La mia seconda lezione, tenuta al Laboratorio di Sintesi Finale Uomo<>Product Design<>Territorio, Politecnico di Milano, Facoltà del Design, A.A. 2006/2007
3. design, comunità, territorio
Abbiamo visto il percorso che ha portato a
incontrare il design, la dimensione locale e le
comunità comunità che in esso insistono.
design
Abbiamo visto, cioè, che esiste un crescente
interesse alla relazione tra design, territorio e
comunità e perché questo interesse è nato.
Bisogna quindi capire ora come questo interesse
territorio
influenzi la progettazione.
Cioè, come il design deve modificare il proprio
approccio progettuale per poter comprendere a
fondo la dimensione territoriale e quindi effettuare
cambiamenti realmente incisivi, duraturi e
sostenibili.
cambiamenti nelle
concezioni e pratiche
progettuali
4. design, territorio, comunità
pre-modernità
società
pre-industriali
legame con globalizzazione critiche allo sviluppo
il territorio Rivoluzione
Industriale
post-fordismo
fordismo
sviluppo locale
modernità
nessun legame sistemi distribuiti
con il territorio post-modernità
rinnovato
legame con
il territorio
5. design, territorio, comunità
pre-modernità
società
pre-industriali
lento globalizzazione critiche allo sviluppo
adattamento Rivoluzione
percezione Industriale
limitata post-fordismo
fordismo
sviluppo locale
modernità
riduzione sistemi distribuiti
della post-modernità
complessità
aumento e
consapevolezza
della complessità
6. progetto e comunità
Se si prende il rapporto uomo-territorio, si può
capire come questo sia sempre un rapporto non
singolo individuo: tra un singolo individuo e il territorio ma tra una
utente comunità ed un territorio.
design
Ovvero tra un territorio e le reti sociali in esso
presenti.
Un progetto per un territorio è quindi
soprattutto un progetto per una comunità.
comunità di individui:
E come per il territorio, anche per le comunità il
abitanti
design non ha tradizionalmente sviluppato
strumenti progettuali adeguati. Per capire come si
possa affrontare un progetto destinato ad una
architettura
comunità, si possono prendere in considerazione
quelle discipline progettuali che ad essa si sono
urbanistica indirizzate: architettura e urbanistica per
comunità locali, web design per comunità
virtuali.
web design
8. design per la dimensione locale
Il design, in tutte le sue forme, è una attività
intimamente legata al concetto di dar forma a
qualcosa: interessandosi al livello locale, questo
qualcosa non è unicamente riferito al progetto di
design design
artefatti materiali, ma comprende in senso più
ampio il dar forma a intuizioni, pensieri,
culture, saperi e conoscenze che stanno nel
territorio e lo connotano (Maffei, Villari 2004).
Un intervento progettuale indirizzato verso
industria territorio
comunità può quindi interessare artefatti
materiali ma anche immateriali, riguardanti
l'organizzazione delle comunità attraverso la
fornitura di strumenti (prodotti, servizi,
artefatti artefatti artefatti
comunicazione).
materiali materiali immateriali
Un intervento progettuale in grado di supportare i
processi che la comunità gestisce.
prodotti prodotti servizi comunicazione
9. dar forma alla comunità con innovazioni
L'azione del design a scala territoriale è un'attività
progettuale che ha come fine quello di
design promuovere processi sistemici di innovazione
(sociale, economica, tecnologica) attivati a
partire dalla specificità delle risorse locali
per lo sviluppo locale
attraverso l'uso di livelli disciplinari differenti (il
design strategico, design della comunicazione,
design di prodotti) e con diversi focus d'azione
nel territorio (sociale, economico, culturale, ecc.).
specificità Non solo il progettista è chiamato a dar forma agli
della dimensione artefatti, ma contribuisce inoltre a dar forma alla
locale comunità di soggetti e alle modalità con cui essa
sperimenta il progetto, attraverso strumenti,
linguaggi, competenze, forme organizzative
processi sistemici di innovative. In questo senso il designer è in grado
innovazione di abilitare i contesti e le comunità locali a
(sociale, economica, comunicare, immaginare, progettare, sviluppare in
tecnologica) maniera condivisa dei percorsi innovativi di
sviluppo locale.
dar forma alla comunità
(Maffei, Villari 2004)
10. specificità locale: il capitale territoriale
01) il know-how e le competenze, cioè la
padronanza delle tecnologie e le capacità di
ricerca e sviluppo, la cultura e l'identità, i valori
condivisi, gli interessi comuni ecc.;
02) le risorse umane, gli uomini e le donne che
risiedono nel territorio, gli emigrati e coloro che lo
abbandonano, le caratteristiche demografiche, le
attività e le imprese (dimensione delle imprese,
filiere, ecc.);
03) le risorse fisiche e la loro gestione, in
particolare le risorse naturali (rilievi, sottosuolo,
suolo, flora e fauna, costa, entroterra, ecc.), gli
impianti e le infrastrutture, il patrimonio storico e
architettonico;
progetto strategico
04) le forme di governance, le politiche, gli
operatori collettivi e la gestione degli affari
pubblici del territorio;
individuazione risorse
05) i mercati e le relazioni con l'esterno, in
particolare la presenza di prodotti locali sui diversi
mercati, la partecipazione delle imprese a reti
integrazione risorse
promozionali o di scambio, la creazione di network
in grado di amplificare le potenzialità locali ecc.
