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GIOVANNI SCARABELLO
IL MARTIRIO DI VENEZIA
D U R A N T E LA G R A N D E G U E R R A
E
L ’ O P E R A DI D IFESA D ELLA M A R IN A IT A L IA N A
Consta di cinquecento facciate, in due volum i del formato 25 x 35
linemente rilegati in tela azzurra con impressioni in oro.
Quest’opera che, per l'aggiunta di altri preziosissimi documenti
inseriti durante il corso di stampa del secondo volum e, contiene
750 illustrazioni (anziché 725 com e risulterebbe dai frontespizi dei due
volum i) riprodotte da fotografìe di raro interesse storico ed in parie
inedite, è la commossa rievocazione del duro sacrificio al quale fu sot­
toposta Venezia durante il periodo travagliato ma glorioso della grande
guerra, e della leggendaria difesa, sia per terra che per mare, opposta
dalla nostra eroica Marina, come risulta dal Foglio d’ Ordini N. 105
del Ministero della Marina - Gabinetto - in data 4 Maggio 1934 XT1°,
diramato a tutte le Autorità:
« La pubblicazione del cav. Scarabello: « IL M A RTIR IO DI
VENEZIA DURANTE LA GRANDE GU ERRA E L’ OPERA DI D I­
FESA DELLA M ARIN A ITALIA N A » rievoca eil esalta nobilm ente,
con ricca docum entazione fotografica e testo appropriato, il duro sa­
crificio al quale fu sottoposta Venezia negli anni di guerra, il coraggio
e l’abnegazione del popolo veneziano e l'opera svolta ilalla It. Marina
per la difesa della città.
La pregevole pubblicazione merita diffusione ».
Il costo dei volum i, di grande form ato, costituenti ] opera, legati
in tela con impressioni in oro, vengono ceduti agli Enti ed al personale
dipendente al prezzo ridotto di L. 100, oltre alle spese di im ballo e
di spedizione.
L ’ autore acconsente che il pagamento venga anche fatto in dieci
rate mensili.
Per schiarimenti ed acquisti rivolgersi direttamente al Cav. G io­
vanni Scarabello — S. Marco 1623 - Venezia — oppure alPAmmini-
sirazione del «Gazzettino» - Venezia.
T u t t i g l i e s e m p l a r i d e v o n o p o r t a r e l a f i r m a d e l l ’ a u t o r e
T ir M Jt« » tu a r r iN O iu .u ìt» ato- v i« ì i »
G IO V A N N I SCARABELLO
G IÀ ’ OPERATORE IN GUERRA PER LA R. MARINA
IL MARTIRIO DI VENEZIA
DURANTE LA GRANDE GUERRA
E L’ OPERA DI DIFESA DELLA MARINA ITALIANA
VOLUME PRIMO
CON 345 ILLUSTRAZIONI CONCESSE D A L­
L'U FFIC IO SPECIALE DEL MINISTERO
DELLA MARINA - ORA UFFICIO STORICO
AG LI EROICI DIFENSORI DI V E N E Z IA Q U EST’ O P E R A È D E D IC A TA
P E R C H È S I A D I E S E M P I O A I V I V E N T I E A I P O S T E R I
P R O P R I E T À ’ A R T I S T I C A L E T T E R A R I A R I S E R V A T A A L L ’ A U T O R E
A N O R M A D E L L E V I G E N T I L E G G I
ESEM PLAR E N.°
Tipografia del Gazzettino Illustrato - Venezia 1933
S O M M A R I O
VOLUME PRIMO
PARTE I. - Venezia in guerra — 24 Maggio 1915
— Alla dichiarazione di guerra dell’Italia al­
l’Austria. i quattro cavalli «li San Marco scen­
dono dalla Basilica d'oro e Venezia inizia le
opere «li difesa per proteggere i suoi monu­
menti.
PARTE II. - 11 Martirio di Venezia durante le in­
cursioni aeree, sotto il grandinar delle bombe
nemiche.
Nulla è rispettato pur di colpire e Venezia
trova nel suo popolo tpiel coraggio e quella
abnegazione civica che non le sono mai ve­
nuti meno nelle sue gloriose tradizioni, dimo­
strando, come nel 1848-49, la tenace volontà
di resistenza.
PARTE III. - La Difesa e Assistenza Civile.
PARTE IV. - L'esodo dopo Caporetto. Mentre
molti Veneziani partono, la Famiglia Reale,
a Venezia, porge assistenza e incoraggiamento
ai «rimasti», i quali vedono con dolore l’al­
lontanamento delle opere d'arte più care.
PARI E V. - Venezia resisterà ad ogni costo all'in­
vasore.
PARTE VI. - Cerimonie Militari e Civili di Vene­
zia, celebrate in omaggio e in premio all’opera
della R. Marina Italiana.
v o l u m i : s e c o n d o
PARTE VII. - L’opera della R. Marina Italiana in
difesa di Venezia. Dopo Caporetto, il nemico
che ha già passato il Nuovo Piave da Musile
a Cortellazzo, trova tenace resistenza lungo i
canali che conducono alla laguna e viene ar­
restato sulla linea che dal Taglio Sile, Capo
Sile, Cavazuccherina e lungo il Gavetta, con­
duce fino allo sbocco nel Nuovo Piave, stre­
nuamente difesa dalla R. Marina Italiana. Con
le sue batterie natanti, con le sue batterie da
terra e con i suoi baldi marinai, inquadrando
reparti «li territoriali, «li bersaglieri e «l’arti­
glieria della Terza Armata, la Marina rende
impossibile l’avanzata del nemico che voleva
invadere Venezia.
PARTE V ili. - Le LL. MM. il Re d’ Italia, il Re
«lei Belgio, il Re Nicola del Montenegro e
S. A. R. il Duca d’Aosta visitano le linee te­
nute dalla R. Marina Italiana.
PARTE IX. - L’ opera del naviglio leggero e «lell’A-
viazione Marittima in difesa «li Venezia e le
audaci imprese della R. Marina Italiana.
I Comandanti Ciano. Rizzo, Vagano. Il Co­
mandante Gabriele d’Annunzio e il volo su
Vienna.
L'affondamento della «Santo Stefano» e del­
la «Viribus Unitis» - Equipaggi e motoscafi che
parteciparono alle imprese.
PARTE X. - Prede fatte al nemico. La guerra sta
per terminare con la Vittoria dell’Italia.
Preparativi per lo sbarco a Trieste.
PARIE XI. - Dalla guerra alla pace. Venezia de­
pone la veste di guerra liberando i monumenti
tlalle ilifese.
PARTE XII. - 24 Marzo 1919. L’arrivo «Iella Flotta
Austriaca a Venezia come preda di guerra.
E vendicata la sconfitta di Lissa.
Cerimonie durante l’anno 1919.
Venezia tributa la sua riconoscenza a
S. A. R. il Duca «l’ Aosta, a S. E. il Mare­
sciallo Armando Diaz, a S. E. il Grande Am­
miraglio Duca Paolo Thaon «li R«ivel.
PARTE XIII. - Il Comandante del Reggimento Ma­
rina, Giuseppe Sirianni, nel dì 28 Giugno
1919, pronuncia un eloquente discorso nel
Teatro Carlo Felice a Genova a beneficio del-
l’Associazione Combattenti e Mutilati, sulla
«lifesa di Venezia e del Basso Piave e sull’o­
pera svolta dal Reggimento e «lai Raggruppa­
mento Marina.
QUESTA OPERA DOCUMENTATA
VEDE LA LUCE NEL DECIMO ANNIVERSARIO DELL’ERA FASCISTA
SOTTO L ’AUGUSTO AUSPICIO
DI S. A. R. FERDINANDO DI SAVOIA DUCA DI GENOVA
GIÀ PRODE COMANDANTE DI SILURANTE IN ADRIATICO NEL 1915-18
ED ORA
AMMIRAGLIO COMANDANTE MILITARE MARITTIMO
AUTONOMO DELL’ALTO ADRIATICO
QUESTE PAGINE ESALTANO
GLI EROI NOTI ED IGNOTI DELLA MARINA ITALIANA
E TESTIMONIANO
LA MEMORE DEVOZIONE DEI VENEZIANI
PEL GRANDE AMMIRAGLIO DUCA PAOLO THAON DI REVEL
COMANDANTE IN CAPO DELLA FLOTTA ITALIANA
STIMOLATORE ED ARTEFICE
DELLE GLORIOSE IMPRESE ADRIATICHE
E DI VENEZIA
DIFENSORE AI) OLTRANZA
IL COSTANTE AMORE DI CASA SAVOIA PER VENEZIA
GLI AUGUSTI PRINCIPI SABAUDI NEL GIORNO SOLENNE IN CUI, RICORRENDO LA FÉ-
STA DEL SANTO PATRONO DELLA CITTÀ, SI INAUGURAVA IL CONGIUNGIMENTO DI VE­
NEZIA CON LA TERRAFERMA, PRESERO VISIONE CON IL PIÙ’ VIVO INTERESSAMENTO
DEI DUE VOLUMI GUIDE D’IMPAGINAZIONE DELL’OPERA, CHE RICORDAVA LORO I MO-
MENTI QUANDO, ANCORA FANCIULLI, NEL PERIODO PIÙ’ DRAMMATICO DELLA NO-
,V;
STRA GUERRA, EBBERO OCCASIONE DI INCONTRARSI A VENEZIA
HANNO ESAMINATO LA DOCUMENTAZIONE DELL’OPERA E DATO IL PIÙ’ AMPIO PLAUSO,
CONSENSO ED INCORAGGIAMENTO ALLA SUA PUBBLICAZIONE :
.1 Ques^o/iern tramanderà ai posteri il coraggio e Vabnegazione civica con cui il popolo veneziano vis­
se. gli anni di guerra e quanto fece la R. Marina per difendere la perla dell'Adriatico ».
P ao l o T h a o n di R e v e l
A S. E.
IL GRANDE AMMIRAGLIO DUCA PAOLO THAON DI REVEL
Glorificare Venezia mia città natale, ricordare le sofferenze da essa salute durante la grande
guerra, esaltare l'oitera della R. Marina Italiana nella strenua difesa, consacrata dal suo valore, tale
il fine impostomi quale sacro dovere nel dare corso a questa pubblicazione.
Nella lunga, straziante prova Venezia fu in tutto degna del suo glorioso passato, e dal 1915 al
1918, i cittadini Veneziani tennero altissima fede alle tradizioni ereditate dalla possente dominatrice
dei mari!
Nel ricordo soave di mia madre morta per le sofferenze sopportate durante la guerra, per l'af­
fetto che mi lega ai miei bambini rimasti ininterrottamente a Venezia sotto la quotidiana minaccia delle
bombe nemiche e dell'invasione, per l'onore di tutti coloro che sopportarono e soffersero con stoica
rassegnazione l'immane prova, fermi al posto loro segnato da un altissimo dovere, nobilmente com­
pì eso, dedico questo mio modesto lavoro a S. E. il Grande Ammiraglio Duca Paolo Thaon di Revel,
per mente e cuore mirabile sostenitore della difesa ad oltranza di Venezia.
L'amore professato dall'Eminente uomo per Venezia, che degnamente e solennemente lo volle
Suo cittadino onorario, è a tutti ben noto.
Quest'amore è, e sarà ognora ricontato con memore, riconoscente, affettuoso orgoglio da Ve-
nezia e dalle sue future generazioni.
Anno X dell’Era Fascista.
G io v a n n i Sc a r a b e l l o .
IL DUCE
CAPO DEL GOVERNO E DEL FASCISMO, CHE SALVO’ L ’ITALIA DALLO SFACELO
RIDONANDOLE PACE E ORDINE
IL GRANDE AMMIRAGLIO DUCA PAOLO THAON DI REVEL
CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA R. MARINA ITALIANA DURANTE LA GRANDE GUERRA
SOSTENITORE DELLA DIFESA Al) OLTRANZA DI VENEZIA
GIOVANNI
PRESIDENTE DELLA
E LA FEDE DI VENEZIA
« PARTENZA PER LA GUERRA »
« La sera del 23 Maggio mi recai al Lido per
una visita di congedo e verso le dieci tornai a Ve­
nezia.
Non potrò mai dimenticare quella vigilia.
Una mezza luna scintillava sulla laguna d’o­
pale.
Venezia, già piombata nella più completa oscu­
rità, appariva nella lontananza, scialba e spettrale,
come se una sùbita sventura l’avesse percossa e
vuotata di ogni vita.
Nessuna voce a bordo del piccolo piroscafo :
tutti sembravano assorti nel pensiero della tragedia
imminente.
GIURIATI
« TRENTO-TRIESTE »
PER L’INTERVENTISMO
Giunto alla Riva degli Schiavoni, volli, prima
di rincasare, rivedere Piazza S. Marco. Quanto mu­
tata anch’essa!
Ieri luminarie, fragore di fanfare, ondate di
popolo entusiasta, canti ed acclamazioni. Oggi po­
chi gruppi di gente tranquilla, che ragionava con
pacata serietà e quasi sottovoce, come se il nemico
stesse lì presso, origliando. Squadre di operai la­
voravano speditamente intorno al Palazzo Dogale
e alla Basilica per apprestare schermi e puntelli e
porre quelle fabbriche insigni e vetuste in grado di
resistere alle nuove offese escogitate dalla ferocia
degli uomini.
Non avevo sonno ancora : mi addentrai in
qualche calle remota.
Venezia era ridivenuta la Venezia guerriera del
trecento. Non più allettataci melodie, non più la
folla numerosa e sguaiata nelle taverne, non più le
frotte dei giovinastri in baldoria. Nell ombra, ap­
pena rotta dall’incerto chiaror lunare, un armato,
suIla soglia di un palazzo, si accomiatava, tra so­
spiri e singhiozzi, dalla famiglia: un mercatante or­
dinava in fretta la bottega; davanti a una Madonna
incorniciata di marmi sottilmente istoriati un grup­
po di donne pregava, sommessamente bisbigliando.
Più innanzi, il silenzio non era rotto più che
dal passo grave degli artiglieri e dal sonar degli
sproni.
Si sarebbe detto che una tradizione fosse im­
provvisamente rivissuta: che la Venezia dei Dan­
dolo, dei Morosini e di Daniele Manin avesse ri­
presi», senza stupirsi e senza lamentarsi, le sue con­
suetudini di Città adusata ai cimenti.
L’indomani mattina, dovendo partire alle ciu-
que per raggiungere il mio Reggimento al fronte,
mi alzai alle prime luci dell’alba.
Stavo vestendomi, quando udii il ronzìo lon­
tano di alcuni velivoli. Subito dopo Nino, mio ni­
pote (probabilmente allora non prevedeva che quel­
lo sarebbe stato un giorno il suo strornento di guer­
ra e che, come aviatore da bombardamento, egli si
sarebbe guadagnato due medaglie al valore!) dal
p ogg iolo a cui si era affacciato, gridò : « Sono i
Taube! Sono i Taube! ».
Accorsi col mio binoccolo. Osservai gli appa­
recchi : distintamente vidi la croce nera in campo
bianco dipinta sotto le ali.
Non so se fossero precisamente Taube, come
affermava, con la sicurezza propria dell’età, il mio
giovanissimo commilitone, ma erano certamente ve­
livoli nemici. Subito dopo il cielo cominciò a costel­
larsi di infiniti fiocchi di fumo giallastro e i rombi
di numerose batterie e il precipitoso crepitar delle
mitragliatrici e il lacerante scroscio delle salve di
fanteria commossero per ogni dove la serenità del­
l’alba lagunare.
Saranno apparecchi da ricognizione o da bom­
bardamento?
Io non avevo il tempo per decidere questo dub­
bio, uè per seguire le vicende di quel primo attac­
co. Dovevo vestirmi e completare i preparativi per
la campagna.
Pochi minuti dopo ero in gondola con Nino.
La mia cassetta d’ordinanza e il mio zaino, nei quali
si racchiudevano ormai gli agi della vita che mi a-
spettava, erano sugli scalini di prora.
Il combattimento continuava furioso. Il fra­
casso della difesa era, a tratti, superato dalla esplo­
sione delle bombe lanciate dagli assalitori.
Ma nessuno se ne curava : nessuno aveva allo­
ra un’idea di che fosse la guerra. Lungo il Canal
Grande le finestre erano spalancate e la gente si
affollava ai davanzali, avida di quel nuovo spetta­
colo, come se le pallette di shrapnel fossero di bur­
ro e le bombe d’aeroplano uno scherzo. Il gondo­
liere vogava « a seconda » senz’affannarsi, reso an­
ch’ egli audace dalla ignoranza. E, devo confessare,
nè Nino, nè io ebhimo la più vaga concezione che
fosse quello il nostro battesimo del fuoco.
Vedendo due Fanti (anche Nino vestiva la sua
uniforme di volontario ciclista) che si avviavano al­
la stazione, attrezzati per la guerra, da 1111 balcone
parti 1111 primo grido: viva l’Italia! e un primo ap­
plauso; tutti imitarono ben presto quell’esempio:
si acclamava da ogni finestra, da ogni poggiolo: si
sventolavano i fazzoletti. Nessuno mi riconobbe.
Non eran per me quelle feste. Erano il saluto e
( augurio al Soldato d ’ Italia, che in quella giornata
tiepida intraprendeva la sua grande fatica.
Così, per merito dei velivoli nemici, la mia
partenza per il fronte avvenne in un’atmosfera
(piasi trionfale.
Alla stazione, folla di amici. Già si sapevano
e si commentavano le notizie dell’attacco aereo:
molto frastuono, parecchie bombe, nessun danno.
Nei brevi minuti che mancavano alla parten­
za; fu 1111 vociare pieno di gaiezza, un incrociarsi
di auspici, 1111 formular propositi spavaldi, un ru­
moroso e festevole entusiasmo.
Ma quando il treno si mosse, vidi gli occhi del
mio bravo Ninetto, caro a me come un figliolo, ve­
larsi eli lagrime e udii la sua voce, rotta dai sin­
ghiozzi, gridarmi ripetutamente:
« A rivederci! A rivederci! ».
Sì, dovevamo rivederci dopo pochi mesi.
A Oslavia.
G io v a n n i G iu r ia t i » .
(Dalla Collezione italiana di diari memorie studi e documenti per
s c i a ire alla storia della guerra del mondo, diretta da Angelo Gatti. • Ciò*
v a n n i Giuriati: La Vigilia • Gennaio 1913 • Maggio 1915. — Mondadori,
Milano - Paragrafo 7 del 14° ed ultimo capitolo).
20 —
Foto Giacom elli • Venezia
IL CONTE GIUSEPPE VOLPI DI MISURATA
E LA FEDE DI VENEZIA PER LA SUA ESPANSIONE COMMERCIALE
Di antica famiglia bergamasca stabilitasi pri­
ma a Fiume, poi a Venezia si dedicò giovanissimo
agli affari, compiendo lunghi viaggi in Oriente e
creando a Venezia, al ritorno, le prime società fi­
nanziarie che si moltiplicarono rapidamente, intrec­
ciando una vasta rete di interessi coordinati alla po­
litica estera italiana.
Fra le sue maggiori creazioni è il Gruppo del­
la Società Adriatica «li Elettricità, che comprende
gli impianti elettrici del Veneto, di parte dell’Emi­
lia e della Romagna e controlla le maggiori industrie
meccaniche, siderurgiche e di navigazione del Ve­
neto, e la creazione di Porto Marghera di cui si par­
la in seguito.
La sua speciale attività finanziaria in Oriente
gli permise di poter negoziare nel 1912, prima se­
gretamente a Costantinopoli e poi (piale Ministro
plenipotenziario a Ouchy, la pace con la Turchia.
In tale occasione fu nominato Ministro plenipoten­
ziario onorario ed ebbe il titolo di Conte. In seguito
fu vice Presidente della Confederazione Finanzia­
ria Balcanica a Parigi (1913); Membro del Consi­
glio Superiore Economico di Parigi e della Delega­
zione Italiana per la pace (1919); inviato segreto a
21 —
>
Belgrado per la preparazione di quello che fu poi il
Trattati» di Rapallo (1920). Nominato nel Luglio
J921 Governatore della Tripolitania, pensò subito
ad allargare l’occupazione italiana ridotta a poche
zone costiere; il 26 Gennaio 1922, con lo sbarco a
Misurata Marina, iniziò le operazioni, che doveva­
no portare le nostre truppe al limite del deserto del
Sahara. Provvide poi all’assetto civile della Colo­
nia, alla quale diede un ordinamento militare, giu­
diziario, amministrativo, edilizio, fondiario, curan­
do lo sviluppo della capitale, dando impulso agli
scavi «li Leptis Magna e costruendo parecchie centi­
naia di chilometri di strade.
Per tale opera gli fu conferito dal Re il predi­
cato di Misurata (18 Luglio 1925).
Richiamato in Patria fu nominato Ministro del­
le Finanze e in tale ufficio, tenuto per tre anni, prov­
vide al consolidamento del bilancio, alla riduzione
della circolazione monetaria, alla difesa della valu­
ta italiana fino all’abolizione del corso forzoso (d i­
cembre 1927), alla sistemazione dei debiti di guerra
dell'Italia con gli Stati Uniti (14 Novembre 1925)
e con l’Inghilterra (27 Gennaio 1926).
Nei giorni 27-28 Febbraio 1926 gli furono rese
solenni onoranze in Venezia nella Sala del Maggior
Consiglio del Palazzo Ducale a ricordare la sua ope­
ra di Ministro e quella per la risurrezione di Ve­
nezia e la creazione della Zona industriale. Gover­
natore Onorario di Colonie è Senatore dal 16 Ot­
tobre 1922, e Ministro di Stato dal 1923.
— 22 —
INTRODUZIONE
La prima parte di quest’opera presenta Vene­
zia che, all'atto della dichiarazione di guerra al­
l'Austria, si veste di (¡nell'armatura che porterà per
ben tre anni e mezzo.
Scendono i quattro coralli di bronzo dalla Ba-
silica di S. Marco, e /ter la Porta della Carta sono
trasportati sotto le solide volte del Palazzo Ducale,
ore trovano sicuro ri/taro dalle bombe nemiche.
La Basilica di S. Marco, la Loggetta del San-
sol imi, vengono munite di difese; così pure le ar­
cate di sostegno alle logge del Palazzo Ducale, le
cui colonne vengono rinforzate a mezzo di solide
armature e murature.
Le opere d'arte più preziose vengono rimosse,
i dipinti sono smontati, le tele arrotolate su grandi
rulli sono poste al sicuro fuori di Venezia.
La seconda parte dell'opera ha inizio con la
descrizione di Venezia che si difende dagli attacchi
aerei nemici, ma questo breve cenno con illustra­
zioni non ha la pretesa ili descrivere a fondo l'o­
liera svolta dalla difesa antiaerea, per la cui di­
mostrazione non basterebbe un intero volume.
Si ¡tassa poi alla descrizione delle incursioni
aeree nemiche su Venezia, martoriata dalle bombe.
Queste incursioni sono descritte e documentate da
illustrazioni che riproducono i danni causati alla
città.
La terza parte è destinata al ricordo dei perso­
naggi principali, che, quali apostoli della Assisten­
za Civile diressero e sostennero un’opera indefessa,
proficua a tante migliaia di derelitti. Fra questi ri­
cordiamo: Sua Eminenza il Cardinale Patriarca La
Eontaine, il Conte Filipjto Grimani /ter ventiquat­
tro anni Sindaco ili Venezia, il Generale Emilio
Castelli, il Prof. Mario Marinoni, il Sig. Hartvey
Carmi Console degli Stati Uniti d'America ed altri.
clla quarta parte è illustrato l’esodo parziale
della popolazione veneziana. Il periodo che seguì
l'infausto episodio di Caporetto fu il /tiù angoscio­
so iter Venezia, che si trovò esposta alla continua
minaccia dell'invasore.
Nel Febbraio 1918 le Famiglie Reali d’Italia e
del Belgio si trovano a Venezia, prodigandosi
a beneficio delle Opere Pie e dell'assistenza alla
popolazione rimasta, ai « resistenti », come venne­
ro chiamati, i quali vedono con dolore l’esodo delle
opere d'arte più pregevoli, che vengono portate lon­
tane da ogni pericolo. Tutte le scene sono illustrate
ila documenti fotografici di sicuro valore storico.
La quinta parte pone in evidenza i documenti
ihe attestano quale e quanto sia stato il valore dei
difensori di Venezia sotto la direzione della Marina
Italiana da guerra, decisa di non perdere il domi­
nio dell'Alto Adriatico.
S. E. il Grande Ammiraglio Duca Paolo Thaon
di Revel, Capo di Stato Maggiore della Marina Ita­
liana durante quel /teriodo bellico, fu il tenace so­
stenitore della difesa ad oltranza di Venezia; a Lui
spetta la parte principale di merito nella ilifesa.
Anche in questa terribile quanto epica prova
Venezia non è venuta meno alle sue gloriose tra­
dizioni.
Il 2 Aprile 1849 l'Assemblea dei Rappresen­
tanti ilello Stato Veneto, riuniti nella Sala del Mag­
gior Consiglio del Palazzo Ducale, decretava: «V e­
nezia resisterà all'Austriaco ad ogni costo».
/Ve/ Novembre 1917 un Comitato di Ammira­
gli, convenuti a Venezia /ter ordine del Capo di
Stato Maggiore della Marina Italiana S. E. Paolo
Thaon di Revel, ripetevano la deliberazione: «V e­
nezia resisterà ad ogni costo all’invasore».
Mentre l'esodo dei Veneziani avveniva ordi­
nato, tranquillo, Venezia tributava agli eroici suoi
difensori tutta la sua riconoscenza.
In quei giorni, nei quali il nemico premeva alle
porte di Venezia facendo ogni sforzo /ter impadro­
nirsene, gli aniitìi della popolazione veneziana si
mantenevano sereni e fiduciosi per l'opera di di­
fesa della nostra Marina da guerra. Nello stesso
tempo coll’offrire bandiere ili combattimento e tri­
buti di riconoscenza al R. Esercito, alla R. Marina
e agli Alleati, col promuovere discorsi ed entusia­
stiche dimostrazioni in loro onore, il /toltolo vene­
ziano, degno erede e continuatore del popolo della
Repubblica di San Marco, rivelava la propria fede
c l’alto amor patrio.
Queste manifestazioni, comprese nella parte
sesta dell'opera, sono tutte accompagnate da inte­
ressanti illustrazioni dimostrative riprodotte da fo ­
tografie dell’epoca.
L'opera svolta dalla R. Marina Italiana al
fronte terrestre in difesa di Venezia è ampiamente
descritta nella parte settima.
Durante la ritirata di Caporetto, il nemico tro­
va tenace resistenza lungo i canali che conducono
alla laguna e viene arrestato tra il Vecchio e il Nuo­
vo Piave, mentre a Cortellazzo il Battaglione Mon-
falcone, che si costituì in quei giorni, sostenne i pri­
— 23 —
mi accanili assalti del nemico che voleva raggiun­
gere Venezia.
Si formarono altri Battaglioni di Marina com-
jtosti di Marinai della Difesa di Grado e della Spe­
zia, costituendo così il Reggimento Marina.
Nello stesso temjto le batterie natanti ritirate
da Monfalcone, GolamettO e Punta Sdohba, pren­
devano posizione lungo il Sile, la Laguna, il Vec­
chio Piave e il Gavetta, ostacolando con il tiro in­
cessante Vavanzata del nemico.
A Punta Cortellazzo, sulle dune di sabbia,
vennero /tostate altre bocche da fuoco della Re­
gia Marina che controbattevano energicamente il
nemico sia da terra che da mare, appoggiate da re­
parti di artiglieria comitale della III. Armata, co­
stituendo così il Raggruppamento Marina, che ebbe
la parte principale nella difesa di Venezia.
Reggimento e Raggruppamento Marina, inqua­
drando rejKirti di Territoriali e Bersaglieri della
ìli. Armata, formarono la Brigata Marina e arre­
starono l'avanzata dell'invasore.
