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UN PARTITO SERIO, RESPONSABILE, INNOVATORE
Abbiamo scelto di entrare nel dibattito congressuale con un richiamo forte
alla realtà, a quella che sperimentiamo come Partito e a quella che viviamo
come Trentino.
Certo, le opinioni sono importanti: sono il sale del confronto. Ma stiamo
attenti - e di questo tutti noi dobbiamo tener conto - che se le opinioni non
partono dalla realtà, da dati oggettivi e veritieri, rischiano di confondere
piuttosto che di chiarire, di lacerare piuttosto che di comporre, di nuocere
anzichè di giovare.
Come Autonomisti, preoccupati per vocazione del Trentino e delle sue sorti,
non dobbiamo mai dimenticarlo. Non ci possiamo permettere parole al vento,
non meditate, e ancor meno populismi che soddisfano gli umori di giornata,
ma non i bisogni del presente e del futuro.
È quindi dai fatti e dalla loro verità che, attraverso questa tesi congressuale,
vorremmo sviluppare una riflessione comune sul PATT, il nostro Partito, e
una sul Trentino, la nostra terra.
* * *
Cominciamo ricordando alcuni passaggi che ci aiutano a ripercorrere la
strada che abbiamo compiuto dai primi anni del millennio ad oggi.
Dopo l'esperienza della Giunta Andreotti dei primi anni ‘90, il PATT era
tornato all’opposizione, autoconfinandosi in un ruolo marginale e, nelle
scelte che più contano per il Trentino, di fatto inincidente.
Alle elezioni del 2003 abbiamo dovuto risolvere un dilemma che, al nostro
interno, aveva creato una profonda e lacerante inquietudine: allearci – stante
la nuova legge elettorale - con il centrodestra o con il centrosinistra. Chi ha
vissuto quella fase ricorda i dubbi, le resistenze, le convinzioni opposte che
hanno accompagnato una scelta complessa e per molti versi sofferta.
Alla fine ha prevalso l’alleanza con il centrosinistra, che ci dava le migliori
garanzie per la salvaguardia della nostra Autonomia, che iniziava seriamente
ad essere messa in discussione. Da notare che questa alleanza non ha
significato aggiungere un posto a tavola, ma creare una compagine
innovativa e unica a livello nazionale: il Centrosinistra Autonomista, che
ancora oggi è la formula più idonea a salvaguardare le nostre prerogative e le
nostre aspirazioni.
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A questa alleanza abbiamo conferito il nostro pacchetto di consensi, l’8,99%, e
abbiamo ottenuto un Assessore in giunta e la Presidenza del Consiglio
Provinciale. E questo non certo per assecondare logiche di potere, come
qualcuno ha insinuato, ma per servire meglio la causa Autonomista.
Quando le condizioni sono stabili, non minacciate nel loro esistere, si può
tranquillamente stare all’opposizione, vigilando su come viene gestito il
potere e opponendosi, anche duramente, come del resto è spesso accaduto in
passato, se non siamo d’accordo.
Ma quando l’Autonomia è minacciata - e lo è sul serio - dobbiamo assumerci
le nostre responsabilità e metterci in gioco, accettando la trincea del
confronto duro con i problemi del governare e non arroccarci nelle retrovie,
limitandoci a predicare cosa “gli altri” dovrebbero fare o non fare, lasciando
comunque nelle loro mani i destini del Trentino.
Tornando al 2003, anche per questa consapevolezza, abbiamo scelto
nuovamente la sfida del governare, con tutte le conseguenze, non solo
positive, che ciò comporta. Poi sono arrivate le elezioni del 2008 e il dilemma
si è riproposto: accettare l’offerta di Lega e Forza Italia o proseguire con la
formula del Centrosinistra Autonomista. Abbiamo optato per questa seconda
soluzione e abbiamo ottenuto l’8,5%, due importanti assessorati e un ruolo
primario in ogni scelta che riguardasse la nostra Autonomia.
Da qui in poi si entra nell’attualità e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: alle
elezioni del 2013 il PATT ha ottenuto un risultato formidabile - il 17,5% - più
del doppio della legislatura precedente, e una posizione assolutamente
primaria nei più alti assetti istituzionali: la Presidenza della Provincia, la
Presidenza della Regione, la Presidenza del Consiglio Regionale, la
Presidenza dell’Euregio, un Assessore importante in Giunta, il senatore di
Trento e un deputato.
Accanto a questo - non dimentichiamolo - possiamo contare su un ruolo
primario anche nei livelli istituzionali più prossimi ai cittadini: i Comuni e le
Comunità di valle. Ripetiamo, tutto questo non per assecondare logiche di
potere che ci sono totalmente estranee, ma per tutelare l’Autonomia in una
fase delicatissima, come non la si è mai vista in passato, e per sostenere il
Trentino di fronte ad una crisi globale che ha precedenti solo se andiamo
con la memoria molto indietro, alla grande crisi del 1929.
