La biblioteca connessa: come cambiano le strategie di servizio al tempo dei social network
Milano, Palazzo delle Stelline, 14 marzo 2014
http://www.convegnostelline.it/
Biblioteche e Wikipedia: Wikipedia come ambiente di lavoro collaborativo per una comunità trasversale alle biblioteche
1. Wikipedia come ambiente
di lavoro collaborativo
per una comunità
trasversale alle biblioteche
Pierfranco Minsenti
La biblioteca connessa:
come cambiano le strategie di servizio
al tempo dei social network
Milano, Palazzo delle Stelline, 14 marzo 2014
pierfranco.minsenti@gmail.com
2. 1. Biblioteconomia sociale?
2. Biblioteche e Wikipedia?
3. La cultura partecipativa
4. Usare Wikipedia in biblioteca
5. Biblioteche e cultura partecipativa
Indice
4. 4
La biblioteca e il conflitto tra valori
La biblioteca è attraversata da una crisi di identità determinata dal
conflitto tra due diversi modelli di società:*.
1. l’idea della biblioteca come istituzione sociale ereditata dalla
cultura a cavallo tra XIX° e XX° secolo: idea che in particolare è
stata modellata da Ranganathan
2. l’individualismo della cultura contemporanea, che trova
espressione in particolare nel consumismo e che crea tanti
segmenti di pubblico diversi
* Sara Wingate Gray, Locating Librarianship’s Identity in its Historical Roots of Professional Philosophies: Towards a Radical New Identity for
Librarians of Today (and Tomorrow). Intervento tenuto alla International IFLA Conference 2012. <http://conference.ifla.org/past-wlic/2012/95-
gray-en.pdf>.
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
☞ continuiamo a usare il lessico di Ranganathan in
una società molto cambiata
5. 5
La biblioteca e il conflitto tra valori
Ranganathan:
1. definisce la biblioteca come una istituzione
sociale (dal 1931, Le cinque leggi della
biblioteconomia e nelle pubblicazioni
successive)*
2. ma come la scuola, anche la biblioteca deve
servire al miglioramento dell’individuo e deve
offrire servizi personalizzati
Le due dimensioni del sociale e dell’individuale coesistono
armoniosamente.
Il compito delle istituzioni era proprio quello di garantire tale equilibrio.
* S. R. Ranganathan, The five laws of library science. Madras: The Madras Library Association, 1931, p. 327. <http://hdl.handle.net/2027/
uc1.$b99721>.
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
6. 6
La biblioteca e il conflitto tra valori
Al centro della visione di Ranganathan sta un altro
importante equilibrio: quello tra le 3 componenti
della biblioteca:
• Libri
• Bibliotecari
• Utenti
Le relazioni dinamiche tra queste tre componenti
erano espresse dalla metafora del Campo
elettromagnetico che esprime le relazioni
reciproche tra i 3 elementi
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
7. 7
La biblioteca e il conflitto tra valori
☞ possiamo usare l’equilibro di Ranganathan come
una posizione per “misurare” la distanza delle
nuove proposte sociali da quella visione
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
8. 8
La biblioteca e il conflitto tra valori
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
Le grandi piattaforme online di vendita presentano una offerta
molto differenziata che riesce ad essere sostenibile perché
aggregano l’utenza (coda lunga)
Spesso l’incertezza si è tradotta in una offerta sempre più
variata di servizi per adattarsi a un pubblico differenziato (every
reader his book)
Problemi:
1. per “impatto sociale” si intende la soddisfazione del
singolo utente o la biblioteca che influenza la società?
2. quale impatto può avere sulla società una biblioteca incerta
sul modello di società che intende promuovere?
3. Problema economico: quanto può essere sostenibile una
offerta molto differenziata da parte della biblioteca?
9. 9
La biblioteca e il conflitto tra valori
Per Ranganathan la dimensione sociale della biblioteca si
esprimeva innanzitutto nel suo essere un capitale di
conoscenza accessibile a tutti per soddisfare esigenze
individuali (soprattutto l’autoistruzione).
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
Dopo Ranganathan abbiamo:
1. modelli diversi di biblioteca (b. come learning centre;
Idea Store)
2. “contaminazioni” con modelli di servizio di tipo
commerciale
10. 10
La biblioteca e il conflitto tra valori
Negli ultimi decenni la biblioteca ha fatto spazio ad altri tipi di
materiali e di fruizione e sono nati conflitti di “identità”
innescati da quello che sembrava l’adeguamento della
biblioteca a modelli commerciali.