L'opera della R. Marina Italiana sul Vecchio e
sul Nuovo Piavo in difesa di Venezia, è documen­
tata da rapporti di Comandanti sulle azioni svolte
fino alla Vittoria ed è illustrata ila molte fotografie
di grande interesse storico.
S. M. Vittorio Emanuele III veniva s/tesso a
Venezia e si recava a visitare le linee tenute dalla
R. Marina; così /ture S. M. il Re del Belgio, Sua
M. il Re Nicola di Montenegro e S. A. Reale il
Duca d’Aosta; i/ueste visite sono illustrate nella
parte ottava.
L'opera del naviglio leggero e dell'Aviazione
Marittima, che comprende tutte le missioni e le a-
ztoni svolte itagli Esploratori, Cacciatorpediniere,
Torpediniere, Sommergibili, M.A.S. e ldrovolanti
in difesa di Venezia durante i tre anni e mezzo di
guerra, così pure le grandi ed audaci imprese della
R. Marina Italiana, che contribuirono al raggiun­
gimento delta vittoria, sono descritte ed illustrate
nella parte nona, ove trovatisi ritraiti i personaggi
che più concorsero al pieno successo delle titani­
che, miracolose imprese.
Mentre la guerra sta per terminare con la vit­
toria dell'Italia, fervono i /tre/tarativi ¡ter lo sbarco
a I rieste, e Venezia esultante invia il suo saluto
alia consorella prossima alla liberazione.
Nel pomeriggio del 2 Novembre 1918 parte da
Venezia una squadriglia di idrovolanti della R. Ma­
rina e si dirige verso Trieste abbassandosi a mini­
ma quota. Uno di essi discende sul mare fra le
acclamazioni e l'entusiasmo della folla, che si era
radunata su tutti i moli del porto.
È l’aviatore Giuseppe Palìacci che prende ter­
ra, si itorta all’ex Palazzo della Luogotenenza e sa­
lito sulla grande loggia arringa la folla e dice:
« Fratelli, la Città di Venezia manda il suo sa­
luto alla Città di Trieste. Domani Trieste sarà ri-
congiunta alla Famiglia Italiana ».
Il 3 Novembre il cacciatorpediniere «Auda­
ce» parte da Venezia alla volta di Trieste, imbar­
cando Autorità Militari e Civili e S. E. il Conte
Carlo Petitti di Roreto che dovrei prendere posses­
so della «Fedelissima» in nome di S. M. il Re d’ I­
talia.
L ’ «Audace» lascia gli ormeggi a S. Biagio fra
le acclamazioni e l’entusiasmo dei veneziani, che
assistono alla partenza della bella nave, che dovrà
j>er ¡irima toccare il molo di Trieste Italiana.
La succinta descrizione di questi solenni av­
venimenti è seguita da interessanti riproduzioni fo ­
tografiche di notevole valore storico, e costituiscono
la parte decima, che si conclude con il bollettino
della Vittoria.
La parte undicesima illustra il passaggio di
Venezia dallo stato di guerra allo stato di pace. Si
tolgono le difese ai monumenti e le opere d’arte
ricompaiono alla luce nella loro /tiena bellezza.
Con questa vittoria l’Italia vendica la sconfit­
ta di Lissa.
La flotta austro-ungarica è condotta come /tre•
da di guerra a Venezia, e getta le àncore nel Ba­
cino di S. Marco Ira gli applausi dei veneziani, gli
ululati delle sirene e il slittilo delle campane.
Questa solennità è illustrata da documenti fo ­
tografici che formano la parte dodicesima, con al­
tre illustrazioni delle cerimonie avvenute durante
Tanno 1919 in onore di S. A. R. il Duca d’ Aosta,
di S. E. il Maresciallo Armando Diaz e di S. E. il
Duca Paolo Tliaon di Revel, ai <piali veniva con­
ferita la cittadinanza veneziana.
I/opera si chiude con un discorso del Coman­
dante il Reggimento Marina Giuseppe Sirianni, pro­
nunciato nel teatro Carlo Felice a Genova nel dì
28 Giugno 1919, sull'opera svolta dalla Brigata Ma­
iina in difesa di Venezia.
24 —
ADESIONI
In una ìettera che il Grande Ammiraglio mi
( onsegriava nel Suo ufficio a Roma al Ministero del­
la Marina, diretta a S. E. Giovanni Giuriati, Presi­
dente della Camera dei Deputati, così si esprimeva:
Roma, 7 Marzo 1932 A. X.
« Cara Eccellenza,
« Il Cav. Scarahello che conosco ed apprezzo
do anni, avrà la fortuna di essere da te ricevuto
in udienza.
Egli ti presenterà un magnifico lavoro di esal­
tazione della Marina per l'opera da essa compiuta
durante la guerra. Ritengo superfluo raccomandarti
l'utilità della pubblicazione che tramanderà ai ¡io-
steri la documentazione del coraggio e della abne­
gazione civica con cui il popolo veneziano visse gli
anni di guerra, e quanto fece la Marina per difen­
dere la ¡>erla dell'Adriatico.
Con saluti molto cordiali affezionatissimo tuo
P ao lo di R e v e l » .
S. E. Giovanni Giuriati nel Settembre 1931-IX
— nell'epoca in cui era Segretario del Partito
Fascista — dimostrò molto interessamento ¡ter la
documentazione storica della Sua città natale du­
rante il periodo bellico, e in una sua lettera in data
14 Marzo 1932-X così si esprimeva:
« È mia impressione che il volume « Il Mar­
tirio di Venezia durante la Grande Guerra e l’o­
pera di difesa della R. Marina Italiana » documen­
tato dalla veramente bella sua raccolta di fotografie
potrà non soltanto riuscire molto interessante nei
riflessi episodici, ma anche apjmrire nei riguardi
storici come opera pregevole, poiché offre un qua­
dro ben composto e [>erciò esauriente intorno a ciò
che fu quel martirio e della eroica strenua difesa
compiuta dalla nostra Marina da guerra . . . . . .
S. E. il Presidente della Camera dei Deputati
fece noto a Sua Eccellenza il Capo del Governo
l'alto sentimento nazionale della pubblicazione, che
rievoca le glorie di Venezia martire e della Marina
eroica.
S. E. Benito Mussolini fece recapitare a S. E.
Giovanni Giuriati una fotografia che riproduce il
Duce in alta uniforme da Presidente dei Ministri
con firma autografa, e unita la seguente lettera:
Prot. N. 131779
Roma 3 Aprile 1932-X.
« Eccellenza.
« In relazione alla sua del 26 Marzo u. s. mi è
gradito rimetterle una fotografia che S. E. il Capo
del Governo, aderendo al desiderio espressoGli. si
è com/piaciuto, in via del tutto eccezionale ed in con­
siderazione della sua autorevole segnalazione, fre­
giare (li firma autografa per il Cav. Giovanni Sca-
rabello da Venezia.
« Distinti ossequi.
A l e s s a n d r o C h ia v o l in i » .
A Sua Eccellenza
L ’Onorevole Avv. Giovanni Giuriati
Presidente della Camera dei Deputati
ROM 
S. E. Giuseppe Sirianni, Ministro della Mari­
na, che comandò il Reggimento Marina durante e
dopo la Grande Guerra, così mi diceva a Roma:
« La storia di Venezia durante il periodo bel­
lico sarà specialmente cara a quell'esiguo numero
di cittadini veneziani che furono chiamali i « re­
sistenti », perchè meglio valuteranno, nella rievo­
cazione, i sacrifìci sopportati durante la guerra,
poiché si ravviveranno nella memoria un'epoca del­
la loro vita che mai verrà obliata ».
S. E. il Conte Vol/ii di Misurata. Ministro di
Stato, il giorno 24 Maggio 1932-X, nel suo Palazzo
a S. Beneto, prese granile interesse alla visione del­
la documentazione dell'opera, che rievocò alla sua
mente un periodo travagliato, ma glorioso per la
bua Città.
In una lettera che in seguito mi inviò, così Egli
si espresse:
Palazzo S. Beneto - Venezia.
27 Maggio 1932-X.
« Caro Scarahello,
« I nostri concittadini debbono esserle ricono­
scenti per la sua bella documentazione fotografica
della guerra vittoriosa.
È giusto dedicare l'opera al Grande Ammira­
glio Duca Paolo Thaon di Revel, al quale Venezia
deve particolarissima riconoscenza per la fede che
— 25
Egli ebbe nel suo destino, nel Novembre 1917, e
perchè Egli può personificare la devota, silenziosa,
eroica opera della Marina da Guerra.
Noi Veneziani abbiamo sem/tre creduto nella
vittoria ed appunto nella seconda metà del ’ 17 ab­
biamo sfidato il nemico vicino mettendo le basi e f­
fettive di azione per la nuova Venezia in terra­
ferma.
Aggiunga nella sua documentazione fotografi­
ca la fotografia di Porlo Marghera nel '17 e quella
del Porto a Marghera di oggi a testimoniare anche
quest’atto di fede Veneziana.
Coi migliori saluti
V o l p i » .
Le LL. AA. li li. il Principe Umberto e
la Principessa Maria, a Venezia il 3 Settembre
1932-X, presero visione in Palazzo Reale degli Al­
bum* di propaganda e delle bozze del primo vo­
lume dell’opera.
L’interessamento degli Augusti Principi veni­
va espresso nella seguente lettera pervenutami dalla
Reai Casa:
Venezia, 4 Settembre 1932.
« Al Gent.mo Cav. Giovanni Scarabello
Venezia
a S. A. R. il Principe di Piemonte ha preso
visione degli Albums che raccolgono le fotografie
e le bozze del primo volume della sua pubblicazio­
ne « Il Martirio di Venezia durante la Grande Guer­
ra e l’opera di difesa della R. Marina Italiana ».
L'Augusto Principe ha apprezzato l’interes­
sante suo lavoro, che porterà nuovo pregevole con­
tributo alla glorificazione della eroica città e Le e-
sprime il Suo compiacimento.
Con distinta considerazione
Il Primo Aiutante di Campo
di S. A. R. il Principe di Piemonte
Generale di Divisione
C le r ic i ».
26 —
PARTE PRIMA
VENEZIA IN GUERRA
24 MAGGIO 1915
ALLA DICHIARAZIONE DI GUERRA DELL'ITALIA ALL’AUSTRIA
I QUATTRO CAVALLI DI S. MARCO SCENDONO DALLA BASILICA D'ORO
E VENEZIA INIZIA LE OPERE DI DIFESA
PER PROTEGGERE I SUOI MONUMENTI
' u f 
UGO OJETTI
ACCADEMICO D’ITALIA
E IL RICORDO DI VENEZIA PER L ’ OPERA DA LUÌ SVOLTA IN DIFESA DEI MONUMENTI
« Quando si potrà dir tutto, chiunque nel mondo ami o amerà Venezia, dovrei essere grato ai di­
fensori del suo cielo, j>erchè si deve e si dovrà alla loro intelligenza, alla loro costanza, alla loro ab­
negazione se i nemici non sono riusciti con le armi odierne a ridurla una rovina, come già sembrava
tanto facile al feldmaresciallo Thum quando la assediava nel 1849 ».
U go O j e t t i » .
U g o O j e t t i • / M onum enti Italiani e. la guerra — Alfieri & Lacroix - M ilano, 1917 — (a cura delPUfficio
Speciale del Ministero della Marina).
29 —
SCENDONO I QUATTRO CAVALLI DI BRONZO DALLA BASILICA DI SAN MARCO
— 3 0 —
E PER LA PORTA DELLA CARTA SONO TRASPORTATI SOTTO LE SOLIDE VOLTE
DEL PALAZZO DUCALE OVE TROVANO SICURO ASILO
— 31 —
L a B a s il ic a ed i p il i di Sa n M ar co c o n l e d if e s e
C o r t i l e d e l P a la z z o D u c a le - I n s a c c a t e a p r o te z io n e d e l l e s t a t u e di A . Rizzo
C o r t i l e d e l P a l a z z o D u c a l e - I n s a c c a t e in d i f e s a d e l l a S c a l a d e i G i g a n t i
— 33 —
D if e s a dei l eo n i a l l a po r ta d e l l ’ A r s e n a l e P r o t e z io n e d e l p o r t a l e d e l l a c h ie s a
di S. A p o n a l
C o r t il e d e l P a l a z z o D u c a l e - 1 d u e p o z z i c o n l e p r o t e z io n i
— 34 —
P a l a z z o D u c a l e - D if e s a d e l G r u p p o di Noè B a s il ic a di S. M ar co
D if e s a d e l l ’ A l t a r e d e l l a C r o ce
A n g o l o d e l P a l a zzo D u c a l e co n r a f f o r z a m e n t i e d if e s a d e l g r u p p o :
« Il g iu d izio di S a lo m o n e »
L a p o r t a d e l l ’ a n t ic a Sc u o l a di Sa n M ar co P a l a z z o D u c a l e - R a f f o r z a m e n t i d e l l e
c o n l e d if e s e a r c a t e e d if e s e d ei c a p it e l l i
La f a c c i a t a O v e s t d e l P a l a z z o D u c a l e e l e o p e r e di r a f f o r z a m e n t o
— 36 —
B a s il ic a di San M ar co - In s a c c a t e di p r o t e zio n e
La f a c c i a t a S u d d e l P a l a z z o D u c a l e e l e o p e r e di r a f f o r z a m e n t o
37 —
B a s il ic a di S. M a r c o - I l s e p t o dei M a s e g n e
E il p u l p it o co n l e p r o t e zio n i
B a s il ic a di S. M ar co
L ’ a l t a r e m a g g io r e c o n l e p r o t e zio n i
B a s il ic a di S. M ar co - P r o t e zio n i co n in s a c c a t e , m a t e r a s s i e im b o t t it e
— 38 —
S. M ar co - L ’ a l t a r e d e l C r o c e f is s o
CON LE INSACCATE DI PROTEZIONE
C h ie s a di Sa n T r o v a so
A l t a r e c o n l e d if e s e
C h i e s a di Sa n S e b a s t i a n o - P r o t e z io n e c o n s a c c a t e di s a b b i a
39 —
Il m o n u m e n to a B a r t o lo m e o C o lle o n i
CON LE DIFESE
IL PORTALE DELLA CHIESA DI San GIULIANO
(da cui fu asportata la figura del medico Tomt-
maso Rangone).
V e n e z ia in g u e r r a - Sa n M ar c o a v o l o d ’ u c c e l l o
C h ie s a d ei F r ar i D if e s a d e l p o r t a l e d e l l a c h ie s a
P r o t e z io n e d e l l a po r ta p r in c ip a l e di San G io b b e
V e n e z ia in g u e r r a - Sa n M ar co a v o l o d ’ u c c e l l o
— 41 —
C h ie s a di Sa n Z a c c a r ia - In s a c c a t e
d i p r o t e zio n e d e l l a C a p p e l l a d ’ oro
C h ie s a dei M ir a c o l i - In s a c c a t e di p r o t e z io n e
DELLE SCULTURE DEI LOMBARDI
C h i e s a d e i S S . G io v a n n i e P a o l o - P r o t e z io n i c o n i n s a c c a t e e m a t e r a s s i p a r a - s c h e g g e
42 —
C h i e s a d e i SS. G io v a n n i e P a o l o - L a d i f e s a d e l C h i e s a d e i SS. G io v a n n i e P a o l o - P r o t e z io n i
■MONUMENTO MOCENIGO COLPITA DA UNA SCHEGGIA DEI MONUMENTI STENO E T rEVISAN
m BOMBA NELLA NOTTE DEL 13 SETTEMBRE 1916
C h i e s a d e i S S . G io v a n n i e P a o l o - L a d i f e s a d e l m o n u m e n t o V a l i e r c o l p i t a d a u n a
SCHEGGIA DI BOMBA NELLA NOTTE DEL 13 SETTEMBRE 1916
— 43 —
P a l a z z o D u c a l e
I l CAMINETTO DEL LOMBARDO CON LE DIFESE
P a la z z o D u c a le - Il s o f f i t t o d e l l a s a la
d e l l o S c r u tin io s e n z a i d ip in ti
P a l a z z o D u c a l e - L a Sa l a d e l M aggior C o n s ig l io s e n z a i d ip in t i
— 44 —
C h ie s a dei F rari
D if e s a d e l m o n u m e n t o P e s a r o
C h ie s a dei F rari
P r o t e z io n e c o n m a t e r a s s i p a r a - s c h e g g e
P a la z z o D u c a l e - La S a la d e l l o S c r u t i n i o s e n z a i d ip in ti
— 45 —
C h ie s a dei F rari
Il m o n u m e n t o a l D og e T r on co n l e p r o t e z io n i
C h i e s a d ei F r ar i
I l m o n u m e n t o F r a n c e s c o F o s c a r i c o n l e d if e s e
C h i e s a d e i F r a r i - P r o t e z io n e a l s e p t o d e l c o r o c o n m a t e r a s s i p a r a - s c h e g g e
— 46
C h ie s a dei F r ar i - L ’ a l t a r e di S. G ir o l a m o
d e l V it t o r ia con l e p r o t e zio n i
C h ie s a dei F rari
I l m o n u m e n t o T ro n co n l e d if e s e
C h ie s a dei F r ar i L a P o r t a d e l l a C a r t a e l e c o l o n n e d ’ A cri
D if e s a d e l m o n u m e n t o M a r c e l l o c o n l e d if e s e
— 47 —
C h ie s a di Sa n T r o v a so - P r o t e z io n e d e l l ’ a l t a r e San F r a n c e s c o d e l l a V ig n a - L a C a p p e l l a
a t t r ib u it o ad A g o st in o D ’ A n t o n io di D u n io G iu s t in ia n i c o n l e d if e s e
SS. G io v a n n i e P ao l o - I l m o n u m e n t o S. F r a n c e s c o d e l l a V ig n a - In s a c c a t e
 ENDRAMIN CON LE PROTEZIONI DI PROTEZIONE ALLA MADONNA DEL NEGROPONTE
— 48 —
P a l a z z o D u c a l e - L e s a l e s p o g l ia t e co n l e d if e s e
I l C o r t il e d e l P a l a z z o D u c a l e La f a c c ia t a d e l l a Sc u o l a di Sa n M arco
CON LE DIFESE CON LE DIFESE
L a L o g g e t t a d e l Sa n s o v in o co n l e in s a c c a t e di p r o t e z io n e
— 49 —
UGO OJETTI E I SUOI COLLABORATORI
Nell’Aprile 19.15, quando la guerra tra l'Italia
e l’Austria parve inevitabile, avuti ordini da Cor­
rado Ricci, Direttore Generale delle Antichità e
Belle Arti, il Soprintendente delle Gallerie del Ve­
neto, Gino Fogolari, nativo di Trento e cugino di
Cesare Battisti, cominciò a spetlir via i quadri e gli
oggetti d ’arte più preziosi della Città e paesi della
zona di guerra; così pure il Dottor Giulio Coggiola,
Direttore della Biblioteca Marciana ed Ispettore del­
ie Biblioteche del Veneto, iniziò la spedizione dei
codici e manoscritti più preziosi e rari.
Frattanto l’Ing. Marangoni, Direttore dei Re­
stauri della Basilica, aveva iniziato un lavoro pa­
ziente ed utile per consolidare le cinque cupole di
S. Marco, le cui volte leggere sono coperte da ca­
lotte di piombo, e l’angolo di S. Alipio.
Il 27 Maggio 1915, in dodici ore di indefesso
lavoro, sotto la direzione del Colonnello e poi Ge­
nerale Raffaele Devitofrancesco, del Tenente del III
Genio e poi Capitano Ugo Ojetti, entrambi dell’Uf-
ficio Fortificazioni di Venezia, e dell’Ing. Luigi
Marangoni, i quattro cavalli di S. Marco vennero
(alati dalla loggia della Basilica. Nel frattempo a
cura del Comune di Venezia, sotto la direzione del-
l’Ing. Setti e la collaborazione del Prof. Del Picco­
lo, erano stati iniziati i lavori, con saccate di sab­
bia, per la difesa alla Loggetta del Sansovino.
Il Sovraintendente ai Monumenti Architetto
Massimiliano Ongaro, con la collaborazione del Ca­
pitano Ing. Arch. Ferdinando Forlati, delFUfficio
Fortificazioni, e dell’Architetto Rupolo, curò le
protezioni del Palazzo Ducale e delle Chiese dei SS.
Giovanni e Paolo, dei Frari, di S. Francesco della
Vigna, di S. Zaccaria ecc., mentre le difese interne
ed esterne della Basilica di S. Marco vennero cu­
rate dall’Ing. Marangoni.
Il Comando Supremo affidava al Capitano di
Artiglieria Ugo Ojetti (che durante la guerra fu due
volte decorato al valore militare e tre volte promos­
so per merito di guerra) il compito di provvedere
e tutelare per l’Autorità Militare la rimozione ed il
trasporto delle opere d’ arte in città sicure dalle offe­
se nemiche, di proteggere i monumenti della zona
di guerra con difese e rafforzamenti, di disporre e
a tutto provvedere in rappresentanza del suddetto
Comando.
Uguale incarico Ugo Ojetti riceveva dal Co­
mando in Capo della Piazza Marittima di Venezia
per le opere d’arte e i monumenti della Città e del-
1 Estuario. In tal modo, in rappresentanza dell’Au-
torità Militare, la tutela del patrimonio artistico
procedette sotto la di Lui completa responsabilità.
Le sue iniziative furono molte e portarono grande
contributo al ricupero di opere d ’arte preziosissi­
me, anche durante bombardamenti e sotto la pres­
sione dell’incalzante avanzata del nemico, che la
storia della nostra guerra registra.
E anche giusto di non lasciar passare sotto si­
lenzio l’opera svolta dal Prof. Andrea Moschetti,
Direttore del Museo Civico di Padova, il quale vo­
lontariamente si offerse di accorrere in località e-
sposte alle offese del nemico, e sotto la minaccia av­
versaria riusciva di portare in salvo opere d’arte
di grande pregio. Il suo bel volume del titolo: « /
danni ai monumenti e alle opere d’arte dille Vene­
zie nella guerra mondiale 1915-18 » documenta e
attesta l’opera svolta da Militari e Civili per la tu­
tela e il ricupero del patrimonio artistico nazionale.
Come pure si deve ricordare che il defunto
Commendatore Massimiliano Ongaro, durante la
grande offensiva austro-ungarica del 15 Giugno
1918, si recava prontamente a Meolo col corrispon­
dente di guerra Capitano Prof. Emilio Ferrando,
delPUfficio Storico del Comando in Capo di Vene­
zia, e sotto il bombardamento avversario disponeva
per il ricupero degli affreschi del Tiepolo esistenti
nella Chiesa del paese, che a cura del Capitano Ing.
Architetto Ferdinando Forlati e del restauratore
Antonio Nardo, Sergente di Artiglieria alle dipen­
denze del Comando in Capo, vennero staccati dal
soffitto e trasportati in luogo sicuro dalle offese ne­
miche.
Non mi allungo di più su questo argomento,
sufficiente a dimostrare che, oltre all’opera dei
Combattenti, molti atti di eroismo vennero compiu­
ti dai Civili, i quali, consci del loro dovere e sprez­
zanti del pericolo, fecero di tutto per salvare il no­
stro patrimonio artistico anche sotto la pressione ed
il fuoco avversario, rendendosi meritevoli della ri-
conoscenza del Paese.
Venezia, specialmente nel 1918, non era
città per tutti.
50 —
PARTE SECONDA
IL MARTIRIO DI VENEZIA
D U R A N T E LE IN CU R SIO N I A E R E E
SO TTO IL G R A N D IN A R E DELLE ROM HE N EM ICH E
NULLA È RISPETTATO PUR DI COLPIRE E VENEZIA TROVA NEL SUO POPOLO QUEL
CORAGGIO E QUELLA ABNEGAZIONE CIVICA CHE NON LE SONO MAI VENUTI MENO
NELLE SUE GLORIOSE TRADIZIONI, DIMOSTRANDO, COME NEL 1848-49, LA TENACE
VOLONTÀ DI RESISTENZA
VENEZIA SI DIFENDE DAGLI ATTACCHI AEREI
D a l l e a l t a n e d i V e n e z ia i m a r i n a i e i t e r r it o r ia l i c o n t r o b a t t e v a n o
GLI AEREI NEMICI
Le ostilità fra l'Italia e l'impero Austro-Un­
garico erano aperte da poche ore, quando i velivoli
nemici che apparvero sopra Venezia furono salutati
da nutrite scariche di mitraglia e di fucileria, ac­
compagnate dal tuonare dei cannoni eruttanti gra­
nate e shrapnels.
Le altane situate sopra gli edifici più alti della
città, erano state scelte e adattate alla difesa, ed e-
quipaggiate con truppe composte di marinai e terri­
toriali.
Sui tetti era dunque la difesa di Venezia.
Lassù stavano dì e notte le vedette che monta­
vano la guardia a turno. II loro grido era: « Per
Varia - buona guardia ».
Questo grido veniva ripetuto dal tramonto al­
l'alba, passando da terrazza a terrazza, da vedetta
a vedetta, girando tutta la città.
Per la vigilanza antiaerea necessitavano indi­
vidui che conoscessero i venti, avessero un sottile
udito e l’occhio esercitato alle grandi distanze.
Si chiesero perciò gabbieri alle navi e vecchi
lupi di mare, mentre vennero scelti fra i territoriali
i soldati che davano maggior affidamento.
I componenti di queU’improvvisato esercito
antiaereo si allenarono ben presto, divenendo pre­
ziosi elementi di difesa.
Marinai e truppa gareggiavano in zelo nel com ­
pimento del loro dovere, nell’essere i primi ad 11-
>
dire il rumore sospetto dell’aereo nemico, nell’av-
visarne la presenza, nello scorgere il piccolo punto
fra nube e nube.
Nei primi tempi della guerra, si costruirono
imbuti, ordigni di ogni foggia e grandezza, compli­
cati apparecchi sensori, di metallo, di legno, di ve­
tro e di altre materie.
Di quando in quando ogni altana si armava
di un nuovo apparecchio acustico, il cui scopo pre­
cipuo era di percepire il rumore lontano del nemico
in marcia.
Ma dopo aver esperimentato quei bellissimi i-
strumenti, i marinai di vedetta stabilirono che il
Per circa tre anni e mezzo centinaia di uo­
mini vissero così, coi gatti e coi topi, sulle terrazze
e negli abbaini.
Mentre questa gente esercitava sensi e pazien­
za alla lunga guerra, altrove Ufficiali della Marina
e dell’Esercito studiavano l’adattamento delle vec­
chie armi alle nuove necessità, esperiinentando spe­
ciali tipi di proiettili e di esplosivi, affrontando i
problemi riguardanti l’artiglieria, le mitragliatrici,
la fucileria, gettando così le basi di una nuova arte
militare.
Le soluzioni non si presentavano facili e i pro­
blemi da risolvere erano infiniti; bisognava cercare
G l i a e r e i n e m ic i so n o s o p r a V e n e z ia
miglior apparecchio era il proprio orecchio e a quel­
lo s’affidarono, acquistando in breve una sensibi­
lità tale da distinguere i diversi tipi di motori ae-
lei a grandi distanze.
Quell’esercito antiaereo si abituò a conside­
rare l’altana, su cui passava la sua vita di guerra e
lo spazio aereo nel quale scrutava all’ infinito, come
un vero e proprio campo di battaglia.
Le soffitte divennero caserme e una vita cu­
riosa si organizzò anche sotto i tetti; le travature
incominciarono a coprirsi di immagini e di cari ri­
cordi, si trovarono ripostigli, si costruirono arma­
di e a poco a poco i solai acquistarono l’aspetto
d ’ingegnosi baraccamenti.
e adattare [ter l’artiglieria un metodo di tiro con­
forme alla necessità della guerra antiaerea, tenendo
specialmente conto della mobilità estrema del ber­
saglio, o della sua grande velocità, onde poter col­
pire con continuità e precisione.
