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                         DECISION THEORY
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                  COSA È LA DECISION THEORY

            La Decision Theory (DT) è un'area di studi multidisciplinare. Iniziali studi economici si sono
    affiancati altri approcci da parte di:
            • scienze sociali
            • scienze politiche
            • scienze statistiche
            • studi manageriali
            • psicologia
            • della filosofia
            • della matematica applicata


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                  COSA È LA DECISION THEORY

        Indagare sulla decisione significa indagare su buona parte delle attività umane, ma in Decision
        Theory si pongono dei limiti agli oggetti di studio che devono risultare:

    •   attività consapevoli

    •   comportamenti indirizzati verso uno scopo in presenza di varie opzioni.

        In questa materia, si parla di scelta solo quando si vuole raggiungere uno scopo preciso e la via per
        far ciò non è univoca, ma sono praticabili varie opzioni ciascuna con effetti e costi da stimare.

        La scelta studiata è proprio il processo attraverso il quale vari percorsi possibili sono considerati al
        fine di intraprenderne uno (o nessuno) in vista dello scopo prefissato.



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                  COSA È LA DECISION THEORY
      DT si divide in:


      TEORIE NORMATIVE: come bisogna prendere una decisione perché questa possa dirsi
     razionale?


   • ciò significa indicare un percorso che riesca ad ottenere il risultato ottimale con il minor impiego di
     risorse.


   • Si avvalgono di strumenti logico-matematici.

   • La      nozione di normatività implicata da queste teorie non ha nessun valore etico. La Teoria della
       Decisione interviene solo dopo che le coordinate morali sono state fissate


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                  COSA È LA DECISION THEORY
      DT si divide in:


     TEORIE DESCRITTIVE: come realmente prendiamo delle decisioni?


   • si avvalgono spesso di evidenze empiriche.

   La distinzione fra teorie descrittive e teorie normative non è sempre netta, ci sono casi di teorie
     descrittive proposte come confutanti teorie normative, e casi di teorie normative presentate come

     “descrittivamente plausibili”, e viceversa.!




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                  COSA È LA DECISION THEORY
   Sven Ove Hansson, per chiarire la distinzione, ha proposto dei criteri di falsificazione diversi per le teorie
     normative e per quelle descrittive.


   “una Teoria della Decisione è falsificata in quanto teoria descrittiva, se può essere trovato un problema
     decisionale per il quale molti soggetti si comportano in contraddizione con tale teoria.”


   “una Teoria della Decisione è debolmente falsificata come teoria normativa se può essere trovato un
     problema decisionale per il quale un agente possa comportarsi in contraddizione con la teoria senza
     risultare irrazionale.”


   “una Teoria della Decisione è fortemente falsificata come teoria normativa se può essere trovato un
     problema decisionale per il quale un agente che si comporti in accordo con la teoria non possa essere un
     agente razionale.”1 (Hansson 1994)

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INDICE

      1.TEORIE NORMATIVE
            1.1.LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
            1.2.LA PREFERENZA
            1.3.EXPECTED UTILITY VALUE
      2.TEORIE DESCRITTIVE
            2.1.IL PROCESSO DECISIONALE
            2.2.I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA E LA RAZIONALITÀ LIMITATA
            2.3.GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
            2.4.LA TEORIA DEL PROSPETTO
            2.5.NEUROECONOMIA



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                         TEORIE NORMATIVE



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                    Come dobbiamo decidere per essere razionali?




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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE




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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciare degli elementi fondamentali




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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciare degli elementi fondamentali
    • l'agente;




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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciare degli elementi fondamentali
    • l'agente;
                            di solito umano, è colui che prende la
                                            decisione




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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciare degli elementi fondamentali
    • l'agente;
    • un problema;
                         individuato dall’agente, per risolvere il quale
                          si deve prendere una decisione. Il problema
                                include obiettivi da raggiungere.




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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciare degli elementi fondamentali
    • l'agente;
    • un problema;
    • lo Stato del Mondo;

                            le variabili ambientali che influenzano la
                               decisione e che non sono totalmente
                              conosciuti dall'agente. Per esempio le
                           condizioni meteorologiche di fronte la scelta
                                 di prendere o meno l’ombrello;

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                                È l’insieme di alternative possibili all'interno del quale l'agente ritrova le
                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                                varie opzioni disponibili per la sua scelta.

                   E LA TEORIA DELLAdei casi le alternative sonoscelta e questa esclude
                          Nella maggior parte SCELTA RAZIONALE
                          escludentisi, cioè solo un'alternativa può essere
                                                                            ritenute mutualmente

    Nelle teorie della tutte le altre, in modo tale intenzionale possiamo possono essere
                        scelta individuale che due possibilità di scelta non
                       realizzate entrambe nello stesso momento.
    rintracciare degli elementi fondamentali
    • l'agente;        L'insieme è
                        • aperto quando è possibile aggiungere nuove alternative, che vengono
    • un problema;         inventate o scoperte dall'agente durante il processo decisionale. Un set
                           di alternative aperto risponde, ad esempio, alla domanda “dove passare
    • lo Stato del Mondo;prossime vacanze estive?”.
                           le
                        • chiuso se non possono essere aggiunte nuove possibilità di scelta,
    • le alternative;      come nella scelta di voto durante le elezioni politiche. Gli insiemi di
                                   alternative chiusi possono essere ulteriormente divisi in insiemi
                                   • volontariamente chiusi, quando l'agente decide volontariamente di
                                      restringere le varie opzioni praticabili: “questa sera o vado a teatro o
                                      vado al cinema e nulla oltre queste due alterative”;
                                   • involontariamente chiusi, quando le alternative sono limitate da
                                      circostanze esterne e non dalla volontà dell'agente, come nel caso
                                      delle alternative di voto.


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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
                          le conseguenzeintenzionale possiamo sono
    Nelle teorie della scelta individuale  delle azioni disponibili
                        valutate fondamentali informazioni che l'agente
    rintracciare degli elementi  attraverso le
    • l'agente;
                        possiede e le operazioni di calcolo che lo stesso
                        opera. L'agente compila un ordinamento seriale
    • un problema;
                        che specifica quale conseguenza sia migliore di
    • lo Stato del Mondo; un'altra.
    • le alternative;
    • l'ordine           delle conseguenze;




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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciare degli elementi fondamentali
    • l'agente;
    • un problema;
    • lo Stato del Mondo;
    • le alternative;
    • l'ordine           delle conseguenze;
                                                interferiscono nella scelta, per
    •i     vincoli;                           esempio i vincoli di bilancio per le
                                                    aziende, di budget per i
                                                       consumatori, ecc.
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     L'insieme delle informazioni è la parte dello stato del mondo che è conosciuta
                                                                                    NORMATIVE

          È il “materiale” con il quale l'agente elabora tutta la sua strategia di scelta.
                LAla valutazione delle conseguenze di ogni alternativa realizzabile e la compilazione
          Influenza
                     TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
          dell'ordine di preferenza delle stesse;.
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciarequantità e il tipo di informazione posseduta, si possono operare le seguenti
       Valutando la degli elementi fondamentali
    • l'agente;fra ambiti di processi decisionali che saranno sotto:
       distinzioni
              i. Certezza se è noto che ogni azione porti invariabilmente ad una specifica conseguenza;
    • un problema;
              ii.Rischio se ogni azione porta ad un insieme di specifiche possibili conseguenze ognuna
    • lo Stato del Mondo; solo stimata. Si assume che le probabilità siano conosciute
                 con una probabilità
    • le alternative; Per esempio, un'azione nell'ambito del rischio può essere considerata una
                 dall'agente.
                         scommessa sul lancio di una moneta non truccata, con costi e premi a seconda del
    • l'ordine              delle conseguenze;
                         risultato. La certezza può essere considerata un caso estremo del rischio, cioè quando le
    •i  vincoli;
               probabilità sono 0 o 1 (nulle o certe);
    • le informazioni; tutte le azioni hanno come conseguenza un insieme di specifiche possibili
            iii.Incertezza se
                         conseguenze, ma la loro probabilità è totalmente sconosciuta;
                    iv.Ignoranza, se non c'è nessuna conoscenza probabilistica.
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                  LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE
                   E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE
    Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo
    rintracciare degli elementi fondamentali
    • l'agente;        Il criterio che guida la scelta, diverso a seconda dei casi e dei contesti.

    • un problema; La teoria della scelta individuale, che rappresenta il paradigma dominante
                       in microeconomia, afferma che gli agenti si comportano in modo tale da
    • lo Stato del Mondo;
                       massimizzare il loro bene e minimizzare i costi delle azioni, con un
                       calcolo costi-benefici delle conseguenze delle possibili strategie di
    • le alternative; comportamento.
                                   Nelle teorie economiche spesso il criterio sottinteso è ottenere il massimo
    • l'ordine           delle   conseguenze; con il minor costo. Nella maggior parte degli altri
                                   vantaggio per sé
                                   esempi di scelta, il criterio è ottenere la maggiore utilità con il minor
    •i  vincoli;                   costo.
    • le informazioni;
    • un criterio di scelta;

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                         LA PREFERENZA




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                          LA PREFERENZA


                 Come esprimiamo la
                 preferenza?




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giovedì 22 aprile 2010
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                                   LA PREFERENZA
   1             La logica della Preferenza
                 Nel linguaggio comune si indicano le preferenze con espressioni quali “è meglio di”, “è
                 peggio di”, “è buono almeno quanto”, “è uguale a”, “la scelta fra A e B è indifferente”, ecc..

                 Questi termini comparativi sono relazioni binarie, che nella logica della preferenza sono
                 espresse con i simboli:

                 • (>, <) preferenza stretta: “A>B” significa “A è migliore di B”, “A<B” significa “A è peggiore
                 di B”. Spesso si ritiene che “A>B” significa sia “A è migliore di B”, sia “B è peggiore di A”.

                 • (!, ") preferenza debole: “A!B” e “A"B” sostituiscono rispettivamente le espressioni “A
                 è buono almeno quanto B”, “A è cattivo almeno quanto B”.

                 • (!) indifferenza: “A è indifferente rispetto B”, o “A è buono/cattivo quanto B e viceversa”.


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                                      LA PREFERENZA
   1             La logica della Preferenza
                 Le regole di interconnessione fra i tre operatori sono le seguenti:

                    i. A è meglio di B se e solo se A è buono almeno quanto B, ma B non è buono almeno
                         quanto A:
                                               [A > B     [(A ! B) & ¬ (B ! A)]]

                    ii. A è buono quanto B se e solo se A è buono almeno quanto B e B è buono almeno
                         quanto A”:
                                                [A ! B     [(A ! B) & (B ! A)]]

                 Grazie a queste due regole tutte le preferenze sono esprimibili con la preferenza
                 debole, rendendo non necessari (>) e (!).


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                                    LA PREFERENZA
   2                     Oltre alle relazioni di preferenza, l'ordine delle valutazioni può essere indicato
                 assegnando un valore numerico per ogni conseguenza.
                 La numerazione è arbitraria e indica solamente un ordine fra le opzioni, “pesa la
                 soddisfazione” che l'agente ricaverà da ogni scelta possibile in termini di utilità.


                 Per esempio Lorenzo vuole acquistare un libro che lo aiuti nella sua tesi in filosofia del
                 linguaggio e compila quest'ordine di preferenza degli autori di filosofia:

                 Wittgenstein 10
                 Russel 10
                 Quine 8
                 Heidegger 1


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                                     LA PREFERENZA
   3                     Un altro modo di indicare le possibilità sono le matrici che indicano le alternative
                 nelle righe e lo stato del mondo nelle colonne:




                                                               Piove                     Non piove
                 Uscire con l'ombrello                           4                            1
                 Uscire senza l'ombrello                         0                            3




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                                    LA PREFERENZA
                         Le reazioni di preferenza godono di molte proprietà:


             asimmetria della preferenza stretta:                               A > B # ¬ ( B > A)

             irriflessività della preferenza stretta:                                 ¬(A>A)

             simmetria dell’indifferenza:                                          A!B#B!A

             riflessività dell'indifferenza:                                            A!A

             incompatibilità di indifferenza e preferenza stretta:              A>B#¬(A!B)

            completezza (o della connessione):                                     A!BvB!A



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                                    LA PREFERENZA        Questa proprietà indica che tutte le
                                                      alternative possibili possono essere comparate e
                         Le reazioni di preferenza godono di molte proprietà:
                                                     messe in un ordine di preferenza fra loro senza
                                                 escluderne alcuna. Anche se utile in molte
             asimmetria della preferenza stretta:                           A > B # ¬ ( B > A)
                                                 applicazioni della logica della preferenza, la
             irriflessività della preferenza stretta:completezza non sempre si rivela cognitivamente
                                                                                   ¬(A>A)
                                                   plausibile. In molte esperienze della vita quotidiana
             simmetria dell’indifferenza:                                           A!B#B!A
                                                   si riscontrano casi in cui questa proprietà non è

             riflessività dell'indifferenza:          soddisfatta.                        A!A

             incompatibilità di indifferenza e preferenza stretta:               A>B#¬(A!B)

            completezza (o della connessione):                                      A!BvB!A



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                                    LA PREFERENZA
                         Una delle proprietà più discusse dei concetti della logica della preferenza è
                 sicuramente la proprietà della transitività:



                 transitività della preferenza debole:                (A ! B) & (B ! C) # A ! C

                 transitività dell'indifferenza:                      (A ! B) & (B ! C) # (A ! C)

                 transitività della preferenza stretta:                (A > B) & (B > C) # A > C

                 IP-transitivity:                                      (A ! B) & (B > C) # A > C

                 PI-transitivity:                                       (A > B) & (B ! C) # A>C
                                                                non c'è nessuna serie di alternative tali che
                 aciclicità:
                                                                              A1>...An > A1

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                                    LA PREFERENZA



                         Ma davvero nell’effettività delle nostre preferenze, quotidianamente, rispettiamo
                 queste proprietà?