Esempio: dibattiti sul prestito di multimedia (VHS ecc.) che
avrebbe reso biblioteca simile a un negozio Blockbuster:
“rischio di contaminazione”
Quando sono state poste domande sull’”identità” è stata
data una riposta di carattere “gestionale”, legata alle
domanda, non una risposta identitaria.C’è stato un gap di
riflessione.
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
11. 11
La biblioteca e il conflitto tra valori
La biblioteca sente la pressione esterna dei modelli
alternativi alla sua tradizione.
Spesso li riproduce tutti, creando una impressione di
incoerenza.
Per es. le home page di certi opac visualizzano i libri
che hanno più prestiti: in questo modo riproducono i
gusti della cultura mainstream mentre una delle
mission della biblioteca dovrebbe essere quello di
promuovere la bibliodiversità.
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
12. 12
La biblioteca e il conflitto tra valori
Problema: dobbiamo iniziare ad ammettere che la
visione di Ranganathan è legata a un contesto
storico preciso.
Non è stata riconosciuta questa esigenza perché le
5 leggi sembrano esprimere una visione essenziale
adattabile a qualsiasi contesto.
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
13. 13
La biblioteca e il conflitto tra valori
Adattare Ramganathan al contesto attuale?
Tre problemi:
1. aggiornare significa: “adattarlo” al contesto oppure
rivoluzionarlo?
2. Se lo “adattiamo” che cosa bisogna salvare? Che cosa
possiamo invece inglobare della cultura
contemporanea?
3. Quanto possiamo “tradire” Ranganathan?
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
14. 14
La biblioteca e il conflitto tra valori
La biblioteconomia “sociale” tenta di dare risposte
nuove, approfondendo e rinnovando il ruolo di
istituzione sociale della biblioteca.
La proposta di David Lankes è un tentativo di
aggiornamento di Ranganathan che ne mantiene
alcuni elementi centrali (raccolte informative usate
per l’apprendimento e per l’autorealizzazione).
Ma il tenativo di aggiornamento di Ranganathan che
propone Lankes non è l’unico.
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
15. 15
La biblioteca e il conflitto tra valori
Questo intervento intende presentare una proposta
basata sul colloquio tra la biblioteca e la cultura
contemporanea, incluse le sue contraddizioni.
Questo colloquio è basato sulla contaminazione della
biblioteca con la cultura partecipativa attraverso
l’uso e la collaborazione tra le biblioteche e Wikipedia.
Wikipedia è una piattaforma social perché è
collaborativa, ma allo stesso tempo è una
pubblicazione e grazie a questa sua duplicità crea
opportunità di confronto stimolanti.
1.Iproblemidellabiblioteconomiasociale
17. 17
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
Perché le biblioteche collaborano con Wikipedia?
Vale a dire: quali ragioni giustificano questa
collaborazione? Oltre al coinvolgimento a titolo
individuale dei bibliotecari, la collaborazione può
estendersi alla biblioteca come istituzione e questo
quale significato avrebbe dal punto di vista della
ridefinizione della mission della biblioteca?
Questa domanda è stata formulata nell’autunno 2013 sulla mailing
list: Bibliotecari-Lista di discussione per bibliotecari e wikipediani. La
domanda era ispirata dalle iniziative di collaborazione tra Wikipedia e le
biblioteche che si sono sviluppate negli ultimi anni.
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
18. 18
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
A livello internazionale nel 2012 è stata lanciata
l’iniziativa “Wikipedia Loves Libraries”* come
progetto quadro entro il quale Wikipedia promuove
iniziative di collaborazione con le biblioteche.
L’iniziativa è ispirata da una consonanza di obiettivi
tra Wikipedia e le biblioteche per quanto riguarda
l’accesso e la trasmissione della conoscenza.
