1. ANTONIA DE’ MENCLOZI
Era il nome della moglie di Donato Ferrario. Secondo
il testamento dettato da Donato, ricevette in eredità
un vitalizio di 36 fiorini d’oro annui e la casa in cui
abitava. Antonia non diede figli a Donato, perciò i
beni familiari vennero donati alla Schola della
Divinità.
2. ARCHIVIO
È un luogo molto grande dove si conservano
documenti storici di enti pubblici o privati, di famiglie
o di singole persone: in buste o cartelle numerate
secondo un inventario in un catalogo. Dentro le buste
sono conservati i documenti raccolti in fascicoli
oppure sciolti. In un archivio. viene sempre
controllata la temperatura e l’umidità per non far
deperire la carta di cui sono costituiti molti
documenti
3. BARATIERI
Marco Antonio Baratieri, ingegnere cartografo che
disegnò nel 1629 una pianta di Milano ben orientata
rispetto ai punti cardinali. Nella pianta è visibile
l’abitazione di Donato e la sede della Schola della
Divinità, collocate nella zona della allora Porta
Romana, alle spalle dell’Ospedale della Ca’ Granda,
presso il Naviglio.
4. BENEFATTORE
E’ noto che Donato fosse un grande mercante, ma
anche un Benefattore tant’è che fondò la Schola
della Divinità, cui lasciò la maggior parte dei suoi beni
per aiutare gli indigenti (poveri), restituendo,
attraverso la carità, quanto guadagnato con il
commercio.
5. CARCERE
Donato Ferrario, non avendo pagato le tasse sul
traffico del sale, fu rinchiuso per sei mesi nel
“CARCERE DELLA MALASTALLA”, collocato presso
l’attuale via Orefici. In quel carcere ognuno doveva
portarsi il proprio cibo, il vestiario e i beni di prima
necessità, perché non ti veniva fornito nulla se non la
domenica per beneficienza. Durante la detenzione, a
Donato fu derubata la sua abitazione. Riuscì però a
mantenere quasi intatto il suo patrimonio.
6. CREDENTE
All’epoca di Donato Ferrario, in Europa erano tutti
molto Credenti e fedeli alla religione cattolica
romana. Esistevano gruppi eretici, ma erano
duramente perseguitati. Nessuno avrebbe mai
messo in dubbio l’esistenza dell’Aldilà e del paradiso
, come lo stesso Donato, che pur fondando un ente di
assistenza laico, si fece ispirare nel sogno da Dio in
persona.
7. DIVINITAS
Divinitas, questo era il nome della Schola di Donato
Ferrario, un ente di assistenza ai bisognosi cui dava
sostegno come vitto o indumenti nuovi. Donato la
fondò nel 1429 dopo aver sognato che Dio stesso
nella notte di Ognissanti gliela commissionava. Non
avendo eredi diretti, Donato lasciò quasi tutti i suoi
averi alla Schola, stabilendone l’organizzazione in uno
Statuto, manoscritto e miniato, di grande valore.
8. DUOMO
Il cantiere Duomo di Milano (dedicato a Santa Maria
Nascente) fu iniziato nell’ 1386 e terminato circa
negli anni ’60 del ‘900. Donato Ferrario contribuì
economicamente alla sua realizzazione, lasciando nel
suo testamento un lascito alla Veneranda Fabbrica
del Duomo.
9. ESENZIONE FISCALE
Donato Ferrario, che tra le altre cose aveva prestato
denaro agli Sforza, ricevette un permesso per la
Schola della Divinità di non pagare le tasse per
l’introduzione in città di merci necessarie all’Istituto,
cioè un’esenzione fiscale, così come concesso ad altri
enti assistenziali, come la Misericordia. Il permesso
era redatto in un diploma del 1486 firmato da Cicco
Simonetta, "cancelliere e segretario" degli Sforza.
10. EVASIONE FISCALE
Donato Ferrario, per aver introdotto nella città di
Milano un quantitativo di sale, pari a 163 staia,
superiore a quello della sua licenza, 135, compì
un’evasione fiscale che dovette scontare con il
carcere.
11. FERRARIO
Ferrario è il nome della famiglia De’ Ferrari,
proprietari terrieri della campagna di Pantigliate,
presso Segrate. Donato divenne ricco grazie alla
produzione agricola del suo fondo, che rivendeva al
mercato di Milano. In seguito si dedicò al commercio
di molti e vari prodotti, fino a diventare prestatore di
denaro, quasi un banchiere. Quando diventò anziano
fondò la Schola della Divinità, una scuola per
assistenza ai poveri, dopo aver sognato che Dio gliela
commissionava in sogno.
12. FURBO
Donato Ferrario era molto accorto nella gestione del
suo danaro, che prestava anche ai Duchi di Milano.
Tuttavia cercò anche di essere furbo quando evase il
fisco mentre commerciava il sale, fatto di cui poi fu
pesantemente punito con il carcere.
13. GETTONI
Moneta con il simbolo della divinità, donata ai poveri,
che risultavano esserlo, per potersi vestire o
mangiare, con cibi e vestiario distribuiti ogni
settimana presso le porte di Milano dalla Schola della
Divinità.