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                                         LA PREFERENZA
                Paradosso del Sorite (Arstrong 1939, Armstrong 1948, Luce 1956) : Si presenta una serie di
                alternative ordinate in modo tale che le differenze fra le possibilità adiacenti non sia distinguibile.


                • Si   considerino 1000 tazzine di caffè, C0,C1,C2,...C999.

                • In   C0 c'è un granello di zucchero, in C1 ci sono due granelli di zucchero, in C2 ce ne sono tre e

                • così   via fino ad arrivare a C999, in cui ci sono mille granelli di zucchero.

                • Dato che la differenza di sapore fra tazzine consecutive non è percepibile, non ci saranno preferenze fra le
                tazzine in generale.

                • Ma la differenza di sapore è sicuramente percepibile fra la prima tazzina C0, con un solo granello di
                zucchero, e l'ultima C999, con mille granelli di zucchero, e fra le due ci sarà di certo una preferenza, a
                seconda dei gusti, per esempio a favore della tazzina meno dolce, cosicché C0 > C999.

                • Ciò    contraddice la proprietà della transitività


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                                         LA PREFERENZA
                Paradosso del Sorite (Arstrong 1939, Armstrong 1948, Luce 1956) : Si presenta una serie di
                alternative ordinate in modo tale che le differenze fra le possibilità adiacenti non sia distinguibile.


                • Si   considerino 1000 tazzine di caffè, C0,C1,C2,...C999.

                • In   C0 c'è un granello di zucchero, in C1 ci sono due granelli di zucchero, in C2 ce ne sono tre e

                • così   via fino ad arrivare a C999, in cui ci sono mille granelli di zucchero.

                • Dato che la differenza di saporedell'indifferenza: (A ! B) & (B ! C) " saranno preferenze fra le
                                    transitività fra tazzine consecutive non è percepibile, non ci (A ! C)
                tazzine in generale.
                                transitività della preferenza debole: (A # B) & (B # C) " A # C
                • Ma la differenza di sapore è sicuramente percepibile fra la prima tazzina C0, con un solo granello di
                zucchero, e l'ultima C999, con mille granelli di zucchero, e fra le due ci sarà di certo una preferenza, a
                seconda dei gusti, per esempio a favore della tazzina meno dolce, cosicché C0 > C999.

                • Ciò    contraddice la proprietà della transitività


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                                       LA PREFERENZA
                         Paradosso dell'auto-torturatore [Warren S. Quirrin 1990].


                         Nel corpo di una persona (l'auto-torturatore) viene impiantato un apparecchio medico che ha
                 1001 gradi di regolazione, da 0 a 1000. Ogni aumento di un grado nella regolazione dell'apparecchio
                 provoca un trascurabile, quasi impercettibile, aumento di dolore. Ogni settimana l'auto-torturatore ha
                 una scelta da compiere: può aumentare di un grado la regolazione dell'apparecchio guadagnando
                 10'000$ o lasciare l'apparecchio così com'è, senza poter mai tornare indietro, pena la fine del gioco e
                 la perdita di tutta la somma accumulata fino a quel punto. In questo modo probabilmente raggiungerà
                 una regolazione dell'apparecchio che gli provocherà un dolore insopportabile, tale da costringerlo a
                 tornare al livello 0 perdendo la sua fortuna.


                         In questo paradosso viene contraddetta la transitività dell'indifferenza debole fra le alternative
                 consecutive per quanto ci sia preferenza stretta tra alternative distanti.


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                                       LA PREFERENZA
                         Paradosso dell'auto-torturatore [Warren S. Quirrin 1990].


                         Nel corpo di una persona (l'auto-torturatore) viene impiantato un apparecchio medico che ha
                 1001 gradi di regolazione, da 0 a 1000. Ogni aumento di un grado nella regolazione dell'apparecchio
                 provoca un trascurabile, quasi impercettibile, aumento di dolore. Ogni settimana l'auto-torturatore ha
                 una scelta da compiere: può aumentare di un grado la regolazione dell'apparecchio guadagnando
                 10'000$ o lasciare l'apparecchio così com'è, senza poter mai tornare indietro, pena la fine del gioco e
                 la perdita di tutta la somma accumulata fino a (A #punto. In questo modo probabilmente raggiungerà
                     transitività della preferenza debole: quel B) & (B # C) " A # C
                 una regolazionedella preferenza stretta: (A > B) & (B >insopportabile, tale da costringerlo a
                   transitività dell'apparecchio che gli provocherà un dolore C) " A > C
                 tornare al livello 0 perdendo la sua fortuna.


                         In questo paradosso viene contraddetta la transitività dell'indifferenza debole fra le alternative
                 consecutive per quanto ci sia preferenza stretta tra alternative distanti.


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giovedì 22 aprile 2010
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                                       LA PREFERENZA
                         Paradosso dell'auto-torturatore [Warren S. Quirrin 1990].


                         Nel corpo di una persona (l'auto-torturatore) viene impiantato un apparecchio medico che ha
                 1001 gradi di regolazione, da 0 a 1000. Ogni aumento di un grado nella regolazione dell'apparecchio
                 provoca un trascurabile, quasi impercettibile, aumento di dolore. Ogni settimana l'auto-torturatore ha
                 una scelta da compiere: può aumentare di un grado la regolazione dell'apparecchio guadagnando
                 10'000$ o lasciare l'apparecchio così com'è, senza poter mai tornare indietro, pena la fine del gioco e
                 la perdita di tutta la somma accumulata fino a quel punto. In questo modo probabilmente raggiungerà
                 una regolazione dell'apparecchio che gli provocherà un dolore insopportabile, tale da costringerlo a
                 tornare al livello 0 perdendo la sua fortuna.


                         In questo paradosso viene contraddetta la transitività dell'indifferenza debole fra le alternative
                 consecutive per quanto ci sia preferenza stretta tra alternative distanti.


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giovedì 22 aprile 2010
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                                    LA PREFERENZA
                         Shumm (1987): controesempio alla transitività della preferenza stretta.


                 • Un  agente che deve scegliere una fra tre scatole contenenti ciascuna tre palline: una rossa (R),
                   una blu (B) e una verde (V).

                 • Siindichino le scatole con i vettori (R1, B1, V1) per la prima scatola, (R2, B2, V2) per la seconda,
                   (R3, B3, V3) per la terza.

                 • L'agente preferisce con una preferenza stretta la scatola 1 alla scatola 2, perché a suo parere
                   esse contengono le palline blu e verdi uguali, ma la scatola 1 ha una pallina rossa migliore.

                 • L'agente preferisce la scatola 2 alla scatola 3 perché esse sono eguali eccetto che per la pallina
                   verde che è migliore nella scatola 2.

                 • L'agente  preferisce la scatola 3 alla scatola 1, perché a suo dire sono eguali eccetto che per la
                   migliore pallina blu della scatola 3.



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                                 LA PREFERENZA
                 Quindi le preferenze espresse sono le seguenti:



                                                R1 > R2 ! R3 ! R1;
                                                V1 ! V2 > V3 ! V1;
                                                B1 ! B2 ! B3 > B1;
                            (R1, B1, V1) > (R2, B2, V2) > (R3, B3, V3) > (R1, B1, V1)


                 Ciò porta ad una preferenza ciclica con una contraddizione della proprietà
                 della transitività della preferenza stretta.


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                                 LA PREFERENZA
                 Quindi le preferenze espresse sono le seguenti:



                                                R1 > R2 ! R3 ! R1;

                          transitività della preferenza stretta:V3 ! V1; & (B > C) " A > C
                                                   V1 ! V2 > (A > B)
                         aciclicità: non c'è nessuna ! B2 di B3 > B1; tali che A1>...An > A1
                                                 B1 serie ! alternative
                            (R1, B1, V1) > (R2, B2, V2) > (R3, B3, V3) > (R1, B1, V1)


                 Ciò porta ad una preferenza ciclica con una contraddizione della proprietà
                 della transitività della preferenza stretta.


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                                 LA PREFERENZA
                Paradosso di Condorcet:



                 Il problema presentato da Shumm era stato già posto da
                 Condorcet,
                 filosofo che nel XVII sec. si dedicò –probabilmente per primo in
                 maniera
                 metodica– allo studio della decisione analizzando i problemi della
                 costituente francese del 1793.




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                                  LA PREFERENZA
                Paradosso di Condorcet:
                  Ci sono tre individui i1, i2 E i3, che vogliono partire per un
                  viaggio insieme.
                  Essi hanno tre possibilità di scelta: (A) Argentina, (B) Bolivia e (C)
                  Colombia.
                  La loro scelta sarà presa per maggioranza.
                  Le preferenze di i1 sono: A > B > C;
                  le preferenze di i2 sono: B > C > A;
                  le preferenze di i3 sono invece: C > A > B.
                  Con questo tipo di preferenze non è possibile arrivare ad una
                  scelta: sommando le preferenze non si forma una maggioranza
                  ma una catena di preferenze ciclica e che non gode della
                  proprietà transitiva.

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                                   LA PREFERENZA
                         Tversky (1969): controesempio alla transitività fra preferenze nei
                 casi di scelte multidimensionali.


                 Un'azienda deve scegliere un nuovo impiegato fra tre candidati.

                 I criteri di scelta prevedono che:

                 • sela differenza tra i candidati rispetto alla dimensione I (ad esempio l'intelligenza) è
                 superiore ad una grandezza x, allora sarà scelto il candidato con la dimensione I maggiore.

                 • Se invece la differenza è minore di x, allora sarà scelto il candidato con la dimensione II
                 (ad esempio la specializzazione) maggiore.

                 Questa regola che sembra essere alquanto ragionevole produce delle preferenze
                 intransitive.


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                                  LA PREFERENZA
                         Tversky1 (1969): controesempio alla transitività fra preferenze
                 nei casi di scelte multidimensionali.


                 Supponiamo infatti che ci siano tre candidati con le seguenti caratteristiche.
                          Candidati                    Dimensione I                  Dimensione II
                              a                              140                             2
                              b                              120                             4
                              c                              100                             6
                 Se si pone x = 20, le differenze fra a e b, e tra b e c per la dimensione I non sarebbero
                 superiori ad x, quindi la scelta fra i candidati sarebbe presa in base alla dimensione II, e
                 le preferenze sarebbero: b > a e c > b. Ma se si confrontano a e c, la differenza fra i
                 valori della dimensione I sarebbe maggiore di x, e quindi a > c violando la transitività.


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                                  LA PREFERENZA


                         Molti autori hanno proposto argomenti che mostrano che le relazioni
                 di preferenza godono costitutivamente della proprietà transitiva dalla
                 quale non si può quindi prescindere.




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                                   LA PREFERENZA
                 argomento del “money-pump” [Ramsey (1928) Davidson (1955)]:

                 Una collezionista di francobolli ha delle preferenze cicliche rispetto 3 francobolli (A, B e C):
                 A > B et B > C et C >A.
                 È pronta a pagare 0,10" per scambiare B per A, C per B, o A per C.
                 Entra in un negozio di francobolli con il francobollo A. Il commerciante di francobolli le
                 offre di scambiare A per C se è disposta a pagare 0,10". La collezionista accetta l'offerta.
                 Si può indicare la situazione con un vettore (X,Y) che esprima il fatto che il collezionista
                 ottiene il francobollo X e paga Y " al commerciante. Attraverso il primo scambio, la
                 collezionista è così passata dallo stato (A,0) allo stato (C,10).
                 Successivamente il commerciante tira fuori il francobollo B e offre alla collezionista di
                 scambiare C per B con un altro pagamento di 0,10". Ella accetta, passando così dallo stato
                 (C,10) allo stato (B, 20). Il commerciante può continuare così per sempre.



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                                 LA PREFERENZA
                 argomento del “money-pump” [Ramsey (1928) Davidson (1955)]:



                 Ciò che causa il problema è la seguente sequenza di preferenze:
                                                   (C, 10) > (A, 0)
                                                   (B, 20) > (C, 10)
                                                   (A, 30) > (B, 20)
                                                   (C, 40) > (A, 30)
                                                   (B, 50) > (C, 40)
                                                   (A, 60) > (B, 50)
                                                           ...




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                         LA PREFERENZA




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                                  LA PREFERENZA
                 Davidson(1976)
                 «Se la lunghezza non fosse transitiva, cosa significherebbe allora usare un numero per
                 misurare la lunghezza? Potremmo trovare o inventare una risposta, ma a meno che
                 oppure finché non lo facciamo, dovremmo sforzarci di interpretare 'più lungo di’ come
                 transitivo.
                 Lo stesso vale per ‘preferito a’.»




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                  EXPECTED UTILITY VALUE


            o “probability-weighted utility theory”


            È uno dei più importanti paradigmi teorici sulla scelta intenzionale (razionale) individuale.




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                  EXPECTED UTILITY VALUE
                             Inciso storico:
                             Esso è stato sviluppato a partire dal diciassettesimo secolo, parallelamente agli
                         studi sulla probabilità. Un iniziatore può essere ritrovato in Blaise Pascal. Egli studiò
                         questo metodo per rispondere alla domanda del suo amico e giocatore d'azzardo, il
                         cavaliere Méré, che gli chiedeva un criterio da adottare per la suddivisione delle
                         vincite nel caso di una partita non portata a termine. La risposta di Pascal afferma che
                         il valore della partita per ogni giocatore corrisponde alla somma delle vincite possibili,
                         moltiplicate per le loro rispettive probabilità di occorrenza, meno il prodotto delle
                         perdite possibili per le loro probabilità. In questo modo Pascal pose le basi del calcolo
                         probabilistico insieme al suo contemporaneo Pierre Fermat.




