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LA TEORIA
DELL’ATTACCAMENTO
Università degli Studi di Messina
Corso di Laurea in Fisioterapia
Caltagirone
Lezioni di Psicologia clinica
Prof Raffaele Barone

www.raffaelebarone.it
I lineamenti principali della teoria
dell’attaccamento sono rintracciabili
nei lavori di Bowlby
• La teoria dell’attaccamento costituisce un importante punto di
partenza per la comprensione dello sviluppo umano, della
personalità e delle relazioni oggettuali.
• Appoggiandosi e rifacendosi alla psicoanalisi e all’etologia, Bowlby
fu in grado di elaborare una
teoria del tutto originale, da molti definita una teoria di tipo
spaziale. Essa infatti prevede che un
• soggetto si senta bene quando si trova vicino a chi ama, e si senta
invece ansioso, triste e solo quando
• si trova lontano dai propri oggetti d’amore.
Modello della mente di tipo
relazionale
• Con la teoria dell’attaccamento Bowlby propone un modello di
sviluppo dell’individuo svincolato
dal concetto di fase, proprio della psicoanalisi classica. E’ un
modello che viene da lui denominato epigenetico, esso
prevede che per ogni individuo siano possibili più linee di
sviluppo, il cui risultato finale dipende dall’interazione
dell’organismo con il proprio ambiente.
IL COMPORTAMENTO DI
ATTACCAMENTO
• Ha la duplice funzione: assicurare la vicinanza a una figura di
attaccamento; proteggere il piccolo dal pericolo;
• è per sua natura interazionale, ha una motivazione propria (gli
studi etologici hanno infatti portato Bowlby a considerare il
comportamento di attaccamento come determinato da istinti
svincolati dalla nutrizione)
• viene innescato dalla separazione o dalla minaccia di separazione
dalla figura di attaccamento, e
• può essere eliminato o mitigato per mezzo della vicinanza (che può
variare dal semplice essere in vista, alla vicinanza fisica senza
contatto ma accompagnata da parole di conforto, fino all’essere
tenuti stretti e coccolati). L’efficacia di questi comportamenti
consolatori varia a seconda dell’intensità della minaccia di
abbandono subita.
• Può manifestarsi in circostanze diverse e persone diverse (madre..)
Il LEGAME DI ATTACCAMENTO
• E’ invece qualcosa di diverso. Se il comportamento è
manifesto, misurabile e rilevabile attraverso la sola
osservazione, il legame è ciò che unisce profondamente e
strettamente due persone. Esso è dunque riservato solo a
pochissimi individui.
Una nuova concezione di
istinto
• Secondo Bowlby non esiste un’antitesi tra innato ed
acquisito. Ogni carattere è il prodotto dell’interazione tra il
patrimonio genetico e l’ambiente.
• Il comportamento istintivo umano deriva da uno o più
prototipi comuni ad altre specie animali, “prototipi che
ovviamente sono stati molto arricchiti ed elaborati in certe
direzioni”.
• Il comportamento di attaccamento si costruisce a partire da
un certo numero di componenti istintuali inizialmente
abbastanza indipendenti tra loro che maturano in tempi
diversi nel corso del primo anno di vita. Tali componenti
assolvono la funzione di legare il bambino alla propria madre e
contribuire alla reciproca dinamica di legare la madre al
proprio bambino.
I cinque pattern di
comportamento specifici per
l’Uomo
• i primi tre (succhiare, aggrapparsi, e seguire) hanno lo scopo di
mantenere la madre vicina visivamente e acusticamente;
• gli altri due (sorridere e piangere) mirano invece ad attivare il
comportamento materno.
• Il concetto di istinto proposto da Bowlby si rifà pienamente
agli studi etologici.
• Bowlby parla di ‘risposte istintuali’ (e non di ‘istinti’) per
sottolinearne il carattere
• osservabile e manifesto.
LA RELAZIONE
D’ATTACCAMENTO
• La relazione di attaccamento può essere definita dalla presenza di
tre caratteristiche:
• 1. Ricerca di vicinanza a una figura preferita. (Bowlby spiegò questo
fenomeno facendo un’analogia con il fenomeno dell’imprinting).
• 2. L’effetto “base sicura”(l’atmosfera creata dalla figura di
attaccamento per la persona che le si attacca). L’essenza della base
sicura è che essa crea un trampolino per la curiosità e
l’esplorazione. Il comportamento di attaccamento non è confinato ai
soli bambini, ma si riferisce anche a chi fornisce l’accudimento
• 3.La protesta per la separazione. La protesta come la risposta
primaria provocata nei bambini dalla separazione dai genitori.
Pianto, urla, morsi, calci sono reazioni normali ed hanno la doppia
funzione di riparare il legame di attaccamento la cui rottura è
minacciata dalla separazione, e di punire chi si cura del bambino per
evitare ulteriori separazioni. Una interessante caratteristica dei
legami di attaccamento è la loro resistenza. Essi persistono
nonostante maltrattamenti e punizioni severe e non adeguate al
contesto.
LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI
ATTACCAMENTO
• Prima fase: 0-6 mesi. Orientamento e pattern di riconoscimento I
bambini appena nati non sono in grado di distinguere una persona
dall’altra, ma reagiscono intensamente al contatto umano. Verso la
quarta settimana rispondono con un sorriso al volto umano,
evocando negli altri un sorriso di rispecchiamento, per cui quanto
più la madre risponde con un sorriso tanto più il bambino
continuerà a sorridere. Stern (1985) considera lo sguardo reciproco
tra madre e bambino come l’elemento chiave nello sviluppo del
mondo interno del bambino. L’invariabilità del viso della madre dà al
bambino un senso primitivo di “storia”, di continuità attraverso il
tempo che è indispensabile per la costruzione del senso del sé. Oltre
al guardare è anche importante il tenere. A questo proposito Bowlby
fa un esplicito riferimento al concetto di holding elaborato da
Winnicott (1971) il quale intendeva connotare con questo non solo il
sostegno fisico, ma anche l’intero sistema psicofisiologico di
protezione, sostegno, cura e contenimento che circonda il bambino
e senza il quale egli non sopravviverebbe né fisicamente, né
emotivamente.
LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI
ATTACCAMENTO
• Intorno al terzo mese diventa evidente come abbia inizio una
relazione di attaccamento: il bambino discrimina di più
mentre guarda, ascolta e reagisce differentemente alla voce di
sua madre, piange in modo diverso se lei se ne va o se si
allontanano altre persone, la saluta differentemente e
comincia ad alzare le braccia verso di lei per essere preso in
braccio. La madre ovviamente risponde a questi segnali e si
stabilisce così un sistema reciproco di feedback e di
omeostasi, che porta ad una reciproca conoscenza, elemento
centrale per una relazione di tipo sicuro.
LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI
ATTACCAMENTO
• Seconda fase: 6 mesi-3 anni. Attaccamento “set-goal” (scopo
programmato)
• Verso i 7-8 mesi il bambino comincia a mostrare “l’ansia per
l’estraneo” (Spitz, 1958), facendosi silenzioso e aggrappandosi
alla madre in presenza di un estraneo. Bowlby descrive
l’attaccamento di questo periodo come basato su set-goal. Il
set goal per il bambino è mantenersi abbastanza vicino alla
madre: usarla come base sicura per le esplorazioni (questo è
il periodo in cui inizia la locomozione) quando la minaccia
ambientale è al minimo, ed esibire proteste per la separazione
o segnali di pericolo quando ce n’è bisogno. Il sistema è
ovviamente a feedback, ilcomportamento di attaccamento è
una relazione reciproca, crea modelli operativi interni che
rappresentano la collocazione del sé e della figura di
attaccamento.
LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI
ATTACCAMENTO
• Terza fase: dai 3 anni in poi. La formazione di una relazione
reciproca
• Con l’avvento del linguaggio sorge un pattern molto più complesso
che non può essere descritto in termini di semplice comportamento.
Il bambino può ora cominciare a pensare ai genitori come a
persone separate con propri scopi e progetti, ed escogitare modi
per influenzarli. Attaccamento e dipendenza rimangono attivi lungo
tutto il ciclo di vita, sebbene nella vita adulta non siano evidenti allo
stesso modo che nei bambini piccoli.
• Bowlby vedeva nel matrimonio la manifestazione adulta
dell’attaccamento. Egli evidenzia infatti come il rapporto tra coniugi
costituisca una base sicura cui entrambi possono attingere nei
• momenti di difficoltà, e che consente ad entrambi di realizzarsi,
anche promuovendo e lasciando spazio all’esplorazione, individuale
e comune.
I MODELLI OPERATIVI
INTERNI
• l bambino in fase di sviluppo costruisce una certa quantità di
modelli di se stesso e degli altri basati su pattern ripetuti di
esperienze interattive, si tratta di modelli rappresentazionali
relativamente fissi, stabili e duraturi che il bambino usa per
predire il mondo e mettersi in relazione con esso, e che
persistono anche nell’età adulta, poiché non sono facilmente
modificabili dalle esperienze successive
• Il termine operativo suggerisce che la rappresentazione è un
processo dinamico e il termine modello suggerisce che la
struttura delle rappresentazioni è relazionale e riproduce la
relazione -struttura del mondo reale.
I MODELLI OPERATIVI
INTERNI
• Funzioni dei modelli operativi interni: pianificare, prendere
decisioni, interpretare. I modelli operativi del Sé e delle figure
di attaccamento emergono dalla ripetuta esperienza di
modelli di interazione diadici e siano dunque sempre
complementari.
• Le aspettative di risposta delle figure di accudimento hanno
dunque una notevole importanza. Esse permettono al
bambino, e poi all’adulto, di prevedere il comportamento
dell’altro e guidano le risposte individuali, specie in situazioni
di ansia e di bisogno.
I MODELLI OPERATIVI
INTERNI
• Nei primi anni di sviluppo i modelli operativi sono
relativamente aperti al cambiamento.
• Nell’infanzia i modelli iniziano a solidificarsi e si
gerarchizzano fino a diventare caratteristiche della
personalità del soggetto più che caratteristiche della
relazione.
• I teorici dell’attaccamento postulano una relativa stabilità dei
modelli di attaccamento nel corso della vita, tuttavia un
cambiamento nello stile di attaccamento è possibile anche
nella vita adulta, ciò non toglie che nel corso del
cambiamento, o a cambiamento avvenuto, in fasi di
particolare stress non si ricorra ai vecchi modelli di
riferimento.
Modelli Operativi Interni
Difettosi.
• Nelle relazioni di attaccamento non soddisfacenti l’individuo
sviluppa un modello operativo scisso del Sé in relazione alla figura di
attaccamento. Un modello sarà accessibile alla coscienza (e sarà
quello che valuta il Sé come cattivo, così da giustificare la figura di
attaccamento che lo rifiuta), e l’altro verrà difensivamente escluso.
• Quest’ultimo, che si trova quindi al di fuori della consapevolezza, è
capace di influenzare direttamente i processi di pensiero. Esso
rappresenta la figura di attaccamento come cattiva e il Sé come
fondamentalmente buono.
• Tale scissione avviene generalmente quando il bambino ha
sperimentato una situazione altamente traumatica di cui ha
ricevuto una spiegazione ingenua, accompagnata da una sorta di
tabù nelle successive discussioni. I bambini tendono a risolvere il
conflitto mentale che ne risulta escludendo difensivamente dalla
consapevolezza (rimuovendo) la propria visione dell’evento
traumatico e restando consapevoli soltanto dell’interpretazione
genitoriale.
Le tre situazioni che possono
spingere un bambino ad operare
una esclusione difensiva
• Situazione in cui i genitori non vogliono che i bambini vengano a
conoscenza, sebbene questi ultimi ne siano testimoni;
• Situazione in cui il comportamento manifestato dai genitori è per i
bambini assolutamente insopportabile anche solo da pensare;
• Situazioni in cui i bambini hanno fatto o pensato di fare qualcosa di
cui si vergognano profondamente
Teoria delle nevrosi e modelli
operativi interni
• I soggetti insicuri hanno dei modelli operativi interni poco
accurati, concentro l’idea di dover “essere all’altezza di”, in un
continuo tentativo di adattamento all’agente delle cure materne.
