiamo a Prato, ragazzi che si va a vedè il carteggio storico che
si
celebra l’8 settembre, giorno della natività della Madonna per
rendere omaggio alla Sacra Cintola.”
Il Corteggio Storico è la sfilata in costume lungo le vie del centro, a cui
partecipano gli armati di Città, il Corpo dei Valletti Comunali e altre
centinaia di figuranti provenienti da varie città d'Italia. La processione
termina in Piazza del Duomo, dove si ha l'evento più solenne della
giornata: l'ostensione del Sacro Cingolo.
Il programma della festa è arricchito da varie esibizioni che si tengono per
tutta la giornata in vari punti del centro storico, Ad esempio l'esibizione
degli sbandieratori, la gara di tiro con l'arco, il mercato medievale con
rievocazioni degli antichi mestieri e tradizioni, gli spettacoli musicali, i
fuochi d'artificio.
15. “Siamo a Firenze ragazzi ,qui le manifestazioni sono tantissime”
“O chi parla?”
Sono io il sommo poeta: Dante Alighieri!”
16. Festa della Rificolona: questa festa, organizzata ogni
7 settembre, per il calendario liturgico vigilia della
natività di Maria, è una tradizione popolare ancora
sentita. La festa anche ai nostri giorni continua a
vedere protagoniste le rificolone, anche se la loro
forma non è più quella di una volta.I lampioncini
variopinti si vedono ancora appesi un po' ovunque,
alle finestre dei palazzi, nelle case popolari, sui
lungarni e per le strade dove risuona sempre l'antica
cantilena di "ona, ona, ona ma che bella
rificolona..." , e si consumano i consueti incendi delle
rificolone, provocati non più da smodati lanci di
bucce di cocomero ma da precisi tiri effettuati con
raffinate cerbottane. Negli anni Cinquanta questa
pittoresca festa fiorentina si svolse anche sull'Arno e
precisamente a monte del fiume, nel tratto fra
Bellariva e la pescaia di San Niccolò.
17. Scoppio del Carro: questa nota cerimonia risale
addirittura ai lontani tempi della prima crociata,
indetta per liberare il Santo Sepolcro dalle mani
degli infedeli. Attualmente nella mattina di Pasqua,
scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del
calcio storico fiorentino, il carro del fuoco pasquale,
detto affettuosamente dai fiorentini "Brindellone", si
muove dal piazzale del Prato trainato da due paia di
candidi bovi infiorati ed arriva al solito posto, in
piazza del Duomo, fra il Battistero e la Cattedrale. I
bovi vengono prontamente staccati ed un più
moderno filo di ferro, che sostituisce la corda
sugnata, viene teso a circa sette metri di altezza, da
una colonna di legno, posta per l'occasione al centro
del coro, fino a giungere al carro. Mentre si procede
a questa sistemazione, dalla Chiesa dei Santi
Apostoli, ha principio il corteo-processione
preceduto dal gonfalone di Firenze e dalla bandiera
della famiglia Pazzi, con sacerdoti ed autorità,
diretto al Battistero dove incominciano le funzioni
religiose.
18. Quindi il corteo si trasferisce in Duomo e, alle ore
undici, al canto del Gloria in excelsis Deo, viene
dato fuoco alla miccia della colombina che,
sibilando, va ad incendiare i mortaretti ed i fuochi
d'artificio sapientemente disposti sul Brindellone.
Inizia con fragore lo scoppio assordante e, sia pure
in maniera simbolica, la distribuzione a tutta la città
del fuoco benedetto. L'imponente mole dell'antico
carro si avvolge puntualmente di nubi e scoppi
come se l'aria emettesse scintille sempre più
luminose. Il profilo del Brindellone scompare d in
questo gioco di colori .
I bovi vengono prontamente staccati ed un più
moderno filo di ferro, che sostituisce la corda sugnata,
viene teso a circa sette metri di altezza, da una colonna di
legno, posta per l'occasione al centro del coro, fino a
giungere al carro.
Mentre si procede a questa sistemazione, dalla Chiesa
dei Santi Apostoli, ha principio il corteo-processione
preceduto dal gonfalone di Firenze e dalla bandiera della
famiglia Pazzi, con sacerdoti ed autorità, diretto al Battistero
dove incominciano le funzioni religiose.