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                  EXPECTED UTILITY VALUE

            ad ogni alternativa si assegna un valore per ogni stato del mondo possibile e lo si
    moltiplica per le probabilità che tale stato del mondo si realizzi.
            Ponendo n risultati possibili, l'utilità attesa è pari alla somma dei prodotti di tutte le
    utilità medie (u) espresse dall'agente per ciascuna configurazione dello stato del
    mondo, per la probabilità (p) che ciascuna configurazione dello stato del mondo si
    realizzi:

                               U = p1 • u1 + p2 • u2 + ... + pn • un


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                  EXPECTED UTILITY VALUE


   Per esempio si prenda in considerazione la seguente matrice che rappresenta le utilità di uno
   scommettitore che ha a disposizione la somma di 10 " da poter puntare su uno dei sei cavalli di una
   corsa equestre:




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                  EXPECTED UTILITY VALUE

                                                Utilità per ogni configurazione possibile
                                         A          B         C         D         E         F
            Puntare 10 " sul cavallo A   13         0          0         0        0         0
            Puntare 10 " sul cavallo B    0       12           0         0        0         0
            Puntare 10 " sul cavallo C    0         0         11         0        0         0
            Puntare 10 " sul cavallo D    0         0          0        10        0         0
            Puntare 10 " sul cavallo E    0         0          0         0        9         0
            Puntare 10 " sul cavallo F    0         0          0         0        0         8
            Non puntare su nessun
                                          2        4          6         8         12       14
            cavallo e tenersi 10"
            Probabilità di vittoria
                                         0.06    0.05       0.04       0.02      0.02      0.01
            0-1


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                  EXPECTED UTILITY VALUE
                                                     Cavallo Vincitore
                                                                                                  Utilità
                                                                                                  attesa
                                 A          B          C          D          E          F
                                                                                                 (somma)

 Puntare 10" sul cavallo A   13•0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 =     0.78
 Puntare 10" sul cavallo B   0 • 0.06 + 12•0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 =      0.6
 Puntare 10" sul cavallo C   0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 11•0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 =     0.44
 Puntare 10" sul cavallo D   0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 10•0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 =      0.2
 Puntare 10" sul cavallo E   0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 9 • 0.02 + 0 • 0.01 =    0.18
 Puntare 10" sul cavallo F   0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 8 x 0.01 =    0.08
 Non puntare su nessun
                             0 • 0.06 + 1 • 0.05 + 2 • 0.04 + 4 • 0.02 + 6 • 0.02 + 10•0.01 =     0.43
 cavallo

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                  EXPECTED UTILITY VALUE
   L'utilità attesa sarà ordinata nel seguente modo:
   Puntare 10" sul cavallo A:               0.78
   Puntare 10" sul cavallo B:               0.6
   Puntare 10" sul cavallo C:               0.44
   Non puntare su nessun cavallo:           0.43
   Puntare 10" sul cavallo D:               0.2
   Puntare 10" sul cavallo E:               0.18
   Puntare 10" sul cavallo F:               0.08


    Secondo la massimizzazione dell'utilità attesa l'agente sceglierà di puntare 10 " sul cavallo A




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                  EXPECTED UTILITY VALUE

   l’expected utility value Fonda il suo metodo di scelta sul calcolo dell'Utilità.

   Utilità è una quantità monetarie, grandezza oggettiva.




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                  EXPECTED UTILITY VALUE
    1713 Nicolas Bernoulli, paradosso di San Pietroburgo:

   una moneta non truccata è lanciata finché l'esito del lancio dia
   “testa” per la prima volta.
   Se l'esito è testa al primo lancio si vince una moneta d'oro. Se
   l'esito è testa al secondo si vincono due monete d'oro, al terzo
   lancio se ne vincono quattro, seguendo la regola che per n lanci si
   vincono 2n monete d'oro. Dato che la probabilità che il lancio dia
   testa all'n-esimo lancio è !n, l'utilità attesa del gioco sarà quindi:

                         # • 1 + $ • 2 + ... + #n • 2n-1 + ... = !


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                  EXPECTED UTILITY VALUE
    1713 Nicolas Bernoulli, paradosso di San Pietroburgo:


                         # • 1 + $ • 2 + ... + #n • 2n-1 + ... = !


   un agente razionale che cerchi di massimizzare l'utilità sarà disposto
   a pagare qualsiasi somma finita di denaro per poter partecipare a
   tale gioco. Sarebbe disposto a concedere tutto il suo patrimonio
   personale per un singolo turno.
   Tutto ciò non sembra intuitivamente “razionale” nonostante rispetti
   tutti i criteri di razionalità dell'E.U.V.


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                  EXPECTED UTILITY VALUE
    1738 Daniel Bernoulli, (fratello di Nicolas):
    soluzione al paradosso.
                         il valore oggettivo di ogni possibile risultato
            Valore
                         ottenuto dal prodotto fra il valore della
            Atteso
                         vincita e la sua probabilità.

                   "
                         Beneficio in termini di soddisfazione, che ciascun agente assegna ad
            Utilità
                         ogni possibile risultato. Quest'ultimo è un valore psicologico, del
            Attesa
                         tutto soggettivo.

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                  EXPECTED UTILITY VALUE

           L'autore indicava anche che l'utilità attesa marginale (l’incremento dell’utilità attesa
           all’aumentare della ricchezza di una unità) è decrescente: all'aumento della ricchezza
           l'utilità cresce in maniera inversamente proporzionale alla ricchezza già posseduta.
           Ciò significa che, in termini di utilità non è lo stesso guadagnare 100 " quando se ne
           possiedono mille o quando se ne possiedono già un milione. Nello specifico l'utilità
           aumenta in modo logaritmico.




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                  EXPECTED UTILITY VALUE
    L'introduzione di una variabile soggettiva evidenzia anche come il metodo pascaliano ignori anche la valutazione del
    rischio da parte di un agente che si accinge a giocare, per esempio, una lotteria. In economia una lotteria è una
    situazione nella quale un individuo paga una somma per avere la possibilità di ottenere uno tra i possibili guadagni
    alternativi, che dipendono dalla realizzazione di diversi eventi casuali; essa corrisponde ad un insieme di stati del mondo
    possibili (i pagamenti) conseguenti ad una scelta sotto incertezza dell'agente, ognuno associato ad una probabilità di
    realizzarsi.
    Il rischio che comporta una lotteria, però, può essere valutato calcolando la media dei quadrati degli scostamenti di
    ciascun possibile risultato dal valore atteso della lotteria (calcolato, come l’utilità attesa, come la somma dei prodotti di
    tutti i possibili esiti per la loro probabilità). Questa misura è definita varianza ed in un certo senso descrive il rischio di
    una variabile casuale come l’esito di una lotteria. Quando la varianza è piccola la lotteria presenta un rischio basso: gli
    scostamenti fra il valore monetario atteso e i possibili esiti sono piccoli, quindi non ci saranno né vincite molto alte né
    tanto meno perdite basse. Se al contrario la varianza è molto alta la lotteria sarà rischiosa: ci potranno essere vincite
    alte ma anche grandi perdite dato che gli scostamenti sono più ampi.

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                         TEORIE DESCRITTIVE



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giovedì 22 aprile 2010
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     Come effettivamente decidiamo nella nostra quotidianità?




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                  IL PROCESSO DECISIONALE
       Helbert Simon (1960):
       rielaborazione del modello di Dewey con l'intento di renderlo utilizzabile per tutti i contesti decisionali.
       fasi:
    • fase dell'intelligenza: “trovare l'occasione di prendere una decisione”;
    • fase del design: “trovare possibili azioni da attuare”;
    • fase della scelta: “scegliere una fra queste” azioni possibili.
       Brim (1962).
    • identificazione del problema;
    • raccolta delle informazioni necessarie;
    • produzione di soluzioni possibili;
    • selezione di una strategia di comportamento.

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                  IL PROCESSO DECISIONALE

    Questi modelli sono modelli sequenziali: composti da passaggi che l'agente performa sempre
    nella stessa sequenza e mai contemporaneamente.


    Studi empirici e gli sviluppi dell'intelligenza artificiale, descrivono come implausibile che la decisione
    (come molte altre attività intellettive) si sviluppi con una struttura sequenziale.


    Si protende invece verso i modelli paralleli: i vari stadi della decisione vengono sviluppati in una
    rete di ragionamenti e intuizioni che globalmente costituisce la decisione.



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                  IL PROCESSO DECISIONALE
    Modello Mintzberg, Raisinghani e Théorêt (1976) (modello parallelo).
    Fasi e Routines:
    1.IDENTIFICAZIONE, (l'Intelligenza di Simon):
       1.1.Riconoscimento della decisione (decision recognition), si identificano problemi/opportunità “nel flusso delle
       ambiguità, generalmente fra i dati verbali che l'agente riceve”;
       1.2.Diagnosi, si “utilizzano i canali di informazione esistenti e si aprono di nuovi per chiarire e definire il problema”;
    2.SVILUPPO (Design di Simon), si definiscono e chiariscono le alternative:
       2.1.Ricerca (search), si cercano soluzioni già pronte;
       2.2.Design, si sviluppano nuove soluzioni o modifica quelle già esistenti.
    3.SELEZIONE (Scelta di Simon):
       3.1.Schermatura (screen), le alternative sub-ottimali sono eliminate;
       3.2.Valutazione della scelta (evaluation-choice routine) si prende definitivamente la scelta;
       3.3.Autorizzazione alla soluzione che viene confermata.

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                  IL PROCESSO DECISIONALE
               !"#$%&'('$&      )'*%&$+'+   )"+'%&                     /0*12(*('$&3   42(.$-'5*('$&
                                                                       #.$'#"




                                            ,"*-#.          ,#-""&




               67"&('8'#*('$&               )"0"1$9:"&(               ,"1"#('$&




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                  IL PROCESSO DECISIONALE

    Modello Mintzberg, Raisinghani e Théorêt (1976) (modello parallelo).
    Simon: la maggior parte delle energie e del tempo sono dedicati alla fase dell'intelligenza (trovare
    l'occasione di prendere una decisione) e del design (trovare possibili azioni da attuare), mentre solo
    una piccola parte è dedicata alla scelta finale (Simon 1960).
    Questi dati sono corroborati da numerose ricerche in psicologia cognitiva, e dalle ricerche empiriche
    dello stesso Mintzberg, Raisinghani e Théorêt.
    Paradossalmente, grandissima parte delle teorie della decisione si concentrano sulla fase della
    valutazione e della scelta del processo della decisione, nonostante che dagli studi empirici essa risulti
    essere la meno impegnativa.



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                  IL PROCESSO DECISIONALE
        È vero che la routine della scelta è centrale nel processo decisionale consistendo nella
    Modello Mintzberg, Raisinghani e Théorêt (1976) (modello parallelo). motivi,
      decisione in sé, ma essa è completamente determinata dalle fasi precedenti. Per questi
    Simon: la maggior parte delle energie e deldelle fasi sono precedono la fase dell'intelligenza (trovare
         sembra fondamentale un'epistemologia tempo che dedicati alla decisione vera e propria,
    l'occasione di prendere una decisione) e delle informazioni. Sono le informazioni che procuranosolo
         soprattutto delle fasi di acquisizione del design (trovare possibili azioni da attuare), mentre i
    una piccola parte è dedicata alla scelta finale conseguenze, che a loro volta formano il corpus delle
        dati per i calcoli sulle alternative e sulle (Simon 1960).
    Questi dati sono corroborati da numerose ricerche iinprincipali concetti con dalletrattare il empiriche
        preferenze sulle quali avviene la scelta. Capire psicologia cognitiva, e cui ricerche corpus
    dellodelle informazioni Raisinghani echiarezza su una delle parti della decisone cognitivamente più
          stesso Mintzberg, significa far Théorêt.
    Paradossalmente, egrandissima parte delle teorie della nello studio del complesso del processo
         impegnative, quindi euristicamente più significative decisione si concentrano sulla fase della
    valutazione e della scelta del processo della decisione, nonostante che dagli studi empirici essa risulti
          decisionale.
    essere la meno impegnativa.



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                 I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA
                       E LA RAZIONALITÀ LIMITATA

      “L'espressione ‘razionalità limitata’ si usa per designare una scelta
      razionale che prende in considerazione i limiti cognitivi del
      soggetto decisionale -limiti della conoscenza e delle capacità di
      calcolo. [...]
      Nella teoria dell'Utilità Soggettiva, fondamento dell'economia
      neoclassica, si postula che le scelte vengano compiute:

      • tra   una serie data, fissata di alternative;

      • con   una distribuzione delle probabilità degli esiti di ciascuna
         scelta (soggettivamente) conosciuta;
                                                                              Herbert Alexander Simon
      • in   modo tale da massimizzare il valore atteso della funzione di     Nobel per l'economia 1978
         utilità data. (Savage 1954).” (Simon 1978b)


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                 I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA
                       E LA RAZIONALITÀ LIMITATA
   Modello della Razionalità Perfetta, o dell'Homo
   Economicus:

   esamina una razionalità teorica, svincolata dall'effettività
   empirica.