11. specificità locale: il patrimonio territoriale
comunità
patrimonio
capability
ambiente ambiente territoriale
fisico costruito
ambiente
antropico
patrimonio territoriale risorse territoriali
12. comunità e progetto locale
complessità della La complessità della dimensione locale rende
dimensione locale l'azione di design caratterizzata da una condizione
partecipativa a livello locale: ovvero dalla
necessità dall'esistenza di una comunità
correlata al progetto stesso (design
comunità correlata al progetto
community) che necessita di differenti livelli
di abilitazione al progetto, a partire da quelli
che riguardano competenze e linguaggi (quindi il
comunicare e agire all'interno del processo
partecipazione
progettuale) fino agli strumenti operativi più
specifici.
Le premesse perché si possa concretizzare un
differenti livelli di abilitazione
cambiamento sul territorio si basano quindi su
al progetto
situazioni che hanno una forte componente
relazionale e sociale: il progetto nasce e si
sviluppa in contesti in cui la dimensione di
competenze e strumenti
cooperazione e negoziazione è una parte
linguaggi operativi
fondamentale, proprio per il sistema complesso
di interessi e di realtà che compongono e
identificano il sistema. (Maffei, Villari 2004)
design
13. condizioni per il progetto locale
L'azione progettuale a scala territoriale è attività
plurale condotta da un insieme di soggetti di
la condizione di situatività (la dipendenza
natura differente (istituzionale, culturale,
dal contesto specifico di un territorio
economica, sociale, professionale), ognuno dei
dell'azione di design).
quali svolge un ruolo preciso. Essa è condotta
dunque da una comunità (design community)
la condizione di path dependency (la
all'interno della quale ognuno dei soggetti agisce
dipendenza dall'azione di design dalla
con un bagaglio di competenze proprie e con un
storia del progetto, dovuta alla
ruolo definito; allo stesso tempo, ognuno dei
complessità del territorio).
soggetti svolge anche un ruolo nel contesto
territoriale rispetto ad una comunità più ampia
la condizione di multi-attore (la
(comunità generale). L'azione di design sul
dimensione collettiva dell'azione di
territorio può dunque essere paragonata ad un
design.
processo di interazione e scambio tra design
community e comunità generale su obiettivi e
la condizione di multi-livello (le differenti
modalità/strumenti per raggiungerli. Le condizioni
scale d'intervento dell'azione di design:
perché si svolga il processo progettuale nascono
urbana, provinciale, regionale, ecc.).
perciò da una condivisione di linguaggi,
background e strumenti che si realizza attraverso
il dialogo e il confronto tra le comunità in
questione.
14. livelli del progetto locale (1)
il livello di costruzione del sistema (degli attori e
delle competenze di progetto)
designer Il designer studia la organizzazione della design
community.
Il design deve mettere a sistema la rete di
soggetti coinvolti nel processo di design a livello
design community
locale, costruire i loro sistemi di relazioni, e
individuare competenze e ruoli.
Le attività del designer sono quindi correlate alla
costruzione di un linguaggio comune, di un
sistema comunicativo e organizzativo che possa
rete delle relazioni linguaggio essere di supporto alla costruzione del consenso e
comune della fiducia tra i soggetti coinvolti. È necessario in
questa fase, infatti, costruire e identificare gli
obiettivi e gli strumenti specifici di supporto al loro
ragionamento.
15. livelli del progetto locale (2)
il livello di definizione della strategia di progetto
L'azione del design contribuisce a definire le linee
designer guida relative ai campi di azione in cui è possibile
identificare soluzioni progettuali concrete.
Il designer può in questo caso proporre scenari di
progetto per la valorizzazione dei contesti locali,
linee guida del progetto
individuare e visualizzare nuove aree di
opportunità, proporre strumenti per facilitare
la costruzione di visioni di progetto comuni e
condivise sia dai soggetti della design community,
sia dai soggetti esterni (la comunità generale).
scenari strumenti Il design in questo caso partecipa alle costruzioni
delle linee guida rispetto alle quali orientare le
soluzioni progettuali e comprende inoltre la
definizione dell'insieme di strumenti e artefatti che
fungono da supporto al processo stesso.
16. livelli del progetto locale (3)
il livello di definizione del sistema-prodotto
territoriale
designer Questo è il livello che può essere considerato più
vicino alle attività usuali che l'azione di design
propone.
