Da Persone&Conoscenzen° 79 - Este Editore
Nella riflessione che di seguito conduco, affronto il tema della ‘fuga dei cervelli’ allontanandomi volutamente dallo stereotipo del giovane che è vittima di un sistema perverso che non offre opportunità, ampliando il perimetro delle opportunità disponibili a quante ne offre il mercato del lavoro globale e perseguendo lo scopo di diffondere la cultura del movimento quale strumento non solo difensivo, ma quale strategia di sviluppo espansivo sia per l’individuo che per la Società.
1. teorie
La cultura del movimento
di Marco Nicodemi
In Italia il dibattito sul mercato del lavoro è costantemente di attualità.
Il tema viene più spesso affrontato sulla base di opposte visioni
ideologiche, che sintetizzano l’analisi sul versante della liberalizzazione
vs. regolamentazione, opponendo nel primo caso l’effetto della
precarizzazione e dell’insicurezza sociale al tema della deregulation,
mentre nel secondo si riconduce la bassissima presenza di investitori e
investimenti internazionali alla presenza di vincoli normativi troppo
stringenti in tema di assunzioni e licenziamenti.
Il rischio di affrontare la discussione senza prendere atto degli effetti
della globalizzazione sulla competitività dei lavoratori italiani
(in particolare i giovani) porta a drammatizzare i fenomeni migratori
che sono tipici delle grandi economie, all’interno delle quali coesistono
strategie di attrazione dei talenti, con iniziative che concorrono a
favorirne l’accesso a opportunità educative e di lavoro all’estero.
Nella riflessione che di seguito conduco, affronto il tema della ‘fuga dei
cervelli’ allontanandomi volutamente dallo stereotipo del giovane che
è vittima di un sistema perverso che non offre opportunità, ampliando
il perimetro delle opportunità disponibili a quante ne offre il mercato
del lavoro globale e perseguendo lo scopo di diffondere la cultura del
movimento quale strumento non solo difensivo, ma quale strategia di
sviluppo espansivo sia per l’individuo che per la Società.
E se ce li avessimo accompagnati…? Questa è la domanda che personalmente mi pongo
tutte le volte che ascolto un dibattito sul mercato del lavoro in Italia e sulla “fuga dei
cervelli”.
Per l’opinione pubblica italiana la migrazione professionale di giovani dal Bel Paese ver-
so l’estero ha le stesse caratteristiche di un drammatico esodo di massa, paragonabile ad
un processo di desertificazione intellettuale senza precedenti.
Eppure, non è così!
La propensione a espatriare
I dati ci raccontano dimensioni che portano l’Italia agli ultimi posti tra le grandi econo-
Laureato in Economia e
Commercio, si occupa da mie europee e mondiali nella propensione dei nostri giovani ad intraprendere un perio-
sempre di Risorse Umane, do di studio e di lavoro all’estero (Tab. 1).
prima come manager L’effetto di questa bassa propensione si riscontra nel numero di quanti effettivamente
in aziende nazionali e
multinazionali e poi come lasciano l’Italia per recarsi temporaneamente o stabilmente all’estero per lavoro; questo
imprenditore e libero numero è infatti percentualmente vicino, e quantitativamente molto inferiore, a quello
professionista; con una di altre grandi economie europee.
notevole esperienza in modelli
gestionali e contrattuali, In particolare, secondo i dati del OECD (Organisation for Economic Co-operation and
dinamiche del cambiamento e Development), Paesi quali la Nuova Zelanda e l’Irlanda registrano flussi migratori in
passaggi inter-generazionali, uscita di persone con elevato livello di cultura e competenze in misura pari al 15%
è orientato alla valorizzazione
strategica delle persone, dell’intera popolazione avente tali caratteristiche, mentre Germania e Regno Unito pre-
elabora politiche attive per sentano il maggior numero –in termini assoluti– di skilled expatriates tra tutti i 27 Paesi
il lavoro e progetta soluzioni dell’Organizzazione.
