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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA




               FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA

 DIPARTIMENTO INTEGRATO DI ONCOLOGIA ED EMATOLOGIA

         SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN EMATOLOGIA




L’ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA AIL DI MODENA:

        ANALISI DELL’ATTIVITA’ NEL PERIODO 1999-2007.

               ASPETTI CLINICI ED ORGANIZZATIVI.




Relatore:

Prof. Giuseppe Torelli

                                      Tesi di specializzazione di:

                                                 Pierluigi Alfieri

Correlatori:

Dott.ssa Giovanna Leonardi

Dott. Vincenzo Favale




                   ANNO ACCADEMICO 2006/2007
L’ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA AIL DI MODENA:

       ANALISI DELL’ATTIVITA’ NEL PERIODO 1999-2007.

               ASPETTI CLINICI ED ORGANIZZATIVI.




Relatore:

Prof. Giuseppe Torelli

                                            Tesi di specializzazione di:

                                                         Pierluigi Alfieri

Correlatore:

Dott.ssa Giovanna Leonardi

Dott. Vincenzo Favale



Area didattica:

MV1-11493 Cure palliative nelle neoplasie ematologiche




                   ANNO ACCADEMICO 2006/2007
INDICE


INTRODUZIONE                 pag. 1




PAZIENTI E METODI            pag. 4




RISULTATI                    pag. 11




DISCUSSIONE                  pag. 23




CONCLUSIONI                  pag. 32




APPENDICE                    pag. 34




BIBLIOGRAFIA                 pag. 47
INTRODUZIONE


       L’assistenza domiciliare specialistica è considerata vantaggiosa in diversi

contesti clinici, sia in termini di efficacia delle cure che di contenimento della spesa

sanitaria.

Sebbene le cure domiciliari in oncologia siano ormai una pratica consolidata,

specialmente nei pazienti terminali, è solo da pochi anni che in ambito ematologico si

comincia a ricorrere a forme di assistenza ed ospedalizzazione domiciliare.

Se da una parte l’incidenza delle malattie ematologiche è in costante aumento, in linea

con l’invecchiamento della popolazione generale e con una maggiore accuratezza

diagnostica, dall’altra vi è una continua pressione dei servizi sanitari pubblici a

razionalizzare l’assetto dell’organizzazione ospedaliera, riducendo i costi e, di

conseguenza, anche i posti letto.

In risposta alla necessità di ottimizzare le risorse ospedaliere e di migliorare la qualità

di vita dei pazienti affetti da emopatie maligne recentemente sono stati sviluppati

modelli di assistenza domiciliare ematologica rivolti non solo a pazienti terminali, ma

anche a malati cronici non autosufficienti e a categorie di pazienti ad alto rischio come

ad esempio i trapiantati di midollo o i leucemici acuti in terapia di induzione.

Una delle peculiarità del malato ematologico è in effetti la difficoltà a definire lo stato

di terminalità, che si traduce nella tendenza a ritardare la transizione dall’approccio

curativo a quello palliativo fino a stadi molto avanzati di malattia.

Molti pazienti affetti da patologie non curabili, ma con un’aspettativa di vita superiore

ai tre mesi, così come i pazienti in corso di terapia causale potenzialmente curativa,

possono trarre beneficio da programmi di assistenza domiciliare specialistica basati su

un approccio simile a quello palliativo in grado di dare risposta ai numerosi bisogni

clinici, psicologici e sociali.




                                                                                              1
Nel gruppo di pazienti terminali la finalità dell’assistenza domiciliare è puramente

palliativa, volta a tenere il malato in un luogo di cura più adatto alle ultime settimane

di vita, controllando sintomi e problemi che generalmente precedono il decesso.

Nel setting di malati cronici non autosufficienti il proposito è quello di evitare

frequenti e inopportuni accessi in ambulatorio e day hospital per controlli bioumorali e

terapie di supporto di bassa intensità assistenziale, facilmente effettuabili a domicilio.

Nel caso di pazienti in terapia causale attiva e dimessi in anticipo (“discharged early”)

l’obiettivo di un programma di ospedalizzazione domiciliare è invece quello di ridurre

i tempo di ricovero e minimizzare i rischi infettivi, garantendo quotidianamente e 24

ore al giorno copertura specialistica 1.

Il trasferimento sul territorio-domicilio di cure intense e specifiche come quelle

ematologiche,        tradizionalmente         inscindibili      dalla     realtà    ospedaliera,       richiede

flessibilità organizzativa e nuovi strumenti gestionali in grado di assicurare

appropriatezza ed efficacia degli interventi, sostenibilità dei modelli, gradimento da

parte degli utenti, competenza professionale.



        In questo contesto si colloca l’esperienza modenese del servizio di assistenza

domiciliare ematologica, frutto di una convenzione stipulata nel 1998 tra

l’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL) di Modena,

l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Azienda Sanitaria Locale 2.

Sia a livello nazionale che locale l’AIL è impegnata a sensibilizzare l’opinione pubblica

alla lotta contro le malattie ematologiche, a promuovere la ricerca clinica e,

naturalmente, a migliorare la qualità di vita dei malati e dei loro familiari.

Il sostegno all’assistenza domiciliare ematologica è parte integrante di questa missione,

che a Modena ha trovato terreno fertile nella generosità dei volontari e dei donatori,



1 Niscola P et al. Home care management of patients affected by haematologic malignancies: a review. Haematologica
2006;91:1523-1529.
2 Cfr. Appendice, p. 34 Convenzione per l’assistenza domiciliare a pazienti ematologici.


                                                                                                                     2
nella sensibilità delle istituzioni, nello sforzo quotidiano dei medici e del personale

della Divisione di Ematologia.

Nel lavoro qui presentato abbiamo analizzato un’ampia casistica di pazienti

ematologici assistiti a domicilio nel corso degli ultimi otto anni a Modena e provincia:

ne emergono dati molto interessanti relativamente ai modelli organizzativi, ai risultati

clinici ed alle possibili applicazioni future.




                                                                                           3
PAZIENTI E METODI


       Nel periodo compreso tra il 9 luglio 1999 e il 30 settembre 2007 il servizio di

assistenza domiciliare ematologica AIL di Modena ha seguito 312 pazienti residenti nei

comuni di Modena (301), Castelfranco Emilia (3), Formigine (3), Soliera (2), Bomporto

(1), Montale Rangone (1), Nonantola (1).

I criteri di eleggibilità per l’attivazione del servizio di assistenza domiciliare

ematologica AIL sono i seguenti:

-   diagnosi di neoplasia ematologica;

-   condizione di immunodepressione oppure di non-autosufficienza (pazienti non

    deambulanti o carenti di accompagnamento ove necessario);

-   presenza di nucleo familiare in cui uno dei familiari possa assumere un ruolo

    leader nell’assistenza complessiva al paziente (“care-giver”);

-   residenza in una abitazione igienicamente idonea alla prosecuzione del programma

    terapeutico.

L’indicazione all’attivazione del servizio viene posta dal medico della Divisione di

Ematologia (reparto, day hospital, ambulatorio) oppure dal medico di famiglia; la

segnalazione arriva al punto di accoglienza del servizio infermieristico territoriale

(NODO-ADI) che fissa un incontro di attivazione, che si tiene in ospedale nel caso di

pazienti ricoverati (dimissione protetta) o a casa del malato nel caso di pazienti

ambulatoriali o day hospital.

Durante questo incontro, che avviene alla presenza del medico di famiglia,

dell’infermiera coordinatrice del NODO e dell’ematologo AIL, viene formulato il

programma di assistenza personalizzato, rendendo partecipi il familiare di riferimento

(care-giver) ed il paziente stesso.

L’equipe dell’assistenza domiciliare ematologica AIL è composta da uno specialista

ematologo, da un’infermiera professionale e, all’occorrenza, da uno psicologo.



                                                                                    4
Secondo questo sistema di cure domiciliari gli operatori del servizio sono, oltre ai

componenti dell’equipe ematologica, il medico di medicina generale, che è il

responsabile terapeutico, il personale infermieristico del NODO ed il medico di

guardia del servizio notturno, prefestivo e festivo di continuità assistenziale

oncologica.

Il periodo di assistenza ha inizio con il primo accesso a domicilio da parte del

personale medico-infermieristico e si conclude con il decesso del paziente oppure con

il riaffidamento del paziente alla Divisione di Ematologia.

Tutti gli atti diagnostici, terapeutici ed assistenziali eseguiti durante il periodo di

assistenza vengono registrati sulla cartella clinica domiciliare, che funge anche da

strumento di comunicazione e correlazione tra gli operatori.

Il piano giornaliero di lavoro, del tutto sovrapponibile a quello di un reparto o di un

day hospital ematologico, prevede nella prima parte del mattino (ore 7.30-8.30) il giro

dell’infermiera che effettua i prelievi ematici, le terapie endovenose programmate

(idratazioni, antibiotici, antivirali, antifungini, ferrochelanti) ed altre manovre

infermieristiche (manutenzione cateteri venosi centrali, sostituzione cateteri vescicali,

medicazioni complesse, elettrocardiogrammi, ecc.).

Successivamente, dalle ore 9.00 in poi, ci sono le visite specialistiche ematologiche, che

possono comprendere terapie endovenose complesse (trasfusioni, chemioterapie,

bisfosfonati) e manovre invasive diagnostiche (mieloaspirati, biopsie osteomidollari).

In tarda mattinata il medico, una volta rientrato nella sede operativa dislocata presso la

Divisione di Ematologia, verifica gli esiti degli esami bioumorali eseguiti al mattino e

pianifica l’attività per il giorno successivo.

Nel pomeriggio vengono effettuate le consulenze e le visite di controllo a pazienti

cronici e stabili.

Il personale dell’equipe rimane tuttavia reperibile nel corso della giornata per gestire

eventuali situazioni di emergenza.



                                                                                         5
Gli esami radiologici e strumentali così come le consulenze specialistiche vengono

effettuati presso il Policlinico, con un percorso simile a quello dei pazienti in regime di

day hospital.

In presenza di sintomi non controllati o in caso di difficile gestione da parte dei

familiari viene proposto il ricovero in un reparto degenze del Centro Oncologico

Modenese (prioritariamente nel reparto Hospice ospedaliero/Terapie palliative).



   L’indicazione alla terapia trasfusionale viene posta sulla base di criteri clinici

largamente condivisi:

o trasfusione di emazie concentrate in presenza di valori emoglobinici inferiori ad 8

   g/dl (in pazienti asintomatici) o a 10 g/dl (in pazienti sintomatici) ;

o trasfusione di concentrati piastrinici a scopo profilattico antiemorragico in presenza

   di conta piastrinica minore di 10.000/mcl.

La richiesta di emocomponenti viene compilata dall’ematologo AIL e inoltrata al

Servizio di Medicina Trasfusionale, unitamente alla provetta di sangue per la

compatibilità di gruppo.

Nel caso delle trasfusioni piastriniche, al fine di minimizzare il rischio di reazioni

trasfusionali di tipo acuto, vengono richiesti prodotti irradiati e filtrati e viene praticata

una premedicazione antiallergica con idrocortisone e clorfenamina.

A domicilio vengono praticati per via endovenosa anche diversi schemi di

monochemioterapia        (ciclofosfamide,    vincristina,   mecloretamina,       bortezomib,

alemtuzumab, ecc.) e polichemioterapia (M2, COP, MOPP, carmustina/vinblastina,

ecc.). I farmaci antiblastici vengono preparati presso il day hospital ematologico,

consegnati all’ematologo AIL e trasportati a casa del paziente in un apposito

contenitore assieme ai medicamenti previsti in caso di stravaso.

Prima di procedere a terapie emotrasfusionali e a chemioterapie il paziente viene

adeguatamente informato sui rischi connessi a tali procedure e sottoscrive un consenso

informato.

                                                                                            6
Ai fini dell’analisi statistica sono stati valutati 266 pazienti sui 312 totali (130 di

sesso maschile, 136 di sesso femminile), escludendo i pazienti assistiti per meno di 2

giorni o di 2 accessi e i pazienti che alla data del 30 settembre 2007 risultavano ancora

assistiti.

Le informazioni cliniche relative ai 266 pazienti sono state estrapolate dalle cartelle

cliniche e da un database informatizzato contenente la cronologia degli accessi medico-

infermieristici e i dettagli su terapie, ricoveri e decessi.

Nella coorte dei 266 pazienti i periodi di assistenza domiciliare sono stati

complessivamente 276: 257 pazienti hanno ricevuto un unico ciclo di assistenza, 8

pazienti hanno ricevuto due cicli di assistenza, 1 paziente ne ha ricevuti tre.

La proposta di attivazione è arrivata nel 95% dei casi da un medico della Divisione di

Ematologia, mentre solo in 12 casi, pari al 5% dei pazienti, la proposta di attivazione è

partita su iniziativa del medico di medicina generale.

L’età media all’attivazione del servizio è stata di 74 anni con età minima di 19 e

massima di 99. I pazienti di età maggiore di 70 anni sono stati 191 pari al 72% della

casistica, contro i 75 pazienti (28%) di età maggiore o uguale a 70 anni (Grafici 1-2).


                                                              Grafici 1-2

                       ETA' PAZIENTI ASSISTITI

                                        96                                              ≤70 ANNI
                                                                                          28%
                                                    77


                             47


      14          14                                           18
                                                                            >70 ANNI
                                                                              72%
   < 50 ANNI   51-60 ANNI 61-70 ANNI 71-80 ANNI 81-90 ANNI 91-99 ANNI




           Al momento dell’attivazione del servizio i pazienti sono stati suddivisi in gruppi

a diversa intensità assistenziale sulla base della diagnosi ematologica (Tabella 1 e

Grafico 3), della fase di malattia (Grafico 4), del performance status e degli interventi

                                                                                                   7
diagnostico-terapeutici richiesti a domicilio (prelievi ematici, terapie trasfusionali,

chemioterapie, bisfosfonati, terapie del dolore) 3.


                                                        Tabella 1

                                      Diagnosi                             N° pazienti % pazienti

               Linfoma non Hodgkin (LNH)                                   74                 27,8

               Leucemia mieloide acuta (LMA)                               50                 18,8

               Mieloma multiplo (MM)                                       44                 16,5

               Sindrome mielodisplastica (SMD)                             25                 9,4

               Leucemia linfatica cronica (LLC)                            22                 8,3

               Sindrome mieloproliferativa cronica (SMPC) 20                                  7,5

               Leucemia linfatica acuta (LLA)                              8                  3

               Leucemia mieloide cronica (LMC)                             8                  3

               Linfoma di Hodgkin (LH)                                     8                  3

               Altre                                                       7                  2,6



                                                        Grafico 3

                                                              ALTRE
                                               SMPC
                                                                 3%             LMA
                                                 8%
                                         LMC                                    19%
                                         3%

                                  SMD
                                    9%                                                  LLA
                                                                                         3%




                                   MM
                                   16%
                                                                                      LNH
                                                                                      28%
                                                LLC
                                                            LH
                                                 8%
                                                            3%



3   Cfr. Appendice, p. 42 Tipologia pazienti e criteri di eleggibilità assistenza NODO-AIL.

                                                                                                     8
In questo studio per definire lo stato di malattia sono stati applicati

retrospettivamente i criteri classificativi proposti in un recente lavoro del gruppo di

Roma 4, che prevede l’assegnazione di ciascun paziente ad una delle seguenti categorie

prognostiche:

    1. fase terminale: malattia non curabile, con un’aspettativa di vita di 3 mesi o meno

        (cure palliative);

    2. fase avanzata: malattia non curabile, con un’aspettativa di vita di 6 mesi o meno

        (cure palliative);

    3. fase cronica: malattia non curabile, con un’aspettativa di vita maggiore di 6 mesi

        (terapie di supporto);

    4. pazienti dimessi in anticipo con malattia curabile in trattamento causale (terapie

        di supporto per gestire la fase pancitopenica e/o complicanze infettive).



I 276 cicli di assistenza hanno riguardato 118 pazienti in fase terminale (42,8%), 61

pazienti in fase avanzata (22,1%), 43 pazienti in fase cronica (15,6%), 54 pazienti in

terapia causale (19,5%).


                                                         Grafico 4

                                      IN TERAPIA
                                       CAUSALE
                                       54 pazienti
                                            19%




                                                                                 IN FASE
                                                                               TERMINALE
                               IN FASE
                                                                                118 pazienti
                              CRONICA
                                                                                   43%
                              43 pazienti
                                 16%




                                                IN FASE
                                              AVANZATA
                                               61 pazienti
                                                  22%



4Cartoni et al. Cost analysis of a domiciliary program of supportive and palliative care for patients with haematologic
malignancies. Haematologica 2007;92:666-673

                                                                                                                     9
Per misurare l’efficacia clinica e l’efficienza organizzativa del servizio di

assistenza domiciliare sono stati utilizzati alcuni indicatori di attività, qui di seguito

riportati:

       durata media del periodo di assistenza;

       numero medio di accessi nel periodo di assistenza;

       numero complessivo degli accessi medico-infermieristici;

       numero complessivo di terapie endovenose;

       numero complessivo di emotrasfusioni;

       numero e causa di ricoveri nel periodo di assistenza;

       numero di decessi a domicilio e in ospedale.

Gli indicatori di attività sono stati calcolati sull’intera casistica e sulle singole categorie

prognostiche di pazienti (in fase terminale, avanzata, cronica, in terapia causale). E’

stata inoltre elaborata una sottoanalisi dei dati relativamente a tre gruppi di pazienti

rilevanti dal punto di vista clinico-assistenziale:

       pazienti anziani con leucemia mieloide acuta;

       pazienti con sindrome mielodisplastica trasfusione-dipendente;

       pazienti anziani con mieloma multiplo trattati con bisfosfonati.




                                                                                            10
RISULTATI


Durata dell’assistenza e numero di accessi medico-infermieristici



      Valutando nell’insieme i 276 periodi di assistenza i giorni complessivi sono stati

54.352, il numero totale di accessi medico-infermieristici è stato di 7.184; la durata

media dell’assistenza è stata di 196 giorni, con una media di 26 accessi per assistenza,

corrispondenti ad un accesso alla settimana (Tabella 2).

I pazienti in fase terminale sono quelli che hanno necessitato di una maggiore intensità

assistenziale con un accesso ogni 4 giorni; i pazienti cronici sono stati visti in media

ogni due settimane.


                                               Tabella 2

      Tipologia pazienti      Giorni assistenza (media) N° accessi Frequenza accessi

      Tutti                              196                     26      1 ogni 7,5 giorni

      1. Fase terminale                   72                     19      1 ogni 3,9 giorni

      2. Fase avanzata                   252                     37      1 ogni 6,8 giorni

      3. Fase cronica                    553                     44      1 ogni 12,7 giorni

      4. In terapia causale              124                     16      1 ogni 7,7 giorni



Per ciascun paziente deceduto al termine del periodo assistenziale, la durata

dell’assistenza è stata posta a confronto con l’aspettativa di vita stimata al momento

dell’attivazione (Tabella 3).