Per tale scopo necessitavano gli strumenti a-
datti per misurare la distanza, la quota e la velo­
cità del velivolo e questi dati bisognava fossero co­
nosciuti mediante l’osservazione diretta e corretti
poi nei primi tiri. Il velivolo che passa con la ve­
locità dai 150 ai 170 chilometri all ora, non è en­
trato nel campo di tiro di una batteria che già ne è
uscito e appunto per questo tutto è questione di
secondi nel tiro antiaereo.
— 54
L’aviatore, addestrato alla lotta aerea, cerca di
¡-Indire ai colpi non attraversando precipitosamente
la zona battuta, ma cambiando quota e direzione a
sbalzi, cercando in tal modo d’ingannare nei suoi
calcoli il nemico sottostante.
Nel succedersi degli attacchi contro Venezia,
gli aviatori austro-tedeschi dovevano accorgersi
delle novità introdotte nella difesa che, fra ogni
l%>ro partenza e ogni loro ritorno, aumentava d’or­
dine e di precisione; difatti dopo l’incursione del
18 Novembre 1915, non osarono più avventurarsi
di pieno giorno sopra la città.
La difesa aerea dai tetti era coadiuvata dalle
artiglierie antiaeree delle navi e da quelle del lito­
rale e delle isole che andarono sempre più aumen­
tando di numero, e i cannoni di vecchio tipo ven­
nero rimpiazzati con nuove bocche da fuoco assai
più perfezionate e ili grande efficienza bellica.
La difesa antiaerea di Venezia prese maggior
sviluppo e si perfezionò nell’epoca nella quale Sua
Ecc. il Vice Ammiraglio Paolo Thaon di Revel ten­
ne il Comando della Piazza Marittima e precisa­
mente nel 1916.
Potenti riflettori sia a terra che sulle navi coo­
peravano all'opera della difesa antiaerea, cercando
coi loro fasci luminosi di scoprire il nemico alato
e seguirne la rotta.
Nel 1916 si costruirono dei palloni sferici che
s’innalzavano trattenuti da sottili cavi d’acciaio a-
zionati a mezzo di argani, piazzati su galleggianti
di ferro completamente chiusi e di forma ret­
tangolare, Compagnie di aereostieri erano adi­
bite alle manovre per l’ innalzamento e abbassa­
mento di questi palloni appostati in laguna attorno
alla città.
Al primo segnale d’allarme, venivano innal
zati, chiudendo lo spazio aereo sovrastante Vene­
zia in un gran cerchio per proteggerla da incursioni
di aerei nemici.
Più tardi si provò a collegare i palloni fra loro
per mezzo di fili di ferro, creando cosi una rete
aerea attorno alla città; ma dopo qualche tempo i
palloni sferici non si videro più e questo sistema
difensivo contro gli attacchi aerei venne abban­
donato.
La pratica della guerra fece constatare che le
difese migliori erano le artiglierie, le mitragliatrici
e i velivoli da caccia nostri ed alleati.
I galleggianti vennero tolti, ma subito dopo
Caporetto, furono di grande utilità, perchè la Di­
rezione dell’ Arsenale di Venezia li adattò per il
piazzamento di cannoni da 75 e da 76.17, creando
in tal modo delle batterie natanti, le quali, divise
a gruppi, presero i nomi di Ranide, Faini e Ra­
ganelle.
Avendo questi galleggianti poco pescaggio, si
adattarono benissimo per manovrare in laguna e
fra gli acquitrini del Basso Piave. Vennero incor­
'
I PALLONCINI FRENATI VENGONO DISLOCATI E DISPOSTI IN LAGUNA INTORNO A VENEZIA
L ' INNALZAMENTO DEI PALLONCINI FRENATI PER l ’ OSTRUZIONE ANTIAEREA
porati nel Raggruppamento Marina e furono assai
efficaci per la difesa di Venezia, perchè si pote­
rono appostare in vicinanza alle linee nemiche.
Cessata la guerra, ritornarono in Arsenale e
tolti a loro i cannoni, furono ancora assai utili per
comporre un lungo ponte che attraversava il ba­
cino dell’Arsenale, creando così un passaggio prov­
visorio fra un punto e l’altro e dividendo la parte
dei cantieri e scali ceduta a una Ditta privata, da
quella rimasta alla Marina.
Ancora oggi qualcuno di quei galleggianti fa
bella mostra di sè, utilizzato come pontile attrac­
cato fra i pali di qualche grande albergo e nessuno
s’immagina l’odissea di quei pontiletti che potreb­
bero raccontare una storia di sacrifici, di lacrime,
di gloria.
5 6
R if l e t t o r i da 240 in a zio n e
Il d r a k e n p e r l e s e g n a la z io n i a n t i a e r e e
VENEZIA INIZIA IL PERIODO DI OSCURAMENTO CHE DOVEVA
PROLUNGARSI PER TRE ANNI E MEZZO
L ’OSCURAMENTO DELLA CITTA’
Il 23 Maggio 1915 il Comandante in Capo del­
la Piazza Marittima di Venezia emanava il decre­
to che stabiliva le misure precauzionali in caso di
attacchi aerei da parte del nemico: una delle misu­
re che caratterizzarono l’eccezionaiità dei provve­
dimenti fu l’oscuramento delle città, oscuramento
che si protrasse per ben tre anni e mezzo.
Ecco il testo del decreto del Comando Marit­
timo :
Nell’intento di limitare i danni alle persone
e alle proprietà, che potrebbero essere prodotti me­
diante il lancio di materie esplosive da aereomo­
bili o dal tiro navale si ordina :
1 - A cominciare da oggi e sino a nuovo av-
iso, sarà completamente sospesa - dall’imbrunire
all’alba - l’illuminazione pubblica a gas nelle città
di Venezia e Murano.
2" - Di notte, nelle ore in cui l’Autorità Mili­
tare lo riterrà necessario, verrà completamente so­
spesa anche l’erogazione dell’energia elettrica a
scopo di luce e di forza nella città e paesi di Ve­
nezia, Mestre, Chioggia, Sottomarina, Campalto,
lungo il Litorale fra il Porto di Lido e quello di
Chioggia e in tutte le Isole della Laguna.
In Mestre sarà permessa l’erogazione dell’ e­
nergia elettrica occorrente all’ esercizio delle tran­
vie, ma l’Autorità Militare si riserva di sopprime­
re, se necessario, anche tale concessione.
3° - Durante le ore nelle (piali è sospesa l’ e­
nergia elettrica, resta vietato a tutti i cittadini del­
le località sopra elencate di produrre in qualsiasi
modo luce, che sia visibile dall’alto e comunque
dall’esterno.
E perciò assolutamente vietato :
A) Di accendere fuochi o lumi all’aperto.
B) Di illuminare l’interno delle abitazioni con
sorgenti luminose di potenza superiore agli ordi­
nari lumi ad olio o petrolio, è quindi vietato di far
uso di apparecchi o impianti per la produzione di
luce elettrica o di acetilene.
All’Amministrazione Ferroviaria è tutt’ora
consentito di mettere o tenere in funzione, per i
propri bisogni, l'officina idroelettrica della stazio­
ne Venezia Marittima e relativo impianto. L ’Auto­
rità militare però si riserva di sopprimere anche
tale concessione.
C) Di tenere aperte porte e finestre di locali
illuminati, che dovranno invece essere accurata­
mente chiuse con persiane, imposte e tende opa­
che, per impedire che la luce filtri all’esterno.
4° - I pedoni potranno far uso per le vie di lan­
terne cieche e protette da ampio paralume oriz­
zontale.
L ’Autorità Militare si riserva di sopprimere
questa concessione totalmente o limitatamente a de­
iermi nate locai ita.
5° - I fanali dei pubblici esercizi sono sop­
pressi; l’apertura degli esercizi stessi è consentita
sotto ¡’osservanza delle prescrizioni di cui alle pre­
cedenti lettere B) e C).
6° - I natanti in navigazione ed i veicoli in mo­
vimento, in luogo di far uso dei prescritti fanali,
dovranno invece indicare la loro rotta e il loro cam­
mino con segnali fonici.
7" - 11 servizio delle tranvie elettriche al Lido
è sospeso dopo il tramonto.
11 servizio dei vaporetti lagunari può, [ter ora,
essere continuato anche dopo il tramonto, ina a
lumi spenti e governando i forni in modo da non
dar luogo al pennacchio di fiamma dai fumaiuoli.
8° Nelle officine, opifici o stabilimenti dell’ in-
dustria privata nei quali dopo il tramonto occorres­
se lavorare, dovranno i forni essere governati in
modo da non dar luogo al pennacchio di fiamma
dai camini.
9° - L ’approssimarsi alla Piazza di un aereo­
mobile sospetto, verrà annunziato alla popolazione
mediante apposito segnale di allarme, costituito:
A) Per Venezia-Lido : Da un sibilo di sirena
continuato per venti secondi seguito da uno, due,
tre o quattro colpi brevi e ben staccati a seconda
del quadrante di avvistamento. Il segnale sarà e-
seguito dalla sirena dell’Arsenale e da quella dello
Stabilimento Stucky. Di notte da uno, due, tre o
quattro fuochi Very rossi (a seconda del quadran­
te di avvistamento) sparati dalle stesse località.
B) Per Mestre e per Chioggia : Dal suono a
stormo delle campane, rispettivamente dal campa­
nile di S. Lorenzo e dal Duomo.
Di più: Di giorno da una bandiera rossa inal­
berata sui detti campanili; di notte da uno, due,
tre o quattro fuochi Very rossi sparati dalle stesse
località.
L ’ammainata della bandiera rossa di giorno o
un fuoco Very bianco di notte, significheranno che
il pericolo di offesa dall’alto è cessato.
I contravventori alle presenti disposizioni ver­
ranno denunciati alle Autorità Giudiziarie.
Invito la popolazione a conservare la massi­
ma calma e a considerare che è conveniente rima­
nere nelle proprie abitazioni ed evitare assoluta-
mente agglomerameli ti nelle strade.
Il Vice Ammiraglio Comandante in Capo
A. G a r e l l i .
— 58 —
INCURSIONI AEREE NEMICHE SULLA CITTÀ DI VENEZIA
Numero
d’ incursioni
D A T A Ore Velivoli Bombe Morti Feriti
I 24 Maggio 1915 4.10 2 15 4
ir 27 Maggio 1915 22.10 2 14 2
n i 8 Giugno 1915 4.15 1 10 _
IV 4 Luglio 1915 6.30 1 6 _
V 8 Luglio 1915 7.47 1 8 1 3
VI 13 Luglio 1915 7.— 1 2 __
V II 15 Agosto 1915 13.15 l 5 1
V i li 5 Settembre 1915 16.31 2 4 _
IX 24 Ottobre 1915 22.15 4 24 _
X 25 Ottobre 1915 8.35 4 25 _
X I 18 Novembre 1915 13.30 5 26 _
X II 15 Maggio 1916 20.58 9 57 _
X III 22 Maggio 1916 1.50 4 18 _
X IV 11 Giugno 1916 21.55 6 24 5
X V 23 Giugno 1916 3.05 6 19 8 20
X V I 13 Luglio 1916 22.55 10 __ — __
X V I I 16 Luglio 1916 21.59 7 _ — __
XVIII 9 Agosto 1916 21.18 17 100 f « 4
X I X 10 Agosto 1916 21.22 5 31 — _
X X 12 Agosto 1916 21 20 6 40 —
X X I 16 Agosto 1916 23.22 7 45 3 _
X X II 4 Settembre 1916 20.30 4 25 _ __
X X I I I 12-13 Settembre 1916 1.36 9 31 — _
X X I V 17 Settembre 1916 0.40 3 12 _ _
X X V 18 Settembre 1916 2.49 f __ _ -
X X V I 7 Novembre 1916 16.05 ì _ — _
X X V I I 11 Novembre 1916 20.— ? __ — __
X X V I I I 17 Aprile 1917 11 15 1 _ — __
X X I X 17 Aprile 1917 16.07 °! -- — _
X X X 28-29 Giugno 1917 22.28 6 12 — --
X X X I 14 Agosto 1917 5.— 21 46 17 28
X X X I I 4 Settembre 1917 23.— 2 8 — _
X X X I I I 7 Settembre 1917 0.30 12 40 ì Î
X X X I V 4 Febbraio 1918 ? 1 — — __
X X X V 5 Febbraio 1918 6.— ? ? — _
X X X V I 20 Febbraio 1918 19.— 3 12 5 4
X X X VII 24 Febbraio 1918 19.30 6 f 27 1 9
X X X V I I I 26-27 Febbraio 1918 22.— 50 ? 300 1 2
X X X I X 20-21 Agosto 1918 22.30 9 30 — —
x x x x 18 Settembre 1918 ! ? 8 2 4
X X X X I 26-27 Settembre 1918 2-3.30 4 7 2 1
X X X X I I 23 Ottobre 1918 5.— 1 8 — —
DIMOSTRAZIONE DEI DANNI ARRECATI ALLA PROVINCIA DI VENEZIA
Danni agli im m obili..........................................................................................L. 11.150.000
Spese per rifugi, loro costruzione, custodia, demolizione, ecc. ecc. . » 600.000
Spese varie per l’assistenza della popolazione.......................................... » 5.000.000
Danni ai m o b il i ................................................................................................ » 3.345.000
Indennità vittim e................................................................................................ » 1.500.000
Indennità f e r i t i ................................................................................................. 660.000
Totale L. 22.255.000
— 59
P R I M A I N C U R S I O N E A E R E A
MATTINO DEL 24 MAGGIO 1915
Venezia riceve il battesimo delle bombe — Due a-
reoplani austro-tedeschi bombardano la città get­
tando 15 bombe che feriscono quattro ¡tersone.
L’incursione ha inizio alle ore 4.10.
Albeggiava : e se l’ Onnipotente Iddio in quel­
l’aurora concedeva la calma alla natura, invece nel
cuore degli uomini era sospesa la tempesta, per un
nuovo fatto, per una nuova èra, quella che do­
veva redimere molti Italiani ancora soggetti all’Au­
stria.
La tranquilla mattinata di maggio veniva tur­
bata da un rombare sinistro assai diverso da quello
prodotto «lai nostri idrovolanti, perchè più cupo,
come di una macchina a vapore a tutta pressione.
Quella notte non tutti dormivano il sonno
beato, la tensione generale nervosa faceva sì che
per un nonnulla parte della popolazione, presaga
del domani, fosse all’erta; difatti, al primo rom­
bare, la curiosità spingeva il popolo fuori delle a-
hitazioui.
Ero al ponte dell’Accademia con molti altri,
e, a dire il vero, gli apparecchi si distinguevano
molto bene.
« No vede che i xe tedeschi? ». Uno rispon­
deva : « Ma va là macaron, no ti gà oci, no ti vedi
che i fa le prove, i xe dei nostri ».
I dialoghi non si prolungarono di più, il pri­
mo getto di bombe fece comprendere che le prove
passavano il limite, e quasi subito il sibilo delle
sirene e i colpi di cannone ad intervalli, segnarono
1 allarme.
Era l’inizio del Martirio.
AU’ allarme seguì un fuoco intenso da ogni
punto militare di osservazione contro i due areo-
plani tedeschi, incrociatiti sulla città, dove ave­
vano iniziato una pretesa opera di distruzione e di
strage.
Rapidamente tutta Venezia fu in piedi, si a-
prirono le finestre, si affollarono le altane, molti
uscirono semi-vestiti sulla via; era 1111 reciproco
chiedersi se si trattasse di areoplani italiani o stra­
nieri. di un esperimento per vedere se tutti i posti
di osservazione vigilassero, oppure di un vero at­
tacco fatto da aerei nemici.
I due apparecchi (anche se le cronache dicono
che erano a un’altezza assai rilevante) si distingue­
vano nettamente; provenivano dal Malcanton, poi
furono visti deviare verso la stazione, quindi ritor­
nare sulla città, qualche volta abbassandosi e qual­
che volta innalzandosi, quando il fuoco intenso sia
di artiglieria che di mitragliatrici era più diretto
contro di loro, fuoco incrociato da ogni parte, ma
non troppo efficace.
Lo scoppiettio delle mitragliatrici e il fragore
degli shrapnels era di quando in quando interrotto
dal fragore delle bombe che scoppiavano.
E impossibile precisare il numero di bombe
lanciate dagli aereoplani che erano soltanto due,
sebbene molti asserissero di averne visto un terzo;
furono lanciate circa quindici bombe alcune delle
quali caddero in acqua.
Una bomba cadde verso le quattro sul tetto
della casa della famiglia Pagani, in Fondamenta
Tagliapietra 3250, presso Cà Foscari.
Precipitata sid tetto scheggiò alcune tegole,
rimbalzando fortunatamente in un cortiletto inter­
no, dove esplose spaventando tutto il vicinato, fa­
cendo una buca profonda, scrostando intonachi e
mandando in frantumi molti vetri delle finestre del­
le case adiacenti.
Presumibilmente diretta al Gazometro, una
bomba cadde verso Santa Marta, poco lungi dalle
case dei ferrovieri, in un prato dove limitò la sua
opera scavando una profonda buca.
LTna bomba incendiaria cadde in calle delle
Locande, quasi di fronte all’ unica porta di quella
corte al numero anagrafico 4331.
La bomba si incendiò subito e sprigionò 1111
denso fumo con odore nauseabondo di petrolio.
Gli abitanti delle case vicine si affacciarono
spaventati alle finestre, ma dovettero tosto ritirar­
si perchè il fumo invadeva le abitazioni.
L ’ opera di spegnimento dell’ incendio fu ini­
ziata dagli stessi abitanti e poi completata dai vi­
gili al fuoco che si portarono subito sul posto.
Pure verso le quattro una bomba esplose die­
tro la Tana, a Castello, svellendo parte del selciato
e affondando due imbarcazioni.
Verso le ore cinque un altro apparecchio sor­
volò sopra l’Arsenale, gettando qualche bomba, ma
fu accolto da un nutrito fuoco di fucileria e mi­
tragliatrici che lo costrinsero a prendere la via del
ritorno.
Gli areoplani nemici, oltre le bombe, getta­
rono anche delle freccie; fortunatamente non pro­
dussero danni. Esse erano lunghe circa 15 centime­
tri, e ai due Iati recavano scritte in lingua francese:
« Invention française application allemande ».
Si calcola che in Arsenale ne siano cadute cir­
ca un migliaio.
Delle bombe gettate dal primo apparecchio,
una cadde nel giardino del Casino Moro-Rocchi al
Malcanton.
Una bomba cadde in canale di fronte a San
Biagio scoppiando con forte detonazione senza re­
car danni.
Un’altra bomba cadde in accpia al Malcanton,
quasi di fronte alla Questura eli Dorsoduro, richia­
— 60
mando per tutto il giorno una gran folla che accor­
reva a vedere il grosso proiettile adagiato sul fondo
del canale.
Un’altra bomba andò a cadere in Canalazzo a
poca distanza dal Consolato Austriaco, ma senza
esplodere.
I feriti furono soltanto quattro e in forma mol­
to leggera. Le case che ebbero qualche danno fu ­
rono quelle segnate coi numeri 2107, 2106, 2113,
2121, 2123.
Alle ore cinque e venti un altro apparecchio
nemico risvegliava di nuovo l’attenzione dei cit­
tadini. L'aeroplano veniva dalla parte di terra,
percorrendo la linea del ponte della ferrovia allo
scopo di gettarvi delle bombe.
Attraversò la città fra un continuo rombare
di artiglieria e il crepitìo delle mitragliatrici e dei
fucili. Quando fu oltre il bacino di San Marco, for­
se perchè minacciato continuamente dagli shrap­
nels, si levò a grande altezza e fu visto ondeggiare
sotto gli effetti di qualche tiro ben diretto, tanto da
sembrare colpito.
La partenza precipitosa di questo velivolo po­
neva fine alla prima incursione aerea su Venezia.
G r a f ic o in d ic a n t e l e b o m b e l a n c i a t e s u V e n e z ia d u r a n t e gli an n i di g u e r r a 1915-18
SECONDA INCURSIONE AEREA
NELLA NOTTE DEL 27 MAGGIO 1915.
Venezia bombardata per la seconda volta da due
velivoli tedeschi — Vennero lanciate sulla città
14 bombe: vi furono due morti — L ’attacco nemico
ha inizio alle ore 22.10.
I Veneziani erano sotto l’impressione delle
bombe lanciate dal nemico nel mattino del 24. Stan­
chi di tante emozioni, in generale riposavano, tran­
ne qualche appassionato dell’ aria notturna, il qua­
le era andato a prendersi il fresco.
La luce si spegne e la sirena dell’ Arsenale dà
l’ allarme seguita dal colpo di cannone e da altri ad
intervalli.
Tutta Venezia è in piedi, qualcuno s’affaccia
alla finestra semivestito, altri infilano la porta di
casa e se ne vanno a godere lo spettacolo.
« Che le sia prove o che i fassa sul serio? No
se sente ancora gnente! ».
61 —
Qualche tiro lontano, i proiettori scrutano l’o ­
rizzonte e le vedette sono al loro posto in attesa.
In direzione dell’Arsenale si ode a tratti ru­
moreggiare il motore di un velivolo, ma è ancora
lontano; intanto le batterie costiere iniziano il fuo­
co e granate e shrapnels scoppiano nell’aria, con
tiri d ’interdizione.
Il rumore di un secondo apparecchio si uni­
sce al primo, coperto di tanto in tanto dal conti­
nuo cannoneggiamento, mentre i riflettori lanciano
i loro raggi sopra l’Arsenale.
Le mitragliatrici delle navi cominciano a mar­
tellare, e così i cannoncini antiaerei s’infiammano
gettando shrapnels e piombo.
Una potente esplosione scuote la terra e l’a­
ria, seguita da una seconda più vicina e da una ter­
za susseguente.
Una donnetta che sta sulla porta di casa a cu­
riosare, si rintana, prontamente, spaventata, escla­
mando : « Madona benedeta, i xe <¡ua proprio lori,
i fa' sul serio anca ’sla volta ».
La fucileria delle altane, coi suoi tiri laceran­
ti, incrocia il fuoco con quello delle navi e l’ ura­
gano s’addensa sempre più.
Intanto migliaia di detriti cadenti dallo spa­
zio, fiammeggianti, s’infrangono qua e là, danneg­
giando tegole e mettendo in pericolo le persone po­
co accorte che se ne stanno all’aperto a curiosare.
Qualche «gnoomm» prolungato seguito da fi­
schi, rivela il suono caratteristico dei frammenti di
granata che volano in ogni dove.
Cosi anche i più cocciuti comprendono che è
un eroismo da poco quello di esporsi senza scopo.
1 cacciatori, battaglieri per istinto, si accani­
scono inutilmente a sparare con le loro doppiette
e solo un ordine delle Autorità li fa desistere.
Gli apparecchi nemici volano sopra S. Marco,
e tutte le bocche da fuoco s’ infiammano, mentre i
raggi lanciati dai riflettori tengono gli apparecchi
sotto il loro dominio e li seguono, precisando il
tiro all’artiglieria.
L ’ uragano è nella massima violenza. Un tur­
bine di proiettili infuocati tempesta di avversari, i
quali gettano quante bombe hanno, ma, accecati
dai raggi dei riflettori, perdono la mira, colpendo
a casaccio.
Le bombe per la maggior parte cadono nei rii
e nel bacino di S. Marco, esplodendo fragorosamen­
te e innalzando colonne d’acqua, che ricadendo
sconvolgono la laguna come fosse in tempesta, scuo­
tendo vaporini e natanti all’ancoraggio.
Gli sparvieri prendono quota e se ne vanno
seguiti dal tuonare dei cannoni della difesa antiae­
rea e salutati dalle ultime scariche di fucileria e
delle mitragliatrici.
Un po’ di calma, un po’ di silenzio, poi la luce
elettrica si riaccende, mentre la città riprende la
sua vita.
Le comari in calle commentano :
« Me par che ste scatole de conserva, che i (li-
xeva Valtro giorno, le sia co più s-cioco! ».
Si cominciava a comprendere la necessità di
essere più prudenti.
Le bombe esplosive caddero nelle seguenti lo­
calità :
Una bomba — nel Canale dei Furlani a Ca­
stello — faceva crollare una facciata di casa.
Una bomba — in Corte Coltrerà a Castello —
rovinava il pavimento stradale, arrecando danni
alle case adiacenti.
Una bomba — in Via Garibaldi — sfondava
1111 tetto e danneggiava una casa.
Una bomba — in Calle Zan a Castello — ca­
deva alla SVAN, rimanendo inesplosa.
Altre bombe esplosero in Bacino di S. Marco,
con grande frastuono e poco danno.
Una bomba incendiaria colpiva il giardino
della Commenda di Malta, a Castello.
TERZA IN C U R SIO N E AEREA
NEL MATTINO DELL’8 GIUGNO 1915.
Un velivolo nemico, con missione di colpire Vene­
zia e Vhangar di Campalio, lancia dieci bombe, sfo­
gando le sue ire anche su S. Marco — L'incursione
ha inizio alle ore 4.15.
I Veneziani, che s’aspettavano i velivoli nemi­
ci sopra la città tutte le notti, poterono, dormendo
come si dice, con un occhio solo, riposare almeno
un po di giorno; ma Venezia non doveva rimane­
re a lungo indisturbata.
E i poco graditi ospiti arrivano quando meno ci
si pensa. La voce della sirena d’allarme, risuona la­
mentosamente, come lúgubremente fanno eco le al­
tre consorelle, e i soliti colpi di cannone ad interval­
li. Sono bombardatori nemici, od è un falso allar-
rne? Si distingue il rombo di un velivolo che si av­
vicina.
La difesa antiaerea inizia il fuoco che si ri­
percuote furiosamente.
Nel frattempo i cittadini Veneziani si pongono
al riparo, qualche rifugio è già pronto e chi si sen­
te poco sicuro nella propria abitazione, ne appro­
fitta.
Le scie luminose, abbaglianti dei riflettori del­
la difesa scrutano il cielo, ma la luna ostacola le
ricerche, il fumo bianco delle polveri esplose fa
da cortina nello spazio e l’apparecchio, sorvolando
a grande altezza, è invisibile.
La bufera si scatena con l’incrociarsi dei tiri
di artiglieria e lo scoppio di shrapnels e granate,
unitamente alla fucileria che scarica piombo infuo­
62 —
cato e alle mitragliatrici che martellano il nemico
invisibile.
Il velivolo di notte non si vede, solo si sente
il suo respiro, non si tira aH’apparecchio, ma alla
sua rotta, si cerca di circondarlo di fuoco e di piom­
bo, di costringerlo a risalire o ad andarsene, per­
chè colpirlo è sempre un colpo di fortuna.
Il nemico getta il suo carico; è sopra San Mar­
co e le bombe scoppiano una dietro l’altra con im-
II velivolo fila verso gli Alberoni gettando al­
ile bombe lungo il litorale; il cannoneggiamento si
allontana man mano, diminuisce, sosta, il nemico
si dirige verso l’altra sponda.
1 tre fischi di sirena; la quiete ritorna, dopo
la bufera. È l’inizio del pellegrinaggio dei cittadini
per vedere, per sapere i danni prodotti dal nemico.
I danni prodotti da bombe esplosive sono i
seguenti :
I p r im i r if u g i
menso fragore, mentre le bocche da fuoco della di­
fesa eruttano fiamme e proiettili, che percorrono lo
spazio in tutti i sensi.
Bombe cadono nel Bacino di S. Marco, scop­
piando fragorosamente e sconvolgendo l’acqua,
sbattacchiando i galleggianti che stridono sugli or­
meggi, con quel caratteristico rumore di ferraglia
trascinata; bombe cadono a terra con formidabile
schianto, innalzando colonne di fiamme e fumo,
facendo sussultare il suolo e il cuore dei Veneziani
che vedono la Basilica di San Marco minacciata.