* Wikipedia Loves Libraries: http://outreach.wikimedia.org/wiki/Wikipedia_Loves_Libraries
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
19. 19
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
Per quanto riguarda l’Italia, già nel 2010 sono nate le prime attività che
hanno segnato l’inizio della collaborazione tra alcune biblioteche e
Wikipedia*. Nel corso del tempo queste attività si sono lentamente
evolute e oggi possiamo riconoscere diverse tipologie di attività**:
1. corsi svolti nelle biblioteche con l’obiettivo di trasmettere le competenze di base utili per
l’editing di Wikipedia e rivolti a utenti interessati a diventare collaboratori volontari
2. corsi che rientrano in un progetto specifico volto a inserire nelle voci di Wikipedia
informazioni legate alla storia locale***
3. biblioteche che digitalizzano le loro collezioni e depositano i testi digitalizzati su
Wikisource in lingua italiana****
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
** Per una rassegna del tipo di attività che idealmente possono coinvolgere biblioteche e bibliotecari in Wikipedia, vedi Virginia Gentilini, “Librarians
are Wikipedian Too”, Bibliotime, n. 3 (2012), < http://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xv-3/gentilini.htm>.
* Ne ha parlato Andrea Zanni in: “Le biblioteche e l’universo Wikipedia”, AIB Notizie, 2012, 2, <http://www.aib.it/pubblicazioni-aib/aib-notizie/aib-
notizie-2012-2/2012/25605-biblioteche-e-wikimedia/>.
*** Per un esempio vedi il corso che si è svolto alla Biblioteca di Mestre nell’autunno 2013: http://sbuvenezia.comune.venezia.it/easyne2/
LYT.aspx?Code=BCVE&IDLYT=1211&ST=SQL&SQL=ID_Documento=25460 e https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:GLAM/Biblioteche/Progetti/
WikiVEZ
**** Caso della Biblioteca La Vigna di Vicenza, specializzata in testi antichi legati all’agricoltura: ne ha parlato Andrea Zanni in: “Le biblioteche e
l’universo Wikipedia”, AIB Notizie, 2012, 2, < http://www.aib.it/pubblicazioni-aib/aib-notizie/aib-notizie-2012-2/2012/25605-biblioteche-e-
wikimedia/>
20. 20
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
Nei primi due casi la biblioteca viene coinvolta
perché faccia da tramite con gli utenti e assuma un
ruolo attivo di mediazione e promozione attraverso il
lavoro del bibliotecario come ideatore dell’attività,
organizzatore e in alcuni casi anche formatore.
È utile sottolineare che in entrambi i casi il
coinvolgimento riguarda la biblioteca come
istituzione e non il bibliotecario a titolo individuale in
qualità di volontario.
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
21. 21
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
Infine Wikipedia può costituire una risorsa che consente l’aggregazione
della comunità dei bibliotecari. A questo proposito, nel caso
dell’esperienza italiana si è rivelato molto utile uno strumento parallelo a
Wikipedia: una mailing list: Bibliotecari-Lista di discussione per
bibliotecari e wikipediani nata nel 2010 con lo scopo di creare uno
strumento di dibattito e promozione di queste attività*.
È significativo notare che nel corso dell’ultimo anno questa mailing list
ha esteso le sue funzioni originarie diventando una sorta di forum di
discussione di temi che in qualche caso non sono legati direttamente a
Wikipedia ma sono, in gran parte, legati all’uso delle nuove tecnologie.
Tra le questioni più discusse ci sono poi i rapporti tra Wikipedia e SBN,
legati al VIAF, e le questioni legate al diritto d’autore in ambiente
digitale.
* Bibliotecari - Lista di discussione per bibliotecari e wikipediani: bibliotecari@wikimedia.it Al marzo 2014 la lista conta 170 iscritti.
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
22. 22
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
Perché le biblioteche collaborano con Wikipedia?
La domanda ha ottenuto risposte di diverso tipo che si possono
schematicamente riassumere in 3 gruppi:
1. quali attività può proporre la biblioteca
2. utilità del coinvolgimento del bibliotecario (a livello individuale) per
le sue competenze in materia di organizzazione della conoscenza,
gestione di metadati, creazione di link ai cataloghi online
3. consonanza di valori e obiettivi generali tra il mondo delle
biblioteche e Wikipedia relativamente all’accesso libero alla
conoscenza: questa risposta si basa in particolare sul Manifesto
UNESCO sulle biblioteche pubbliche
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
23. 23
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
Ma tra Wikipedia e la biblioteca ci sono sensibili differenze:
1. la biblioteca garantisce l’accesso alla conoscenza tramite la
consultazione libera e gratuita di raccolte di pubblicazioni di
natura primaria, secondaria e terziaria
2. sintesi enciclopedica esclude programmaticamente molte
cose, tra cui la ricerca originale e la scrittura saggistica che ha
per oggetto una argomentazione*
* Vedi in particolare due voci: I cinque pilastri di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Cinque_pilastri (italiano) e http://en.wikipedia.org/wiki/
Wikipedia:Five_pillars (inglese); inoltre la voce: “Cosa Wikipedia non è”: http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Cosa_Wikipedia_non_%C3%A8 (italiano)
e “What Wikipedia is not”: http://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:What_Wikipedia_is_not (inglese).
