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ANTONIA DE’ MENCLOZI

Era il nome della moglie di Donato Ferrario. Secondo
il testamento dettato da Donato, ricevette in eredità
un vitalizio di 36 fiorini d’oro annui e la casa in cui
abitava. Antonia non diede figli a Donato, perciò i
beni familiari vennero donati alla Schola della
Divinità.
ARCHIVIO

È un luogo molto grande dove si conservano
documenti storici di enti pubblici o privati, di famiglie
o di singole persone: in buste o cartelle numerate
secondo un inventario in un catalogo. Dentro le buste
sono conservati i documenti raccolti in fascicoli
oppure sciolti. In un archivio. viene sempre
controllata la temperatura e l’umidità per non far
deperire la carta di cui sono costituiti molti
documenti
BARATIERI

Marco Antonio Baratieri, ingegnere cartografo che
disegnò nel 1629 una pianta di Milano ben orientata
rispetto ai punti cardinali. Nella pianta è visibile
l’abitazione di Donato e la sede della Schola della
Divinità, collocate nella zona della allora Porta
Romana, alle spalle dell’Ospedale della Ca’ Granda,
presso il Naviglio.
BENEFATTORE

E’ noto che Donato fosse un grande mercante, ma
anche un Benefattore tant’è che fondò la Schola
della Divinità, cui lasciò la maggior parte dei suoi beni
per aiutare gli indigenti (poveri), restituendo,
attraverso la carità, quanto guadagnato con il
commercio.
CARCERE

   Donato Ferrario, non avendo pagato le tasse sul
     traffico del sale, fu rinchiuso per sei mesi nel
  “CARCERE DELLA MALASTALLA”, collocato presso
 l’attuale via Orefici. In quel carcere ognuno doveva
 portarsi il proprio cibo, il vestiario e i beni di prima
necessità, perché non ti veniva fornito nulla se non la
domenica per beneficienza. Durante la detenzione, a
 Donato fu derubata la sua abitazione. Riuscì però a
       mantenere quasi intatto il suo patrimonio.
CREDENTE

All’epoca di Donato Ferrario, in Europa erano tutti
molto Credenti e fedeli alla religione cattolica
romana. Esistevano gruppi eretici, ma erano
duramente perseguitati. Nessuno avrebbe mai
messo in dubbio l’esistenza dell’Aldilà e del paradiso
, come lo stesso Donato, che pur fondando un ente di
assistenza laico, si fece ispirare nel sogno da Dio in
persona.
DIVINITAS

Divinitas, questo era il nome della Schola di Donato
Ferrario, un ente di assistenza ai bisognosi cui dava
sostegno come vitto o indumenti nuovi. Donato la
fondò nel 1429 dopo aver sognato che Dio stesso
nella notte di Ognissanti gliela commissionava. Non
avendo eredi diretti, Donato lasciò quasi tutti i suoi
averi alla Schola, stabilendone l’organizzazione in uno
Statuto, manoscritto e miniato, di grande valore.
DUOMO

Il cantiere Duomo di Milano (dedicato a Santa Maria
Nascente) fu iniziato nell’ 1386 e terminato circa
negli anni ’60 del ‘900. Donato Ferrario contribuì
economicamente alla sua realizzazione, lasciando nel
suo testamento un lascito alla Veneranda Fabbrica
del Duomo.
ESENZIONE FISCALE

Donato Ferrario, che tra le altre cose aveva prestato
denaro agli Sforza, ricevette un permesso per la
Schola della Divinità di non pagare le tasse per
l’introduzione in città di merci necessarie all’Istituto,
cioè un’esenzione fiscale, così come concesso ad altri
enti assistenziali, come la Misericordia. Il permesso
era redatto in un diploma del 1486 firmato da Cicco
Simonetta, "cancelliere e segretario" degli Sforza.
EVASIONE FISCALE

Donato Ferrario, per aver introdotto nella città di
Milano un quantitativo di sale, pari a 163 staia,
superiore a quello della sua licenza, 135, compì
un’evasione fiscale che dovette scontare con il
carcere.
FERRARIO