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Oggi, pur con le difficoltà e le rinunce a cui siamo stati chiamati, l’Autonomia
è stata salvaguardata e il Trentino ha subito l’urto della crisi in misura minore
che in gran parte del resto del Paese. Non dobbiamo dimenticare che è solo
grazie all'accordo sottoscritto da PATT e SVP con il PD nazionale che
abbiamo ottenuto le garanzie necessarie per blindare la nostra Autonomia
speciale in una fase davvero critica.
Ci chiediamo - e non è una domanda retorica - dove e come saremmo oggi
se nel 2003, nel 2008 e nel 2013 avessimo fatto scelte diverse: avremmo
ancora un’Autonomia in buona salute e gli Autonomisti chiamati a guidarla?
A questo tipo di domande non ci sono risposte certe, ma certo è che le scelte
fatte hanno prodotto il PATT che oggi conosciamo e il ruolo primario che è
stato chiamato a svolgere. Il dato di realtà a cui ci riferivamo in apertura è
questo. Poi, le opinioni possono essere molte e diverse, ma da questi dati non
si può prescindere.
Un risultato - e ce lo dobbiamo dire chiaramente e con coraggio - che non è
un punto d’arrivo, ma di partenza. In una fase, che rimane grave e insidiosa,
avere posizioni di massimo rilievo più che un onore è un onere, una grande
responsabilità che dobbiamo avvertire in tutta la sua gravosa e impegnativa
evidenza. Ed è per questo che, come Partito Autonomista Trentino Tirolese,
dobbiamo compiere un deciso passo in avanti, in termini di serietà,
preparazione e capacità di visione.
La posta in gioco è troppo importante per permetterci scelte superficiali o
affidate a logiche che non siano - e lo affermiamo in piena coscienza - dettate
dagli alti interessi del Trentino e della sua Autonomia. Avere in mano le leve
più importanti dei poteri che lo Statuto di Autonomia ci ha affidato non ci
consente sbagli o leggerezze. Le conseguenze sarebbero troppo gravi.
È la ragione che rende questo Congresso di importanza cruciale e
altrettanto cruciali sono le scelte che ne deriveranno.
Per far questo, dobbiamo tener conto che il mondo di oggi è lontano anni luce
da quello che ci siamo lasciati alle spalle, anche solo pochi anni fa. Dobbiamo
rendercene conto soprattutto per quel che riguarda la nostra capacità di
rispondere ai cambiamenti in atto. Della crisi economica e finanziaria che ha
sconvolto il mondo se ne è parlato in più sedi e in più occasioni. Quindi non
ripercorriamo ragionamenti a tutti noti. Teniamo solo a precisare che questi
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cambiamenti toccano profondamente il nostro modo di fare politica e, ancor
più, di fare governo.
Oggi il mercato deve essere lasciato più libero, ma questo non significa che
possa fare tutto da solo. A noi spetta il compito di capire come intervenire
per supportare lo sviluppo e per evitare che fasce deboli, imprese, famiglie e
persone, non vengano espulse dal mercato e dalla società.
Abbiamo importanti competenze sia in materie economiche che in materie
sociali. Dobbiamo saperle usare con intelligenza, evitando pericolose
semplificazioni e il tranello, sempre in agguato, di ritenere possibile il
risolvere i problemi con gli slogan, con le ricette facili, con la falsa
convinzione che vi siano strade comode, rapide e senza costi. Chi spaccia
ricette miracolistiche per terapie efficaci otterrà qualche consenso in più, ma
al prezzo di tradire il senso primo del nostro essere Autonomisti: quello di
saper badare a noi stessi, ai nostri bisogni, alla necessità di saper guardare
non solo all’oggi, ma anche al domani.
In questo impegnativo scenario si colloca il tema spinoso della riduzione
delle risorse finanziarie a sostegno dell’Autonomia. Se non vogliamo che la
contrazione dei nostri bilanci si rifletta negativamente sulla competitività
delle nostre imprese e sulla qualità del nostro welfare, il fare meglio con
meno deve essere la nostra risposta: quella affidata alle Istituzioni e quella
che compete alla politica. Due dimensioni, istituzioni e politica, che non
possiamo disgiungere, proprio perché le responsabilità che ci sono state
affidate dalla Comunità Trentina sono massime e imprescindibili.
Quindi, per rilanciare con forza e credibilità la nostra Autonomia, abbiamo
bisogno di un Governo provinciale in grado, insieme a tutti gli altri livelli
istituzionali coinvolti, a cominciare dai Comuni, di dimostrare concretamente
di saper gestire questo momento critico con lungimiranza, serietà,
competenza e capacità realizzativa.
I risultati fino a qui raggiunti sono più che confortanti e per questo dobbiamo
ringraziare il Presidente autonomista Rossi e tutte le donne e gli uomini che
in questo primo scorcio di legislatura si sono impegnati con passione e
competenza. Da parte nostra, abbiamo bisogno di una politica altrettanto
avvertita e responsabile, perché senza politica il Governo si limita ad
essere una macchina burocratica e, se pensiamo all’ambito nazionale, di
queste macchine ne abbiamo già abbastanza.
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Una politica che sappia rispondere a due doveri imprescindibili.
