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Apologia e critica dei nuovi
media - 2
            Maurizio Boscarol
La stampa
• Sulla stampa la rappresentazione delle nuove tecnologie
  informatiche di rete oscilla fra alcuni elementi costanti,
  che dipendono dallo scopo dell’articolo e ricordano
  alcune posizioni filosofiche costanti
   1.   Una posizione di utopico e incondizionato entusiasmo,
        perché le reti e l’”always on” (il sempre connessi) ci
        porteranno verso una “nuova vita”
   2.   Una posizione di timore di alienazione e isolamento, così
        come di perdita di umanità e socialità indotta dalle
        nuove tecnologie
   3.   Si va affermando anche una terza via, dell’”uso
        ragionevole”, non messianico, delle nuove tecnologie
Posizione “tutto internet”

• La posizione ottimistica “vende” le
  nuove tecnologie, è figlia di
  un’ideologia libertaria che si sposa
  benissimo con il liberalismo che è
  dottrina economica dominante
• Alcuni vedono un incrocio di interessi
  (ideologici) fra i teorici delle reti come
  utopia e gli interessi economici delle
  telecom e dei monopolisti e dei
L’ideologia delle reti
• È una versione attualizzata di un pensiero
  socio filosofico in realtà tutt’altro che
  nuovo, che si è espresso varie volte nel corso
  dei secoli con accenti e sfumature diverse
• Postula la società dell’informazione, perché
  tutto ciò che conta è informazione e scambio
• Poiché la società è fatta di scambi, tutto ciò
  che conta è favorire il passaggio di
  informazioni attraverso nuove tecnologie
I profeti del “Tutto internet”
• McLuhan (non c’era internet, ma le sue idee
  hanno inciso su molti dei suoi allievi nel
  senso di una società iperconnessa dai media:
  il “villaggio globale”)
• DeKerchove
• Pierre Lévy
• Nicholas Negroponte
• Bill Gates
Pierre Lévy

• “Siamo appena usciti dalla preistoria.
  Le separazioni costituiscono la parte
  oscura del nostro retaggio, in via di
  progressiva liquidazione. L’autentico
  fine dell’uomo è quello di diventare un
  essere planetario, che partecipi
  attivamente all’intelligenza collettiva
  della sua specie”
Noosfera
• Usano nei loro discorsi un afflato quasi religioso,
  riattualizzando vecchie visioni mistiche secondo le
  quali lo scopo dell’umanità è passare dalla
  biosfera alla noosfera, sorta di “coscienza
  collettiva”:
• Teilhard DeChardin(1881-1955) – teologo francese
• Norber Wiener – padre della cibernetica, scienza
  che aveva la pretesa di vedere relazioni fra
  fenomeni diversissimi dove ciò che contava era
  informazione, il pensiero, lo scambio, la
  comunicazione, contrapposta all’entropia della
  materia
Antiumanisti
• Alcuni definiscono queste posizioni
  “antiumaniste”, perché negano
  l’importanza dell’uomo, dell’individuo, e
  mirano alla sua dissolvenza in un’entità
  collettiva
• È una delle tante incarnazioni del mito
  collettivistico (il comunismo è un altro, la
  globalizzazione un altro ancora…)
• Alcuni critici (Philippe Breton) lo vedono
  come regressivo e conservatore
Società umaniste
• Per Breton la nostra società è fondata da secoli su una triade
    – Legge – di derivazione ebraica. La torah, la legge, uguale per tutti
      e scritta
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      tensioni in uno spazio politico
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• Questi concetti si laicizzano e penetrano nelle culture
  occidentali, modellando le loro società
• L’individuo è destinatario della legge e solo lui è responsabile
  di fronte ad essa; essa lo supera ma è lui che la crea, grazie
  all’azione della parola collettiva e dell’assemblea degli
  individui liberi; l’individuo esiste grazie alla propria
  parola, originata dalla memoria e dall’incontro con la parola
  dell’altro
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Società olista
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  scambio tra individui, ed è caratterizzata da:
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Dal quinto stato
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• Il filone neomarxiano delle teorie sulla rete,
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  nuove tecnologie di coagulare una nuova
  classe sociale (quinto stato) che fondesse il
  vecchio proletariato con i lavoratori
  intellettuali, si è reso conto che questo non
  sarebbe avvenuto, e che tendenze liberiste,
  individualiste stavano prendendo il
  sopravvento, favorendo un isolamento delle
  persone che favorisce i poteri
  tradizionalmente dominanti (si veda Formenti,
  2008, per una trattazione estesa)
Scomparsa del confine
pubblico/privato
• Inoltre le nuove tecnologie non fanno nulla
  per controbilanciare una tendenza alla
  scomparsa di separazione fra sfera pubblica e
  sfera privata
• Nelle società aristocratiche, i costumi pubblici
  servivano a definire dei ruoli che mostrassero
  competenze distinte
• Dalla società borghese i ruoli sono
  progressivamente pubblici: l’intimo è criterio
  di giudizio per il pubblico, anche quando non
  ha senso
Richard Sennett
• “I mass media accrescono in misura
  esponenziale la conoscenza che la gente ha di
  quanto accade nella società, ma inibiscono
  drasticamente la capacità di tradurre questo
  sapere in azione politica”
• Il popolo si comporta come un pubblico che
  osserva lo spettacolo privato del