Ferrario è il nome della famiglia De’ Ferrari,
proprietari terrieri della campagna di Pantigliate,
presso Segrate. Donato divenne ricco grazie alla
produzione agricola del suo fondo, che rivendeva al
mercato di Milano. In seguito si dedicò al commercio
di molti e vari prodotti, fino a diventare prestatore di
denaro, quasi un banchiere. Quando diventò anziano
fondò la Schola della Divinità, una scuola per
assistenza ai poveri, dopo aver sognato che Dio gliela
commissionava in sogno.
FURBO

Donato Ferrario era molto accorto nella gestione del
suo danaro, che prestava anche ai Duchi di Milano.
Tuttavia cercò anche di essere furbo quando evase il
fisco mentre commerciava il sale, fatto di cui poi fu
pesantemente punito con il carcere.
GETTONI

Moneta con il simbolo della divinità, donata ai poveri,
che risultavano esserlo, per potersi vestire o
mangiare, con cibi e vestiario distribuiti ogni
settimana presso le porte di Milano dalla Schola della
Divinità.
HABERE

Donato registrava sul " libro dei conti" le entrate e le
uscite. Con il latino habere, avere, ricevere, Donato
indicava i soldi che doveva far avere ai suoi creditori
e quindi le sue uscite. Egli elencava su due colonne,
secondo il metodo fiorentino, il dare (quanto gli
dovevano i suoi creditori, quindi le entrate) e l’avere
(Dare et Habere)
INTRAPRENDENTE

Donato Ferrario proveniva dal contado, non aveva
titoli nobiliari e non apparteneva ad una ricca
famiglia borghese della città. Nonostante ciò riuscì a
conquistare una posizione di prestigio a Milano grazie
alla sua intraprendenza, che mise a profitto nelle
attività mercantili e di prestito del denaro a “pegno”.
LIBRO DEI CONTI

Donato nel suo libro dei conti contrassegnava le sue
uscite con la voce habere e le sue entrate con la voce
dare. Da questo documento si può capire quanto
Donato Ferrario fosse un uomo molto ordinato,
preciso e abile nei conti, poiché applicava il sistema
della partita doppia.
MERCANTE

Donato era un borghese, proprietario terriero. In età
adulta divenne mercante di gran successo e cominciò
a commerciare prodotti agricoli dei terreni di sua
proprietà, poi commerciò di tutto, acquistò case e
botteghe, prestò danaro a interesse, quasi come un
banchiere.
NEGOZIO

Donato fu un mercante che realizzava molti negozi
(affari) commerciali e finanziari, facendo “girare” i
soldi per incrementare i suoi guadagni, acquistava
immobili, prestava soldi e registrava tutto sul Libro
dei conti.
OGNISSANTI
Nella notte di Ognissanti del 1425, mentre era in
carcere, Donato sognò di incontrare Dio che gli
diceva di fare del bene, cosi fondò la Schola della
Divinità per aiutare i poveri. Il sogno è riprodotto in
una bellissima miniatura nell’introduzione dello
Statuto della Schola.
PANTIGLIATE

Località natale di Donato Ferrario, collocata ad est
di Milano vicino all’ attuale comune di Segrate. A
Pantigliate la famiglia di Donato possedeva terreni
agricoli.
QUADRERIA

Grande galleria di ritratti di benefattori di enti pii
elemosinieri di Milano. Furono dipinti nel corso dei
secoli per ricordare ai visitatori, che assistevano alle
celebrazioni di questi enti, gli autori delle opere di
beneficienza . La Quadreria si trova presso la sede di
ASP Golgi Redaelli, in via Olmetto a Milano.
RITRATTO

Il RITRATTO di Donato Ferrario, che è esposto nella
quadreria dell’archivio Golgi Redaelli di Milano, non
raffigura Donato, ma un suo discendente. Il quadro è
stato dipinto nel 1600 per l’esposizione di una
collezione di immagini di benefattori dei Pii luoghi
elemosinieri di Milano, per renderne visibile l’operato
e ottenere fondi da altri benefattori: riproduce però
Donato con un abbigliamento del 1500, quindi non
conforme alla sua epoca Nel dipinto sono riportati lo
stemma di famiglia, un piedistallo con incisa la sigla
“DIVINITAS” e il cappello dei priori della Schola.
SCHOLA