Una bomba — Calle del Forno, Castello —
causava la rovina della facciata di una casa.
Una bomba — Giardinetto Reale, San Marco
— distruggeva le vetrate della Società Bucintoro.
Due bombe — Bacino San Marco — scoppia­
vano nell’acqua senza danni.
Una bomba — vicino al giardinetto Reale —
scoppiava nell’acqua senza danni.
Una bomba incendiaria cadeva in Calle Lezze
a San Marco forando il tetto di una casa, rimanen­
do inesplosa.
QUARTA IN CURSIO NE AEREA
NEL MATTINO DEL 4 LUGLIO 1915.
Un velivolo nemico sorvola Venezia, gettando sei
bombe sul litorale degli Alberoni — L'incursione
ha inizio alle ore 6.30.
Venezia questa volta non è toccata, le bombe
esplodono lontano, verso il litorale degli Alberoni;
gli scoppi fragorosi si succedono agli scoppi con si­
nistro boato, e le artiglierie sparano contro il ne­
mico che inseguito, circondato, bersagliato da mil­
le frammenti infuocati, è costretto a partire.
— 63 —
Q U I N T A I N C U R S I O N E A E R E A
NEL MATTINO DELL’8 LUGLIO 1915.
Venezia bombardata da un velivolo nemico che lan­
cia sulla città otto bombe fra esplosive e incendiarie,
uccidendo una persona e ferendone altre tre.
L’ incursione ha inizio alle ore 7.47.
Un rombare (li motore, a tratti, a sbalzi, prima
leggero, poi più forte. Ognuno si chiede se sia un
apparecchio nostro oppure nemico.
Un suono stridulo, lamentoso, lacerante; è la
sirena dell’Arsenale che, col suo urlo, dà il segnale
di stare all’erta per l’avvicinarsi del nemico.
Le altre sirene fanno eco ed un colpo di can­
none, seguito da altri ad intervalli, segna l’inizio
del fuoco che incomincia strepitoso, assordante. II
velivolo è sopra la città, dove viene accolto con sca­
riche di piombo.
I cannoni delle navi e quelli delle batterie da
terra eruttano nembi di proiettili che scoppiano
nell’aria in parte con fumate bianche, e in parte
nere, mentre creano attorno al velivolo, più sopra,
più sotto, tante nuvolette che man mano si dilata­
no, si allargano.
II fragore delle bombe che scoppiano con si­
nistro boato, tutto scuotendo, si ripercuote con si­
nistre vibrazioni, unendosi agli scoppi delle grana­
te e degli shrapnels vomitati dalle bocche fiammeg­
gianti dei cannoni e dal martellare delle mitraglia­
trici che incrociano il tiro con le scariche di fu­
cileria.
Qualche bomba esplode nel Bacino di S. Mar­
co, facendo vibrare le vetrate del Palazzo Ducale
e del Palazzo Reale, e frantumando molti vetri.
II nemico, avvolto da spire di fuoco e di piom­
bo, cannoneggiato, mitragliato, fra un turbinio di
detriti metallici, è costretto a [»render quota, inse­
guito dai tiri delle artiglierie antiaeree e dalle sca­
riche delle mitragliatrici e fucili.
Il fuoco scema d’intensità, il nemico è diretto
alla sua base.
Una bomba esplosiva cadeva in Bacino San
Marco frantumando le vetrate del Palazzo Reale,
della Marciana e del Palazzo Ducale.
Una bomba esplosiva danneggiava delle tettoie
nell Isola di S. Giorgio.
Una bomba esplosiva demoliva una casa a San
Marco, in Calle della Madonna, e danneggiava al­
tre case vicine.
Una bomba incendiaria produceva un picco­
lo incendio alle Calleselle a Cannaregio.
Altre bombe caddero in Bacino S. Marco sen­
za arrecare danni.
SESTA INCURSIO NE AEREA
NEL MATTINO DEL 13 LUGLIO 1915.
Un velivolo nemico vola su Venezia p lancia due
bombe esplosive sul litorale degli Alberoni — L ’in­
cursione ha inizio alle ore 7.
TI colpo di cannone, altri colpi ad intervalli
ed il velivolo nemico è avvistato. Accolto da un
fuoco infernale passa sulla città a grande altezza,
mentre tutte le bocche da fuoco della difesa anti­
aerea lo tengono sotto il loro tiro.
Il nemico fa un lungo giro, poi inseguito da
un grandinare di proiettili, si dirige verso il lito­
rale a Sud.
La bufera di piombo lo insegue, la città per
questa volta non è toccata, si odono lontani scoppi
di bombe; sono quelle che esplodono nell’acqua a-
gli Alberoni, senza danni.
SETTIMA INCURSIO NE AEREA
NELLA NOTTE DEL 15 AGOSTO 1915.
Un velivolo neniico bombarda il litorale di Mala-
mocco ed Alberoni, lanciando cinque bombe ed uc­
cidendo una persona.
L'incursione ha inizio alle ore 13.15.
Scoppi di bombe, come di un boato lontano,
si succedono all’incessante tuonare delle artiglie­
rie, mentre granate antiaeree percorrono il cielo,
esplodendo, unitamente a shrapnels, alla mitraglia
e alla fucileria, inseguendo, circondando, stancan­
do l’ avversario.
Martellato da detriti metallici incandescenti,
il nemico è obbligato a guadagnar quota e a par­
tire salutato da un uragano di proiettili.
Una bomba esplosiva cadeva a Casa Bianca
senza danni.
Una bomba esplosiva cadeva a Malamocco sen­
za danni.
Altre bombe cadevano in acqua, senza arrecar
danni.
64 —
OTTAVA INCURSIONE AEREA
DEL 5 SETTEMBRE 1915.
Velivoli due, bombe quattro - Ore 16.31 — Un
idrovolantc nemico abbattuto e gli aviatori fatti i>ri-
gionieri prima dell’attacco.
Un lontano cannoneggiare lungo la costa fa co­
noscere che i nemici alati si avvicinano sempre più.
Le navi incrociano il fuoco con le batterie an­
tiaeree costiere e gli shrapnels scoppiano sopra il
litorale di Lido.
I velivoli nemici si mantengono a grande al­
tezza, quasi invisibili, proseguendo verso il litora­
le degli Alberoni.
Un idrovolantc nemico, colpito dalle batterie
antiaeree costiere, è costretto a scendere in mare,
ed è catturato unitamente ai due aviatori con tutto
il carico di bombe.
L’altro velivolo prosegue la sua corsa verso il
litorale di Chioggia, getta il suo carico di quattro
bombe, che esplodono parte in mare e parte in la­
guna senza arrecar danni.
Inseguito dal fuoco incrociato delle batterie
costiere, prende la via del mare verso l’altra
sponda.
Piazza ni S. M a r c o - Il r i f u g i o s o t t o l e V e c c h i e P r o c u r a t i e
65 —
I
NONA I N C U R S I O N E A E R E A
NELLA NOTTE DEL 24 OTTOBRE 1915.
Quattro velivoli austro-tedeschi {iettano ventiquat­
tro bombe su Venezia e colpiscono la Chiesa degli
Scalzi. Il prezioso affresco del Tiepolo distrutto.
L ’incursione ha inizio alle ore 22.15.
Il nemico da tempo aveva cessato il suo accani­
mento su Venezia, e i cittadini potevano dormire i
loro sonni tranquilli senza essere visitati dai poco
graditi sparvieri.
re
Sembra bramino seguire la corsa della conso­
la, che, spinta vigorosamente, prosegue veloce,
silenziosa, e alla svolta del canale, la voce pode­
rosa del gondoliere dà il segnale di presenza col suo
aa-èèè - aa-èèè; poi il battito del remo si allonta­
na, l’acqua piano piano si calma, la pace ritorna
nel canale.
Tanta poesia, tanta tranquillità, non doveva a
lungo regnare, in quella maestosa notte autunnale.
Qualche rumore di motore lontano, molto lon-
C h i e s a deg li Sc a l z i - I l p r e z io s o a f f r e s c o d e l
T iep o l o r a f f i g u r a n t e « I l t r a s p o r t o d e l l a
Sa n t a C a s a di L o r e t o »
In quella notte la luna splendeva nella sua pie­
na luce, avvolgendo la città di una calma serena.
Qualche gondola passa veloce nel canale, tur­
bando la calma del rio, sconvolgendo lo specchio
d'acqua sul quale sono riflessi i palazzi e le case,
mentre il remo immergendosi ed emergendo con
battito regolare fende e sbatte, facendo ricadere
mille goccioline che sembrano lucciole argentee.
Altri natanti all’ormeggio, al passaggio della
gondola nera, ondeggiano, con lieve ritmo mono­
tono, avanti e indietro, trattenuti al palo da un no­
do, leggermente sbattendo e scricchiolando.
L ’ in t e r n o d e g l i Sc a l z i
DOPO LO SCOPPIO DELLA BOMBA
tano, assai ben noto, qualche razzo d ’avviso solca
lo spazio aereo, il sibilo lacerante della sirena si
ripercuote ingrandito dall’eco nelle calli e nei ca­
nali, mentre le altre sirene uniscono la loro voce
lamentosamente.
Il cannone tuona il primo colpo ed altri, ad in­
tervalli, danno l’ avviso che il nemico viene a profa­
nare Venezia.
Tutti i posti di difesa sono all’erta, le vedette
delle altane col fucile spianato e i mitraglieri pronti
alle manovelle, attendono l'ordine per iniziare il
fuoco.
66 —
Il rombo dei motori nemici si distingue più
nettamente, a tratti, ad intervalli, e il fuoco antiae­
reo incomincia.
Prima lento, poi sempre più possente, più fra­
goroso, mentre shrapnels e granate solcano il cielo
in tutte le direzioni.
Il fuoco è diretto verso lo spazio aereo sopra
la ferrovia, da dove gli sparvieri giungono, accolti
da un tiro infernale.
L'uragano s’addensa, si accumula, scoppia, i
cannoni antiaerei s’infiammano vomitando granate
e shrapnels e le mitragliatrici martellano incessan­
temente, unitamente alla fucileria che, coi suoi tiri
laceranti ed incessanti, coadiuva 1’ opera della
nate e la terra sussulta per gli scoppi delle
bombe.
I riflettori frugano il cielo e percorrono lo spa­
zio in tutti i sensi, molestando gli avversari invisi­
bili, e la bianca scia è perforata da mille proiettili
fiammeggianti che ricadono in pioggia di detriti sui
tetti, sulle strade e nell’ acqua.
La Chiesa degli Scalzi è colpita da una bomba
esplosiva che sfonda il tetto e lo fa rovinare: l’af­
fresco, capolavoro del Tiepolo, viene completamen­
te distrutto.
I velivoli nemici proseguono la loro corsa verso
il centro della città, e le fiammate dei cannoni ri­
schiarano il cielo con lampi sanguigni.
L ’ in t e r n o d e l l a C h i e s a degli Sc a l z i dopo l o sc o p p io d e l l a b o m b a , c h e c a u s ò il c r o l l o d e l
SOFFITTO E LA DISTRUZIONE DEL PREZIOSO AFFRESCO
difesa, che costringe i nemici a tenersi ad alta
quota.
Uno scoppio più fragoroso fa tremare la terra
e scuotere le vetrate della città, seguito da altri ed
altri ancora.
Sono le prime bombe che i nemici gettano sul­
la ferrovia; l’aria è pregna dell’ odore di battaglia
che da terra si combatte verso il cielo e dal cielo
converge verso terra.
L ’uragano di fuoco e di piombo percorre l’aria
in tutti i sensi, i cannoni si sgranano e gli shrapnels
si susseguono agli shrapnels, le granate alle gra-
La lotta continua incessantemente; qualche i-
stante d’ intervallo, poi riprende più accanila che
mai. Le bombe si susseguono alle bombe, gli scoppi
agli scoppi, mentre il tuonare delle artiglierie con­
tinua ininterrottamente e il fumo bianco degli
scoppi stende una densa cortina sulla città.
Qualche bomba cade a S. Marco, a terra, qual­
che altra in Bacino, scoppiando con immenso fra­
gore.
La battaglia è da circa due ore impegnata fra
i velivoli nemici e la difesa antiaerea, e i fucili bru­
ciano nelle mani dei difensori.
67 -
La bufera ¡tassa da un [»unto all’altro della
città e le ultime bombe cadono verso Castello con
sinistri boati.
Gli sparvieri nemici cannoneggiati, mitraglia­
ti dall’incessante fuoco della difesa, se ne vanno
dalla parte opposta a quella da cui son venuti, di­
rigendosi verso Treporti, ove gettano qualche al­
tra bomba, e verso il litorale di Chioggia.
I colpi di cannone si allontanano, si affievoli­
scono, cessano.
Qualche istante di silenzio, poi le sirene dan­
no il segnale di cessato pericolo.
Le luci azzurre ricompaiono, le strade si po­
polano, il pellegrinaggio nei luoghi colpiti inco­
mincia.
Un risuonare di [»assi affrettati per le vie; so­
no moltitudini calme, oscure, ordinate, curiose,
brulicanti nelle calli e sui ponti; tutti vogliono sa­
pere, tutti vogliono vedere.
S’incamminano verso la ferrovia e la Chiesa
degli Scalzi, facendo ressa al ponte della stazione,
a stento trattenuti da soldati e da agenti dell’ordine.
L ’esecrazione per la devastazione della bella
Chiesa, tanto amata dai Veneziani, è generale, e il
cuore più duro si commuove.
I nuovi venuti prendono il posto degli altri
che se ne vanno in mesto pellegrinaggio verso altre
località colpite; e così spunta l’alba nella città mo­
vimentata come in pieno giorno.
Una bomba incendiaria cadeva fra i binari del­
la stazione ferroviaria senza danni.
Una bomba incendiaria in Calle Priuli a Can­
naregio sfondava il tetto delle Arti Grafiche provo­
cando un piccolo incendio.
Una bomba cadeva in acqua di fronte a Santa
Chiara affondando una peata.
Una bomba incendiaria cadeva sul tetto della
ex chiesa S. Leonardo sfondandolo e provocando un
piccolo incendio.
Una bomba incendiaria cadeva in Campo San
Polo, senza danni.
Una bomba incendiaria sfondava il tetto di
lina casa d’abitazione in Corte dell’ Orso a S. Mar­
co, producendo un piccolo incendio.
Una bomba incendiaria cadeva in Piazzetta
S. Marco di fronte al Caffè Chioggia.
Una bomba incendiaria sfondava e incendiava
il tetto di una casa d’ abitazione in Calle degli Spec-
cliieri a S. Marco, producendo un piccolo incendio.
Altre bombe caddero in acqua e nel bacino di
San Marco con gran fracasso e poco danno, som­
mergendo qualche natante.
DECIMA INCURSIO NE AEREA
NEL MATTINO DEL 25 OTTOBRE 1915.
Quattro velivoli gettano 25 bombe su Venezia.
L ’incursione ha inizio alle ore 8.35.
Erano trascorse poche ore dalla devastazione
compiuta dagli aerei nemici nella Chiesa degli Scal­
zi, e il pellegrinaggio dei Veneziani nei luoghi col­
piti continuava ancora, quando un ululato erompe
nell’ aria.
È il grido inatteso della sirena dell’Arsenale,
seguito dalle altre che rispondono dai vari lati della
città; è un coro di clamori lugubri e lamentosi.
Un colpo di cannone, altri ancora ad interval­
li, poi il silenzio profondo, assoluto.
I Veneziani presi così all’improvviso, non san­
no dove rifugiarsi.
Parte si ricoverano nei rifugi più prossimi e al­
tri si affrettano a ritornare verso le loro abitazioni.
Un clamore di voci, di richiami da ogni parte,
un rinchiudersi di porte e finestre, qualche strillo
di bimbo, mentre le mamme tenendo stretti i loro
piccoli al seno, invocando la Madonna corrono a
rifugiarsi al sicuro.
Le prime sparatorie incominciano lontane, ver­
so il litorale di Lido, poi qualche sinistro rombare di
motore che si avvicina, si avvicina sempre più.
Le batterie antiaeree di San Nicolò di Lido
iniziano il fuoco, seguito da quello dei Cacciator­
pediniere e ai posti di vedetta tutti sono all’ erta.
Gli aerei nemici, accolti da un fuoco incrocia­
to di artiglieria, devono mantenersi ad alta quota,
tanto da essere appena visibili.
Gli sparvieri sono sopra l’Arsenale a grande
altezza; le prime bombe scoppiano fragorosamente
e i boati si susseguono ai boati. In parte esse scop­
piano nell’ acqua con gran rumore e pochi danni;
intanto la difesa controbatte il nemico energica­
mente.
La battaglia è accanita, la terra sussulta per le
detonazioni e i boati, e ogni cosa vibra; l’ atmosfera
è pregna di vapori nerastri, che tolgono in parte
la visibilità ai nemici.
Verso Sant’Andrea e San Nicolò di Lido si
odono rombi di possenti motori; sono gli apparec­
chi della Marina Italiana e dei Francesi che pren­
dono quota per fugare gli aerei nemici.
Qualche bomba scoppia a Castello, ma il fu o­
co infernale della difesa non dà requie agli assali­
tori che stimano più prudente il ritorno.
Inseguiti dai velivoli della Marina e degli A l­
leati, cannoneggiati, mitragliati, avvolti in spire di
fuoco e di piombo, iniziano la corsa verso la base
donde son venuti, scagliando le ultime bombe a
S. Nicolò di Lido, a Treporti e contro un pontone
ancorato in mare, con gran frastuono e poco dan­
no, perchè, gettate precipitosamente, in parte scop­
piano nell’acqua.
Qualche istante di silenzio, poi il convenuto
segnale avvisa del cessato pericolo.
Le vie della città si ripopolano, il movimento
dei vaporini e dei natanti nel Canal Grande e nei
canali riprende, mentre la vita ritorna normale co­
me se nulla fosse avvenuto.
I DANNI.
Una bomba incendiaria colpiva la cupola della
Chiesa di San Pietro di Castello, rimanendo ine­
splosa.
Una bomba esplosiva cadeva nel Rio di San
Pietro di Castello con poco danno.
Una bomba incendiaria sfondava un tetto e in­
cendiava un abbaino in Calle del Tagliapietra a Ca­
stello.
Una bomba incendiaria cadeva sulla scuola
della Celestia a Castello sènza danni.
Una bomba esplosiva cadeva in un campazzo
a San Pietro di Castello senza danni.
Altre bombe caddero in laguna e nel bacino
dell'Arseiiale senza recar danni.
P ia z z a Sa n M a r co - Il r if u g io s o t t o l k P r o c u r a t ie N u o v e
UNDICESIMA INCURSIONE AEREA
NKL GIORNO 18 NOVEMBRE 1915.
Ciiu/ue velivoli nemici gettano 26 bombe su Vene­
zia e dintorni. L'attacco aereo lia inizio alle ore
13.30.
Quel pomeriggio, illuminato da un pallido
sole, non doveva trascorrere per Venezia troppo
tranquillo.
Un rombare rii motore appena distinto, por­
tato a tratti dal vento di scirocco, avvisa la difesa
antiaèrea che un velivolo nemico è in vista; ai po­
sti di difesa, sulle terrazze e sulle navi, tutti sono
in assetto di combattimento.
La sirena dell*Arsenale emette il suo urlo po­
deroso, seguita dalle altre dai punti estremi della
città, e dai colpi di cannone ad intervalli che se­
gnalano ravvicinarsi degli aerei nemici.
I Veneziani sono nella maggior parte in casa,
o stanno per recarsi ai loro posti di lavoro.
« No i ne lassa gnanca terminar un bocon in
paxe, sti fioi de cani ».
Un po’ di confusione nel primo momento, ri­
chiami delle mamme ai figli che giuocano in calle;
poi le vie, le fondamente, i « campi », rimangono
deserti.
L’aereo nemico è solo visibile quando esce da
densi strati di vapori nebulosi e si mantiene a gran­
de altezza, dirigendosi verso il centro della città.
Il fuoco della difesa s’ inizia possente, frago­
roso, mentre l'apparecchio uscendo dalla foschia,
sobbalza per lo spostamento d’aria prodotto dagli
scoppi e dal tiro precisato, mantenendosi sempre
ad alta quota.
Le prime bombe cadono nel centro della cit­
tà, scoppiando con immenso frastuono, innalzando
colonne di fumo nerastro e sconvolgendo l’acqua
del Bacino di San Marco. Lo scoppiettìo delle m i­
69 —
tragliatrici accompagna le scariche dei fucili, il
tuonare dei cannoni e il fragore degli shrapnels e
delle granate scoppiami nello spazio aereo.
E il concerto infernale aumenta sempre più.
L ’aereo nemico, avvolto dalla mitraglia infuocata,
da densi strati di fumo che gli tolgono la visibilità,
fra gli scoppi delle granate e degli shrapnels, è co­
stretto a ritornare, girando sopra San Giorgio e di­
rigendosi verso il litorale.
Nuovi rombi di motori lontani; altri apparec­
chi nemici sopraggiungono, ma da Sant’Andrea ve­
livoli nostri ed alleati si innalzano per la caccia ai
profanatori di Venezia.
I nemici ad uno ad uno passano sopra la città,
scagliando altre bombe, inseguiti dal tiro delle no­
stre artiglierie.
La battaglia fra aerei e difesa continua acca­
nita, l’uragano è al suo culmine e i boati delle
bombe che scoppiano a terra, si uniscono al rom­
bare dei cannoni eruttanti dalle bocche fiammeg­
gianti granate e shrapnels.
I velivoli nemici immersi in una bolgia infer­
nale di fuoco e di piombo, sono costretti a ritornare
mantenendosi a enorme altezza, gettando con poco
danno l’ultimo carico di bombe sopra le batterie
di San Nicolò di Lido, sul litorale di Alberoni e a
Casa Bianca, inseguiti dal fuoco antiaereo e da ve­
livoli nostri ed alleati.
II rombare delle artiglierie si fa sempre più
lontano, poi ogni rumore di guerra tace.
Le sirene danno il segnale di cessato pericolo
e la vita cittadina riprende col solito andirivieni
nei canali, nelle calli, nei « campi », mentre i più
curiosi a gruppi si recano in pellegrinaggio nei luo­
ghi colpiti.
Le località colpite da bombe incendiarie sono
le seguenti :
Una bomba — in Calle del Cristo a Cannare­
gio — rimaneva inesplosa.
Una bomba — a Dorsoduro — cadeva sul tetto
del Palazzo Balbi rimanendo inesplosa.
Una bomba — in Corte del Tagliapietra a San­
ta Croce — cadeva sul tetto di una casa e poi ruz­
zolava nel rio di San Boldo senza esplodere.
Una bomba — in Fondamenta Contarina a San
Polo — cadeva sulla pubblica via senza esplodere.
Una bomba — a San Marco in Calle del Ri­
dotto — cadeva in un cortile scoppiando, con dan­
ni alle case vicine e alle vetrate.
Le località colpite da bombe esplosive sono le
seguenti :
Una bomba — a Ca’ Foscari — sfondava il
letto di una tettoia comunale.
Una bomba — alla Stazione Marittima — ca­
deva vicino alla sottostazione elettrica danneg­
giandola.
Una bomba — a San Marco, in Corte Coppo
— cadeva nell’interno della corte danneggiando le
case circostanti.
Le bombe caddero in acqua nelle seguenti lo­
calità :
Una bomba — a Quintavalle di Castello — ca­
deva in acqua danneggiando le vetrate delle case,
in parte frantumandole.
Una bomba — in Bacino San Marco — cade­
va in acqua scoppiando senza danni.
Una bomba — nel Rio del Malcanton — cade­
va nell’acqua senza danni.
Una bomba — in canaletta Sant’Elena —- scop­
piava nell’acqua senza danni.
Una bomba — in Rio San Severo — scoppiava
nell’ acqua senza danni.
Altre bombe caddero fra San Michele e Mu­
rano, in laguna, senza danni.
DODICESIMA INCURSIONE AEREA
NELLA SERA DEL 15 MAGGIO 1916.
Nove velivoli austro-tedeschi bombardano la città
di Venezia, l'Arsenale, la Stazione di Mestre, il Ca­
vallino e Cavazuccherina, gettando 57 bombe.
L’attacco ha inizio alle ore 20.58.
I mesi si succedevano e Venezia dormiva da
lungo tempo i sonni tranquilli, indisturbati dagli
aerei nemici, dimentica dell’ accanimento dell’Au­
stria, che si supponeva placato.
L ’ avanzarsi della buona stagione e con essa lo
svolgersi delle operazioni belliche su tutti i fronti,
doveva dimostrare il contrario.
In quella tiepida e calma serata di Maggio, il
sibilo della sirena dell’Arseiiale fa battere d ’im­
provviso i cuori, mentre le sirene, che rispondono
in coro da ogni parte della città e i colpi di cannone
ad intervalli, danno il segnale che il nemico aereo
s’avanza verso Venezia.
Brevi istanti di confusione, richiami di vicini,
delle donne nelle calli, un rinchiudersi affrettato
di persiane, di porte; chi è fuori di casa s’affretta
a ritornarvi, chi è lontano si mette al sicuro come
meglio può e i rifugi raccolgono coloro che non si
sentono troppo sicuri nelle loro abitazioni.
Un rombare sinistro che s’ avvicina, s’avvici­
na sempre più; è il nemico che viene verso la città.
Il fuoco della difesa antiaerea lo accoglie con nu­
trite scariche e i potenti riflettori lo investono con
i loro fasci luminosi.
Il velivolo è sopra l’Arsenale. I cannoni della
difesa s’infiammano e col loro tuonare rispondono
al rombo fragoroso delle bombe che cadono scop-
— 70 —
piando, facendo sussultare la terra, tremare le case
e le vetrate della città.
L aereo nemico continua la sua corsa sopra la
città, gettando qualche bomha, dirigendosi verso
la ferrovia e la laguna, inseguito dal tiro delle ar­
tiglierie e dalla mitraglia.
Qualche razzo solca lo spazio aereo; sono se­
gnali che indicano ai difensori l’arrivo di altri ne­
mici.
Essi giungono ad uno ad uno o a gruppi di
due, tenendosi a grande altezza, cannoneggiati, mi­
tragliati. Il cielo si copre di densi strati di fumo,
gli shrapnels e le granate scoppiano fragorosamen­
te nello spazio solcato dalla scia dei riflettori, men­
tre la fucileria scroscia incessantemente e le mitra­
gliatrici martellano senza tregua il nemico.
Fragorosi, spaventosi boati si succedono; sono
altre bombe che cadono sull’Arsenale con gran fra­
stuono e poco danno e il coro infernale continua,
mentre i nemici volano sulla città, gettando qual­
che bomba qua e là, investiti da raffiche di proiet­
tili che minacciano la stabilità degli apparecchi,
tanto che gli avversari, ormai stanchi, si dirigono
parte verso la ferrovia e parte lungo il litorale, in­
seguiti dai tiri della difesa antiaerea.
Altri velivoli nemici sopraggiungono; la batta­
glia fra cielo e terra continua furiosamente e i colpi
si succedono ai colpi, gli scoppi agli scoppi e spa­
ventosi boati coprono di tanto in tanto il rumore
dei colpi della difesa: sono altre bombe che ca­
dono e fragorosamente scoppiano.
Le raffiche di fuoco e di piombo infuocato, ac­
compagnano, avvolgono i nemici che lasciano Ve­
nezia, diretti verso il ponte della ferrovia e la sta­
zione ferroviaria di Mestre ove gettano bombe e-
splosive ed incendiarie: altri si dirigono verso il li­
torale di Lido, Cavallino e Cavazuccherina lancian­
do altre bombe. ■*.
Il lontano cannoneggiamento è sempre meno
distinto, poi il silenzio si fa più assoluto.