Il designer svolge la propria attività quando i ruoli
linee guida del progetto
dei soggetti coinvolti nel processo progettuale e la
rete di relazioni è stabile e strutturata, e le linee
guida di riferimento del progetto sono sviluppate e
visualizzate. L'azione del progettista riguarda
quindi la definizione e la concretizzazione di
artefatti, servizi e sistemi di comunicazione
prodotti servizi comunicazione che aggiungano valore al sistema territoriale
in un'ottica di sviluppo locale. Il designer in
questo caso agisce come risorsa specifica
all'interno della design community insieme alle
altre competenze coinvolte di natura economica,
sociale, amministrativa, legislativa, manageriale,
ecc. proponendo soluzioni che supportino
iniziative concrete a livello territoriale.
17. design e identità locale
Un ruolo importante ha il design anche nel
valorizzare l'identità della comunità. L'identità
non è un oggetto che si possiede, per chi vive in
un certo contesto l'identità è un connotato
trasparente.
design
L'identità (culturale, in particolare) è definita da un
osservatore, in genere esterno, attraverso
distinzioni linguistiche.
comunità
Non si può parlare di individuazione o espressione
dell'identità ma di costruzione dell'identità:
l'identità culturale è categoria di giudizio e
attribuzione. Da questo punto di vista il design
identità può svolgere un ruolo importante perché,
osservando con distacco e talvolta dall'esterno i
contesti, è in grado di operare delle distinzioni, di
proporle e aiutare le istituzioni e la comunità
locale a co-produrre la propria identità (Zurlo
2004). L'identità fornisce quindi un senso alla
comunità, una cornice in cui questa può agire di
conseguenza.
19. progetto, luogo e comunità
Architettura e urbanistica intervengono da sempre
su una comunità locale, cioè una comunità
insediata in una specifica area geografica. Un
intervento progettuale riguarda la
organizzazione spaziale delle attività e delle
relazioni, sia sociali che economiche, nel senso
che lo spazio viene predisposto in modo da
facilitare la loro formazione e svolgimento.
Architettura ed urbanistica non intervengono
direttamente su attività e relazioni, ma
indirettamente, e quando lasciano loro un
campo di autonomia ridotto, i progetti si rivelano
un completo o quasi fallimento.
Corviale, Zen, ed altri progetti falliti sono un
esempio di come una progettazione di tipo top-
down e centralizzata non sia in grado di
affrontare la complessità di una comunità e
di come questa risponda modificando il progetto in
modo bottom-up e decentralizzato.
Solo gli abitanti possono costruire il senso di
luogo di uno spazio (De Carlo 2004, Mean, Tims
2005).
20. progetto e piattaforma della comunità
Le discipline progettuali che si sono interessate
alla progettazione per comunità non si orientano
direttamente verso le relazioni sociali, ossia
non cercano di progettare le relazioni sociali. Data
la natura di comunità, ci si aspetta infatti che un
buon numero di relazioni sociali (e di buona
comunità
qualità) siano indice di successo di un intervento
progettuale indirizzato verso comunità.
attività
Non agiscono direttamente sulle relazioni sociali,
piattaforma
ma indirettamente, agendo sulla
infrastruttura su cui queste, in seguito,
prendono forma: artefatti, sia materiali
(prodotti, architetture, infrastrutture urbane e
comunicative) che immateriali (informazioni,
procedure, regole).
progettista partecipanti
Si interessano quindi alla piattaforma (l'insieme
di artefatti materiali e immateriali) grazie alla
quale la comunità si forma e si sviluppa
svolgendo specifiche attività.
21. progetto, comunità e partecipazione
In architettura ed urbanistica una progettazione
rivolta verso una comunità non progetta le sue
relazioni, ma il suo substrato fisico, l'infrastruttura
o la piattaforma per l'emergenza delle
interazioni e relazioni reciproche tra le persone.
controllo ai cittadini
La comunità stessa ha un ruolo attivo nella co-
potere ai cittadini potere delegato
progettazione (o co-produzione o co-creazione),
partnership
e la sua partecipazione rappresenta una
consultazione
maggiore probabilità che il progetto elaborato sia
partecipazione irrisoria informazione
più adatto alle sue esigenze. Nell’ambito delle
assecondamento
politiche urbane e dei processi di trasformazione il
non partecipazione trattamento terapeutico
concetto di partecipazione fa riferimento alle
manipolazione
possibilità concesse al cittadino, alla comunità
locale di influire sui processi stessi e sulla loro
gestione. L’assunzione di un approccio
partecipativo rappresenta un vantaggio in termini
d’efficacia, efficienza e sostenibilità degli
interventi. La “scala della partecipazione” di
Arnstein del 1969 classifica gli approcci possibili
alla partecipazione partendo dalla totale
esclusione del cittadino per arrivare alla totale
gestione.
22. partecipazione e Action Planning
Hamdi e Goethert (1997) propongono un metodo
per classificare e scegliere strumenti e strategie in
base alla fase progettuale e al tipo di
partecipazione desiderato.