Questi soggetti possono così adottare due diverse strategie:
l’evitamento o l’adesione, e dare vita in questo modo o ad un
attaccamento evitante o ad uno ansioso-ambivalente.
• Nell’attaccamento evitante il bambino tenta di minimizzare i
propri bisogni di attaccamento per prevenire il rifiuto. Egli
rimane allo stesso tempo in un contatto con l’agente delle cure
materne, tuttavia la vicinanza emotiva da lui cercata e concessa è
minima. Il rifiuto da parte della figura d’attaccamento e gli stessi
bisogni del soggetto vengono rimossi attraverso l’esclusione
difensiva.
• La coazione a ripetere sembrerebbe situarsi in un quadro
disadattivo di questo tipo
GLI STILI DI ATTACCAMENTO.
Strange Situation(Mary
Ainsworth)
• Valutazione del legame di attaccamento nei bambini
• Attraverso venti minuti di osservazione in cui si trovano in una
stanza il bambino, la mamma ed un estraneo, si possono
osservare i diversi comportamenti e le reazioni emotive del
bambino in presenza della madre, al momento della
separazione da questa ed in compagnia di un estraneo. Lo stile
di attaccamento che un bambino svilupperà dalla nascita in
poi dipende in grande misura dal modo in cui i genitori, o altre
figure parentali, lo trattano.
Strange situation
stili attaccamento
• - Stile Sicuro: l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel
supporto della Figura di attaccamento, nel caso si verifichino
condizioni avverse o di pericolo. In tal modo si sente libero di
poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura
sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli
protezione nel momento in cui il bambino lo richiede.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono:
sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere
amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun
timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle
degli altri, Sé positivo e affidabile, Altro positivo e affidabile.
L’emozione predominante è la gioia.
Strange situation
stili attaccamento
• - Stile Insicuro Evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione
dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la
disponibilità della Figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato
da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze
facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno
degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la
possibilità di arrivare a costruire un falso Sé.
Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il
figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza
nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato,
percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento
della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in
se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, Altro
negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e
dolore.
Strange situation
stili di attaccamento
• - Stile Insicuro Ansioso Ambivalente: non vi è nell’individuo la
certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad
una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è
incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è inclina
all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una Figura
che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti
separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate
come mezzo coercitivo.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono:
insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere
amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di
abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità
degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di
lui che attribuisce alla figura di attaccamento), Altro positivo e
affidabile. L’emozione predominante è la colpa.
Strange situation
stili di attaccamento
• - Stile Disorientato/Disorganizzato: sono considerati
disorientati/disorganizzati gli infanti che, ad esempio,
appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o
portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al
ritorno dei genitori dopo una breve separazione. Altri bambini
disorganizzati, invece, manifestano comportamenti
conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si
avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati,
congelati in tutti i movimenti, mentre assumono espressioni
simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di
attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono
verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra
direzione, in modo da evitarne lo sguardo.
Attaccamento e adolescenza
• Nell’adolescenza l’attaccamento attraversa un periodo di
transizione. In questo periodo l’adolescente sembra spesso
impegnato ad un allontanamento intenzionale dalla relazione
con i genitori e familiari. Si cominciano così a stabilire le
relazioni di attaccamento con coetanei (partner sentimentali e
amici molto stretti). La componente sessuale di queste
relazioni, che in questa fase comincia a manifestarsi, aiuta a
favorire la componente dell’attaccamento, fornendo
motivazioni stabili, l’esperienza di emozioni intense, intime.
Valutazione del legame di
attaccamento nell’età adulta
• - Stile Sicuro: modello di Sé positivo e dell’Altro positivo. Basso
esitamento, bassa ansia. Alta coerenza, alta fiducia in se stesso,
approccio positivo con gli altri, alta intimità nelle relazioni. Il
modello positivo dell’individuo sicuro lo porta ad avere una grande
fiducia in se stesso ed un grande apprezzamento degli altri, dai quali
viene considerato come tipo positivoLe sue relazioni di coppia sono
caratterizzate da intimità, rispetto, apertura emotiva ed i conflitti
con il partner si risolvono in maniera costruttiva.
Valutazione del legame di
attaccamento nell’età adulta
• - Stile Preoccupato: è assimilabile allo stile insicuro ansioso
ambivalente (Ainsworth). Modello di Sé negativo e dell’Altro
positivo. Il modello negativo che l’individuo preoccupato ha di
sé lo porta ad avere una bassa autostima tendente alla
dipendenza del giudizio degli altri. Invece, il modello positivo
che ha dell’altro lo porta alla continua ricerca di compagni e di
attenzione. Necessita continuamente di intimità nelle relazioni
tanto da la sua insaziabilità nella richiesta di attenzione tende
a far allontanare gli altri. Le sue relazioni sentimentali sono
costellate di passione, rabbia, gelosia e ossessività. Tende ad
iniziare i conflitti con il partner rimandando, però, la rottura
del legame.
Valutazione del legame di
attaccamento nell’età adulta
• - Stile Distanziante: è assimilabile allo stile Evitante
(Ainsworth). Modello di Sé positivo, dell’Altro negativo. Il
modello positivo dell’individuo distanziante lo porta ad
avere alta fiducia in se stesso senza interessarsi del
giudizio degli altri anche se pensa di essere considerato
arrogante, furbo, critico, serio e riservato. Il modello
negativo che ha dell’altro lo porta a dare l’impressione di
non apprezzare molto le altre persone apparento,
talvolta, cinico o eccessivamente critico. Svaluta
l’importanza delle relazioni e sottolinea l’importanza
dell’indipendenza, della libertà e dell’affermazione. Le
sue relazioni di coppia sono caratterizzate dalla
mancanza dell’intimità, tendendo a non mostrare affetto
nelle relazioni. Preferisce evitare i conflitti e si sente
rapidamente intrappolato o annoiato dalla relazione.