In primo luogo, che le decisioni prese in ogni sede siano improntate alla
massima serietà, partecipate e tecnicamente supportate. Questo significa
meno giochi di corrente, meno polemiche strumentali, meno opportunismi
e più proposte valide e orientate al bene comune.
Il secondo dovere è quello di rendere conto di ciò che si fa e di ciò che non si
fa. E questo deve accadere con regolarità, con chiarezza e in ogni sede:
soprattutto in quelle istituzionali e di partito.
Due doveri che poggiano sui valori fondanti di cui il nostro Partito è sempre
stato portatore: un'identità politica e comunitaria che all’Autonomia riesca
a dare nuovo senso, nuova consapevolezza, nuova fiducia e nuove
prospettive di crescita. È la grande sfida che il PATT deve saper cogliere e
vincere.
Il Congresso deve saper cogliere questi stimoli e tradurli in una nuova
organizzazione all’altezza di questo gravoso compito. Una riorganizzazione
che deve tener conto anche dei profondi mutamenti che hanno investito il
nostro modo di fare comunità, anche nel nostro piccolo Trentino.
Siamo nel pieno di una rivoluzione digitale di proporzioni immani. Basta
semplicemente guardarsi attorno e guardarci intorno, per osservare come la
nostra vita quotidiana sia cambiata. Come ciascuno dei nostri singoli
momenti sia influenzato e talvolta determinato dalle nuove tecnologie. Non
serve essere scienziati per vederlo e per rendersene conto. Per comunicare, il
contatto diretto oramai è solo uno tra i mezzi possibili e purtroppo non
sempre il più utilizzato. Sono rare le lettere, ma si scrive tantissimo: con gli
sms e le mail, si pubblicano dei post su facebook, si scrive un tweet, si
commentano gli articoli che leggiamo. Forse non abbiamo scritto mai così
tanto come adesso. E, forse, quello che scriviamo, mai come adesso è più il
frutto del momento, di un’emozione contingente, buona o cattiva che sia,
piuttosto che della riflessione, della verifica di quel che diciamo, della
consapevolezza che, al di fuori di noi e della nostra cerchia di affezionati, c’è
un mondo con le sue diversità, le sue contraddizioni, i suoi problemi irrisolti.
La nostra natura di Partito di popolo non può ignorare questi cambiamenti,
pena il perdere contatto con la realtà, con le sue esigenze e con le sue
aspettative. La nostra risposta a tutto questo rimane il confronto diretto e
personale, il nostro più vero e genuino modo di relazionarci con la base e,
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più in genere, con le nostre comunità e con chi ne fa parte. Teniamo solo
conto che oggi - e non possiamo ignorarlo - vi sono altri modi di comunicare
e di partecipare, dai quali non possiamo e non dobbiamo prescindere.
Bisogna allora potenziare l’organizzazione e l’efficacia del nostro Partito,
ricercando una forma nuova, oltre che contenuti nuovi. Ma, attenzione,
cambiare non significa solo sostituire una persona con l’altra e neppure un
semplice avvicendamento generazionale. È necessario coltivare nuova classe
dirigente, far crescere la partecipazione consapevole e la capacità di
elaborazione e di proposta. E questo non si limita ad introdurre internet nel
nostro modo di relazionarci.
Quando la gente scrive su facebook, o commenta un fatto politico, deve
esserci un Partito in grado di ascoltare e di rispondere, rilanciando la
partecipazione. Dobbiamo pensare il nostro Partito come un luogo dove ci sia
una sponda continua tra lato virtuale e lato reale.
Una Sezione territoriale del Partito può essere anche affiancata da una pagina
di facebook, che serva a creare quel network che oggi non è sempre
realizzabile. Basta che le due dimensioni coesistano: non funzionerebbe né
un’organizzazione basata solo sulle Sezioni, né un’organizzazione basata solo
sulla rete. Ci vogliono tutte e due: la dimensione fisica e quella virtuale. Basta
prendere come esempio la funzione vitale del respiro - per capirci - capace di
accogliere l’aria intorno e poi trasformarla in funzioni vitali e rilasciarla. Così
con i social media ed ugualmente con le Sezioni, il Partito deve respirare con
loro, ascoltare e accogliere quanto esprimono, poi condensare il tutto,
valutandolo e trasformandolo in proposte politiche serie e praticabili.
Respirare politicamente in sintonia con i social media e con le Sezioni è
quello che dobbiamo fare per essere partecipi e non spettatori del
cambiamento. La grande e costruttiva partecipazione di iscritti e persone
interessate al tavolo di discussione “Trentino coraggioso”, avviato dal Partito
nei mesi scorsi, dimostra la validità di questo metodo, ma allo stesso tempo
anche la grande voglia di partecipare della nostra base e delle nostre
comunità.
Autonomia e partecipazione sono per noi sinonimi. Dove c’è autonomia ci
devono essere le forme partecipative più idonee, fisiche o virtuali che siano:
questo deve essere il cuore della nostra riorganizzazione partitica che, per il
nostro modo di vedere, si articola in due punti fondamentali.