Una matrice, dove sull'asse verticale vengono
posti i gradi di partecipazione e su quello
orizzontale le fasi progettuali. In questo modo il
progettista può analizzare, per ogni fase
progettuale, quale livello di partecipazione è
auspicabile e quale siano gli strumenti e le
strategie comunicative più adatti.
Questa matrice si basa su un concetto
fondamentale: la partecipazione della
comunità non è un obiettivo in sé, ma uno
strumento orientato ai migliori risultati per
la comunità stessa. Grazie a questa matrice è
possibile comprendere quando la
partecipazione è auspicabile o necessaria. In
questo modo la matrice è uno strumento di
gestione del processo progettuale (a process
design tool).
23. partecipazione e Action Planning
nessun coinvolgimento: l'agente esterno è
l'unico responsabile degli aspetti della
progettazione, a causa delle conoscenze
sofisticate richieste. Rischio di un progetto non
adatto alla comunità, ma dalla notevole rapidità
di sviluppo;
coinvolgimento indiretto: l'agente esterno
raccoglie informazioni sulla comunità da fonti
indirette. Rischio minore, ma non è conveniente in
situazioni in rapido cambiamento;
coinvolgimento consultativo: l'agente esterno
raccoglie informazioni direttamente dalla
comunità ed effettua poi proposte e sollecita
commenti e reazioni da parte della comunità;
coinvolgimento con controllo condiviso: la
comunità e l'agente esterno interagiscono ad un
livello paritario, con le proprie risorse e capacità;
coinvolgimento con pieno controllo: la
comunità controlla il processo progettuale e
l'agente esterno diventa una risorsa, osservando
la comunità e fornendo un supporto professionale
quando necessario.
24. partecipazione e Action Planning
Il progettista è agente esterno in quanto non
riuscirà mai a comprendere pienamente la
comunità e le sue esigenze, ma può aiutarla come
facilitatore concordando la relazione fra i loro
ruoli.
Per vedere alcuni esempi, si considerino le fasi di
progetto proposte da Hamdi e Goethert:
initiate (inizio): analisi della situazione e prima
elaborazione degli obiettivi;
plan (pianificazione): decisione dei dettagli del
progetto attraverso la definizione di attività
precise, risorse ben definite e budget stabiliti;
design (progettazione): sviluppo dei dettagli;
implement (esecuzione): il progetto viene
eseguito;
mantain (manutenzione): fase di lungo termine in
cui il progetto eseguito viene controllato e
modificato (cioè, riparato) se necessario.
25. partecipazione in un progetto convenzionale
Ad esempio, la partecipazione in progetto
architettonico o urbanistico tradizionale presenta
questa matrice. La pianificazione avviene a
differenti livelli, come reazione ad una pressione
proveniente dalla comunità. La partecipazione
della comunità diminuisce lungo le fase, fino a
ritornare attiva nella manutenzione del progetto
eseguito.
26. partecipazione e lavoro a basso costo
Un esempio di partecipazione basato su un lavoro
a basso costo fornito dalla comunità è espresso
con questa matrice, dove il controllo viene
mantenuto dall'agente esterno, mentre il lavoro
necessario per eseguire il progetto deriva dalla
comunità. Non sempre questa modalità di
partecipazione ha successo, in quanto le attività
che deve svolgere derivano dagli agenti esterni in
maniera top-down, e la comunità diventa più un
service contractor che un partner in development.
27. partecipazione formale: rapidità
Una partecipazione solamente formale è quella
rappresentata da questa matrice, dove la
comunità viene coinvolta solo nella fase di
pianificazione e solamente a titolo consultativo.
In questo caso la partecipazione della comunità
serve solamente ha dare l'assenso ad un progetto
predefinito in altra sede e a poi svolgere la
manutenzione una volta eseguito.
Questa matrice è normalmente adottata a causa
della rapidità che imprime alle fasi progettuali.
29. complessità come metodo di lettura
Uno dei più antichi sogni del genere umano è
ridurre la complessità alla semplicità. Il
desiderio di semplicità ha a lungo guidato i vari
sforzi di spiegare il mondo in termini di sistemi
riduzione
semplici, andamenti lineari, leggi riducibili a
semplici equazioni. Ma la complessità è una
dimensione da cui è impossibile prescindere.
Etimologicamente il termine complessità deriva
dal participio passato del verbo latino complector,
che significa intrecciare insieme, cingere,
riunire, raccogliere (plexus, 'interecciato').
La complessità, dunque, è fatta di intrecci,
interdipendenza
interconnessioni, del reciproco intersecarsi di
parti ed elementi diversi fra loro.
Complesso non significa complicato (dalla
comprensione impossibile). Capire la complessità
significa comprendere le relazioni tra le parti,
alle differenti scale in cui si trovano, riconoscendo
i comportamenti ricorrenti.