Valutazione del legame di
attaccamento nell’età adulta
• - Stile Timoroso-Evitante: è assimilabile allo stile disorientatodisorganizzato (Ainsworth). Modello di Sé negativo, dell’Altro
negativo. Il modello negativo che l’individuo timoroso-evitante
ha di se stesso lo porta ad avere bassa autostima e molte
incertezze verso se stesso e verso gli altri. Il modello negativo
che ha dell’altro lo porta ad evitare le richieste d’aiuto, evita i
conflitti ed ha difficoltà a fidarsi degli altri. È difficile trovarlo
coinvolto in una relazione sentimentale e quando vi si trova
assume un ruolo passivo. In tali relazioni è dipendente ed
insicuro. Tende ad autocolpevolizzarsi per i problemi di coppia
ed ha difficoltà a comunicare apertamente e a mostrare i
sentimenti al partner.
PRIVAZIONE, SEPARAZIONE,
PERDITA
• “La propensione ad esperire l’angoscia per la separazione e il
dolore per la perdita sono i risultati ineluttabili di una
relazione d’amore, del fatto di voler bene a qualcuno”
(Bowlby)
• Per la salute mentale del bambino è necessario che egli
venga allevato e cresciuto in un’atmosfera calda, e sia unito
alla propria madre (o alla persona che ne fa le veci) “da un
legame intimo e costante, fonte per entrambi di soddisfazione
e di gioia.”. E’ questo l’elemento preventivo per eccellenza,
l’aspetto basilare che consente all’individuo un normale
sviluppo fisico, intellettivo e di personalità.
‘carenza di cure
materne’(Bowlby)
• Se parziale la privazione può provocare emozioni e impulsi
violenti e incontrollabili da parte del bambino il quale, è
fisiologicamente e psicologicamente immaturo, può subire
alterazioni della struttura psichica e manifestare reazioni varie
ad effetto spesso cumulativo o ripetitivo, suscettibili di
produrre sintomi nevrotici ed instabilità del carattere.
• La carenza totale di cure materne provoca ripercussioni
ancora più lontane sullo sviluppo del carattere e può
compromettere definitivamente la facoltà di stabilire contatti
affettivi.
Caratteristiche del
bambino privo delle cure
materne:
• egli appare apatico, silenzioso, infelice e indifferente al sorriso
e alle voci.
• Altre caratteristiche sono: apprensione e tristezza, fuga dalla
realtà (che può arrivare ad un rifiuto completo di essa),
insonnia, mancanza di appetito, diminuzione di peso e
predisposizione alle infezioni (che diventano ricorrenti). Non vi
è alcun tentativo di contatto interpersonale e il bambino
rimane spesso “seduto o sdraiato in uno stato di ebete
stupore” (Bowlby
Studi di Bowlby su giovani
delinquenti
• Fattore eziologico comune a tutti casi la privazione di cure
materne. Allevati in istituto, o passati da un sostituto
materno ad un altro i soggetti studiati avevano delle storie
individuali caratterizzate da una grave privazione sul piano
affettivo nella prima infanzia.
• I bambini che rubano sono “anaffettivi”, hanno subìto una
separazione completa e prolungata (sei mesi o più) dalla
propria madre nei primi cinque anni di vita (Esisterebbe
quindi una relazione specifica tra privazione prolungata di
cure materne e genesi dei tratti psicopatologici tipici dei
bambini incapaci di formare legami affettivi e inclini alla
delinquenza.
La separazione del bambino
dalla madre
• Caratteristiche specifiche:
• La protesta:
• In questa fase i bambini piangevano ed invocavano amaramente i loro genitori e
rifiutavano ogni aiuto proveniente dallo staff medico che tentava di distrarli. La
protesta riemergeva anche quando questi bambini venivano riuniti ai genitori, i quali
divenivano oggetto di un misto di sentimenti e comportamenti, che andavano dal
rifiuto (che poteva giungere fino all’incapacità dei bambini di riconoscere i loro
genitori), agli attacchi adirati, agli abbracci stretti e prolungati.
• Il ritiro in se stessi:
• I bambini osservati in questa fase si isolavano dai coetanei, fissavano immobili il
vuoto, giocando e mangiando molto poco. Dopo la protesta, dunque, subentravano
noia ed apatia.
• Il distacco. I bambini tornavano ad essere attivi dando così l’impressione di essere
guariti.
• Tuttavia, se l’ospedalizzazione era prolungata, le loro relazioni (con adulti e coetanei)
si mostravano superficiali e autocentrate, se paragonate a prima. Il distacco emotivo
dei bambini verso le persone che li circondano è la caratteristica fondamentale di
questa fase
Teoria del lutto(Parkes,
Bowlby)
• La reazione di lutto viene vista dai due autori come un caso particolare di angoscia di
separazione e si sviluppa in quattro fasi:
• Torpore Il soggetto manifesta uno stato di calma apparente. Si tratta di una calma
basata su una chiusura emozionale, data da negazione della realtà e soppressione
delle emozioni. Questo stato può avere fine solo quando la persona si senta in una
situazione abbastanza sicura da potersi lasciare andare.
• Bramosia, ricerca, collera
• Bowlby pone al centro della reazione di lutto la ricerca dell’oggetto perduto, ricerca
fisica (per cui il soggetto ispeziona, guarda, cerca, sperando che la persona amata e
perduta possa riapparire) e psicologica (si ripassano al dettaglio gli eventi che hanno
condotto alla separazione in una specie di “replay compulsivo”, nella speranza di
trovare eventuali errori per poter dare alla vicenda un esito diverso). Dopo la
bramosia e la ricerca subentra la collera., che è vista da Bowlby come un elemento
fondamentale per la ristrutturazione interna della persona che ha subito l’abbandono.
Essa deve essere interpretata come una condizione mirante alla cura di se stessi e
basata sulla segreta speranza che, attaccando e distruggendo il ‘cattivo’, sia possibile
tornare a stare bene.
Teoria del lutto(Parkes,
Bowlby)
• Disorganizzazione, disperazione e riorganizzazione La perdita
porta via non solo la persona amata ma anche la base sicura
cui la persona abbandonata farebbe riferimento in un
momento di bisogno. E’ proprio tale dilemma a provocare lo
stato di disorganizzazione e disperazione, per cui il soggetto si
sente frammentato, svuotato, senza più confini sicuri.
• Riorganizzazione
• L’ultima fase è caratterizzata da un percorso che porta alla
riorganizzazione di sé e della propria esistenza.