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
24. 24
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
3. differenze tra una enciclopedia e la biblioteca per quanto
riguarda il modello di trasmissione delle conoscenza
1. la biblioteca ripropone il modello tradizionale, di tipo
piramidale, basato su competenze certificate che
appartengono a un ristretto gruppo di esperti riconosciuti.
2. carattere collaborativo di Wikipedia: aperto a tutti senza
ruoli predefiniti e rigidi (assenza di gatekeepers)
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
25. 25
Un interprete che ha sottolineato efficacemente le novità di Wikipedia è
lo studioso di media Henry Jenkins che in Convergence culture aveva
così definito Wikipedia:
«Perhaps the most interesting and controversial aspect of the
Wikipedia project has been the ways it shifts what counts as
knowledge (from the kinds of topics sanctioned by traditional
encyclopedias to a much broader range of topics relevant to
specialized interest groups and subcultures) and the ways it shifts
what counts as expertise (from recognized academic authorities to
something close to Lévy concept of collective intelligence»*.
* Vedi Henry Jenkins, Convergence culture. New York: New York University Press, 2006.
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
26. 26
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
Modello aperto di Wikipedia: “chiunque” ha la possibilità di trasmettere
conoscenze senza un preventivo esame del possesso di specifiche
credenziali professionali.
Terzo Pilastro di Wikipedia:
«Wikipedia is free content that anyone can edit, use, modify, and
distribute»*
Ma l’autorevolezza è un valore importante per i bibliotecari: non è un
caso infatti che Wikipedia, soprattutto nei primi di anni di vita, sia stata
guardata con diffidenza dai bibliotecari.**
* Il terzo pilastro di Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Five_pillars (inglese).
** Vedi per es. la sezione “Librarians' views” nella voce “Reliability of Wikipedia”: http://en.wikipedia.org/wiki/Reliability_of_Wikipedia
☞ due modelli culturali in conflitto
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
27. 27
Ma se nonostante alcuni valori generali condivisi, il
modello culturale della biblioteca è distante da quello
di Wikipedia, perché potrebbe essere opportuna la
collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
2.LacollaborazioneWikipedia/Biblioteche
Perché una collaborazione tra biblioteche e Wikipedia?
☞ la risposta è legata al concetto di cultura
partecipativa e al coinvolgimento della biblioteca
29. 29
Per Henry Jenkins Wikipedia è un esempio di produzione sociale della
conoscenza realizzata grazie alla cultura partecipativa:
«Una cultura partecipativa è una cultura con barriere relativamente
basse per l’espressione artistica e l’impegno civico, che dà un forte
sostegno alle attività di produzione e condivisione delle creazioni e
prevede una qualche forma di mentorship informale, secondo la
quale i partecipanti più esperti condividono conoscenza con i
principianti. All’interno di una cultura partecipativa, i soggetti sono
convinti dell’importanza del loro contributo e si sentono in qualche
modo connessi gli uni con gli altri»*.
* Henry Jenkins, Culture partecipative e competenze digitali. Media education per il XXI secolo. Milano, Guerini, 2010, p. 57.
Wikipedia e la cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
30. 30
Problema: legame con i media digitali deve essere interpretato
correttamente.
3.Laculturapartecipativa
La cultura partecipativa risponde a bisogni della società
La rivoluzione implicita nel Web 2.0 / Library 2.0 non è di natura
tecnologica, ma culturale.
☞ dobbiamo prendere sul serio la cultura
partecipativa?
Abbandonare una visione tecnodeterminista.
È la stessa cosa del web 2.0?