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Il primo riguarda il nostro assetto interno, in particolare il coinvolgimento di
nuove persone e il tesseramento di chi condivide i nostri ideali.
È aperto da tempo, ormai, il dibattito sulla “forma” che i partiti dovrebbero
assumere e, negli ultimi anni, sembra aver preso piede l’idea di “partito
leggero”, senza tessere, con i simpatizzanti legati soprattutto ai leader tramite
rapporti diretti o la condivisione di idee forti. Sicuramente le nuove
tecnologie facilitano moltissimo le persone ad entrare in contatto con il
pensiero e le azioni del proprio leader di riferimento, ma questo rapporto
diretto rischia di essere a senso unico, limitato. Si rischia di perdere,
insomma, tutta quella fase di elaborazione politica e di confronto, tipica delle
Sezioni e delle strutture di Partito.
Certo, è innegabile che i tempi siano cambiati ed anche questa forma di
aggregazione è da rivedere. Ma in una terra come il Trentino, basata
sull’autogoverno e sulla conoscenza diretta dei propri rappresentanti, per un
Partito come il PATT, caratterizzato dalla sua anima popolare e dalla
fidelizzazione della propria base, resta imprescindibile e preziosissimo il
poter contare su un nucleo di tesserati forte, con i quali confrontarsi e
attraverso cui far veicolare messaggi ed attività.
Va, insomma, potenziata ancora di più e ravvivata quella rete di Sezioni e
contatti che da sempre abbiamo in ogni angolo del Trentino. Dobbiamo
riuscire a far sentire il Popolo Autonomista un tutt’uno con il proprio
Partito.
Governare una Provincia come la nostra, assimilabile per competenze ad un
piccolo Stato, va fatto con la preparazione di leader capaci, attraverso una
base motivata e vitale, dalla quale raccogliere spunti, richieste, necessità ed
anche critiche. Quella che dobbiamo creare è una squadra capace e coesa.
Non siamo e non vogliamo essere un Partito che vede un uomo solo al
comando. La nostra storia e la nostra cultura ci portano a privilegiare la
"gestione comune", la capacità di far tesoro delle molte risorse politiche che
sono cresciute forti in questi anni. Fare squadra è la nostra ricetta e questo
vuol dire alte motivazioni, adeguate competenze e la consapevolezza che
solo agendo coordinati si possono raggiungere mete ambiziose.
Questo chiama in causa la struttura del Partito: è innegabile che gli organi
interni e lo Statuto del PATT siano stati pensati in un momento diverso da
quello attuale e vadano aggiornati alle esigenze del momento. A volte gli
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organismi di Partito hanno mostrato i propri limiti, soprattutto per quanto
riguarda il passaggio di informazioni dai vertici alla base e viceversa, nonché
la tempestività nell’intervenire nei momenti decisivi.
In particolare vanno ridefiniti i compiti e l’organizzazione dei vari organi:
aldilà delle figure apicali, infatti, si deve cercare di coniugare il più possibile
la necessità di coinvolgere la base del Partito con l’esigenza di essere sempre
pronti a dare risposte precise, puntuali e tempestive, visto il repentino
evolversi degli eventi nella politica attuale.
Si deve cercare, quindi, di andare verso una Giunta esecutiva che sia una
sorta di ufficio di segreteria, un nucleo di persone che affianchino e
supportino la Segreteria politica nella gestione quotidiana del Partito. Questa
nuova Giunta dovrà essere in grado di riunirsi il più spesso possibile, a
scadenze fisse, arrivando a decisioni chiare e pertinenti. Alla Giunta dovrà
spettare anche il raccordo fra l’attività amministrativa e istituzionale e quella
di partito, così da evitare tensioni e inutili contrapposizioni.
In questo ambito, un ruolo decisivo deve essere svolto dal Gruppo consiliare
e dai nostri rappresentanti in Giunta provinciale, valorizzando e mettendo in
comune le loro esperienze e competenze.
Di pari passo andrà potenziato il ruolo del Consiglio provinciale del PATT,
facendolo diventare un vero parlamentino dei territori, convocato con
cadenza regolare, attraverso cui sentire le richieste delle singole valli e città e
in cui condividere e discutere le principali scelte programmatiche e
legislative.
Nel rapporto con i Comuni e le Comunità di valle dovrà essere rafforzato il
ruolo del Coordinatore degli enti locali, sia per approfondire temi e
questioni particolarmente delicate e sentite, sia per mantenere vivi e
propositivi i rapporti tra i nostri sindaci, i nostri consiglieri e amministratori
comunali e con chi opera nelle Comunità di valle e nel Consiglio delle
Autonomie. Non deve essere un lavoro inutile, ma deve essere ascoltato e
valorizzato da chi ci rappresenta a tutti i livelli.
Ma è sulla rete territoriale che il Partito deve fare uno sforzo maggiore: va
dato slancio alle Sezioni, anche alle più piccole, incentivandole a fare attività,
riunioni di approfondimento, coinvolgimento dei tesserati. Ovviamente il
Coordinamento d’ambito deve essere il supporto principale per mantenere
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una rete a livello di Comunità di valle senza, tuttavia, andare a sostituirsi
all’opera fondamentale delle Sezioni.