14. HABERE
Donato registrava sul " libro dei conti" le entrate e le
uscite. Con il latino habere, avere, ricevere, Donato
indicava i soldi che doveva far avere ai suoi creditori
e quindi le sue uscite. Egli elencava su due colonne,
secondo il metodo fiorentino, il dare (quanto gli
dovevano i suoi creditori, quindi le entrate) e l’avere
(Dare et Habere)
15. INTRAPRENDENTE
Donato Ferrario proveniva dal contado, non aveva
titoli nobiliari e non apparteneva ad una ricca
famiglia borghese della città. Nonostante ciò riuscì a
conquistare una posizione di prestigio a Milano grazie
alla sua intraprendenza, che mise a profitto nelle
attività mercantili e di prestito del denaro a “pegno”.
16. LIBRO DEI CONTI
Donato nel suo libro dei conti contrassegnava le sue
uscite con la voce habere e le sue entrate con la voce
dare. Da questo documento si può capire quanto
Donato Ferrario fosse un uomo molto ordinato,
preciso e abile nei conti, poiché applicava il sistema
della partita doppia.
17. MERCANTE
Donato era un borghese, proprietario terriero. In età
adulta divenne mercante di gran successo e cominciò
a commerciare prodotti agricoli dei terreni di sua
proprietà, poi commerciò di tutto, acquistò case e
botteghe, prestò danaro a interesse, quasi come un
banchiere.
18. NEGOZIO
Donato fu un mercante che realizzava molti negozi
(affari) commerciali e finanziari, facendo “girare” i
soldi per incrementare i suoi guadagni, acquistava
immobili, prestava soldi e registrava tutto sul Libro
dei conti.
19. OGNISSANTI
Nella notte di Ognissanti del 1425, mentre era in
carcere, Donato sognò di incontrare Dio che gli
diceva di fare del bene, cosi fondò la Schola della
Divinità per aiutare i poveri. Il sogno è riprodotto in
una bellissima miniatura nell’introduzione dello
Statuto della Schola.
20. PANTIGLIATE
Località natale di Donato Ferrario, collocata ad est
di Milano vicino all’ attuale comune di Segrate. A
Pantigliate la famiglia di Donato possedeva terreni
agricoli.
21. QUADRERIA
Grande galleria di ritratti di benefattori di enti pii
elemosinieri di Milano. Furono dipinti nel corso dei
secoli per ricordare ai visitatori, che assistevano alle
celebrazioni di questi enti, gli autori delle opere di
beneficienza . La Quadreria si trova presso la sede di
ASP Golgi Redaelli, in via Olmetto a Milano.
22. RITRATTO
Il RITRATTO di Donato Ferrario, che è esposto nella
quadreria dell’archivio Golgi Redaelli di Milano, non
raffigura Donato, ma un suo discendente. Il quadro è
stato dipinto nel 1600 per l’esposizione di una
collezione di immagini di benefattori dei Pii luoghi
elemosinieri di Milano, per renderne visibile l’operato
e ottenere fondi da altri benefattori: riproduce però
Donato con un abbigliamento del 1500, quindi non
conforme alla sua epoca Nel dipinto sono riportati lo
stemma di famiglia, un piedistallo con incisa la sigla
“DIVINITAS” e il cappello dei priori della Schola.
23. SCHOLA
La Schola della Divinità venne fondata da Donato
Ferrario, privo di eredi diretti, per dare assistenza
alle persone povere, dando loro cibo e vestiti
distribuiti alle porte di Milano con speciali gettoni.
24. SFORZA
Gli Sforza divennero signori di Milano nel 1450 fino a
che il ducato milanese non passò ai francesi. Ai
tempi di Donato Ferraio risedevano nel castello
Sforzesco edificato prima dai Visconti (famiglia della
moglie di Francesco). Inoltre possedevano vaste
feudi vicino a Milano. Il successore di
Francesco,Gian Galeazzo Sforza concesse un
privilegio nel 1471 a Donato Ferrario per esentarlo
dal pagamento delle tasse.
25. TESTAMENTO
Quando fu ormai vecchio, Donato Ferrario, dettò un
testamento in cui diceva di voler lasciare la casa e un
vitalizio alla moglie, mentre la maggior parte dei
suoi averi la donava alla Scola della Divinità. Una
quota ancora alla Veneranda Fabbrica della Chiesa
Maggiore di Milano con i suoi deputati per la salvezza
della sua anima e per ottenere maggior perdono e
remissione dei suoi debiti. Questo testamento è
trascritto nel codice dello Statuto della Divinità.
26. URBS MEDIOLANI
Versione latina del nome della città di Milano, dove
visse gran parte della sua vita Donato Ferrario. Nello
Statuto, scritto appunto in latino, la città viene
indicata con questo nome.
27. VIR NOBILIS
Appellativo con cui Donato Ferrario si faceva
chiamare, e significa signore nobile. Dal momento
che Donato non aveva titoli nobiliari cominciò a farsi
chiamare Homo generosus ed infine nobilis vir per
ottenere così una certa visibilità a consacrazione del
suo successo, che culminò nella fondazione della
Divinità.
28. ZANONO DE’ MOZATE
Personaggio citato da Donato Ferrario nel suo Libro
dei conti, in quanto gli era debitore in seguito
all’acquisto di vitelli.