31. 31
La cultura partecipativa
Oggi è cambiato il rapporto con la produzione di cultura e conoscenza:
«in passato l’accesso al sapere [...] rifletteva una divisione netta tra
produttori e consumatori della conoscenza. Oggi abbiamo la
consapevolezza della impossibilità di tracciare una definitiva, stabile
linea di confine tra quei due mondi e quelle due figure. Siamo di
fronte ad un rapporto paritetico tra ricezione e produzione, ogni utente
si fa produttore, cambiando così la natura stessa della conoscenza in
rete, tanto che si è potuto concludere che ormai è stata annullata ogni
differenza tra sfera culturale, sfera sociale, sfera mediatica*.
3.Laculturapartecipativa
* Stefano Rodotà, "Il diritto alla conoscenza", intervento tenuto al seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri a Venezia,
Fondazione Cini, 31 gennaio 2014, pubblicato in Doppiozero, 31 gennaio 2014. http://doppiozero.com/materiali/speciali/il-diritto-alla-conoscenza.
Per S. Rodotà intreccio inestricabile tra richiesta di diritto di
accesso e diritto di partecipazione
32. 32
☞ oggi diritto alla conoscenza come accesso e
diritto a partecipare alla sua costruzione sono
legati insieme
La conoscenza disponibile in Rete viene percepita come un “bene
pubblico globale” (Luciano Gallino) e un “bene comune”,
liberamente accessibile da ogni persona.
Di qui nasce anche l’idea della costruzione collettiva del sapere,
della manutenzione e accrescimento della conoscenza.
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
33. 33
Tuttavia la cultura partecipativa, la creazione dal basso e senza passare
attraverso i gatekeepers possiede indubbiamente dei rischi, elementi
contradditori.
È stata spesso attaccata e vista come una forma di narcisismo, per
es. da Andrew Keen nel libro The Cult of the Amateur (2007)*.
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
* Andrew Keen, The Cult of the Amateur: how blogs, MySpace, YouTube, and the rest of today’s user-generated media are destroying our
economy, our culture, and our values. New York: Doubleday, 2007.
34. 34
La cultura partecipativa non è una evoluzione tecnologica o nata da
poco, ma il risultato di un lungo processo evolutivo che ci ha
lasciato in eredità il “modo” positivo, spesso retorico, con cui noi
pensiamo la rete.
Risale al Rinascimento l’espressione “repubblica delle lettere” che ha
avuto particolare fortuna nei due secoli successivi e che indicava la
rete di scambi tra intellettuali cosmopoliti che trascendevano i confini
tra gli stati. Il termine repubblica era quindi usato per esprimere il
carattere aperto, egualitario della comunità intellettuale e il
carattere virtuale del territorio di questa repubblica.
La cultura partecipativa ha radici in fenomeni lontani
3.Laculturapartecipativa
35. 35
Armand Mattelart ha indagato nella sua Storia della società
dell’informazione* le esigenze a cui risponde la cultura partecipativa,
l’idea di una società aperta della conoscenza, il conflitto con i
monopoli del sapere.
Allo stesso tempo Mattelart ha fatto emergere la duplicità del
fenomeno: ha ricostruito le radici dell’uso metaforico del termine
rete e della nascita del concetto di età dell’informazione e ci ha
dimostrato che le reti di comunicazione e trasmissione del sapere
hanno un duplice ruolo: un ruolo liberatorio/emancipatorio che
serve a liberare gruppi e società dai limiti legati alle frontiere fisiche e
mentali e anche un ruolo opposto di strumento per la creazione di
nuove forme di controllo, di egemonia culturale anche attraverso la
creazione di nuovi monopoli del sapere.
* Armand Mattelart, Storia della società dell’informazione, trad. it. Torino: Einaudi, 2002. (ed. orig. 2001).
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
36. 36
«... la sostanza di tale invenzione [il telegrafo ottico] può bastare a rendere
possibile l’istituzione della democrazia presso un grande popolo. Molti uomini
rispettabili, tra i quali va annoverato Jean-Jacques Rousseau, hanno ritenuto
che l’istituzione della democrazia fosse impossibile presso i grandi
popoli. Come infatti il popolo potrebbe decidere tutto insieme? Presso gli
antichi, tutti i cittadini si radunavano in una piazza; e lì scambiavano le loro
rispettive convinzioni [...] L’invenzione del telegrafo è un elemento nuovo
[...] può servire a parlare a grandi distanze tanto speditamente e tanto
distintamente come in una sala. I cittadini francesi potranno comunicare tra
loro tutto quello che vorranno, e in un arco di tempo relativamente breve,
perché tale comunicazione deve considerarsi istantanea».