Bisogna ricordarsi che questo livello, il più basso nell’organizzazione del
Partito, è anche quello maggiormente importante per attirare e coinvolgere
sempre più nuovi simpatizzanti. La Sezione va vista come l’unità
fondamentale su cui costruire la forza del Partito, con un passaggio
imprescindibile per qualsiasi successo elettorale. Internet, come abbiamo più
volte detto, non è una dimensione che può sostituire la Sezione, ma è un
nuovo e insostituibile strumento per dare alla Sezione forza e più adeguati
strumenti di comunicazione e di partecipazione.
Un’attenzione particolare va data anche ai Movimenti giovanile e
femminile.
Il primo deve essere il vivaio in cui si forma la classe dirigente del Partito,
anche attraverso la creazione di una scuola di formazione altamente
qualificata. Una scuola che deve diventare sempre più il veicolo attraverso il
quale accedere ai livelli più alti di responsabilità sia politica che istituzionale.
Un analogo impegno deve essere riservato al Movimento femminile, non per
riprodurre la separatezza tra generi, ma per riconoscere e valorizzare il
contributo che le donne possono e devono dare alla vita di partito e
nell’impegno istituzionale.
Un'innovazione importante potrebbe essere quella di rendere permanenti i
Tavoli di lavoro - istituiti per “Trentino coraggioso” - per creare degli ambiti
dedicati in cui le varie tematiche - Autonomia e Istituzioni, Economia e
Lavoro, Welfare e Salute, Istruzione e Cultura, Territorio e Infrastrutture -
siano sviluppate, approfondite e trasformate in proposte utili per il Partito e
per le Istituzioni.
Infine, ma non per importanza, va citato il Segretario organizzativo, figura
che, nel PATT, non è mai stata sviluppata completamente. Il Segretario
organizzativo deve prendere su di sé l’onere di coordinare tutta l’attività
delle articolazioni del Partito. Una figura, quindi, assolutamente operativa e
dinamica, che sappia porsi come punto di incontro e di raccordo fra i vari
livelli e organismi del Partito.
Tutto questo dovrà aiutarci a costruire un PATT più forte, promettente e
coraggioso.
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Un Partito forte perché oggi non ci è concessa nessuna slabbratura, nessuna
inefficienza, nessuna indulgenza su scelte politiche che si siano rivelate
inefficaci.
Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un Partito promettente, che rinnovi il
suo impegno autonomista, la sua istanza di libertà e di autogoverno, perché
dopo questo Congresso vorremmo essere più influenti, più capaci di
gestire le nostre risorse e più liberi di determinare il nostro destino
comune.
Per fare tutto ciò abbiamo bisogno di coraggio. Coraggio nell’affrontare
l’incerto; coraggio nel mettere in discussione anche consuetudini radicate:
consuetudini che nel passato hanno avuto successo, ma che oggi mostrano la
corda. Coraggio per lasciare il “già visto” e affrontare con determinazione i
problemi nuovi che abbiamo davanti.
COSTRUIAMO OGGI IL TRENTINO DI DOMANI
Un secondo e imprescindibile dato di realtà - riprendendo le considerazioni
iniziali - deve riguardare l’impianto programmatico. Non le opinioni o le
bandierine da difendere a tutti i costi, ma la capacità di trovare alcune parole
chiave, alcune priorità o emergenze, intorno alle quali raccogliere le idee-
guida necessarie per gestire il passaggio dal "non più" al "non ancora", dal
Trentino che ci lasciamo alle spalle a quello che vogliamo costruire
insieme.
Nell’elaborazione di queste linee guida sono stati assolutamente preziosi i
risultati e gli apporti del lavoro dei cinque Tavoli tematici, attivati dal Partito
in collaborazione con il Gruppo consiliare e il Movimento giovanile.
Senza pretesa di compiutezza - visto che le proposte definitive dovranno
essere elaborate con il dibattito precongressuale e poi con gli organi che
usciranno dal Congresso - abbiamo ritenuto opportuno individuare e
proporre cinque linee di riflessione, in analogia con il numero dei Tavoli di
lavoro, intorno alle quali riteniamo che il nostro apporto alla governabilità
del Trentino possa trovare utili spunti e riferimenti.
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1. La nostra Specialità
Dopo l’accordo con lo Stato per la definizione dei rapporti finanziari, va
portato a termine il più generale progetto di riforma dello Statuto di
Autonomia, così da rappresentare più adeguatamente l'assetto giuridico e
istituzionale di Trentino e Alto Adige/Südtirol. Il percorso di revisione è
iniziato e dovrà produrre un risultato condiviso e all’altezza del nuovo
scenario nazionale ed europeo. Non si valorizza l’Autonomia giocando solo
in difesa, ma è necessario rilanciarla come modello riuscito di convivenza e
di sviluppo dei territori.