                                               Tabella 3

         Tipologia pazienti Aspettativa di vita N° pazienti              <         >

         1. Fase terminale           < 3 mesi              118        92 (78%) 26 (22%)

         2. Fase avanzata       > 3 mesi e < 6 mesi        61         28 (45%) 33 (55%)

         3. Fase cronica             > 6 mesi              35         8 (23%)   35 (77%)

                                                                                              11
Ne è risultato che nel gruppo dei terminali il 22% dei pazienti sono deceduti oltre i 3

mesi dall’inizio dell’assistenza; nel gruppo dei pazienti in fase avanzata la percentuale

dei lungosopravviventi (> 6 mesi) è stata pari al 55%; tra i pazienti cronici solo il 23%

dei pazienti è deceduto nel primo di assistenza (Grafici 5-6-7).


                                       Grafici 5-6-7

                        DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN FASE TERMINALE
              450


              360


              270



              180


               90



                0



                        DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN FASE AVANZATA
              1080


              900


              720


              540


              360


              180


                0



                         DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN FASE CRONICA
              1825


              1460


              1095


               730


               365


                    0


                                                                                        12
Nel gruppo dei pazienti in terapia causale, riaffidati successivamente alla divisione di

Ematologia per il proseguimento del programma terapeutico, la durata dell’assistenza

è stata estremamente variabile in linea con l’eterogeneità dei pazienti (Grafico 8).


                                         Grafico 8

                        DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN TERAPIA CAUSALE
              900



              720



              540


              360



              180



                  0




Numero di terapie endovenose domiciliari


                                         Tabella 4

   Tipo di infusione    1999-2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007* Totale

   Emotrasfusioni           54     144   288    390   198    235   444    168     1.921

   Idroelettrolitiche       35      68    89    137   172    155   134    140     930

   Antimicrobici            39      53    66    149   177    32     52     43     611

   Corticosteroidi          24      78    41     34    21    177    62     15     452

   Bisfosfonati             15      53    48     53    57    74     76     31     407

   Ferrochelanti            6       10    13     24    25    32     70     12     192

   Chemioterapie            16      13    7      17    3     39     20     27     142

   Varie                    5       46    43     21    60    35      9      8     227

   Totale                  194     465   595    825   713    779   867    444     4.882



                                                                                          13
Considerando l’intera casistica di 312 pazienti assistiti dal 9 luglio 1999 al 31

ottobre 2007 (*) il numero complessivo di infusioni endovenose effettuate è stato di

4.882, ripartite tra emotrasfusioni, chemioterapie, terapie idroelettrolitiche, antibiotici,

antivirali, antimicotici, corticosteroidi, bisfosfonati, ferrochelanti, albumina, nutrizioni

parenterali, immunoglobuline, fattori della coagulazione, analgesici, sedativi,

antiemetici, antiallergici, ipouricemizzanti (Tabella 4) 5.




Numero di emotrasfusioni e tipologia dei pazienti trasfusi a domicilio



           Della     nostra     casistica      di    266    pazienti      quelli     sottoposti   ad   almeno

un’emotrasfusione sono stati 136 (51%): 58 pazienti hanno ricevuto sia trasfusioni

eritrocitarie che piastriniche; 71 pazienti hanno ricevuto solo trasfusioni di emazie, 6

solo di concentrati piastrinici, 1 di emazie e plasma.

Il numero totale di trasfusioni è stato di 1810, di cui 1213 di eritrociti concentrati, 594 di

concentrati piastrinici, 3 di plasma fresco congelato.

Suddividendo i pazienti per diagnosi e per numero di trasfusioni ricevute (Grafici 9-

10) emerge che la maggior parte dei pazienti trasfusi appartiene al gruppo dei malati

terminali (54%), costituito prevalentemente dai pazienti con leucemia acuta (611

trasfusioni); a seguire ci sono i pazienti in fase avanzata (26%) e cronica (14%)

corrispondente ai pazienti con sindrome mielodisplastica (454 trasfusioni), sindromi

mieloproliferative croniche (260 trasfusioni), mieloma multiplo (254 trasfusioni) e

patologie linfoproliferative (231 trasfusioni).

Nessun paziente ha presentato reazioni trasfusionali di tipo acuto o ritardato. Va

tuttavia ricordato che nel caso delle trasfusioni di concentrati piastrinici si è proceduto

all’utilizzo di prodotti irradiati e filtrati ed alla premedicazione antiallergica con

idrocortisone ed antistaminico.


5   Cfr. Appendice, p. 43 Report attività assistenza domiciliare ematologica AIL 1999-2007*.
                                                                                                            14
Grafici 9-10

                              DIAGNOSI PAZIENTI TRASFUSI A DOMICILIO

                                     SMPC        ALTRE       LH
                                       12%        3%         3%     LLA
                                                                    3%
                                                                          LLC
                          SMD                                              9%
                           14%




                              MM                                            LMA
                              14%                                               28%




                                         LNH                 LM C
                                         13%                  1%



                                N° TRASFUSIONI PER DIAGNOSI
              700
                         611
                                                       EMAZIE       PIASTRINE         TOTALE
              600

              500                       454

              400

              300                                      260                254
                                                                                          231

              200

              100

                0
                    LMA/LLA     SM /ANEM
                                  D     IE        SMPC              MM           LNH/B-LLC




Ricoveri nei pazienti assistiti a domicilio



      Prendendo in esame il gruppo di 222 pazienti in fase terminale, avanzata e

cronica, 65 dei quali mai ricoverati (29%), il numero complessivo di ricoveri è stato di

246. Il 47% dei pazienti ha avuto un solo ricovero, il 16% ha avuto 2 ricoveri, l’8% ha

avuto 3 o più ricoveri (Grafico 11).


                                                                                                15
La principale causa di ricovero (31%) è stata la presenza di febbre o infezione

complicate o resistenti alla prima linea antibiotica (Grafico 12).


                                             Grafici 11-12

       120
                                         103
       100

        80          65

        60
                                                                   36
        40
                                                                                          18
        20

         0
              PAZIENTI CON          PAZIENTI CON 1          PAZIENTI CON 2         PAZIENTI CON ≥ 3
             NESSUN RICOVERO          RICOVERO                 RICOVERI               RICOVERI



                                                          FEBBRE/INFEZIONE (31%)
                  CAUSE DI RICOVERO
                                                          CACHESSIA/DECADIMENTO (12%)
                         17     16
             24                         11                DISTURBI CARDIA (10%)
                                                                         CI

                                             10           PROBLEMI GESTIONA (10%)
                                                                           LI

                                                  9       EMORRAGIA (7%)

       25                                                 PROGRESSIONE/RECIDIVA DI MA TTIA (7%)
                                                                                     LA
                                                  8
                                                          DISPNEA (4%)
                                                      8
                                                          TERAPIA (4%)
                                                   7
                                                  6       DISTURBI RENA (4%)
                                                                       LI
        30
                                                          DISTURBI NEUROLOGICI (3%)

                                                          TRAUMI/FRATTURE (3%)

                                                          DOLORE INTENSO (3%)
                               75
                                                          DISTURBI GASTROINTESTINALI (2%)




Occorre precisare che in circa la metà dei casi il ricorso all’ospedalizzazione è stato

giustificato anche dal desiderio dei familiari di evitare che il decesso avvenisse a

domicilio. In effetti 134 ricoveri su 246 (54%) si sono conclusi col decesso del paziente.

Tra i 54 pazienti in terapia causale sono stati documentati 30 ricoveri, quasi tutti

motivati dalla necessità di proseguire il programma terapeutico in regime di degenza
                                                                                                      16
(cicli di consolidamento nelle leucemie acute, procedure trapiantologiche, schemi di

chemioterapia in infusione continua, ecc.).




Esito dell’assistenza



      Dei 276 periodi di assistenza 54 si riferiscono a pazienti in terapia causale i quali

sono stati successivamente riaffidati alla divisione di provenienza; 3 pazienti hanno

cambiato domicilio trasferendosi fuori dai confini di competenza del servizio; 5

pazienti sono passati ad altre forme di assistenza (strutture residenziali per anziani,

case di riposo, ecc.), 214 pazienti sono deceduti.

Nel 37% dei casi il decesso ha avuto luogo a domicilio, contro il 67% di soggetti

deceduti in ospedale, senza differenze significative per tipologia di pazienti (Grafico 13

e Tabella 5).


                                         Grafico 13


                                ESITO DELL'ASSISTENZA
                           2%

            20%                                 PASSA GGIO A A
                                                            D LTRE FORME DI
                                                ASSISTENZA (5)
                                         29%
                                                DECESSO A DOMICILIO (80)     37%
       1%

                                                DECESSO IN OSPEDA (134) 63%
                                                                 LE
                                       37%
                                                TRASFERIMENTO FUORI DAI
                                   63%          CONFINI DI COMPETENZA (3)

                                                RIAFFIDAMENTO A  LLA DIVISIONE DI
                                                PROVENIENZA (54)
                   48%




                                                                                          17
Tabella 5

             Tipologia paziente Decessi in ospedale Decessi a domicilio

             1. Fase terminale             74 (65%)                44 (35%)

             2. Fase avanzata              38 (63%)                23 (37%)

             3. Fase cronica               22 (63%)                13 (37%)

             Totale                        134 (63%)               80 (37%)




Pazienti anziani con leucemia mieloide acuta



      Nella nostra casistica un gruppo significativo di pazienti è rappresentato da

soggetti anziani, di età maggiore di 60 anni, affetti da leucemia mieloide acuta in

terapia di supporto e palliativa.

Si tratta di una coorte di 38 pazienti, 23 donne e 15 uomini, con un’età media di 76 anni

(range 60-92 anni).

La durata media dell’assistenza è stata di 96 giorni, al di sopra cioè della soglia dei 3

mesi di aspettativa di vita: almeno 6 pazienti su 35 possono essere infatti considerati

lungosopravviventi con una durata di assistenza superiore a 6 mesi (Grafico 14).


                                           Grafico 14

                               DURATA ASSISTENZA PAZIENTI LMA ≥ 60 ANNI
              450


              360


              270


              180


               90


               0




                                                                                        18
Il numero medio di accessi medico-infermieristici nel periodo di assistenza è stato pari

a 28, corrispondente ad un accesso ogni 3 giorni.

Complessivamente vi sono stati 36 ricoveri equivalenti a 0,95 ricoveri per paziente.

Ben 11 pazienti non sono mai stati ricoverati; 20 pazienti hanno avuto un unico

ricovero, conclusosi in 16 casi col decesso; 7 pazienti hanno avuto 2 ricoveri; una sola

paziente è stata ricoverata 3 volte.

La causa più frequente di ricovero (52%) è stata la presenza di eventi febbrili o infettivi

complicati o resistenti all’antibioticoterapia di prima linea (Grafico 15).


                                           Grafico 15

                  CAUSE DI RICOVERO - LMA ANZIANO       FEBBRE/INFEZIONE (52%)
                                 1
                           1 1                          PROBLEMI GESTIONALI (8%)
                       1
                   1                                    STA CONFUSION
                                                           TO        ALE (8%)

              2                                         EMORRAGIA (6%)

                                                        TRAUMA (6%)
          2                                             DISIDRATAZION (6%)
                                                                     E

                                                        INSUFFICIEN RENA ACUTA 3%)
                                                                   ZA   LE
         2
                                                        CRISI COMIZIALE (3%)
                                             19
                                                        EDEMA POLMON RE (3%)
                                                                    A
                  3
                                                        VOMITO (3%)
                           3                            TERAPIA (3%)




Tutti e 38 i pazienti hanno richiesto terapia emotrasfusionale domiciliare per un totale

di 572 trasfusioni, di cui 293 eritrocitarie e 279 piastriniche, corrispondenti ad una

media di 15 unità trasfuse per paziente (8 di emazie e 7 di concentrati piastrinici).

Il luogo del decesso è stato nel 58% dei casi l’ospedale, contro il 42% dei decessi

avvenuti a casa del paziente.




                                                                                          19
Pazienti anziani con sindrome mielodisplastica trasfusione-dipendente



      In un’altra analisi della casistica sono stati presi in considerazione i pazienti

anziani affetti da sindrome mielodisplastica e sottoposti ad almeno 10 trasfusioni

domiciliari.

Questa coorte è formata da 10 pazienti (2 maschi e 8 femmine) di età compresa tra 76 e

97 anni (in media 84) con diagnosi di anemia refrattaria a basso rischio prognostico.

Tutti e 10 i pazienti hanno ricevuto trasfusioni eritrocitarie per un totale di 304 unità

trasfuse (range 10-84); 4 pazienti hanno richiesto anche trasfusioni piastriniche per un

totale di 54 sacche.

La durata media dell’assistenza è stata di 464 giorni; gli accessi sono stati mediamente

59, corrispondenti ad un accesso ogni 8 giorni (Grafico 16).


                                        Grafico 16

                       DURATA ASSISTENZA PAZIENTI CON SMD POLITRASFUSI
               1095




               730




               365




                 0




Tutti i pazienti sono stati ricoverati almeno una volta per un totale di 22 ricoveri (2,2

per paziente). I motivi di ricovero sono stati in ordine di frequenza problemi cardiaci

(32%), fratture (14%), decadimento delle condizioni generali (14%), occlusione

intestinale (9%), diatesi emorragica (9%).




                                                                                        20
5 pazienti sono deceduti in ospedale, 4 pazienti sono deceduti a domicilio, una

paziente ha cambiato regime assistenziale (ricovero presso una casa di riposo per

anziani).




Pazienti anziani con mieloma multiplo in trattamento con bisfosfonati



      Tra i 44 pazienti con mieloma multiplo seguiti a domicilio 27 hanno praticato

terapie endovenose con pamidronato o acido zoledronico quale trattamento del danno

scheletrico mielomatoso.

In particolare, selezionando la casistica, è risultato che sono stati assistiti 15 pazienti

anziani (età maggiore di 70 anni), sottoposti complessivamente a 196 infusioni di

bisfosfonati (125 di pamidronato e 71 di acido zoledronico).

In questo gruppo di pazienti, generalmente trattati per la patologia di base con blande

terapie citoriduttive, la durata media dell’assistenza è stata pari a 433 giorni, con un

numero medio di accessi medico-infermieristici di 55, equivalente ad un accesso ogni 8

giorni (Grafico 17).


                                         Grafico 17

                       DURATA ASSISTENZA PAZIENTI MM + BISFOSFONATI
              900


              720


              540


              360


              180


                0




                                                                                          21
I ricoveri sono stati 23, motivati principalmente da stati febbrili e/o settici (30%),

scompenso cardiaco (26%) e problemi gestionali (17%) .

Il decesso è avvenuto in 10 casi in ospedale (67%), in 5 casi a domicilio (33%).




                                                                                     22
DISCUSSIONE


       Nell’istituire programmi di assistenza domiciliare ematologica prevale quasi

sempre la motivazione di contenere la spesa sanitaria e di ottimizzare le risorse

ospedaliere, benché la finalità principale di tale sistema di cure consista nell’offrire a

casa del paziente emopatico la globalità di interventi medici, infermieristici,

psicologici, sociali e riabilitativi utili al miglioramento della qualità di vita durante le

varie fasi di malattia.

Sotto diversi aspetti il malato ematologico è un paziente fragile, con un percorso

diagnostico-terapeutico estremamente complesso, caratterizzato da ricoveri prolungati

e da frequenti accessi in ambulatorio e day hospital, da cui consegue un notevole

disagio fisico, emotivo e sociale che si riflette negativamente anche sui familiari.

Alcuni pazienti sono più fragili rispetto ad altri: i soggetti anziani, ad esempio, hanno

spesso uno scarso grado di autonomia e presentano rilevanti copatologie che limitano

le opzioni terapeutiche; un altro gruppo a rischio è costituito dai pazienti che

sviluppano severa pancitopenia e complicanze infettive in conseguenza di trattamenti

mieloablativi ed immunosoppressivi. Altri pazienti diventano fragili quando la

neoplasia ematologica progredisce, mostrando refrattarietà alle terapie causali ed

evolvendo con i suoi sintomi verso la fase terminale.

La casa può rappresentare il luogo ideale di cura per questa tipologia di pazienti

purché vengano soddisfatti alcuni requisiti organizzativi e vengano erogate

prestazioni commisurate ai bisogni del malato (Tabella 6).

Lo sforzo maggiore deve essere infatti profuso nel predisporre modelli assistenziali e

protocolli operativi efficaci sul piano clinico e sostenibili sul piano organizzativo, in

grado di coinvolgere le diverse figure professionali (specialista, medico di famiglia,

infermiere, psicologo) e di ottenere il consenso del paziente e la piena adesione dei

familiari, quest’ultima spesso determinante.



                                                                                         23
La decisione di seguire un paziente a domicilio dovrebbe essere presa dall’ematologo

ospedaliero in accordo con l’equipe domiciliare e dovrebbe essere preceduta da

un’attenta valutazione multidimensionale del paziente e del contesto familiare e

sociale in cui vive, al fine di identificare un parente che possa assumere il ruolo di care-

giver e di individualizzare un piano assistenziale nel rispetto delle competenze dei vari

operatori.


                                                  Tabella 6 6

Tipologia               Obiettivi                          Strategie

                        Migliorare la qualità di vita      Controllo dei sintomi negli ultimi giorni di vita.

                        residua, garantendo non solo Rivalutazione regolare dei sintomi e delle

                        palliazione dei sintomi, ma        terapie, limitando gli interventi solo se

Pazienti terminali      anche pace, dignità,               strettamente necessari. Disponibilità medico-

                        benessere emotivo e                infermieristica nelle 24 ore. Accessibilità a

                        spirituale per il paziente e       farmaci analgesici e sedativi. Supporto

                        per la sua famiglia.               psicologico, sociale e spirituale al bisogno.

                                                           Esecuzione di prelievi ematici, emotrasfusioni,

                        Provvedere a prestazioni           chemioterapie citoriduttive, fisioterapie,
Pazienti cronici
                        domiciliari di bassa intensità     trattamenti di emorragie ed infezioni. Ricorso
non
                        assistenziale allo scopo di        all’ospedale in caso di problemi clinici rilevanti,
autosufficienti
                        evitare l’accesso in ospedale.     senza necessità di copertura 24 ore su 24 da

                                                           parte dell’equipe.