30. complessità come necessità
La complessità ha sempre caratterizzato la
natura e la società, ma sono stati i recenti
cambiamenti nelle scienze e comunicazioni che
hanno portato ad una maggiore complessità e
riconoscimento di essa.
Oggi la considerazione e comprensione della
complessità sono necessarie. La riduzione della
complessità della modernità e del fordismo hanno
portato alla post-modernità e al post-fordismo.
Le comunità sono dei sistemi complessi, e
grazie a questa loro complessità intrinseca, se
viene valorizzata, riescono ad affrontare problemi
complessi.
Per un designer il pensiero della complessità
porta due conseguenze: progettare nella
complessità e progettare la complessità. La
prima rimanda ad una presa di coscienza della
complessità che diventa un'ineludibile esigenza ed
esperienza collettiva, la seconda al problema di
trasformare la scoperta della complessità in un
metodo.
31. sistemi complessi
Un sistema complesso può essere compreso
come una rete di interazioni fra vari elementi
(definizione questa che si ricollega a quelle
definizioni sociologiche danno del termine
comunità). La rete è quindi l'architettura della
complessità.
La complessità deriva non dal numero elevato di
componenti e interazioni, ma dalla natura non-
lineare di queste.
Il comportamento di un sistema complesso non è
prevedibile, se analizzato con tecniche
matematiche di tipo statistico e probabilistico.
Nei sistemi complessi la non-linearità può
rinforzare una perturbazione locale fino a
generare una cascata di effetti che interessano
l'intero sistema globale.
32. sistemi complessi e retroazioni
Per von Bertalanffy un sistema si dice complesso
quando le interazioni tra i suoi elementi costitutivi
formano dei cicli di retroazione (feedback loop).
Per retroazione si intende un processo circolare in
cui una parte dell'uscita viene rinviata all'ingresso
come informazione relativa alla forma preliminare
-+
+- della risposta.
La retroazione è negativa quando è di tipo
frenante, cioè tendente a garantire stabilità (es.
omeostasi, termostato). La retroazione positiva,
al contrario, è di tipo rinforzante, autostimolante.
- A causa di queste retroazioni le caratteristiche
+ costitutive di un sistema complesso non sono
spiegabili a partire dalle caratteristiche delle parti
isolate. Non è possibile cercare di studiare le
proprietà di un sistema complesso isolando l'uno
dall'altro gli elementi componenti.
33. sistemi complessi e auto-organizzazione
I sistemi complessi sono in grado di dotarsi di una
struttura spaziale e temporale coerente,
senza un controllore esterno, solo sulla base
dello schema delle interazioni tra gli elementi,
aumentando così la propria complessità.
Non viene da un progettista e un progetto, ma
emerge spontaneamente (non intenzionalmente),
è il sistema stesso che la quot;scegliequot;, tra le molte
possibili: una auto-organizzazione.
Le modalità con cui un sistema complesso si auto-
organizza dipendono da come siano strutturate le
interazioni tra i suoi elementi, che permettono loro
di entrare in relazione reciproca e di scambiare
informazioni, ossia di organizzarsi determinando il
comportamento del sistema. Sono necessarie la
non-linearità delle interazioni e l'apertura del
sistema.
L'organizzazione è riconoscibile solo su una scala
spazio-temporale macroscopica, non a quella
microscopica delle interazioni tra gli elementi. Può
quindi essere osservata solo dall'esterno.
34. sistemi complessi ed emergenza
L'emergenza è la capacità di un sistema di avere
proprietà, comportamenti, strutture nascenti ed
inattese al livello macroscopico (livello globale)
che nascono dalle interazioni tra gli elementi al
livello microscopico (livello locale).
Le caratteristiche che portano all'emergenza sono
la presenza di molte interazioni, la
decentralizzazione del controllo del sistema e la
conseguente flessibilità degli elementi, una
correlazione tra i livelli micro e macro (locale e
globale): se anche una di queste condizioni
vengono a mancare, non si ha l'emergenza.
L'essenza dell'emergenza è quella della nascita un
comportamento globale radicalmente nuovo
causato dai singoli comportamenti
individuali a livello locale, ma differente da
questi. L'essenza della auto-organizzazione,
invece, è quella di un comportamento adattativo
globale che autonomamente acquisisce e
mantiene un ordine crescente.
35. evoluzione dell'auto-organizzazione
I sistemi complessi, quando modificano la loro
organizzazione, non si limitano a reagire
passivamente ai cambiamenti dell'ambiente, ma
cercano sempre di volgere a proprio vantaggio
questi cambiamenti, adattandosi ad essi. L'auto-
organizzazione come forma di evoluzione
finalizzata a mantenere un buon adattamento tra
il sistema ed il suo ambiente.
Vi è inoltre un analogia tra auto-
organizzazione ed apprendimento. Tramite
l'interazione con l'ambiente, il sistema acquisisce
informazione sul mondo esterno e ne scopre le
caratteristiche ed impara a comportarsi di
conseguenza.