19. Calcio Storico in costume
Nel mese di giugno per tre giorni si riaccende la storica sfida tra i quattro rioni di
Firenze che si affrontano in piazza Santa Croce per contendersi l'ambito premio
del Calcio storico in costume. Il calcio come momento di spettacolo nasce a
Firenze, nel periodo in cui «Florentia» era colonia romana. Si svolge in occasione
dei festeggiamenti del Santo Patrono del capoluogo toscano: San Giovanni Battista
che ricorre il 24 giugno. In questa occasione i quattro rioni cittadini si scontrano
sul terreno di gioco, in tre accanitissime partite di 50 minuti ciascuna. I rioni
vengono riconosciuti dai fiorentini con il colore del gonfalone di appartenenza
Si giocano solitamente 3 partite: due incontri di qualificazione diretta e la finale.
Ma lo spettacolo non si limitata alla sola partita, anche il corteo storico, al quale
partecipano oltre cinquecento figuranti in costume, rappresenta un momento
suggestivo del Calcio storico.
20. Uno spettacolo di colori esplode quando i
«Bandierai degli Uffizi» scendono in campo
per far roteare le insegne delle principale
«magistrature e degli uffici» esistenti nella
Repubblica Fiorentina del sedicesimo secolo.
Al termine il Capitano di Guardia esegue il
saluto collettivo dei personaggi ed introduce
il premio per il rione vincente: la bianca
vitella, rimasta oggi soltanto come
«figurante» mentre un tempo veniva arrostita
durante i festeggiamenti del rione vincitore.
L'inizio della partita viene segnalato
dall'esplosione di una serie di colpi da parte
della «colubrina», a questo punto scendono in
campo i cinquantaquattro calciatori,
ventisette per parte Lo scopo dei calciatori è
segnare una «caccia»: un goal nella porta
avversaria segnalato con uno sparo della
colubrina che sancisce il punto. Scaduto il
tempo il rione che risulta con un maggior
numero di cacce riceve simbolicamente la
vitella bianca ritirata da tutta la squadra dei
calcianti.
21. Ad Arezzo la prima domenica di settembre
si tiene:
La Giostra del Saracino
La Giostra del Saracino è un giuoco
cavalleresco, che affonda le sue radici nel
Medio Evo. E' l'evoluzione di un esercizio
di addestramento militare che, simulando
lo scontro bellico, vedeva un cavaliere
armato di lancia affrontare un autonoma
con le sembianze del nemico per
antonomasia dell'Occidente cristiano:
l'arabo, l'infedele, il Saracino appunto.
22. Ripristinato nel 1931 in forma di rievocazione storica. Preceduto da un
variopinto corteo storico, che allinea per le vie della città oltre 250
figuranti, il torneo si svolge nella suggestiva cornice di piazza Grande.
Qui, dopo evoluzioni equestri e virtuose esibizioni degli Sbandieratori
della città di Arezzo, i cavalieri dei Quartieri di Porta Crucifera, Porta del
Foro, Porta S. Andrea e Porta S. Spirito si lanciano al galoppo contro un
automa corazzato (il buratto del Saracino) e armato di flagello,
raffigurante il saraceno “Buratto, Re delle Indie”. Numerosi i colpi di
scena, determinati dall’abilità, dal coraggio e dalla fortuna dei cavalieri.
Vince la coppia di giostratori che, nel colpire lo scudo del Saracino,
realizza il maggior punteggio. In caso di parità si ricorre agli spareggi. Al
Quartiere vincitore è assegnata la “lancia d’oro” creata appositamente per
ogni giostra e quindi mai uguale.
23. La Maggiolata
La notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio, un
gruppo di cantori girovaghi, accompagnati
da un complesso di strumenti a fiato, si
sposta dal piccolo borgo medievale di
Castiglione d'Orcia (Siena) verso la
campagna circostante.