  politico/attore, come se non li riguardasse
• I media elettronici impongono pubblico e
  privato come spettacolo e riducono la
  capacità di agire
I media moderni
• Favoriscono l’emergere di leader carismatici moderni
• Ma creano l’aspettativa di una democratizzazione fondata
  su valori personali, di intimità e cordialità, di abbattimento
  di distanza fra governante e governato, e non sul bene
  comune
• In tal senso, anche i leader che arrivano dal popolo devono
  possedere virtù carismatiche
• In generale, valutando il pubblico con criteri di
  personalità, diventa più difficile lottare per bisogni
  collettivi
• Gli stessi valori collettivi scompaiono dal centro del
  discorso; si lotta per affermare il sé (e il pubblico si
  identifica con i personaggi carismatici), non per il bene
  comune
I blog e la scomparsa del
confine pubblico/privato
• La posizione di Sennett può essere associata nei nuovi
  media alle critiche portate ai blog, da Metitieri e Levink
• Dietro l’illusione di un movimento, di una blogosfera, si
  combatte per diventare amici di, per essere riconosciuti
  ed emergere nella classifica di Google
• Il blog (ma anche il SN) è proprio la confusione di
  pubblico e privato, di professionale e personale
• Uno simpatico non necessariamente è bravo, o
  competente in un dato settore: ma tutto si confonde
• Continua a prevalere un individualismo delle motivazioni
  giustificato con la mistica della collettività, della rete,
  della blogosfera
Oltre la democrazia
rappresentativa
• Come i nuovi media, e in particolare
  internet, possano giocare un ruolo nel
  superamento delle forme di democrazia
  rappresentativa, è tutto da definire
• Già il rapporto carismatico leader-masse è
  un superamento dei partiti e una risposta
  all’inevitabile burocratizzazione delle
  democrazie occidentali
La visione di Lévy
• Pierre Lévy vede nella rete lo strumento di
  democrazia diretta tanto sognato, dove non
  conta più l’appartenenza geografica, ma
  virtuale
• E dove non sarà più possibile ignorare i
  cittadini, che avranno nella rete uno
  strumento di controllo e di dominio
• Al tempo stesso, modera la sua visione in un
  recupero dei professionisti della politica a
  gestire la cosa pubblica, mentre la rete
  controlla
Ma…
• Altri vi vedono tendenze all’abolizione
  degli spazi di rappresentanza per un
  intervento diretto del cittadino
• Con la controindicazione di:
  – mancanza di competenze specifiche sui temi
    tecnici
  – confusione pubblico/privato
  – una certa asimmetria informativa
  – una spettacolarizzazione della vita pubblica
  – eccesso di individualismo
Digital divide
• Navigare in rete richiede accesso: divisione fra
  have e have not
• La qualità tecnica della rete (ad esempio la banda
  larga) cambia qualitativamentel’uso della rete
• L’accesso non è sufficiente: le capacità di
  navigazione dipendono dalle condizioni
  socioculturali, dagli strumenti cognitivi
• Importanza di un’information literacy: capacità di
  trovare attivamente le informazioni e di valutarne
  attendibilità e correttezza
Dieta mediale
Opinioni a confronto
• Esistono in definitiva due grandi polarità su cui si
  distribuiscono le diverse opinioni:
    1.   Da una parte, coloro che ritengono che le reti porteranno verso
         una nuova utopia, modificando in senso collaborativo ed
         egualitario i rapporti di forza, e che il web 2.0 sia una perfetta
         espressione di questa tendenza ottimistica e progressiva, dove
         l’intelligenza collettiva sia il punto centrale
    2.   Dall’altra c’è chi ritiene che le nuove tecnologie abbiano in
         radice gli stessi difetti delle vecchie, e in più pongano problemi
         che non sono in grado di contribuire a risolvere, perché
         incoraggiano un atteggiamento conformistico e non
         meritocratico, dove ad un’apertura di facciata si contrappone
         un comportamento adattivo di comodo, che premia i più dotati
         di capitale sociale e non di argomenti. L’intelligenza collettiva
         sarebbe dunque solamente un pretesto per sfruttare l’utente
         mantenendo il potere. Le aziende si avvarrebbero della grande
         motivazione ad emergere, senza offrire nulla in cambio
Gli apologetici
• Spinge verso una partecipazione ampia e
  incondizionata alla vita di rete
• Vede la rete come il luogo dell’intelligenza
  collettiva e della partecipazione ad un’entità
  collettiva nella quale gli individui potranno
  “sciogliersi”
• Spinge verso il superamento della democrazia
  rappresentativa (già in crisi a causa di un
  eccesso di burocrazia fisiologico) verso una
  democrazia diretta
• Nessun confine fra pubblico e privato
Gli scettici
• Vedono una società dove il consumatore sarà mesmerizzato dai
  pochi centri che deterranno ancora il potere produttivo
• Desiderosi di emergere, accetteranno condizioni inaccettabili
  pochi anni prima
• Contemporaneamente la qualità dell’informazione si
  deteriorerà a causa dell’insostenibilità del tutto gratis e del
  ricorso a tecniche scandalistiche e triviali per mantenere
  l’attenzione
• La capacità di cercare e trovare attivamente le informazioni
  importanti sarà appannaggio di pochi “information literate”
• La società in rete sarà meno mediata, più interconnessa, ma
  senza garanzie di approfondimento sui temi
Il problema
• …è che in parte hanno probabilmente ragione entrambi.
