1. Introduzione al corso di
Geografia Urbana e Regionale
Facoltà di Scienze Politiche
Massimiliano Bencardino
mbencardino@unisa.it
2. Organizzazione del corso
Studenti frequentanti:
Parte generale
Cori B., Dematteis G., et al., Geografia urbana, Torino, Utet, u.e. (Parte II: Il
fenomeno urbano. Lineamenti generali, pp. 49-163 )
Dispense scaricabili on line al sito docente
Parte monografica
G. Iovino, Riqualificazione urbana e sviluppo locale a Salerno. Attori, strumenti e
risorse di una città in trasformazione, Napoli, ESI, 2002. (ad eccezione del
capitolo 4)
Studenti non frequentanti
Parte generale
SBORDONE L., Città e territorio fra sostenibilità e globalizzazione, Franco
Angeli, Milano, 2001 (229 pagine totali).
Parte monografica
IOVINO G., Riqualificazione urbana e sviluppo locale a Salerno. Attori,
strumenti e risorse di una città in trasformazione, Napoli, ESI, 2002. (ad
eccezione dei capitoli 3 e 4) (200 pagine totali)
3. Organizzazione del corso
Giorgia Iovino
GEOGRAFIA URBANA
Riqualificazione urbana e
sviluppo locale a Salerno.
Attori, strumenti e
risorse di una città in
trasformazione
CITTA’ E TERRITORIO
FRA SOSTENIBILITA’ E
GLOBALIZZAZIONE
ESI
Cori, De Matteis Sbordone (2001) Iovino (2001)
(1993) UTET FrancoAngeli ESI
4. Obiettivi del corso
Introdurre all’insieme di nozioni, concetti e metodologie che
caratterizzano la disciplina, al fine di sviluppare nello
studente la capacità di:
comprendere ed interpretare criticamente i principi, le
logiche localizzative e le traiettorie evolutive che
interessano lo spazio urbano, con particolare riferimento al
sistema delle città europee;
5. Contenuti del corso
Parte generale
Un’introduzione alla geografia
Città e urbanizzazione
Le funzioni urbane
La dinamica urbana nei PS
Lo spazio urbano e la sua geografia interna
Geografia delle città
Parte monografica (La città di Salerno)
Salerno: assetto del territorio e dinamiche evolutive
Il porto ed il suo ruolo nel contesto urbano
La riqualificazione del centro storico
Il turismo nelle strategie di rifunzionalizzazione urbana
6. Parte generale Cos’è una città
La città nella storia
Diverse generazioni di città
Criteri per una definizione
Città e
urbanizzazione Complessificazione dello spazio urbano
La crescita urbana nei PI
La crescita urbana nei PVS
Urbanizzazione e transizione demografica
Urbanizzazione e transizione economica
7. Parte generale
Il concetto di funzione urbana
Classificazione delle funzioni urbane
Funzioni locali e funzioni esportatrici
Le funzioni
Funzioni terziarie e quaternarie
urbane
Tipi funzionali di città
Città specializzate e città multifunzionali
Città, metropoli e città globali
8. Parte generale
Fattori esplicativi
La fase della
crescita
Modelli interpretativi
La dinamica Fattori esplicativi
La fase della
urbana nei deconcentrazione
PS Modelli interpretativi
Traiettorie non lineari
Quale futuro
per lo sviluppo
urbano? Modelli interpretativi
9. Parte generale
Il sito
La posizione
La morfologia
Lo spazio urbano
e la sua
geografia interna La rendita urbana e i modelli d’uso del suolo
Pianificazione urbanistica e politiche urbane
Città e comunità locale
La città come milieu
10. Parte generale
Aree di gravitazione e di influenza
Gerarchie di città. Regola rango-dimensione
Geografia delle
Gerarchie di funzioni e di località centrali
città
Limiti del modello gerarchico
Altri tipi di rete
11. Che cos’è la Geografia
Visione tradizionale della geografia:
Descrizione di oggetti fisici o umani che si trovano in un
determinato spazio.
Tale essenza descrittiva sembrerebbe confermata dall’etimologia
della parola (dal greco geo = Terra e grafia = descrizione/disegno )
Ciò ben si comprende se si pensa che fino ad epoca recente i
maggiori sforzi della geografia erano rivolti all’esplorazione e alla
conoscenza del mondo.