                                                           Profilassi antinfettiva. Gestione delle
                        Provvedere a prestazioni
Pazienti dimessi                                           complicanze legate alla fase aplastica.
                        domiciliari di media
in anticipo dopo                                           Emotrasfusioni. Terapie di supporto previste da
                        intensità assistenziale, atte a
chemioterapia ad                                           protocollo del trattamento causale. Accesso a
                        ridurre il tempo di
alte dosi e/o                                              posti letto in urgenza in caso di complicazioni.
                        ospedalizzazione ed il
trapianto                                                  Visite medico-infermieristiche quotidiane.
                        rischio infettivo.
                                                           Disponibilità dell’equipe 24 ore su 24.


6Adattata da Niscola P et al. Home care management of patients affected by haematologic malignancies: a review.
Haematologica 2006;91:1523-1529.

                                                                                                            24
La letteratura scientifica in tema di cure ematologiche domiciliari, malgrado sia

ancora limitata e talora aneddotica, offre comunque alcuni spunti di interesse su

diversi aspetti clinici, organizzativi ed economici.

Non esistendo studi clinici randomizzati che mettano a confronto i malati ematologici

seguiti a domicilio con quelli assistiti in ospedale, gran parte delle pubblicazioni

riguarda casistiche numericamente ridotte, molto eterogenee dal punto di vista della

tipologia di paziente, delle prestazioni erogate a domicilio e dei modelli organizzativi.

Solo alcuni lavori si esprimono in termini di outcome clinico, di sopravvivenza,

mortalità e morbilità, altrimenti vengono messi in risalto gli indicatori di attività ed i

criteri organizzativi.

Relativamente al setting dei pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali

emopoietiche una meta-analisi sui dati di 585 pazienti gestiti a domicilio nella fase

aplastica post-trapianto ha evidenziato la fattibilità e la sicurezza dell’assistenza

domiciliare con tassi di mortalità e morbidità simili a quelli dei pazienti ospedalizzati 7.

In ambito pediatrico è interessante l’esperienza riportata in bambini sottoposti a

trapianto allogenico. Uno studio su 36 pazienti dimessi precocemente dall’ospedale

dopo l’allotrapianto, documenta un minor ricorso alla nutrizione parenterale, una

minore insorgenza di graft-versus-host disease acuta di grado II-IV ed una ridotta

mortalità correlata al trapianto, con una sopravvivenza globale a 4 anni

significativamente migliore rispetto al gruppo storico di controllo (63% versus 44%), a

testimonianza che anche in questo setting clinico l’assistenza domiciliare può risultare

complessivamente più vantaggiosa rispetto all’assistenza ospedaliera 8.

Secondo questo approccio l’assistenza domiciliare viene proposta nella fase post-

trapianto come soluzione alternativa alla degenza ospedaliera, con la finalità di

migliorare la qualità di vita, salvaguardare i costi ed aumentare la disponibilità di posti

7 van Tiel FH et al. Home care versus hospital care of patients with haematological malignancies and chemotherapy
induced cytopenia. Annals of Oncology 2005;16:195-205.
8 Svahn BM et al. Long-term follow-up of patients treated at home during the pancytopenic phase after allogeneic

haematopoietic stem cell transplantation. Bone Marrow Transplantation 2005;36:511-6.


                                                                                                              25
letto. Tuttavia in questo modello di ospedalizzazione domiciliare occorrono un’attenta

selezione      dei     pazienti,      un’adeguata         dotazione        dell’ambiente         domestico        ed

un’ineccepibile organizzazione medico-infermieristica allo scopo di assicurare lo

stretto monitoraggio clinico e di gestire prontamente le possibili emergenze cliniche.

Per quanto riguarda invece il gruppo di pazienti in fase avanzata o terminale è stato

dimostrato che molti ricoveri impropri potrebbero essere evitati se vi fossero

riferimenti esterni all’ospedale come ad esempio un’equipe di assistenza domiciliare

capace di farsi carico dei problemi clinici e del peso sociale dei pazienti e dei loro

familiari 9.

Il paziente ematologico in fase terminale può presentare un corteo di sintomi severi e

di complicanze gravi, e pertanto richiede un regolare monitoraggio clinico ed un

elevato fabbisogno di terapie trasfusionali e di supporto; di fronte alla evenienza di

emergenze cliniche imprevedibili come sindromi dolorose acute, dispnea progressiva e

diatesi emorragica, si rende necessaria per questi pazienti una copertura medico-

infermieristica per 24 ore al giorno, come proposto e realizzato dal gruppo AIL di

Roma 10.

Nel caso dei pazienti cronici non autosufficienti sembra adeguato un modello di cura a

minor intensità assistenziale, caratterizzato da visite specialistiche programmate e,

all’occorrenza, da terapie trasfusionali o, qualora vi sia indicazione, da chemioterapie

per os a scopo palliativo; in questo setting di pazienti, per i quali le terapie causali sono

inadoperabili o inefficaci, l’attivazione di un percorso domiciliare può costituire una

fase di transizione tra il follow-up ambulatoriale e la fase avanzata e terminale di

malattia, da trascorrere a casa, il luogo del decesso preferito dalla maggior parte dei

pazienti 11.


9 Costantini M et al. Effect of a palliative home care team on hospital admissions among patients with advanced
cancer. Palliative Medicine 2003;17:315-21.
10 Cartoni C et al. Home care for patients with hematologic malignancies. Haematologica 2002 Vol. 3 Suppl 1:84

(Abstract 254).
11 Higginson IJ, Sen-Gupta GJ. Place of care in advanced cancer: a qualitative systematic literature review of patient

preferences. Journal of Palliative Medicine 2000;3:287-300.

                                                                                                                   26
Nella realtà italiana il settore dell’assistenza e delle cure domiciliari trova

difficoltà ad essere sviluppato in maniera omogenea per via delle differenze da regione

a regione in materia di politica sanitaria e di disponibilità di budget.

Attualmente il modello organizzativo più adottato è quello dell’assistenza domiciliare

integrata (ADI), che basa il suo funzionamento sulla stretta integrazione tra medico di

medicina generale e il personale infermieristico operante nel territorio distrettuale nel

quale è domiciliato il malato assistito.

Il limite di questo sistema è rappresentato dal mancato coinvolgimento del medico

specialista. E’ infatti opinione condivisa che risultano più efficaci i programmi che

assicurano continuità delle cure e delle relazioni, flessibilità nella personalizzazione del

piano assistenziale e unità d’offerta 12.

Il valore aggiunto dei servizi di assistenza domiciliare ematologica sta proprio nel

superamento dello schema tradizionale di assistenza domiciliare attraverso la piena

integrazione tra ematologo ospedaliero, equipe ematologica domiciliare, medico di

famiglia e personale infermieristico del territorio.

Non si può non riconoscere in questa prospettiva il ruolo determinante assunto dal

cosiddetto terzo settore no-profit, in particolare da quelle associazioni di volontariato

che basano la loro attività sulla raccolta di fondi (“fund raising”) da destinare a

progetti di assistenza e ricerca.

L’AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma) è una

organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS) profondamente radicata nel

territorio nazionale grazie a numerose iniziative di raccolta fondi e campagne di

sensibilizzazione e solidarietà in favore dei pazienti affetti da emopatie maligne 13.

A Modena la missione associativa si è concretizzata essenzialmente nel sostegno

all’attività di assistenza domiciliare specialistica, che ha visto il suo riconoscimento

istituzionale nella convenzione stipulata con il Policlinico e l’USL locali 14. In virtù di

12 Giunco F. Cura e assistenza a domicilio. Il costo dei servizi. UTET, Divisione Scienze Mediche, Torino, 2005.
13 Cfr. Appendice, p. 45 Principali iniziative dell’AIL a livello nazionale.
14 Cfr. Appendice, p. 34 Convenzione per l’assistenza domiciliare a pazienti ematologici.


                                                                                                                   27
tale accordo l’AIL ha messo a disposizione un’equipe formata da professionisti (medici

ematologi, infermieri professionali, psicologi) da affiancare agli operatori del servizio

infermieristico territoriale (NODO-ADI) e al medico di medicina generale.



        Un aspetto in parte ancora inesplorato è quello relativo all’analisi dei costi per

mantenere un servizio con queste caratteristiche. La letteratura sulle cure domiciliari

sconta da questo punto di vista alcuni limiti legati alla difficoltà di accogliere e

tradurre in indicazioni oggettive la globalità degli interventi; in quest’ottica non

dovrebbero destare sorpresa le marcate differenze e il grande disequilibrio del sistema

italiano di cure domiciliari, per nulla caratterizzato da una specifica tassonomia

rispetto alla definizione di attività, servizi, prestazioni e costi 15.

Un valido tentativo di valutare l’impatto economico di un programma di assistenza

domiciliare in pazienti con neoplasie ematologiche è stato proposto in un recente

lavoro di Cartoni del gruppo di Roma 16.

I pazienti sono stati classificati in quattro gruppi in base allo stato di malattia ed

all’aspettativa di vita: (1) in fase terminale, (2) in fase avanzata, (3) in fase cronica e (4)

in trattamento causale dimessi in anticipo; i costi del servizio sono stati suddivisi

secondo quattro indicatori: (1) costi del personale, sostenuti da un’organizzazione no-

profit, (2) costi per i materiali e i farmaci, (3) costi della terapia trasfusionale e (4) costi

della diagnostica di laboratorio, questi ultimi tre sostenuti dal servizio sanitario

pubblico.

Il costo medio mensile per il gruppo dei pazienti terminali è stato di 4.232,50 €,

nettamente inferiore al DRG corrispondente, ma comunque più alto rispetto alle attuali

tariffe in vigore a livello nazionale per i programmi di cure palliative domiciliari (850-

2.000 € al mese). Anche nel caso dei pazienti in fase avanzata, cronica e in terapia


15 Scaccabarozzi G et al. Organizzazione, modelli ed aspetti economici in cure palliative domiciliari. In: Libro
Italiano di Cure Palliative, Poletto Editore, 2007, p. 448-460, 2° ed.
16 Cartoni C et al. Cost analysis of a domiciliary program of supportive and palliative care for patients with

haematologic malignancies. Haematologica 2007;92:666-673.

                                                                                                             28
causale dimessi in anticipo il costo medio mensile è risultato minore se confrontato con

i costi di ospedalizzazione secondo il sistema DRG (Tabella 7).

I fattori che hanno inciso maggiormente sul costo complessivo dell’assistenza sono

stati la fase di malattia, il fabbisogno trasfusionale e il numero di accessi medico-

infermieristici.


                                          Tabella 7

 Tipologia paziente                            Costo medio mensile DRG corrispondenti

 Dimessi in anticipo > 4 trasfusioni al mese          9.550 €           7.245 – 19.738 €

 Fase terminale > 4 trasfusioni al mese               6.702 €           7.245 – 19.738 €

 Fase avanzata > 4 trasfusioni al mese                5.658 €               5.390 – 7.245 €

 Fase terminale                                       4.233 €           7.245 – 19.738 €

 Dimessi in anticipo                                  3.987 €           7.245 – 19.738 €

 Fase avanzata                                        2.304 €               5.390 – 7.245 €

 Fase cronica                                         1.488 €               3.511 – 3.598 €



Il limite più evidente di questo genere di analisi economica è dato dal dover rapportare

i costi dell’assistenza domiciliare ad un sistema di rimborso rigido come quello dei

DRG (“diagnosis related groups”), fondato sul consumo di risorse durante un ricovero

in fase acuta, e dal non includere i costi sostenuti dal paziente, dal care-giver e dalla

famiglia.

La soluzione ottimale consisterà nel tariffare i percorsi di cure domiciliari sulla base

della natura del bisogno, della complessità dell’intervento, dell’intensità assistenziale,

delle giornate effettive di assistenza, della durata del periodo di cura.



       L’ampia casistica di pazienti ematologici assistiti a domicilio riportata in questa

tesi offre molteplici elementi di discussione intorno alla sostenibilità dei modelli

organizzativi, alla definizione dei criteri di eleggibilità al servizio e dei livelli di


                                                                                              29
intensità assistenziale, alla realizzabilità di procedure complesse come terapie

trasfusionali e chemioterapie, alla relazione tra durata dell’assistenza ed aspettativa di

vita, alle implicazioni sul numero dei ricoveri e sul luogo del decesso.

L’integrazione esistente tra medici della Divisione di Ematologia, equipe domiciliare

AIL, servizio infermieristico territoriale e medico di famiglia sembra incarnare il

modello perfetto di continuità assistenziale e terapeutica tra ospedale e territorio, con il

coinvolgimento concreto e determinante da parte del terzo settore no-profit.

Una peculiarità del modello modenese è data dalla presenza di un’equipe ematologica

domiciliare completamente dedicata, a differenza di quanto avviene in molte realtà

italiane dove soprattutto lo specialista in ematologia opera all’interno dell’ospedale ed

esercita l’attività domiciliare in regime libero-professionale extra-moenia.

Relativamente alla tipologia di pazienti attivabili per un percorso domiciliare

l’esperienza modenese ricalca quanto descritto in letteratura, con una prevalenza di

malati in fase terminale, in genere di età avanzata, in condizione di fragilità, con un

grado di autonomia limitato e con bisogni assistenziali di intensità medio-alta. Sono in

numero significativo anche i pazienti che in corso di trattamento causale sono stati

seguiti a casa per brevi periodi sottoponendosi a controlli ematochimici e a terapie di

supporto al fine di evitare ricoveri prolungati e frequenti accessi ambulatoriali, per poi

essere riaffidati al day hospital, una volta terminato il programma terapeutico 17.

L’assistenza domiciliare trasfusionale è un altro degli elementi distintivi dell’attività

svolta a Modena, con quasi 2.000 unità di sangue e piastrine trasfuse nell’arco di oltre

otto anni 18. Benché non esistano precise linee-guida operative in materia di trasfusioni

domiciliari l’esperienza maturata sul campo permette di considerare questa procedura

del tutto idonea all’ambiente domiciliare, estremamente vantaggiosa sul piano del

risparmio delle risorse ospedaliere, senza rischi aggiuntivi rispetto a quelli già noti 19.


17 Cfr. Pazienti e metodi, p. 7-8 Grafici 1-2, Tabella 1 e Grafico 3.
18 Cfr. Risultati, p. 15 Grafici 9-10.
19 Benson K. Home is where the heart is: do blood transfusions belong there too? Transfusion Medicine Reviews

2006;20:218-229.

                                                                                                          30
Analogo è il giudizio che si può esprimere sull’utilità di effettuare a domicilio cicli di

chemioterapia endovenosa. Anche se i numeri sono modesti la sensazione è che si tratti

di una pratica sicura da riservare in futuro ad una coorte più ampia di pazienti

soprattutto nel caso di farmaci con un tempo di infusione breve.

Un dato interessante che emerge dall’analisi statistica è quello pertinente alla durata

dell’assistenza in rapporto all’aspettativa di vita: ad esempio nel setting di pazienti

anziani con leucemia mieloide acuta si ha la percezione, purtroppo non documentabile

sulla base dei criteri della medicina basata sull’evidenza, che l’assistenza domiciliare

sia in grado di aumentare la durata di vita 20.

Lo stesso discorso è valido per l’impatto dell’assistenza domiciliare sul numero di

ricoveri ospedalieri 21: il ricorso inappropriato all’ospedalizzazione viene scongiurato

quando attraverso una serie di colloqui tra i componenti dell’equipe domiciliare

(ematologo, infermiere, psicologo) e i familiari del paziente si riesce ad instaurare un

rapporto di fiducia e di condivisione delle scelte terapeutiche e gestionali 22.

Il coinvolgimento dei familiari nel gruppo di lavoro favorirebbe inoltre la preferenza

della casa come luogo del decesso piuttosto che il letto d’ospedale. Sebbene nella

nostra casistica in circa due terzi dei casi il decesso sia avvenuto in ospedale 23, negli

ultimi anni si è osservata un’inversione di tendenza con una maggiore predisposizione

del malato e dei familiari a restare a casa durante gli ultimi giorni di vita, non tanto per

un cambiamento culturale quanto piuttosto per la capacità acquisita da parte degli

operatori di saper rispondere in modo appropriato ai bisogni del paziente e della sua

famiglia.




20 Cfr. Risultati, p. 18 Grafico 14.
21 Cfr. Risultati, p. 16 Grafici 11-12.
22 Favale E et al. Comunicazione delle modalità di intervento nel paziente terminale ematologico in assistenza

domiciliare. Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Modena. Anno 122 – N° 1-3 Gennaio-Giugno 2007,
Abstract 77 p. 87.
23 Cfr. Risultati, p. 17-18 Grafico 13 e Tabella 5.


                                                                                                           31
CONCLUSIONI


      L’esperienza maturata dal 1999 ad oggi pone il servizio di assistenza domiciliare

ematologica AIL di Modena come un modello organizzativo efficiente, efficace e

conveniente.

L’efficienza sta nella capacità di farsi carico di un numero consistente di pazienti

ematologici in condizione di fragilità, in perfetta intesa con la divisione di Ematologia,

con il servizio infermieristico territoriale e con il medico di medicina generale, sulla

base di percorsi assistenziali mirati e concreti. L’esistenza di un’equipe domiciliare

dedicata a tempo pieno è un’ulteriore garanzia di professionalità e multidisciplinarietà.

L’efficacia sta nel riuscire ad erogare a domicilio le stesse prestazioni specialistiche che

verrebbero somministrate in ospedale, preservando, se non addirittura migliorando, la

qualità di vita del paziente ed alleggerendo le difficoltà e i disagi della famiglia.

Secondo questa prospettiva l’assistenza domiciliare ematologica non va considerata

come un surrogato o un’alternativa all’assistenza in reparto o in day hospital, bensì

come un’opzione complementare.

La convenienza sta nella certezza di ottimizzare gli spazi e le risorse ospedaliere, nella

misura in cui spostare il luogo di cura lontano dall’ospedale, a casa del malato,

significa ridurre i tempi ed il numero dei ricoveri, evitare frequenti accessi

ambulatoriali, snellire le liste d’attesa, minimizzare i rischi infettivi, favorire i decessi a

domicilio, realizzando in ultima analisi un netto risparmio sulla spesa sanitaria. Grazie

al contributo finora determinante dell’AIL ne guadagna non solo il servizio sanitario

nazionale, ma anche l’intera collettività.

L’intento immediato è quello di dimostrare con metodologia “evidence-based” che

l’efficienza, l’efficacia e la convenienza di questo modello assistenziale sono reali in

modo che il servizio pubblico che eroga le risorse sanitarie possa accorgersi quanto

prima dei vantaggi nell’investire sui programmi di assistenza domiciliare ematologica.



                                                                                            32
A Modena si guarda avanti, alla prospettiva di estendere l’attività domiciliare a

tutto il territorio provinciale nell’ambito di una rete ematologica che coinvolga la

divisione di Ematologia del Policlinico assieme ai servizi di Ematologia operanti negli

ospedali di Carpi, Mirandola, Pavullo nel Frignano, Sassuolo, Vignola 5.