Fondamentale resta il rapporto con la SVP, con cui l’alleanza non è mai stata
così forte, ma anche con i partiti autonomisti dell’arco alpino, l’Union
Valdotâine, la UAL e la Slovenska Skupnost, con i quali abbiamo sottoscritto
un accordo politico per tutelare insieme l’autonomia a Roma.
L’assetto istituzionale della Provincia va rafforzato, promuovendo una
razionalizzazione del sistema delle Autonomie locali, nell’obiettivo di
definire ambiti territoriali di spesa efficienti, con una progressiva autonomia
e responsabilità decisionale, pianificatoria e finanziaria. In questa azione
dovranno comunque essere salvaguardati i Comuni, che, aldilà delle loro
dimensioni, avvertono l’esigenza di tutela delle loro specificità territoriali ed
identitarie. Questo è possibile rompendo l’automatismo tra la rappresentanza
politica, che deve rimanere, e la gestione dei servizi che può essere assunta in
termini associati.
Va inoltre potenziata e qualificata la conoscenza del patrimonio di valori di
cui è espressione l'Autonomia delle Comunità di valle, come frutto di
responsabilità collettiva.
Di primaria importanza è la valorizzazione delle minoranze linguistiche, che
sono vere detentrici di quel sentimento che ci aiuta a ricordare che siamo
territorio di confine e per questo strategico e precursore dei tempi. La loro
tutela e il loro sviluppo, tramite un piano economico-strategico, aiuteranno
tutto il Trentino a mantenere il suo valore aggiunto nonché la sua specialità.
Per quanto riguarda l’Euregio, vogliamo promuovere sempre maggiori
forme di collaborazione con Bolzano e Innsbruck sulle politiche
sovraterritoriali: dalla ricerca all’energia, dalla sanità ai trasporti, dalla
cultura al sociale. La Presidenza dell’Euregio, affidata per i prossimi due anni
all’autonomista Ugo Rossi, deve essere l’occasione per fare di questa
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Istituzione un esempio virtuoso di cooperazione transfrontaliera, in grado di
contribuire alla crescita dell’Europa delle Regioni, vista anche come capacità
di promuovere la convivenza tra culture e territori diversi. Interessante e
condivisibile è la proposta di costituire una cabina di regia con il duplice
scopo di rendere più operativa la struttura, collegandola meglio con le Giunte
dei tre territori, e di monitorare e verificare con tempestività i risultati
ottenuti. L’Euregio ha radici solide e profonde, ma, per diventare patrimonio
condiviso da tutti e non solo dagli Autonomisti, deve produrre opportunità
concrete specie per le nuove generazioni, deve aiutarci ad allargare i nostri
orizzonti, deve sintonizzarci con l’Europa che conta.
L’apparato pubblico del sistema Provincia va ammodernato per renderlo più
efficace, semplice e attento ai bisogni dei cittadini. L’apparato burocratico
deve essere vista come un supporto e non come un freno allo sviluppo,
come al servizio e non come un ostacolo per cittadini e imprese, come una
risorsa e non come un aggravio finanziario per la comunità.
Particolare attenzione va anche riservata alla valutazione dei risultati prodotti
dalla “macchina provinciale” e ai modi per migliorarne produttività ed
efficacia.
2. Puntiamo sulla conoscenza
Un’Autonomia matura deve predisporre un sistema di formazione diretto ad
aumentare le possibilità di accesso alla vita lavorativa e mantenere nel tempo
le condizioni di occupabilità.
Puntiamo sulla scuola: in questo campo non vogliamo essere secondi a
nessuno. Puntiamo sulla formazione, perché ciascuno trovi il modo di
valorizzare le proprie qualità. Sulla scuola vogliamo cambiamenti radicali che
ci portino a offrire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze il meglio che il
sistema scolastico possa dare. Più tempo dedicato alla scuola, più tempo
speso per crescere: portiamoci all’altezza della migliore Europa.
Per questo condividiamo con grande convinzione la scelta del Presidente Ugo
Rossi di allargare le conoscenze linguistiche: tre lingue possono triplicare le
possibilità per i nostri giovani. Coltivare le nostre conoscenze è l’obiettivo
più importante del Trentino.
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Se come collettività e come singoli saremo migliori, sarà migliore il nostro
sistema e sicuro il nostro futuro. Se dobbiamo accogliere il messaggio
principale della globalizzazione e della digitalizzazione dell’economia e della
società, questo risiede nella conoscenza. Vince chi sa di più e il nostro
sistema formativo, dalle scuole dell’obbligo fino all’istruzione specialistica,
deve essere in grado di rispondere a questa sfida.
Anche la cultura deve concorrere a questo grande obiettivo, valorizzando i
nostri musei e le nostre Istituzioni culturali, ma anche le moltissime
associazioni che rendono vive e feconde le nostre comunità: quelle di valle e
quelle urbane. Una rete culturale, estesa ed accessibile ovunque e a tutti, che
sappia trasmettere efficacemente – ai residenti ma anche ai turisti - i valori,
la validità e il valore aggiunto della nostra millenaria esperienza di
autogoverno.