   Non considera i limiti che l'agente può incontrare:

   • nella comprensione del problema;
   • nell'acquisizione delle informazioni;
                                                                         Herbert Alexander Simon
   • limiti di calcolo dovuti alle sue capacità cognitive.               Nobel per l'economia 1978


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                 I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA
                       E LA RAZIONALITÀ LIMITATA
   A questo modello si contrappone quello della Razionalità
   Limitata:


        “L'espressione ‘razionalità limitata’ si usa per designare
        una scelta razionale che prende in considerazione i limiti
        cognitivi del soggetto decisionale -limiti della conoscenza
        e delle capacità di calcolo.” (Simon 1987b)


                                                                           Herbert Alexander Simon

                                                                           Nobel per l'economia 1978


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                 I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA
                       E LA RAZIONALITÀ LIMITATA


          Simon: distinzione fra teorie sostanziali e teorie
   procedurali della razionalità (alias normative e descrittive)
          Ne deriva un contrasto fra la nozione di razionalità
   sostanziale e quella della razionalità procedurale.
          Affermare che le teorie descrittive mostrano come gli
   agenti non seguano i criteri di razionalità postulati dalle
   teorie normative non significa certo affermare anche che le              Herbert Alexander Simon
   decisioni siano normalmente irrazionali.
                                                                           Nobel per l'economia 1978


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                 I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA
                       E LA RAZIONALITÀ LIMITATA

          (Per definizione) la razionalità sostanziale indica i mezzi e
   le regole per ottenere il risultato ottimo in qualunque
   decisione massimizzando o minimizzando la funzione di
   utilità.
          La nozione di razionalità procedurale indica che una
   buona decisione non è quella che porta al risultato ottimo,
   ma quella che scaturisce dalla procedura di deliberazione
   adatta in base alla rappresentazione che un individuo prima             Herbert Alexander Simon
   di scegliere si fa del problema decisionale e delle potenziali
                                                                           Nobel per l'economia 1978
   soluzioni


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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE

        Esperimento di Tversky (1969)

        Vengono presentate cinque lotterie ad un gruppo di studenti universitari, con le seguenti
        probabilità di vincita (p):


                         Lotteria                       p                       Vincite ($)
                            a                         7/24                          5.00
                            b                         8/24                          4.75
                            c                         9/24                          4.50
                            d                        10/24                          4.25
                            e                        11/24                          4.00


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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE

        Esperimento di Tversky (1969)

        Ogni lotteria offre una vincita $ se si verifica un certo evento con probabilità p, nulla se questo
        evento non si verifica.
        Viene chiesto agli studenti di esprimere una preferenza su una lotteria fra coppie di lotterie diverse.

        L'esperimento ha mostrato come gli studenti abbiano preferito la lotteria con la vincita più alta
        quando sono state confrontate lotterie adiacenti,(a,b b,c c,d d,e) poiché le probabilità di vincita
        erano percepite come molto simili e quindi le differenze fra le stesse non influivano sulla scelta; gli
        studenti preferivano la lotteria con la probabilità di vincita maggiore quando erano proposte coppie
        formate da lotterie con una differenza fra le probabilità di vincita maggiore (a,e).
        Questi risultati portano ad un insieme di preferenze ciclico, violando l'aciclicità:

                                           a > b; b > c; c > d; d >e; e > a


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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Maurice Allais (1953)

    L'assioma di indipendenza afferma che se un agente è indifferente fra i due risultati x1 e x2 di due
    lotterie L1 e L2 allora dovrebbe essere indifferente anche alle due lotterie L1 e L2 se nelle due
    lotterie la probabilità di ottenere x1 e x2 è la stessa di ottenere un terzo risultato x3 comune alle due
    lotterie.

    Si paga una lotteria con tre possibili premi monetari: 500 milioni di franchi, 100 milioni di franchi, 0
    franchi.

    Si devono prendere due scelte indipendenti: una prima (1) tra le situazioni A e B, e una seconda (2)
    tra le situazioni C e D. Le scelte e le situazioni corrispondenti sono esposte nella seguente tabella.




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Maurice Allais (1953)
                         Scelta                       Situazione
                                  A   Ricevere 100 milioni con certezza.
                                      10 possibilità su 100 di vincere 500 milioni.
                           1
                                  B   89 possibilità su 100 di vincere 100 milioni.
                                      1 possibilità su 100 di non vincere nulla.
                                      11 possibilità su 100 di vincere 100 milioni.
                                  C
                                      89 possibilità su 100 di non vincere nulla.
                           2
                                      10 possibilità su 100 di vincere 500 milioni.
                                  D
                                      90 possibilità su 100 di non vincere nulla.

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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Maurice Allais (1953)



    L’esito dell’esperimento è stato il mostrare che la maggior parte degli individui intervistati,
    confrontando queste lotterie, preferisce A a B nel contesto di scelta (1), e D a C nel contesto di
    scelta (2). Questi risultati hanno mostrato che, nella prima scelta, ricevere 100 milioni con certezza è
    preferito a giocare una lotteria che offre 5 volte di più con una probabilità di 1/10 e caratterizzata
    anche da un piccolo rischio di non ricevere nulla. Al contrario, nella seconda scelta, si mostra che una
    vincita di 500 milioni con una probabilità di vincita di 1/10 è preferita ad una vincita di solo 100
    milioni che abbia una probabilità leggermente più bassa, pari di 11/100. Questa distribuzione delle
    probabilità viola l'assioma di indipendenza in quanto, in base a questo, quando A è preferita a B
    (A>B), C dovrebbe essere preferita a D (C>D) ma ciò non avviene.




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Maurice Allais (1953)


   Questo risultato è evidente considerano le utilità attese delle lotterie. Nella prima scelta in cui si
   preferisce A a B, le utilità sono le seguenti:

                               U(100) > 0.10U(500) + 0.89U(100) + 0.01U(0)

   cosa che equivale a scrivere:           0.11U(100) > 0.10U(500)

   Al contrario, la seconda scelta in cui si preferisce D a C, è dettata dal seguente schema di utilità:

                              0.10U(500) + 0.90U(0) > 0.11U(100) + 0.89U(0)

   cosa che equivale a scrivere:             0.10U(500) > 0.11U(100)



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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE

    L’effetto di incorniciamento (framing effect, Tversky e Kahneman 1981).

    L'incorniciamento raccoglie gli effetti del contesto e del modo in cui viene presentato il problema
    decisionale. Il processo decisionale può essere diviso in due parti:

    • l'incorniciamento, in cui l'agente effettua un'analisi preliminare del problema decisionale, organizza
    le informazioni, calcola alternative ed effetti

    • la valutazione.


    Tversky e Kahneman (1981), grazie ad alcuni esperimenti, dimostrano che l'incorniciamento può
    avere conseguenze profonde sulla scelta fino a cambiarne gli esiti. In uno di questi esperimenti si
    dimostra che la valutazione di alcune alternative di una scelta dipende dal modo in cui queste
    vengono presentate.

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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Esperimento de “il problema della malattia asiatica”, Tversky e Kahneman (1981):
    Ad un campione di persone veniva chiesto di scegliere una strategia per affrontare un'epidemia di una
    rara malattia asiatica fra un insieme di alternative proposte dal sistema sanitario americano. La malattia
    potrebbe provocare 600 decessi. È possibile scegliere fra le seguenti alternative:

    •     con il programma A, 200 persone saranno salvate.

    •  con il programma B, c'è una probabilità di 1/3 di salvare 600 persone e di 2/3 di non salvare
    nessuno.

    Il 72% dei soggetti preferisce l'alternativa A. Anche se il valore atteso delle due alternative è il
    medesimo, la prospettiva A sembra la più rassicurante dato che esprime una valutazione in termini
    positivi, cioè in termini di vite potenzialmente salvate. Questo rivela che gli intervistati sono avversi al
    rischio.



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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Esperimento de “il problema della malattia asiatica”, Tversky e Kahneman (1981):
    Successivamente, le stesse alternative venivano proposte cambiando la cornice: venivano presentate in
    maniera negativa, parlando di morti previste.

    con il programma C, 400 persone moriranno;

    con il programma D c'è una probabilità di 1/3 che nessuno muoia e di 2/3 che 600 persone muoiano.

    Il 78% degli intervistati affermava di preferire D, la scelta rischiosa, anche se numericamente le
    alternative C e D sono identiche ad A e B. Parlare in termini di morti potenziali rendeva i soggetti
    propensi al rischio.




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Esperimento de “il problema della malattia asiatica”, Tversky e Kahneman (1981):




    Tutto questo non è razionale dal punto di vista della teoria dell'utilità attesa, poiché le preferenze non
    dovrebbero dipendere dal modo di presentare le alternative, ma dalle conseguenze delle stesse.




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE


    Un primo limite all’applicazione delle regole formali della logica della preferenza risiede nel fatto che i
    ragionamenti ordinari degli esseri umani non si fermano al calcolo formale, ma sono sensibili al
    contenuto:

    “Una differenza fra inferenze logiche e ragionamento ordinario consiste nel fatto che quest’ultimo non
    impiega un linguaggio artificiale, in cui la forma sintattica rispecchia la struttura logica degli enunciati. La
    struttura grammaticale degli enunciati del linguaggio ordinario maschera talvolta la loro forma logica,
    ed enunciati con una struttura sintattica simile possono avere strutture logiche profondamente
    diverse: molti enunciati si «assomigliano» sebbene , dal punto di vista logico, funzionano in maniera
    profondamente diversa. Questo fa sì che nei ragionamenti ordinari, in cui premesse e conclusioni
    sono formulate nel linguaggio naturale, spesso ci si debba aiutare con il contenuto (o con il contesto)
    per stabilire quali inferenze siano corrette.” (Frixione 2007).



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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE


    Non seguendo sempre le regole logiche, il ragionamento può quindi incorrere in errori logici: le
    fallacie. Le fallacie sono argomentazioni errate che ad un primo superficiale esame sembrano
    convincenti. Ci sono alcune fallacie in cui il ragionamento incorre sistematicamente, o tende
    sistematicamente ad incorrere.

    Gli argomenti fallaci non sono solo un problema in logica. Sono degli strumenti utilizzati in retorica
    proprio per il loro essere persuasivi grazie alla loro apparente correttezza. Per questo, il loro utilizzo
    può avere delle conseguenze sulla decisione, modificando il panorama delle alternative, delle
    preferenze e delle credenze sulla probabilità.




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Un primo esempio può essere un discorso elettorale che potrebbe risultare convincente anche se è
    strutturato come una fallacia. Pensiamo al seguente caso. Un politico indagato per corruzione
    potrebbe difendersi argomentando come di seguito:

                 (a) Se un magistrato utilizzasse politicamente il suo potere, allora (b) inquisirebbe dei politici
                                   (b) Il magistrato (che mi ha inquisito) inquisisce dei politici.
                        Quindi: (a)il magistrato (che mi ha inquisito) utilizza politicamente il suo potere.

    Questo ragionamento è fallace, utilizza lo schema della fallacia dell’affermazione del conseguente:

                                                             A#B
                                                               B
                                                            _______
                                                               A

    Questo argomento è fallace perché non utilizza appropriatamente il condizionale materiale.

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giovedì 22 aprile 2010
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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Un altro esempio di discorso persuasivo ma fallace, potrebbe essere una pubblicità di cosmetici che
    invogli a comprare dei prodotti antirughe. La campagna pubblicitaria potrebbe utilizzare uno spot
    che, implicitamente ed in maniera edulcorata, generalizzi una regola sociale che si regge sul seguente
    argomento:

                     (a) Se una donna appare giovane e bella allora (b) avrà grandi possibilità di far carriera
                               (a) La donna (protagonista dello spot) non appare giovane e bella
                                              Quindi: (b) la donna non fa carriera

    Questo argomento si regge sulla fallacia della negazione dell’antecedente:

                                                             A#B
                                                              ¬A
                                                             ______
                                                               ¬B

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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE


                                        “Tutti gli ingredienti ti questo prodotto sono buoni
                                                     Quindi: il prodotto è buono”


                         “Quest’auto potrebbe essere acquistata pagando comode rate di importo modico.
                                             Quindi: conviene comprare quest’auto.”

    Questi argomenti si basano sulla fallacia della composizione e scomposizione: si forza erroneamente la
    relazione mereologica (fra le parti e il tutto) di un oggetto, attribuendo all’oggetto intero una
    proprietà che appartiene ad ogni singola parte che lo compone. Non è sempre detto, infatti, che
    l’attribuzione di questa proprietà sia legittima.




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE


    Questi argomenti possono influenzare e convincere l’uditorio, quindi modificare il set delle preferenze

    e le scelte finali degli agenti. Il problema risiede nel fatto che le decisioni, influenzate da un argomento
    fallace preso per buono, poggiano evidentemente su errori, e sono quindi fondamentalmente scelte

    irrazionali. L’esperienza comune, gli esempi sopra riportati che riprendono aspetti semplificati della

    vita quotidiana, mostrano che nella realtà dei fatti gli agenti sono spesso influenzati da ragionamenti
    che si poggiano sulle fallacie.




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE

    giustificare le proprie scelte personali utilizzando ragionamenti scorretti:

    fallacia del giocatore: interviene influenzando le credenze dell’agente sulle probabilità di realizzazione
    degli eventi. Questa fallacia agisce quando le credenze sulla probabilità che un evento B accada
    vengono modificate in base al verificarsi di un altro evento A, precedente al primo, nel caso in cui i
    due eventi sono effettivamente del tutto indipendenti.

    esempi:

    i numeri “ritardatari” del Lotto: si ritiene spesso che il loro ritardo ne aumenti la probabilità di essere
    estratti al prossimo turno. Anche essendo coscienti che tale ragionamento sia fallace, risulta difficile
    scostarsene.


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giovedì 22 aprile 2010
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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE


    Anche se si scommette sull’esito dei lanci di una moneta (che si sa non essere truccata), se si verifica
    il caso di tre lanci consecutivi con esito testa, comunemente si ritiene che l’esito del lancio successivo
    sarà con maggiore probabilità croce, piuttosto che testa.

     Questo errore avviene sia perché una sequenza ordinata sembra meno probabile di una irregolare
    (per lo stesso motivo sembra insensato giocare una schedina del lotto con una combinazione del tipo
    “1, 2, 3, 4, 5” o del tipo “10, 20, 30, 40, 50” nonostante abbiano le stesse chance di ogni altra
    schedina), sia perché si estende la proprietà dell’insieme degli esiti dei lanci, che dovrebbe tendere a
    dividersi a metà fra lanci con esito testa e lanci con esito croce, alla probabilità di ogni singolo lancio,
    attribuzione infondata dato che ogni evento è indipendente dal precedente e dal successivo. Come si
    può notare, questi tipi di ragionamenti modificano le credenze sulle probabilità che un avvenimento
    accada, modificano le preferenze sulle alternative ed in ultimo la decisione finale.



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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    Le fallacie di quest’ultimo tipo possono essere ricondotte ad un fenomeno ancora più basilare nell’attività
    cognitiva umana: quando si ricevono dei segnali o dei messaggi e si manipolano dell’informazione, si utilizzano
    delle strategie cognitive comuni e molto radicate, le euristiche.