Auto-organizzazione, evoluzione ed
apprendimento sono tre metafore per descrivere
l'attività di un sistema complesso. La prima
sottolinea l'autonomia del sistema; la seconda
mette in evidenza l'aspetto processuale; la
terza riflette il rapporto che il sistema ha con il
suo ambiente.
36. conservazione dell'auto-organizzazione
Mentre la teoria dei sistemi complessi adattativi
concentra la sua attenzione sui processi di
formazione e di consolidamento delle diverse
forme organizzative di un sistema, la teoria
autopoietica punta a valutare le condizioni che
definiscono il vivente, come forma auto-
organizzata e separata dall'ambiente esterno. Tale
teoria è interessata non tanto ai processi di
trasformazione dell'organizzazione di un sistema,
quanto alle modalità secondo cui un sistema
riesce a mantenere la sua identità e unicità,
pur in presenza dei detti processi di
trasformazione.
La metafora dell'apprendimento viene usata per
descrivere il comportamento di un sistema capace
di auto-organizzarsi. La principale differenza,
rispetto ai sistemi complessi adattativi, riguarda
un altro aspetto: i sistemi autopoietici sono in
grado non solo di assumere autonomamente una
struttura ordinata, ma anche di produrre da soli
i propri elementi. Autopoiesi vuol dire
quot;produzione di séquot;.
37. la comunità come sistema complesso
Una rete sociale (una comunità) è uno schema
di organizzazione non lineare (quindi un sistema
complesso) caratterizzato da cicli autopoietici
riguardanti reti di comunicazioni, che vengono
continuamente prodotte e riprodotte, e che non
possono esistere se non all'interno di tale rete
sociale.
Attraverso una serie di cicli di retroazione, le
comunicazioni producono la cultura condivisa
all'interno della rete sociale, grazie alla quale i
partecipanti acquistano una propria identità
condivisa di comunità.
Inoltre, le comunità sono anche dei sistemi
complessi adattativi, nel senso che apprendono
dall'ambiente e si adattano ad esso, attraverso
l'auto-organizzazione. Questa, e molte altre
caratteristiche, sono proprietà emergenti dalle
interazioni che avvengono all'interno della
rete collaborativa comunitaria.
39. progetto e auto-organizzazione
Al fine di assicurare alle comunità la capacità di
auto-organizzazione, un intervento progettuale
non deve arrivare dall'esterno. Il designer
deve entrare a far parte della comunità
(design community).
Non è possibile progettare direttamente
l'auto-organizzazione, ma è possibile organizzare
il quot;progetto della comunitàquot; in modo che
questa possa avere un ruolo attivo nel suo
sviluppo e modifica nel corso del tempo, cioè
cambiando la propria organizzazione attraverso il
progetto. Possono essere progettate le
condizioni migliori: cicli di retroazione (sia
positivi che negativi) e l'apertura della comunità a
flussi di partecipanti, informazioni, risorse.
I cicli di retroazione possono essere organizzati
mettendo in relazione diretta fra loro eventi,
azioni, ruoli, ma non relazioni. Oltre ai cicli di
retroazione, si dovrà anche tenere conto dei cicli
di autopoiesi, predisposti alla ricostruzione degli
elementi della comunità che sono stati quot;persiquot;.
40. emergenza e progetto
L'essenza dell'emergenza è quella della nascita un
comportamento globale radicalmente nuovo
causato dai singoli comportamenti individuali a
livello locale, ma differente da questi. Ciò che
emerge non è predicibile e non ha precedenti,
e rappresenta un nuovo livello di evoluzione del
sistema. Non è quindi possibile progettare
nemmeno l'emergenza.
Un intervento progettuale diretto a comunità non
deve cercare di ridurre il numero dei partecipanti,
la cui presenza è fondamentale per garantire
maggiori probabilità di successo della comunità.
È la organizzazione a rete decentralizzata dei
comportamenti locali che causa l'emergenza di un
comportamento globale, il quale a sua volta
influenza i comportamenti locali.
L'intervento progettuale deve quindi favorire la
decentralizzazione delle decisioni all'interno della
comunità, e fare in modo che più partecipanti
possano impegnarsi nel medesimo compito,
permettendo così la flessibilità della comunità.
41. adattamento e progetto
Le comunità sono sistemi complessi adattativi, in
grado di adattarsi ed apprendere
relazionandosi con l'ambiente esterno.
Questo deve presentare abbastanza regolarità
perché i sistemi possano servirsene ai fini
dell'apprendimento o dell'adattamento, ma al
tempo stesso non una regolarità così grande da
rendere impossibile che vi accada qualcosa.
Quindi un intervento progettuale rivolto a
comunità sarà si aperto e paritario, ma se
l'ambiente è troppo stabile o troppo caotico
sarà il designer ad avere un ruolo maggiore
nella progettazione. Grazie alle matrici per l'analisi
della partecipazione è possibile comprendere che
grado preferire.