innovative per il people care e il
welfare aziendale, territoriale e Nel confronto con l’Italia, ad esempio, i dati mostrano che, sebbene il fenomeno dei lau-
integrativo. reati italiani che lasciano l’Italia sia in crescita (circa 295.000 secondo i dati OECD nel
84 PERSONE&CONOSCENZE N.79
2. La disponibilità dei giovani a trascorrere un periodo all’estero per lavoro un giovane aumentare in modo incremen-
Tab. 1
tale il proprio bagaglio di esperienze per
Un’indagine della Commissione Europea evidenzia come i giovani italiani siano tra i più restii a recarsi all’estero
per studio o lavoro: solo il 38% dei giovani di età tra i 15 e i 35 anni è disposto a trasferirsi all’estero
affrontare la competizione sul mercato del
lavoro globale con qualche chance in più di
farcela.
Se infatti capovolgiamo il paradigma che
riduce i ‘migranti’ a ‘fuggitivi’ e conside-
riamo –anche in senso antropologico– il
movimento delle persone quale condizione
imprescindibile che determina opportunità
di crescita e miglioramento, vediamo che la
presunta ‘fuga’ in realtà è ‘intraprendenza’
e l’intraprendenza è il fattore che meglio
di ogni altro sostiene la possibilità di auto-
realizzazione.
Affermati imprenditori, autorevoli scien-
ziati, importanti professionisti da sempre
Tabella1 hanno vissuto il mondo come luogo privo
di confini ed hanno posto le proprie origini
2005), in termini assoluti tale evento è ampiamente in- culturali alla base della propria capacità di interpreta-
feriore al numero dei loro omologhi tedeschi o francesi zione delle cose, assorbendo ed integrando nel loro mo-
(rispettivamente pari a circa 900.000 e circa 400.000, dello comportamentale stili, conoscenze ed approcci
sempre secondo le medesime stime). che gli sono provenuti dall’essere entrati in contatto con
culture e modelli comportamentali diversi dal proprio.
L’atteggiamento italiano di fronte ai trasferimenti per lavoro In questo senso, quindi, è più facile rintracciare il suc-
Il modello culturale prevalente in Italia porta a guarda- cesso nell’idea del movimento, piuttosto che la sconfit-
re con sofferenza e –spesso– rassegnazione verso coloro ta; è più coerente con il desiderio di auto-realizzazione
i quali si muovono da un luogo ad un altro per motivi il dinamismo di chi intraprende un percorso di cambia-
di lavoro; l’allontanamento dalla propria famiglia, dal mento rispetto a colui il quale accetta la convenzione
proprio quartiere e dalla propria ristretta cerchia di re- dell’immobilismo.
lazioni non è vissuto come modello virtuoso di emanci- Sì, perché restare fermi in attesa che qualcun altro si
pazione e crescita, ma come rottura di quello ‘schema faccia carico del nostro futuro è uno stereotipo assoluta-
familiare’ tipicamente italiano che genera forme di ‘di- mente anacronistico, che rincorre l’idea che le persone
pendenza affettiva’ tuttora fortemente resistenti. riducano le proprie ambizioni al solo sostentamento.
Coloro i quali, viceversa, decidono di partire verso mete Per fortuna le cose stanno cambiando e, nonostante la
molto lontane dal proprio luogo d’origine ed iniziano crisi economica generale ci riservi un presente ed un
un percorso che –spesso– assume i contorni di una re- futuro carichi di incertezze, l’ambizione e l’intenzione
ale nuova forma di nomadismo professionale, restano di seguire sogni, passioni e talenti rimangono intatte e
un’eccezione che ha tutt’altro che i contorni della fuga, la curiosità dei giovani verso il mondo –oggi– la si può
ma è perfettamente coerente con il bisogno di auto- trasformare nel movente che spinge ad intraprendere
realizzazione. percorsi di studio e lavoro non confinati nel proprio
Questo è il punto! L’idea di fuga coincide con la rea- ‘fazzoletto’ geografico né al proprio contesto culturale
zione ad un evento che limita la libertà o preclude la di riferimento.