    Le Euristiche sono schemi e regole pragmatiche utilizzate, più o meno consciamente, per ridurre la complessità
    dei messaggi e degli stimoli ricevuti e facilitarne così la comprensione.

    Sono molto persistenti nel comportamento cognitivo umano. In molti casi prescindono dalla cultura di
    appartenenza o dal livello culturale degli agenti.

    Le euristiche sono strategie selezionate dall’evoluzione per facilitare una comprensione veloce della realtà e
    dell’ambiente circostanti, nel più breve tempo possibile, con lo sforzo cognitivo minimo. Si basano su esperienze
    pratiche, sull’osservazione ripetuta di situazioni simili che permette, con buona probabilità di successo, di
    generalizzare l’esperienza passata a casi nuovi. È il caso di quando si producono valutazioni su grandezze fisiche
    interpretando dei segnali come il fumo, che mostra la presenza di un fuoco, il curvarsi dei rami superiori degli
    alberi, che mostra la presenza di vento più o meno forte. Molte euristiche infatti riguardano l’interpretazione dei
    dati sensoriali.

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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE




    la vista prospettica è carica di numerose informazioni di carattere matematico, ma alcuni parametri,

    come il rapporto fra le dimensioni degli oggetti, vengono elaborati automaticamente, dando l’illusione

    di una figura prospettica anche nel caso di immagini a due dimensioni




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    la camera di Aymes




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                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
    la camera di Aymes




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                    GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE
                 ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE
     Il triangolo di Kanizsa è un'illusione ottica descritta per la
    prima volta nel 1955 dallo psicologo italiano Gaetano
    Kanizsa. Guardando la figura si è indotti a percepire due
    triangoli equilateri bianchi, uno con un contorno neo, uno
    senza contorno, l'uno sovrapposto all'altro. Nessuno dei
    due triangoli è effettivamente disegnato. Questo effetto è
    conosciuto come profilo soggettivo o illusorio. Il
    triangolo bianco inesistente sembra essere più luminoso
    della zona circostante, anche se quell'area ha la stessa
    luminosità delle zone adiacenti. Questo fenomeno
    avviene in quanto il nostro apparato percettologico ha
    una tendenza or ganizzativa innata costituita
    dall'articolazione figura/sfondo secondo cui non c'è una
    figura senza sfondo; ciò avviene anche con figure
    ottenute con margini fisicamente inesistenti, come
    appunto questo triangolo


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giovedì 22 aprile 2010
Decision Theory (PDF)
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Decision Theory (PDF)