Andando in giro i musici entrano nelle case
cantando la Maggiolata ed in cambio
ricevono vino e cibo. Il loro cammino dura
tutta la notte, finché, tornati in paese,
concludono il loro canto al sorgere del sole,
recitando i versi :"Spunta l'alba e si veste il
sole, se le mette le scarpe d'oro, sulla bocca
ci ha un bel fiore, spunta l'alba e si veste il
sole".
A Castiglione D’Orcia in provincia di Siena il 30 Aprile si
tiene una festa particolare:
24. Nella città di Siena, nella piazza Del Campo il
2 Luglio e 16 Agosto si tiene una festa
famosissima:
Il Palio di Siena
• Il Palio affonda le sue radici nel medioevo,
quando si tenevano corse di cavalli con palii
(dal latino: pallium, drappo di stoffa
preziosa). Le prime corse non si svolgevano
in piazza del Campo ma attraverso le vie
della città con i cavalli scossi, cioè senza
fantino.
• Il primo Palio nel Campo fu corso nel 1583,
ma solo all'inizio dell'800 la corsa assunse le
caratteristiche che ancora oggi conserva. Da
allora la manifestazione si svolge sempre in
Piazza del Campo due volte l'anno: il 2 luglio
e il 16 agosto.
25. La città di Siena è divisa
in 17 contrade ma solo
10 possono correre ad
ogni palio perciò, oltre
alle 7 che non hanno
corso la volta
precedente, ne vengono
sorteggiate altre tre e con
questo sorteggio inizia la
manifestazione.
26. Il giorno del Palio, dopo la
provaccia finale, il clima si
fa teso e quando il
campanone della torre dà il
segnale, i giovani della
comparsa indossano i loro
splendidi costumi. In
un'atmosfera eccitata ogni
contrada che correrà sul
Campo fa benedire il
proprio cavallo.
27. Dopo il lancio della bandiera entra il
Carroccio trainato da quattro buoi di
razza chianina; questo carro porta il
drappellone (stendardo di stoffa
dipinto) che sarà assegnato alla
contrada vincitrice.Il momento della
partenza è scelto dalla decima contrada
che, partendo di rincorsa, fa cadere la
grossa fune che trattiene i cavalli.
Questi scattano a grande velocità con i fantini
attaccati al collo in un galoppo sfrenato. Spesso
i fantini cadono durante la corsa ma il cavallo
scosso, se mantiene la spennacchiera coi colori
della contrada, rimane in gara. La contrada
vincente organizza una grande festa che dura
tutta la notte, portando in trionfo cavallo e
fantino.
28. Dal 1937 si corre a Porto S. Stefano il Palio
Marinaro. È una regata che mette in
competizione 4 battelli, a quattro vogatori e
timoniere, in rappresentanza dei quattro
Rioni cittadini: CROCE, FORTEZZA,
PILARELLA e VALLE. Il mare, i colori del
promontorio, la dura vita dei pescatori e dei
naviganti, le attese e le speranze di chi resta
ad aspettarli sulla riva, sono ben
rappresentati dalla fatica dei quattro
equipaggi e della partecipazione corale degli
abitanti dei Rioni.
29. La gara ha origini molto lontane. Si dice che la medesima sia la rievocazione
dell'inseguimento di una feluca barbaresca ad una imbarcazione di pescatori locali
che scamparono alla cattura grazie alla loro bravura nella voga. Ma questa è una
leggenda, che tra l'altro, fa poco onore al coraggio dei Santostefanesi. È piuttosto
verosimile che le origini siano ben altre e risalgono al tempo dei Reali Presidi di
Spagna, di cui il Promontorio dell'Argentario faceva parte. Ad avallare questa tesi,
concorrono i disegni di Ignazio Fabbroni, Cavaliere di Santo Stefano che navigava
sulle galere della squadra toscana a caccia di pirati. Il Fabbroni, durante la sua
attività, ebbe modo di ritrarre l'aspetto di Porto S. Stefano, negli anni dal 1664 al
1667 ed in un suo quadro, sull'acqua calma della baia del Turchese, si notano
quattro imbarcazioni a remi con timoniere e quattro vogatori che sembrano aver
ingaggiato una gara per giungere sotto il bordo delle grandi navi ancorate alla
ruota.