La Schola della Divinità venne fondata da Donato
Ferrario, privo di eredi diretti, per dare assistenza
alle persone povere, dando loro cibo e vestiti
distribuiti alle porte di Milano con speciali gettoni.
SFORZA

Gli Sforza divennero signori di Milano nel 1450 fino a
che il ducato milanese non passò ai francesi. Ai
tempi di Donato Ferraio risedevano nel castello
Sforzesco edificato prima dai Visconti (famiglia della
moglie di Francesco). Inoltre possedevano vaste
feudi vicino a Milano. Il successore di
Francesco,Gian Galeazzo Sforza concesse un
privilegio nel 1471 a Donato Ferrario per esentarlo
dal pagamento delle tasse.
TESTAMENTO

Quando fu ormai vecchio, Donato Ferrario, dettò un
testamento in cui diceva di voler lasciare la casa e un
vitalizio alla moglie, mentre la maggior parte dei
suoi averi la donava alla Scola della Divinità. Una
quota ancora alla Veneranda Fabbrica della Chiesa
Maggiore di Milano con i suoi deputati per la salvezza
della sua anima e per ottenere maggior perdono e
remissione dei suoi debiti. Questo testamento è
trascritto nel codice dello Statuto della Divinità.
URBS MEDIOLANI

Versione latina del nome della città di Milano, dove
visse gran parte della sua vita Donato Ferrario. Nello
Statuto, scritto appunto in latino, la città viene
indicata con questo nome.
VIR NOBILIS

 Appellativo con cui Donato Ferrario si faceva
chiamare, e significa signore nobile. Dal momento
che Donato non aveva titoli nobiliari cominciò a farsi
chiamare Homo generosus ed infine nobilis vir per
ottenere così una certa visibilità a consacrazione del
suo successo, che culminò nella fondazione della
Divinità.
ZANONO DE’ MOZATE

Personaggio citato da Donato Ferrario nel suo Libro
dei conti, in quanto gli era debitore in seguito
all’acquisto di vitelli.