  • 1. 4'8-)"+-#%-)C DECISION THEORY !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-0'+(-12%*'3$-%415*-%*-%,')#0" 6-7"+1-8')1#%*-%9-$#(#:" ;#+(#%*-%%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"% =>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 2. 6'.-(-#)%DE'#+F COSA È LA DECISION THEORY La Decision Theory (DT) è un'area di studi multidisciplinare. Iniziali studi economici si sono affiancati altri approcci da parte di: • scienze sociali • scienze politiche • scienze statistiche • studi manageriali • psicologia • della filosofia • della matematica applicata !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 3. 6'.-(-#)%DE'#+F COSA È LA DECISION THEORY Indagare sulla decisione significa indagare su buona parte delle attività umane, ma in Decision Theory si pongono dei limiti agli oggetti di studio che devono risultare: • attività consapevoli • comportamenti indirizzati verso uno scopo in presenza di varie opzioni. In questa materia, si parla di scelta solo quando si vuole raggiungere uno scopo preciso e la via per far ciò non è univoca, ma sono praticabili varie opzioni ciascuna con effetti e costi da stimare. La scelta studiata è proprio il processo attraverso il quale vari percorsi possibili sono considerati al fine di intraprenderne uno (o nessuno) in vista dello scopo prefissato. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 4. 6'.-(-#)%DE'#+F COSA È LA DECISION THEORY DT si divide in: TEORIE NORMATIVE: come bisogna prendere una decisione perché questa possa dirsi razionale? • ciò significa indicare un percorso che riesca ad ottenere il risultato ottimale con il minor impiego di risorse. • Si avvalgono di strumenti logico-matematici. • La nozione di normatività implicata da queste teorie non ha nessun valore etico. La Teoria della Decisione interviene solo dopo che le coordinate morali sono state fissate !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 5. 6'.-(-#)%DE'#+F COSA È LA DECISION THEORY DT si divide in: TEORIE DESCRITTIVE: come realmente prendiamo delle decisioni? • si avvalgono spesso di evidenze empiriche. La distinzione fra teorie descrittive e teorie normative non è sempre netta, ci sono casi di teorie descrittive proposte come confutanti teorie normative, e casi di teorie normative presentate come “descrittivamente plausibili”, e viceversa.! !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 6. 6'.-(-#)%DE'#+F COSA È LA DECISION THEORY Sven Ove Hansson, per chiarire la distinzione, ha proposto dei criteri di falsificazione diversi per le teorie normative e per quelle descrittive. “una Teoria della Decisione è falsificata in quanto teoria descrittiva, se può essere trovato un problema decisionale per il quale molti soggetti si comportano in contraddizione con tale teoria.” “una Teoria della Decisione è debolmente falsificata come teoria normativa se può essere trovato un problema decisionale per il quale un agente possa comportarsi in contraddizione con la teoria senza risultare irrazionale.” “una Teoria della Decisione è fortemente falsificata come teoria normativa se può essere trovato un problema decisionale per il quale un agente che si comporti in accordo con la teoria non possa essere un agente razionale.”1 (Hansson 1994) !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 7. INDICE 1.TEORIE NORMATIVE 1.1.LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE 1.2.LA PREFERENZA 1.3.EXPECTED UTILITY VALUE 2.TEORIE DESCRITTIVE 2.1.IL PROCESSO DECISIONALE 2.2.I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA E LA RAZIONALITÀ LIMITATA 2.3.GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE 2.4.LA TEORIA DEL PROSPETTO 2.5.NEUROECONOMIA giovedì 22 aprile 2010
  • 8. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 9. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE Come dobbiamo decidere per essere razionali? !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 10. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 11. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciare degli elementi fondamentali !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 12. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciare degli elementi fondamentali • l'agente; !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 13. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciare degli elementi fondamentali • l'agente; di solito umano, è colui che prende la decisione !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 14. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciare degli elementi fondamentali • l'agente; • un problema; individuato dall’agente, per risolvere il quale si deve prendere una decisione. Il problema include obiettivi da raggiungere. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 15. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciare degli elementi fondamentali • l'agente; • un problema; • lo Stato del Mondo; le variabili ambientali che influenzano la decisione e che non sono totalmente conosciuti dall'agente. Per esempio le condizioni meteorologiche di fronte la scelta di prendere o meno l’ombrello; !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 16. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE È l’insieme di alternative possibili all'interno del quale l'agente ritrova le LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE varie opzioni disponibili per la sua scelta. E LA TEORIA DELLAdei casi le alternative sonoscelta e questa esclude Nella maggior parte SCELTA RAZIONALE escludentisi, cioè solo un'alternativa può essere ritenute mutualmente Nelle teorie della tutte le altre, in modo tale intenzionale possiamo possono essere scelta individuale che due possibilità di scelta non realizzate entrambe nello stesso momento. rintracciare degli elementi fondamentali • l'agente; L'insieme è • aperto quando è possibile aggiungere nuove alternative, che vengono • un problema; inventate o scoperte dall'agente durante il processo decisionale. Un set di alternative aperto risponde, ad esempio, alla domanda “dove passare • lo Stato del Mondo;prossime vacanze estive?”. le • chiuso se non possono essere aggiunte nuove possibilità di scelta, • le alternative; come nella scelta di voto durante le elezioni politiche. Gli insiemi di alternative chiusi possono essere ulteriormente divisi in insiemi • volontariamente chiusi, quando l'agente decide volontariamente di restringere le varie opzioni praticabili: “questa sera o vado a teatro o vado al cinema e nulla oltre queste due alterative”; • involontariamente chiusi, quando le alternative sono limitate da circostanze esterne e non dalla volontà dell'agente, come nel caso delle alternative di voto. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 17. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE le conseguenzeintenzionale possiamo sono Nelle teorie della scelta individuale delle azioni disponibili valutate fondamentali informazioni che l'agente rintracciare degli elementi attraverso le • l'agente; possiede e le operazioni di calcolo che lo stesso opera. L'agente compila un ordinamento seriale • un problema; che specifica quale conseguenza sia migliore di • lo Stato del Mondo; un'altra. • le alternative; • l'ordine delle conseguenze; !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 18. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciare degli elementi fondamentali • l'agente; • un problema; • lo Stato del Mondo; • le alternative; • l'ordine delle conseguenze; interferiscono nella scelta, per •i vincoli; esempio i vincoli di bilancio per le aziende, di budget per i consumatori, ecc. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 19. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE dall'agente. L'insieme delle informazioni è la parte dello stato del mondo che è conosciuta NORMATIVE È il “materiale” con il quale l'agente elabora tutta la sua strategia di scelta. LAla valutazione delle conseguenze di ogni alternativa realizzabile e la compilazione Influenza TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE dell'ordine di preferenza delle stesse;. Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciarequantità e il tipo di informazione posseduta, si possono operare le seguenti Valutando la degli elementi fondamentali • l'agente;fra ambiti di processi decisionali che saranno sotto: distinzioni i. Certezza se è noto che ogni azione porti invariabilmente ad una specifica conseguenza; • un problema; ii.Rischio se ogni azione porta ad un insieme di specifiche possibili conseguenze ognuna • lo Stato del Mondo; solo stimata. Si assume che le probabilità siano conosciute con una probabilità • le alternative; Per esempio, un'azione nell'ambito del rischio può essere considerata una dall'agente. scommessa sul lancio di una moneta non truccata, con costi e premi a seconda del • l'ordine delle conseguenze; risultato. La certezza può essere considerata un caso estremo del rischio, cioè quando le •i vincoli; probabilità sono 0 o 1 (nulle o certe); • le informazioni; tutte le azioni hanno come conseguenza un insieme di specifiche possibili iii.Incertezza se conseguenze, ma la loro probabilità è totalmente sconosciuta; iv.Ignoranza, se non c'è nessuna conoscenza probabilistica. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 20. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA TEORIA DELLA DECISIONE INDIVIDUALE E LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Nelle teorie della scelta individuale intenzionale possiamo rintracciare degli elementi fondamentali • l'agente; Il criterio che guida la scelta, diverso a seconda dei casi e dei contesti. • un problema; La teoria della scelta individuale, che rappresenta il paradigma dominante in microeconomia, afferma che gli agenti si comportano in modo tale da • lo Stato del Mondo; massimizzare il loro bene e minimizzare i costi delle azioni, con un calcolo costi-benefici delle conseguenze delle possibili strategie di • le alternative; comportamento. Nelle teorie economiche spesso il criterio sottinteso è ottenere il massimo • l'ordine delle conseguenze; con il minor costo. Nella maggior parte degli altri vantaggio per sé esempi di scelta, il criterio è ottenere la maggiore utilità con il minor •i vincoli; costo. • le informazioni; • un criterio di scelta; !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 21. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 22. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Come esprimiamo la preferenza? !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 23. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA 1 La logica della Preferenza Nel linguaggio comune si indicano le preferenze con espressioni quali “è meglio di”, “è peggio di”, “è buono almeno quanto”, “è uguale a”, “la scelta fra A e B è indifferente”, ecc.. Questi termini comparativi sono relazioni binarie, che nella logica della preferenza sono espresse con i simboli: • (>, <) preferenza stretta: “A>B” significa “A è migliore di B”, “A<B” significa “A è peggiore di B”. Spesso si ritiene che “A>B” significa sia “A è migliore di B”, sia “B è peggiore di A”. • (!, ") preferenza debole: “A!B” e “A"B” sostituiscono rispettivamente le espressioni “A è buono almeno quanto B”, “A è cattivo almeno quanto B”. • (!) indifferenza: “A è indifferente rispetto B”, o “A è buono/cattivo quanto B e viceversa”. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 24. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA 1 La logica della Preferenza Le regole di interconnessione fra i tre operatori sono le seguenti: i. A è meglio di B se e solo se A è buono almeno quanto B, ma B non è buono almeno quanto A: [A > B [(A ! B) & ¬ (B ! A)]] ii. A è buono quanto B se e solo se A è buono almeno quanto B e B è buono almeno quanto A”: [A ! B [(A ! B) & (B ! A)]] Grazie a queste due regole tutte le preferenze sono esprimibili con la preferenza debole, rendendo non necessari (>) e (!). !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 25. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA 2 Oltre alle relazioni di preferenza, l'ordine delle valutazioni può essere indicato assegnando un valore numerico per ogni conseguenza. La numerazione è arbitraria e indica solamente un ordine fra le opzioni, “pesa la soddisfazione” che l'agente ricaverà da ogni scelta possibile in termini di utilità. Per esempio Lorenzo vuole acquistare un libro che lo aiuti nella sua tesi in filosofia del linguaggio e compila quest'ordine di preferenza degli autori di filosofia: Wittgenstein 10 Russel 10 Quine 8 Heidegger 1 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 26. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA 3 Un altro modo di indicare le possibilità sono le matrici che indicano le alternative nelle righe e lo stato del mondo nelle colonne: Piove Non piove Uscire con l'ombrello 4 1 Uscire senza l'ombrello 0 3 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 27. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Le reazioni di preferenza godono di molte proprietà: asimmetria della preferenza stretta: A > B # ¬ ( B > A) irriflessività della preferenza stretta: ¬(A>A) simmetria dell’indifferenza: A!B#B!A riflessività dell'indifferenza: A!A incompatibilità di indifferenza e preferenza stretta: A>B#¬(A!B) completezza (o della connessione): A!BvB!A !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 28. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Questa proprietà indica che tutte le alternative possibili possono essere comparate e Le reazioni di preferenza godono di molte proprietà: messe in un ordine di preferenza fra loro senza escluderne alcuna. Anche se utile in molte asimmetria della preferenza stretta: A > B # ¬ ( B > A) applicazioni della logica della preferenza, la irriflessività della preferenza stretta:completezza non sempre si rivela cognitivamente ¬(A>A) plausibile. In molte esperienze della vita quotidiana simmetria dell’indifferenza: A!B#B!A si riscontrano casi in cui questa proprietà non è riflessività dell'indifferenza: soddisfatta. A!A incompatibilità di indifferenza e preferenza stretta: A>B#¬(A!B) completezza (o della connessione): A!BvB!A !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 29. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Una delle proprietà più discusse dei concetti della logica della preferenza è sicuramente la proprietà della transitività: transitività della preferenza debole: (A ! B) & (B ! C) # A ! C transitività dell'indifferenza: (A ! B) & (B ! C) # (A ! C) transitività della preferenza stretta: (A > B) & (B > C) # A > C IP-transitivity: (A ! B) & (B > C) # A > C PI-transitivity: (A > B) & (B ! C) # A>C non c'è nessuna serie di alternative tali che aciclicità: A1>...An > A1 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 30. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Ma davvero nell’effettività delle nostre preferenze, quotidianamente, rispettiamo queste proprietà? !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 31. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Paradosso del Sorite (Arstrong 1939, Armstrong 1948, Luce 1956) : Si presenta una serie di alternative ordinate in modo tale che le differenze fra le possibilità adiacenti non sia distinguibile. • Si considerino 1000 tazzine di caffè, C0,C1,C2,...C999. • In C0 c'è un granello di zucchero, in C1 ci sono due granelli di zucchero, in C2 ce ne sono tre e • così via fino ad arrivare a C999, in cui ci sono mille granelli di zucchero. • Dato che la differenza di sapore fra tazzine consecutive non è percepibile, non ci saranno preferenze fra le tazzine in generale. • Ma la differenza di sapore è sicuramente percepibile fra la prima tazzina C0, con un solo granello di zucchero, e l'ultima C999, con mille granelli di zucchero, e fra le due ci sarà di certo una preferenza, a seconda dei gusti, per esempio a favore della tazzina meno dolce, cosicché C0 > C999. • Ciò contraddice la proprietà della transitività !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 32. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Paradosso del Sorite (Arstrong 1939, Armstrong 1948, Luce 1956) : Si presenta una serie di alternative ordinate in modo tale che le differenze fra le possibilità adiacenti non sia distinguibile. • Si considerino 1000 tazzine di caffè, C0,C1,C2,...C999. • In C0 c'è un granello di zucchero, in C1 ci sono due granelli di zucchero, in C2 ce ne sono tre e • così via fino ad arrivare a C999, in cui ci sono mille granelli di zucchero. • Dato che la differenza di saporedell'indifferenza: (A ! B) & (B ! C) " saranno preferenze fra le transitività fra tazzine consecutive non è percepibile, non ci (A ! C) tazzine in generale. transitività della preferenza debole: (A # B) & (B # C) " A # C • Ma la differenza di sapore è sicuramente percepibile fra la prima tazzina C0, con un solo granello di zucchero, e l'ultima C999, con mille granelli di zucchero, e fra le due ci sarà di certo una preferenza, a seconda dei gusti, per esempio a favore della tazzina meno dolce, cosicché C0 > C999. • Ciò contraddice la proprietà della transitività !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 33. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Paradosso dell'auto-torturatore [Warren S. Quirrin 1990]. Nel corpo di una persona (l'auto-torturatore) viene impiantato un apparecchio medico che ha 1001 gradi di regolazione, da 0 a 1000. Ogni aumento di un grado nella regolazione dell'apparecchio provoca un trascurabile, quasi impercettibile, aumento di dolore. Ogni settimana l'auto-torturatore ha una scelta da compiere: può aumentare di un grado la regolazione dell'apparecchio guadagnando 10'000$ o lasciare l'apparecchio così com'è, senza poter mai tornare indietro, pena la fine del gioco e la perdita di tutta la somma accumulata fino a quel punto. In questo modo probabilmente raggiungerà una regolazione dell'apparecchio che gli provocherà un dolore insopportabile, tale da costringerlo a tornare al livello 0 perdendo la sua fortuna. In questo paradosso viene contraddetta la transitività dell'indifferenza debole fra le alternative consecutive per quanto ci sia preferenza stretta tra alternative distanti. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 34. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Paradosso dell'auto-torturatore [Warren S. Quirrin 1990]. Nel corpo di una persona (l'auto-torturatore) viene impiantato un apparecchio medico che ha 1001 gradi di regolazione, da 0 a 1000. Ogni aumento di un grado nella regolazione dell'apparecchio provoca un trascurabile, quasi impercettibile, aumento di dolore. Ogni settimana l'auto-torturatore ha una scelta da compiere: può aumentare di un grado la regolazione dell'apparecchio guadagnando 10'000$ o lasciare l'apparecchio così com'è, senza poter mai tornare indietro, pena la fine del gioco e la perdita di tutta la somma accumulata fino a (A #punto. In questo modo probabilmente raggiungerà transitività della preferenza debole: quel B) & (B # C) " A # C una regolazionedella preferenza stretta: (A > B) & (B >insopportabile, tale da costringerlo a transitività dell'apparecchio che gli provocherà un dolore C) " A > C tornare al livello 0 perdendo la sua fortuna. In questo paradosso viene contraddetta la transitività dell'indifferenza debole fra le alternative consecutive per quanto ci sia preferenza stretta tra alternative distanti. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 35. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Paradosso dell'auto-torturatore [Warren S. Quirrin 1990]. Nel corpo di una persona (l'auto-torturatore) viene impiantato un apparecchio medico che ha 1001 gradi di regolazione, da 0 a 1000. Ogni aumento di un grado nella regolazione dell'apparecchio provoca un trascurabile, quasi impercettibile, aumento di dolore. Ogni settimana l'auto-torturatore ha una scelta da compiere: può aumentare di un grado la regolazione dell'apparecchio guadagnando 10'000$ o lasciare l'apparecchio così com'è, senza poter mai tornare indietro, pena la fine del gioco e la perdita di tutta la somma accumulata fino a quel punto. In questo modo probabilmente raggiungerà una regolazione dell'apparecchio che gli provocherà un dolore insopportabile, tale da costringerlo a tornare al livello 0 perdendo la sua fortuna. In questo paradosso viene contraddetta la transitività dell'indifferenza debole fra le alternative consecutive per quanto ci sia preferenza stretta tra alternative distanti. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 36. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Shumm (1987): controesempio alla transitività della preferenza stretta. • Un agente che deve scegliere una fra tre scatole contenenti ciascuna tre palline: una rossa (R), una blu (B) e una verde (V). • Siindichino le scatole con i vettori (R1, B1, V1) per la prima scatola, (R2, B2, V2) per la seconda, (R3, B3, V3) per la terza. • L'agente preferisce con una preferenza stretta la scatola 1 alla scatola 2, perché a suo parere esse contengono le palline blu e verdi uguali, ma la scatola 1 ha una pallina rossa migliore. • L'agente preferisce la scatola 2 alla scatola 3 perché esse sono eguali eccetto che per la pallina verde che è migliore nella scatola 2. • L'agente preferisce la scatola 3 alla scatola 1, perché a suo dire sono eguali eccetto che per la migliore pallina blu della scatola 3. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 37. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Quindi le preferenze espresse sono le seguenti: R1 > R2 ! R3 ! R1; V1 ! V2 > V3 ! V1; B1 ! B2 ! B3 > B1; (R1, B1, V1) > (R2, B2, V2) > (R3, B3, V3) > (R1, B1, V1) Ciò porta ad una preferenza ciclica con una contraddizione della proprietà della transitività della preferenza stretta. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 38. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Quindi le preferenze espresse sono le seguenti: R1 > R2 ! R3 ! R1; transitività della preferenza stretta:V3 ! V1; & (B > C) " A > C V1 ! V2 > (A > B) aciclicità: non c'è nessuna ! B2 di B3 > B1; tali che A1>...An > A1 B1 serie ! alternative (R1, B1, V1) > (R2, B2, V2) > (R3, B3, V3) > (R1, B1, V1) Ciò porta ad una preferenza ciclica con una contraddizione della proprietà della transitività della preferenza stretta. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 39. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Paradosso di Condorcet: Il problema presentato da Shumm era stato già posto da Condorcet, filosofo che nel XVII sec. si dedicò –probabilmente per primo in maniera metodica– allo studio della decisione analizzando i problemi della costituente francese del 1793. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 40. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Paradosso di Condorcet: Ci sono tre individui i1, i2 E i3, che vogliono partire per un viaggio insieme. Essi hanno tre possibilità di scelta: (A) Argentina, (B) Bolivia e (C) Colombia. La loro scelta sarà presa per maggioranza. Le preferenze di i1 sono: A > B > C; le preferenze di i2 sono: B > C > A; le preferenze di i3 sono invece: C > A > B. Con questo tipo di preferenze non è possibile arrivare ad una scelta: sommando le preferenze non si forma una maggioranza ma una catena di preferenze ciclica e che non gode della proprietà transitiva. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 41. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Tversky (1969): controesempio alla transitività fra preferenze nei casi di scelte multidimensionali. Un'azienda deve scegliere un nuovo impiegato fra tre candidati. I criteri di scelta prevedono che: • sela differenza tra i candidati rispetto alla dimensione I (ad esempio l'intelligenza) è superiore ad una grandezza x, allora sarà scelto il candidato con la dimensione I maggiore. • Se invece la differenza è minore di x, allora sarà scelto il candidato con la dimensione II (ad esempio la specializzazione) maggiore. Questa regola che sembra essere alquanto ragionevole produce delle preferenze intransitive. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 42. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Tversky1 (1969): controesempio alla transitività fra preferenze nei casi di scelte multidimensionali. Supponiamo infatti che ci siano tre candidati con le seguenti caratteristiche. Candidati Dimensione I Dimensione II a 140 2 b 120 4 c 100 6 Se si pone x = 20, le differenze fra a e b, e tra b e c per la dimensione I non sarebbero superiori ad x, quindi la scelta fra i candidati sarebbe presa in base alla dimensione II, e le preferenze sarebbero: b > a e c > b. Ma se si confrontano a e c, la differenza fra i valori della dimensione I sarebbe maggiore di x, e quindi a > c violando la transitività. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 43. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Molti autori hanno proposto argomenti che mostrano che le relazioni di preferenza godono costitutivamente della proprietà transitiva dalla quale non si può quindi prescindere. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 44. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA argomento del “money-pump” [Ramsey (1928) Davidson (1955)]: Una collezionista di francobolli ha delle preferenze cicliche rispetto 3 francobolli (A, B e C): A > B et B > C et C >A. È pronta a pagare 0,10" per scambiare B per A, C per B, o A per C. Entra in un negozio di francobolli con il francobollo A. Il commerciante di francobolli le offre di scambiare A per C se è disposta a pagare 0,10". La collezionista accetta l'offerta. Si può indicare la situazione con un vettore (X,Y) che esprima il fatto che il collezionista ottiene il francobollo X e paga Y " al commerciante. Attraverso il primo scambio, la collezionista è così passata dallo stato (A,0) allo stato (C,10). Successivamente il commerciante tira fuori il francobollo B e offre alla collezionista di scambiare C per B con un altro pagamento di 0,10". Ella accetta, passando così dallo stato (C,10) allo stato (B, 20). Il commerciante può continuare così per sempre. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 45. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA argomento del “money-pump” [Ramsey (1928) Davidson (1955)]: Ciò che causa il problema è la seguente sequenza di preferenze: (C, 10) > (A, 0) (B, 20) > (C, 10) (A, 30) > (B, 20) (C, 40) > (A, 30) (B, 50) > (C, 40) (A, 60) > (B, 50) ... !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 46. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 47. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE LA PREFERENZA Davidson(1976) «Se la lunghezza non fosse transitiva, cosa significherebbe allora usare un numero per misurare la lunghezza? Potremmo trovare o inventare una risposta, ma a meno che oppure finché non lo facciamo, dovremmo sforzarci di interpretare 'più lungo di’ come transitivo. Lo stesso vale per ‘preferito a’.» !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 48. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE o “probability-weighted utility theory” È uno dei più importanti paradigmi teorici sulla scelta intenzionale (razionale) individuale. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 49. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE Inciso storico: Esso è stato sviluppato a partire dal diciassettesimo secolo, parallelamente agli studi sulla probabilità. Un iniziatore può essere ritrovato in Blaise Pascal. Egli studiò questo metodo per rispondere alla domanda del suo amico e giocatore d'azzardo, il cavaliere Méré, che gli chiedeva un criterio da adottare per la suddivisione delle vincite nel caso di una partita non portata a termine. La risposta di Pascal afferma che il valore della partita per ogni giocatore corrisponde alla somma delle vincite possibili, moltiplicate per le loro rispettive probabilità di occorrenza, meno il prodotto delle perdite possibili per le loro probabilità. In questo modo Pascal pose le basi del calcolo probabilistico insieme al suo contemporaneo Pierre Fermat. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 50. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE ad ogni alternativa si assegna un valore per ogni stato del mondo possibile e lo si moltiplica per le probabilità che tale stato del mondo si realizzi. Ponendo n risultati possibili, l'utilità attesa è pari alla somma dei prodotti di tutte le utilità medie (u) espresse dall'agente per ciascuna configurazione dello stato del mondo, per la probabilità (p) che ciascuna configurazione dello stato del mondo si realizzi: U = p1 • u1 + p2 • u2 + ... + pn • un !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 51. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE Per esempio si prenda in considerazione la seguente matrice che rappresenta le utilità di uno scommettitore che ha a disposizione la somma di 10 " da poter puntare su uno dei sei cavalli di una corsa equestre: !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 52. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE Utilità per ogni configurazione possibile A B C D E F Puntare 10 " sul cavallo A 13 0 0 0 0 0 Puntare 10 " sul cavallo B 0 12 0 0 0 0 Puntare 10 " sul cavallo C 0 0 11 0 0 0 Puntare 10 " sul cavallo D 0 0 0 10 0 0 Puntare 10 " sul cavallo E 0 0 0 0 9 0 Puntare 10 " sul cavallo F 0 0 0 0 0 8 Non puntare su nessun 2 4 6 8 12 14 cavallo e tenersi 10" Probabilità di vittoria 0.06 0.05 0.04 0.02 0.02 0.01 0-1 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 53. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE Cavallo Vincitore Utilità attesa A B C D E F (somma) Puntare 10" sul cavallo A 13•0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 = 0.78 Puntare 10" sul cavallo B 0 • 0.06 + 12•0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 = 0.6 Puntare 10" sul cavallo C 0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 11•0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 = 0.44 Puntare 10" sul cavallo D 0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 10•0.02 + 0 • 0.02 + 0 • 0.01 = 0.2 Puntare 10" sul cavallo E 0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 9 • 0.02 + 0 • 0.01 = 0.18 Puntare 10" sul cavallo F 0 • 0.06 + 0 • 0.05 + 0 • 0.04 + 0 • 0.02 + 0 • 0.02 + 8 x 0.01 = 0.08 Non puntare su nessun 0 • 0.06 + 1 • 0.05 + 2 • 0.04 + 4 • 0.02 + 6 • 0.02 + 10•0.01 = 0.43 cavallo !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 54. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE L'utilità attesa sarà ordinata nel seguente modo: Puntare 10" sul cavallo A: 0.78 Puntare 10" sul cavallo B: 0.6 Puntare 10" sul cavallo C: 0.44 Non puntare su nessun cavallo: 0.43 Puntare 10" sul cavallo D: 0.2 Puntare 10" sul cavallo E: 0.18 Puntare 10" sul cavallo F: 0.08 Secondo la massimizzazione dell'utilità attesa l'agente sceglierà di puntare 10 " sul cavallo A !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 55. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE l’expected utility value Fonda il suo metodo di scelta sul calcolo dell'Utilità. Utilità è una quantità monetarie, grandezza oggettiva. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 56. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE 1713 Nicolas Bernoulli, paradosso di San Pietroburgo: una moneta non truccata è lanciata finché l'esito del lancio dia “testa” per la prima volta. Se l'esito è testa al primo lancio si vince una moneta d'oro. Se l'esito è testa al secondo si vincono due monete d'oro, al terzo lancio se ne vincono quattro, seguendo la regola che per n lanci si vincono 2n monete d'oro. Dato che la probabilità che il lancio dia testa all'n-esimo lancio è !n, l'utilità attesa del gioco sarà quindi: # • 1 + $ • 2 + ... + #n • 2n-1 + ... = ! !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 57. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE 1713 Nicolas Bernoulli, paradosso di San Pietroburgo: # • 1 + $ • 2 + ... + #n • 2n-1 + ... = ! un agente razionale che cerchi di massimizzare l'utilità sarà disposto a pagare qualsiasi somma finita di denaro per poter partecipare a tale gioco. Sarebbe disposto a concedere tutto il suo patrimonio personale per un singolo turno. Tutto ciò non sembra intuitivamente “razionale” nonostante rispetti tutti i criteri di razionalità dell'E.U.V. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 58. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE 1738 Daniel Bernoulli, (fratello di Nicolas): soluzione al paradosso. il valore oggettivo di ogni possibile risultato Valore ottenuto dal prodotto fra il valore della Atteso vincita e la sua probabilità. " Beneficio in termini di soddisfazione, che ciascun agente assegna ad Utilità ogni possibile risultato. Quest'ultimo è un valore psicologico, del Attesa tutto soggettivo. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 59. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE L'autore indicava anche che l'utilità attesa marginale (l’incremento dell’utilità attesa all’aumentare della ricchezza di una unità) è decrescente: all'aumento della ricchezza l'utilità cresce in maniera inversamente proporzionale alla ricchezza già posseduta. Ciò significa che, in termini di utilità non è lo stesso guadagnare 100 " quando se ne possiedono mille o quando se ne possiedono già un milione. Nello specifico l'utilità aumenta in modo logaritmico. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 60. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE NORMATIVE EXPECTED UTILITY VALUE L'introduzione di una variabile soggettiva evidenzia anche come il metodo pascaliano ignori anche la valutazione del rischio da parte di un agente che si accinge a giocare, per esempio, una lotteria. In economia una lotteria è una situazione nella quale un individuo paga una somma per avere la possibilità di ottenere uno tra i possibili guadagni alternativi, che dipendono dalla realizzazione di diversi eventi casuali; essa corrisponde ad un insieme di stati del mondo possibili (i pagamenti) conseguenti ad una scelta sotto incertezza dell'agente, ognuno associato ad una probabilità di realizzarsi. Il rischio che comporta una lotteria, però, può essere valutato calcolando la media dei quadrati degli scostamenti di ciascun possibile risultato dal valore atteso della lotteria (calcolato, come l’utilità attesa, come la somma dei prodotti di tutti i possibili esiti per la loro probabilità). Questa misura è definita varianza ed in un certo senso descrive il rischio di una variabile casuale come l’esito di una lotteria. Quando la varianza è piccola la lotteria presenta un rischio basso: gli scostamenti fra il valore monetario atteso e i possibili esiti sono piccoli, quindi non ci saranno né vincite molto alte né tanto meno perdite basse. Se al contrario la varianza è molto alta la lotteria sarà rischiosa: ci potranno essere vincite alte ma anche grandi perdite dato che gli scostamenti sono più ampi. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 61. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 62. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE Come effettivamente decidiamo nella nostra quotidianità? !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 63. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE IL PROCESSO DECISIONALE Helbert Simon (1960): rielaborazione del modello di Dewey con l'intento di renderlo utilizzabile per tutti i contesti decisionali. fasi: • fase dell'intelligenza: “trovare l'occasione di prendere una decisione”; • fase del design: “trovare possibili azioni da attuare”; • fase della scelta: “scegliere una fra queste” azioni possibili. Brim (1962). • identificazione del problema; • raccolta delle informazioni necessarie; • produzione di soluzioni possibili; • selezione di una strategia di comportamento. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 64. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE IL PROCESSO DECISIONALE Questi modelli sono modelli sequenziali: composti da passaggi che l'agente performa sempre nella stessa sequenza e mai contemporaneamente. Studi empirici e gli sviluppi dell'intelligenza artificiale, descrivono come implausibile che la decisione (come molte altre attività intellettive) si sviluppi con una struttura sequenziale. Si protende invece verso i modelli paralleli: i vari stadi della decisione vengono sviluppati in una rete di ragionamenti e intuizioni che globalmente costituisce la decisione. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 65. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE IL PROCESSO DECISIONALE Modello Mintzberg, Raisinghani e Théorêt (1976) (modello parallelo). Fasi e Routines: 1.IDENTIFICAZIONE, (l'Intelligenza di Simon): 1.1.Riconoscimento della decisione (decision recognition), si identificano problemi/opportunità “nel flusso delle ambiguità, generalmente fra i dati verbali che l'agente riceve”; 1.2.Diagnosi, si “utilizzano i canali di informazione esistenti e si aprono di nuovi per chiarire e definire il problema”; 2.SVILUPPO (Design di Simon), si definiscono e chiariscono le alternative: 2.1.Ricerca (search), si cercano soluzioni già pronte; 2.2.Design, si sviluppano nuove soluzioni o modifica quelle già esistenti. 3.SELEZIONE (Scelta di Simon): 3.1.Schermatura (screen), le alternative sub-ottimali sono eliminate; 3.2.Valutazione della scelta (evaluation-choice routine) si prende definitivamente la scelta; 3.3.Autorizzazione alla soluzione che viene confermata. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 66. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE IL PROCESSO DECISIONALE !"#$%&'('$& )'*%&$+'+ )"+'%& /0*12(*('$&3 42(.$-'5*('$& #.$'#" ,"*-#. ,#-""& 67"&('8'#*('$& )"0"1$9:"&( ,"1"#('$& !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 67. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE IL PROCESSO DECISIONALE Modello Mintzberg, Raisinghani e Théorêt (1976) (modello parallelo). Simon: la maggior parte delle energie e del tempo sono dedicati alla fase dell'intelligenza (trovare l'occasione di prendere una decisione) e del design (trovare possibili azioni da attuare), mentre solo una piccola parte è dedicata alla scelta finale (Simon 1960). Questi dati sono corroborati da numerose ricerche in psicologia cognitiva, e dalle ricerche empiriche dello stesso Mintzberg, Raisinghani e Théorêt. Paradossalmente, grandissima parte delle teorie della decisione si concentrano sulla fase della valutazione e della scelta del processo della decisione, nonostante che dagli studi empirici essa risulti essere la meno impegnativa. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 68. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE IL PROCESSO DECISIONALE È vero che la routine della scelta è centrale nel processo decisionale consistendo nella Modello Mintzberg, Raisinghani e Théorêt (1976) (modello parallelo). motivi, decisione in sé, ma essa è completamente determinata dalle fasi precedenti. Per questi Simon: la maggior parte delle energie e deldelle fasi sono precedono la fase dell'intelligenza (trovare sembra fondamentale un'epistemologia tempo che dedicati alla decisione vera e propria, l'occasione di prendere una decisione) e delle informazioni. Sono le informazioni che procuranosolo soprattutto delle fasi di acquisizione del design (trovare possibili azioni da attuare), mentre i una piccola parte è dedicata alla scelta finale conseguenze, che a loro volta formano il corpus delle dati per i calcoli sulle alternative e sulle (Simon 1960). Questi dati sono corroborati da numerose ricerche iinprincipali concetti con dalletrattare il empiriche preferenze sulle quali avviene la scelta. Capire psicologia cognitiva, e cui ricerche corpus dellodelle informazioni Raisinghani echiarezza su una delle parti della decisone cognitivamente più stesso Mintzberg, significa far Théorêt. Paradossalmente, egrandissima parte delle teorie della nello studio del complesso del processo impegnative, quindi euristicamente più significative decisione si concentrano sulla fase della valutazione e della scelta del processo della decisione, nonostante che dagli studi empirici essa risulti decisionale. essere la meno impegnativa. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 69. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA E LA RAZIONALITÀ LIMITATA “L'espressione ‘razionalità limitata’ si usa per designare una scelta razionale che prende in considerazione i limiti cognitivi del soggetto decisionale -limiti della conoscenza e delle capacità di calcolo. [...] Nella teoria dell'Utilità Soggettiva, fondamento dell'economia neoclassica, si postula che le scelte vengano compiute: • tra una serie data, fissata di alternative; • con una distribuzione delle probabilità degli esiti di ciascuna scelta (soggettivamente) conosciuta; Herbert Alexander Simon • in modo tale da massimizzare il valore atteso della funzione di Nobel per l'economia 1978 utilità data. (Savage 1954).” (Simon 1978b) !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 70. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA E LA RAZIONALITÀ LIMITATA Modello della Razionalità Perfetta, o dell'Homo Economicus: esamina una razionalità teorica, svincolata dall'effettività empirica. Non considera i limiti che l'agente può incontrare: • nella comprensione del problema; • nell'acquisizione delle informazioni; Herbert Alexander Simon • limiti di calcolo dovuti alle sue capacità cognitive. Nobel per l'economia 1978 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 71. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA E LA RAZIONALITÀ LIMITATA A questo modello si contrappone quello della Razionalità Limitata: “L'espressione ‘razionalità limitata’ si usa per designare una scelta razionale che prende in considerazione i limiti cognitivi del soggetto decisionale -limiti della conoscenza e delle capacità di calcolo.” (Simon 1987b) Herbert Alexander Simon Nobel per l'economia 1978 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 72. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA E LA RAZIONALITÀ LIMITATA Simon: distinzione fra teorie sostanziali e teorie procedurali della razionalità (alias normative e descrittive) Ne deriva un contrasto fra la nozione di razionalità sostanziale e quella della razionalità procedurale. Affermare che le teorie descrittive mostrano come gli agenti non seguano i criteri di razionalità postulati dalle teorie normative non significa certo affermare anche che le Herbert Alexander Simon decisioni siano normalmente irrazionali. Nobel per l'economia 1978 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 73. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ PERFETTA E LA RAZIONALITÀ LIMITATA (Per definizione) la razionalità sostanziale indica i mezzi e le regole per ottenere il risultato ottimo in qualunque decisione massimizzando o minimizzando la funzione di utilità. La nozione di razionalità procedurale indica che una buona decisione non è quella che porta al risultato ottimo, ma quella che scaturisce dalla procedura di deliberazione adatta in base alla rappresentazione che un individuo prima Herbert Alexander Simon di scegliere si fa del problema decisionale e delle potenziali Nobel per l'economia 1978 soluzioni !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 74. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Esperimento di Tversky (1969) Vengono presentate cinque lotterie ad un gruppo di studenti universitari, con le seguenti probabilità di vincita (p): Lotteria p Vincite ($) a 7/24 5.00 b 8/24 4.75 c 9/24 4.50 d 10/24 4.25 e 11/24 4.00 !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 75. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Esperimento di Tversky (1969) Ogni lotteria offre una vincita $ se si verifica un certo evento con probabilità p, nulla se questo evento non si verifica. Viene chiesto agli studenti di esprimere una preferenza su una lotteria fra coppie di lotterie diverse. L'esperimento ha mostrato come gli studenti abbiano preferito la lotteria con la vincita più alta quando sono state confrontate lotterie adiacenti,(a,b b,c c,d d,e) poiché le probabilità di vincita erano percepite come molto simili e quindi le differenze fra le stesse non influivano sulla scelta; gli studenti preferivano la lotteria con la probabilità di vincita maggiore quando erano proposte coppie formate da lotterie con una differenza fra le probabilità di vincita maggiore (a,e). Questi risultati portano ad un insieme di preferenze ciclico, violando l'aciclicità: a > b; b > c; c > d; d >e; e > a !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 76. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Maurice Allais (1953) L'assioma di indipendenza afferma che se un agente è indifferente fra i due risultati x1 e x2 di due lotterie L1 e L2 allora dovrebbe essere indifferente anche alle due lotterie L1 e L2 se nelle due lotterie la probabilità di ottenere x1 e x2 è la stessa di ottenere un terzo risultato x3 comune alle due lotterie. Si paga una lotteria con tre possibili premi monetari: 500 milioni di franchi, 100 milioni di franchi, 0 franchi. Si devono prendere due scelte indipendenti: una prima (1) tra le situazioni A e B, e una seconda (2) tra le situazioni C e D. Le scelte e le situazioni corrispondenti sono esposte nella seguente tabella. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 77. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Maurice Allais (1953) Scelta Situazione A Ricevere 100 milioni con certezza. 10 possibilità su 100 di vincere 500 milioni. 1 B 89 possibilità su 100 di vincere 100 milioni. 1 possibilità su 100 di non vincere nulla. 11 possibilità su 100 di vincere 100 milioni. C 89 possibilità su 100 di non vincere nulla. 2 10 possibilità su 100 di vincere 500 milioni. D 90 possibilità su 100 di non vincere nulla. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 78. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Maurice Allais (1953) L’esito dell’esperimento è stato il mostrare che la maggior parte degli individui intervistati, confrontando queste lotterie, preferisce A a B nel contesto di scelta (1), e D a C nel contesto di scelta (2). Questi risultati hanno mostrato che, nella prima scelta, ricevere 100 milioni con certezza è preferito a giocare una lotteria che offre 5 volte di più con una probabilità di 1/10 e caratterizzata anche da un piccolo rischio di non ricevere nulla. Al contrario, nella seconda scelta, si mostra che una vincita di 500 milioni con una probabilità di vincita di 1/10 è preferita ad una vincita di solo 100 milioni che abbia una probabilità leggermente più bassa, pari di 11/100. Questa distribuzione delle probabilità viola l'assioma di indipendenza in quanto, in base a questo, quando A è preferita a B (A>B), C dovrebbe essere preferita a D (C>D) ma ciò non avviene. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 79. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Maurice Allais (1953) Questo risultato è evidente considerano le utilità attese delle lotterie. Nella prima scelta in cui si preferisce A a B, le utilità sono le seguenti: U(100) > 0.10U(500) + 0.89U(100) + 0.01U(0) cosa che equivale a scrivere: 0.11U(100) > 0.10U(500) Al contrario, la seconda scelta in cui si preferisce D a C, è dettata dal seguente schema di utilità: 0.10U(500) + 0.90U(0) > 0.11U(100) + 0.89U(0) cosa che equivale a scrivere: 0.10U(500) > 0.11U(100) !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 80. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE L’effetto di incorniciamento (framing effect, Tversky e Kahneman 1981). L'incorniciamento raccoglie gli effetti del contesto e del modo in cui viene presentato il problema decisionale. Il processo decisionale può essere diviso in due parti: • l'incorniciamento, in cui l'agente effettua un'analisi preliminare del problema decisionale, organizza le informazioni, calcola alternative ed effetti • la valutazione. Tversky e Kahneman (1981), grazie ad alcuni esperimenti, dimostrano che l'incorniciamento può avere conseguenze profonde sulla scelta fino a cambiarne gli esiti. In uno di questi esperimenti si dimostra che la valutazione di alcune alternative di una scelta dipende dal modo in cui queste vengono presentate. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 81. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Esperimento de “il problema della malattia asiatica”, Tversky e Kahneman (1981): Ad un campione di persone veniva chiesto di scegliere una strategia per affrontare un'epidemia di una rara malattia asiatica fra un insieme di alternative proposte dal sistema sanitario americano. La malattia potrebbe provocare 600 decessi. È possibile scegliere fra le seguenti alternative: • con il programma A, 200 persone saranno salvate. • con il programma B, c'è una probabilità di 1/3 di salvare 600 persone e di 2/3 di non salvare nessuno. Il 72% dei soggetti preferisce l'alternativa A. Anche se il valore atteso delle due alternative è il medesimo, la prospettiva A sembra la più rassicurante dato che esprime una valutazione in termini positivi, cioè in termini di vite potenzialmente salvate. Questo rivela che gli intervistati sono avversi al rischio. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 82. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Esperimento de “il problema della malattia asiatica”, Tversky e Kahneman (1981): Successivamente, le stesse alternative venivano proposte cambiando la cornice: venivano presentate in maniera negativa, parlando di morti previste. con il programma C, 400 persone moriranno; con il programma D c'è una probabilità di 1/3 che nessuno muoia e di 2/3 che 600 persone muoiano. Il 78% degli intervistati affermava di preferire D, la scelta rischiosa, anche se numericamente le alternative C e D sono identiche ad A e B. Parlare in termini di morti potenziali rendeva i soggetti propensi al rischio. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 83. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Esperimento de “il problema della malattia asiatica”, Tversky e Kahneman (1981): Tutto questo non è razionale dal punto di vista della teoria dell'utilità attesa, poiché le preferenze non dovrebbero dipendere dal modo di presentare le alternative, ma dalle conseguenze delle stesse. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 84. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Un primo limite all’applicazione delle regole formali della logica della preferenza risiede nel fatto che i ragionamenti ordinari degli esseri umani non si fermano al calcolo formale, ma sono sensibili al contenuto: “Una differenza fra inferenze logiche e ragionamento ordinario consiste nel fatto che quest’ultimo non impiega un linguaggio artificiale, in cui la forma sintattica rispecchia la struttura logica degli enunciati. La struttura grammaticale degli enunciati del linguaggio ordinario maschera talvolta la loro forma logica, ed enunciati con una struttura sintattica simile possono avere strutture logiche profondamente diverse: molti enunciati si «assomigliano» sebbene , dal punto di vista logico, funzionano in maniera profondamente diversa. Questo fa sì che nei ragionamenti ordinari, in cui premesse e conclusioni sono formulate nel linguaggio naturale, spesso ci si debba aiutare con il contenuto (o con il contesto) per stabilire quali inferenze siano corrette.” (Frixione 2007). !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 85. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Non seguendo sempre le regole logiche, il ragionamento può quindi incorrere in errori logici: le fallacie. Le fallacie sono argomentazioni errate che ad un primo superficiale esame sembrano convincenti. Ci sono alcune fallacie in cui il ragionamento incorre sistematicamente, o tende sistematicamente ad incorrere. Gli argomenti fallaci non sono solo un problema in logica. Sono degli strumenti utilizzati in retorica proprio per il loro essere persuasivi grazie alla loro apparente correttezza. Per questo, il loro utilizzo può avere delle conseguenze sulla decisione, modificando il panorama delle alternative, delle preferenze e delle credenze sulla probabilità. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 86. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Un primo esempio può essere un discorso elettorale che potrebbe risultare convincente anche se è strutturato come una fallacia. Pensiamo al seguente caso. Un politico indagato per corruzione potrebbe difendersi argomentando come di seguito: (a) Se un magistrato utilizzasse politicamente il suo potere, allora (b) inquisirebbe dei politici (b) Il magistrato (che mi ha inquisito) inquisisce dei politici. Quindi: (a)il magistrato (che mi ha inquisito) utilizza politicamente il suo potere. Questo ragionamento è fallace, utilizza lo schema della fallacia dell’affermazione del conseguente: A#B B _______ A Questo argomento è fallace perché non utilizza appropriatamente il condizionale materiale. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 87. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Un altro esempio di discorso persuasivo ma fallace, potrebbe essere una pubblicità di cosmetici che invogli a comprare dei prodotti antirughe. La campagna pubblicitaria potrebbe utilizzare uno spot che, implicitamente ed in maniera edulcorata, generalizzi una regola sociale che si regge sul seguente argomento: (a) Se una donna appare giovane e bella allora (b) avrà grandi possibilità di far carriera (a) La donna (protagonista dello spot) non appare giovane e bella Quindi: (b) la donna non fa carriera Questo argomento si regge sulla fallacia della negazione dell’antecedente: A#B ¬A ______ ¬B !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 88. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE “Tutti gli ingredienti ti questo prodotto sono buoni Quindi: il prodotto è buono” “Quest’auto potrebbe essere acquistata pagando comode rate di importo modico. Quindi: conviene comprare quest’auto.” Questi argomenti si basano sulla fallacia della composizione e scomposizione: si forza erroneamente la relazione mereologica (fra le parti e il tutto) di un oggetto, attribuendo all’oggetto intero una proprietà che appartiene ad ogni singola parte che lo compone. Non è sempre detto, infatti, che l’attribuzione di questa proprietà sia legittima. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 89. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Questi argomenti possono influenzare e convincere l’uditorio, quindi modificare il set delle preferenze e le scelte finali degli agenti. Il problema risiede nel fatto che le decisioni, influenzate da un argomento fallace preso per buono, poggiano evidentemente su errori, e sono quindi fondamentalmente scelte irrazionali. L’esperienza comune, gli esempi sopra riportati che riprendono aspetti semplificati della vita quotidiana, mostrano che nella realtà dei fatti gli agenti sono spesso influenzati da ragionamenti che si poggiano sulle fallacie. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 90. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE giustificare le proprie scelte personali utilizzando ragionamenti scorretti: fallacia del giocatore: interviene influenzando le credenze dell’agente sulle probabilità di realizzazione degli eventi. Questa fallacia agisce quando le credenze sulla probabilità che un evento B accada vengono modificate in base al verificarsi di un altro evento A, precedente al primo, nel caso in cui i due eventi sono effettivamente del tutto indipendenti. esempi: i numeri “ritardatari” del Lotto: si ritiene spesso che il loro ritardo ne aumenti la probabilità di essere estratti al prossimo turno. Anche essendo coscienti che tale ragionamento sia fallace, risulta difficile scostarsene. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 91. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Anche se si scommette sull’esito dei lanci di una moneta (che si sa non essere truccata), se si verifica il caso di tre lanci consecutivi con esito testa, comunemente si ritiene che l’esito del lancio successivo sarà con maggiore probabilità croce, piuttosto che testa. Questo errore avviene sia perché una sequenza ordinata sembra meno probabile di una irregolare (per lo stesso motivo sembra insensato giocare una schedina del lotto con una combinazione del tipo “1, 2, 3, 4, 5” o del tipo “10, 20, 30, 40, 50” nonostante abbiano le stesse chance di ogni altra schedina), sia perché si estende la proprietà dell’insieme degli esiti dei lanci, che dovrebbe tendere a dividersi a metà fra lanci con esito testa e lanci con esito croce, alla probabilità di ogni singolo lancio, attribuzione infondata dato che ogni evento è indipendente dal precedente e dal successivo. Come si può notare, questi tipi di ragionamenti modificano le credenze sulle probabilità che un avvenimento accada, modificano le preferenze sulle alternative ed in ultimo la decisione finale. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 92. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Le fallacie di quest’ultimo tipo possono essere ricondotte ad un fenomeno ancora più basilare nell’attività cognitiva umana: quando si ricevono dei segnali o dei messaggi e si manipolano dell’informazione, si utilizzano delle strategie cognitive comuni e molto radicate, le euristiche. Le Euristiche sono schemi e regole pragmatiche utilizzate, più o meno consciamente, per ridurre la complessità dei messaggi e degli stimoli ricevuti e facilitarne così la comprensione. Sono molto persistenti nel comportamento cognitivo umano. In molti casi prescindono dalla cultura di appartenenza o dal livello culturale degli agenti. Le euristiche sono strategie selezionate dall’evoluzione per facilitare una comprensione veloce della realtà e dell’ambiente circostanti, nel più breve tempo possibile, con lo sforzo cognitivo minimo. Si basano su esperienze pratiche, sull’osservazione ripetuta di situazioni simili che permette, con buona probabilità di successo, di generalizzare l’esperienza passata a casi nuovi. È il caso di quando si producono valutazioni su grandezze fisiche interpretando dei segnali come il fumo, che mostra la presenza di un fuoco, il curvarsi dei rami superiori degli alberi, che mostra la presenza di vento più o meno forte. Molte euristiche infatti riguardano l’interpretazione dei dati sensoriali. !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 93. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 94. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 95. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE la vista prospettica è carica di numerose informazioni di carattere matematico, ma alcuni parametri, come il rapporto fra le dimensioni degli oggetti, vengono elaborati automaticamente, dando l’illusione di una figura prospettica anche nel caso di immagini a due dimensioni !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 96. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE la camera di Aymes !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 97. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE la camera di Aymes !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010
  • 98. 6'.-(-#)%DE'#+F TEORIE DESCRITTIVE GLI EFFETTI COLLATERALI DELLE ATTIVITÀ COGNITIVE NELLA DECISIONE Il triangolo di Kanizsa è un'illusione ottica descritta per la prima volta nel 1955 dallo psicologo italiano Gaetano Kanizsa. Guardando la figura si è indotti a percepire due triangoli equilateri bianchi, uno con un contorno neo, uno senza contorno, l'uno sovrapposto all'altro. Nessuno dei due triangoli è effettivamente disegnato. Questo effetto è conosciuto come profilo soggettivo o illusorio. Il triangolo bianco inesistente sembra essere più luminoso della zona circostante, anche se quell'area ha la stessa luminosità delle zone adiacenti. Questo fenomeno avviene in quanto il nostro apparato percettologico ha una tendenza or ganizzativa innata costituita dall'articolazione figura/sfondo secondo cui non c'è una figura senza sfondo; ciò avviene anche con figure ottenute con margini fisicamente inesistenti, come appunto questo triangolo !"#$#%&$'((")*+#%,+-'.# /)-,'%?%9-$#(#:"%*'$$"%4.-')<"%=>?=@%A"+<#%B>@> giovedì 22 aprile 2010