Alexandre Vandermonde (docente di economia politica), 1795*
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
* Armand Mattelart, Storia della società dell’informazione, trad. it. Torino: Einaudi, 2002. (ed. orig. 2001), p. 24.
☞ il discorso sui benefici della comunicazione a
distanza per la democrazia diretta nasce nel
1795:
37. 37
Ma la storia del telegrafo ottico è la storia di una utopia che non
mantenne le promesse perché il codice usato per la trasmissione
rimase proprietà statale e lo Stato non ne autorizzò l’uso da parte
dei cittadini per motivi di “sicurezza nazionale”.
«Ad ogni ciclo tecnologico si rinnoverà il discorso redentore
sulla promessa di concordia universale, di democrazia decentrata
[...] e ogni volta si ripeterà anche il fenomeno dell’amnesia nei
confronti della tecnologia precedente. [...] tutti i mezzi destinati a
trascendere la trama spazio-temporale del tessuto sociale
richiameranno alla mente il mito colelttivo dell’agorà delle città
dell’Attica. Né la differenza, spesso radicale, delle condizioni
storiche in cui si verificherà il loro effettivo impianto isttiuzionale, né
le evidenti smentite arrecate alle promesse iniziali, eclisseranno
questo immaginario tecnologico di stampo millenarista»*.
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
* Armand Mattelart, Storia della società dell’informazione, trad. it. Torino: Einaudi, 2002. (ed. orig. 2001), p. 25.
39. 39
«[l]ibrarianship is concerned with the flow of information to individuals»*
Susan Myburgh ha studiato le definizioni metaforiche del termine
“informazione”
«information is explained metaphorically, portrayed as lifeblood, a conversation, wealth (or a
source of wealth), a computer, the Internet, a colour, energy, entropy, and experience, a pillar
of society, a guide, map or plan, water, a quantity, social or class power, something good, and
even magic. Access to, or acquisition of ‘information’ has the ability to make a person ‘better’
in some undefined way»**
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
* D. J. Urquhart, The Principles of Librarianship, Leeds: Wood Garth, 1981, p. 56.
** Susan Myburgh, Defining information, the site of struggle, Doctoral thesis, University of Adelaide, 2009, p. 238.
La biblioteca anche prima di Internet si è definita usando metafore
tecnologiche (o biologiche) come una sorta di “communication
system” e l’informazione come un elemento dinamico che deve
scorrere attraverso una rete:
40. 40
Ma se poniamo la biblioteca sullo sfondo della evoluzione
culturale ricostruita da Mattelart e delle odierne istanze
partecipative rispetto alla creazione di conoscenza, la biblioteca
appare come una istituzione che non è direttamente impegnata nel
sostenere la cultura partecipativa.
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
La biblioteca rispecchia e quindi è solidale con la cultura
dominante che assegna a certi gruppi di esperti professionisti -
scienziati, intellettuali, letterati, esperti legati alle discipline
accademiche - , il potere di identificare le migliori letture, e la
definizione del canone
41. 41
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
I limiti della biblioteconomia secondo Wayne Wiegand:
«[…] absent from the discourse driving this field [LIS], however, are the
kinds of questions critical theorists such as Michel Foucault, Antonio
Gramsci, and Jurgen Habermas […] ask about connections between
power and knowledge, which all agree is never totally objective
and never disinterested»*
* Wayne A. Wiegand, "Tunnel Vision and Blind Spots: What the past Tells Us about the Present; Reflections on the Twentieth-Century History of
American Librarianship", The Library Quarterly: Information, Community, Policy, Vol. 69, No. 1 (Jan., 1999), pp. 1-32,
http://www.jstor.org/stable/4309267
42. 42
Se riteniamo che l’emergere della cultura partecipativa non vada
banalizzata riducendola a una forma di espressione narcisistica, ma
vada vista come la manifestazione dell’intreccio tra diritto
all’accesso alla cultura e alla conoscenza e diritto alla produzione
culturale e, allora questo è un problema della biblioteca
Se vediamo tutto questo non come il risultato di innovazione
tecnologica, ma di un processo culturale molto lungo di
“democratizzazione” della cultura, possiamo chiederci: come può la
biblioteca entrare nel paradigma della cultura partecipativa, dare una
risposta a queste istanze?