Ancora qualche istante, la luce viene ridata
alla città, quella azzurra alle vie e le sirene danno
il segnale di cessato pericolo.
Nel frattempo i motoscafi portanti le Autorità
e soccorsi, si recano nei luoghi colpiti; per fortuna
in questa incursione, se il fracasso delle bombe fu
spaventoso, i danni arrecati a Venezia furono inve­
ce assai lievi.
Le bombe colpirono le seguenti località :
Una bomba — in rio di S. Pietro di Castello
— esplodeva nell’acqua e danneggiava parecchi
fabbricati.
Una bomba — in Campo S. Giovanni Novo
— esplodeva sid tetto di una casa incendiando e
danneggiando il piano sottostante.
Una bomba — in Corte del Tagliapietra a Dor­
soduro — cadeva in un cortile danneggiando le
case circostanti.
Una bomba — in Calle delle Rasse — esplode­
va sopra il tetto di una casa di abitazione e demo­
liva due piani, danneggiando le case circostanti.
Una bomba — in Calle delle Muneghe a Can-
naregio — cadeva sopra il letto di una tettoia esplo­
dendo e danneggiando le case circostanti.
Altre bombe esplosive ed incendiarie caddero
in Arsenale, nell’acqua del suo bacino.
P ia zz a San M ar co - I l r if u g io s o t t o l e P r o c u r a t ie V e c c h ie
— 71
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)
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Giovanni Scarabello - Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l'opera di difesa della marina italiana. Vol.1 (1933)

  • 1.
  • 2.
  • 3. GIOVANNI SCARABELLO IL MARTIRIO DI VENEZIA D U R A N T E LA G R A N D E G U E R R A E L ’ O P E R A DI D IFESA D ELLA M A R IN A IT A L IA N A Consta di cinquecento facciate, in due volum i del formato 25 x 35 linemente rilegati in tela azzurra con impressioni in oro. Quest’opera che, per l'aggiunta di altri preziosissimi documenti inseriti durante il corso di stampa del secondo volum e, contiene 750 illustrazioni (anziché 725 com e risulterebbe dai frontespizi dei due volum i) riprodotte da fotografìe di raro interesse storico ed in parie inedite, è la commossa rievocazione del duro sacrificio al quale fu sot­ toposta Venezia durante il periodo travagliato ma glorioso della grande guerra, e della leggendaria difesa, sia per terra che per mare, opposta dalla nostra eroica Marina, come risulta dal Foglio d’ Ordini N. 105 del Ministero della Marina - Gabinetto - in data 4 Maggio 1934 XT1°, diramato a tutte le Autorità: « La pubblicazione del cav. Scarabello: « IL M A RTIR IO DI VENEZIA DURANTE LA GRANDE GU ERRA E L’ OPERA DI D I­ FESA DELLA M ARIN A ITALIA N A » rievoca eil esalta nobilm ente, con ricca docum entazione fotografica e testo appropriato, il duro sa­ crificio al quale fu sottoposta Venezia negli anni di guerra, il coraggio e l’abnegazione del popolo veneziano e l'opera svolta ilalla It. Marina per la difesa della città. La pregevole pubblicazione merita diffusione ». Il costo dei volum i, di grande form ato, costituenti ] opera, legati in tela con impressioni in oro, vengono ceduti agli Enti ed al personale dipendente al prezzo ridotto di L. 100, oltre alle spese di im ballo e di spedizione. L ’ autore acconsente che il pagamento venga anche fatto in dieci rate mensili. Per schiarimenti ed acquisti rivolgersi direttamente al Cav. G io­ vanni Scarabello — S. Marco 1623 - Venezia — oppure alPAmmini- sirazione del «Gazzettino» - Venezia. T u t t i g l i e s e m p l a r i d e v o n o p o r t a r e l a f i r m a d e l l ’ a u t o r e T ir M Jt« » tu a r r iN O iu .u ìt» ato- v i« ì i »
  • 4.
  • 5. G IO V A N N I SCARABELLO G IÀ ’ OPERATORE IN GUERRA PER LA R. MARINA IL MARTIRIO DI VENEZIA DURANTE LA GRANDE GUERRA E L’ OPERA DI DIFESA DELLA MARINA ITALIANA VOLUME PRIMO CON 345 ILLUSTRAZIONI CONCESSE D A L­ L'U FFIC IO SPECIALE DEL MINISTERO DELLA MARINA - ORA UFFICIO STORICO AG LI EROICI DIFENSORI DI V E N E Z IA Q U EST’ O P E R A È D E D IC A TA P E R C H È S I A D I E S E M P I O A I V I V E N T I E A I P O S T E R I
  • 6. P R O P R I E T À ’ A R T I S T I C A L E T T E R A R I A R I S E R V A T A A L L ’ A U T O R E A N O R M A D E L L E V I G E N T I L E G G I ESEM PLAR E N.° Tipografia del Gazzettino Illustrato - Venezia 1933
  • 7. S O M M A R I O VOLUME PRIMO PARTE I. - Venezia in guerra — 24 Maggio 1915 — Alla dichiarazione di guerra dell’Italia al­ l’Austria. i quattro cavalli «li San Marco scen­ dono dalla Basilica d'oro e Venezia inizia le opere «li difesa per proteggere i suoi monu­ menti. PARTE II. - 11 Martirio di Venezia durante le in­ cursioni aeree, sotto il grandinar delle bombe nemiche. Nulla è rispettato pur di colpire e Venezia trova nel suo popolo tpiel coraggio e quella abnegazione civica che non le sono mai ve­ nuti meno nelle sue gloriose tradizioni, dimo­ strando, come nel 1848-49, la tenace volontà di resistenza. PARTE III. - La Difesa e Assistenza Civile. PARTE IV. - L'esodo dopo Caporetto. Mentre molti Veneziani partono, la Famiglia Reale, a Venezia, porge assistenza e incoraggiamento ai «rimasti», i quali vedono con dolore l’al­ lontanamento delle opere d'arte più care. PARI E V. - Venezia resisterà ad ogni costo all'in­ vasore. PARTE VI. - Cerimonie Militari e Civili di Vene­ zia, celebrate in omaggio e in premio all’opera della R. Marina Italiana. v o l u m i : s e c o n d o PARTE VII. - L’opera della R. Marina Italiana in difesa di Venezia. Dopo Caporetto, il nemico che ha già passato il Nuovo Piave da Musile a Cortellazzo, trova tenace resistenza lungo i canali che conducono alla laguna e viene ar­ restato sulla linea che dal Taglio Sile, Capo Sile, Cavazuccherina e lungo il Gavetta, con­ duce fino allo sbocco nel Nuovo Piave, stre­ nuamente difesa dalla R. Marina Italiana. Con le sue batterie natanti, con le sue batterie da terra e con i suoi baldi marinai, inquadrando reparti «li territoriali, «li bersaglieri e «l’arti­ glieria della Terza Armata, la Marina rende impossibile l’avanzata del nemico che voleva invadere Venezia. PARTE V ili. - Le LL. MM. il Re d’ Italia, il Re «lei Belgio, il Re Nicola del Montenegro e S. A. R. il Duca d’Aosta visitano le linee te­ nute dalla R. Marina Italiana. PARTE IX. - L’ opera del naviglio leggero e «lell’A- viazione Marittima in difesa «li Venezia e le audaci imprese della R. Marina Italiana. I Comandanti Ciano. Rizzo, Vagano. Il Co­ mandante Gabriele d’Annunzio e il volo su Vienna. L'affondamento della «Santo Stefano» e del­ la «Viribus Unitis» - Equipaggi e motoscafi che parteciparono alle imprese. PARTE X. - Prede fatte al nemico. La guerra sta per terminare con la Vittoria dell’Italia. Preparativi per lo sbarco a Trieste. PARIE XI. - Dalla guerra alla pace. Venezia de­ pone la veste di guerra liberando i monumenti tlalle ilifese. PARTE XII. - 24 Marzo 1919. L’arrivo «Iella Flotta Austriaca a Venezia come preda di guerra. E vendicata la sconfitta di Lissa. Cerimonie durante l’anno 1919. Venezia tributa la sua riconoscenza a S. A. R. il Duca «l’ Aosta, a S. E. il Mare­ sciallo Armando Diaz, a S. E. il Grande Am­ miraglio Duca Paolo Thaon «li R«ivel. PARTE XIII. - Il Comandante del Reggimento Ma­ rina, Giuseppe Sirianni, nel dì 28 Giugno 1919, pronuncia un eloquente discorso nel Teatro Carlo Felice a Genova a beneficio del- l’Associazione Combattenti e Mutilati, sulla «lifesa di Venezia e del Basso Piave e sull’o­ pera svolta dal Reggimento e «lai Raggruppa­ mento Marina.
  • 8.
  • 9. QUESTA OPERA DOCUMENTATA VEDE LA LUCE NEL DECIMO ANNIVERSARIO DELL’ERA FASCISTA SOTTO L ’AUGUSTO AUSPICIO DI S. A. R. FERDINANDO DI SAVOIA DUCA DI GENOVA GIÀ PRODE COMANDANTE DI SILURANTE IN ADRIATICO NEL 1915-18 ED ORA AMMIRAGLIO COMANDANTE MILITARE MARITTIMO AUTONOMO DELL’ALTO ADRIATICO
  • 10.
  • 11. QUESTE PAGINE ESALTANO GLI EROI NOTI ED IGNOTI DELLA MARINA ITALIANA E TESTIMONIANO LA MEMORE DEVOZIONE DEI VENEZIANI PEL GRANDE AMMIRAGLIO DUCA PAOLO THAON DI REVEL COMANDANTE IN CAPO DELLA FLOTTA ITALIANA STIMOLATORE ED ARTEFICE DELLE GLORIOSE IMPRESE ADRIATICHE E DI VENEZIA DIFENSORE AI) OLTRANZA
  • 12.
  • 13. IL COSTANTE AMORE DI CASA SAVOIA PER VENEZIA GLI AUGUSTI PRINCIPI SABAUDI NEL GIORNO SOLENNE IN CUI, RICORRENDO LA FÉ- STA DEL SANTO PATRONO DELLA CITTÀ, SI INAUGURAVA IL CONGIUNGIMENTO DI VE­ NEZIA CON LA TERRAFERMA, PRESERO VISIONE CON IL PIÙ’ VIVO INTERESSAMENTO DEI DUE VOLUMI GUIDE D’IMPAGINAZIONE DELL’OPERA, CHE RICORDAVA LORO I MO- MENTI QUANDO, ANCORA FANCIULLI, NEL PERIODO PIÙ’ DRAMMATICO DELLA NO- ,V; STRA GUERRA, EBBERO OCCASIONE DI INCONTRARSI A VENEZIA
  • 14. HANNO ESAMINATO LA DOCUMENTAZIONE DELL’OPERA E DATO IL PIÙ’ AMPIO PLAUSO, CONSENSO ED INCORAGGIAMENTO ALLA SUA PUBBLICAZIONE : .1 Ques^o/iern tramanderà ai posteri il coraggio e Vabnegazione civica con cui il popolo veneziano vis­ se. gli anni di guerra e quanto fece la R. Marina per difendere la perla dell'Adriatico ». P ao l o T h a o n di R e v e l
  • 15. A S. E. IL GRANDE AMMIRAGLIO DUCA PAOLO THAON DI REVEL Glorificare Venezia mia città natale, ricordare le sofferenze da essa salute durante la grande guerra, esaltare l'oitera della R. Marina Italiana nella strenua difesa, consacrata dal suo valore, tale il fine impostomi quale sacro dovere nel dare corso a questa pubblicazione. Nella lunga, straziante prova Venezia fu in tutto degna del suo glorioso passato, e dal 1915 al 1918, i cittadini Veneziani tennero altissima fede alle tradizioni ereditate dalla possente dominatrice dei mari! Nel ricordo soave di mia madre morta per le sofferenze sopportate durante la guerra, per l'af­ fetto che mi lega ai miei bambini rimasti ininterrottamente a Venezia sotto la quotidiana minaccia delle bombe nemiche e dell'invasione, per l'onore di tutti coloro che sopportarono e soffersero con stoica rassegnazione l'immane prova, fermi al posto loro segnato da un altissimo dovere, nobilmente com­ pì eso, dedico questo mio modesto lavoro a S. E. il Grande Ammiraglio Duca Paolo Thaon di Revel, per mente e cuore mirabile sostenitore della difesa ad oltranza di Venezia. L'amore professato dall'Eminente uomo per Venezia, che degnamente e solennemente lo volle Suo cittadino onorario, è a tutti ben noto. Quest'amore è, e sarà ognora ricontato con memore, riconoscente, affettuoso orgoglio da Ve- nezia e dalle sue future generazioni. Anno X dell’Era Fascista. G io v a n n i Sc a r a b e l l o .
  • 16.
  • 17. IL DUCE CAPO DEL GOVERNO E DEL FASCISMO, CHE SALVO’ L ’ITALIA DALLO SFACELO RIDONANDOLE PACE E ORDINE
  • 18.
  • 19. IL GRANDE AMMIRAGLIO DUCA PAOLO THAON DI REVEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA R. MARINA ITALIANA DURANTE LA GRANDE GUERRA SOSTENITORE DELLA DIFESA Al) OLTRANZA DI VENEZIA
  • 20.
  • 21. GIOVANNI PRESIDENTE DELLA E LA FEDE DI VENEZIA « PARTENZA PER LA GUERRA » « La sera del 23 Maggio mi recai al Lido per una visita di congedo e verso le dieci tornai a Ve­ nezia. Non potrò mai dimenticare quella vigilia. Una mezza luna scintillava sulla laguna d’o­ pale. Venezia, già piombata nella più completa oscu­ rità, appariva nella lontananza, scialba e spettrale, come se una sùbita sventura l’avesse percossa e vuotata di ogni vita. Nessuna voce a bordo del piccolo piroscafo : tutti sembravano assorti nel pensiero della tragedia imminente. GIURIATI « TRENTO-TRIESTE » PER L’INTERVENTISMO Giunto alla Riva degli Schiavoni, volli, prima di rincasare, rivedere Piazza S. Marco. Quanto mu­ tata anch’essa! Ieri luminarie, fragore di fanfare, ondate di popolo entusiasta, canti ed acclamazioni. Oggi po­ chi gruppi di gente tranquilla, che ragionava con pacata serietà e quasi sottovoce, come se il nemico stesse lì presso, origliando. Squadre di operai la­ voravano speditamente intorno al Palazzo Dogale e alla Basilica per apprestare schermi e puntelli e porre quelle fabbriche insigni e vetuste in grado di resistere alle nuove offese escogitate dalla ferocia degli uomini. Non avevo sonno ancora : mi addentrai in qualche calle remota.
  • 22. Venezia era ridivenuta la Venezia guerriera del trecento. Non più allettataci melodie, non più la folla numerosa e sguaiata nelle taverne, non più le frotte dei giovinastri in baldoria. Nell ombra, ap­ pena rotta dall’incerto chiaror lunare, un armato, suIla soglia di un palazzo, si accomiatava, tra so­ spiri e singhiozzi, dalla famiglia: un mercatante or­ dinava in fretta la bottega; davanti a una Madonna incorniciata di marmi sottilmente istoriati un grup­ po di donne pregava, sommessamente bisbigliando. Più innanzi, il silenzio non era rotto più che dal passo grave degli artiglieri e dal sonar degli sproni. Si sarebbe detto che una tradizione fosse im­ provvisamente rivissuta: che la Venezia dei Dan­ dolo, dei Morosini e di Daniele Manin avesse ri­ presi», senza stupirsi e senza lamentarsi, le sue con­ suetudini di Città adusata ai cimenti. L’indomani mattina, dovendo partire alle ciu- que per raggiungere il mio Reggimento al fronte, mi alzai alle prime luci dell’alba. Stavo vestendomi, quando udii il ronzìo lon­ tano di alcuni velivoli. Subito dopo Nino, mio ni­ pote (probabilmente allora non prevedeva che quel­ lo sarebbe stato un giorno il suo strornento di guer­ ra e che, come aviatore da bombardamento, egli si sarebbe guadagnato due medaglie al valore!) dal p ogg iolo a cui si era affacciato, gridò : « Sono i Taube! Sono i Taube! ». Accorsi col mio binoccolo. Osservai gli appa­ recchi : distintamente vidi la croce nera in campo bianco dipinta sotto le ali. Non so se fossero precisamente Taube, come affermava, con la sicurezza propria dell’età, il mio giovanissimo commilitone, ma erano certamente ve­ livoli nemici. Subito dopo il cielo cominciò a costel­ larsi di infiniti fiocchi di fumo giallastro e i rombi di numerose batterie e il precipitoso crepitar delle mitragliatrici e il lacerante scroscio delle salve di fanteria commossero per ogni dove la serenità del­ l’alba lagunare. Saranno apparecchi da ricognizione o da bom­ bardamento? Io non avevo il tempo per decidere questo dub­ bio, uè per seguire le vicende di quel primo attac­ co. Dovevo vestirmi e completare i preparativi per la campagna. Pochi minuti dopo ero in gondola con Nino. La mia cassetta d’ordinanza e il mio zaino, nei quali si racchiudevano ormai gli agi della vita che mi a- spettava, erano sugli scalini di prora. Il combattimento continuava furioso. Il fra­ casso della difesa era, a tratti, superato dalla esplo­ sione delle bombe lanciate dagli assalitori. Ma nessuno se ne curava : nessuno aveva allo­ ra un’idea di che fosse la guerra. Lungo il Canal Grande le finestre erano spalancate e la gente si affollava ai davanzali, avida di quel nuovo spetta­ colo, come se le pallette di shrapnel fossero di bur­ ro e le bombe d’aeroplano uno scherzo. Il gondo­ liere vogava « a seconda » senz’affannarsi, reso an­ ch’ egli audace dalla ignoranza. E, devo confessare, nè Nino, nè io ebhimo la più vaga concezione che fosse quello il nostro battesimo del fuoco. Vedendo due Fanti (anche Nino vestiva la sua uniforme di volontario ciclista) che si avviavano al­ la stazione, attrezzati per la guerra, da 1111 balcone parti 1111 primo grido: viva l’Italia! e un primo ap­ plauso; tutti imitarono ben presto quell’esempio: si acclamava da ogni finestra, da ogni poggiolo: si sventolavano i fazzoletti. Nessuno mi riconobbe. Non eran per me quelle feste. Erano il saluto e ( augurio al Soldato d ’ Italia, che in quella giornata tiepida intraprendeva la sua grande fatica. Così, per merito dei velivoli nemici, la mia partenza per il fronte avvenne in un’atmosfera (piasi trionfale. Alla stazione, folla di amici. Già si sapevano e si commentavano le notizie dell’attacco aereo: molto frastuono, parecchie bombe, nessun danno. Nei brevi minuti che mancavano alla parten­ za; fu 1111 vociare pieno di gaiezza, un incrociarsi di auspici, 1111 formular propositi spavaldi, un ru­ moroso e festevole entusiasmo. Ma quando il treno si mosse, vidi gli occhi del mio bravo Ninetto, caro a me come un figliolo, ve­ larsi eli lagrime e udii la sua voce, rotta dai sin­ ghiozzi, gridarmi ripetutamente: « A rivederci! A rivederci! ». Sì, dovevamo rivederci dopo pochi mesi. A Oslavia. G io v a n n i G iu r ia t i » . (Dalla Collezione italiana di diari memorie studi e documenti per s c i a ire alla storia della guerra del mondo, diretta da Angelo Gatti. • Ciò* v a n n i Giuriati: La Vigilia • Gennaio 1913 • Maggio 1915. — Mondadori, Milano - Paragrafo 7 del 14° ed ultimo capitolo). 20 —
  • 23. Foto Giacom elli • Venezia IL CONTE GIUSEPPE VOLPI DI MISURATA E LA FEDE DI VENEZIA PER LA SUA ESPANSIONE COMMERCIALE Di antica famiglia bergamasca stabilitasi pri­ ma a Fiume, poi a Venezia si dedicò giovanissimo agli affari, compiendo lunghi viaggi in Oriente e creando a Venezia, al ritorno, le prime società fi­ nanziarie che si moltiplicarono rapidamente, intrec­ ciando una vasta rete di interessi coordinati alla po­ litica estera italiana. Fra le sue maggiori creazioni è il Gruppo del­ la Società Adriatica «li Elettricità, che comprende gli impianti elettrici del Veneto, di parte dell’Emi­ lia e della Romagna e controlla le maggiori industrie meccaniche, siderurgiche e di navigazione del Ve­ neto, e la creazione di Porto Marghera di cui si par­ la in seguito. La sua speciale attività finanziaria in Oriente gli permise di poter negoziare nel 1912, prima se­ gretamente a Costantinopoli e poi (piale Ministro plenipotenziario a Ouchy, la pace con la Turchia. In tale occasione fu nominato Ministro plenipoten­ ziario onorario ed ebbe il titolo di Conte. In seguito fu vice Presidente della Confederazione Finanzia­ ria Balcanica a Parigi (1913); Membro del Consi­ glio Superiore Economico di Parigi e della Delega­ zione Italiana per la pace (1919); inviato segreto a 21 —
  • 24. > Belgrado per la preparazione di quello che fu poi il Trattati» di Rapallo (1920). Nominato nel Luglio J921 Governatore della Tripolitania, pensò subito ad allargare l’occupazione italiana ridotta a poche zone costiere; il 26 Gennaio 1922, con lo sbarco a Misurata Marina, iniziò le operazioni, che doveva­ no portare le nostre truppe al limite del deserto del Sahara. Provvide poi all’assetto civile della Colo­ nia, alla quale diede un ordinamento militare, giu­ diziario, amministrativo, edilizio, fondiario, curan­ do lo sviluppo della capitale, dando impulso agli scavi «li Leptis Magna e costruendo parecchie centi­ naia di chilometri di strade. Per tale opera gli fu conferito dal Re il predi­ cato di Misurata (18 Luglio 1925). Richiamato in Patria fu nominato Ministro del­ le Finanze e in tale ufficio, tenuto per tre anni, prov­ vide al consolidamento del bilancio, alla riduzione della circolazione monetaria, alla difesa della valu­ ta italiana fino all’abolizione del corso forzoso (d i­ cembre 1927), alla sistemazione dei debiti di guerra dell'Italia con gli Stati Uniti (14 Novembre 1925) e con l’Inghilterra (27 Gennaio 1926). Nei giorni 27-28 Febbraio 1926 gli furono rese solenni onoranze in Venezia nella Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale a ricordare la sua ope­ ra di Ministro e quella per la risurrezione di Ve­ nezia e la creazione della Zona industriale. Gover­ natore Onorario di Colonie è Senatore dal 16 Ot­ tobre 1922, e Ministro di Stato dal 1923. — 22 —
  • 25. INTRODUZIONE La prima parte di quest’opera presenta Vene­ zia che, all'atto della dichiarazione di guerra al­ l'Austria, si veste di (¡nell'armatura che porterà per ben tre anni e mezzo. Scendono i quattro coralli di bronzo dalla Ba- silica di S. Marco, e /ter la Porta della Carta sono trasportati sotto le solide volte del Palazzo Ducale, ore trovano sicuro ri/taro dalle bombe nemiche. La Basilica di S. Marco, la Loggetta del San- sol imi, vengono munite di difese; così pure le ar­ cate di sostegno alle logge del Palazzo Ducale, le cui colonne vengono rinforzate a mezzo di solide armature e murature. Le opere d'arte più preziose vengono rimosse, i dipinti sono smontati, le tele arrotolate su grandi rulli sono poste al sicuro fuori di Venezia. La seconda parte dell'opera ha inizio con la descrizione di Venezia che si difende dagli attacchi aerei nemici, ma questo breve cenno con illustra­ zioni non ha la pretesa ili descrivere a fondo l'o­ liera svolta dalla difesa antiaerea, per la cui di­ mostrazione non basterebbe un intero volume. Si ¡tassa poi alla descrizione delle incursioni aeree nemiche su Venezia, martoriata dalle bombe. Queste incursioni sono descritte e documentate da illustrazioni che riproducono i danni causati alla città. La terza parte è destinata al ricordo dei perso­ naggi principali, che, quali apostoli della Assisten­ za Civile diressero e sostennero un’opera indefessa, proficua a tante migliaia di derelitti. Fra questi ri­ cordiamo: Sua Eminenza il Cardinale Patriarca La Eontaine, il Conte Filipjto Grimani /ter ventiquat­ tro anni Sindaco ili Venezia, il Generale Emilio Castelli, il Prof. Mario Marinoni, il Sig. Hartvey Carmi Console degli Stati Uniti d'America ed altri. clla quarta parte è illustrato l’esodo parziale della popolazione veneziana. Il periodo che seguì l'infausto episodio di Caporetto fu il /tiù angoscio­ so iter Venezia, che si trovò esposta alla continua minaccia dell'invasore. Nel Febbraio 1918 le Famiglie Reali d’Italia e del Belgio si trovano a Venezia, prodigandosi a beneficio delle Opere Pie e dell'assistenza alla popolazione rimasta, ai « resistenti », come venne­ ro chiamati, i quali vedono con dolore l’esodo delle opere d'arte più pregevoli, che vengono portate lon­ tane da ogni pericolo. Tutte le scene sono illustrate ila documenti fotografici di sicuro valore storico. La quinta parte pone in evidenza i documenti ihe attestano quale e quanto sia stato il valore dei difensori di Venezia sotto la direzione della Marina Italiana da guerra, decisa di non perdere il domi­ nio dell'Alto Adriatico. S. E. il Grande Ammiraglio Duca Paolo Thaon di Revel, Capo di Stato Maggiore della Marina Ita­ liana durante quel /teriodo bellico, fu il tenace so­ stenitore della difesa ad oltranza di Venezia; a Lui spetta la parte principale di merito nella ilifesa. Anche in questa terribile quanto epica prova Venezia non è venuta meno alle sue gloriose tra­ dizioni. Il 2 Aprile 1849 l'Assemblea dei Rappresen­ tanti ilello Stato Veneto, riuniti nella Sala del Mag­ gior Consiglio del Palazzo Ducale, decretava: «V e­ nezia resisterà all'Austriaco ad ogni costo». /Ve/ Novembre 1917 un Comitato di Ammira­ gli, convenuti a Venezia /ter ordine del Capo di Stato Maggiore della Marina Italiana S. E. Paolo Thaon di Revel, ripetevano la deliberazione: «V e­ nezia resisterà ad ogni costo all’invasore». Mentre l'esodo dei Veneziani avveniva ordi­ nato, tranquillo, Venezia tributava agli eroici suoi difensori tutta la sua riconoscenza. In quei giorni, nei quali il nemico premeva alle porte di Venezia facendo ogni sforzo /ter impadro­ nirsene, gli aniitìi della popolazione veneziana si mantenevano sereni e fiduciosi per l'opera di di­ fesa della nostra Marina da guerra. Nello stesso tempo coll’offrire bandiere ili combattimento e tri­ buti di riconoscenza al R. Esercito, alla R. Marina e agli Alleati, col promuovere discorsi ed entusia­ stiche dimostrazioni in loro onore, il /toltolo vene­ ziano, degno erede e continuatore del popolo della Repubblica di San Marco, rivelava la propria fede c l’alto amor patrio. Queste manifestazioni, comprese nella parte sesta dell'opera, sono tutte accompagnate da inte­ ressanti illustrazioni dimostrative riprodotte da fo ­ tografie dell’epoca. L'opera svolta dalla R. Marina Italiana al fronte terrestre in difesa di Venezia è ampiamente descritta nella parte settima. Durante la ritirata di Caporetto, il nemico tro­ va tenace resistenza lungo i canali che conducono alla laguna e viene arrestato tra il Vecchio e il Nuo­ vo Piave, mentre a Cortellazzo il Battaglione Mon- falcone, che si costituì in quei giorni, sostenne i pri­ — 23 —