La figura del geografo era coincidente con la figura
dell’esploratore-cartografo e tale in gran parte rimase nella
successiva epoca coloniale.
Da allora geografia ha vissuto mutamenti di contenuti, di visuali e
di finalità, alla ricerca di nuove identità.
12. Qual è il suo nuovo ruolo?
Scrive il Groves (1988):
«A poco a poco i geografi hanno scoperto la natura di rocce, flora e fauna;
hanno sviluppato metodi per misurare l'altitudine, inventato linee di livello
per rappresentare i rilievi, descritto paesaggi ed esposta la distribuzione
della popolazione mondiale. Ora che il mondo è stato rappresentato
largamente nelle carte e fotografato in abbondanza, ora che la popolazione
mondiale è stata più o meno accuratamente contata ed è stato fatto un
inventario di massima delle sue risorse, compito del geografo non è più
quello di scoprire terre nuove, di dar nome a una vetta, di fare l'elenco delle
nazioni e imperi della Terra, quanto piuttosto di comprendere come le
società umane possano risolvere i molti problemi dello spazio posti dal
popolamento della Terra e dal suo sviluppo (…) La geografia non è più
semplicemente un elenco dei fatti e dei tratti fisici delle diverse parti della
Terra. La geografia fa ora grande uso dei fatti per studiare i problemi delle
relazioni spaziali sulla Terra, problemi evidenziati dalla sovrappopolazione,
dal sottosviluppo, dall'estensione dei centri urbani, dalla pianificazione
regionale, dalla riforma agraria e dalla politica del territorio».
13. La geografia Oggi
Versione moderna geografia:
lettura ed interpretazione del territorio attraverso l’analisi
delle relazioni geografico-spaziali in cui il territorio è
organizzato, con funzioni di indirizzo per la pianificazione
territoriale.
Relazioni verticali
legami tra i luoghi (o meglio la rete dei soggetti locali che
risiede ed opera in quei luoghi ) e le caratteristiche naturali e
culturali proprie di ogni luogo
Relazioni orizzontali
flussi che avvengono tra i luoghi (o meglio tra le rete dei
soggetti locali che risiedono ed operano nei diversi luoghi).
Si tratta di interrelazioni funzionali distinguibili in “reti di
prossimità” e “reti lunghe o globali”.
14. Struttura ed organizzazione del territorio
Il territorio, come sistema di relazioni orizzontali e verticali
La geografia come strumento dell’analisi territoriale.
Relazioni verticali ed orizzontali danno vita a strutture territoriali (più localizzazioni legate da
relazioni orizzontali e poggianti su condizioni ambientali) che costituiscono l’organizzazione
territoriale (più strutture territoriali connesse da relazioni orizzontali).
15. Evoluzione del pensiero geografico
Solo negli ultimi trent’anni è stata riconosciuta l’importanza delle
relazioni orizzontali nell’organizzazione di un territorio.
Fino alla metà del Novecento le principali scuole del pensiero
geografico davano importanza unicamente alle relazioni verticali,
ossia alle caratteristiche ambientali o storico culturali di ciascun
luogo, ritenute fattore condizionante ed esplicativo l’organizzazione
di un territorio.
Principali scuole del pensiero geografico:
• DETERMINISMO
• POSSIBILISMO
Entrambe danno un grande peso alle relazioni verticali
16. Evoluzione del pensiero geografico
Non esistono concetti e leggi generali che valgono per tutti i tipi di società e gruppi
umani esistenti ma variano in funzione delle differenti situazioni culturali e politiche.
Allo stesso modo, vi è una evoluzione del pensiero geografico:
1. Per il pensiero positivistico della metà ‘800 i fatti naturali erano posti in primo
piano, e da essi si faceva dipendere la distribuzione geografica degli insediamenti,
delle attività umane e i caratteri della popolazione (determinismo geografico)
2. Ad essi si contrapposero all’inizio del secolo concezioni ambientalistiche che
davano maggior risalto ed importanza all’azione umana nell’organizzazione del
territorio (possibilismo geografico)
3. Negli ultimi trent’anni si è data sempre più importanza ai fattori funzionali. Il
valore dei luoghi dipende dai fattori di scambio. Abbiamo imparato a capire che
anche l’ambiente naturale è anch’esso una astrazione concettuale.