30. Il Palio non può non discendere anche, da quell'andare
e venire a forza di remi tra la terraferma e le navi, per
imbarcare marinai, soldati, ufficiali, acqua, armi,
merci. A forza di remi si esercitava la pesca costiera, a
remi venivano trainati i velieri quando rimanevano in
bonaccia. Il passaggio dalla fase lavorativa alla fase
ludica è automatico e naturale per molte attività
umane ed anche per la voga è scattato lo stesso
meccanismo. I quattro uomini che per primi
arrivavano a terra, ad un certo momento non si
accontentavano più dell'occhiata soddisfatta del
"padrone", ma cercavano l'ammirazione delle ragazze
del borgo e nei giorni di festa sfidavano gli altri
rematori. Era nato il "Palio". Non si chiamò subito
così. Si parlava di corse di lance, di "guzzi", di
"tartaroni", fino al 1937 quando il Comune di Monte
Argentario assunse l'organizzazione della regata,
dettando norme e regole di quello che fu chiamato
PALIO MARINARO DELL'ARGENTARIO. Il Palio
Marinaro dell'Argentario si disputa dal 1937 ogni 15
agosto.
Le 4 imbarcazioni a remi che rappresentano i 4 Rioni
cittadini si sfidano su un percorso di 4000 metri.
31. “Dè, ragazzi ecco la nostra
LIVORNO”
Inoltre bancarelle di artigiani e
collezionisti, artisti di strada, mostre, gite
in battello nei Fossi medicei sono solo
alcune delle iniziative di Effetto Venezia.
Ma l'aspetto piu' particolare della
manifestazione è la varietà di spettacoli
proposti, dove artisti noti e non si
esibiscono su un palco all'insegna della
professionalità e del divertimento
Dal 4 al 10 agosto il quartiere Venezia di
Livorno si riempe di musica e allegria per la
manifestazione Effetto Venezia. La festa ogni
anno propone moltissime iniziative culturali e
d'intrattenimento rendendo i canali, le piazzette e i
ponti di questo suggestivo angolo livornese così
simile alla città della laguna da venir chiamato “La
Nuova Venezia”.
32. Alle gare, che si svolgevano nel
porto Mediceo, presero parte quattro
equipaggi: navi e barche furono
imbandierate a festa e fu costruito
anche un gigantesco palco in legno
raffigurante un tempio romano. Le
gare remiere proseguirono nel corso
degli anni successivi, nonostante le
pause sotto l'occupazione militare
francese e sotto l'occupazione
austriaca. Nel frattempo, fin dai
primi dell'800 erano entrati in scena i
"gozzi", barche profilate dall'aspetto
particolare con la prua e la poppa
affilate alla carena, la cui prerogativa
più importante era quella di tenere
meglio il mare e di sviluppare una
velocità maggiore.
La storia del palio marinaro affonda le sue origini nel 1700, quando i ricchi
commercianti livornesi organizzavano corse nell'acqua a proprie spese. In particolare
si ricorda che, nel 1766, in occasione della venuta a Livorno del Granduca Pietro
Leopoldo, venne organizzata una grande festa d'acqua.
33. Fu appunto con i gozzi che alla fine dell'ottocento furono approntate gare alla
Terrazza, con l'evidente scopo di intrattenere e divertire i ricchi e famosi turisti che
venivano a Livorno per frequentare i bagni e che partecipavano con passione allo
svolgersi di queste corse. Con la prima guerra mondiale le gare remiere furono
ovviamente sospese, per essere riprese soltanto nel 1921, quando nelle acque
prospicenti i Bagni fiume si corse con i gozzi a 10 remi e per la prima volta con le
gozzette a 4 remi e la scia (un solo vogatore). Negli anni successivi in ogni
quartiere si costituirono società sportive che tutte assieme si coordinarono per
gestire le gare remiere a Livorno. Con la seconda guerra mondiale che rase a suolo
quasi tutta la città, le gare vennero interrotte fino al Palio della ripresa che si tenne
nel 1951 e al quale parteciparono sei rioni.
34. “Ragazzi ecco dei livornesi D. O. C.: Pietro Mascagni e Amedeo Modigliani”
“ Invece Del Carducci che ha reso famoso Il Viale di
Bolgheri che ne dite?”