  • 26. mi accanili assalti del nemico che voleva raggiun­ gere Venezia. Si formarono altri Battaglioni di Marina com- jtosti di Marinai della Difesa di Grado e della Spe­ zia, costituendo così il Reggimento Marina. Nello stesso temjto le batterie natanti ritirate da Monfalcone, GolamettO e Punta Sdohba, pren­ devano posizione lungo il Sile, la Laguna, il Vec­ chio Piave e il Gavetta, ostacolando con il tiro in­ cessante Vavanzata del nemico. A Punta Cortellazzo, sulle dune di sabbia, vennero /tostate altre bocche da fuoco della Re­ gia Marina che controbattevano energicamente il nemico sia da terra che da mare, appoggiate da re­ parti di artiglieria comitale della III. Armata, co­ stituendo così il Raggruppamento Marina, che ebbe la parte principale nella difesa di Venezia. Reggimento e Raggruppamento Marina, inqua­ drando rejKirti di Territoriali e Bersaglieri della ìli. Armata, formarono la Brigata Marina e arre­ starono l'avanzata dell'invasore. L'opera della R. Marina Italiana sul Vecchio e sul Nuovo Piavo in difesa di Venezia, è documen­ tata da rapporti di Comandanti sulle azioni svolte fino alla Vittoria ed è illustrata ila molte fotografie di grande interesse storico. S. M. Vittorio Emanuele III veniva s/tesso a Venezia e si recava a visitare le linee tenute dalla R. Marina; così /ture S. M. il Re del Belgio, Sua M. il Re Nicola di Montenegro e S. A. Reale il Duca d’Aosta; i/ueste visite sono illustrate nella parte ottava. L'opera del naviglio leggero e dell'Aviazione Marittima, che comprende tutte le missioni e le a- ztoni svolte itagli Esploratori, Cacciatorpediniere, Torpediniere, Sommergibili, M.A.S. e ldrovolanti in difesa di Venezia durante i tre anni e mezzo di guerra, così pure le grandi ed audaci imprese della R. Marina Italiana, che contribuirono al raggiun­ gimento delta vittoria, sono descritte ed illustrate nella parte nona, ove trovatisi ritraiti i personaggi che più concorsero al pieno successo delle titani­ che, miracolose imprese. Mentre la guerra sta per terminare con la vit­ toria dell'Italia, fervono i /tre/tarativi ¡ter lo sbarco a I rieste, e Venezia esultante invia il suo saluto alia consorella prossima alla liberazione. Nel pomeriggio del 2 Novembre 1918 parte da Venezia una squadriglia di idrovolanti della R. Ma­ rina e si dirige verso Trieste abbassandosi a mini­ ma quota. Uno di essi discende sul mare fra le acclamazioni e l'entusiasmo della folla, che si era radunata su tutti i moli del porto. È l’aviatore Giuseppe Palìacci che prende ter­ ra, si itorta all’ex Palazzo della Luogotenenza e sa­ lito sulla grande loggia arringa la folla e dice: « Fratelli, la Città di Venezia manda il suo sa­ luto alla Città di Trieste. Domani Trieste sarà ri- congiunta alla Famiglia Italiana ». Il 3 Novembre il cacciatorpediniere «Auda­ ce» parte da Venezia alla volta di Trieste, imbar­ cando Autorità Militari e Civili e S. E. il Conte Carlo Petitti di Roreto che dovrei prendere posses­ so della «Fedelissima» in nome di S. M. il Re d’ I­ talia. L ’ «Audace» lascia gli ormeggi a S. Biagio fra le acclamazioni e l’entusiasmo dei veneziani, che assistono alla partenza della bella nave, che dovrà j>er ¡irima toccare il molo di Trieste Italiana. La succinta descrizione di questi solenni av­ venimenti è seguita da interessanti riproduzioni fo ­ tografiche di notevole valore storico, e costituiscono la parte decima, che si conclude con il bollettino della Vittoria. La parte undicesima illustra il passaggio di Venezia dallo stato di guerra allo stato di pace. Si tolgono le difese ai monumenti e le opere d’arte ricompaiono alla luce nella loro /tiena bellezza. Con questa vittoria l’Italia vendica la sconfit­ ta di Lissa. La flotta austro-ungarica è condotta come /tre• da di guerra a Venezia, e getta le àncore nel Ba­ cino di S. Marco Ira gli applausi dei veneziani, gli ululati delle sirene e il slittilo delle campane. Questa solennità è illustrata da documenti fo ­ tografici che formano la parte dodicesima, con al­ tre illustrazioni delle cerimonie avvenute durante Tanno 1919 in onore di S. A. R. il Duca d’ Aosta, di S. E. il Maresciallo Armando Diaz e di S. E. il Duca Paolo Tliaon di Revel, ai <piali veniva con­ ferita la cittadinanza veneziana. I/opera si chiude con un discorso del Coman­ dante il Reggimento Marina Giuseppe Sirianni, pro­ nunciato nel teatro Carlo Felice a Genova nel dì 28 Giugno 1919, sull'opera svolta dalla Brigata Ma­ iina in difesa di Venezia. 24 —
  • 27. ADESIONI In una ìettera che il Grande Ammiraglio mi ( onsegriava nel Suo ufficio a Roma al Ministero del­ la Marina, diretta a S. E. Giovanni Giuriati, Presi­ dente della Camera dei Deputati, così si esprimeva: Roma, 7 Marzo 1932 A. X. « Cara Eccellenza, « Il Cav. Scarahello che conosco ed apprezzo do anni, avrà la fortuna di essere da te ricevuto in udienza. Egli ti presenterà un magnifico lavoro di esal­ tazione della Marina per l'opera da essa compiuta durante la guerra. Ritengo superfluo raccomandarti l'utilità della pubblicazione che tramanderà ai ¡io- steri la documentazione del coraggio e della abne­ gazione civica con cui il popolo veneziano visse gli anni di guerra, e quanto fece la Marina per difen­ dere la ¡>erla dell'Adriatico. Con saluti molto cordiali affezionatissimo tuo P ao lo di R e v e l » . S. E. Giovanni Giuriati nel Settembre 1931-IX — nell'epoca in cui era Segretario del Partito Fascista — dimostrò molto interessamento ¡ter la documentazione storica della Sua città natale du­ rante il periodo bellico, e in una sua lettera in data 14 Marzo 1932-X così si esprimeva: « È mia impressione che il volume « Il Mar­ tirio di Venezia durante la Grande Guerra e l’o­ pera di difesa della R. Marina Italiana » documen­ tato dalla veramente bella sua raccolta di fotografie potrà non soltanto riuscire molto interessante nei riflessi episodici, ma anche apjmrire nei riguardi storici come opera pregevole, poiché offre un qua­ dro ben composto e [>erciò esauriente intorno a ciò che fu quel martirio e della eroica strenua difesa compiuta dalla nostra Marina da guerra . . . . . . S. E. il Presidente della Camera dei Deputati fece noto a Sua Eccellenza il Capo del Governo l'alto sentimento nazionale della pubblicazione, che rievoca le glorie di Venezia martire e della Marina eroica. S. E. Benito Mussolini fece recapitare a S. E. Giovanni Giuriati una fotografia che riproduce il Duce in alta uniforme da Presidente dei Ministri con firma autografa, e unita la seguente lettera: Prot. N. 131779 Roma 3 Aprile 1932-X. « Eccellenza. « In relazione alla sua del 26 Marzo u. s. mi è gradito rimetterle una fotografia che S. E. il Capo del Governo, aderendo al desiderio espressoGli. si è com/piaciuto, in via del tutto eccezionale ed in con­ siderazione della sua autorevole segnalazione, fre­ giare (li firma autografa per il Cav. Giovanni Sca- rabello da Venezia. « Distinti ossequi. A l e s s a n d r o C h ia v o l in i » . A Sua Eccellenza L ’Onorevole Avv. Giovanni Giuriati Presidente della Camera dei Deputati ROM S. E. Giuseppe Sirianni, Ministro della Mari­ na, che comandò il Reggimento Marina durante e dopo la Grande Guerra, così mi diceva a Roma: « La storia di Venezia durante il periodo bel­ lico sarà specialmente cara a quell'esiguo numero di cittadini veneziani che furono chiamali i « re­ sistenti », perchè meglio valuteranno, nella rievo­ cazione, i sacrifìci sopportati durante la guerra, poiché si ravviveranno nella memoria un'epoca del­ la loro vita che mai verrà obliata ». S. E. il Conte Vol/ii di Misurata. Ministro di Stato, il giorno 24 Maggio 1932-X, nel suo Palazzo a S. Beneto, prese granile interesse alla visione del­ la documentazione dell'opera, che rievocò alla sua mente un periodo travagliato, ma glorioso per la bua Città. In una lettera che in seguito mi inviò, così Egli si espresse: Palazzo S. Beneto - Venezia. 27 Maggio 1932-X. « Caro Scarahello, « I nostri concittadini debbono esserle ricono­ scenti per la sua bella documentazione fotografica della guerra vittoriosa. È giusto dedicare l'opera al Grande Ammira­ glio Duca Paolo Thaon di Revel, al quale Venezia deve particolarissima riconoscenza per la fede che — 25
  • 28. Egli ebbe nel suo destino, nel Novembre 1917, e perchè Egli può personificare la devota, silenziosa, eroica opera della Marina da Guerra. Noi Veneziani abbiamo sem/tre creduto nella vittoria ed appunto nella seconda metà del ’ 17 ab­ biamo sfidato il nemico vicino mettendo le basi e f­ fettive di azione per la nuova Venezia in terra­ ferma. Aggiunga nella sua documentazione fotografi­ ca la fotografia di Porlo Marghera nel '17 e quella del Porto a Marghera di oggi a testimoniare anche quest’atto di fede Veneziana. Coi migliori saluti V o l p i » . Le LL. AA. li li. il Principe Umberto e la Principessa Maria, a Venezia il 3 Settembre 1932-X, presero visione in Palazzo Reale degli Al­ bum* di propaganda e delle bozze del primo vo­ lume dell’opera. L’interessamento degli Augusti Principi veni­ va espresso nella seguente lettera pervenutami dalla Reai Casa: Venezia, 4 Settembre 1932. « Al Gent.mo Cav. Giovanni Scarabello Venezia a S. A. R. il Principe di Piemonte ha preso visione degli Albums che raccolgono le fotografie e le bozze del primo volume della sua pubblicazio­ ne « Il Martirio di Venezia durante la Grande Guer­ ra e l’opera di difesa della R. Marina Italiana ». L'Augusto Principe ha apprezzato l’interes­ sante suo lavoro, che porterà nuovo pregevole con­ tributo alla glorificazione della eroica città e Le e- sprime il Suo compiacimento. Con distinta considerazione Il Primo Aiutante di Campo di S. A. R. il Principe di Piemonte Generale di Divisione C le r ic i ». 26 —
  • 29. PARTE PRIMA VENEZIA IN GUERRA 24 MAGGIO 1915 ALLA DICHIARAZIONE DI GUERRA DELL'ITALIA ALL’AUSTRIA I QUATTRO CAVALLI DI S. MARCO SCENDONO DALLA BASILICA D'ORO E VENEZIA INIZIA LE OPERE DI DIFESA PER PROTEGGERE I SUOI MONUMENTI
  • 30.
  • 31. ' u f UGO OJETTI ACCADEMICO D’ITALIA E IL RICORDO DI VENEZIA PER L ’ OPERA DA LUÌ SVOLTA IN DIFESA DEI MONUMENTI « Quando si potrà dir tutto, chiunque nel mondo ami o amerà Venezia, dovrei essere grato ai di­ fensori del suo cielo, j>erchè si deve e si dovrà alla loro intelligenza, alla loro costanza, alla loro ab­ negazione se i nemici non sono riusciti con le armi odierne a ridurla una rovina, come già sembrava tanto facile al feldmaresciallo Thum quando la assediava nel 1849 ». U go O j e t t i » . U g o O j e t t i • / M onum enti Italiani e. la guerra — Alfieri & Lacroix - M ilano, 1917 — (a cura delPUfficio Speciale del Ministero della Marina). 29 —
  • 32. SCENDONO I QUATTRO CAVALLI DI BRONZO DALLA BASILICA DI SAN MARCO — 3 0 —
  • 33. E PER LA PORTA DELLA CARTA SONO TRASPORTATI SOTTO LE SOLIDE VOLTE DEL PALAZZO DUCALE OVE TROVANO SICURO ASILO — 31 —
  • 34. L a B a s il ic a ed i p il i di Sa n M ar co c o n l e d if e s e
  • 35. C o r t i l e d e l P a la z z o D u c a le - I n s a c c a t e a p r o te z io n e d e l l e s t a t u e di A . Rizzo C o r t i l e d e l P a l a z z o D u c a l e - I n s a c c a t e in d i f e s a d e l l a S c a l a d e i G i g a n t i — 33 —
  • 36. D if e s a dei l eo n i a l l a po r ta d e l l ’ A r s e n a l e P r o t e z io n e d e l p o r t a l e d e l l a c h ie s a di S. A p o n a l C o r t il e d e l P a l a z z o D u c a l e - 1 d u e p o z z i c o n l e p r o t e z io n i — 34 —
  • 37. P a l a z z o D u c a l e - D if e s a d e l G r u p p o di Noè B a s il ic a di S. M ar co D if e s a d e l l ’ A l t a r e d e l l a C r o ce A n g o l o d e l P a l a zzo D u c a l e co n r a f f o r z a m e n t i e d if e s a d e l g r u p p o : « Il g iu d izio di S a lo m o n e »
  • 38. L a p o r t a d e l l ’ a n t ic a Sc u o l a di Sa n M ar co P a l a z z o D u c a l e - R a f f o r z a m e n t i d e l l e c o n l e d if e s e a r c a t e e d if e s e d ei c a p it e l l i La f a c c i a t a O v e s t d e l P a l a z z o D u c a l e e l e o p e r e di r a f f o r z a m e n t o — 36 —
  • 39. B a s il ic a di San M ar co - In s a c c a t e di p r o t e zio n e La f a c c i a t a S u d d e l P a l a z z o D u c a l e e l e o p e r e di r a f f o r z a m e n t o 37 —
  • 40. B a s il ic a di S. M a r c o - I l s e p t o dei M a s e g n e E il p u l p it o co n l e p r o t e zio n i B a s il ic a di S. M ar co L ’ a l t a r e m a g g io r e c o n l e p r o t e zio n i B a s il ic a di S. M ar co - P r o t e zio n i co n in s a c c a t e , m a t e r a s s i e im b o t t it e — 38 —
  • 41. S. M ar co - L ’ a l t a r e d e l C r o c e f is s o CON LE INSACCATE DI PROTEZIONE C h ie s a di Sa n T r o v a so A l t a r e c o n l e d if e s e C h i e s a di Sa n S e b a s t i a n o - P r o t e z io n e c o n s a c c a t e di s a b b i a 39 —
  • 42. Il m o n u m e n to a B a r t o lo m e o C o lle o n i CON LE DIFESE IL PORTALE DELLA CHIESA DI San GIULIANO (da cui fu asportata la figura del medico Tomt- maso Rangone). V e n e z ia in g u e r r a - Sa n M ar c o a v o l o d ’ u c c e l l o
  • 43. C h ie s a d ei F r ar i D if e s a d e l p o r t a l e d e l l a c h ie s a P r o t e z io n e d e l l a po r ta p r in c ip a l e di San G io b b e V e n e z ia in g u e r r a - Sa n M ar co a v o l o d ’ u c c e l l o — 41 —
  • 44. C h ie s a di Sa n Z a c c a r ia - In s a c c a t e d i p r o t e zio n e d e l l a C a p p e l l a d ’ oro C h ie s a dei M ir a c o l i - In s a c c a t e di p r o t e z io n e DELLE SCULTURE DEI LOMBARDI C h i e s a d e i S S . G io v a n n i e P a o l o - P r o t e z io n i c o n i n s a c c a t e e m a t e r a s s i p a r a - s c h e g g e 42 —
  • 45. C h i e s a d e i SS. G io v a n n i e P a o l o - L a d i f e s a d e l C h i e s a d e i SS. G io v a n n i e P a o l o - P r o t e z io n i ■MONUMENTO MOCENIGO COLPITA DA UNA SCHEGGIA DEI MONUMENTI STENO E T rEVISAN m BOMBA NELLA NOTTE DEL 13 SETTEMBRE 1916 C h i e s a d e i S S . G io v a n n i e P a o l o - L a d i f e s a d e l m o n u m e n t o V a l i e r c o l p i t a d a u n a SCHEGGIA DI BOMBA NELLA NOTTE DEL 13 SETTEMBRE 1916 — 43 —
  • 46. P a l a z z o D u c a l e I l CAMINETTO DEL LOMBARDO CON LE DIFESE P a la z z o D u c a le - Il s o f f i t t o d e l l a s a la d e l l o S c r u tin io s e n z a i d ip in ti P a l a z z o D u c a l e - L a Sa l a d e l M aggior C o n s ig l io s e n z a i d ip in t i — 44 —
  • 47. C h ie s a dei F rari D if e s a d e l m o n u m e n t o P e s a r o C h ie s a dei F rari P r o t e z io n e c o n m a t e r a s s i p a r a - s c h e g g e P a la z z o D u c a l e - La S a la d e l l o S c r u t i n i o s e n z a i d ip in ti — 45 —
  • 48. C h ie s a dei F rari Il m o n u m e n t o a l D og e T r on co n l e p r o t e z io n i C h i e s a d ei F r ar i I l m o n u m e n t o F r a n c e s c o F o s c a r i c o n l e d if e s e C h i e s a d e i F r a r i - P r o t e z io n e a l s e p t o d e l c o r o c o n m a t e r a s s i p a r a - s c h e g g e — 46
  • 49. C h ie s a dei F r ar i - L ’ a l t a r e di S. G ir o l a m o d e l V it t o r ia con l e p r o t e zio n i C h ie s a dei F rari I l m o n u m e n t o T ro n co n l e d if e s e C h ie s a dei F r ar i L a P o r t a d e l l a C a r t a e l e c o l o n n e d ’ A cri D if e s a d e l m o n u m e n t o M a r c e l l o c o n l e d if e s e — 47 —
  • 50. C h ie s a di Sa n T r o v a so - P r o t e z io n e d e l l ’ a l t a r e San F r a n c e s c o d e l l a V ig n a - L a C a p p e l l a a t t r ib u it o ad A g o st in o D ’ A n t o n io di D u n io G iu s t in ia n i c o n l e d if e s e SS. G io v a n n i e P ao l o - I l m o n u m e n t o S. F r a n c e s c o d e l l a V ig n a - In s a c c a t e ENDRAMIN CON LE PROTEZIONI DI PROTEZIONE ALLA MADONNA DEL NEGROPONTE — 48 —
  • 51. P a l a z z o D u c a l e - L e s a l e s p o g l ia t e co n l e d if e s e I l C o r t il e d e l P a l a z z o D u c a l e La f a c c ia t a d e l l a Sc u o l a di Sa n M arco CON LE DIFESE CON LE DIFESE L a L o g g e t t a d e l Sa n s o v in o co n l e in s a c c a t e di p r o t e z io n e — 49 —
  • 52. UGO OJETTI E I SUOI COLLABORATORI Nell’Aprile 19.15, quando la guerra tra l'Italia e l’Austria parve inevitabile, avuti ordini da Cor­ rado Ricci, Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, il Soprintendente delle Gallerie del Ve­ neto, Gino Fogolari, nativo di Trento e cugino di Cesare Battisti, cominciò a spetlir via i quadri e gli oggetti d ’arte più preziosi della Città e paesi della zona di guerra; così pure il Dottor Giulio Coggiola, Direttore della Biblioteca Marciana ed Ispettore del­ ie Biblioteche del Veneto, iniziò la spedizione dei codici e manoscritti più preziosi e rari. Frattanto l’Ing. Marangoni, Direttore dei Re­ stauri della Basilica, aveva iniziato un lavoro pa­ ziente ed utile per consolidare le cinque cupole di S. Marco, le cui volte leggere sono coperte da ca­ lotte di piombo, e l’angolo di S. Alipio. Il 27 Maggio 1915, in dodici ore di indefesso lavoro, sotto la direzione del Colonnello e poi Ge­ nerale Raffaele Devitofrancesco, del Tenente del III Genio e poi Capitano Ugo Ojetti, entrambi dell’Uf- ficio Fortificazioni di Venezia, e dell’Ing. Luigi Marangoni, i quattro cavalli di S. Marco vennero (alati dalla loggia della Basilica. Nel frattempo a cura del Comune di Venezia, sotto la direzione del- l’Ing. Setti e la collaborazione del Prof. Del Picco­ lo, erano stati iniziati i lavori, con saccate di sab­ bia, per la difesa alla Loggetta del Sansovino. Il Sovraintendente ai Monumenti Architetto Massimiliano Ongaro, con la collaborazione del Ca­ pitano Ing. Arch. Ferdinando Forlati, delFUfficio Fortificazioni, e dell’Architetto Rupolo, curò le protezioni del Palazzo Ducale e delle Chiese dei SS. Giovanni e Paolo, dei Frari, di S. Francesco della Vigna, di S. Zaccaria ecc., mentre le difese interne ed esterne della Basilica di S. Marco vennero cu­ rate dall’Ing. Marangoni. Il Comando Supremo affidava al Capitano di Artiglieria Ugo Ojetti (che durante la guerra fu due volte decorato al valore militare e tre volte promos­ so per merito di guerra) il compito di provvedere e tutelare per l’Autorità Militare la rimozione ed il trasporto delle opere d’ arte in città sicure dalle offe­ se nemiche, di proteggere i monumenti della zona di guerra con difese e rafforzamenti, di disporre e a tutto provvedere in rappresentanza del suddetto Comando. Uguale incarico Ugo Ojetti riceveva dal Co­ mando in Capo della Piazza Marittima di Venezia per le opere d’arte e i monumenti della Città e del- 1 Estuario. In tal modo, in rappresentanza dell’Au- torità Militare, la tutela del patrimonio artistico procedette sotto la di Lui completa responsabilità. Le sue iniziative furono molte e portarono grande contributo al ricupero di opere d ’arte preziosissi­ me, anche durante bombardamenti e sotto la pres­ sione dell’incalzante avanzata del nemico, che la storia della nostra guerra registra. E anche giusto di non lasciar passare sotto si­ lenzio l’opera svolta dal Prof. Andrea Moschetti, Direttore del Museo Civico di Padova, il quale vo­ lontariamente si offerse di accorrere in località e- sposte alle offese del nemico, e sotto la minaccia av­ versaria riusciva di portare in salvo opere d’arte di grande pregio. Il suo bel volume del titolo: « / danni ai monumenti e alle opere d’arte dille Vene­ zie nella guerra mondiale 1915-18 » documenta e attesta l’opera svolta da Militari e Civili per la tu­ tela e il ricupero del patrimonio artistico nazionale. Come pure si deve ricordare che il defunto Commendatore Massimiliano Ongaro, durante la grande offensiva austro-ungarica del 15 Giugno 1918, si recava prontamente a Meolo col corrispon­ dente di guerra Capitano Prof. Emilio Ferrando, delPUfficio Storico del Comando in Capo di Vene­ zia, e sotto il bombardamento avversario disponeva per il ricupero degli affreschi del Tiepolo esistenti nella Chiesa del paese, che a cura del Capitano Ing. Architetto Ferdinando Forlati e del restauratore Antonio Nardo, Sergente di Artiglieria alle dipen­ denze del Comando in Capo, vennero staccati dal soffitto e trasportati in luogo sicuro dalle offese ne­ miche. Non mi allungo di più su questo argomento, sufficiente a dimostrare che, oltre all’opera dei Combattenti, molti atti di eroismo vennero compiu­ ti dai Civili, i quali, consci del loro dovere e sprez­ zanti del pericolo, fecero di tutto per salvare il no­ stro patrimonio artistico anche sotto la pressione ed il fuoco avversario, rendendosi meritevoli della ri- conoscenza del Paese. Venezia, specialmente nel 1918, non era città per tutti. 50 —
  • 53. PARTE SECONDA IL MARTIRIO DI VENEZIA D U R A N T E LE IN CU R SIO N I A E R E E SO TTO IL G R A N D IN A R E DELLE ROM HE N EM ICH E NULLA È RISPETTATO PUR DI COLPIRE E VENEZIA TROVA NEL SUO POPOLO QUEL CORAGGIO E QUELLA ABNEGAZIONE CIVICA CHE NON LE SONO MAI VENUTI MENO NELLE SUE GLORIOSE TRADIZIONI, DIMOSTRANDO, COME NEL 1848-49, LA TENACE VOLONTÀ DI RESISTENZA
  • 54.