Per realizzare questo progetto è auspicabile trovare consenso presso le istituzioni locali

e la comunità, rivedere l’attuale convenzione tra AIL, Policlinico e USL, stabilire dei

protocolli operativi per l’assistenza trasfusionale domiciliare, istituire dei percorsi

organizzativi condivisi con i servizi infermieristici distrettuali e con i medici di

medicina generale.



          La lotta contro le malattie ematologiche richiede considerevoli sforzi e sacrifici

da parte dei pazienti e da parte dei medici; l’attività dell’equipe domiciliare

ematologica AIL di Modena va nella direzione giusta, coniugando il proposito di una

migliore qualità di vita per il malato con una maggiore offerta dell’assistenza e delle

cure ematologiche.




5   Cfr. Appendice, p. 46 Progetto di assistenza domiciliare ematologica in Provincia.

                                                                                         33
APPENDICE


CONVENZIONE PER L’ASSISTENZA DOMICILIARE A PAZIENTI EMATOLOGICI



E’ stata evidenziata da parte delle direzioni dell’Azienda Ospedaliera “Policlinico” di

Modena e dell’azienda U.S.L. di Modena la necessità di avviare un servizio di

assistenza domiciliare rivolto ai pazienti affetti da malattie ematologiche neoplastiche

con il contributo dell’A.I.L. Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e

Mieloma, in quanto tale tipologia di pazienti, nella fase post-diagnostica spesso

successiva a più cicli di cure, prosegue, talora a domicilio e talora in D.H., la terapia

prescritta dal medico della Divisione e necessita di costanti e periodici accertamenti

che vengono eseguiti in Ospedale in regime di Day Hospital; il medico specialista di

Reparto o di Day Hospital deve essere costantemente informato degli eventi (anche di

fatti infettivi banali) potenzialmente importanti per intervenire con la massima

tempestività su ogni minima variazione sull’andamento della malattia per il quale il

paziente è seguito.

Il Medico di Medicina Generale, d’altra parte, ha bisogno di costante informazione sui

trattamenti specialistici in corso per poter affrontare in modo adeguato i problemi di

sua competenza sia del paziente che della famiglia.

Il paziente stesso, dal punto di vista psicologico è portato a rivolgersi all’equipe che lo

segue sin dal momento della diagnosi, spesso per periodi prolungati, e rifugge con

decisione da eventuali interventi esterni sulla gestione della malattia.

L’integrazione tra gli interventi dello specialista, del Medico di Medicina Generale e

dell’infermiere domiciliare , nel rispetto dei relativi ruoli professionali, è comunemente

condiviso può fornire risposte adeguate e soddisfacenti per il paziente.

Ogni tipo di intervento infermieristico o medico per tali patologie comporta

attualmente che il paziente debba recarsi nei locali del D.H., con notevole disagio,

anche nei casi in cui non sarebbe a stretto rigore necessario.

                                                                                        34
PREMESSO:



-   che l’assistenza a domicilio di pazienti affetti da leucemie e/o malattie ematologiche

    in fase critica si colloca, con obbiettivi di miglioramento anche organizzativo e di

    qualità di vita, in un percorso assistenziale che viene a caratterizzarsi per continuità

    diagnostico-terapeutica, in un contesto di comprovata esperienza e competenza

    specialistica;

-   che appare quindi opportuno stipulare un’apposita convenzione tra l’Azienda

    Ospedaliera “Policlinico” di Modena, l’Azienda Unità Sanitaria Locale Di Modena e

    l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e i Mieloma sezione di

    Modena, al fine di erogare l’assistenza specialistica domiciliare a pazienti

    ematologici immunodepressi o non autosufficienti che necessitano di trattamenti

    finalizzati alla prosecuzione del programma terapeutico impostato dalla Divisione

    di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera;

-   che la Divisione di Ematologia sopra citata si assume la responsabilità di attuare

    tutte le prestazioni specialistiche ematologiche da eseguire al domicilio del

    paziente, coordinando l’attività del proprio personale medico infermieristico:

    -   con l’attività di un medico ed un infermiere messo a disposizione e incaricato

        dall’A.I.L.;

    -   con l’attività del servizio infermieristico domiciliare operante presso l’Azienda

        U.S.L. e afferente all’organizzazione         del S.A.D.I. (Servizio Assistenza

        Domiciliare Infermieristico) con il quale l’infermiere incaricato verrà totalmente

        integrato anche agli effetti dell’eventuale sostituzione;

    -   con il medico curante di medicina generale dei pazienti, seguendo indicazioni e

        modalità enunciate nel testo della convenzione approvata con il presente atto;

-   che l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e Mieloma, ha chiesto,

    nella persona del presidente e legale rappresentante, l’iscrizione nel Registro

    Regionale di Modena ai sensi dell’art. 2 della LR n. 26/93 in data 04/05/1998 e che in


                                                                                         35
seguito a sospensione dei termini per necessità istruttorie, l’iscrizione risulta

    avvenuta in data 10/8/1998;

-   che l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e Mieloma sezione di

    Modena, si avvale di un supporto a livello Nazionale come da D.P.R. del 19/09/1975

    n. 481 pubblicato sulla G.U. n. 267 del 08/10/1975 e registrato c/o Tribunale di Roma

    al n. 263/75;



                                          FRA



L’AZIENDA UNITA’          SANITARIA LOCALE DI MODENA (C.F. e Partita IVA

02241850367), denominata in seguito A.U.S.L., con sede legale in Modena, con sede

legale in Modena, via San Giovanni del Cantone N° 23, nella persona del Direttore

Generale Dott. Roberto Rubbiani, nato a Pavullo nel Frignano (MO), il 16/04/1945,

domiciliato per la carica in Modena, via San Giovanni del Cantone, N° 23



                                            E



L’AZIENDA OSPEDALIERA DI MODENA con sede legale in Modena via del Pozzo

N° 71, (C.F. e partita IVA 02241740360), che in seguito sarà chiamata Azienda

Policlinico, rappresentata dal Direttore Generale Dott. Augusto Cavina, nato a Imola

(BO) il 24/02/1946, domiciliato per carica in Modena via del Pozzo, N° 71



                                            E



L’A.I.L. Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e Mieloma sezione di

Modena con sede legale in via del pozzo, N° 71 presso al divisione di Ematologia (C.F.

e Partita IVA 94028960360 rappresentata dal Presidente Prof. Umberto Torelli nato a

Udine il 18/08/1931 (Associazione riconosciuta con D.P.R. del 19/09/1975 n. 481


                                                                                      36
pubblicato sulla G.U. N° 267 dell’08/10/1975), domiciliato per la carica in Modena

presso la divisione di Ematologia



                    SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE:



Articolo 1 – Finalità: le Aziende sanitarie modenesi e l’A.I.L. intendono con il presente

accordo erogare assistenza domiciliare a pazienti ematologici immunodepressi o non

autosufficienti che necessitano di trattamenti specialistici non palliativi finalizzati alla

prosecuzione del programma terapeutico elaborato dalla Divisione di Ematologia

dell’Azienda policlinico di Modena.



Articolo 2 – Risorse disponibili: la Divisione di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera

Policlinico di Modena, assume la responsabilità di attuare tutte le prestazioni

specialistiche da eseguire a domicilio dei pazienti, coordinando l’attività del proprio

personale medico ed infermieristico:

-   con l’attività di un medico e di un infermiere messi a disposizione e incaricati

    dall’A.I.L.;

-   con l’attività del servizio infermieristico domiciliare operante presso l’Azienda

    U.S.L. e afferente all’organizzazione del S.A.D.I. con il quale l’infermiere incaricato

    dell’A.I.L. verrà totalmente integrato anche agli effetti dell’eventuale sostituzione;

-   con il medico curante di medicina generale dei pazienti.

Nel caso di assenze o impedimenti del medico specialista individuato dall’A.I.L. le

prestazioni specialistiche domiciliari verranno garantite dagli specialisti della divisione

di ematologia con riferimento alle norme regolamentari ed organizzative interne oltre

che vigente C.C.N.L.

I farmaci ad alto costo ed i chemioterapici saranno erogati dalla divisione di

Ematologia secondo quanto previsto dal D.P.R. 20/10/1992 art. 6, comma 1.




                                                                                             37
I farmaci per la chemioterapia dovranno essere preparati in ambiente ospedaliero e

trasportati al domicilio del paziente.

L’Azienda U.S.L. erogherà il restante materiale sanitario, gli ausili, i presidi necessari

secondo le modalità già poste in essere nell’ambito del N.O.D.O.

L’Azienda U.S.L. rimborserà all’Azienda Ospedaliera, nell’ambito degli accordi

preesistenti di ospedalizzazione domiciliare il costo di presidi e/o farmaci

somministrati o consegnati.

Il personale medico ed infermieristico incaricato dall’A.I.L. viene dotato a cura

dell’A.I.L. stessa dell’automezzo necessario ad assicurare gli spostamenti al domicilio

del paziente.

L’A.I.L. provvede alla stipula di idonea polizza assicurativa a favore del medico e

dell’infermiere incaricato, per infortuni e danni a cose e/o a persone che potrebbero

derivare dall’espletamento delle prestazioni specialistiche ed infermieristiche di cui

alla presente convenzione.

Articolo 3 – Criteri per l’ammissione dei pazienti: potranno essere ammessi

all’assistenza domiciliare i pazienti che all’atto della dimissione dalla divisione di

Ematologia hanno necessità di proseguire il programma terapeutico non di tipo

palliativo purché:

-   immunodepressi con < 1.000 neutrofili/mcl.

-   oppure      non   autosufficienti    in   quanto   non     deambulanti     o    carenti   di

    accompagnamento ove necessario;

-   inseriti in un nucleo familiare in cui uno dei familiari possa assumere un ruolo

    leader nell’assistenza complessiva al paziente;

-   residenti in abitazione igienicamente idonea alla prosecuzione del programma

    terapeutico.

Allo scopo di conseguire le suddette valutazioni complessive, la Divisione di

Ematologia      avvisa   della   dimissibilità   di    un    paziente   l’ufficio   accoglienza

dell’assistenza domiciliare operante presso l’Azienda U.S.L. e fornisce al medico


                                                                                              38
curante le necessarie informazioni circa il programma terapeutico domiciliare,

concordando con lo stesso e con l’infermiere che seguirà il caso, le complessive

modalità assistenziali rese a domicilio.

L’unità operativa di Ematologia è responsabile degli specifici atti assistenziali eseguiti

durante l’assistenza domiciliare del paziente, secondo protocolli definiti. Fatto salvo

tale fattispecie, la generale responsabilità terapeutica del paziente dimesso, resta

riferita la Medico curante di Medicina Generale.

Articolo 4 – Tipologia di assistenza domiciliare – Procedure e percorsi.

Le prestazioni mediche previste nell’ambito della tipologia assistenziale delineata del

presente    accordo       possono   comprendere    l’effettuazione    di   emoterapie      con

emocomponenti e di emoderivati, chemioterapie, terapie di supporto con relative

procedure di sorveglianza e monitoraggio.

Le prestazioni infermieristiche sono analoghe a quanto già previsto per il N.O.D.O.

Il programma terapeutico può prevedere diversi livelli di intensità assistenziale.

L’intensità assistenziale viene decisa dall’equipe all’atto della formulazione del

programma assistenziale, e può variare per decisioni della stessa equipe in relazione

alle variazioni delle condizioni cliniche.

Il Referente organizzativo è individuato nel Responsabile Organizzativo individuato

dall’A.U.S.L. nell’ambito delle proprie attività distrettuali di assistenza domiciliare.

L’assistenza domiciliare ai pazienti ematologici come sopra indicati, potrà essere

erogata secondo le procedure e i percorsi di assistenza di seguito delineati:

-   la divisione di Ematologia comunica la dimissibilità di un paziente all’Ufficio

    Accoglienza del Distretto di residenza del paziente. Nella fase di avvio, l’assistenza

    viene limitata all’ambito territoriale del Distretto di Modena;

-   l’Ufficio Accoglienza organizza un incontro tra il medico specialista, il Medico di

    Medicina Generale, l’infermiere domiciliare. Tale incontro potrà avvenire o presso

    la divisione di Ematologia prima della dimissione, oppure in occasione della prima

    visita a domicilio;


                                                                                            39
-   nell’incontro previsto al punto precedente i componenti dell’equipe formulano il

    programma di assistenza personalizzato in base alle necessità del paziente, tenendo

    conto dei rispettivi ruoli, competenze e disponibilità e i carichi assistenziali di

    ognuno, e ne fanno partecipi il paziente stesso e la famiglia;

-   i   componenti    dell’equipe    concordano     incontri   periodici     per   verifica    e

    riformulazione del programma;

-   verrà adottata a cura della Direzione di Ematologia e di concerto con il

    Responsabile Organizzativo domiciliare dell’A.U.S.L. una idonea cartella in cui

    vengono riportati tutti gli atti diagnostici, terapeutici ed assistenziali eseguiti

    durante l’assistenza domiciliare;

-   tutti i componenti dell’equipe utilizzano al stessa cartella, che deve essere tenuta a

    domicilio del paziente, deve registrare tutti gli atti medici ed infermieristici attuati e

    deve fungere da strumento di comunicazione tra gli operatori;

-   la rispondenza dei pazienti ai criteri di ammissione al presente accordo e la

    formulazione del programma di assistenza citato nei punti precedenti comporta da

    parte del Distretto l’attivazione a seconda dei bisogni assistenziali.

Articolo 5 – Rinvio: per quanto non specificatamente disciplinato nel presente accordo

si fa espresso rinvio alle modalità organizzative e di gestione amministrativa,

contabilità, informativa, vigenti presso l’azienda U.S.L. nell’ambito delle cure

domiciliari.

Agli effetti della verifica sperimentale del presente accordo verrà effettuata a cura delle

Aziende Sanitarie interessate una specifica rilevazione dei costi di attività anche agli

effetti di ribaltamenti di competenza.

Articolo 6 – Durata: le parti concordano che il presente accordo decorre dal 01/01/1999

sino a tutto il 31/12/2000.

Previo verifica semestrale ciascuna delle parti può recedere anticipatamente rispetto

alle scadenze concordate, dandone avviso tre mesi prima con raccomandata AR.




                                                                                              40
Articolo 7 - Bollo e registrazione: la presente convenzione è soggetta all’imposta di

bollo, ai sensi dell’art 2 parte 1° del D.P.R. 642/72, come modificato dal D.P.R. 955/82 e

dell’art. 8 della L. 266/91, e soggetta a registrazione solo in caso d’uso, ai sensi dell’art.

10, della parte 2° della Tariffa allegata al D.P.R. 131/86.

Le spese di registrazione saranno a carico della parte che ha interesse a richiederla.

Articolo 8 – Copertura assicurativa: l’A.I.L. garantisce la copertura assicurativa dei

suoi volontari contro gli infortuni e per responsabilità civile verso terzi.

Articolo 9 – Foro competente: per ogni eventuale controversia si individua il Foro

competente del Tribunale di Modena.



Letto, approvato e sottoscritto.



Modena lì 15/12/1998




                                                                                           41
TIPOLOGIA PAZIENTI E CRITERI DI ELEGGIBILITA’ ASSISTENZA NODO-AIL



Tipologia pazienti

1. Pazienti ematologici visti occasionalmente in regime di consulenza su richiesta del

   medico di famiglia.

2. Pazienti con emopatie croniche stabili seguiti in follow-up con controlli periodici

   programmati.

3. Pazienti con emopatie croniche o in fase avanzata in trattamento con terapie

   citoriduttive/antineoplastiche orali, con bisfosfonati e.v.

4. Pazienti   con        emopatie   in   fase   avanzata   o    acuta   che   necessitano   di

   chemioterapie/antineoplastici e.v., emotrasfusioni, antibiotici e.v., antivirali e.v.,

   antifungini e.v., ecc.

5. Pazienti con emopatie in fase terminale che necessitano di cure ematologiche di

   “fine vita”.



Criteri di eleggibilità

o Pazienti > 18 anni con diagnosi accertata di emopatia maligna.

o Residenza        nei    comuni    di   Modena,   Bastiglia,   Bomporto,     Campogalliano,

   Castelfranco      Emilia,   Castelnuovo      Rangone,   Formigine,    Montale    Rangone,

   Nonantola, San Cesario sul Panaro, Soliera, Spilamberto (entro 15 km dal

   Policlinico).

o Medico di famiglia in qualità di responsabile terapeutico.

o Contesto abitativo e familiare idoneo.

o Paziente non autosufficiente e/o fortemente immunodepresso:

   o performance status scarso (ECOG score 3-4, indice di Karnofsky < 50%);

   o paziente non deambulante e privo di accompagnatore;

   o elevato rischio infettivo.