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  • 1. ANTONIA DE’ MENCLOZI Era il nome della moglie di Donato Ferrario. Secondo il testamento dettato da Donato, ricevette in eredità un vitalizio di 36 fiorini d’oro annui e la casa in cui abitava. Antonia non diede figli a Donato, perciò i beni familiari vennero donati alla Schola della Divinità.
  • 2. ARCHIVIO È un luogo molto grande dove si conservano documenti storici di enti pubblici o privati, di famiglie o di singole persone: in buste o cartelle numerate secondo un inventario in un catalogo. Dentro le buste sono conservati i documenti raccolti in fascicoli oppure sciolti. In un archivio. viene sempre controllata la temperatura e l’umidità per non far deperire la carta di cui sono costituiti molti documenti
  • 3. BARATIERI Marco Antonio Baratieri, ingegnere cartografo che disegnò nel 1629 una pianta di Milano ben orientata rispetto ai punti cardinali. Nella pianta è visibile l’abitazione di Donato e la sede della Schola della Divinità, collocate nella zona della allora Porta Romana, alle spalle dell’Ospedale della Ca’ Granda, presso il Naviglio.
  • 4. BENEFATTORE E’ noto che Donato fosse un grande mercante, ma anche un Benefattore tant’è che fondò la Schola della Divinità, cui lasciò la maggior parte dei suoi beni per aiutare gli indigenti (poveri), restituendo, attraverso la carità, quanto guadagnato con il commercio.
  • 5. CARCERE Donato Ferrario, non avendo pagato le tasse sul traffico del sale, fu rinchiuso per sei mesi nel “CARCERE DELLA MALASTALLA”, collocato presso l’attuale via Orefici. In quel carcere ognuno doveva portarsi il proprio cibo, il vestiario e i beni di prima necessità, perché non ti veniva fornito nulla se non la domenica per beneficienza. Durante la detenzione, a Donato fu derubata la sua abitazione. Riuscì però a mantenere quasi intatto il suo patrimonio.
  • 6. CREDENTE All’epoca di Donato Ferrario, in Europa erano tutti molto Credenti e fedeli alla religione cattolica romana. Esistevano gruppi eretici, ma erano duramente perseguitati. Nessuno avrebbe mai messo in dubbio l’esistenza dell’Aldilà e del paradiso , come lo stesso Donato, che pur fondando un ente di assistenza laico, si fece ispirare nel sogno da Dio in persona.
  • 7. DIVINITAS Divinitas, questo era il nome della Schola di Donato Ferrario, un ente di assistenza ai bisognosi cui dava sostegno come vitto o indumenti nuovi. Donato la fondò nel 1429 dopo aver sognato che Dio stesso nella notte di Ognissanti gliela commissionava. Non avendo eredi diretti, Donato lasciò quasi tutti i suoi averi alla Schola, stabilendone l’organizzazione in uno Statuto, manoscritto e miniato, di grande valore.
  • 8. DUOMO Il cantiere Duomo di Milano (dedicato a Santa Maria Nascente) fu iniziato nell’ 1386 e terminato circa negli anni ’60 del ‘900. Donato Ferrario contribuì economicamente alla sua realizzazione, lasciando nel suo testamento un lascito alla Veneranda Fabbrica del Duomo.
  • 9. ESENZIONE FISCALE Donato Ferrario, che tra le altre cose aveva prestato denaro agli Sforza, ricevette un permesso per la Schola della Divinità di non pagare le tasse per l’introduzione in città di merci necessarie all’Istituto, cioè un’esenzione fiscale, così come concesso ad altri enti assistenziali, come la Misericordia. Il permesso era redatto in un diploma del 1486 firmato da Cicco Simonetta, "cancelliere e segretario" degli Sforza.
  • 10. EVASIONE FISCALE Donato Ferrario, per aver introdotto nella città di Milano un quantitativo di sale, pari a 163 staia, superiore a quello della sua licenza, 135, compì un’evasione fiscale che dovette scontare con il carcere.
  • 11. FERRARIO Ferrario è il nome della famiglia De’ Ferrari, proprietari terrieri della campagna di Pantigliate, presso Segrate. Donato divenne ricco grazie alla produzione agricola del suo fondo, che rivendeva al mercato di Milano. In seguito si dedicò al commercio di molti e vari prodotti, fino a diventare prestatore di denaro, quasi un banchiere. Quando diventò anziano fondò la Schola della Divinità, una scuola per assistenza ai poveri, dopo aver sognato che Dio gliela commissionava in sogno.
  • 12. FURBO Donato Ferrario era molto accorto nella gestione del suo danaro, che prestava anche ai Duchi di Milano. Tuttavia cercò anche di essere furbo quando evase il fisco mentre commerciava il sale, fatto di cui poi fu pesantemente punito con il carcere.
  • 13. GETTONI Moneta con il simbolo della divinità, donata ai poveri, che risultavano esserlo, per potersi vestire o mangiare, con cibi e vestiario distribuiti ogni settimana presso le porte di Milano dalla Schola della Divinità.