Il designer deve cercare di coinvolgere il numero
minimo di partecipanti e a dirigere la
discussione e l'intervento progettuale quando il
loro numero è elevato. Si cerca così di ottenere
una situazione intermedia, dove la progettazione
può essere paritaria senza rischi per l'esito finale.
42. complessità e progetto/progettista
La partecipazione aperta e paritaria (Open Peer-
to-Peer) dei membri della comunità è necessaria
affinché il progetto sia il più possibile adatto alle
loro esigenze.
Un approccio progettuale tradizionale riduce la
complessità per affrontarla, ma ciò è pericoloso.
Occorre creare modelli fedeli non solo del sistema
da gestire, ma anche del sistema che gestisce. La
complessità, la sua identificazione e la sua
gestione sono il risultato di un processo interattivo
fra il sistema gestito e il sistema gestore. Se il
progetto è complesso, anche il progettista
deve rappresentare un sistema complesso:
la design community.
L'intervento progettuale non si esaurisce con la
fornitura delle condizioni necessarie, ma
segue il loro sviluppo fino alla nascita di
comportamenti complessi.
43. da cattedrale a bazaar
Quello che è dietro alle dinamiche del progetto di
progettazione progettazione Linux, è l'evoluzione, un sistema ecologico dove
a cattedrale a bazaar agenti indipendenti cercano di massimizzare gli
utili personali producendo un ordine spontaneo e
in grado di auto-correggersi, più elaborato ed
efficiente di un sistema centralizzato.
progetto progetto
preesistente in evoluzione Per Kuwabara (2000), questa capacità di gestire la
complessità è una conseguenza del modello a
bazaar adottato (Raymond 1998). Linux può
pochi molti
essere visto come sistema adattivo complesso il
partecipanti partecipanti
cui sviluppo è basato sull'evoluzione e non sulla
progettazione.
gerarchia rete
verticale orizzontale Linux è un sistema complesso sia dal lato del
progetto (il codice sorgente) che da quello della
design community. La complessità di Linux è
una funzione della comunità che si evolve e delle
fasi di fasi di
sue necessità. La complessità di Linux è cresciuta
progettazione progettazione
di pari passo con la crescita della comunità:
e verifica distinte e verifica parallele
l'emergenza del progetto e l'auto-organizzazione
della comunità sono strettamente collegate.
45. da locale governement a governance
Un oggetto talmente complesso come il territorio
local government
richiede un approccio progettuale in grado di
affrontare questa complessità. Il designer che si
provider interessa di un territorio, deve passare attraverso
top-down lo stesso cambiamento avvenuto nelle istituzioni
locali. Queste, per affrontare la complessità
bottom-up attuale, sono passate dal local government alla
governance, ossia da un ruolo di provider
governance
(fornitore) ad un ruolo di enabler
(facilitatore).
enabler
Da un modello che vedeva al centro l'istituzione
affrontare una locale come principale, se non esclusivo, attore
società sempre dell'attività di governo, a un modello che
più complessa comprende diversi attori, gruppi e sistemi di
e frammentata relazioni, e la cui capacità di governo deriva da
meccanismi di negoziazione e di coordinamento
tra diverse organizzazioni, pubbliche e private.
soddisfare consapevolezza
crescenti della scarsa
Dalla fornitura di una soluzione completa top-
richieste di efficacia delle
politiche top-down down alla facilitazione di una partecipazione
partecipazione
bottom-up che possa trovare soluzioni.
46. da provider ad enabler
Un designer si trova in grado di agire da
facilitatore, dato che ha sviluppato capacità di
mediazione tra differenti stakeholder. Grazie
alle sue capacità di visualizzazione e di
anticipazione, può gestire la compresenza di
Non solo il progettista è chiamato a dar forma
interessi multipli e discordanti, ricordando allo
agli artefatti, ma contribuisce inoltre a dar
stesso tempo i vantaggi che derivano dalla
forma alla comunità di soggetti e alle
collaborazione collettiva.
modalità con cui essa sperimenta il progetto,
attraverso strumenti, linguaggi, competenze,
Il designer può fornire le condizioni ottimali
forme organizzative innovative. In questo senso
affinché la comunità abbia un ruolo attivo, e
il designer è in grado di abilitare i contesti e
fornirgli strumenti di auto-organizzazione,
le comunità locali a comunicare, immaginare,
ricoprendo più un ruolo di enabler che di
progettare, sviluppare in maniera condivisa dei
provider. Non più la semplice progettazione di
percorsi innovativi di sviluppo locale.
prodotti o soluzioni finite, ma il supporto a
comunità in grado di sviluppare soluzioni adatte
(Maffei, Villari 2004)
alle proprie caratteristiche.
Il compito del facilitatore è quello di aiutare i
partecipanti a breve termine evitando di renderli
dipendenti nel lungo termine.