                                                                                            42
REPORT ATTIVITA’ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA AIL 1999-2007*



                                    N° PAZIENTI ASSISTITI (1999-2007*)
                60
                          N° ATTIVAZIONI

                50        MEDIA PAZIENTI


                40

                30

                20

                10

                0
                     1999-     2001     2002   2003    2004     2005      2006    2007*
                     2000



                      N° ACCESSI MEDICO-INFERMIERISTICI (1999-2007*)
         3000

         2500

         2000

         1500

         1000

          500

            0
                 1999-       2001       2002    2003     2004          2005      2006     2007*
                 2000


                         N° TOTALE TERAPIE ENDOVENOSE (1999-2007*)
         900
         800
         700
         600
         500
         400
         300
         200
         100
           0
                1999-        2001      2002     2003     2004          2005      2006     2007*
                 2000




                                                                                                  43
N° TRASFUSIONI DOMICILIARI (1999-2007*)
                500
                450
                400
                350
                300
                250
                200
                150
                100
                 50
                  0
                        1999-      2001    2002    2003     2004   2005   2006   2007*
                        2000



                                  N° CHEMIOTERAPIE DOMICILIARI (1999-2007*)
                45
                40
                35
                30
                25
                20
                15
                10
                 5
                 0
                      1999-2000    2001   2002    2003      2004   2005   2006   2007*
                                                                                         *




* Relativo ai primi dieci mesi del 2007 (gennaio-ottobre)