possibilità di trovare riscontro alle proprie necessità e Un’indagine condotta recentemente su un campione di
ambizioni; in questo senso, la persona che fugge è colei circa 1000 tra giovani e genitori mostra segnali di cam-
che reagisce ad una mancanza di opportunità che diver- biamento rispetto all’atteggiamento rilevato in prece-
samente la condannerebbe alla frustrazione. denti ricerche sul tema delle esperienze all’estero: oltre
il 60% degli intervistati (senza differenza sostanziale tra
L’intraprendenza di chi parte ragazzi e adulti) ritengono molto importanti le espe-
Certamente, l’Italia non è riconosciuta come terra di rienze di studio e lavoro all’estero (Tab. 2).
opportunità e, allo stesso modo dei capitali finanziari,
anche il capitale umano reagisce alle difficoltà di trova- La piattaforma globale
re adeguati rendimenti attraverso la ricerca di migliori La risposta al generale disorientamento determinato
possibilità di affermazione. dalle statistiche sull’inoccupazione dei giovani italiani
Ma tra le molte ragioni per le quali si parla tanto del- (superiore ormai stabilmente al 30%) e sulla c.d. pre-
la possibilità di lasciare l’Italia per lavorare all’estero, carizzazione del lavoro (per la maggioranza dei giovani
pochi (pochissimi) ricordano quanto importante sia per il lavoro è un susseguirsi di stage, tirocini e rapporti a
PERSONE&CONOSCENZE N.79 85
3. L’importanza delle esperienze all’estero vicinano all’Italia con la vocazione del missionario che,
Un’indagine condotta sul tema del lavoro dei giovani nell’ambito della Giornata Nazionale della Previdenza e della Mostra
Nazionale del Welfare - tenutesi recentemente a Milano - su un campione di circa 1000 tra giovani e genitori sembrerebbe
per un ‘presunto’ bene superiore, accetta condizioni
evidenziare un ‘cambio di rotta’ verso l’idea di fare esperienze all’estero
economiche e modelli organizzativi peggiori rispetto
a quanto è in grado di realizzare altrove, ma bensì in
coloro i quali non perdono il desiderio di contribuire
alla promozione dei propri valori culturali (quelli ap-
presi nei luoghi d’origine) attraverso la costruzione di
capillari reti d’accesso al mondo che consentano anche
ad altri di auto-realizzarsi.
Sempre secondo importanti organismi internaziona-
li (OECD, OCSE) l’emigrazione di ‘cervelli’ (skilled
workers), quali ad esempio ricercatori e scienziati, può
accrescere la generazione e la diffusione di conoscenza
anche nei loro Paesi d’origine. In particolare, il rappor-
to The Global Competition for Talent pubblicato dalla
Fonte: Indagine condotta da Tolomeo Ricerche e Close2U attraverso interviste face-to-face assistite da computer (CAPI) – 10/17 Maggio 2012
rivista ufficiale dell’OECD nel 2009 rileva come le op-
Tabella2 portunità di migrazione possano incoraggiare lo svi-
luppo delle competenze. Infatti, allorquando gli skilled
termine mal retribuiti e privi di valore contenutistico) workers si muovono verso economie più grandi e dense
sta nell’anticipare alle prime fasi di ingresso nella scuo- di opportunità ne beneficiano di riflesso anche i Paesi
la superiore (se non addirittura prima) il contatto con il d’origine, attraverso la produzione di conoscenze mi-
mondo e con la possibilità di fruirne come di una piat- gliori di quanto potrebbero svilupparne a casa propria,
taforma globale che mette a disposizione enormi possi- migliorando la propria produttività ed accrescendo il
bilità di crescita, sviluppo e maturazione. proprio capitale umano, alimentando il potenziale flus-
Accompagnare i ragazzi verso la scoperta di quante op- so di ritorno del ‘sapere’ verso i luoghi d’origine.
portunità siano disponibili al di là del muro rappresen- In tal senso, quindi, un’iniziativa come quella dell’Am-
tato dagli stereotipi sociali che insistono nel proporci ministrazione USA denominata ‘100.000 Strong’, che
l’idea che il ‘buon’ lavoro sia quello sotto casa nostra è promuove come leva di sviluppo dell’economia ame-
la vera scommessa. ricana la migrazione di centomila studenti americani
Di recente, affermazioni come quella del Presidente verso la Cina entro i prossimi 4 anni, va colta nel suo
Monti, che in un passaggio non sufficientemente ripre- valore reale, di promozione e sviluppo degli interessi a
so dai media nazionali del proprio discorso di insedia- lungo termine del Sistema Paese attraverso l’accompa-
mento, ha sostenuto che ‘il miglior alleato della mobilità gnamento dei giovani nella direzione di aprirsi al mon-
sociale è la mobilità geografica’, hanno smosso la coltre do e portare valori che si trasformeranno in ricchezza e
di polvere che sovrasta le tradizionali politiche pubbli- benessere per tutti.