4. Nella visione moderna ha rifiutato il determinismo e considera le condizioni
naturali come semplici condizioni potenziali insieme alle condizioni politico sociali,
le condizioni economiche e le condizioni storiche. Che tali condizioni si possano
combinare per dar luogo a un determinato sviluppo della società sono il campo del
problema da analizzare, descrivere, interpretare (governo della complessità)
17. Determinismo geografico
Periodo: seconda metà ‘800
Caposcuola: Ratzel
Unità territoriale di riferimento: Stato-nazione
Nesso casuale ambiente-organizzazione territoriale
condizionamento unidirezionale dell’ambiente: a determinati input
ambientali rispondono differenti tipi di organizzazione.
Economia ed organizzazione di un territorio sono determinati dalle
sue condizioni e risorse naturali
Esistono delle cause (naturali) a cui corrispondono degli effetti.
Compito del geografo è scoprire le leggi che regolano la natura e
permettono di interpretare i luoghi (sempre da un punto di vista
fisico).
18. Determinismo geografico
Con determinismo la geografia diventa strumento di potere
Offre una impalcatura teorico-scientifica per giustificare e
convalidare i due principi economico-politici che governavano
durante prima metà ‘800.
1. liberismo economico
2. colonialismo/imperialismo
Il paradigma teorico è il determinismo ambientale che sposa il
naturalismo geografico, la dottrina economica liberista e le ambizioni
politico-nazionali.
Grande influenza di Darwin, la sua teoria evoluzionista sulla
selezione della specie dimostrava che nel mondo animale il più forte
sopravvive.
Trasponendo questa dottrina all’interno dell’organizzazione dei
soggetti sociali si giunge al determinismo ambientale: il più forte
batte il più debole.
19. Determinismo geografico
Cultura geografica diventa strategica per il controllo del
territorio per due ragioni:
per economia perché studia la distribuzione risorse (carte
economiche per la conoscenza risorse dei territori da conquistare)
per politica perché indica la strada e le modalità secondo cui
muoversi per colonizzare (carte militari per la penetrazione nei
territori)
Approccio naturalistico-determinista dà gli strumenti per un
organizzazione del territorio di tipo forte (ci sono le premesse per
la concezione di superiorità della razza e di spazio vitale). Alcuni
seguaci di Ratzel accentuano nesso casuale tra ambiente e
società.
20. Determinismo geografico
Nel 1911 l’americana E. Churchill Simple scriveva:
“L’influenza del clima sul temperamento delle razze non può
essere messa in dubbio. In generale si stabilisce una forte
corrispondenza tra clima e temperamento.
I popoli settentrionali dell’Europa sono energici, previdenti, seri
riflessivi piuttosto che emotivi.
I meridionali del bacino del Mediterraneo subtropicale sono
indolenti, imprevidenti, allegri, emotivi, fantastici.
Tutte qualità che nei negri della fascia equatoriale degenerano in
gravi difetti razziali”.
21. Possibilismo geografico
Periodo: inizi ‘900
Caposcuola: Vidal de Lablache
Unità territoriale di riferimento: regione
Condizionamento reciproco uomo ambiente
Uomo può rispondere alle sollecitazioni dell’ambiente in
diversi modi a secondo del proprio GENERE DI VITA, ossia
l’insieme di abitudini e tradizioni consolidate nel tempi che
portano ogni gruppo umano a utilizzare certe condizioni e
risorse locali, piuttosto che altre.
L’azione dell’uomo è svincolata dalla dipendenza
dalla natura.
22. Possibilismo geografico
Secondo Vidal bisogna considerare i fatti geografici nel loro divenire
attraverso il tempo: la geografia per spiegare il presente deve risalire
al passato, alla storia.
L’approccio privilegiato negli studi di scuola francese è quello
induttivo: si parte dall’osservazione dettagliata del territorio e dei suoi
processi evolutivi.
recupero metodo descrittivo ed abbandono dei principi generali
Geografia ideografica vale a dire rivolta allo studio del carattere
individuale di un territorio.
Geografia corografica il cui compito è descrivere e spiegare le
relazioni tra i fenomeni che differenziano una regione da un’altra.