                                                                                             44
PRINCIPALI INIZIATIVE DELL’AIL A LIVELLO NAZIONALE




                                                     45
PROGETTO DI ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA IN PROVINCIA




                                                              46
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  • 1. UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA DIPARTIMENTO INTEGRATO DI ONCOLOGIA ED EMATOLOGIA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN EMATOLOGIA L’ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA AIL DI MODENA: ANALISI DELL’ATTIVITA’ NEL PERIODO 1999-2007. ASPETTI CLINICI ED ORGANIZZATIVI. Relatore: Prof. Giuseppe Torelli Tesi di specializzazione di: Pierluigi Alfieri Correlatori: Dott.ssa Giovanna Leonardi Dott. Vincenzo Favale ANNO ACCADEMICO 2006/2007
  • 2. L’ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA AIL DI MODENA: ANALISI DELL’ATTIVITA’ NEL PERIODO 1999-2007. ASPETTI CLINICI ED ORGANIZZATIVI. Relatore: Prof. Giuseppe Torelli Tesi di specializzazione di: Pierluigi Alfieri Correlatore: Dott.ssa Giovanna Leonardi Dott. Vincenzo Favale Area didattica: MV1-11493 Cure palliative nelle neoplasie ematologiche ANNO ACCADEMICO 2006/2007
  • 3. INDICE INTRODUZIONE pag. 1 PAZIENTI E METODI pag. 4 RISULTATI pag. 11 DISCUSSIONE pag. 23 CONCLUSIONI pag. 32 APPENDICE pag. 34 BIBLIOGRAFIA pag. 47
  • 4. INTRODUZIONE L’assistenza domiciliare specialistica è considerata vantaggiosa in diversi contesti clinici, sia in termini di efficacia delle cure che di contenimento della spesa sanitaria. Sebbene le cure domiciliari in oncologia siano ormai una pratica consolidata, specialmente nei pazienti terminali, è solo da pochi anni che in ambito ematologico si comincia a ricorrere a forme di assistenza ed ospedalizzazione domiciliare. Se da una parte l’incidenza delle malattie ematologiche è in costante aumento, in linea con l’invecchiamento della popolazione generale e con una maggiore accuratezza diagnostica, dall’altra vi è una continua pressione dei servizi sanitari pubblici a razionalizzare l’assetto dell’organizzazione ospedaliera, riducendo i costi e, di conseguenza, anche i posti letto. In risposta alla necessità di ottimizzare le risorse ospedaliere e di migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da emopatie maligne recentemente sono stati sviluppati modelli di assistenza domiciliare ematologica rivolti non solo a pazienti terminali, ma anche a malati cronici non autosufficienti e a categorie di pazienti ad alto rischio come ad esempio i trapiantati di midollo o i leucemici acuti in terapia di induzione. Una delle peculiarità del malato ematologico è in effetti la difficoltà a definire lo stato di terminalità, che si traduce nella tendenza a ritardare la transizione dall’approccio curativo a quello palliativo fino a stadi molto avanzati di malattia. Molti pazienti affetti da patologie non curabili, ma con un’aspettativa di vita superiore ai tre mesi, così come i pazienti in corso di terapia causale potenzialmente curativa, possono trarre beneficio da programmi di assistenza domiciliare specialistica basati su un approccio simile a quello palliativo in grado di dare risposta ai numerosi bisogni clinici, psicologici e sociali. 1
  • 5. Nel gruppo di pazienti terminali la finalità dell’assistenza domiciliare è puramente palliativa, volta a tenere il malato in un luogo di cura più adatto alle ultime settimane di vita, controllando sintomi e problemi che generalmente precedono il decesso. Nel setting di malati cronici non autosufficienti il proposito è quello di evitare frequenti e inopportuni accessi in ambulatorio e day hospital per controlli bioumorali e terapie di supporto di bassa intensità assistenziale, facilmente effettuabili a domicilio. Nel caso di pazienti in terapia causale attiva e dimessi in anticipo (“discharged early”) l’obiettivo di un programma di ospedalizzazione domiciliare è invece quello di ridurre i tempo di ricovero e minimizzare i rischi infettivi, garantendo quotidianamente e 24 ore al giorno copertura specialistica 1. Il trasferimento sul territorio-domicilio di cure intense e specifiche come quelle ematologiche, tradizionalmente inscindibili dalla realtà ospedaliera, richiede flessibilità organizzativa e nuovi strumenti gestionali in grado di assicurare appropriatezza ed efficacia degli interventi, sostenibilità dei modelli, gradimento da parte degli utenti, competenza professionale. In questo contesto si colloca l’esperienza modenese del servizio di assistenza domiciliare ematologica, frutto di una convenzione stipulata nel 1998 tra l’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL) di Modena, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Azienda Sanitaria Locale 2. Sia a livello nazionale che locale l’AIL è impegnata a sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro le malattie ematologiche, a promuovere la ricerca clinica e, naturalmente, a migliorare la qualità di vita dei malati e dei loro familiari. Il sostegno all’assistenza domiciliare ematologica è parte integrante di questa missione, che a Modena ha trovato terreno fertile nella generosità dei volontari e dei donatori, 1 Niscola P et al. Home care management of patients affected by haematologic malignancies: a review. Haematologica 2006;91:1523-1529. 2 Cfr. Appendice, p. 34 Convenzione per l’assistenza domiciliare a pazienti ematologici. 2
  • 6. nella sensibilità delle istituzioni, nello sforzo quotidiano dei medici e del personale della Divisione di Ematologia. Nel lavoro qui presentato abbiamo analizzato un’ampia casistica di pazienti ematologici assistiti a domicilio nel corso degli ultimi otto anni a Modena e provincia: ne emergono dati molto interessanti relativamente ai modelli organizzativi, ai risultati clinici ed alle possibili applicazioni future. 3
  • 7. PAZIENTI E METODI Nel periodo compreso tra il 9 luglio 1999 e il 30 settembre 2007 il servizio di assistenza domiciliare ematologica AIL di Modena ha seguito 312 pazienti residenti nei comuni di Modena (301), Castelfranco Emilia (3), Formigine (3), Soliera (2), Bomporto (1), Montale Rangone (1), Nonantola (1). I criteri di eleggibilità per l’attivazione del servizio di assistenza domiciliare ematologica AIL sono i seguenti: - diagnosi di neoplasia ematologica; - condizione di immunodepressione oppure di non-autosufficienza (pazienti non deambulanti o carenti di accompagnamento ove necessario); - presenza di nucleo familiare in cui uno dei familiari possa assumere un ruolo leader nell’assistenza complessiva al paziente (“care-giver”); - residenza in una abitazione igienicamente idonea alla prosecuzione del programma terapeutico. L’indicazione all’attivazione del servizio viene posta dal medico della Divisione di Ematologia (reparto, day hospital, ambulatorio) oppure dal medico di famiglia; la segnalazione arriva al punto di accoglienza del servizio infermieristico territoriale (NODO-ADI) che fissa un incontro di attivazione, che si tiene in ospedale nel caso di pazienti ricoverati (dimissione protetta) o a casa del malato nel caso di pazienti ambulatoriali o day hospital. Durante questo incontro, che avviene alla presenza del medico di famiglia, dell’infermiera coordinatrice del NODO e dell’ematologo AIL, viene formulato il programma di assistenza personalizzato, rendendo partecipi il familiare di riferimento (care-giver) ed il paziente stesso. L’equipe dell’assistenza domiciliare ematologica AIL è composta da uno specialista ematologo, da un’infermiera professionale e, all’occorrenza, da uno psicologo. 4
  • 8. Secondo questo sistema di cure domiciliari gli operatori del servizio sono, oltre ai componenti dell’equipe ematologica, il medico di medicina generale, che è il responsabile terapeutico, il personale infermieristico del NODO ed il medico di guardia del servizio notturno, prefestivo e festivo di continuità assistenziale oncologica. Il periodo di assistenza ha inizio con il primo accesso a domicilio da parte del personale medico-infermieristico e si conclude con il decesso del paziente oppure con il riaffidamento del paziente alla Divisione di Ematologia. Tutti gli atti diagnostici, terapeutici ed assistenziali eseguiti durante il periodo di assistenza vengono registrati sulla cartella clinica domiciliare, che funge anche da strumento di comunicazione e correlazione tra gli operatori. Il piano giornaliero di lavoro, del tutto sovrapponibile a quello di un reparto o di un day hospital ematologico, prevede nella prima parte del mattino (ore 7.30-8.30) il giro dell’infermiera che effettua i prelievi ematici, le terapie endovenose programmate (idratazioni, antibiotici, antivirali, antifungini, ferrochelanti) ed altre manovre infermieristiche (manutenzione cateteri venosi centrali, sostituzione cateteri vescicali, medicazioni complesse, elettrocardiogrammi, ecc.). Successivamente, dalle ore 9.00 in poi, ci sono le visite specialistiche ematologiche, che possono comprendere terapie endovenose complesse (trasfusioni, chemioterapie, bisfosfonati) e manovre invasive diagnostiche (mieloaspirati, biopsie osteomidollari). In tarda mattinata il medico, una volta rientrato nella sede operativa dislocata presso la Divisione di Ematologia, verifica gli esiti degli esami bioumorali eseguiti al mattino e pianifica l’attività per il giorno successivo. Nel pomeriggio vengono effettuate le consulenze e le visite di controllo a pazienti cronici e stabili. Il personale dell’equipe rimane tuttavia reperibile nel corso della giornata per gestire eventuali situazioni di emergenza. 5
  • 9. Gli esami radiologici e strumentali così come le consulenze specialistiche vengono effettuati presso il Policlinico, con un percorso simile a quello dei pazienti in regime di day hospital. In presenza di sintomi non controllati o in caso di difficile gestione da parte dei familiari viene proposto il ricovero in un reparto degenze del Centro Oncologico Modenese (prioritariamente nel reparto Hospice ospedaliero/Terapie palliative). L’indicazione alla terapia trasfusionale viene posta sulla base di criteri clinici largamente condivisi: o trasfusione di emazie concentrate in presenza di valori emoglobinici inferiori ad 8 g/dl (in pazienti asintomatici) o a 10 g/dl (in pazienti sintomatici) ; o trasfusione di concentrati piastrinici a scopo profilattico antiemorragico in presenza di conta piastrinica minore di 10.000/mcl. La richiesta di emocomponenti viene compilata dall’ematologo AIL e inoltrata al Servizio di Medicina Trasfusionale, unitamente alla provetta di sangue per la compatibilità di gruppo. Nel caso delle trasfusioni piastriniche, al fine di minimizzare il rischio di reazioni trasfusionali di tipo acuto, vengono richiesti prodotti irradiati e filtrati e viene praticata una premedicazione antiallergica con idrocortisone e clorfenamina. A domicilio vengono praticati per via endovenosa anche diversi schemi di monochemioterapia (ciclofosfamide, vincristina, mecloretamina, bortezomib, alemtuzumab, ecc.) e polichemioterapia (M2, COP, MOPP, carmustina/vinblastina, ecc.). I farmaci antiblastici vengono preparati presso il day hospital ematologico, consegnati all’ematologo AIL e trasportati a casa del paziente in un apposito contenitore assieme ai medicamenti previsti in caso di stravaso. Prima di procedere a terapie emotrasfusionali e a chemioterapie il paziente viene adeguatamente informato sui rischi connessi a tali procedure e sottoscrive un consenso informato. 6
  • 10. Ai fini dell’analisi statistica sono stati valutati 266 pazienti sui 312 totali (130 di sesso maschile, 136 di sesso femminile), escludendo i pazienti assistiti per meno di 2 giorni o di 2 accessi e i pazienti che alla data del 30 settembre 2007 risultavano ancora assistiti. Le informazioni cliniche relative ai 266 pazienti sono state estrapolate dalle cartelle cliniche e da un database informatizzato contenente la cronologia degli accessi medico- infermieristici e i dettagli su terapie, ricoveri e decessi. Nella coorte dei 266 pazienti i periodi di assistenza domiciliare sono stati complessivamente 276: 257 pazienti hanno ricevuto un unico ciclo di assistenza, 8 pazienti hanno ricevuto due cicli di assistenza, 1 paziente ne ha ricevuti tre. La proposta di attivazione è arrivata nel 95% dei casi da un medico della Divisione di Ematologia, mentre solo in 12 casi, pari al 5% dei pazienti, la proposta di attivazione è partita su iniziativa del medico di medicina generale. L’età media all’attivazione del servizio è stata di 74 anni con età minima di 19 e massima di 99. I pazienti di età maggiore di 70 anni sono stati 191 pari al 72% della casistica, contro i 75 pazienti (28%) di età maggiore o uguale a 70 anni (Grafici 1-2). Grafici 1-2 ETA' PAZIENTI ASSISTITI 96 ≤70 ANNI 28% 77 47 14 14 18 >70 ANNI 72% < 50 ANNI 51-60 ANNI 61-70 ANNI 71-80 ANNI 81-90 ANNI 91-99 ANNI Al momento dell’attivazione del servizio i pazienti sono stati suddivisi in gruppi a diversa intensità assistenziale sulla base della diagnosi ematologica (Tabella 1 e Grafico 3), della fase di malattia (Grafico 4), del performance status e degli interventi 7
  • 11. diagnostico-terapeutici richiesti a domicilio (prelievi ematici, terapie trasfusionali, chemioterapie, bisfosfonati, terapie del dolore) 3. Tabella 1 Diagnosi N° pazienti % pazienti Linfoma non Hodgkin (LNH) 74 27,8 Leucemia mieloide acuta (LMA) 50 18,8 Mieloma multiplo (MM) 44 16,5 Sindrome mielodisplastica (SMD) 25 9,4 Leucemia linfatica cronica (LLC) 22 8,3 Sindrome mieloproliferativa cronica (SMPC) 20 7,5 Leucemia linfatica acuta (LLA) 8 3 Leucemia mieloide cronica (LMC) 8 3 Linfoma di Hodgkin (LH) 8 3 Altre 7 2,6 Grafico 3 ALTRE SMPC 3% LMA 8% LMC 19% 3% SMD 9% LLA 3% MM 16% LNH 28% LLC LH 8% 3% 3 Cfr. Appendice, p. 42 Tipologia pazienti e criteri di eleggibilità assistenza NODO-AIL. 8
  • 12. In questo studio per definire lo stato di malattia sono stati applicati retrospettivamente i criteri classificativi proposti in un recente lavoro del gruppo di Roma 4, che prevede l’assegnazione di ciascun paziente ad una delle seguenti categorie prognostiche: 1. fase terminale: malattia non curabile, con un’aspettativa di vita di 3 mesi o meno (cure palliative); 2. fase avanzata: malattia non curabile, con un’aspettativa di vita di 6 mesi o meno (cure palliative); 3. fase cronica: malattia non curabile, con un’aspettativa di vita maggiore di 6 mesi (terapie di supporto); 4. pazienti dimessi in anticipo con malattia curabile in trattamento causale (terapie di supporto per gestire la fase pancitopenica e/o complicanze infettive). I 276 cicli di assistenza hanno riguardato 118 pazienti in fase terminale (42,8%), 61 pazienti in fase avanzata (22,1%), 43 pazienti in fase cronica (15,6%), 54 pazienti in terapia causale (19,5%). Grafico 4 IN TERAPIA CAUSALE 54 pazienti 19% IN FASE TERMINALE IN FASE 118 pazienti CRONICA 43% 43 pazienti 16% IN FASE AVANZATA 61 pazienti 22% 4Cartoni et al. Cost analysis of a domiciliary program of supportive and palliative care for patients with haematologic malignancies. Haematologica 2007;92:666-673 9
  • 13. Per misurare l’efficacia clinica e l’efficienza organizzativa del servizio di assistenza domiciliare sono stati utilizzati alcuni indicatori di attività, qui di seguito riportati: durata media del periodo di assistenza; numero medio di accessi nel periodo di assistenza; numero complessivo degli accessi medico-infermieristici; numero complessivo di terapie endovenose; numero complessivo di emotrasfusioni; numero e causa di ricoveri nel periodo di assistenza; numero di decessi a domicilio e in ospedale. Gli indicatori di attività sono stati calcolati sull’intera casistica e sulle singole categorie prognostiche di pazienti (in fase terminale, avanzata, cronica, in terapia causale). E’ stata inoltre elaborata una sottoanalisi dei dati relativamente a tre gruppi di pazienti rilevanti dal punto di vista clinico-assistenziale: pazienti anziani con leucemia mieloide acuta; pazienti con sindrome mielodisplastica trasfusione-dipendente; pazienti anziani con mieloma multiplo trattati con bisfosfonati. 10
  • 14. RISULTATI Durata dell’assistenza e numero di accessi medico-infermieristici Valutando nell’insieme i 276 periodi di assistenza i giorni complessivi sono stati 54.352, il numero totale di accessi medico-infermieristici è stato di 7.184; la durata media dell’assistenza è stata di 196 giorni, con una media di 26 accessi per assistenza, corrispondenti ad un accesso alla settimana (Tabella 2). I pazienti in fase terminale sono quelli che hanno necessitato di una maggiore intensità assistenziale con un accesso ogni 4 giorni; i pazienti cronici sono stati visti in media ogni due settimane. Tabella 2 Tipologia pazienti Giorni assistenza (media) N° accessi Frequenza accessi Tutti 196 26 1 ogni 7,5 giorni 1. Fase terminale 72 19 1 ogni 3,9 giorni 2. Fase avanzata 252 37 1 ogni 6,8 giorni 3. Fase cronica 553 44 1 ogni 12,7 giorni 4. In terapia causale 124 16 1 ogni 7,7 giorni Per ciascun paziente deceduto al termine del periodo assistenziale, la durata dell’assistenza è stata posta a confronto con l’aspettativa di vita stimata al momento dell’attivazione (Tabella 3). Tabella 3 Tipologia pazienti Aspettativa di vita N° pazienti < > 1. Fase terminale < 3 mesi 118 92 (78%) 26 (22%) 2. Fase avanzata > 3 mesi e < 6 mesi 61 28 (45%) 33 (55%) 3. Fase cronica > 6 mesi 35 8 (23%) 35 (77%) 11
  • 15. Ne è risultato che nel gruppo dei terminali il 22% dei pazienti sono deceduti oltre i 3 mesi dall’inizio dell’assistenza; nel gruppo dei pazienti in fase avanzata la percentuale dei lungosopravviventi (> 6 mesi) è stata pari al 55%; tra i pazienti cronici solo il 23% dei pazienti è deceduto nel primo di assistenza (Grafici 5-6-7). Grafici 5-6-7 DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN FASE TERMINALE 450 360 270 180 90 0 DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN FASE AVANZATA 1080 900 720 540 360 180 0 DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN FASE CRONICA 1825 1460 1095 730 365 0 12
  • 16. Nel gruppo dei pazienti in terapia causale, riaffidati successivamente alla divisione di Ematologia per il proseguimento del programma terapeutico, la durata dell’assistenza è stata estremamente variabile in linea con l’eterogeneità dei pazienti (Grafico 8). Grafico 8 DURATA ASSISTENZA PAZIENTI IN TERAPIA CAUSALE 900 720 540 360 180 0 Numero di terapie endovenose domiciliari Tabella 4 Tipo di infusione 1999-2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007* Totale Emotrasfusioni 54 144 288 390 198 235 444 168 1.921 Idroelettrolitiche 35 68 89 137 172 155 134 140 930 Antimicrobici 39 53 66 149 177 32 52 43 611 Corticosteroidi 24 78 41 34 21 177 62 15 452 Bisfosfonati 15 53 48 53 57 74 76 31 407 Ferrochelanti 6 10 13 24 25 32 70 12 192 Chemioterapie 16 13 7 17 3 39 20 27 142 Varie 5 46 43 21 60 35 9 8 227 Totale 194 465 595 825 713 779 867 444 4.882 13
  • 17. Considerando l’intera casistica di 312 pazienti assistiti dal 9 luglio 1999 al 31 ottobre 2007 (*) il numero complessivo di infusioni endovenose effettuate è stato di 4.882, ripartite tra emotrasfusioni, chemioterapie, terapie idroelettrolitiche, antibiotici, antivirali, antimicotici, corticosteroidi, bisfosfonati, ferrochelanti, albumina, nutrizioni parenterali, immunoglobuline, fattori della coagulazione, analgesici, sedativi, antiemetici, antiallergici, ipouricemizzanti (Tabella 4) 5. Numero di emotrasfusioni e tipologia dei pazienti trasfusi a domicilio Della nostra casistica di 266 pazienti quelli sottoposti ad almeno un’emotrasfusione sono stati 136 (51%): 58 pazienti hanno ricevuto sia trasfusioni eritrocitarie che piastriniche; 71 pazienti hanno ricevuto solo trasfusioni di emazie, 6 solo di concentrati piastrinici, 1 di emazie e plasma. Il numero totale di trasfusioni è stato di 1810, di cui 1213 di eritrociti concentrati, 594 di concentrati piastrinici, 3 di plasma fresco congelato. Suddividendo i pazienti per diagnosi e per numero di trasfusioni ricevute (Grafici 9- 10) emerge che la maggior parte dei pazienti trasfusi appartiene al gruppo dei malati terminali (54%), costituito prevalentemente dai pazienti con leucemia acuta (611 trasfusioni); a seguire ci sono i pazienti in fase avanzata (26%) e cronica (14%) corrispondente ai pazienti con sindrome mielodisplastica (454 trasfusioni), sindromi mieloproliferative croniche (260 trasfusioni), mieloma multiplo (254 trasfusioni) e patologie linfoproliferative (231 trasfusioni). Nessun paziente ha presentato reazioni trasfusionali di tipo acuto o ritardato. Va tuttavia ricordato che nel caso delle trasfusioni di concentrati piastrinici si è proceduto all’utilizzo di prodotti irradiati e filtrati ed alla premedicazione antiallergica con idrocortisone ed antistaminico. 5 Cfr. Appendice, p. 43 Report attività assistenza domiciliare ematologica AIL 1999-2007*. 14
  • 18. Grafici 9-10 DIAGNOSI PAZIENTI TRASFUSI A DOMICILIO SMPC ALTRE LH 12% 3% 3% LLA 3% LLC SMD 9% 14% MM LMA 14% 28% LNH LM C 13% 1% N° TRASFUSIONI PER DIAGNOSI 700 611 EMAZIE PIASTRINE TOTALE 600 500 454 400 300 260 254 231 200 100 0 LMA/LLA SM /ANEM D IE SMPC MM LNH/B-LLC Ricoveri nei pazienti assistiti a domicilio Prendendo in esame il gruppo di 222 pazienti in fase terminale, avanzata e cronica, 65 dei quali mai ricoverati (29%), il numero complessivo di ricoveri è stato di 246. Il 47% dei pazienti ha avuto un solo ricovero, il 16% ha avuto 2 ricoveri, l’8% ha avuto 3 o più ricoveri (Grafico 11). 15
  • 19. La principale causa di ricovero (31%) è stata la presenza di febbre o infezione complicate o resistenti alla prima linea antibiotica (Grafico 12). Grafici 11-12 120 103 100 80 65 60 36 40 18 20 0 PAZIENTI CON PAZIENTI CON 1 PAZIENTI CON 2 PAZIENTI CON ≥ 3 NESSUN RICOVERO RICOVERO RICOVERI RICOVERI FEBBRE/INFEZIONE (31%) CAUSE DI RICOVERO CACHESSIA/DECADIMENTO (12%) 17 16 24 11 DISTURBI CARDIA (10%) CI 10 PROBLEMI GESTIONA (10%) LI 9 EMORRAGIA (7%) 25 PROGRESSIONE/RECIDIVA DI MA TTIA (7%) LA 8 DISPNEA (4%) 8 TERAPIA (4%) 7 6 DISTURBI RENA (4%) LI 30 DISTURBI NEUROLOGICI (3%) TRAUMI/FRATTURE (3%) DOLORE INTENSO (3%) 75 DISTURBI GASTROINTESTINALI (2%) Occorre precisare che in circa la metà dei casi il ricorso all’ospedalizzazione è stato giustificato anche dal desiderio dei familiari di evitare che il decesso avvenisse a domicilio. In effetti 134 ricoveri su 246 (54%) si sono conclusi col decesso del paziente. Tra i 54 pazienti in terapia causale sono stati documentati 30 ricoveri, quasi tutti motivati dalla necessità di proseguire il programma terapeutico in regime di degenza 16
  • 20. (cicli di consolidamento nelle leucemie acute, procedure trapiantologiche, schemi di chemioterapia in infusione continua, ecc.). Esito dell’assistenza Dei 276 periodi di assistenza 54 si riferiscono a pazienti in terapia causale i quali sono stati successivamente riaffidati alla divisione di provenienza; 3 pazienti hanno cambiato domicilio trasferendosi fuori dai confini di competenza del servizio; 5 pazienti sono passati ad altre forme di assistenza (strutture residenziali per anziani, case di riposo, ecc.), 214 pazienti sono deceduti. Nel 37% dei casi il decesso ha avuto luogo a domicilio, contro il 67% di soggetti deceduti in ospedale, senza differenze significative per tipologia di pazienti (Grafico 13 e Tabella 5). Grafico 13 ESITO DELL'ASSISTENZA 2% 20% PASSA GGIO A A D LTRE FORME DI ASSISTENZA (5) 29% DECESSO A DOMICILIO (80) 37% 1% DECESSO IN OSPEDA (134) 63% LE 37% TRASFERIMENTO FUORI DAI 63% CONFINI DI COMPETENZA (3) RIAFFIDAMENTO A LLA DIVISIONE DI PROVENIENZA (54) 48% 17
  • 21. Tabella 5 Tipologia paziente Decessi in ospedale Decessi a domicilio 1. Fase terminale 74 (65%) 44 (35%) 2. Fase avanzata 38 (63%) 23 (37%) 3. Fase cronica 22 (63%) 13 (37%) Totale 134 (63%) 80 (37%) Pazienti anziani con leucemia mieloide acuta Nella nostra casistica un gruppo significativo di pazienti è rappresentato da soggetti anziani, di età maggiore di 60 anni, affetti da leucemia mieloide acuta in terapia di supporto e palliativa. Si tratta di una coorte di 38 pazienti, 23 donne e 15 uomini, con un’età media di 76 anni (range 60-92 anni). La durata media dell’assistenza è stata di 96 giorni, al di sopra cioè della soglia dei 3 mesi di aspettativa di vita: almeno 6 pazienti su 35 possono essere infatti considerati lungosopravviventi con una durata di assistenza superiore a 6 mesi (Grafico 14). Grafico 14 DURATA ASSISTENZA PAZIENTI LMA ≥ 60 ANNI 450 360 270 180 90 0 18