  • 14. HABERE Donato registrava sul " libro dei conti" le entrate e le uscite. Con il latino habere, avere, ricevere, Donato indicava i soldi che doveva far avere ai suoi creditori e quindi le sue uscite. Egli elencava su due colonne, secondo il metodo fiorentino, il dare (quanto gli dovevano i suoi creditori, quindi le entrate) e l’avere (Dare et Habere)
  • 15. INTRAPRENDENTE Donato Ferrario proveniva dal contado, non aveva titoli nobiliari e non apparteneva ad una ricca famiglia borghese della città. Nonostante ciò riuscì a conquistare una posizione di prestigio a Milano grazie alla sua intraprendenza, che mise a profitto nelle attività mercantili e di prestito del denaro a “pegno”.
  • 16. LIBRO DEI CONTI Donato nel suo libro dei conti contrassegnava le sue uscite con la voce habere e le sue entrate con la voce dare. Da questo documento si può capire quanto Donato Ferrario fosse un uomo molto ordinato, preciso e abile nei conti, poiché applicava il sistema della partita doppia.
  • 17. MERCANTE Donato era un borghese, proprietario terriero. In età adulta divenne mercante di gran successo e cominciò a commerciare prodotti agricoli dei terreni di sua proprietà, poi commerciò di tutto, acquistò case e botteghe, prestò danaro a interesse, quasi come un banchiere.
  • 18. NEGOZIO Donato fu un mercante che realizzava molti negozi (affari) commerciali e finanziari, facendo “girare” i soldi per incrementare i suoi guadagni, acquistava immobili, prestava soldi e registrava tutto sul Libro dei conti.
  • 19. OGNISSANTI Nella notte di Ognissanti del 1425, mentre era in carcere, Donato sognò di incontrare Dio che gli diceva di fare del bene, cosi fondò la Schola della Divinità per aiutare i poveri. Il sogno è riprodotto in una bellissima miniatura nell’introduzione dello Statuto della Schola.
  • 20. PANTIGLIATE Località natale di Donato Ferrario, collocata ad est di Milano vicino all’ attuale comune di Segrate. A Pantigliate la famiglia di Donato possedeva terreni agricoli.
  • 21. QUADRERIA Grande galleria di ritratti di benefattori di enti pii elemosinieri di Milano. Furono dipinti nel corso dei secoli per ricordare ai visitatori, che assistevano alle celebrazioni di questi enti, gli autori delle opere di beneficienza . La Quadreria si trova presso la sede di ASP Golgi Redaelli, in via Olmetto a Milano.
  • 22. RITRATTO Il RITRATTO di Donato Ferrario, che è esposto nella quadreria dell’archivio Golgi Redaelli di Milano, non raffigura Donato, ma un suo discendente. Il quadro è stato dipinto nel 1600 per l’esposizione di una collezione di immagini di benefattori dei Pii luoghi elemosinieri di Milano, per renderne visibile l’operato e ottenere fondi da altri benefattori: riproduce però Donato con un abbigliamento del 1500, quindi non conforme alla sua epoca Nel dipinto sono riportati lo stemma di famiglia, un piedistallo con incisa la sigla “DIVINITAS” e il cappello dei priori della Schola.
  • 23. SCHOLA La Schola della Divinità venne fondata da Donato Ferrario, privo di eredi diretti, per dare assistenza alle persone povere, dando loro cibo e vestiti distribuiti alle porte di Milano con speciali gettoni.
  • 24. SFORZA Gli Sforza divennero signori di Milano nel 1450 fino a che il ducato milanese non passò ai francesi. Ai tempi di Donato Ferraio risedevano nel castello Sforzesco edificato prima dai Visconti (famiglia della moglie di Francesco). Inoltre possedevano vaste feudi vicino a Milano. Il successore di Francesco,Gian Galeazzo Sforza concesse un privilegio nel 1471 a Donato Ferrario per esentarlo dal pagamento delle tasse.
  • 25. TESTAMENTO Quando fu ormai vecchio, Donato Ferrario, dettò un testamento in cui diceva di voler lasciare la casa e un vitalizio alla moglie, mentre la maggior parte dei suoi averi la donava alla Scola della Divinità. Una quota ancora alla Veneranda Fabbrica della Chiesa Maggiore di Milano con i suoi deputati per la salvezza della sua anima e per ottenere maggior perdono e remissione dei suoi debiti. Questo testamento è trascritto nel codice dello Statuto della Divinità.
  • 26. URBS MEDIOLANI Versione latina del nome della città di Milano, dove visse gran parte della sua vita Donato Ferrario. Nello Statuto, scritto appunto in latino, la città viene indicata con questo nome.
  • 27. VIR NOBILIS Appellativo con cui Donato Ferrario si faceva chiamare, e significa signore nobile. Dal momento che Donato non aveva titoli nobiliari cominciò a farsi chiamare Homo generosus ed infine nobilis vir per ottenere così una certa visibilità a consacrazione del suo successo, che culminò nella fondazione della Divinità.
  • 28. ZANONO DE’ MOZATE Personaggio citato da Donato Ferrario nel suo Libro dei conti, in quanto gli era debitore in seguito all’acquisto di vitelli.