GEOGRAFIA si propone come SCIENZA DI SINTESI
23. “New geography” o geografia quantitativa
Termine coniato nel 1968 da Peter Gould (dagli USA si diffonde in
Europa). Si sviluppa in opposizione a determinismo e possibilismo
-afferma l’importanza delle relazioni funzionali
-si basa su teorie e modelli matematici
-utilizza il metodo deduttivo
Geografia nomotetica rivolta a ricercare leggi generali,
in opposizione a quella ideografica di scuola francese
La nuova geografia trova le sue radici in opere di precursori fino ad
allora poco considerati come Von Thünen, Weber, Christaller, Lösh.
Ponendo l’accento sulle similarità e regolarità per assurgere a
generalizzazioni, la geografia quantitativa tende a schematizzare ad
elaborare costruzioni teoriche, poi testate con il confronto di casi
concreti.
24. New geography o geografia quantitativa
- si serve di MODELLI
schemi concettuali, rappresentazioni semplificate della realtà
dirette ad evidenziare gli aspetti significanti e le relazioni
generalizzanti.
- elabora diverse TEORIE
teoria della diffusione dell’innovazione
Vi è un preciso rapporto spazio-temporale attraverso cui
un’innovazione si diffonde sul territorio.
La velocità di diffusione dipende da:
a) distanza tra i soggetti (es. abitanti di una regione)
b) barriere fisiche, culturali e politiche
Cartografando il fenomeno si ottiene un modello che indica linee di
tendenza e le probabilità di diffusione lungo determinate direttrici.
25. New geography o geografia quantitativa
Teoria generale dei sistemi
sistema = un insieme territoriale (stato, regione, etc.) che funziona
come un intero a causa dell’interdipendenza tra le parti
La teoria generale dei sistemi cerca di identificare i caratteri comuni
a diversi tipi di sistemi nei loro tre aspetti fondamentali: struttura,
funzionamento, evoluzione.
3 stadi
1) livello elementare (descrittivo)
individuazione elementi dello spazio attraverso una matrice di
informazione spaziale (struttura)
2) livello relazionale
analisi del funzionamento attraverso l’esame dei flussi e delle reti di
relazione (funzionamento)
3) livello dinamico
analisi delle evoluzioni passate e ipotesi evolutive future (evoluzione)
26. La geografia oggi
Il mondo si è trasformato. Rapporti economici, sociali e politico-
istituzionali vanno letti con diverse categorie per complessificazione
delle relazioni che compongono l’organizzazione territoriale.
Non sono sufficienti né determinismo, né possibilismo, né geografia
quantitativa come paradigmi teorici per spiegare la realtà territoriale,
sebbene ciascuna di queste scuole di pensiero abbia apportato
importanti contributi alla disciplina.
Necessità di sviluppare nuovi approcci capaci di dar conto dei
cambiamenti indotti dalla recente economia dell’informazione ed in
particolare dello sviluppo delle relazioni “a distanza” nelle
dinamiche evolutive dei sistemi territoriali.
27. La geografia oggi
PASSAGGIO DA DESCRIZIONE AD ANALISI ED
INTERPRETAZIONE
Come svolgere tale ruolo?
lettura del territorio attraverso l’osservazione dei luoghi e
l’ausilio di strumenti e tecniche della geografia quantitativa
e della geografia applicata tese alla comprensione delle
interconnessioni tra i fenomeni su scale diverse (es.
ambientale, economica, sociale, etc.)
individuazione delle relazioni (verticali ed orizzontali)
strategiche per l’organizzazione territoriale, con particolare
riguardo alle forme dei rapporti sociali.
dinamizzazione del sistema che ne è emerso attraverso
un’analisi diacronica
28. La geografia oggi
Ciò implica l’adozione di un duplice approccio:
approccio regionale (tradizionale)
basato sulla concezione di uno spazio areale continuo di
tipo euclideo, in cui prevalgono le relazioni di contiguità e
di prossimità fra i soggetti territoriali.
approccio reticolare (innovativo)
basato sulla nozione di uno spazio dei flussi, discontinuo in
cui prevalgono le relazioni “a distanza” fra soggetti
territoriali, con la conseguente costituzione di reti di varia natura
prive del carattere di contiguità territoriale.
Questi due approcci hanno finito per affermarsi come un
paradigma dialettico capace di dar conto dei processi di
organizzazione territoriale.
29. La geografia oggi
Il binomio areale/reticolare è diventato la chiave interpretativa
con cui le diverse discipline territoriali cercano di interpretare
le trasformazioni territoriali in atto.