  • 22. Il numero medio di accessi medico-infermieristici nel periodo di assistenza è stato pari a 28, corrispondente ad un accesso ogni 3 giorni. Complessivamente vi sono stati 36 ricoveri equivalenti a 0,95 ricoveri per paziente. Ben 11 pazienti non sono mai stati ricoverati; 20 pazienti hanno avuto un unico ricovero, conclusosi in 16 casi col decesso; 7 pazienti hanno avuto 2 ricoveri; una sola paziente è stata ricoverata 3 volte. La causa più frequente di ricovero (52%) è stata la presenza di eventi febbrili o infettivi complicati o resistenti all’antibioticoterapia di prima linea (Grafico 15). Grafico 15 CAUSE DI RICOVERO - LMA ANZIANO FEBBRE/INFEZIONE (52%) 1 1 1 PROBLEMI GESTIONALI (8%) 1 1 STA CONFUSION TO ALE (8%) 2 EMORRAGIA (6%) TRAUMA (6%) 2 DISIDRATAZION (6%) E INSUFFICIEN RENA ACUTA 3%) ZA LE 2 CRISI COMIZIALE (3%) 19 EDEMA POLMON RE (3%) A 3 VOMITO (3%) 3 TERAPIA (3%) Tutti e 38 i pazienti hanno richiesto terapia emotrasfusionale domiciliare per un totale di 572 trasfusioni, di cui 293 eritrocitarie e 279 piastriniche, corrispondenti ad una media di 15 unità trasfuse per paziente (8 di emazie e 7 di concentrati piastrinici). Il luogo del decesso è stato nel 58% dei casi l’ospedale, contro il 42% dei decessi avvenuti a casa del paziente. 19
  • 23. Pazienti anziani con sindrome mielodisplastica trasfusione-dipendente In un’altra analisi della casistica sono stati presi in considerazione i pazienti anziani affetti da sindrome mielodisplastica e sottoposti ad almeno 10 trasfusioni domiciliari. Questa coorte è formata da 10 pazienti (2 maschi e 8 femmine) di età compresa tra 76 e 97 anni (in media 84) con diagnosi di anemia refrattaria a basso rischio prognostico. Tutti e 10 i pazienti hanno ricevuto trasfusioni eritrocitarie per un totale di 304 unità trasfuse (range 10-84); 4 pazienti hanno richiesto anche trasfusioni piastriniche per un totale di 54 sacche. La durata media dell’assistenza è stata di 464 giorni; gli accessi sono stati mediamente 59, corrispondenti ad un accesso ogni 8 giorni (Grafico 16). Grafico 16 DURATA ASSISTENZA PAZIENTI CON SMD POLITRASFUSI 1095 730 365 0 Tutti i pazienti sono stati ricoverati almeno una volta per un totale di 22 ricoveri (2,2 per paziente). I motivi di ricovero sono stati in ordine di frequenza problemi cardiaci (32%), fratture (14%), decadimento delle condizioni generali (14%), occlusione intestinale (9%), diatesi emorragica (9%). 20
  • 24. 5 pazienti sono deceduti in ospedale, 4 pazienti sono deceduti a domicilio, una paziente ha cambiato regime assistenziale (ricovero presso una casa di riposo per anziani). Pazienti anziani con mieloma multiplo in trattamento con bisfosfonati Tra i 44 pazienti con mieloma multiplo seguiti a domicilio 27 hanno praticato terapie endovenose con pamidronato o acido zoledronico quale trattamento del danno scheletrico mielomatoso. In particolare, selezionando la casistica, è risultato che sono stati assistiti 15 pazienti anziani (età maggiore di 70 anni), sottoposti complessivamente a 196 infusioni di bisfosfonati (125 di pamidronato e 71 di acido zoledronico). In questo gruppo di pazienti, generalmente trattati per la patologia di base con blande terapie citoriduttive, la durata media dell’assistenza è stata pari a 433 giorni, con un numero medio di accessi medico-infermieristici di 55, equivalente ad un accesso ogni 8 giorni (Grafico 17). Grafico 17 DURATA ASSISTENZA PAZIENTI MM + BISFOSFONATI 900 720 540 360 180 0 21
  • 25. I ricoveri sono stati 23, motivati principalmente da stati febbrili e/o settici (30%), scompenso cardiaco (26%) e problemi gestionali (17%) . Il decesso è avvenuto in 10 casi in ospedale (67%), in 5 casi a domicilio (33%). 22
  • 26. DISCUSSIONE Nell’istituire programmi di assistenza domiciliare ematologica prevale quasi sempre la motivazione di contenere la spesa sanitaria e di ottimizzare le risorse ospedaliere, benché la finalità principale di tale sistema di cure consista nell’offrire a casa del paziente emopatico la globalità di interventi medici, infermieristici, psicologici, sociali e riabilitativi utili al miglioramento della qualità di vita durante le varie fasi di malattia. Sotto diversi aspetti il malato ematologico è un paziente fragile, con un percorso diagnostico-terapeutico estremamente complesso, caratterizzato da ricoveri prolungati e da frequenti accessi in ambulatorio e day hospital, da cui consegue un notevole disagio fisico, emotivo e sociale che si riflette negativamente anche sui familiari. Alcuni pazienti sono più fragili rispetto ad altri: i soggetti anziani, ad esempio, hanno spesso uno scarso grado di autonomia e presentano rilevanti copatologie che limitano le opzioni terapeutiche; un altro gruppo a rischio è costituito dai pazienti che sviluppano severa pancitopenia e complicanze infettive in conseguenza di trattamenti mieloablativi ed immunosoppressivi. Altri pazienti diventano fragili quando la neoplasia ematologica progredisce, mostrando refrattarietà alle terapie causali ed evolvendo con i suoi sintomi verso la fase terminale. La casa può rappresentare il luogo ideale di cura per questa tipologia di pazienti purché vengano soddisfatti alcuni requisiti organizzativi e vengano erogate prestazioni commisurate ai bisogni del malato (Tabella 6). Lo sforzo maggiore deve essere infatti profuso nel predisporre modelli assistenziali e protocolli operativi efficaci sul piano clinico e sostenibili sul piano organizzativo, in grado di coinvolgere le diverse figure professionali (specialista, medico di famiglia, infermiere, psicologo) e di ottenere il consenso del paziente e la piena adesione dei familiari, quest’ultima spesso determinante. 23
  • 27. La decisione di seguire un paziente a domicilio dovrebbe essere presa dall’ematologo ospedaliero in accordo con l’equipe domiciliare e dovrebbe essere preceduta da un’attenta valutazione multidimensionale del paziente e del contesto familiare e sociale in cui vive, al fine di identificare un parente che possa assumere il ruolo di care- giver e di individualizzare un piano assistenziale nel rispetto delle competenze dei vari operatori. Tabella 6 6 Tipologia Obiettivi Strategie Migliorare la qualità di vita Controllo dei sintomi negli ultimi giorni di vita. residua, garantendo non solo Rivalutazione regolare dei sintomi e delle palliazione dei sintomi, ma terapie, limitando gli interventi solo se Pazienti terminali anche pace, dignità, strettamente necessari. Disponibilità medico- benessere emotivo e infermieristica nelle 24 ore. Accessibilità a spirituale per il paziente e farmaci analgesici e sedativi. Supporto per la sua famiglia. psicologico, sociale e spirituale al bisogno. Esecuzione di prelievi ematici, emotrasfusioni, Provvedere a prestazioni chemioterapie citoriduttive, fisioterapie, Pazienti cronici domiciliari di bassa intensità trattamenti di emorragie ed infezioni. Ricorso non assistenziale allo scopo di all’ospedale in caso di problemi clinici rilevanti, autosufficienti evitare l’accesso in ospedale. senza necessità di copertura 24 ore su 24 da parte dell’equipe. Profilassi antinfettiva. Gestione delle Provvedere a prestazioni Pazienti dimessi complicanze legate alla fase aplastica. domiciliari di media in anticipo dopo Emotrasfusioni. Terapie di supporto previste da intensità assistenziale, atte a chemioterapia ad protocollo del trattamento causale. Accesso a ridurre il tempo di alte dosi e/o posti letto in urgenza in caso di complicazioni. ospedalizzazione ed il trapianto Visite medico-infermieristiche quotidiane. rischio infettivo. Disponibilità dell’equipe 24 ore su 24. 6Adattata da Niscola P et al. Home care management of patients affected by haematologic malignancies: a review. Haematologica 2006;91:1523-1529. 24
  • 28. La letteratura scientifica in tema di cure ematologiche domiciliari, malgrado sia ancora limitata e talora aneddotica, offre comunque alcuni spunti di interesse su diversi aspetti clinici, organizzativi ed economici. Non esistendo studi clinici randomizzati che mettano a confronto i malati ematologici seguiti a domicilio con quelli assistiti in ospedale, gran parte delle pubblicazioni riguarda casistiche numericamente ridotte, molto eterogenee dal punto di vista della tipologia di paziente, delle prestazioni erogate a domicilio e dei modelli organizzativi. Solo alcuni lavori si esprimono in termini di outcome clinico, di sopravvivenza, mortalità e morbilità, altrimenti vengono messi in risalto gli indicatori di attività ed i criteri organizzativi. Relativamente al setting dei pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche una meta-analisi sui dati di 585 pazienti gestiti a domicilio nella fase aplastica post-trapianto ha evidenziato la fattibilità e la sicurezza dell’assistenza domiciliare con tassi di mortalità e morbidità simili a quelli dei pazienti ospedalizzati 7. In ambito pediatrico è interessante l’esperienza riportata in bambini sottoposti a trapianto allogenico. Uno studio su 36 pazienti dimessi precocemente dall’ospedale dopo l’allotrapianto, documenta un minor ricorso alla nutrizione parenterale, una minore insorgenza di graft-versus-host disease acuta di grado II-IV ed una ridotta mortalità correlata al trapianto, con una sopravvivenza globale a 4 anni significativamente migliore rispetto al gruppo storico di controllo (63% versus 44%), a testimonianza che anche in questo setting clinico l’assistenza domiciliare può risultare complessivamente più vantaggiosa rispetto all’assistenza ospedaliera 8. Secondo questo approccio l’assistenza domiciliare viene proposta nella fase post- trapianto come soluzione alternativa alla degenza ospedaliera, con la finalità di migliorare la qualità di vita, salvaguardare i costi ed aumentare la disponibilità di posti 7 van Tiel FH et al. Home care versus hospital care of patients with haematological malignancies and chemotherapy induced cytopenia. Annals of Oncology 2005;16:195-205. 8 Svahn BM et al. Long-term follow-up of patients treated at home during the pancytopenic phase after allogeneic haematopoietic stem cell transplantation. Bone Marrow Transplantation 2005;36:511-6. 25
  • 29. letto. Tuttavia in questo modello di ospedalizzazione domiciliare occorrono un’attenta selezione dei pazienti, un’adeguata dotazione dell’ambiente domestico ed un’ineccepibile organizzazione medico-infermieristica allo scopo di assicurare lo stretto monitoraggio clinico e di gestire prontamente le possibili emergenze cliniche. Per quanto riguarda invece il gruppo di pazienti in fase avanzata o terminale è stato dimostrato che molti ricoveri impropri potrebbero essere evitati se vi fossero riferimenti esterni all’ospedale come ad esempio un’equipe di assistenza domiciliare capace di farsi carico dei problemi clinici e del peso sociale dei pazienti e dei loro familiari 9. Il paziente ematologico in fase terminale può presentare un corteo di sintomi severi e di complicanze gravi, e pertanto richiede un regolare monitoraggio clinico ed un elevato fabbisogno di terapie trasfusionali e di supporto; di fronte alla evenienza di emergenze cliniche imprevedibili come sindromi dolorose acute, dispnea progressiva e diatesi emorragica, si rende necessaria per questi pazienti una copertura medico- infermieristica per 24 ore al giorno, come proposto e realizzato dal gruppo AIL di Roma 10. Nel caso dei pazienti cronici non autosufficienti sembra adeguato un modello di cura a minor intensità assistenziale, caratterizzato da visite specialistiche programmate e, all’occorrenza, da terapie trasfusionali o, qualora vi sia indicazione, da chemioterapie per os a scopo palliativo; in questo setting di pazienti, per i quali le terapie causali sono inadoperabili o inefficaci, l’attivazione di un percorso domiciliare può costituire una fase di transizione tra il follow-up ambulatoriale e la fase avanzata e terminale di malattia, da trascorrere a casa, il luogo del decesso preferito dalla maggior parte dei pazienti 11. 9 Costantini M et al. Effect of a palliative home care team on hospital admissions among patients with advanced cancer. Palliative Medicine 2003;17:315-21. 10 Cartoni C et al. Home care for patients with hematologic malignancies. Haematologica 2002 Vol. 3 Suppl 1:84 (Abstract 254). 11 Higginson IJ, Sen-Gupta GJ. Place of care in advanced cancer: a qualitative systematic literature review of patient preferences. Journal of Palliative Medicine 2000;3:287-300. 26
  • 30. Nella realtà italiana il settore dell’assistenza e delle cure domiciliari trova difficoltà ad essere sviluppato in maniera omogenea per via delle differenze da regione a regione in materia di politica sanitaria e di disponibilità di budget. Attualmente il modello organizzativo più adottato è quello dell’assistenza domiciliare integrata (ADI), che basa il suo funzionamento sulla stretta integrazione tra medico di medicina generale e il personale infermieristico operante nel territorio distrettuale nel quale è domiciliato il malato assistito. Il limite di questo sistema è rappresentato dal mancato coinvolgimento del medico specialista. E’ infatti opinione condivisa che risultano più efficaci i programmi che assicurano continuità delle cure e delle relazioni, flessibilità nella personalizzazione del piano assistenziale e unità d’offerta 12. Il valore aggiunto dei servizi di assistenza domiciliare ematologica sta proprio nel superamento dello schema tradizionale di assistenza domiciliare attraverso la piena integrazione tra ematologo ospedaliero, equipe ematologica domiciliare, medico di famiglia e personale infermieristico del territorio. Non si può non riconoscere in questa prospettiva il ruolo determinante assunto dal cosiddetto terzo settore no-profit, in particolare da quelle associazioni di volontariato che basano la loro attività sulla raccolta di fondi (“fund raising”) da destinare a progetti di assistenza e ricerca. L’AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma) è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS) profondamente radicata nel territorio nazionale grazie a numerose iniziative di raccolta fondi e campagne di sensibilizzazione e solidarietà in favore dei pazienti affetti da emopatie maligne 13. A Modena la missione associativa si è concretizzata essenzialmente nel sostegno all’attività di assistenza domiciliare specialistica, che ha visto il suo riconoscimento istituzionale nella convenzione stipulata con il Policlinico e l’USL locali 14. In virtù di 12 Giunco F. Cura e assistenza a domicilio. Il costo dei servizi. UTET, Divisione Scienze Mediche, Torino, 2005. 13 Cfr. Appendice, p. 45 Principali iniziative dell’AIL a livello nazionale. 14 Cfr. Appendice, p. 34 Convenzione per l’assistenza domiciliare a pazienti ematologici. 27
  • 31. tale accordo l’AIL ha messo a disposizione un’equipe formata da professionisti (medici ematologi, infermieri professionali, psicologi) da affiancare agli operatori del servizio infermieristico territoriale (NODO-ADI) e al medico di medicina generale. Un aspetto in parte ancora inesplorato è quello relativo all’analisi dei costi per mantenere un servizio con queste caratteristiche. La letteratura sulle cure domiciliari sconta da questo punto di vista alcuni limiti legati alla difficoltà di accogliere e tradurre in indicazioni oggettive la globalità degli interventi; in quest’ottica non dovrebbero destare sorpresa le marcate differenze e il grande disequilibrio del sistema italiano di cure domiciliari, per nulla caratterizzato da una specifica tassonomia rispetto alla definizione di attività, servizi, prestazioni e costi 15. Un valido tentativo di valutare l’impatto economico di un programma di assistenza domiciliare in pazienti con neoplasie ematologiche è stato proposto in un recente lavoro di Cartoni del gruppo di Roma 16. I pazienti sono stati classificati in quattro gruppi in base allo stato di malattia ed all’aspettativa di vita: (1) in fase terminale, (2) in fase avanzata, (3) in fase cronica e (4) in trattamento causale dimessi in anticipo; i costi del servizio sono stati suddivisi secondo quattro indicatori: (1) costi del personale, sostenuti da un’organizzazione no- profit, (2) costi per i materiali e i farmaci, (3) costi della terapia trasfusionale e (4) costi della diagnostica di laboratorio, questi ultimi tre sostenuti dal servizio sanitario pubblico. Il costo medio mensile per il gruppo dei pazienti terminali è stato di 4.232,50 €, nettamente inferiore al DRG corrispondente, ma comunque più alto rispetto alle attuali tariffe in vigore a livello nazionale per i programmi di cure palliative domiciliari (850- 2.000 € al mese). Anche nel caso dei pazienti in fase avanzata, cronica e in terapia 15 Scaccabarozzi G et al. Organizzazione, modelli ed aspetti economici in cure palliative domiciliari. In: Libro Italiano di Cure Palliative, Poletto Editore, 2007, p. 448-460, 2° ed. 16 Cartoni C et al. Cost analysis of a domiciliary program of supportive and palliative care for patients with haematologic malignancies. Haematologica 2007;92:666-673. 28
  • 32. causale dimessi in anticipo il costo medio mensile è risultato minore se confrontato con i costi di ospedalizzazione secondo il sistema DRG (Tabella 7). I fattori che hanno inciso maggiormente sul costo complessivo dell’assistenza sono stati la fase di malattia, il fabbisogno trasfusionale e il numero di accessi medico- infermieristici. Tabella 7 Tipologia paziente Costo medio mensile DRG corrispondenti Dimessi in anticipo > 4 trasfusioni al mese 9.550 € 7.245 – 19.738 € Fase terminale > 4 trasfusioni al mese 6.702 € 7.245 – 19.738 € Fase avanzata > 4 trasfusioni al mese 5.658 € 5.390 – 7.245 € Fase terminale 4.233 € 7.245 – 19.738 € Dimessi in anticipo 3.987 € 7.245 – 19.738 € Fase avanzata 2.304 € 5.390 – 7.245 € Fase cronica 1.488 € 3.511 – 3.598 € Il limite più evidente di questo genere di analisi economica è dato dal dover rapportare i costi dell’assistenza domiciliare ad un sistema di rimborso rigido come quello dei DRG (“diagnosis related groups”), fondato sul consumo di risorse durante un ricovero in fase acuta, e dal non includere i costi sostenuti dal paziente, dal care-giver e dalla famiglia. La soluzione ottimale consisterà nel tariffare i percorsi di cure domiciliari sulla base della natura del bisogno, della complessità dell’intervento, dell’intensità assistenziale, delle giornate effettive di assistenza, della durata del periodo di cura. L’ampia casistica di pazienti ematologici assistiti a domicilio riportata in questa tesi offre molteplici elementi di discussione intorno alla sostenibilità dei modelli organizzativi, alla definizione dei criteri di eleggibilità al servizio e dei livelli di 29
  • 33. intensità assistenziale, alla realizzabilità di procedure complesse come terapie trasfusionali e chemioterapie, alla relazione tra durata dell’assistenza ed aspettativa di vita, alle implicazioni sul numero dei ricoveri e sul luogo del decesso. L’integrazione esistente tra medici della Divisione di Ematologia, equipe domiciliare AIL, servizio infermieristico territoriale e medico di famiglia sembra incarnare il modello perfetto di continuità assistenziale e terapeutica tra ospedale e territorio, con il coinvolgimento concreto e determinante da parte del terzo settore no-profit. Una peculiarità del modello modenese è data dalla presenza di un’equipe ematologica domiciliare completamente dedicata, a differenza di quanto avviene in molte realtà italiane dove soprattutto lo specialista in ematologia opera all’interno dell’ospedale ed esercita l’attività domiciliare in regime libero-professionale extra-moenia. Relativamente alla tipologia di pazienti attivabili per un percorso domiciliare l’esperienza modenese ricalca quanto descritto in letteratura, con una prevalenza di malati in fase terminale, in genere di età avanzata, in condizione di fragilità, con un grado di autonomia limitato e con bisogni assistenziali di intensità medio-alta. Sono in numero significativo anche i pazienti che in corso di trattamento causale sono stati seguiti a casa per brevi periodi sottoponendosi a controlli ematochimici e a terapie di supporto al fine di evitare ricoveri prolungati e frequenti accessi ambulatoriali, per poi essere riaffidati al day hospital, una volta terminato il programma terapeutico 17. L’assistenza domiciliare trasfusionale è un altro degli elementi distintivi dell’attività svolta a Modena, con quasi 2.000 unità di sangue e piastrine trasfuse nell’arco di oltre otto anni 18. Benché non esistano precise linee-guida operative in materia di trasfusioni domiciliari l’esperienza maturata sul campo permette di considerare questa procedura del tutto idonea all’ambiente domiciliare, estremamente vantaggiosa sul piano del risparmio delle risorse ospedaliere, senza rischi aggiuntivi rispetto a quelli già noti 19. 17 Cfr. Pazienti e metodi, p. 7-8 Grafici 1-2, Tabella 1 e Grafico 3. 18 Cfr. Risultati, p. 15 Grafici 9-10. 19 Benson K. Home is where the heart is: do blood transfusions belong there too? Transfusion Medicine Reviews 2006;20:218-229. 30
  • 34. Analogo è il giudizio che si può esprimere sull’utilità di effettuare a domicilio cicli di chemioterapia endovenosa. Anche se i numeri sono modesti la sensazione è che si tratti di una pratica sicura da riservare in futuro ad una coorte più ampia di pazienti soprattutto nel caso di farmaci con un tempo di infusione breve. Un dato interessante che emerge dall’analisi statistica è quello pertinente alla durata dell’assistenza in rapporto all’aspettativa di vita: ad esempio nel setting di pazienti anziani con leucemia mieloide acuta si ha la percezione, purtroppo non documentabile sulla base dei criteri della medicina basata sull’evidenza, che l’assistenza domiciliare sia in grado di aumentare la durata di vita 20. Lo stesso discorso è valido per l’impatto dell’assistenza domiciliare sul numero di ricoveri ospedalieri 21: il ricorso inappropriato all’ospedalizzazione viene scongiurato quando attraverso una serie di colloqui tra i componenti dell’equipe domiciliare (ematologo, infermiere, psicologo) e i familiari del paziente si riesce ad instaurare un rapporto di fiducia e di condivisione delle scelte terapeutiche e gestionali 22. Il coinvolgimento dei familiari nel gruppo di lavoro favorirebbe inoltre la preferenza della casa come luogo del decesso piuttosto che il letto d’ospedale. Sebbene nella nostra casistica in circa due terzi dei casi il decesso sia avvenuto in ospedale 23, negli ultimi anni si è osservata un’inversione di tendenza con una maggiore predisposizione del malato e dei familiari a restare a casa durante gli ultimi giorni di vita, non tanto per un cambiamento culturale quanto piuttosto per la capacità acquisita da parte degli operatori di saper rispondere in modo appropriato ai bisogni del paziente e della sua famiglia. 20 Cfr. Risultati, p. 18 Grafico 14. 21 Cfr. Risultati, p. 16 Grafici 11-12. 22 Favale E et al. Comunicazione delle modalità di intervento nel paziente terminale ematologico in assistenza domiciliare. Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Modena. Anno 122 – N° 1-3 Gennaio-Giugno 2007, Abstract 77 p. 87. 23 Cfr. Risultati, p. 17-18 Grafico 13 e Tabella 5. 31