35. Pietro Mascagni nacque a Livorno nel 1863 in piazza Cavallotti sopra
al forno del babbo, e morì a Roma all'Hotel Plaza il 2 Agosto 1945. Sin da
ragazzo dimostrò predisposizione per la musica. Studiò all'Istituto
Chereubini fondato dal M.o Alfredo Soffredini, dimostrando di avere delle
doti non indifferenti e eseguì e scrisse le sue prime composizioni all'organo
della chiesa. A sedici anni compose "Sinfonia in Do minore" e "Ave
Maria, Pater Nostre Kyrie " nel 1880. La solenne affermazione avvenne
con la vittoria del Concorso Sonzogno con l'opera "Cavalleria Rusticana" ,
la cui prima rappresentazione avvenne al Teatro Costanzi di Roma il 17
Maggio 1890 gli si aprirono le porte del successo.
36. Morì all'età di trentacinque anni. Nato in Toscana da
una famiglia ebraica - quarto figlio del livornese
Flaminio Modigliani e di sua moglie, francese di
nascita, Eugénie Garsin - crebbe nella povertà, dopo
che l'impresa di mezzadria in Sardegna del padre
andò in bancarotta.
Fu anche afflitto da problemi di salute, dopo un
attacco di febbre tifoidea, avuto all'età di 14 anni,
seguito dalla tubercolosi due anni dopo.
Amedeo Clemente Modigliani (Livorno
12 luglio 1884 – Parigi 24 gennaio 1920) è
stato un pittore e scultore italiano noto con lo
pseudonimo di Modì e celebre per i suoi
ritratti femminili caratterizzati da volti
stilizzati e da colli affusolati.
37. Torre del Lago
Nel 1889 Puccini si trasferì a Torre del Lago (ora Torre del Lago
Puccini): ne amava il mondo rustico e lo considerava il posto ideale
per coltivare la sua passione per la caccia e per le baldorie tra artisti.
Di Torre del Lago il maestro fece il suo rifugio, prima in una vecchia
casa affittata, poi facendosi costruire la villa che andò ad abitare nel
1900 Qui furono composte le sue opere di maggior successo. Puccini
la descrive così:
Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di
daini, cignali, lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e
passere. Padule immenso. Tramonti lussuruosi e straordinari. Aria
maccherona d'estate, splendida di primavera e di autunno. Vento
dominante, di estate il maestrale, d'inverno il grecale o il libeccio.
Oltre i 120 abitanti sopradetti, i canali navigabili e le troglodite
capanne di falasco, ci sono diverse folaghe, fischioni, tuffetti e
mestoloni, certo più intelligenti degli abitanti, perché difficili ad
accostarsi. Dicono che nella Pineta "bagoli" anche un animale raro,
chiamato "Antilisca"...»
38. Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 febbraio del 1564, dal
fiorentino Vincenzo Galilei e da Giulia degli
Ammannati. Nel 1574 la famiglia lascia Pisa e si
trasferisce a Firenze. Nel 1581, Galileo si immatricola
all'Universita' di Pisa per studiare medicina, seguendo il
desiderio del padre.
Durante gli studi, si appassiona alla fisica e nel 1583
formula la teoria dell'isocronismo del pendolo, intuito
osservando le oscillazioni di una lampada nella
Cattedrale di Pisa. È stato un fisico, filosofo, astronomo
e matematico italiano, uno dei più grandi scienziati
dell'epoca moderna.
Il suo nome è associato ad importanti contributi in
cinematica (principio di inerzia, legge della caduta dei
gravi) ed in astronomia (con la scoperta della rotazione
del Sole, delle macchie solari , delle montagne della
Luna, dei satelliti di Giove, le fasi di Venere, le stelle
che compongono la Via Lattea) ed all'introduzione del
metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano).
Accusato di voler sovvertire la filosofia naturale
aristotelica e le Sacre Scritture, Galileo venne
condannato come eretico dalla Chiesa Cattolica e
costretto, il 22 giugno 1633 all'abiura delle sue
concezioni astronomiche.
Muore ad Arcetri, 8 gennaio 1642.