47. caratteristiche del facilitatore
il facilitatore è uno dei partecipanti;
●
il facilitatore non sa con precisione che cosa sta
●
cercando (“qual è il problema?”), non ha ipotesi
prestabilite da dimostrare perché auspica che un
soluzione originale emerga dall'analisi collettiva
del problema;
quot;Dai un pesce ad un uomo e lo sfamerai
il facilitatore sente la necessità morale di arrivare
per un giorno. Insegnagli a pescare e lo ●
ad una soluzione, anche modificando le proprie
sfamerai per la vita interaquot;
concezioni ed opinioni;
(Laozi, IV sec. a.C.)
non conoscendo il risultato, il facilitatore rischia di
●
incorrere nella confusione e nel conflitto. La
garanzia sta nel rimanere in stretto contatto con la
situazione concreta (cioè il contesto), nell'essere
obiettivo e preciso nell'osservazione e nell'ascolto
nonché rigoroso nell'analisi;
un facilitatore non è un allenatore in quanto non
●
guida la comunità verso uno specifico obiettivo o
direzione.
48. caratteristiche del processo
progettuale facilitato
Un approccio progettuale dove il designer è un
facilitatore si basa sulle seguenti caratteristiche:
la condivisione, fin dall'inizio, della natura e dello
●
scopo del processo da parte di tutti i soggetti
coinvolti;
l'adattabilità di tempi, modi e strumenti alle
quot;Dai un pesce ad un uomo e lo sfamerai ●
caratteristiche personali e professionali dei
per un giorno. Insegnagli a pescare e lo
soggetti coinvolti e del contesto in cui si svolge il
sfamerai per la vita interaquot;
processo; per cui, anche se guidato da una
(Laozi, IV sec. a.C.)
metodologia precisa, ogni progetto possiede un
proprio profilo e produce risultati distinti;
la valorizzazione delle capacità e delle risorse
●
disponibili localmente;
il sistematico coinvolgimento di tutti gli attori
●
attivati nell'analisi e nella valutazione del processo
e dei risultati raggiunti.
49. consigli per il facilitatore
prestare attenzione non solamente a che cosa aiutare i partecipanti a decidere le regole
● ●
fa, ma soprattutto a come e quando lo fa; fondamentali e a seguirle;
essere trasparente, chiaro e realistico durante il
processo; favorire una partecipazione attiva anche da parte
●
di quei membri che sono meno portati ad esporsi
servirsi di una gamma di azioni e strumenti pubblicamente. In pratica, deve quot;costruirequot; uno
●
diversificati e mantenuti nel tempo; spazio dove tutti i partecipanti si sentano a proprio
privilegiare la comunicazione interpersonale e agio;
faccia a faccia;
non deve favorire un partecipante o una idea;
●
utilizzare approcci che toccano il cuore (con i
●
sentimenti, l'estetica, ecc.), la testa (con il non deve permettere che i partecipanti trascurino
●
rigore scientifico e la professionalità) e le mani un tema complesso solo per la difficoltà
(con interventi concreti grazie ai quali è incontrata;
possibile intravedere cambiamenti rapidi, anche
se piccoli); non deve cercare di indirizzare la comunità verso
●
una direzione che solo lui ritiene auspicabile.
fornire costantemente una anticipazione dei
●
vantaggi finali, in modo da mantenere costante
l'interesse per la collaborazione;
50. effetti della partecipazione
L'applicazione di una tale strategia, come è uno scambio proficuo tra chi abita la città (e ne
●
stato verificato in moltissimi casi, permette di conosce esigenze e dinamiche) e chi la progetta e
raggiungere obiettivi generali: la gestisce (ne conosce processi e regole);
il rafforzamento del senso di appartenenza l'acquisizione di una più alta consapevolezza circa
● ●
della comunità al luogo in cui vive; i reali bisogni della città, sia da parte degli
amministratori e dei tecnici, sia da parte degli
il consolidamento dei principi della democrazia abitanti;
●
diretta (incoraggiando il senso di responsabilità
dei cittadini verso le cose e gli spazi pubblici); una qualità di progettazione più sofisticata (cioè
●
più ecologica,flessibile e incrementale);
un incremento della motivazione, della
●
comprensione e del divertimento; un effetto moltiplicatore che propaga
●
l'applicazione di questa strategia anche in altri
una diminuzione dei conflitti tra le parti a fronte contesti, a volte non previsti.
●
di progetti più condivisi;
il conseguimento di una maggiore efficienza
●
(contenimento dei costi) e di una maggiore
efficacia (più consonanza tra prodotti e bisogni
della comunità);
52. bibliografia
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53. grazie
Se invece siete interessati alla mia tesi,
“Reti collaborative. Il design per una auto-
organizzazione Open Peer-to-Peer”
potete trovarla sul sito
http://www.openp2pdesign.org
Potete contattarmi al seguente indirizzo:
info@openp2pdesign.org
Grazie.