Le due prospettive di analisi hanno evidenziato un fascino tale da
finire per presentarsi come due diverse forme di organizzazione e
sviluppo territoriale:
quella dello sviluppo areale
espresso dai fenomeni di valorizzazione del regionalismo e dello
sviluppo endogeno e “autocentrato”;
quella dello sviluppo reticolare
che si riflette nella sempre maggiore importanza che vanno
acquisendo le relazioni fra località non contigue ma legate da
rapporti funzionali, cioè le reti che si sviluppano a livello
sovralocale.
30. Reti lunghe ed internazionalizzazione
Esempio importanza reti lunghe:
La produzione di auto della General Motors
Coinvolge almeno 9 paesi che partecipano a specifici aspetti della
produzione, del marketing, della vendita. Si può affermare che:
il 30% del valore aggiunto di un’automobile della General Motors
è destinato alla Corea per l’assemblaggio;
il 17,5 al Giappone per i componenti tecnologicamente avanzati;
il 7,5% alla Germania per il design;
il 4% a Singapore e Taiwan per i componenti minori;
il 2,5% al Regno Unito per le funzioni di marketing;
l’1,5% alle Barbados per le funzioni informatiche
PER UN’AUTOMOBILE “STATUNITENSE” SOLO IL 37% DEL
VALORE AGGIUNTO RIMANE NEGLI USA
31. Reti lunghe ed internazionalizzazione
Concetto di Esempio importanza reti lunghe:
impresa a rete
= La rete globale Philips-Simens
delega al suo
esterno una serie
di funzioni ad
esperti e a ditte
specializzate in
grado di
rinnovarsi
continuamente
(più flessibilità e
più risparmi)
L’ impresa diventa
più piccola
fisicamente, ma
cresce il suo
sistema di relazioni
con il territorio
32. Reti di prossimità e sviluppo locale
Esempio importanza reti di prossimità:
La Terza Italia
Sino ad anni ‘60-’70 (fase fordista)
Modello Nord-Sud
Trionfo grande impresa e declino piccola impresa
Polarizzazione del sistema produttivo nel Nord-Ovest
Anni ‘70 (fase post-fordista)
Diffusione nuove tecnologie + nuovi modelli di consumo +
crescita diseconomie di agglomerazione nelle tradizionali aree
industriali = ritorno della piccola impresa più flessibile
Affermazione del modello della Terza Italia
33. Reti di prossimità e sviluppo locale
Esempio importanza reti di prossimità:
La Terza Italia
Tra ‘71 e ‘81 l’area
conosce un tasso
di crescita delle
PMI del 34%, a
fronte di una
perdita relativa di
posizioni del
vecchio triangolo
industriale del
Nord-Ovest (crisi
fordismo).
34. Reti di prossimità e sviluppo locale
La Terza Italia
Caratteri del modello:
sistema di piccole e medie imprese legate da rapporti di
complementarietà-competizione (reti d’imprese)
formazione di fitte interazioni locali e creazione di economie di
agglomerazione di scala distrettuale
grande flessibilità, soprattutto per quanto riguarda il fattore lavoro
nuove modalità di rapporti tra imprese ed enti locali (concertazione,
partnership)
produzione diversificata e segmentata, prevalentemente di tipo
tradizionale nei comparti leggeri del “made in Italy” (beni per la
persona, per la casa, agro-alimentare, meccanica strumentale)
35. Reti di prossimità e sviluppo locale
Alcuni esempi di distretti
industriali italiani
(fortemente specializzati):
- tessile : Biella, Prato, Como
- mobili: Brianza, Manzano
- ceramica: Sassuolo, Civita
Castellana
- calzature: Fermo,
Montebelluna
- pelletteria: Santa Croce
sull’Arno, Arzignano
- oreficeria: Valenza, Arezzo
36. Reti di prossimità e sviluppo locale
Forte componente endogena del modello di sviluppo:
presenza di capitale locale disponibile ad essere investito
consolidata tradizione commerciale ed artigiana
diffusione territoriale dei centri urbani (fitta rete di città di
piccole e medie dimensioni)
struttura familiare “allargata”
tradizionale frammentazione della proprietà agricola
elevata coesione sociale e culturale
elevate capacità auto-organizzative
capacità di attivare relazioni con ambiti di scala sovralocale
istituzioni locali intraprendenti ed efficienti
Presenza di milieu densi ed articolati
Milieu = insieme di caratteri naturali e socio-culturali (paesaggi, Insieme di
infrastrutture, risorse, usi, atteggiamenti, atmosfere, capitale sociale) sedimentatisi nel
tempo in un luogo e non riproducibili altrove.