39. Dante Alighieri (nome completo Durante Alighieri) (Firenze, maggio o
giugno 1265 circa Ravenna, 14 settembre 1321) è stato un poeta, scrittore e
politico italiano. È considerato il primo grande poeta della lingua italiana e
per questo definito "il sommo poeta", o "il vate" (ovvero "il profeta"). Per
l'aver tenuto a battesimo l'utilizzo letterario della lingua volgare viene
anche considerato Il Padre della lingua italiana.
La sua opera principale, la Divina Commedia, è il maggior poema della
letteratura italiana ed è considerata uno dei capolavori della letteratura
mondiale.
Ebbe una vita per molti versi travagliata e morì mentre si trovava esiliato
dalla sua città natale.
40. Carducci nacque a Valdicastello, in Versilia, il 27 luglio 1835, ma
trascorse la giovinezza tra Castagneto e Bolgheri, in Maremma, dove il
padre si era trasferito a esercitare la professione di medico condotto. Durante
il soggiorno maremmano, crebbe a contatto con una natura selvaggia e
primitiva, che più tardi egli utilizzò nella sua poesia come una sorta di Eden
perduto. Il padre, entusiasta manzoniano e liberale convinto, lo iniziò allo
studio dei classici, ma nel 1849 perse il lavoro a causa delle sue idee
politiche. La famiglia Carducci si trasferì allora a Firenze, dove Giosuè
continuò gli studi presso le scuole dei Padri scolopi. Nel 1853 vinse il
concorso per l’ammissione alla Scuola normale superiore di Pisa, e qui si
laureò in filosofia e filologia nel 1856; in quello stesso anno iniziò la sua
carriera di professore al ginnasio di San Miniato al Tedesco.
41. Buccellato
E' il dolce lucchese più famoso ed è composto da farina
bianca,zucchero,semi di anice,lievito di birra. Viene prodotto in diversi
modi, ma la ricetta originale è in possesso della famiglia Taddeucci che
da sempre la tramanda gelosamente da padre in figlio . Con questa
premessa sarebbe velleitario spiegare la preparazione del buccellato. Il
buccellato si puo' mangiare anche "posato" oppure fritto passato prima
nell'uovo, oppure a fette inzuppato nel vin santo.
Il castagnaccio ed i necci farciti di ricotta, preparati con farina di
castagne della Garfagnana, comunemente chiamata anche "farina di
neccio" La minestra di farro, piatto tipico in Garfagnana, che oltre ad
essere prelibata, risulta di particolare beneficio per l'organismo
umano;L'infarinata, Il risotto al piccione, la rosticciana di maiale, i
funghi trifolati, la torta di ceci Viene preparata prevalentemente nelle
pizzerie dove viene venduta anche a fette; ibefanini, biscotti cotti in
appositi stampini a forma di animali, stelle, cuori, befane; la
bruschetta, ovvero, fette di pane tostato, condite spalmando varie
salse, di olive, di tartufo, di tonno ecc. che vengono servite come
antipasto.
42. Testarolo della Lunigiana
Il testarolo è una pasta povera, fatta di ingredienti naturali,
(acqua, sale e farina di grano). Nel passato veniva cotto
sotto la cenere, ed ha alimentato, in modo sano, semplice
e non artefatto, generazioni di lunigianesi. Spesso
vengono ancora preparati utilizzando gli antichi sistemi
tradizionali. Si condiscono con pesto oppure olio d'oliva e
pecorino grattugiato
I panigacci, antico "pane azimo", è un piatto tipico della
lunigiana che ha reso famosa Podenzana in tutto il
mondo. Assomigliano a delle piadine e sono fatti
semplicemente impastando acqua e farina. Vengono
cotti nelle braci dei camini dentro testi di terra cotta
posti l'uno sopra l'altro e fabbricati dagli artigiani locali.
43. .
Sgabei
Gli "Sgabei", vengono prodotti in provincia di
Massa Carrara, sono strisce di pasta fritta. Si
servono con salumi di tutti i tipi, sono un
ottimo antipasto, sono ottimi anche con le
marmellate. Accompagnati da stracchino o
lardo di colonnata sono eccezionali.