  • 35. CONCLUSIONI L’esperienza maturata dal 1999 ad oggi pone il servizio di assistenza domiciliare ematologica AIL di Modena come un modello organizzativo efficiente, efficace e conveniente. L’efficienza sta nella capacità di farsi carico di un numero consistente di pazienti ematologici in condizione di fragilità, in perfetta intesa con la divisione di Ematologia, con il servizio infermieristico territoriale e con il medico di medicina generale, sulla base di percorsi assistenziali mirati e concreti. L’esistenza di un’equipe domiciliare dedicata a tempo pieno è un’ulteriore garanzia di professionalità e multidisciplinarietà. L’efficacia sta nel riuscire ad erogare a domicilio le stesse prestazioni specialistiche che verrebbero somministrate in ospedale, preservando, se non addirittura migliorando, la qualità di vita del paziente ed alleggerendo le difficoltà e i disagi della famiglia. Secondo questa prospettiva l’assistenza domiciliare ematologica non va considerata come un surrogato o un’alternativa all’assistenza in reparto o in day hospital, bensì come un’opzione complementare. La convenienza sta nella certezza di ottimizzare gli spazi e le risorse ospedaliere, nella misura in cui spostare il luogo di cura lontano dall’ospedale, a casa del malato, significa ridurre i tempi ed il numero dei ricoveri, evitare frequenti accessi ambulatoriali, snellire le liste d’attesa, minimizzare i rischi infettivi, favorire i decessi a domicilio, realizzando in ultima analisi un netto risparmio sulla spesa sanitaria. Grazie al contributo finora determinante dell’AIL ne guadagna non solo il servizio sanitario nazionale, ma anche l’intera collettività. L’intento immediato è quello di dimostrare con metodologia “evidence-based” che l’efficienza, l’efficacia e la convenienza di questo modello assistenziale sono reali in modo che il servizio pubblico che eroga le risorse sanitarie possa accorgersi quanto prima dei vantaggi nell’investire sui programmi di assistenza domiciliare ematologica. 32
  • 36. A Modena si guarda avanti, alla prospettiva di estendere l’attività domiciliare a tutto il territorio provinciale nell’ambito di una rete ematologica che coinvolga la divisione di Ematologia del Policlinico assieme ai servizi di Ematologia operanti negli ospedali di Carpi, Mirandola, Pavullo nel Frignano, Sassuolo, Vignola 5. Per realizzare questo progetto è auspicabile trovare consenso presso le istituzioni locali e la comunità, rivedere l’attuale convenzione tra AIL, Policlinico e USL, stabilire dei protocolli operativi per l’assistenza trasfusionale domiciliare, istituire dei percorsi organizzativi condivisi con i servizi infermieristici distrettuali e con i medici di medicina generale. La lotta contro le malattie ematologiche richiede considerevoli sforzi e sacrifici da parte dei pazienti e da parte dei medici; l’attività dell’equipe domiciliare ematologica AIL di Modena va nella direzione giusta, coniugando il proposito di una migliore qualità di vita per il malato con una maggiore offerta dell’assistenza e delle cure ematologiche. 5 Cfr. Appendice, p. 46 Progetto di assistenza domiciliare ematologica in Provincia. 33
  • 37. APPENDICE CONVENZIONE PER L’ASSISTENZA DOMICILIARE A PAZIENTI EMATOLOGICI E’ stata evidenziata da parte delle direzioni dell’Azienda Ospedaliera “Policlinico” di Modena e dell’azienda U.S.L. di Modena la necessità di avviare un servizio di assistenza domiciliare rivolto ai pazienti affetti da malattie ematologiche neoplastiche con il contributo dell’A.I.L. Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma, in quanto tale tipologia di pazienti, nella fase post-diagnostica spesso successiva a più cicli di cure, prosegue, talora a domicilio e talora in D.H., la terapia prescritta dal medico della Divisione e necessita di costanti e periodici accertamenti che vengono eseguiti in Ospedale in regime di Day Hospital; il medico specialista di Reparto o di Day Hospital deve essere costantemente informato degli eventi (anche di fatti infettivi banali) potenzialmente importanti per intervenire con la massima tempestività su ogni minima variazione sull’andamento della malattia per il quale il paziente è seguito. Il Medico di Medicina Generale, d’altra parte, ha bisogno di costante informazione sui trattamenti specialistici in corso per poter affrontare in modo adeguato i problemi di sua competenza sia del paziente che della famiglia. Il paziente stesso, dal punto di vista psicologico è portato a rivolgersi all’equipe che lo segue sin dal momento della diagnosi, spesso per periodi prolungati, e rifugge con decisione da eventuali interventi esterni sulla gestione della malattia. L’integrazione tra gli interventi dello specialista, del Medico di Medicina Generale e dell’infermiere domiciliare , nel rispetto dei relativi ruoli professionali, è comunemente condiviso può fornire risposte adeguate e soddisfacenti per il paziente. Ogni tipo di intervento infermieristico o medico per tali patologie comporta attualmente che il paziente debba recarsi nei locali del D.H., con notevole disagio, anche nei casi in cui non sarebbe a stretto rigore necessario. 34
  • 38. PREMESSO: - che l’assistenza a domicilio di pazienti affetti da leucemie e/o malattie ematologiche in fase critica si colloca, con obbiettivi di miglioramento anche organizzativo e di qualità di vita, in un percorso assistenziale che viene a caratterizzarsi per continuità diagnostico-terapeutica, in un contesto di comprovata esperienza e competenza specialistica; - che appare quindi opportuno stipulare un’apposita convenzione tra l’Azienda Ospedaliera “Policlinico” di Modena, l’Azienda Unità Sanitaria Locale Di Modena e l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e i Mieloma sezione di Modena, al fine di erogare l’assistenza specialistica domiciliare a pazienti ematologici immunodepressi o non autosufficienti che necessitano di trattamenti finalizzati alla prosecuzione del programma terapeutico impostato dalla Divisione di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera; - che la Divisione di Ematologia sopra citata si assume la responsabilità di attuare tutte le prestazioni specialistiche ematologiche da eseguire al domicilio del paziente, coordinando l’attività del proprio personale medico infermieristico: - con l’attività di un medico ed un infermiere messo a disposizione e incaricato dall’A.I.L.; - con l’attività del servizio infermieristico domiciliare operante presso l’Azienda U.S.L. e afferente all’organizzazione del S.A.D.I. (Servizio Assistenza Domiciliare Infermieristico) con il quale l’infermiere incaricato verrà totalmente integrato anche agli effetti dell’eventuale sostituzione; - con il medico curante di medicina generale dei pazienti, seguendo indicazioni e modalità enunciate nel testo della convenzione approvata con il presente atto; - che l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e Mieloma, ha chiesto, nella persona del presidente e legale rappresentante, l’iscrizione nel Registro Regionale di Modena ai sensi dell’art. 2 della LR n. 26/93 in data 04/05/1998 e che in 35
  • 39. seguito a sospensione dei termini per necessità istruttorie, l’iscrizione risulta avvenuta in data 10/8/1998; - che l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e Mieloma sezione di Modena, si avvale di un supporto a livello Nazionale come da D.P.R. del 19/09/1975 n. 481 pubblicato sulla G.U. n. 267 del 08/10/1975 e registrato c/o Tribunale di Roma al n. 263/75; FRA L’AZIENDA UNITA’ SANITARIA LOCALE DI MODENA (C.F. e Partita IVA 02241850367), denominata in seguito A.U.S.L., con sede legale in Modena, con sede legale in Modena, via San Giovanni del Cantone N° 23, nella persona del Direttore Generale Dott. Roberto Rubbiani, nato a Pavullo nel Frignano (MO), il 16/04/1945, domiciliato per la carica in Modena, via San Giovanni del Cantone, N° 23 E L’AZIENDA OSPEDALIERA DI MODENA con sede legale in Modena via del Pozzo N° 71, (C.F. e partita IVA 02241740360), che in seguito sarà chiamata Azienda Policlinico, rappresentata dal Direttore Generale Dott. Augusto Cavina, nato a Imola (BO) il 24/02/1946, domiciliato per carica in Modena via del Pozzo, N° 71 E L’A.I.L. Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e Mieloma sezione di Modena con sede legale in via del pozzo, N° 71 presso al divisione di Ematologia (C.F. e Partita IVA 94028960360 rappresentata dal Presidente Prof. Umberto Torelli nato a Udine il 18/08/1931 (Associazione riconosciuta con D.P.R. del 19/09/1975 n. 481 36
  • 40. pubblicato sulla G.U. N° 267 dell’08/10/1975), domiciliato per la carica in Modena presso la divisione di Ematologia SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE: Articolo 1 – Finalità: le Aziende sanitarie modenesi e l’A.I.L. intendono con il presente accordo erogare assistenza domiciliare a pazienti ematologici immunodepressi o non autosufficienti che necessitano di trattamenti specialistici non palliativi finalizzati alla prosecuzione del programma terapeutico elaborato dalla Divisione di Ematologia dell’Azienda policlinico di Modena. Articolo 2 – Risorse disponibili: la Divisione di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Policlinico di Modena, assume la responsabilità di attuare tutte le prestazioni specialistiche da eseguire a domicilio dei pazienti, coordinando l’attività del proprio personale medico ed infermieristico: - con l’attività di un medico e di un infermiere messi a disposizione e incaricati dall’A.I.L.; - con l’attività del servizio infermieristico domiciliare operante presso l’Azienda U.S.L. e afferente all’organizzazione del S.A.D.I. con il quale l’infermiere incaricato dell’A.I.L. verrà totalmente integrato anche agli effetti dell’eventuale sostituzione; - con il medico curante di medicina generale dei pazienti. Nel caso di assenze o impedimenti del medico specialista individuato dall’A.I.L. le prestazioni specialistiche domiciliari verranno garantite dagli specialisti della divisione di ematologia con riferimento alle norme regolamentari ed organizzative interne oltre che vigente C.C.N.L. I farmaci ad alto costo ed i chemioterapici saranno erogati dalla divisione di Ematologia secondo quanto previsto dal D.P.R. 20/10/1992 art. 6, comma 1. 37
  • 41. I farmaci per la chemioterapia dovranno essere preparati in ambiente ospedaliero e trasportati al domicilio del paziente. L’Azienda U.S.L. erogherà il restante materiale sanitario, gli ausili, i presidi necessari secondo le modalità già poste in essere nell’ambito del N.O.D.O. L’Azienda U.S.L. rimborserà all’Azienda Ospedaliera, nell’ambito degli accordi preesistenti di ospedalizzazione domiciliare il costo di presidi e/o farmaci somministrati o consegnati. Il personale medico ed infermieristico incaricato dall’A.I.L. viene dotato a cura dell’A.I.L. stessa dell’automezzo necessario ad assicurare gli spostamenti al domicilio del paziente. L’A.I.L. provvede alla stipula di idonea polizza assicurativa a favore del medico e dell’infermiere incaricato, per infortuni e danni a cose e/o a persone che potrebbero derivare dall’espletamento delle prestazioni specialistiche ed infermieristiche di cui alla presente convenzione. Articolo 3 – Criteri per l’ammissione dei pazienti: potranno essere ammessi all’assistenza domiciliare i pazienti che all’atto della dimissione dalla divisione di Ematologia hanno necessità di proseguire il programma terapeutico non di tipo palliativo purché: - immunodepressi con < 1.000 neutrofili/mcl. - oppure non autosufficienti in quanto non deambulanti o carenti di accompagnamento ove necessario; - inseriti in un nucleo familiare in cui uno dei familiari possa assumere un ruolo leader nell’assistenza complessiva al paziente; - residenti in abitazione igienicamente idonea alla prosecuzione del programma terapeutico. Allo scopo di conseguire le suddette valutazioni complessive, la Divisione di Ematologia avvisa della dimissibilità di un paziente l’ufficio accoglienza dell’assistenza domiciliare operante presso l’Azienda U.S.L. e fornisce al medico 38
  • 42. curante le necessarie informazioni circa il programma terapeutico domiciliare, concordando con lo stesso e con l’infermiere che seguirà il caso, le complessive modalità assistenziali rese a domicilio. L’unità operativa di Ematologia è responsabile degli specifici atti assistenziali eseguiti durante l’assistenza domiciliare del paziente, secondo protocolli definiti. Fatto salvo tale fattispecie, la generale responsabilità terapeutica del paziente dimesso, resta riferita la Medico curante di Medicina Generale. Articolo 4 – Tipologia di assistenza domiciliare – Procedure e percorsi. Le prestazioni mediche previste nell’ambito della tipologia assistenziale delineata del presente accordo possono comprendere l’effettuazione di emoterapie con emocomponenti e di emoderivati, chemioterapie, terapie di supporto con relative procedure di sorveglianza e monitoraggio. Le prestazioni infermieristiche sono analoghe a quanto già previsto per il N.O.D.O. Il programma terapeutico può prevedere diversi livelli di intensità assistenziale. L’intensità assistenziale viene decisa dall’equipe all’atto della formulazione del programma assistenziale, e può variare per decisioni della stessa equipe in relazione alle variazioni delle condizioni cliniche. Il Referente organizzativo è individuato nel Responsabile Organizzativo individuato dall’A.U.S.L. nell’ambito delle proprie attività distrettuali di assistenza domiciliare. L’assistenza domiciliare ai pazienti ematologici come sopra indicati, potrà essere erogata secondo le procedure e i percorsi di assistenza di seguito delineati: - la divisione di Ematologia comunica la dimissibilità di un paziente all’Ufficio Accoglienza del Distretto di residenza del paziente. Nella fase di avvio, l’assistenza viene limitata all’ambito territoriale del Distretto di Modena; - l’Ufficio Accoglienza organizza un incontro tra il medico specialista, il Medico di Medicina Generale, l’infermiere domiciliare. Tale incontro potrà avvenire o presso la divisione di Ematologia prima della dimissione, oppure in occasione della prima visita a domicilio; 39
  • 43. - nell’incontro previsto al punto precedente i componenti dell’equipe formulano il programma di assistenza personalizzato in base alle necessità del paziente, tenendo conto dei rispettivi ruoli, competenze e disponibilità e i carichi assistenziali di ognuno, e ne fanno partecipi il paziente stesso e la famiglia; - i componenti dell’equipe concordano incontri periodici per verifica e riformulazione del programma; - verrà adottata a cura della Direzione di Ematologia e di concerto con il Responsabile Organizzativo domiciliare dell’A.U.S.L. una idonea cartella in cui vengono riportati tutti gli atti diagnostici, terapeutici ed assistenziali eseguiti durante l’assistenza domiciliare; - tutti i componenti dell’equipe utilizzano al stessa cartella, che deve essere tenuta a domicilio del paziente, deve registrare tutti gli atti medici ed infermieristici attuati e deve fungere da strumento di comunicazione tra gli operatori; - la rispondenza dei pazienti ai criteri di ammissione al presente accordo e la formulazione del programma di assistenza citato nei punti precedenti comporta da parte del Distretto l’attivazione a seconda dei bisogni assistenziali. Articolo 5 – Rinvio: per quanto non specificatamente disciplinato nel presente accordo si fa espresso rinvio alle modalità organizzative e di gestione amministrativa, contabilità, informativa, vigenti presso l’azienda U.S.L. nell’ambito delle cure domiciliari. Agli effetti della verifica sperimentale del presente accordo verrà effettuata a cura delle Aziende Sanitarie interessate una specifica rilevazione dei costi di attività anche agli effetti di ribaltamenti di competenza. Articolo 6 – Durata: le parti concordano che il presente accordo decorre dal 01/01/1999 sino a tutto il 31/12/2000. Previo verifica semestrale ciascuna delle parti può recedere anticipatamente rispetto alle scadenze concordate, dandone avviso tre mesi prima con raccomandata AR. 40
  • 44. Articolo 7 - Bollo e registrazione: la presente convenzione è soggetta all’imposta di bollo, ai sensi dell’art 2 parte 1° del D.P.R. 642/72, come modificato dal D.P.R. 955/82 e dell’art. 8 della L. 266/91, e soggetta a registrazione solo in caso d’uso, ai sensi dell’art. 10, della parte 2° della Tariffa allegata al D.P.R. 131/86. Le spese di registrazione saranno a carico della parte che ha interesse a richiederla. Articolo 8 – Copertura assicurativa: l’A.I.L. garantisce la copertura assicurativa dei suoi volontari contro gli infortuni e per responsabilità civile verso terzi. Articolo 9 – Foro competente: per ogni eventuale controversia si individua il Foro competente del Tribunale di Modena. Letto, approvato e sottoscritto. Modena lì 15/12/1998 41
  • 45. TIPOLOGIA PAZIENTI E CRITERI DI ELEGGIBILITA’ ASSISTENZA NODO-AIL Tipologia pazienti 1. Pazienti ematologici visti occasionalmente in regime di consulenza su richiesta del medico di famiglia. 2. Pazienti con emopatie croniche stabili seguiti in follow-up con controlli periodici programmati. 3. Pazienti con emopatie croniche o in fase avanzata in trattamento con terapie citoriduttive/antineoplastiche orali, con bisfosfonati e.v. 4. Pazienti con emopatie in fase avanzata o acuta che necessitano di chemioterapie/antineoplastici e.v., emotrasfusioni, antibiotici e.v., antivirali e.v., antifungini e.v., ecc. 5. Pazienti con emopatie in fase terminale che necessitano di cure ematologiche di “fine vita”. Criteri di eleggibilità o Pazienti > 18 anni con diagnosi accertata di emopatia maligna. o Residenza nei comuni di Modena, Bastiglia, Bomporto, Campogalliano, Castelfranco Emilia, Castelnuovo Rangone, Formigine, Montale Rangone, Nonantola, San Cesario sul Panaro, Soliera, Spilamberto (entro 15 km dal Policlinico). o Medico di famiglia in qualità di responsabile terapeutico. o Contesto abitativo e familiare idoneo. o Paziente non autosufficiente e/o fortemente immunodepresso: o performance status scarso (ECOG score 3-4, indice di Karnofsky < 50%); o paziente non deambulante e privo di accompagnatore; o elevato rischio infettivo. 42
  • 46. REPORT ATTIVITA’ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA AIL 1999-2007* N° PAZIENTI ASSISTITI (1999-2007*) 60 N° ATTIVAZIONI 50 MEDIA PAZIENTI 40 30 20 10 0 1999- 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007* 2000 N° ACCESSI MEDICO-INFERMIERISTICI (1999-2007*) 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1999- 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007* 2000 N° TOTALE TERAPIE ENDOVENOSE (1999-2007*) 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 1999- 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007* 2000 43
  • 47. N° TRASFUSIONI DOMICILIARI (1999-2007*) 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 1999- 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007* 2000 N° CHEMIOTERAPIE DOMICILIARI (1999-2007*) 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1999-2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007* * * Relativo ai primi dieci mesi del 2007 (gennaio-ottobre) 44
  • 48. PRINCIPALI INIZIATIVE DELL’AIL A LIVELLO NAZIONALE 45
  • 49. PROGETTO DI ASSISTENZA DOMICILIARE EMATOLOGICA IN PROVINCIA 46
  • 50. BIBLIOGRAFIA Abrahm JL. Waiting for the platelet count to rise: negotiating care at the end of life. Cancer Investigation 2003;21:772-81. Ahlner-Elmqvist M, Jordhoy MS, Jannert M, Fayers P, Kaasa S. Place of death: hospital-based advanced home care versus conventional care. A prospective study in palliative cancer care. Palliative Medicine 2004;18:585-93. Alban-Jones C, Moth L. Home care for terminally ill haematology patients. In: Palliative care Consultation Haematology. Oxford University Press, New York, 2003. p. 219-35. Aldo L, Levaggi R. Assistenza domiciliare nelle cure palliative. I costi della comunicazione. La Rivista Italiana di Cure Palliative. n. 3/4:26-30, 2004. Alfieri P, De Matteis E, Lucic S, Piacentini F, Ramundo D, Righi E, et al. Servizio di continuità assistenziale specialistica notturna in pazienti seguiti dal N.O.D.O. di Modena: analisi dell’attività nel biennio 2006-2007. Bollettino della Società Medico- Chirurgica di Modena. Anno 122 – N° 1-3 Gennaio-Giugno 2007, Abstract 74 p. 84. Auret K, Bulsara C, Joske D. Australasian haematologist referral patterns to palliative care: lack of consensus on when and why. Internal Medicine Journal 2003;33:566-71. Benson K. Home is where the heart is: do blood transfusions belong there too? Transfusion Medicine Reviews 2006;20:218-229. Boyce A, McHugh M, Lyon P. Proactive palliative care choices for haematology day unit patients. International Journal of Palliative Nursing 2003;9:544-50. Brook L, Vickers J, Pizer B. Home platelet transfusion in pediatric oncology terminal care. Medical and Pediatric Oncology 2003;40:249-51. Carson MG, Fitch MI, Vachon ML. Measuring patient outcomes in palliative care: a reliability and validity study of the Support Team Assessment Schedule. Palliative Medicine 2000;14:25-36. 47
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  • 52. Casini C, Carrai V, Innocenti F, Teodori P, Rigacci L, Rossi Ferrini P. Hematological Home Care (HCC): ten years activity. (Abstract 249). Abstract book f the seventh annual meeting of the European Haematology Association. Florence (Italy), 2002. Haematologica Vol. 3 Suppl 1:84. Chern B, Joseph D, Joshua D, Pittman K, Richardson G, Schou M, et al. Bisphosphonate infusions: patient preference, safety and clinic use. Supportive Care in Cancer 2004;12:463-6. Cohen SR, Boston P, Mount BM, Porterfield P. Changes in quality of life following admission to palliative care units. Palliative Medicine 2001;15:363-71. Corli O, Pizzuto M, Gibellini P. I costi sostenuti dalla famiglia in un programma di cure palliative domiciliari per malati oncologici. La Rivista Italiana di Cure Palliative. 2002;4:210-12. Costantini M, Higginson IJ, Boni L, Orengo MA, Garrone E, Henriquet F, Bruzzi P. Effect of a palliative home care team on hospital admissions among patients with advanced cancer. Palliative Medicine 2003;17:315-21. Coyte PC, Dobrow MJ, Broadfield L. Incremental cost analysis of ambulatory clinic and home-based intravenous therapy for patients with multiple myeloma. Pharmacoeconomics 2001;19:845-54. Craig JI, Milligan P, Cairns J, McClelland DB, Parker AC. Nurse practitioner support for transfusion in patients with haematological disorders in hospital and at home. Transfusion Medicine 1999;9:31-6. Dunn A, Carter J, Carter H. Anemia at the end of life: prevalence, significance, and causes in patients receiving palliative care. Journal of Pain and Symptom Management 2003;26:1132-9. Faucher C, Le Corroller A, Vey N et al. Ambulatory autologous transplant: is it feasible and is it desirable? Results of a prospective large randomised study. In: European Group for Blood and Marrow Transplantation, Edition Hamburg: Bone Marrow Transplantation 2006;S59. 49
  • 53. Favale E, Galli L, Menabue M, Baldanzi P. Comunicazione delle modalità di intervento nel paziente terminale ematologico in assistenza domiciliare. Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Modena. Anno 122 – N° 1-3 Gennaio-Giugno 2007, Abstract 77 p. 87. Finlay IG, Higginson IJ, Goodwin DM, Cook AM, Edwards AG, Hood K, et al. Palliative care in hospital, hospice, at home: results from a systematic review. Annals of Oncology 2002;13 Suppl 4:257-64. Forinder U, Lof C, Winiarski J. Quality of life and health in children following allogeneic SCT. Bone Marrow Transplantation 2005;36:171-6. Funke I, Wiesneth M, Platow S, Kubanek B. Palliative cytoreduction in refractory acute leukemia: a retrospective study of 57 adult patients. Annals of Hematology 2000;79:132-7. Giovannini M, Cartoni C, Cedrone M, De Gregoris C, Niscola P, Romani C, et al. Chemioterapia palliativa in pazienti con neoplasie ematologiche in fase avanzata di malattia: esperienza dell’Unità di Cure domiciliari “Romail” presso l’Istituto d’Ematologia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Paper presented at the eighth Congress of the Società Italiana di Cure Palliative, Genoa, 1997. Girmenia C, Moleti ML, Cartoni C, Cedrone M, De Gregoris C, De Sanctis V, et al. Management of infective complications in patients with advanced hematologic malignancies in home care. Leukemia 1997;11:1807-12. Giunco F. Cura e assistenza a domicilio. Il costo dei servizi. UTET, Divisione Scienze Mediche, Torino, 2005. Gomez Batiste X, Tuca A, Corrales E, Porta-Sales J, Amor M, Espinosa J, et al. Resource consumption and cost of palliative care services in Spain: a multicenter prospective study. Journal of Pain and Symptom Management 2006;31:522-32. Hayes-Lattin B, Leis JF, Maziarz RT. Isolation in the allogeneic transplant environment: how protective is it? Bone Marrow Transplantation 2005;36:373-81. 50
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