Lutto e generazioni
• Secondo Bowlby l’opportunità di una scarica emotiva è un
ingrediente essenziale per un lutto sano; essa diminuisce
infatti la possibilità che il soggetto utilizzi manovre difensive,
che invece sono richieste dalle manovre inespresse e da tutto
ciò che resta non detto o addirittura negato dall’ambiente.
• La teoria di Bowlby prevede che sia altamente probabile che si
instauri nella storia di una famiglia un circolo vizioso che
inizia a una data generazione con la perdita di una persona
significativa (perdita mal gestita e mal elaborata) e prosegue
nella generazione successiva, che appare in difficoltà nel
comunicare con il prossimo e risulta incapace di assicurare ai
figli un’atmosfera di affetti e sicurezza;
• i bambini della terza generazione manifesteranno disturbi
nel comportamento

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La teoria dell’attaccamento

  • 1. LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO Università degli Studi di Messina Corso di Laurea in Fisioterapia Caltagirone Lezioni di Psicologia clinica Prof Raffaele Barone www.raffaelebarone.it
  • 2. I lineamenti principali della teoria dell’attaccamento sono rintracciabili nei lavori di Bowlby • La teoria dell’attaccamento costituisce un importante punto di partenza per la comprensione dello sviluppo umano, della personalità e delle relazioni oggettuali. • Appoggiandosi e rifacendosi alla psicoanalisi e all’etologia, Bowlby fu in grado di elaborare una teoria del tutto originale, da molti definita una teoria di tipo spaziale. Essa infatti prevede che un • soggetto si senta bene quando si trova vicino a chi ama, e si senta invece ansioso, triste e solo quando • si trova lontano dai propri oggetti d’amore.
  • 3. Modello della mente di tipo relazionale • Con la teoria dell’attaccamento Bowlby propone un modello di sviluppo dell’individuo svincolato dal concetto di fase, proprio della psicoanalisi classica. E’ un modello che viene da lui denominato epigenetico, esso prevede che per ogni individuo siano possibili più linee di sviluppo, il cui risultato finale dipende dall’interazione dell’organismo con il proprio ambiente.
  • 4. IL COMPORTAMENTO DI ATTACCAMENTO • Ha la duplice funzione: assicurare la vicinanza a una figura di attaccamento; proteggere il piccolo dal pericolo; • è per sua natura interazionale, ha una motivazione propria (gli studi etologici hanno infatti portato Bowlby a considerare il comportamento di attaccamento come determinato da istinti svincolati dalla nutrizione) • viene innescato dalla separazione o dalla minaccia di separazione dalla figura di attaccamento, e • può essere eliminato o mitigato per mezzo della vicinanza (che può variare dal semplice essere in vista, alla vicinanza fisica senza contatto ma accompagnata da parole di conforto, fino all’essere tenuti stretti e coccolati). L’efficacia di questi comportamenti consolatori varia a seconda dell’intensità della minaccia di abbandono subita. • Può manifestarsi in circostanze diverse e persone diverse (madre..)
  • 5. Il LEGAME DI ATTACCAMENTO • E’ invece qualcosa di diverso. Se il comportamento è manifesto, misurabile e rilevabile attraverso la sola osservazione, il legame è ciò che unisce profondamente e strettamente due persone. Esso è dunque riservato solo a pochissimi individui.
  • 6. Una nuova concezione di istinto • Secondo Bowlby non esiste un’antitesi tra innato ed acquisito. Ogni carattere è il prodotto dell’interazione tra il patrimonio genetico e l’ambiente. • Il comportamento istintivo umano deriva da uno o più prototipi comuni ad altre specie animali, “prototipi che ovviamente sono stati molto arricchiti ed elaborati in certe direzioni”. • Il comportamento di attaccamento si costruisce a partire da un certo numero di componenti istintuali inizialmente abbastanza indipendenti tra loro che maturano in tempi diversi nel corso del primo anno di vita. Tali componenti assolvono la funzione di legare il bambino alla propria madre e contribuire alla reciproca dinamica di legare la madre al proprio bambino.
  • 7. I cinque pattern di comportamento specifici per l’Uomo • i primi tre (succhiare, aggrapparsi, e seguire) hanno lo scopo di mantenere la madre vicina visivamente e acusticamente; • gli altri due (sorridere e piangere) mirano invece ad attivare il comportamento materno. • Il concetto di istinto proposto da Bowlby si rifà pienamente agli studi etologici. • Bowlby parla di ‘risposte istintuali’ (e non di ‘istinti’) per sottolinearne il carattere • osservabile e manifesto.
  • 8. LA RELAZIONE D’ATTACCAMENTO • La relazione di attaccamento può essere definita dalla presenza di tre caratteristiche: • 1. Ricerca di vicinanza a una figura preferita. (Bowlby spiegò questo fenomeno facendo un’analogia con il fenomeno dell’imprinting). • 2. L’effetto “base sicura”(l’atmosfera creata dalla figura di attaccamento per la persona che le si attacca). L’essenza della base sicura è che essa crea un trampolino per la curiosità e l’esplorazione. Il comportamento di attaccamento non è confinato ai soli bambini, ma si riferisce anche a chi fornisce l’accudimento • 3.La protesta per la separazione. La protesta come la risposta primaria provocata nei bambini dalla separazione dai genitori. Pianto, urla, morsi, calci sono reazioni normali ed hanno la doppia funzione di riparare il legame di attaccamento la cui rottura è minacciata dalla separazione, e di punire chi si cura del bambino per evitare ulteriori separazioni. Una interessante caratteristica dei legami di attaccamento è la loro resistenza. Essi persistono nonostante maltrattamenti e punizioni severe e non adeguate al contesto.
  • 9. LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI ATTACCAMENTO • Prima fase: 0-6 mesi. Orientamento e pattern di riconoscimento I bambini appena nati non sono in grado di distinguere una persona dall’altra, ma reagiscono intensamente al contatto umano. Verso la quarta settimana rispondono con un sorriso al volto umano, evocando negli altri un sorriso di rispecchiamento, per cui quanto più la madre risponde con un sorriso tanto più il bambino continuerà a sorridere. Stern (1985) considera lo sguardo reciproco tra madre e bambino come l’elemento chiave nello sviluppo del mondo interno del bambino. L’invariabilità del viso della madre dà al bambino un senso primitivo di “storia”, di continuità attraverso il tempo che è indispensabile per la costruzione del senso del sé. Oltre al guardare è anche importante il tenere. A questo proposito Bowlby fa un esplicito riferimento al concetto di holding elaborato da Winnicott (1971) il quale intendeva connotare con questo non solo il sostegno fisico, ma anche l’intero sistema psicofisiologico di protezione, sostegno, cura e contenimento che circonda il bambino e senza il quale egli non sopravviverebbe né fisicamente, né emotivamente.