  • 55. VENEZIA SI DIFENDE DAGLI ATTACCHI AEREI D a l l e a l t a n e d i V e n e z ia i m a r i n a i e i t e r r it o r ia l i c o n t r o b a t t e v a n o GLI AEREI NEMICI Le ostilità fra l'Italia e l'impero Austro-Un­ garico erano aperte da poche ore, quando i velivoli nemici che apparvero sopra Venezia furono salutati da nutrite scariche di mitraglia e di fucileria, ac­ compagnate dal tuonare dei cannoni eruttanti gra­ nate e shrapnels. Le altane situate sopra gli edifici più alti della città, erano state scelte e adattate alla difesa, ed e- quipaggiate con truppe composte di marinai e terri­ toriali. Sui tetti era dunque la difesa di Venezia. Lassù stavano dì e notte le vedette che monta­ vano la guardia a turno. II loro grido era: « Per Varia - buona guardia ». Questo grido veniva ripetuto dal tramonto al­ l'alba, passando da terrazza a terrazza, da vedetta a vedetta, girando tutta la città. Per la vigilanza antiaerea necessitavano indi­ vidui che conoscessero i venti, avessero un sottile udito e l’occhio esercitato alle grandi distanze. Si chiesero perciò gabbieri alle navi e vecchi lupi di mare, mentre vennero scelti fra i territoriali i soldati che davano maggior affidamento. I componenti di queU’improvvisato esercito antiaereo si allenarono ben presto, divenendo pre­ ziosi elementi di difesa. Marinai e truppa gareggiavano in zelo nel com ­ pimento del loro dovere, nell’essere i primi ad 11-
  • 56. > dire il rumore sospetto dell’aereo nemico, nell’av- visarne la presenza, nello scorgere il piccolo punto fra nube e nube. Nei primi tempi della guerra, si costruirono imbuti, ordigni di ogni foggia e grandezza, compli­ cati apparecchi sensori, di metallo, di legno, di ve­ tro e di altre materie. Di quando in quando ogni altana si armava di un nuovo apparecchio acustico, il cui scopo pre­ cipuo era di percepire il rumore lontano del nemico in marcia. Ma dopo aver esperimentato quei bellissimi i- strumenti, i marinai di vedetta stabilirono che il Per circa tre anni e mezzo centinaia di uo­ mini vissero così, coi gatti e coi topi, sulle terrazze e negli abbaini. Mentre questa gente esercitava sensi e pazien­ za alla lunga guerra, altrove Ufficiali della Marina e dell’Esercito studiavano l’adattamento delle vec­ chie armi alle nuove necessità, esperiinentando spe­ ciali tipi di proiettili e di esplosivi, affrontando i problemi riguardanti l’artiglieria, le mitragliatrici, la fucileria, gettando così le basi di una nuova arte militare. Le soluzioni non si presentavano facili e i pro­ blemi da risolvere erano infiniti; bisognava cercare G l i a e r e i n e m ic i so n o s o p r a V e n e z ia miglior apparecchio era il proprio orecchio e a quel­ lo s’affidarono, acquistando in breve una sensibi­ lità tale da distinguere i diversi tipi di motori ae- lei a grandi distanze. Quell’esercito antiaereo si abituò a conside­ rare l’altana, su cui passava la sua vita di guerra e lo spazio aereo nel quale scrutava all’ infinito, come un vero e proprio campo di battaglia. Le soffitte divennero caserme e una vita cu­ riosa si organizzò anche sotto i tetti; le travature incominciarono a coprirsi di immagini e di cari ri­ cordi, si trovarono ripostigli, si costruirono arma­ di e a poco a poco i solai acquistarono l’aspetto d ’ingegnosi baraccamenti. e adattare [ter l’artiglieria un metodo di tiro con­ forme alla necessità della guerra antiaerea, tenendo specialmente conto della mobilità estrema del ber­ saglio, o della sua grande velocità, onde poter col­ pire con continuità e precisione. Per tale scopo necessitavano gli strumenti a- datti per misurare la distanza, la quota e la velo­ cità del velivolo e questi dati bisognava fossero co­ nosciuti mediante l’osservazione diretta e corretti poi nei primi tiri. Il velivolo che passa con la ve­ locità dai 150 ai 170 chilometri all ora, non è en­ trato nel campo di tiro di una batteria che già ne è uscito e appunto per questo tutto è questione di secondi nel tiro antiaereo. — 54
  • 57. L’aviatore, addestrato alla lotta aerea, cerca di ¡-Indire ai colpi non attraversando precipitosamente la zona battuta, ma cambiando quota e direzione a sbalzi, cercando in tal modo d’ingannare nei suoi calcoli il nemico sottostante. Nel succedersi degli attacchi contro Venezia, gli aviatori austro-tedeschi dovevano accorgersi delle novità introdotte nella difesa che, fra ogni l%>ro partenza e ogni loro ritorno, aumentava d’or­ dine e di precisione; difatti dopo l’incursione del 18 Novembre 1915, non osarono più avventurarsi di pieno giorno sopra la città. La difesa aerea dai tetti era coadiuvata dalle artiglierie antiaeree delle navi e da quelle del lito­ rale e delle isole che andarono sempre più aumen­ tando di numero, e i cannoni di vecchio tipo ven­ nero rimpiazzati con nuove bocche da fuoco assai più perfezionate e ili grande efficienza bellica. La difesa antiaerea di Venezia prese maggior sviluppo e si perfezionò nell’epoca nella quale Sua Ecc. il Vice Ammiraglio Paolo Thaon di Revel ten­ ne il Comando della Piazza Marittima e precisa­ mente nel 1916. Potenti riflettori sia a terra che sulle navi coo­ peravano all'opera della difesa antiaerea, cercando coi loro fasci luminosi di scoprire il nemico alato e seguirne la rotta. Nel 1916 si costruirono dei palloni sferici che s’innalzavano trattenuti da sottili cavi d’acciaio a- zionati a mezzo di argani, piazzati su galleggianti di ferro completamente chiusi e di forma ret­ tangolare, Compagnie di aereostieri erano adi­ bite alle manovre per l’ innalzamento e abbassa­ mento di questi palloni appostati in laguna attorno alla città. Al primo segnale d’allarme, venivano innal zati, chiudendo lo spazio aereo sovrastante Vene­ zia in un gran cerchio per proteggerla da incursioni di aerei nemici. Più tardi si provò a collegare i palloni fra loro per mezzo di fili di ferro, creando cosi una rete aerea attorno alla città; ma dopo qualche tempo i palloni sferici non si videro più e questo sistema difensivo contro gli attacchi aerei venne abban­ donato. La pratica della guerra fece constatare che le difese migliori erano le artiglierie, le mitragliatrici e i velivoli da caccia nostri ed alleati. I galleggianti vennero tolti, ma subito dopo Caporetto, furono di grande utilità, perchè la Di­ rezione dell’ Arsenale di Venezia li adattò per il piazzamento di cannoni da 75 e da 76.17, creando in tal modo delle batterie natanti, le quali, divise a gruppi, presero i nomi di Ranide, Faini e Ra­ ganelle. Avendo questi galleggianti poco pescaggio, si adattarono benissimo per manovrare in laguna e fra gli acquitrini del Basso Piave. Vennero incor­
  • 58. ' I PALLONCINI FRENATI VENGONO DISLOCATI E DISPOSTI IN LAGUNA INTORNO A VENEZIA L ' INNALZAMENTO DEI PALLONCINI FRENATI PER l ’ OSTRUZIONE ANTIAEREA porati nel Raggruppamento Marina e furono assai efficaci per la difesa di Venezia, perchè si pote­ rono appostare in vicinanza alle linee nemiche. Cessata la guerra, ritornarono in Arsenale e tolti a loro i cannoni, furono ancora assai utili per comporre un lungo ponte che attraversava il ba­ cino dell’Arsenale, creando così un passaggio prov­ visorio fra un punto e l’altro e dividendo la parte dei cantieri e scali ceduta a una Ditta privata, da quella rimasta alla Marina. Ancora oggi qualcuno di quei galleggianti fa bella mostra di sè, utilizzato come pontile attrac­ cato fra i pali di qualche grande albergo e nessuno s’immagina l’odissea di quei pontiletti che potreb­ bero raccontare una storia di sacrifici, di lacrime, di gloria. 5 6
  • 59. R if l e t t o r i da 240 in a zio n e Il d r a k e n p e r l e s e g n a la z io n i a n t i a e r e e VENEZIA INIZIA IL PERIODO DI OSCURAMENTO CHE DOVEVA PROLUNGARSI PER TRE ANNI E MEZZO L ’OSCURAMENTO DELLA CITTA’ Il 23 Maggio 1915 il Comandante in Capo del­ la Piazza Marittima di Venezia emanava il decre­ to che stabiliva le misure precauzionali in caso di attacchi aerei da parte del nemico: una delle misu­ re che caratterizzarono l’eccezionaiità dei provve­ dimenti fu l’oscuramento delle città, oscuramento che si protrasse per ben tre anni e mezzo. Ecco il testo del decreto del Comando Marit­ timo : Nell’intento di limitare i danni alle persone e alle proprietà, che potrebbero essere prodotti me­ diante il lancio di materie esplosive da aereomo­ bili o dal tiro navale si ordina : 1 - A cominciare da oggi e sino a nuovo av- iso, sarà completamente sospesa - dall’imbrunire all’alba - l’illuminazione pubblica a gas nelle città di Venezia e Murano. 2" - Di notte, nelle ore in cui l’Autorità Mili­ tare lo riterrà necessario, verrà completamente so­ spesa anche l’erogazione dell’energia elettrica a scopo di luce e di forza nella città e paesi di Ve­ nezia, Mestre, Chioggia, Sottomarina, Campalto, lungo il Litorale fra il Porto di Lido e quello di Chioggia e in tutte le Isole della Laguna. In Mestre sarà permessa l’erogazione dell’ e­ nergia elettrica occorrente all’ esercizio delle tran­ vie, ma l’Autorità Militare si riserva di sopprime­ re, se necessario, anche tale concessione. 3° - Durante le ore nelle (piali è sospesa l’ e­ nergia elettrica, resta vietato a tutti i cittadini del­ le località sopra elencate di produrre in qualsiasi modo luce, che sia visibile dall’alto e comunque dall’esterno. E perciò assolutamente vietato : A) Di accendere fuochi o lumi all’aperto.
  • 60. B) Di illuminare l’interno delle abitazioni con sorgenti luminose di potenza superiore agli ordi­ nari lumi ad olio o petrolio, è quindi vietato di far uso di apparecchi o impianti per la produzione di luce elettrica o di acetilene. All’Amministrazione Ferroviaria è tutt’ora consentito di mettere o tenere in funzione, per i propri bisogni, l'officina idroelettrica della stazio­ ne Venezia Marittima e relativo impianto. L ’Auto­ rità militare però si riserva di sopprimere anche tale concessione. C) Di tenere aperte porte e finestre di locali illuminati, che dovranno invece essere accurata­ mente chiuse con persiane, imposte e tende opa­ che, per impedire che la luce filtri all’esterno. 4° - I pedoni potranno far uso per le vie di lan­ terne cieche e protette da ampio paralume oriz­ zontale. L ’Autorità Militare si riserva di sopprimere questa concessione totalmente o limitatamente a de­ iermi nate locai ita. 5° - I fanali dei pubblici esercizi sono sop­ pressi; l’apertura degli esercizi stessi è consentita sotto ¡’osservanza delle prescrizioni di cui alle pre­ cedenti lettere B) e C). 6° - I natanti in navigazione ed i veicoli in mo­ vimento, in luogo di far uso dei prescritti fanali, dovranno invece indicare la loro rotta e il loro cam­ mino con segnali fonici. 7" - 11 servizio delle tranvie elettriche al Lido è sospeso dopo il tramonto. 11 servizio dei vaporetti lagunari può, [ter ora, essere continuato anche dopo il tramonto, ina a lumi spenti e governando i forni in modo da non dar luogo al pennacchio di fiamma dai fumaiuoli. 8° Nelle officine, opifici o stabilimenti dell’ in- dustria privata nei quali dopo il tramonto occorres­ se lavorare, dovranno i forni essere governati in modo da non dar luogo al pennacchio di fiamma dai camini. 9° - L ’approssimarsi alla Piazza di un aereo­ mobile sospetto, verrà annunziato alla popolazione mediante apposito segnale di allarme, costituito: A) Per Venezia-Lido : Da un sibilo di sirena continuato per venti secondi seguito da uno, due, tre o quattro colpi brevi e ben staccati a seconda del quadrante di avvistamento. Il segnale sarà e- seguito dalla sirena dell’Arsenale e da quella dello Stabilimento Stucky. Di notte da uno, due, tre o quattro fuochi Very rossi (a seconda del quadran­ te di avvistamento) sparati dalle stesse località. B) Per Mestre e per Chioggia : Dal suono a stormo delle campane, rispettivamente dal campa­ nile di S. Lorenzo e dal Duomo. Di più: Di giorno da una bandiera rossa inal­ berata sui detti campanili; di notte da uno, due, tre o quattro fuochi Very rossi sparati dalle stesse località. L ’ammainata della bandiera rossa di giorno o un fuoco Very bianco di notte, significheranno che il pericolo di offesa dall’alto è cessato. I contravventori alle presenti disposizioni ver­ ranno denunciati alle Autorità Giudiziarie. Invito la popolazione a conservare la massi­ ma calma e a considerare che è conveniente rima­ nere nelle proprie abitazioni ed evitare assoluta- mente agglomerameli ti nelle strade. Il Vice Ammiraglio Comandante in Capo A. G a r e l l i . — 58 —
  • 61. INCURSIONI AEREE NEMICHE SULLA CITTÀ DI VENEZIA Numero d’ incursioni D A T A Ore Velivoli Bombe Morti Feriti I 24 Maggio 1915 4.10 2 15 4 ir 27 Maggio 1915 22.10 2 14 2 n i 8 Giugno 1915 4.15 1 10 _ IV 4 Luglio 1915 6.30 1 6 _ V 8 Luglio 1915 7.47 1 8 1 3 VI 13 Luglio 1915 7.— 1 2 __ V II 15 Agosto 1915 13.15 l 5 1 V i li 5 Settembre 1915 16.31 2 4 _ IX 24 Ottobre 1915 22.15 4 24 _ X 25 Ottobre 1915 8.35 4 25 _ X I 18 Novembre 1915 13.30 5 26 _ X II 15 Maggio 1916 20.58 9 57 _ X III 22 Maggio 1916 1.50 4 18 _ X IV 11 Giugno 1916 21.55 6 24 5 X V 23 Giugno 1916 3.05 6 19 8 20 X V I 13 Luglio 1916 22.55 10 __ — __ X V I I 16 Luglio 1916 21.59 7 _ — __ XVIII 9 Agosto 1916 21.18 17 100 f « 4 X I X 10 Agosto 1916 21.22 5 31 — _ X X 12 Agosto 1916 21 20 6 40 — X X I 16 Agosto 1916 23.22 7 45 3 _ X X II 4 Settembre 1916 20.30 4 25 _ __ X X I I I 12-13 Settembre 1916 1.36 9 31 — _ X X I V 17 Settembre 1916 0.40 3 12 _ _ X X V 18 Settembre 1916 2.49 f __ _ - X X V I 7 Novembre 1916 16.05 ì _ — _ X X V I I 11 Novembre 1916 20.— ? __ — __ X X V I I I 17 Aprile 1917 11 15 1 _ — __ X X I X 17 Aprile 1917 16.07 °! -- — _ X X X 28-29 Giugno 1917 22.28 6 12 — -- X X X I 14 Agosto 1917 5.— 21 46 17 28 X X X I I 4 Settembre 1917 23.— 2 8 — _ X X X I I I 7 Settembre 1917 0.30 12 40 ì Î X X X I V 4 Febbraio 1918 ? 1 — — __ X X X V 5 Febbraio 1918 6.— ? ? — _ X X X V I 20 Febbraio 1918 19.— 3 12 5 4 X X X VII 24 Febbraio 1918 19.30 6 f 27 1 9 X X X V I I I 26-27 Febbraio 1918 22.— 50 ? 300 1 2 X X X I X 20-21 Agosto 1918 22.30 9 30 — — x x x x 18 Settembre 1918 ! ? 8 2 4 X X X X I 26-27 Settembre 1918 2-3.30 4 7 2 1 X X X X I I 23 Ottobre 1918 5.— 1 8 — — DIMOSTRAZIONE DEI DANNI ARRECATI ALLA PROVINCIA DI VENEZIA Danni agli im m obili..........................................................................................L. 11.150.000 Spese per rifugi, loro costruzione, custodia, demolizione, ecc. ecc. . » 600.000 Spese varie per l’assistenza della popolazione.......................................... » 5.000.000 Danni ai m o b il i ................................................................................................ » 3.345.000 Indennità vittim e................................................................................................ » 1.500.000 Indennità f e r i t i ................................................................................................. 660.000 Totale L. 22.255.000 — 59
  • 62. P R I M A I N C U R S I O N E A E R E A MATTINO DEL 24 MAGGIO 1915 Venezia riceve il battesimo delle bombe — Due a- reoplani austro-tedeschi bombardano la città get­ tando 15 bombe che feriscono quattro ¡tersone. L’incursione ha inizio alle ore 4.10. Albeggiava : e se l’ Onnipotente Iddio in quel­ l’aurora concedeva la calma alla natura, invece nel cuore degli uomini era sospesa la tempesta, per un nuovo fatto, per una nuova èra, quella che do­ veva redimere molti Italiani ancora soggetti all’Au­ stria. La tranquilla mattinata di maggio veniva tur­ bata da un rombare sinistro assai diverso da quello prodotto «lai nostri idrovolanti, perchè più cupo, come di una macchina a vapore a tutta pressione. Quella notte non tutti dormivano il sonno beato, la tensione generale nervosa faceva sì che per un nonnulla parte della popolazione, presaga del domani, fosse all’erta; difatti, al primo rom­ bare, la curiosità spingeva il popolo fuori delle a- hitazioui. Ero al ponte dell’Accademia con molti altri, e, a dire il vero, gli apparecchi si distinguevano molto bene. « No vede che i xe tedeschi? ». Uno rispon­ deva : « Ma va là macaron, no ti gà oci, no ti vedi che i fa le prove, i xe dei nostri ». I dialoghi non si prolungarono di più, il pri­ mo getto di bombe fece comprendere che le prove passavano il limite, e quasi subito il sibilo delle sirene e i colpi di cannone ad intervalli, segnarono 1 allarme. Era l’inizio del Martirio. AU’ allarme seguì un fuoco intenso da ogni punto militare di osservazione contro i due areo- plani tedeschi, incrociatiti sulla città, dove ave­ vano iniziato una pretesa opera di distruzione e di strage. Rapidamente tutta Venezia fu in piedi, si a- prirono le finestre, si affollarono le altane, molti uscirono semi-vestiti sulla via; era 1111 reciproco chiedersi se si trattasse di areoplani italiani o stra­ nieri. di un esperimento per vedere se tutti i posti di osservazione vigilassero, oppure di un vero at­ tacco fatto da aerei nemici. I due apparecchi (anche se le cronache dicono che erano a un’altezza assai rilevante) si distingue­ vano nettamente; provenivano dal Malcanton, poi furono visti deviare verso la stazione, quindi ritor­ nare sulla città, qualche volta abbassandosi e qual­ che volta innalzandosi, quando il fuoco intenso sia di artiglieria che di mitragliatrici era più diretto contro di loro, fuoco incrociato da ogni parte, ma non troppo efficace. Lo scoppiettio delle mitragliatrici e il fragore degli shrapnels era di quando in quando interrotto dal fragore delle bombe che scoppiavano. E impossibile precisare il numero di bombe lanciate dagli aereoplani che erano soltanto due, sebbene molti asserissero di averne visto un terzo; furono lanciate circa quindici bombe alcune delle quali caddero in acqua. Una bomba cadde verso le quattro sul tetto della casa della famiglia Pagani, in Fondamenta Tagliapietra 3250, presso Cà Foscari. Precipitata sid tetto scheggiò alcune tegole, rimbalzando fortunatamente in un cortiletto inter­ no, dove esplose spaventando tutto il vicinato, fa­ cendo una buca profonda, scrostando intonachi e mandando in frantumi molti vetri delle finestre del­ le case adiacenti. Presumibilmente diretta al Gazometro, una bomba cadde verso Santa Marta, poco lungi dalle case dei ferrovieri, in un prato dove limitò la sua opera scavando una profonda buca. LTna bomba incendiaria cadde in calle delle Locande, quasi di fronte all’ unica porta di quella corte al numero anagrafico 4331. La bomba si incendiò subito e sprigionò 1111 denso fumo con odore nauseabondo di petrolio. Gli abitanti delle case vicine si affacciarono spaventati alle finestre, ma dovettero tosto ritirar­ si perchè il fumo invadeva le abitazioni. L ’ opera di spegnimento dell’ incendio fu ini­ ziata dagli stessi abitanti e poi completata dai vi­ gili al fuoco che si portarono subito sul posto. Pure verso le quattro una bomba esplose die­ tro la Tana, a Castello, svellendo parte del selciato e affondando due imbarcazioni. Verso le ore cinque un altro apparecchio sor­ volò sopra l’Arsenale, gettando qualche bomba, ma fu accolto da un nutrito fuoco di fucileria e mi­ tragliatrici che lo costrinsero a prendere la via del ritorno. Gli areoplani nemici, oltre le bombe, getta­ rono anche delle freccie; fortunatamente non pro­ dussero danni. Esse erano lunghe circa 15 centime­ tri, e ai due Iati recavano scritte in lingua francese: « Invention française application allemande ». Si calcola che in Arsenale ne siano cadute cir­ ca un migliaio. Delle bombe gettate dal primo apparecchio, una cadde nel giardino del Casino Moro-Rocchi al Malcanton. Una bomba cadde in canale di fronte a San Biagio scoppiando con forte detonazione senza re­ car danni. Un’altra bomba cadde in accpia al Malcanton, quasi di fronte alla Questura eli Dorsoduro, richia­ — 60
  • 63. mando per tutto il giorno una gran folla che accor­ reva a vedere il grosso proiettile adagiato sul fondo del canale. Un’altra bomba andò a cadere in Canalazzo a poca distanza dal Consolato Austriaco, ma senza esplodere. I feriti furono soltanto quattro e in forma mol­ to leggera. Le case che ebbero qualche danno fu ­ rono quelle segnate coi numeri 2107, 2106, 2113, 2121, 2123. Alle ore cinque e venti un altro apparecchio nemico risvegliava di nuovo l’attenzione dei cit­ tadini. L'aeroplano veniva dalla parte di terra, percorrendo la linea del ponte della ferrovia allo scopo di gettarvi delle bombe. Attraversò la città fra un continuo rombare di artiglieria e il crepitìo delle mitragliatrici e dei fucili. Quando fu oltre il bacino di San Marco, for­ se perchè minacciato continuamente dagli shrap­ nels, si levò a grande altezza e fu visto ondeggiare sotto gli effetti di qualche tiro ben diretto, tanto da sembrare colpito. La partenza precipitosa di questo velivolo po­ neva fine alla prima incursione aerea su Venezia. G r a f ic o in d ic a n t e l e b o m b e l a n c i a t e s u V e n e z ia d u r a n t e gli an n i di g u e r r a 1915-18 SECONDA INCURSIONE AEREA NELLA NOTTE DEL 27 MAGGIO 1915. Venezia bombardata per la seconda volta da due velivoli tedeschi — Vennero lanciate sulla città 14 bombe: vi furono due morti — L ’attacco nemico ha inizio alle ore 22.10. I Veneziani erano sotto l’impressione delle bombe lanciate dal nemico nel mattino del 24. Stan­ chi di tante emozioni, in generale riposavano, tran­ ne qualche appassionato dell’ aria notturna, il qua­ le era andato a prendersi il fresco. La luce si spegne e la sirena dell’ Arsenale dà l’ allarme seguita dal colpo di cannone e da altri ad intervalli. Tutta Venezia è in piedi, qualcuno s’affaccia alla finestra semivestito, altri infilano la porta di casa e se ne vanno a godere lo spettacolo. « Che le sia prove o che i fassa sul serio? No se sente ancora gnente! ». 61 —
  • 64. Qualche tiro lontano, i proiettori scrutano l’o ­ rizzonte e le vedette sono al loro posto in attesa. In direzione dell’Arsenale si ode a tratti ru­ moreggiare il motore di un velivolo, ma è ancora lontano; intanto le batterie costiere iniziano il fuo­ co e granate e shrapnels scoppiano nell’aria, con tiri d ’interdizione. Il rumore di un secondo apparecchio si uni­ sce al primo, coperto di tanto in tanto dal conti­ nuo cannoneggiamento, mentre i riflettori lanciano i loro raggi sopra l’Arsenale. Le mitragliatrici delle navi cominciano a mar­ tellare, e così i cannoncini antiaerei s’infiammano gettando shrapnels e piombo. Una potente esplosione scuote la terra e l’a­ ria, seguita da una seconda più vicina e da una ter­ za susseguente. Una donnetta che sta sulla porta di casa a cu­ riosare, si rintana, prontamente, spaventata, escla­ mando : « Madona benedeta, i xe <¡ua proprio lori, i fa' sul serio anca ’sla volta ». La fucileria delle altane, coi suoi tiri laceran­ ti, incrocia il fuoco con quello delle navi e l’ ura­ gano s’addensa sempre più. Intanto migliaia di detriti cadenti dallo spa­ zio, fiammeggianti, s’infrangono qua e là, danneg­ giando tegole e mettendo in pericolo le persone po­ co accorte che se ne stanno all’aperto a curiosare. Qualche «gnoomm» prolungato seguito da fi­ schi, rivela il suono caratteristico dei frammenti di granata che volano in ogni dove. Cosi anche i più cocciuti comprendono che è un eroismo da poco quello di esporsi senza scopo. 1 cacciatori, battaglieri per istinto, si accani­ scono inutilmente a sparare con le loro doppiette e solo un ordine delle Autorità li fa desistere. Gli apparecchi nemici volano sopra S. Marco, e tutte le bocche da fuoco s’ infiammano, mentre i raggi lanciati dai riflettori tengono gli apparecchi sotto il loro dominio e li seguono, precisando il tiro all’artiglieria. L ’ uragano è nella massima violenza. Un tur­ bine di proiettili infuocati tempesta di avversari, i quali gettano quante bombe hanno, ma, accecati dai raggi dei riflettori, perdono la mira, colpendo a casaccio. Le bombe per la maggior parte cadono nei rii e nel bacino di S. Marco, esplodendo fragorosamen­ te e innalzando colonne d’acqua, che ricadendo sconvolgono la laguna come fosse in tempesta, scuo­ tendo vaporini e natanti all’ancoraggio. Gli sparvieri prendono quota e se ne vanno seguiti dal tuonare dei cannoni della difesa antiae­ rea e salutati dalle ultime scariche di fucileria e delle mitragliatrici. Un po’ di calma, un po’ di silenzio, poi la luce elettrica si riaccende, mentre la città riprende la sua vita. Le comari in calle commentano : « Me par che ste scatole de conserva, che i (li- xeva Valtro giorno, le sia co più s-cioco! ». Si cominciava a comprendere la necessità di essere più prudenti. Le bombe esplosive caddero nelle seguenti lo­ calità : Una bomba — nel Canale dei Furlani a Ca­ stello — faceva crollare una facciata di casa. Una bomba — in Corte Coltrerà a Castello — rovinava il pavimento stradale, arrecando danni alle case adiacenti. Una bomba — in Via Garibaldi — sfondava 1111 tetto e danneggiava una casa. Una bomba — in Calle Zan a Castello — ca­ deva alla SVAN, rimanendo inesplosa. Altre bombe esplosero in Bacino di S. Marco, con grande frastuono e poco danno. Una bomba incendiaria colpiva il giardino della Commenda di Malta, a Castello. TERZA IN C U R SIO N E AEREA NEL MATTINO DELL’8 GIUGNO 1915. Un velivolo nemico, con missione di colpire Vene­ zia e Vhangar di Campalio, lancia dieci bombe, sfo­ gando le sue ire anche su S. Marco — L'incursione ha inizio alle ore 4.15. I Veneziani, che s’aspettavano i velivoli nemi­ ci sopra la città tutte le notti, poterono, dormendo come si dice, con un occhio solo, riposare almeno un po di giorno; ma Venezia non doveva rimane­ re a lungo indisturbata. E i poco graditi ospiti arrivano quando meno ci si pensa. La voce della sirena d’allarme, risuona la­ mentosamente, come lúgubremente fanno eco le al­ tre consorelle, e i soliti colpi di cannone ad interval­ li. Sono bombardatori nemici, od è un falso allar- rne? Si distingue il rombo di un velivolo che si av­ vicina. La difesa antiaerea inizia il fuoco che si ri­ percuote furiosamente. Nel frattempo i cittadini Veneziani si pongono al riparo, qualche rifugio è già pronto e chi si sen­ te poco sicuro nella propria abitazione, ne appro­ fitta. Le scie luminose, abbaglianti dei riflettori del­ la difesa scrutano il cielo, ma la luna ostacola le ricerche, il fumo bianco delle polveri esplose fa da cortina nello spazio e l’apparecchio, sorvolando a grande altezza, è invisibile. La bufera si scatena con l’incrociarsi dei tiri di artiglieria e lo scoppio di shrapnels e granate, unitamente alla fucileria che scarica piombo infuo­ 62 —