che in tema di accesso dei giovani al mercato del lavo-
ro. Internazionalizzare il lavoro per rilanciare l’economia
In sé, l’affermazione non definisce quale modello, ma Il movimento delle persone è il grande meccanismo
traccia una traiettoria che dati, statistiche e comporta- attivatore di scambi commerciali e sviluppo di reti di
menti di altri Paesi confermano essere quella che mag- trasmissione che definiscono nuovi modelli di benesse-
giormente sostiene le possibilità dei giovani di incon- re, che solo la diffusione della conoscenza è in grado di
trare la globalizzazione nel suo aspetto più virtuoso, di promuovere e stabilizzare.
aprire –cioè– le porte del mondo al desiderio di scoper- Per questo, proporre il cambiamento di approccio al
ta e alla voglia di intraprendere dei ragazzi italiani e, di tema della ‘fuga dei cervelli’ (c.d.: ‘Brain Drain’), sal-
conseguenza, di risollevarne le possibilità di auto-rea- dandolo al dibattito sulla creazione di migliori condizio-
lizzazione attraverso il movimento e non la fuga. ni per rendere l’Italia un Paese attrattivo per gli investi-
Se si abbandonasse l’idea conservativa che un’intelli- tori internazionali (c.d.: ‘Brain Exchange’), rappresenta
genza che si propone di studiare o lavorare all’estero sia un tema di riflessione sul quale concentrare l’attenzione
una ferita non rimarginabile, si potrebbe accogliere il degli opinion leader, chiamando ciascuno a riconoscere
tema ben più progressista che accompagnare un’intelli- e promuovere il valore espresso dall’intraprendenza di
genza ad esprimersi ovunque questo sia possibile offra chi parte, affinché famiglie e ragazzi siano incoraggiati
l’opportunità a tutti di trarne vantaggi sostanziali. e sostenuti (anche economicamente) ad ampliare il pro-
prio orizzonte visivo e culturale nella direzione di auto-
Diffondere la conoscenza nel Paese d’origine realizzarsi, ovunque questo si determini.
Le intelligenze di ritorno, come le rimesse degli emi- La visione di lungo termine che si può trarre dall’attua-
granti nella bilancia commerciale dei Paesi, non consi- le scenario economico italiano è che l’innesco che può
stono esclusivamente in quelle di coloro i quali si riav- rimettere in moto la macchina dello sviluppo è quello
86 PERSONE&CONOSCENZE N.79
4. di internazionalizzare il lavoro e non delocalizzarlo. Come si diventa un super‐employable
La stessa fertilità delle aziende italiane di successo nel L’ “employability” di un lavoratore è una misura definita dal mercato e, quindi, non può essere
mondo sarà favorita dalla capacità di rintracciare sul valutata in assoluto, ma dipende dal momento, dal luogo e da molteplici fa:ori economici.
mercato italiano e su quello internazionale persone che La valutazione
possano e sappiano muoversi su rotte che preservino la
espressa dal mercato
determina una
radice culturale originaria, spendendola in un contesto classificazione che, in
termini generali,
multi-culturale. consente di inserire i
lavoratori su una
I manager delle grandi imprese che proiettano le pro- scala di misura della
propria compe>>vit?
prie strategie a 5, 10, 15 anni sanno bene che per quel- (dal livello 4,
le date dovranno avere a stock competenze in grado di
considerato “super”,
al livello 1,
essere spese su mercati multi-regionali, e anticipano considerato “basso”).
quegli investimenti attraverso programmi che guar- Kegli ul>mi LM anni è significa>vamente aumentata la compe>>vit? sul mercato del lavoro,
diventato sempre piI esigente sia nella richiesta di qualificazione professionale che di aNtudine al
dano alla scuola primaria e secondaria, riconoscendo cambiamento.
l’università come un momento di consolidamento di
conoscenze tecniche che hanno la possibilità di esse-
re valorizzate solo se radicate su ‘cervelli’ abituati alla
multi-culturalità.