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
☞ risposta: non pretendere neutralità ma fornire
strumenti critici per “leggere” la non neutralità
43. 43
Uno dei critici più radicali di questo limite della biblioteca è David
Lankes. Per David Lankes: la conoscenza è dinamica
«All libraries do the first aspect of facilitation, providing access. […]
Where too many libraries fall short is in how they see knowledge as a
thing, overemphasize access, and support consuming knowledge
instead of creating it. If our libraries are going to support our
communities in the future, they must do a better job across this
spectrum. […] Here is what knowledge is not: it is not a passive
and calm accumulation of facts. It is not a database of articles, or,
indeed, a building full of books. It is not measured in pounds or
linear feet.Knowledge is not static, not dispassionate, and definitely
not cold. […] Knowledge is dynamic, ever changing, and alive».*
* David Lankes, Expect More. Demanding Better Libraries For Today's Complex World. CreateSpace Independent Publishing Platform, 2012, p. 43.
La questione chiave è la conoscenza: la biblioteca tradizionale non
sarebbe adeguata a promuovere questa concezione della conoscenza.
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
44. 44
Tuttavia se la proposta di Lankes è costruita su una concezione
costruttivista della conoscenza, non convince al livello delle
conseguenze che vorrebbe trarne: cioè che il bibliotecario non
deve essere solo agente nel senso della mediazione (facilitazione)
dell’accesso ma anche agente attivo nel senso della produzione di
conoscenza.
Le perplessità sono molte:
• di ordine pratico (diventerebbe una sorta di user helper
generico, senza alcuna specializzazione, sorta di tuttologo)
• rischia di condizionare l’interpretazione libera
• farebbe un lavoro che si sovrappone con quello di altre
istitiuzioni
La cultura partecipativa
3.Laculturapartecipativa
46. 46
Wikipedia possiede numerose caratteristiche originali che sono allo
stesso tempo punti di forza e di debolezza:
1. non è una pubblicazione tradizionale di carattere “statico”
perché è semmai un “processo”, non un prodotto , un’opera
in fieri, per cui non deve essere confrontata con una
pubblicazione tradizionale*.
2. l’editing libero è innanzitutto uno strumento per raggiungere
l’efficacia informativa*. Infatti solo in questo modo viene
assicurata sia la tempestività dell’aggiornamento, sia l’adozione
di un punto di vista neutrale che è il risultato dell’applicazione
di una serie di principi guida e del confronto attivo tra opinioni
diverse nella pagina di discussione che accompagna ogni voce.
* Vedi Clay Shirky, Uno per uno, tutti per tutti. Il potere di organizzare senza organizzazione. Torino: Codice, 2009, p. 89.
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
47. 47
3. è una risorsa informativa complessa, che cumula in maniera
originale caratteristiche specifiche che si ritrovano separate in
altre risorse online: un repository di testi, di files multimediali e
associati metadati, una piattaforma editoriale per la
pubblicazione di contenuti digitali e un forum per le discussioni.
In sostanza unisce comunicazione e pubblicazione; testo e
discorso sul testo.
4. la pagina di Discussione che accompagna ogni voce registra
tutte le discussioni che sono state fatte, le segnalazioni, le
motivazioni per le correzioni da inserire: si può dire che ogni
voce ha un doppio strato informativo: quello informativo/
fattuale e quello relativo al processo di costruzione della voce
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
48. ☞ Wikipedia possiede aspetti Metainformativi
48
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
Si presta a insegnare l’information literacy fornendo una “palestra”
pratica.
* Vedi per es. Eric Jennings, "Using Wikipedia to Teach Information Literacy", College and Undergraduate Libraries, vol. 15, n. 4, 2008, pp.
