1. Lo stile letterario – 1
Definizione
Lo stile è una caratteristica di ciascun scrittore, in base alla quale egli
sceglie
ed
ordina
le parole del proprio discorso (narrazione) in modo da dare
il maggior rilievo
e
il miglior effetto
ai propri concetti (espressi con la narrazione stessa)
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2. Lo stile letterario – 2
Lo stile
Arte
Tecnica
(Uso del linguaggio)
Uso della singola parola:
Proprietà
Purezza
Armonia
Uso di più parole:
Chiarezza
Eleganza
(Talento applicato
all’uso del linguaggio)
Linguaggio Figurato:
Traslati
Figure retoriche
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3. Tecnica – 1
La Proprietà
Consiste nell’usare la parola che renda nel modo più esatto
possibile il concetto che si vuole esprimere.
Ad esempio: nostalgia, malinconia, tristezza, amarezza, mestizia,
sconforto, afflizione, dolore, disperazione.
Sono tutti termini che fanno riferimento ad uno stato di sofferenza
interiore, ma che gradatamente vanno da una sofferenza dolce,
quasi piacevole, come quella della nostalgia, ad una sofferenza
tremenda, insopportabile al punto da poter spingere al suicidio,
come quella della disperazione.
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4. Tecnica – 2
La Purezza
Consiste nell’usare le parole di uso corrente, proprie della nostra
lingua.
Di conseguenza, offendono la purezza:
1.
2.
3.
4.
5.
Arcaismi
Barbarismi
Neologismi
Provincialismi
Solecismi
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5. Tecnica – 3
Gli Arcaismi
Sono parole cadute in disuso.
Questa “morte” delle parole può essere causata dal fatto che i
termini si riferivano ad oggetti non più in uso (ad esempio, il
fustibolo dell’armatura medievale) o perché sono subentrate
altre parole dello stesso significato, ma più moderne.
Ad esempio: beltà, doglianza, parvenza, fantesca, indarno, guatare,
ecc.
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6. Tecnica – 4
I Barbarismi
Sono parole o frasi prese senza necessità da altre lingue.
Sono di due tipi:
1) Barbarismi usati nella forma originaria
(abat-jour, yacht, club, bonne, nurse, bar, bouquet, chalet, defilé,
tunnel, troupe, dancing, hobby, snob, handicap, tour, design, corner,
trainer, mister, ecc.)
2) Barbarismi italianizzati
(al giorno d’oggi, al di sotto e al di sopra, debuttare, lingeria,
eclatante, comò, sofà, gilè, paltò, blusa, pantaloni, ecc.)
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7. Tecnica – 5
I Neologismi
Sono parole coniate di recente o usate con un significato
diverso da quello originario.
Sono di due tipi:
1) Neologismi legittimi
Sono quelli che, esprimendo realtà nuove – materiali o spirituali – sono diventati
patrimonio indispensabile del linguaggio corrente.
(atomico, aerodinamico, portaerei, ionizzazione, sport, tifoso, autostrada, autista,
missile, radiocomando, telecomando, cliccare, ciattare, ecc.)
2) Neologismi illegittimi
Sono quelli non giustificati da nessuna necessità, in quanto esiste una parola italiana
che esprime esattamente il concetto.
(esternare, plasmare, ubicazione, sortire, sovversivo, utilizzo, affido, riparto, vertenza,
ecc.)
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8. Tecnica – 6
I Provincialismi
Sono parole o frasi di uso solo locale.
Ad esempio: becero, burino, far cilecca, fettuccia, dar a
vedere, strullo, grullo, sciorno, sciabordito, punto, ecc.
I Solecismi
Sono parole o frasi che violano qualche regola di
grammatica o di sintassi.
Ad esempio: stasse, dasse, andette, vadi, te (al posto di
tu), per cui, gli (al posto di le), che (al posto di in cui),
cosa? (al posto di che cosa?), ci dico (al posto di gli o le
dico), ecc.
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9. Tecnica – 7
Armonia
È il tenere conto del suono di una parola, per far sì che
essa risulti gradevole nell’ambito di un certo discorso.
Offendono l’armonia:
1.
Cacofonia
2.
Allitterazione
3.
Assonanza
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10. Tecnica – 8
La Cacofonia
È un suono sgradevole, determinato da una successione
troppo insistita di consonanti aspre e fastidiose.
Un classico esempio è quello degli scioglilingua.
In prosa, potrebbe essere un periodo come questo: “Il prodotto del
primo praticante pronto a prestare la propria collaborazione …”
Nella poesia, può essere voluta e ricercata, come in “ Io credo ch’ei
credette ch’io credessi ” (Dante) e in tal caso si chiama
Allitterazione.
L’Assonanza
È la ripetizione delle medesime terminazioni in parole
troppo vicine tra loro.
Nella poesia, è la base della rima. Nella prosa, invece, è il più delle
volte sgradevole, anche e soprattutto quando la ripetizione è quella
di un’intera parola.
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