Tali programmi sono una risposta concreta all’impor-
tanza che gli Employers italiani attribuiscono, in fase di
reclutamento di giovani neo-laureati, sia alle esperien-
ze di lavoro (Tab. 3) che di studio svolte all’estero.
E’ importante che i neo-assunti abbiano fatto un’esperienza di stage all’estero
Un’indagine condotta sui “datori di lavoro” che assumono laureati in Europa evidenzia come il 45% degli Employers
Italiani ritengano molto o estremamente importante l’aver fatto un’esperienza di lavoro all’estero
Stronglyagree Ratheragree Ratherdisagree Stronglydisagree DK/NA
G fa:ori che inHuenzano maggiormente le opportunit? di un giovane sul mercato del lavoro sono la
formazione specialis>ca, la propensione alla mobilit? geografica, la conoscenza di una o piI lingue
straniere e l’aver compiuto almeno un’esperienza di studi e/o professionale all’estero.
Bibliografia:
Youth on the Move – Analytical Report, Indagine Eurobaro-
metro realizzata a Gen. 2011 e pubblicata a Maggio 2011
The Global Competition for Talent, OECD Observer,
IT
TOTAL
2009
Fonte: Employers’ perception of graduate employability – Analytical report (Eurobarometer – Nov. 2010)
Employers’ perception of graduate employability – Analyti-
cal Report, Indagine Eurobarometro realizzata tra Ago-
Tabella3
sto e Settembre 2010 e pubblicata a Novembre 2010
Carriere Professionali: Aspetti Psicosociali delle Transi-
Le basi dell’employability zioni, Tesi di Dottorato, Dr. Pierpaolo Scarpuzzi, Dot-
Il processo attraverso il quale un individuo costruisce la torato di ricerca di Psicologia Sociale, dello Sviluppo e
propria ‘identità di carriera’, ovvero la definizione di sé delle Organizzazioni, Univ. Bologna, 2009
in un contesto lavorativo in termini di ‘chi sono/chi vo- Discorso di insediamento del Pres. Sen. Mario Monti
glio essere’, consiste nel prendere atto che è indispensa- al Senato del 17 Novembre 2011
bile ‘adattarsi’ per raggiungere o creare le opportunità The “100.000 Strong” iniziative, Lettera del Segretario
che coincidono con le proprie aspirazioni. Trasferire di Stato USA, Hillary Clinton a Mr. Allan Goodman,
ai giovani (e alle loro famiglie) informazioni adeguate Presidente e CEO dell’Institute of International Edu-
sull’ambiente lavorativo, predisporli all’adattamento cation, Nov. 2009
attraverso il rinforzo di attributi individuali (pro-attivi- No Italian Jobs – Why Italian Graduates cannot wait to
tà, ottimismo, senso di auto-efficacia) e schemi cognitivi emigrate, The Economist, Giugno 2011
che consentano di affrontare la sfida del cambiamento, Realtà e Retorica del brain drain in Italia, Dr. Loren-
rappresentano le basi dell’employability, ovvero della zo Beltrame, Quaderni del Dipartimento di Sociologia
misura della competitività di un lavoratore nel mercato e Ricerca Sociale, Facoltà di Sociologia, Univ. Trento,
del lavoro. Marzo 2007
La sfida, quindi, da raccogliere è quella di semplificare Indagine sul mercato del lavoro condotta da Tolomeo
l’accesso dei giovani italiani alla multi-culturalità, sti- Ricerche e Close2U nell’ambito della Giornata Nazio-
molarne l’intraprendenza e sostenere la competitività nale della Previdenza e Mostra Nazionale del Welfare
dei loro ‘portafogli di competenze’ rispetto ai coetanei organizzate da Itinerari Previdenziali - Edizione 2012
di altri grandi economie internazionali. - Maggio 2012.
PERSONE&CONOSCENZE N.79 87