  • 10. LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI ATTACCAMENTO • Intorno al terzo mese diventa evidente come abbia inizio una relazione di attaccamento: il bambino discrimina di più mentre guarda, ascolta e reagisce differentemente alla voce di sua madre, piange in modo diverso se lei se ne va o se si allontanano altre persone, la saluta differentemente e comincia ad alzare le braccia verso di lei per essere preso in braccio. La madre ovviamente risponde a questi segnali e si stabilisce così un sistema reciproco di feedback e di omeostasi, che porta ad una reciproca conoscenza, elemento centrale per una relazione di tipo sicuro.
  • 11. LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI ATTACCAMENTO • Seconda fase: 6 mesi-3 anni. Attaccamento “set-goal” (scopo programmato) • Verso i 7-8 mesi il bambino comincia a mostrare “l’ansia per l’estraneo” (Spitz, 1958), facendosi silenzioso e aggrappandosi alla madre in presenza di un estraneo. Bowlby descrive l’attaccamento di questo periodo come basato su set-goal. Il set goal per il bambino è mantenersi abbastanza vicino alla madre: usarla come base sicura per le esplorazioni (questo è il periodo in cui inizia la locomozione) quando la minaccia ambientale è al minimo, ed esibire proteste per la separazione o segnali di pericolo quando ce n’è bisogno. Il sistema è ovviamente a feedback, ilcomportamento di attaccamento è una relazione reciproca, crea modelli operativi interni che rappresentano la collocazione del sé e della figura di attaccamento.
  • 12. LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI ATTACCAMENTO • Terza fase: dai 3 anni in poi. La formazione di una relazione reciproca • Con l’avvento del linguaggio sorge un pattern molto più complesso che non può essere descritto in termini di semplice comportamento. Il bambino può ora cominciare a pensare ai genitori come a persone separate con propri scopi e progetti, ed escogitare modi per influenzarli. Attaccamento e dipendenza rimangono attivi lungo tutto il ciclo di vita, sebbene nella vita adulta non siano evidenti allo stesso modo che nei bambini piccoli. • Bowlby vedeva nel matrimonio la manifestazione adulta dell’attaccamento. Egli evidenzia infatti come il rapporto tra coniugi costituisca una base sicura cui entrambi possono attingere nei • momenti di difficoltà, e che consente ad entrambi di realizzarsi, anche promuovendo e lasciando spazio all’esplorazione, individuale e comune.
  • 13. I MODELLI OPERATIVI INTERNI • l bambino in fase di sviluppo costruisce una certa quantità di modelli di se stesso e degli altri basati su pattern ripetuti di esperienze interattive, si tratta di modelli rappresentazionali relativamente fissi, stabili e duraturi che il bambino usa per predire il mondo e mettersi in relazione con esso, e che persistono anche nell’età adulta, poiché non sono facilmente modificabili dalle esperienze successive • Il termine operativo suggerisce che la rappresentazione è un processo dinamico e il termine modello suggerisce che la struttura delle rappresentazioni è relazionale e riproduce la relazione -struttura del mondo reale.
  • 14. I MODELLI OPERATIVI INTERNI • Funzioni dei modelli operativi interni: pianificare, prendere decisioni, interpretare. I modelli operativi del Sé e delle figure di attaccamento emergono dalla ripetuta esperienza di modelli di interazione diadici e siano dunque sempre complementari. • Le aspettative di risposta delle figure di accudimento hanno dunque una notevole importanza. Esse permettono al bambino, e poi all’adulto, di prevedere il comportamento dell’altro e guidano le risposte individuali, specie in situazioni di ansia e di bisogno.
  • 15. I MODELLI OPERATIVI INTERNI • Nei primi anni di sviluppo i modelli operativi sono relativamente aperti al cambiamento. • Nell’infanzia i modelli iniziano a solidificarsi e si gerarchizzano fino a diventare caratteristiche della personalità del soggetto più che caratteristiche della relazione. • I teorici dell’attaccamento postulano una relativa stabilità dei modelli di attaccamento nel corso della vita, tuttavia un cambiamento nello stile di attaccamento è possibile anche nella vita adulta, ciò non toglie che nel corso del cambiamento, o a cambiamento avvenuto, in fasi di particolare stress non si ricorra ai vecchi modelli di riferimento.
  • 16. Modelli Operativi Interni Difettosi. • Nelle relazioni di attaccamento non soddisfacenti l’individuo sviluppa un modello operativo scisso del Sé in relazione alla figura di attaccamento. Un modello sarà accessibile alla coscienza (e sarà quello che valuta il Sé come cattivo, così da giustificare la figura di attaccamento che lo rifiuta), e l’altro verrà difensivamente escluso. • Quest’ultimo, che si trova quindi al di fuori della consapevolezza, è capace di influenzare direttamente i processi di pensiero. Esso rappresenta la figura di attaccamento come cattiva e il Sé come fondamentalmente buono. • Tale scissione avviene generalmente quando il bambino ha sperimentato una situazione altamente traumatica di cui ha ricevuto una spiegazione ingenua, accompagnata da una sorta di tabù nelle successive discussioni. I bambini tendono a risolvere il conflitto mentale che ne risulta escludendo difensivamente dalla consapevolezza (rimuovendo) la propria visione dell’evento traumatico e restando consapevoli soltanto dell’interpretazione genitoriale.