Il lardo è quel salume che ha reso famosa
Colonnata nel mondo: un tempo era il
"companatico" dei cavatori, che lo affettavano
sottile per metterlo dentro le pagnotte rustiche
insieme ad alcuni pezzetti di pomodoro; il tutto
veniva preparato la mattina presto e insieme al
fiasco di vino serviva ad assicurare le calorie
necessarie ad affrontare le ripide salite e la
fatica degli scavi. Il lardo di Colonnata deve la
sua eccezionale bontà alla stagionatura che
avviene in una caratteristica conca di marmo.
44. i Brigidini di Lamporecchio
Famosi dolci di Toscana. Nati da un errore in cucina, hanno fatto la fortuna di Lamporecchio
(Pistoia). I brigidini di Lamporecchio, sono piccole e fragranti cialde dorate a base di uova,
zucchero, anice e farina. Si trovano in tutte le fiere e feste di campagna dove vengono cotti in
pubblico nelle forme da cialde.
La cucina pistoiese tende a sfruttare tutto il "disponibile" nella dispensa. I piatti
più conosciuti: la fettunta, l'arista sott'olio, i crostini di milza, i crostini
neri (di frattaglie di pollo); la zuppa di pane alla pistoiese, la farinata con
le leghe, i maccheroni all'anatra; lo zimino di lampredotto, la trippa, la
rigaglia, il lesso rifatto ed i fegatelli di maiale; i fagioli di sorana al fiasco, i
fagiolini serpenti in umido, i funghi trifolati.
Detto dei carbonai di Pistoia: “ Se mi date un po’ di vino canterò ben benino, se
mi date un po’ di ciccia si farà più massiccia.”
45. • La minestra di fagioli bianchi, conditi con aglio, olio, salvia e salsa di
pomodoro, le bavettine sul pesce che sono spaghetti schiacciati e tagliati a
strisce sottili, una pasta delicata e adatta per una delicatissima minestra sul
pesce, la zuppa di arselle, servita nei piatti da minestra sul cui fondo possono
essere adagiate delle fettine di pane fritto, il pesce ragno bollito, il baccalà e
lo stoccafisso in agrodolce, tagliato a pezzi, infarinato e fritto nell'olio ben
caldo.
La torta coi bischeri era il tipico
dolce della tradizione toscana, che
si usava fare durante le festività
pasquali. Il nome deriva dalle
punte che si fanno con la pasta
frolla intorno alla torta chiamati a
Lucca 'bischeri'.
46. I Cantuccini di Prato
I classici cantuccini di Prato, un tipico dolcetto da
servire a fine pasto o anche in altri momenti da
accompagnare ad un buon bicchierino di Vinsanto.
Una ricetta garantita e provata più volte per un
biscotto toscano famoso in tutta Italia.
500 gr. di farina, 250 gr. di zucchero, 150 gr. di burro sciolto a
bagnomaria, 200 gr. di mandorle dolci, 4 uova intere (di cui una
per la spennellatura), una bustina di lievito per dolci, scorza di
limone grattugiata.
Disporre la farina a fontana, aggiungere lo zucchero, le uova, la scorza
di limone e il lievito, poi impastare con le mani aggiungendo il burro.
L'impasto deve essere morbido; aggiungere le mandorle intere e
lavorarlo ancora un po'. Dividere la pasta in filoncini della lunghezza
della teglia del forno e metterli poi in forno caldo per circa 15 minuti.
Dopo la cottura si tagliano i filoncini con taglio obliquo per dare al
biscotto la forma caratteristica. Se si desidera biscotti più croccanti basta
rimetterli in forno per cinque minuti.
47. • Schiacciata alla Fiorentina
• A Firenze, la tradizione e il gusto si uniscono in questo
dolce morbido e squisito adatto a tutte le occasioni, dalla
colazione al tè, al dopo cena informale con gli amici. Un
dolce di estrema leggerezza e salubrità: un solo uovo,
niente burro, solo olio d’oliva di qualità.
La bistecca alla Fiorentina, una grande braciola col suo
osso, alta circa 3 centimetri, tagliata dalla lombata di vitella.
Cotta alla griglia su carbone ardente ma senza fiamma.