  • 65. cato e alle mitragliatrici che martellano il nemico invisibile. Il velivolo di notte non si vede, solo si sente il suo respiro, non si tira aH’apparecchio, ma alla sua rotta, si cerca di circondarlo di fuoco e di piom­ bo, di costringerlo a risalire o ad andarsene, per­ chè colpirlo è sempre un colpo di fortuna. Il nemico getta il suo carico; è sopra San Mar­ co e le bombe scoppiano una dietro l’altra con im- II velivolo fila verso gli Alberoni gettando al­ ile bombe lungo il litorale; il cannoneggiamento si allontana man mano, diminuisce, sosta, il nemico si dirige verso l’altra sponda. 1 tre fischi di sirena; la quiete ritorna, dopo la bufera. È l’inizio del pellegrinaggio dei cittadini per vedere, per sapere i danni prodotti dal nemico. I danni prodotti da bombe esplosive sono i seguenti : I p r im i r if u g i menso fragore, mentre le bocche da fuoco della di­ fesa eruttano fiamme e proiettili, che percorrono lo spazio in tutti i sensi. Bombe cadono nel Bacino di S. Marco, scop­ piando fragorosamente e sconvolgendo l’acqua, sbattacchiando i galleggianti che stridono sugli or­ meggi, con quel caratteristico rumore di ferraglia trascinata; bombe cadono a terra con formidabile schianto, innalzando colonne di fiamme e fumo, facendo sussultare il suolo e il cuore dei Veneziani che vedono la Basilica di San Marco minacciata. Una bomba — Calle del Forno, Castello — causava la rovina della facciata di una casa. Una bomba — Giardinetto Reale, San Marco — distruggeva le vetrate della Società Bucintoro. Due bombe — Bacino San Marco — scoppia­ vano nell’acqua senza danni. Una bomba — vicino al giardinetto Reale — scoppiava nell’acqua senza danni. Una bomba incendiaria cadeva in Calle Lezze a San Marco forando il tetto di una casa, rimanen­ do inesplosa. QUARTA IN CURSIO NE AEREA NEL MATTINO DEL 4 LUGLIO 1915. Un velivolo nemico sorvola Venezia, gettando sei bombe sul litorale degli Alberoni — L'incursione ha inizio alle ore 6.30. Venezia questa volta non è toccata, le bombe esplodono lontano, verso il litorale degli Alberoni; gli scoppi fragorosi si succedono agli scoppi con si­ nistro boato, e le artiglierie sparano contro il ne­ mico che inseguito, circondato, bersagliato da mil­ le frammenti infuocati, è costretto a partire. — 63 —
  • 66. Q U I N T A I N C U R S I O N E A E R E A NEL MATTINO DELL’8 LUGLIO 1915. Venezia bombardata da un velivolo nemico che lan­ cia sulla città otto bombe fra esplosive e incendiarie, uccidendo una persona e ferendone altre tre. L’ incursione ha inizio alle ore 7.47. Un rombare (li motore, a tratti, a sbalzi, prima leggero, poi più forte. Ognuno si chiede se sia un apparecchio nostro oppure nemico. Un suono stridulo, lamentoso, lacerante; è la sirena dell’Arsenale che, col suo urlo, dà il segnale di stare all’erta per l’avvicinarsi del nemico. Le altre sirene fanno eco ed un colpo di can­ none, seguito da altri ad intervalli, segna l’inizio del fuoco che incomincia strepitoso, assordante. II velivolo è sopra la città, dove viene accolto con sca­ riche di piombo. I cannoni delle navi e quelli delle batterie da terra eruttano nembi di proiettili che scoppiano nell’aria in parte con fumate bianche, e in parte nere, mentre creano attorno al velivolo, più sopra, più sotto, tante nuvolette che man mano si dilata­ no, si allargano. II fragore delle bombe che scoppiano con si­ nistro boato, tutto scuotendo, si ripercuote con si­ nistre vibrazioni, unendosi agli scoppi delle grana­ te e degli shrapnels vomitati dalle bocche fiammeg­ gianti dei cannoni e dal martellare delle mitraglia­ trici che incrociano il tiro con le scariche di fu­ cileria. Qualche bomba esplode nel Bacino di S. Mar­ co, facendo vibrare le vetrate del Palazzo Ducale e del Palazzo Reale, e frantumando molti vetri. II nemico, avvolto da spire di fuoco e di piom­ bo, cannoneggiato, mitragliato, fra un turbinio di detriti metallici, è costretto a [»render quota, inse­ guito dai tiri delle artiglierie antiaeree e dalle sca­ riche delle mitragliatrici e fucili. Il fuoco scema d’intensità, il nemico è diretto alla sua base. Una bomba esplosiva cadeva in Bacino San Marco frantumando le vetrate del Palazzo Reale, della Marciana e del Palazzo Ducale. Una bomba esplosiva danneggiava delle tettoie nell Isola di S. Giorgio. Una bomba esplosiva demoliva una casa a San Marco, in Calle della Madonna, e danneggiava al­ tre case vicine. Una bomba incendiaria produceva un picco­ lo incendio alle Calleselle a Cannaregio. Altre bombe caddero in Bacino S. Marco sen­ za arrecare danni. SESTA INCURSIO NE AEREA NEL MATTINO DEL 13 LUGLIO 1915. Un velivolo nemico vola su Venezia p lancia due bombe esplosive sul litorale degli Alberoni — L ’in­ cursione ha inizio alle ore 7. TI colpo di cannone, altri colpi ad intervalli ed il velivolo nemico è avvistato. Accolto da un fuoco infernale passa sulla città a grande altezza, mentre tutte le bocche da fuoco della difesa anti­ aerea lo tengono sotto il loro tiro. Il nemico fa un lungo giro, poi inseguito da un grandinare di proiettili, si dirige verso il lito­ rale a Sud. La bufera di piombo lo insegue, la città per questa volta non è toccata, si odono lontani scoppi di bombe; sono quelle che esplodono nell’acqua a- gli Alberoni, senza danni. SETTIMA INCURSIO NE AEREA NELLA NOTTE DEL 15 AGOSTO 1915. Un velivolo neniico bombarda il litorale di Mala- mocco ed Alberoni, lanciando cinque bombe ed uc­ cidendo una persona. L'incursione ha inizio alle ore 13.15. Scoppi di bombe, come di un boato lontano, si succedono all’incessante tuonare delle artiglie­ rie, mentre granate antiaeree percorrono il cielo, esplodendo, unitamente a shrapnels, alla mitraglia e alla fucileria, inseguendo, circondando, stancan­ do l’ avversario. Martellato da detriti metallici incandescenti, il nemico è obbligato a guadagnar quota e a par­ tire salutato da un uragano di proiettili. Una bomba esplosiva cadeva a Casa Bianca senza danni. Una bomba esplosiva cadeva a Malamocco sen­ za danni. Altre bombe cadevano in acqua, senza arrecar danni. 64 —
  • 67. OTTAVA INCURSIONE AEREA DEL 5 SETTEMBRE 1915. Velivoli due, bombe quattro - Ore 16.31 — Un idrovolantc nemico abbattuto e gli aviatori fatti i>ri- gionieri prima dell’attacco. Un lontano cannoneggiare lungo la costa fa co­ noscere che i nemici alati si avvicinano sempre più. Le navi incrociano il fuoco con le batterie an­ tiaeree costiere e gli shrapnels scoppiano sopra il litorale di Lido. I velivoli nemici si mantengono a grande al­ tezza, quasi invisibili, proseguendo verso il litora­ le degli Alberoni. Un idrovolantc nemico, colpito dalle batterie antiaeree costiere, è costretto a scendere in mare, ed è catturato unitamente ai due aviatori con tutto il carico di bombe. L’altro velivolo prosegue la sua corsa verso il litorale di Chioggia, getta il suo carico di quattro bombe, che esplodono parte in mare e parte in la­ guna senza arrecar danni. Inseguito dal fuoco incrociato delle batterie costiere, prende la via del mare verso l’altra sponda. Piazza ni S. M a r c o - Il r i f u g i o s o t t o l e V e c c h i e P r o c u r a t i e 65 —
  • 68. I NONA I N C U R S I O N E A E R E A NELLA NOTTE DEL 24 OTTOBRE 1915. Quattro velivoli austro-tedeschi {iettano ventiquat­ tro bombe su Venezia e colpiscono la Chiesa degli Scalzi. Il prezioso affresco del Tiepolo distrutto. L ’incursione ha inizio alle ore 22.15. Il nemico da tempo aveva cessato il suo accani­ mento su Venezia, e i cittadini potevano dormire i loro sonni tranquilli senza essere visitati dai poco graditi sparvieri. re Sembra bramino seguire la corsa della conso­ la, che, spinta vigorosamente, prosegue veloce, silenziosa, e alla svolta del canale, la voce pode­ rosa del gondoliere dà il segnale di presenza col suo aa-èèè - aa-èèè; poi il battito del remo si allonta­ na, l’acqua piano piano si calma, la pace ritorna nel canale. Tanta poesia, tanta tranquillità, non doveva a lungo regnare, in quella maestosa notte autunnale. Qualche rumore di motore lontano, molto lon- C h i e s a deg li Sc a l z i - I l p r e z io s o a f f r e s c o d e l T iep o l o r a f f i g u r a n t e « I l t r a s p o r t o d e l l a Sa n t a C a s a di L o r e t o » In quella notte la luna splendeva nella sua pie­ na luce, avvolgendo la città di una calma serena. Qualche gondola passa veloce nel canale, tur­ bando la calma del rio, sconvolgendo lo specchio d'acqua sul quale sono riflessi i palazzi e le case, mentre il remo immergendosi ed emergendo con battito regolare fende e sbatte, facendo ricadere mille goccioline che sembrano lucciole argentee. Altri natanti all’ormeggio, al passaggio della gondola nera, ondeggiano, con lieve ritmo mono­ tono, avanti e indietro, trattenuti al palo da un no­ do, leggermente sbattendo e scricchiolando. L ’ in t e r n o d e g l i Sc a l z i DOPO LO SCOPPIO DELLA BOMBA tano, assai ben noto, qualche razzo d ’avviso solca lo spazio aereo, il sibilo lacerante della sirena si ripercuote ingrandito dall’eco nelle calli e nei ca­ nali, mentre le altre sirene uniscono la loro voce lamentosamente. Il cannone tuona il primo colpo ed altri, ad in­ tervalli, danno l’ avviso che il nemico viene a profa­ nare Venezia. Tutti i posti di difesa sono all’erta, le vedette delle altane col fucile spianato e i mitraglieri pronti alle manovelle, attendono l'ordine per iniziare il fuoco. 66 —
  • 69. Il rombo dei motori nemici si distingue più nettamente, a tratti, ad intervalli, e il fuoco antiae­ reo incomincia. Prima lento, poi sempre più possente, più fra­ goroso, mentre shrapnels e granate solcano il cielo in tutte le direzioni. Il fuoco è diretto verso lo spazio aereo sopra la ferrovia, da dove gli sparvieri giungono, accolti da un tiro infernale. L'uragano s’addensa, si accumula, scoppia, i cannoni antiaerei s’infiammano vomitando granate e shrapnels e le mitragliatrici martellano incessan­ temente, unitamente alla fucileria che, coi suoi tiri laceranti ed incessanti, coadiuva 1’ opera della nate e la terra sussulta per gli scoppi delle bombe. I riflettori frugano il cielo e percorrono lo spa­ zio in tutti i sensi, molestando gli avversari invisi­ bili, e la bianca scia è perforata da mille proiettili fiammeggianti che ricadono in pioggia di detriti sui tetti, sulle strade e nell’ acqua. La Chiesa degli Scalzi è colpita da una bomba esplosiva che sfonda il tetto e lo fa rovinare: l’af­ fresco, capolavoro del Tiepolo, viene completamen­ te distrutto. I velivoli nemici proseguono la loro corsa verso il centro della città, e le fiammate dei cannoni ri­ schiarano il cielo con lampi sanguigni. L ’ in t e r n o d e l l a C h i e s a degli Sc a l z i dopo l o sc o p p io d e l l a b o m b a , c h e c a u s ò il c r o l l o d e l SOFFITTO E LA DISTRUZIONE DEL PREZIOSO AFFRESCO difesa, che costringe i nemici a tenersi ad alta quota. Uno scoppio più fragoroso fa tremare la terra e scuotere le vetrate della città, seguito da altri ed altri ancora. Sono le prime bombe che i nemici gettano sul­ la ferrovia; l’aria è pregna dell’ odore di battaglia che da terra si combatte verso il cielo e dal cielo converge verso terra. L ’uragano di fuoco e di piombo percorre l’aria in tutti i sensi, i cannoni si sgranano e gli shrapnels si susseguono agli shrapnels, le granate alle gra- La lotta continua incessantemente; qualche i- stante d’ intervallo, poi riprende più accanila che mai. Le bombe si susseguono alle bombe, gli scoppi agli scoppi, mentre il tuonare delle artiglierie con­ tinua ininterrottamente e il fumo bianco degli scoppi stende una densa cortina sulla città. Qualche bomba cade a S. Marco, a terra, qual­ che altra in Bacino, scoppiando con immenso fra­ gore. La battaglia è da circa due ore impegnata fra i velivoli nemici e la difesa antiaerea, e i fucili bru­ ciano nelle mani dei difensori. 67 -
  • 70. La bufera ¡tassa da un [»unto all’altro della città e le ultime bombe cadono verso Castello con sinistri boati. Gli sparvieri nemici cannoneggiati, mitraglia­ ti dall’incessante fuoco della difesa, se ne vanno dalla parte opposta a quella da cui son venuti, di­ rigendosi verso Treporti, ove gettano qualche al­ tra bomba, e verso il litorale di Chioggia. I colpi di cannone si allontanano, si affievoli­ scono, cessano. Qualche istante di silenzio, poi le sirene dan­ no il segnale di cessato pericolo. Le luci azzurre ricompaiono, le strade si po­ polano, il pellegrinaggio nei luoghi colpiti inco­ mincia. Un risuonare di [»assi affrettati per le vie; so­ no moltitudini calme, oscure, ordinate, curiose, brulicanti nelle calli e sui ponti; tutti vogliono sa­ pere, tutti vogliono vedere. S’incamminano verso la ferrovia e la Chiesa degli Scalzi, facendo ressa al ponte della stazione, a stento trattenuti da soldati e da agenti dell’ordine. L ’esecrazione per la devastazione della bella Chiesa, tanto amata dai Veneziani, è generale, e il cuore più duro si commuove. I nuovi venuti prendono il posto degli altri che se ne vanno in mesto pellegrinaggio verso altre località colpite; e così spunta l’alba nella città mo­ vimentata come in pieno giorno. Una bomba incendiaria cadeva fra i binari del­ la stazione ferroviaria senza danni. Una bomba incendiaria in Calle Priuli a Can­ naregio sfondava il tetto delle Arti Grafiche provo­ cando un piccolo incendio. Una bomba cadeva in acqua di fronte a Santa Chiara affondando una peata. Una bomba incendiaria cadeva sul tetto della ex chiesa S. Leonardo sfondandolo e provocando un piccolo incendio. Una bomba incendiaria cadeva in Campo San Polo, senza danni. Una bomba incendiaria sfondava il tetto di lina casa d’abitazione in Corte dell’ Orso a S. Mar­ co, producendo un piccolo incendio. Una bomba incendiaria cadeva in Piazzetta S. Marco di fronte al Caffè Chioggia. Una bomba incendiaria sfondava e incendiava il tetto di una casa d’ abitazione in Calle degli Spec- cliieri a S. Marco, producendo un piccolo incendio. Altre bombe caddero in acqua e nel bacino di San Marco con gran fracasso e poco danno, som­ mergendo qualche natante. DECIMA INCURSIO NE AEREA NEL MATTINO DEL 25 OTTOBRE 1915. Quattro velivoli gettano 25 bombe su Venezia. L ’incursione ha inizio alle ore 8.35. Erano trascorse poche ore dalla devastazione compiuta dagli aerei nemici nella Chiesa degli Scal­ zi, e il pellegrinaggio dei Veneziani nei luoghi col­ piti continuava ancora, quando un ululato erompe nell’ aria. È il grido inatteso della sirena dell’Arsenale, seguito dalle altre che rispondono dai vari lati della città; è un coro di clamori lugubri e lamentosi. Un colpo di cannone, altri ancora ad interval­ li, poi il silenzio profondo, assoluto. I Veneziani presi così all’improvviso, non san­ no dove rifugiarsi. Parte si ricoverano nei rifugi più prossimi e al­ tri si affrettano a ritornare verso le loro abitazioni. Un clamore di voci, di richiami da ogni parte, un rinchiudersi di porte e finestre, qualche strillo di bimbo, mentre le mamme tenendo stretti i loro piccoli al seno, invocando la Madonna corrono a rifugiarsi al sicuro. Le prime sparatorie incominciano lontane, ver­ so il litorale di Lido, poi qualche sinistro rombare di motore che si avvicina, si avvicina sempre più. Le batterie antiaeree di San Nicolò di Lido iniziano il fuoco, seguito da quello dei Cacciator­ pediniere e ai posti di vedetta tutti sono all’ erta. Gli aerei nemici, accolti da un fuoco incrocia­ to di artiglieria, devono mantenersi ad alta quota, tanto da essere appena visibili. Gli sparvieri sono sopra l’Arsenale a grande altezza; le prime bombe scoppiano fragorosamente e i boati si susseguono ai boati. In parte esse scop­ piano nell’ acqua con gran rumore e pochi danni; intanto la difesa controbatte il nemico energica­ mente. La battaglia è accanita, la terra sussulta per le detonazioni e i boati, e ogni cosa vibra; l’ atmosfera è pregna di vapori nerastri, che tolgono in parte la visibilità ai nemici. Verso Sant’Andrea e San Nicolò di Lido si odono rombi di possenti motori; sono gli apparec­ chi della Marina Italiana e dei Francesi che pren­ dono quota per fugare gli aerei nemici. Qualche bomba scoppia a Castello, ma il fu o­ co infernale della difesa non dà requie agli assali­ tori che stimano più prudente il ritorno. Inseguiti dai velivoli della Marina e degli A l­ leati, cannoneggiati, mitragliati, avvolti in spire di fuoco e di piombo, iniziano la corsa verso la base donde son venuti, scagliando le ultime bombe a S. Nicolò di Lido, a Treporti e contro un pontone ancorato in mare, con gran frastuono e poco dan­ no, perchè, gettate precipitosamente, in parte scop­ piano nell’acqua.
  • 71. Qualche istante di silenzio, poi il convenuto segnale avvisa del cessato pericolo. Le vie della città si ripopolano, il movimento dei vaporini e dei natanti nel Canal Grande e nei canali riprende, mentre la vita ritorna normale co­ me se nulla fosse avvenuto. I DANNI. Una bomba incendiaria colpiva la cupola della Chiesa di San Pietro di Castello, rimanendo ine­ splosa. Una bomba esplosiva cadeva nel Rio di San Pietro di Castello con poco danno. Una bomba incendiaria sfondava un tetto e in­ cendiava un abbaino in Calle del Tagliapietra a Ca­ stello. Una bomba incendiaria cadeva sulla scuola della Celestia a Castello sènza danni. Una bomba esplosiva cadeva in un campazzo a San Pietro di Castello senza danni. Altre bombe caddero in laguna e nel bacino dell'Arseiiale senza recar danni. P ia z z a Sa n M a r co - Il r if u g io s o t t o l k P r o c u r a t ie N u o v e UNDICESIMA INCURSIONE AEREA NKL GIORNO 18 NOVEMBRE 1915. Ciiu/ue velivoli nemici gettano 26 bombe su Vene­ zia e dintorni. L'attacco aereo lia inizio alle ore 13.30. Quel pomeriggio, illuminato da un pallido sole, non doveva trascorrere per Venezia troppo tranquillo. Un rombare rii motore appena distinto, por­ tato a tratti dal vento di scirocco, avvisa la difesa antiaèrea che un velivolo nemico è in vista; ai po­ sti di difesa, sulle terrazze e sulle navi, tutti sono in assetto di combattimento. La sirena dell*Arsenale emette il suo urlo po­ deroso, seguita dalle altre dai punti estremi della città, e dai colpi di cannone ad intervalli che se­ gnalano ravvicinarsi degli aerei nemici. I Veneziani sono nella maggior parte in casa, o stanno per recarsi ai loro posti di lavoro. « No i ne lassa gnanca terminar un bocon in paxe, sti fioi de cani ». Un po’ di confusione nel primo momento, ri­ chiami delle mamme ai figli che giuocano in calle; poi le vie, le fondamente, i « campi », rimangono deserti. L’aereo nemico è solo visibile quando esce da densi strati di vapori nebulosi e si mantiene a gran­ de altezza, dirigendosi verso il centro della città. Il fuoco della difesa s’ inizia possente, frago­ roso, mentre l'apparecchio uscendo dalla foschia, sobbalza per lo spostamento d’aria prodotto dagli scoppi e dal tiro precisato, mantenendosi sempre ad alta quota. Le prime bombe cadono nel centro della cit­ tà, scoppiando con immenso frastuono, innalzando colonne di fumo nerastro e sconvolgendo l’acqua del Bacino di San Marco. Lo scoppiettìo delle m i­ 69 —
  • 72. tragliatrici accompagna le scariche dei fucili, il tuonare dei cannoni e il fragore degli shrapnels e delle granate scoppiami nello spazio aereo. E il concerto infernale aumenta sempre più. L ’aereo nemico, avvolto dalla mitraglia infuocata, da densi strati di fumo che gli tolgono la visibilità, fra gli scoppi delle granate e degli shrapnels, è co­ stretto a ritornare, girando sopra San Giorgio e di­ rigendosi verso il litorale. Nuovi rombi di motori lontani; altri apparec­ chi nemici sopraggiungono, ma da Sant’Andrea ve­ livoli nostri ed alleati si innalzano per la caccia ai profanatori di Venezia. I nemici ad uno ad uno passano sopra la città, scagliando altre bombe, inseguiti dal tiro delle no­ stre artiglierie. La battaglia fra aerei e difesa continua acca­ nita, l’uragano è al suo culmine e i boati delle bombe che scoppiano a terra, si uniscono al rom­ bare dei cannoni eruttanti dalle bocche fiammeg­ gianti granate e shrapnels. I velivoli nemici immersi in una bolgia infer­ nale di fuoco e di piombo, sono costretti a ritornare mantenendosi a enorme altezza, gettando con poco danno l’ultimo carico di bombe sopra le batterie di San Nicolò di Lido, sul litorale di Alberoni e a Casa Bianca, inseguiti dal fuoco antiaereo e da ve­ livoli nostri ed alleati. II rombare delle artiglierie si fa sempre più lontano, poi ogni rumore di guerra tace. Le sirene danno il segnale di cessato pericolo e la vita cittadina riprende col solito andirivieni nei canali, nelle calli, nei « campi », mentre i più curiosi a gruppi si recano in pellegrinaggio nei luo­ ghi colpiti. Le località colpite da bombe incendiarie sono le seguenti : Una bomba — in Calle del Cristo a Cannare­ gio — rimaneva inesplosa. Una bomba — a Dorsoduro — cadeva sul tetto del Palazzo Balbi rimanendo inesplosa. Una bomba — in Corte del Tagliapietra a San­ ta Croce — cadeva sul tetto di una casa e poi ruz­ zolava nel rio di San Boldo senza esplodere. Una bomba — in Fondamenta Contarina a San Polo — cadeva sulla pubblica via senza esplodere. Una bomba — a San Marco in Calle del Ri­ dotto — cadeva in un cortile scoppiando, con dan­ ni alle case vicine e alle vetrate. Le località colpite da bombe esplosive sono le seguenti : Una bomba — a Ca’ Foscari — sfondava il letto di una tettoia comunale. Una bomba — alla Stazione Marittima — ca­ deva vicino alla sottostazione elettrica danneg­ giandola. Una bomba — a San Marco, in Corte Coppo — cadeva nell’interno della corte danneggiando le case circostanti. Le bombe caddero in acqua nelle seguenti lo­ calità : Una bomba — a Quintavalle di Castello — ca­ deva in acqua danneggiando le vetrate delle case, in parte frantumandole. Una bomba — in Bacino San Marco — cade­ va in acqua scoppiando senza danni. Una bomba — nel Rio del Malcanton — cade­ va nell’acqua senza danni. Una bomba — in canaletta Sant’Elena —- scop­ piava nell’acqua senza danni. Una bomba — in Rio San Severo — scoppiava nell’ acqua senza danni. Altre bombe caddero fra San Michele e Mu­ rano, in laguna, senza danni. DODICESIMA INCURSIONE AEREA NELLA SERA DEL 15 MAGGIO 1916. Nove velivoli austro-tedeschi bombardano la città di Venezia, l'Arsenale, la Stazione di Mestre, il Ca­ vallino e Cavazuccherina, gettando 57 bombe. L’attacco ha inizio alle ore 20.58. I mesi si succedevano e Venezia dormiva da lungo tempo i sonni tranquilli, indisturbati dagli aerei nemici, dimentica dell’ accanimento dell’Au­ stria, che si supponeva placato. L ’ avanzarsi della buona stagione e con essa lo svolgersi delle operazioni belliche su tutti i fronti, doveva dimostrare il contrario. In quella tiepida e calma serata di Maggio, il sibilo della sirena dell’Arseiiale fa battere d ’im­ provviso i cuori, mentre le sirene, che rispondono in coro da ogni parte della città e i colpi di cannone ad intervalli, danno il segnale che il nemico aereo s’avanza verso Venezia. Brevi istanti di confusione, richiami di vicini, delle donne nelle calli, un rinchiudersi affrettato di persiane, di porte; chi è fuori di casa s’affretta a ritornarvi, chi è lontano si mette al sicuro come meglio può e i rifugi raccolgono coloro che non si sentono troppo sicuri nelle loro abitazioni. Un rombare sinistro che s’ avvicina, s’avvici­ na sempre più; è il nemico che viene verso la città. Il fuoco della difesa antiaerea lo accoglie con nu­ trite scariche e i potenti riflettori lo investono con i loro fasci luminosi. Il velivolo è sopra l’Arsenale. I cannoni della difesa s’infiammano e col loro tuonare rispondono al rombo fragoroso delle bombe che cadono scop- — 70 —
  • 73. piando, facendo sussultare la terra, tremare le case e le vetrate della città. L aereo nemico continua la sua corsa sopra la città, gettando qualche bomha, dirigendosi verso la ferrovia e la laguna, inseguito dal tiro delle ar­ tiglierie e dalla mitraglia. Qualche razzo solca lo spazio aereo; sono se­ gnali che indicano ai difensori l’arrivo di altri ne­ mici. Essi giungono ad uno ad uno o a gruppi di due, tenendosi a grande altezza, cannoneggiati, mi­ tragliati. Il cielo si copre di densi strati di fumo, gli shrapnels e le granate scoppiano fragorosamen­ te nello spazio solcato dalla scia dei riflettori, men­ tre la fucileria scroscia incessantemente e le mitra­ gliatrici martellano senza tregua il nemico. Fragorosi, spaventosi boati si succedono; sono altre bombe che cadono sull’Arsenale con gran fra­ stuono e poco danno e il coro infernale continua, mentre i nemici volano sulla città, gettando qual­ che bomba qua e là, investiti da raffiche di proiet­ tili che minacciano la stabilità degli apparecchi, tanto che gli avversari, ormai stanchi, si dirigono parte verso la ferrovia e parte lungo il litorale, in­ seguiti dai tiri della difesa antiaerea. Altri velivoli nemici sopraggiungono; la batta­ glia fra cielo e terra continua furiosamente e i colpi si succedono ai colpi, gli scoppi agli scoppi e spa­ ventosi boati coprono di tanto in tanto il rumore dei colpi della difesa: sono altre bombe che ca­ dono e fragorosamente scoppiano. Le raffiche di fuoco e di piombo infuocato, ac­ compagnano, avvolgono i nemici che lasciano Ve­ nezia, diretti verso il ponte della ferrovia e la sta­ zione ferroviaria di Mestre ove gettano bombe e- splosive ed incendiarie: altri si dirigono verso il li­ torale di Lido, Cavallino e Cavazuccherina lancian­ do altre bombe. ■*. Il lontano cannoneggiamento è sempre meno distinto, poi il silenzio si fa più assoluto. Ancora qualche istante, la luce viene ridata alla città, quella azzurra alle vie e le sirene danno il segnale di cessato pericolo. Nel frattempo i motoscafi portanti le Autorità e soccorsi, si recano nei luoghi colpiti; per fortuna in questa incursione, se il fracasso delle bombe fu spaventoso, i danni arrecati a Venezia furono inve­ ce assai lievi. Le bombe colpirono le seguenti località : Una bomba — in rio di S. Pietro di Castello — esplodeva nell’acqua e danneggiava parecchi fabbricati. Una bomba — in Campo S. Giovanni Novo — esplodeva sid tetto di una casa incendiando e danneggiando il piano sottostante. Una bomba — in Corte del Tagliapietra a Dor­ soduro — cadeva in un cortile danneggiando le case circostanti. Una bomba — in Calle delle Rasse — esplode­ va sopra il tetto di una casa di abitazione e demo­ liva due piani, danneggiando le case circostanti. Una bomba — in Calle delle Muneghe a Can- naregio — cadeva sopra il letto di una tettoia esplo­ dendo e danneggiando le case circostanti. Altre bombe esplosive ed incendiarie caddero in Arsenale, nell’acqua del suo bacino. P ia zz a San M ar co - I l r if u g io s o t t o l e P r o c u r a t ie V e c c h ie — 71