  • 17. Le tre situazioni che possono spingere un bambino ad operare una esclusione difensiva • Situazione in cui i genitori non vogliono che i bambini vengano a conoscenza, sebbene questi ultimi ne siano testimoni; • Situazione in cui il comportamento manifestato dai genitori è per i bambini assolutamente insopportabile anche solo da pensare; • Situazioni in cui i bambini hanno fatto o pensato di fare qualcosa di cui si vergognano profondamente
  • 18. Teoria delle nevrosi e modelli operativi interni • I soggetti insicuri hanno dei modelli operativi interni poco accurati, concentro l’idea di dover “essere all’altezza di”, in un continuo tentativo di adattamento all’agente delle cure materne. Questi soggetti possono così adottare due diverse strategie: l’evitamento o l’adesione, e dare vita in questo modo o ad un attaccamento evitante o ad uno ansioso-ambivalente. • Nell’attaccamento evitante il bambino tenta di minimizzare i propri bisogni di attaccamento per prevenire il rifiuto. Egli rimane allo stesso tempo in un contatto con l’agente delle cure materne, tuttavia la vicinanza emotiva da lui cercata e concessa è minima. Il rifiuto da parte della figura d’attaccamento e gli stessi bisogni del soggetto vengono rimossi attraverso l’esclusione difensiva. • La coazione a ripetere sembrerebbe situarsi in un quadro disadattivo di questo tipo
  • 19. GLI STILI DI ATTACCAMENTO. Strange Situation(Mary Ainsworth) • Valutazione del legame di attaccamento nei bambini • Attraverso venti minuti di osservazione in cui si trovano in una stanza il bambino, la mamma ed un estraneo, si possono osservare i diversi comportamenti e le reazioni emotive del bambino in presenza della madre, al momento della separazione da questa ed in compagnia di un estraneo. Lo stile di attaccamento che un bambino svilupperà dalla nascita in poi dipende in grande misura dal modo in cui i genitori, o altre figure parentali, lo trattano.
  • 20. Strange situation stili attaccamento • - Stile Sicuro: l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della Figura di attaccamento, nel caso si verifichino condizioni avverse o di pericolo. In tal modo si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, Sé positivo e affidabile, Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la gioia.
  • 21. Strange situation stili attaccamento • - Stile Insicuro Evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della Figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé. Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, Altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore.
  • 22. Strange situation stili di attaccamento • - Stile Insicuro Ansioso Ambivalente: non vi è nell’individuo la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è inclina all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una Figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di lui che attribuisce alla figura di attaccamento), Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la colpa.
  • 23. Strange situation stili di attaccamento • - Stile Disorientato/Disorganizzato: sono considerati disorientati/disorganizzati gli infanti che, ad esempio, appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al ritorno dei genitori dopo una breve separazione. Altri bambini disorganizzati, invece, manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti, mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo.
  • 24. Attaccamento e adolescenza • Nell’adolescenza l’attaccamento attraversa un periodo di transizione. In questo periodo l’adolescente sembra spesso impegnato ad un allontanamento intenzionale dalla relazione con i genitori e familiari. Si cominciano così a stabilire le relazioni di attaccamento con coetanei (partner sentimentali e amici molto stretti). La componente sessuale di queste relazioni, che in questa fase comincia a manifestarsi, aiuta a favorire la componente dell’attaccamento, fornendo motivazioni stabili, l’esperienza di emozioni intense, intime.
  • 25. Valutazione del legame di attaccamento nell’età adulta • - Stile Sicuro: modello di Sé positivo e dell’Altro positivo. Basso esitamento, bassa ansia. Alta coerenza, alta fiducia in se stesso, approccio positivo con gli altri, alta intimità nelle relazioni. Il modello positivo dell’individuo sicuro lo porta ad avere una grande fiducia in se stesso ed un grande apprezzamento degli altri, dai quali viene considerato come tipo positivoLe sue relazioni di coppia sono caratterizzate da intimità, rispetto, apertura emotiva ed i conflitti con il partner si risolvono in maniera costruttiva.
  • 26. Valutazione del legame di attaccamento nell’età adulta • - Stile Preoccupato: è assimilabile allo stile insicuro ansioso ambivalente (Ainsworth). Modello di Sé negativo e dell’Altro positivo. Il modello negativo che l’individuo preoccupato ha di sé lo porta ad avere una bassa autostima tendente alla dipendenza del giudizio degli altri. Invece, il modello positivo che ha dell’altro lo porta alla continua ricerca di compagni e di attenzione. Necessita continuamente di intimità nelle relazioni tanto da la sua insaziabilità nella richiesta di attenzione tende a far allontanare gli altri. Le sue relazioni sentimentali sono costellate di passione, rabbia, gelosia e ossessività. Tende ad iniziare i conflitti con il partner rimandando, però, la rottura del legame.
  • 27. Valutazione del legame di attaccamento nell’età adulta • - Stile Distanziante: è assimilabile allo stile Evitante (Ainsworth). Modello di Sé positivo, dell’Altro negativo. Il modello positivo dell’individuo distanziante lo porta ad avere alta fiducia in se stesso senza interessarsi del giudizio degli altri anche se pensa di essere considerato arrogante, furbo, critico, serio e riservato. Il modello negativo che ha dell’altro lo porta a dare l’impressione di non apprezzare molto le altre persone apparento, talvolta, cinico o eccessivamente critico. Svaluta l’importanza delle relazioni e sottolinea l’importanza dell’indipendenza, della libertà e dell’affermazione. Le sue relazioni di coppia sono caratterizzate dalla mancanza dell’intimità, tendendo a non mostrare affetto nelle relazioni. Preferisce evitare i conflitti e si sente rapidamente intrappolato o annoiato dalla relazione.
  • 28. Valutazione del legame di attaccamento nell’età adulta • - Stile Timoroso-Evitante: è assimilabile allo stile disorientatodisorganizzato (Ainsworth). Modello di Sé negativo, dell’Altro negativo. Il modello negativo che l’individuo timoroso-evitante ha di se stesso lo porta ad avere bassa autostima e molte incertezze verso se stesso e verso gli altri. Il modello negativo che ha dell’altro lo porta ad evitare le richieste d’aiuto, evita i conflitti ed ha difficoltà a fidarsi degli altri. È difficile trovarlo coinvolto in una relazione sentimentale e quando vi si trova assume un ruolo passivo. In tali relazioni è dipendente ed insicuro. Tende ad autocolpevolizzarsi per i problemi di coppia ed ha difficoltà a comunicare apertamente e a mostrare i sentimenti al partner.