Vanno sostenute l’alta formazione, riconoscendo nell’università una risorsa
strategica per il territorio, e il sistema della ricerca, che deve giocare le
proprie eccellenze anche a favore dello sviluppo dell’economia locale e
dell’internazionalizzazione.
Particolare attenzione va riservata all’integrazione tra lingue e culture
diverse, ricercando forme di equilibrio tra i doveri di accoglienza e la
necessità di mantenere vive la nostra identità e le nostre tradizioni. La
convivenza non va respinta, ma va però governata.
3. Un’economia forte
Dobbiamo qualificare l’economia, concentrando l'intervento pubblico sui
temi legati all'innovazione e al posizionamento del Trentino nelle filiere
nazionali e internazionali, introducendo nuove modalità di rapporto tra
pubblico e privato nella fornitura dei servizi e nello stimolo all'economia,
anche con formule di corresponsabilità. Avere un sistema economico forte -
non dobbiamo dimenticarlo mai - è la precondizione per sostenere con il
gettito fiscale la nostra capacità di autogoverno e, quindi, per rafforzare
l'economia e la nostra autonomia.
Sul fronte del credito, va promosso lo sviluppo di strumenti per il sostegno
degli investimenti delle aziende trentine alternativi o integrativi al canale
bancario. Occorre attrarre i capitali degli investitori istituzionali, non solo
locali, e coinvolgere il risparmio privato generato dal territorio.
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A questo proposito non possiamo perdere lo straordinario patrimonio di
autogoverno e di sostegno al territorio rappresentato dalle nostre Casse
Rurali. Pur rendendoci conto della complessità dei problemi da affrontare,
che impongono un grande sforzo di qualificazione e di ammodernamento del
sistema, il credito cooperativo deve rimanere in mani nostre, pur ricercando
formule e soluzioni per renderlo più coerente con i bisogni di un'economia e
di una società in vorticosa trasformazione.
Per quanto riguarda l’export, l’obiettivo è adeguare i servizi alle imprese per
l'esportazione, rendendoli maggiormente coerenti con "l’economia delle reti
lunghe", anche dando forza e visibilità unitaria al marchio Trentino e a chi
investe su di esso. Particolare attenzione andrà dedicata ai settori che
promuoveranno un’economia sostenibile rispetto al nostro territorio ed alle
realtà economiche che risulteranno promotrici di iniziative imprenditoriali
sostenibili e inserite nell’economia globalizzata.
Nel mondo globalizzato la competizione è fra territori, non solo fra singoli
marchi o singole imprese. Un territorio con un’alta reputazione attira
talenti, capitali e turisti. Non c’è distinzione tra vendere un prodotto della
nostra agricoltura e vendere un soggiorno. Non c’è distinzione tra attirare
talenti professionali e attirare investimenti. Le une e le altre cose arrivano
insieme, quando arrivano. Dipendono tutte dalla percezione esterna di un
territorio nel suo complesso. Dove è bello andare in vacanza, è bello anche
viverci; dove si possono realizzare i propri sogni professionali è anche il
posto dove investire i capitali per costruire un’azienda o sviluppare
un’attività.
Sul fronte dell’occupazione, è necessario sperimentare nuovi modelli di
gestione del mercato del lavoro che contemperino la flessibilità con la
salvaguardia e lo sviluppo delle professionalità esistenti o con la
riqualificazione delle stesse, se obsolete.
Accanto a un moderno sistema di ammortizzatori sociali, l’obiettivo è
rafforzare l'efficacia delle politiche attive del lavoro, dirette, in particolare,
all'ingresso dei giovani e al reingresso dei lavoratori adulti espulsi dal
mercato del lavoro, nonché all'aumento della velocità di transizione tra i
diversi stadi di vita e di lavoro.
Occorre promuovere ulteriormente la partecipazione femminile al mercato
del lavoro, ponendosi il traguardo di raggiungere livelli almeno centro-
europei in breve tempo.
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4. Diritto alla salute
Il Trentino vuole realizzare una società inclusiva, che permetta una
partecipazione sociale attiva a tutti i suoi membri, come condizione per uno
sviluppo economico e sociale sostenibile e per evitare i costi di lungo periodo
della disuguaglianza, avendo come riferimento l'obiettivo del modello sociale
europeo.
Il pubblico da solo non può fare tutto. L’idea è promuovere l'integrazione
dell'offerta di servizi sociali con la valorizzazione del terzo settore e del
volontariato in una logica di rete, assicurando il coordinamento tra le diverse
iniziative e salvaguardando standard qualitativi minimi.
Dopo la crisi economica, bisogna agire ulteriormente per ridurre le
disuguaglianze con politiche redistributive di tipo fiscale per i soggetti
economicamente più fragili e con servizi sociali accessibili con tariffe
differenziate in base alle condizioni reddituali e patrimoniali dei beneficiari.
Senza favorire l’assistenzialismo e controllando chi abusa del sistema.
Inoltre va allargata l'accessibilità al sistema di previdenza complementare,
incentivandolo maggiormente e tenendo conto delle diverse condizioni di
accesso della popolazione interessata.