37. Globalizzazione versus Sviluppo locale
La globalizzazione non segna “la fine dei luoghi”.
La crescente interconnessione non ha annullato l’importanza
dei luoghi come dimostra la formazione di sistemi industriali
periferici di tipo endogeno ed in particolare l’esempio italiano
Le imprese globali hanno bisogno di punti di ancoraggio
territoriale e proprio le differenze tra i luoghi sono oggi
all’origine della produzione di ricchezza.
38. Globalizzazione versus Sviluppo locale
Nello scenario attuale della globalizzazione i sistemi territoriali locali
e in particolare la rete dei soggetti locali può assumere due diversi
comportamenti:
fungere da semplice mediatore passivo tra le esigenze delle
reti globali e il milieu locale (sviluppo esogeno e dipendente)
svolgere una funzione di intermediazione attiva tra i due livelli
(sviluppo endogeno auto-centrato)
Sistema territoriale locale = rete locale di soggetti in interazione reciproca,
i quali in funzione del comune radicamento territoriale e degli specifici
rapporti che intrattengono tra loro, possono esprimere azioni collettive ed
attivare processi di sviluppo endogeno utilizzando le risorse di milieu (il
capitale territoriale locale) come prese o leve per agganciarsi alle reti di
scala sovralocale in modo attivo e non subordinato.
39. Globalizzazione versus Sviluppo locale
Il concetto di sistema locale
Caratteri:
insieme territoriale di scala sub-regionale
elevata coesione della rete dei soggetti locali (densità e stabilità
delle relazioni tra soggetti locali)
identità specifica
Tipologie di sistemi locali:
aree urbane e metropolitane
distretti industriali/tecnologici/turistici
Metodologia di analisi dei sistemi locali:
dotazione di milieu
relazioni tra soggetti locali
relazioni tra rete locale e reti sovralocali
40. Globalizzazione versus Sviluppo locale
Reti globali
Sviluppo locale
Semplice valorizzazione
Dialettica locale/globale Rapporti distruttivi
Milieu
Sistema territoriale locale
Reti locali
Sviluppo locale = esito di due grandi tipi di relazioni, quelle tra rete
locale/milieu e quelle tra rete locale/globale.
Le prime si svolgono in uno spazio fisico-territoriale e riflettono il grado di coesione
interna del sistema; le seconde si svolgono in uno spazio virtuale o reticolare
globale (in cui la distanza esercita un peso scarso o nullo) e riflettono il grado dii
apertura esterna del sistema.
41. Globalizzazione versus Sviluppo locale
Geografia tradizionale Nuova geografia
Interazioni di rete
(di prossimità e globali)
territorio =
Territorio=
contenitore di
prodotto sociale
oggetti
complesso; esito di
un processo relazionale
Relazioni soggetti locali/ dotazione
milieu milieu
Spazio chiuso delimitato Spazio aperto, dinamico,
Scopo = descrizione luoghi Scopo = lettura e interpretazione
del territorio
42. Organizzazione territoriale
La geografia oggi studia l’organizzazione territoriale a più livelli:
LIVELLO DESCRITTIVO
- analisi e rappresentazione della distribuzione territoriale della popolazione, delle
risorse e delle attività economiche.
LIVELLO INTERPRATATIVO
- analisi ed interpretazione delle logiche localizzative delle attività economiche e
delle relazioni che si instaurano tra esse;
- analisi dei rapporti tra i processi economici e politici operanti a diverse scale
geografiche (es. locale/globale);
- analisi e interpretazione, in ultima istanza, delle logiche che presiedono
l’organizzazione del territorio.
LIVELLO PRESCRITTIVO
- indicazioni di indirizzi per politiche volte ad orientare o modificare la distribuzione
delle attività economiche
- indicazioni di indirizzi per politiche volte a ridurre i differenziali di sviluppo
territoriale
- indicazioni di indirizzi per politiche volte a “migliorare” la collocazione delle realtà
locali nei processi economici globali (es. marketing territoriale)