  • 29. PRIVAZIONE, SEPARAZIONE, PERDITA • “La propensione ad esperire l’angoscia per la separazione e il dolore per la perdita sono i risultati ineluttabili di una relazione d’amore, del fatto di voler bene a qualcuno” (Bowlby) • Per la salute mentale del bambino è necessario che egli venga allevato e cresciuto in un’atmosfera calda, e sia unito alla propria madre (o alla persona che ne fa le veci) “da un legame intimo e costante, fonte per entrambi di soddisfazione e di gioia.”. E’ questo l’elemento preventivo per eccellenza, l’aspetto basilare che consente all’individuo un normale sviluppo fisico, intellettivo e di personalità.
  • 30. ‘carenza di cure materne’(Bowlby) • Se parziale la privazione può provocare emozioni e impulsi violenti e incontrollabili da parte del bambino il quale, è fisiologicamente e psicologicamente immaturo, può subire alterazioni della struttura psichica e manifestare reazioni varie ad effetto spesso cumulativo o ripetitivo, suscettibili di produrre sintomi nevrotici ed instabilità del carattere. • La carenza totale di cure materne provoca ripercussioni ancora più lontane sullo sviluppo del carattere e può compromettere definitivamente la facoltà di stabilire contatti affettivi.
  • 31. Caratteristiche del bambino privo delle cure materne: • egli appare apatico, silenzioso, infelice e indifferente al sorriso e alle voci. • Altre caratteristiche sono: apprensione e tristezza, fuga dalla realtà (che può arrivare ad un rifiuto completo di essa), insonnia, mancanza di appetito, diminuzione di peso e predisposizione alle infezioni (che diventano ricorrenti). Non vi è alcun tentativo di contatto interpersonale e il bambino rimane spesso “seduto o sdraiato in uno stato di ebete stupore” (Bowlby
  • 32. Studi di Bowlby su giovani delinquenti • Fattore eziologico comune a tutti casi la privazione di cure materne. Allevati in istituto, o passati da un sostituto materno ad un altro i soggetti studiati avevano delle storie individuali caratterizzate da una grave privazione sul piano affettivo nella prima infanzia. • I bambini che rubano sono “anaffettivi”, hanno subìto una separazione completa e prolungata (sei mesi o più) dalla propria madre nei primi cinque anni di vita (Esisterebbe quindi una relazione specifica tra privazione prolungata di cure materne e genesi dei tratti psicopatologici tipici dei bambini incapaci di formare legami affettivi e inclini alla delinquenza.
  • 33. La separazione del bambino dalla madre • Caratteristiche specifiche: • La protesta: • In questa fase i bambini piangevano ed invocavano amaramente i loro genitori e rifiutavano ogni aiuto proveniente dallo staff medico che tentava di distrarli. La protesta riemergeva anche quando questi bambini venivano riuniti ai genitori, i quali divenivano oggetto di un misto di sentimenti e comportamenti, che andavano dal rifiuto (che poteva giungere fino all’incapacità dei bambini di riconoscere i loro genitori), agli attacchi adirati, agli abbracci stretti e prolungati. • Il ritiro in se stessi: • I bambini osservati in questa fase si isolavano dai coetanei, fissavano immobili il vuoto, giocando e mangiando molto poco. Dopo la protesta, dunque, subentravano noia ed apatia. • Il distacco. I bambini tornavano ad essere attivi dando così l’impressione di essere guariti. • Tuttavia, se l’ospedalizzazione era prolungata, le loro relazioni (con adulti e coetanei) si mostravano superficiali e autocentrate, se paragonate a prima. Il distacco emotivo dei bambini verso le persone che li circondano è la caratteristica fondamentale di questa fase
  • 34. Teoria del lutto(Parkes, Bowlby) • La reazione di lutto viene vista dai due autori come un caso particolare di angoscia di separazione e si sviluppa in quattro fasi: • Torpore Il soggetto manifesta uno stato di calma apparente. Si tratta di una calma basata su una chiusura emozionale, data da negazione della realtà e soppressione delle emozioni. Questo stato può avere fine solo quando la persona si senta in una situazione abbastanza sicura da potersi lasciare andare. • Bramosia, ricerca, collera • Bowlby pone al centro della reazione di lutto la ricerca dell’oggetto perduto, ricerca fisica (per cui il soggetto ispeziona, guarda, cerca, sperando che la persona amata e perduta possa riapparire) e psicologica (si ripassano al dettaglio gli eventi che hanno condotto alla separazione in una specie di “replay compulsivo”, nella speranza di trovare eventuali errori per poter dare alla vicenda un esito diverso). Dopo la bramosia e la ricerca subentra la collera., che è vista da Bowlby come un elemento fondamentale per la ristrutturazione interna della persona che ha subito l’abbandono. Essa deve essere interpretata come una condizione mirante alla cura di se stessi e basata sulla segreta speranza che, attaccando e distruggendo il ‘cattivo’, sia possibile tornare a stare bene.
  • 35. Teoria del lutto(Parkes, Bowlby) • Disorganizzazione, disperazione e riorganizzazione La perdita porta via non solo la persona amata ma anche la base sicura cui la persona abbandonata farebbe riferimento in un momento di bisogno. E’ proprio tale dilemma a provocare lo stato di disorganizzazione e disperazione, per cui il soggetto si sente frammentato, svuotato, senza più confini sicuri. • Riorganizzazione • L’ultima fase è caratterizzata da un percorso che porta alla riorganizzazione di sé e della propria esistenza.
  • 36. Lutto e generazioni • Secondo Bowlby l’opportunità di una scarica emotiva è un ingrediente essenziale per un lutto sano; essa diminuisce infatti la possibilità che il soggetto utilizzi manovre difensive, che invece sono richieste dalle manovre inespresse e da tutto ciò che resta non detto o addirittura negato dall’ambiente. • La teoria di Bowlby prevede che sia altamente probabile che si instauri nella storia di una famiglia un circolo vizioso che inizia a una data generazione con la perdita di una persona significativa (perdita mal gestita e mal elaborata) e prosegue nella generazione successiva, che appare in difficoltà nel comunicare con il prossimo e risulta incapace di assicurare ai figli un’atmosfera di affetti e sicurezza; • i bambini della terza generazione manifesteranno disturbi nel comportamento