Va garantito un nuovo sostegno ai giovani, investendo sulle nuove e future
generazioni, sostenendo le famiglie e valorizzando le politiche di
conciliazione, anche attraverso reti di servizi di cura di qualità e modelli
organizzativi innovativi.
È necessario puntare sulla prevenzione per la salute, promuovendo stili di
vita adeguati e più attenti al benessere psico-fisico della persona.
Va definito il nuovo assetto organizzativo del servizio ospedaliero
provinciale, in un contesto efficiente che tenga conto dei bisogni delle valli.
Inoltre va sviluppata la medicina territoriale per una presa in carico delle
persone finalizzata ad evitare il più possibile la necessità di ricovero
ospedaliero. Bisogna sviluppare modelli organizzativi integrati tra servizi
sanitari e servizi sociali.
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5. La rete Territorio
Per noi il Trentino è policentrico. Va assicurata una politica di governo attivo
del territorio, attenta al mantenimento della presenza delle comunità locali,
con una equilibrata distribuzione dei servizi, delle infrastrutture, delle
attività economiche e dei carichi antropici tra aree montane e aree urbane.
Va favorito il riconoscimento dei prodotti e dei servizi trentini in ambito
nazionale e internazionale. A ciò, si potranno eventualmente associare anche
forme di certificazione della sostenibilità del territorio, con una riconoscibilità
di marchio.
Infine, vanno sviluppate azioni mirate al risparmio di territorio, puntando
sulla rivalutazione dei centri storici e sul recupero e riqualificazione di
quanto già edificato, incluse le aree industriali e produttive dismesse, anche
ridimensionando i volumi edificati non coerenti con la valorizzazione del
paesaggio.
L’orientamento del Trentino è per una politica territoriale che sostenga
l'efficienza energetica e sfrutti le risorse rinnovabili, sia per gli importanti
effetti sulla qualità dell'ecosistema, sia per l'elevata ricaduta sul territorio di
tali investimenti.
Il Trentino ha un tesoro verde. Vanno valorizzati in forma integrata
paesaggio, ambiente e territorio, ricercando virtuose interazioni con le
specificità e le vocazioni locali.
Inoltre vanno rafforzate le reti interne e le interconnessioni con l'esterno,
promuovendo le opportunità che ne derivano, anche nell'ambito del sistema
alpino. Va rafforzata l'integrazione del Trentino nelle grandi reti
economiche, ambientali e socio-culturali, migliorando l'accessibilità in
un'ottica di sostenibilità, attraverso il potenziamento del sistema ferroviario,
con riferimento sia alle ferrovie locali, anche in chiave turistica, sia alla linea
del Brennero in vista del potenziamento del corridoio di traffico
interregionale e internazionale individuato dall'Unione Europea.
Mantenendo elevati standard di qualità della rete viabilistica, dobbiamo
minimizzare l'impatto del traffico veicolare con la valorizzazione del
trasporto pubblico per la connessione tra sistemi territoriali e di intermodalità
sostenibile.
Non sempre, e non necessariamente, il meglio si ottiene aggiungendo; in
qualche caso bisogna anche togliere. Qualche volta proprio letteralmente
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abbattendo quello che non ci serve, che non ha senso. Togliere chimica
dall’agricoltura per aggiungere qualità, freschezza e affidabilità; togliere
volumi inutili per restituire parchi, bosco, respiro alla valli e alle città; togliere
progetti pubblici sproporzionati per aggiungere un senso di equilibrio alle
cose; togliere traffico per aggiungere salute e sicurezza delle nostre strade.
Rispetto a questo è indispensabile una correzione di tiro rispetto al passato,
coerente sia con le esigenze di sostenibilità ambientale che di quelle di
sostenibilità finanziaria.
UNITI PER FAR CRESCERE IL TRENTINO
Ciò che intendiamo raggiungere con il nuovo percorso che il PATT vuole
intraprendere con il prossimo Congresso, è costruire un Trentino che sappia
rinnovarsi senza rinnegare il passato, conciliando competizione e
solidarietà, senza la paura del confronto.
Un Trentino (e un’economia) non dipendente (o meno dipendente) dalle
risorse pubbliche.
Un Trentino capace di esaltare i suoi tratti caratteristici, dalla coesione
sociale al valore del lavoro, dalla cooperazione alle nuove tecnologie.
Un Trentino in grado di conquistare un’autonomia piena, compiuta,
aderente alle aspettative di tutti.
Un Trentino aperto al confronto globale, ma, nel contempo, in grado di
alimentare la sua specialità, la sua unicità, la sua irripetibilità.
Questo è il contributo che la nostra tesi congressuale intende offrire al
programma politico del PATT.
Ci rendiamo conto che è una sfida difficile, ma abbiamo tutte le carte in
regola per poterla affrontare e vincere.
L'alta responsabilità che ci è stata affidata ce lo impone e di questo
dobbiamo rendere conto non solo al Partito, ma soprattutto al Trentino.
Trento, 30 dicembre 2015
Franco Panizza Simone Marchiori