432-437: http://dx.doi.org/10.1080/10691310802554895
Nelle università estere da qualche anno Wikipedia viene vista come
una efficace palestra per corsi pratici di information literacy,
considerati più efficaci anche a motivo di ciò che possono insegnare
le imperfezioni dell’enciclopedia.*
49. 49
Utilità di Wikipedia per rinnovare il concetto di information literacy:
1. dà la possibilità di insegnare a valutare le fonti; consente di
spiegare il concetto di controllo e autorevolezza e l’uso delle
fonti bibliografiche per giustificare le informazioni inserite nella
voce; consente di spiegare elementi del diritto d’autore legati al
riuso dei materiali in ambiente digitale;
2. consente di vedere la produzione di informazioni non come
un qualcosa di “dato” ma come un processo, una
costruzione non immobile e che può variare nel tempo
3. anche le sue imperfezioni sono utili, insegnano qualcosa, alla
pari delle modifiche che si susseguono nel tempo*
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
* Vedi a http://en.wikipedia.org/wiki/Talk:The_Crying_of_Lot_49#Brighton_Rock la pagina di discussione della voce dedicata al romanzo di
Pynchon The Crying of Lot 49 con la richiesta di correzione di un riferimento ingiustificato al romanzo Brighton Rock di Graham Greene.
50. 50
Consente di estendere l’information literacy alla media literacy*:
la creazione e l’uso di diversi media digitali:
1. infatti i nuovi media vengono usati per creare e diffondere
contenuti online, costituiti spesso da contenuti originariamente
creati per altri media.
2. riutilizzando in Wikipedia materiali presenti online è possibile
insegnare un utilizzo responsabile dei nuovi media,
assecondando in particolare la predisposizione degli
adolescenti alla creazione di contenuti digitali.
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
* Vedi per es. Henry Jenkins , Culture partecipative e competenze digitali. Media education per il XXI secolo. Milano, Guerini, 2010.
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Può essere usata per spiegare il rapporto tra “cultura ufficiale” e
“sottoculture”, che trovano ampio spazio su Wikipedia:
1. è utile far riflettere sulla distanza che esiste tra il “canone”
riconosciuto e ciò cha sta fuori
2. imparare a relativizzare i fenomeni culturali: far notare che il
rapporto non è statico, ma è in movimento: ciò che oggi è ritenuto
marginale rispetto alla cultura ufficiale, può essere destinato a
cambiare posizione in futuro
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
☞ importanza della “literacy” culturale:
sviluppare i dubbi e le incertezze*
* Vedi Frank Schirrrmacher , La libertà ritrovata. Torino, Codice, 2010.
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La finalità è quella di mettere in grado l’utente di
partecipare in maniera consapevole alla costruzione
collettiva della cultura (empowerment).
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
Consente di finalizzare l’information literacy agli obiettivi suggeriti da
Jenkins: l’apprendimento di un insieme di competenze sociali
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Il coinvolgimento delle biblioteche in Wikipedia potrebbe estendersi
anche dopo il momento formativo dando vita a un servizio stabile
di assistenza anche a distanza ai volontari wikipediani,
facilitando il reperimento di fonti informative ecc.
4.UsareWikipediainbiblioteca
Usare Wikipedia in biblioteca
Un esempio di questo tipo di coinvolgimento potrebbe essere offerto
dal progetto Sestopedia, che consiste nel pubblicare su Wikipedia
voci e materiali digitali relativi alla storia di Sesto San Giovanni.
Le biblioteche forniranno materiali relativi alla storia locale.
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Le attività descritte non stravolgono le funzioni tradizionali della
biblioteca ma costituiscono una innovazione rispetto ai corsi di
information literacy adottando un taglio più pratico.
5.Bibliotecheeculturapartecipativa
Perché coinvolgere la biblioteca nella cultura partecipativa
Questa proposta coinvolge la biblioteca nella cultura partecipativa
ma è lontana dalla radicalità di Lankes.
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Vantaggi:
5.Bibliotecheeculturapartecipativa
Perché coinvolgere la biblioteca nella cultura partecipativa
1. reimpostare l’information literacy finalizzandola alla produzione sociale
di significato, allo sviluppo di competenze digitali intese come:
«modalità di interazione all’interno di una comunità più ampia, e
non semplicemente come abilità individualizzate da utilizzare per
l’espressione personale» (Jenkins)*
2. consente di coinvolgere gli utenti più giovani
3. promuove un modello sociale di conoscenza come condivisione
declinandolo in modalità adeguate alla cultura contemporanea
4. consente alla biblioteca di misurarsi con un paradigma culturale
più pluralista, più aperto alle differenze, ai gruppi, alle sottoculture
5. risponde al problema della sostenibilità contando sul
crowdsourcing
* Vedi per es. Henry Jenkins , Culture partecipative e competenze digitali. Media education per il XXI secolo. Milano, Guerini, 2010, p. 94.