Ottima se ben arrostita in superficie ma rigorosamente al
sangue all'interno. Il suo contorno tipico è una bella insalata
verde o fagioli cannellini all'olio; la trippa alla Fiorentina,
trippa cosparsa di formaggio parmigiano e condita con una
salsina di pomodoro; la ribollita una rimanenza della zuppa
di fagioli, poi riscaldata in forno e con l'aggiunta di odori; la
panzanella ,ideale nella stagione calda, è una zuppa fredda di
pane secco e pomodoro, sedano, basilico e cipolla, il tutto
condito con olio, sale e pepe.
48. • L'arrosto d'agnello allo spiedo, l'anitra all'aretina,
l'anguilla con i piselli, il cibreo di rigaglie e vari
piatti con il fegatello di maiale.
Le pappardelle all'aretina, la zuppa di cavolo,
la pappa al pomodoro; la scottiglia, i fagioli al
fiasco, i carciofi ripieni all'aretina, il fagiano
tartufato.
49. Panforte di Siena
Il Panforte, un dolce a base di farina, mandorle, frutta secca, frutta
candita e spezie, è il simbolo gastronomico di Siena. E’ il più conosciuto
dei pani speziati, ha origini antichissime che risalgono all'epoca dei pani
mielati preparati nel Medio Evo.
I piatti più caratteristici sono: la zuppa di lenticchie col fagiano, i crostini di
cacciagione, la zuppa di fagioli alla senese, la ribollita, la pasta con i ceci, una passata
di ceci con ceci interi e pasta con un filo di olio extra vergine di oliva crudo, la lepre e
cinghiale in agrodolce, i fagioli all'uccelletto, il pollo con le olive, contornato con
cipolla e aglio tritato, cotto al forno e bagnato con vino, il tortino di carciofi, uno
stufato adatto anche per i più piccoli.
I Ricciarelli
Derivano da dolcetti in marzapane (marzapanetti): mentre però il normale marzapane
è prodotto con mandorle, miele, albume d'uovo e zucchero, qui troviamo anche il
passato di scorza di arancia candita. L'origne del nome ricciarelli non è nota: compare
in forma scritta solo nel XIX secolo, e forse si riferisce ad una antica forma arricciata.
I ricciarelli ricoperti di cioccolato, invece, non appartengono alla tradizione senese.
50. • Preparata con funghi e cipolle tagliati a
fette da soffriggere con lo strutto ed un
po' di olio; Mangiati con fette di pane
fritte in padella, insaporite da
parmigiano grattato e prezzemolo
tritato; la scottiglia di cinghiale, uno
dei piatti più usati in Maremma,
preparato con la carne di cinghiale;
Le fettuccine del pescatore, piatto tipico
della Maremma Toscana che richiama le
antiche tradizioni nobili. I suoi ingredienti,
oltre alle fettuccine, sono i gamberi, le
ostriche, rucola, sale, pepe, aglio ed olio extra
vergine di oliva;la zuppa di funghi, un piatto
forte ed una componente importante della
cultura a tavola.
51. • Ben presente la tradizione di una genuina cucina
marinara, il piatto più importante è il caciucco
alla Livornese,( Zuppa di pesci con delizioso
sughetto e pane abbrustolito ) quindi le triglie
alla Livornese, il riso nero con le seppiee la
pappa col pomodoro, una delle più appetitose
pietanze toscane. La sua ricetta varia nelle diverse
zone della Regione. C'è chi l'allunga con il brodo
e la fa cuocere per molto tempo, in modo che la
pappa assuma l'aspetto di una crema, chi usa,
molte foglie di basilico con il brodo e il pane
nero, a Livorno, usano gli stessi sapori che
profumano il pesce.
Le "nazioni" che vissero e prosperarono a Livorno, hanno lasciato nella
tradizione piatti di cucina unici e particolari: la torta di ceci, accompagnata
spesso dalla schiacciata o dal pane salato (nella versione comunemente detta
"cinque e cinque"); le roschette di pasta di pane salata a forma di piccole
ciambelle; la schiacciata di Pasqua, dolce dal sapore orientale profumato di
anice.
E per finire un pasto sostanzioso, l'immancabile ponce alla livornese,
bevanda calda a base di caffè e rhum.