  Come dice Castells, ”non c'è alcun giudizio di valore in
  questo cammino verso la network society: essa non è la
  terra promessa dell'età dell'informazione. È
  semplicemente, una nuova e specifica struttura sociale, i
  cui effetti sul benessere dell'umanità sono ancora
  indefiniti. Tutto dipende dal contesto e dalle
  modalità.quot;(Manuel Castells)
• Sta a noi costruire un modello di società di rete migliore
  del precedente. Il primo passo è rendersi conto delle
  opportunità e dei rischi, ed evitare di distorcerli per
  scopi opportunistici.
Approccio ragionevole
• La rete offre strumenti e possibilità, ma con essi crea
  anche nuovi problemi
• La soluzione non è necessariamente la più ovvia, la più
  intuitiva, la più popolare
• L’individuo e i suoi diritti non dovrebbero essere
  sacrificati agli interessi di una comunità indistinta, anche
  se i beni comuni online dovrebbero non essere
  privatizzati
• La tecnologia non è neutra, ma nemmeno deterministica
• L’approccio culturale che adottiamo per regolare i
  fenomeni conta eccome, così come ha contato nella
  creazione di questa rete.
Come parlano di internet i
giornali e gli altri media?
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Apologia e critica dei nuovi media - 2

  • 1. Apologia e critica dei nuovi media - 2 Maurizio Boscarol
  • 2. La stampa • Sulla stampa la rappresentazione delle nuove tecnologie informatiche di rete oscilla fra alcuni elementi costanti, che dipendono dallo scopo dell’articolo e ricordano alcune posizioni filosofiche costanti 1. Una posizione di utopico e incondizionato entusiasmo, perché le reti e l’”always on” (il sempre connessi) ci porteranno verso una “nuova vita” 2. Una posizione di timore di alienazione e isolamento, così come di perdita di umanità e socialità indotta dalle nuove tecnologie 3. Si va affermando anche una terza via, dell’”uso ragionevole”, non messianico, delle nuove tecnologie
  • 3. Posizione “tutto internet” • La posizione ottimistica “vende” le nuove tecnologie, è figlia di un’ideologia libertaria che si sposa benissimo con il liberalismo che è dottrina economica dominante • Alcuni vedono un incrocio di interessi (ideologici) fra i teorici delle reti come utopia e gli interessi economici delle telecom e dei monopolisti e dei
  • 4. L’ideologia delle reti • È una versione attualizzata di un pensiero socio filosofico in realtà tutt’altro che nuovo, che si è espresso varie volte nel corso dei secoli con accenti e sfumature diverse • Postula la società dell’informazione, perché tutto ciò che conta è informazione e scambio • Poiché la società è fatta di scambi, tutto ciò che conta è favorire il passaggio di informazioni attraverso nuove tecnologie
  • 5. I profeti del “Tutto internet” • McLuhan (non c’era internet, ma le sue idee hanno inciso su molti dei suoi allievi nel senso di una società iperconnessa dai media: il “villaggio globale”) • DeKerchove • Pierre Lévy • Nicholas Negroponte • Bill Gates
  • 6. Pierre Lévy • “Siamo appena usciti dalla preistoria. Le separazioni costituiscono la parte oscura del nostro retaggio, in via di progressiva liquidazione. L’autentico fine dell’uomo è quello di diventare un essere planetario, che partecipi attivamente all’intelligenza collettiva della sua specie”
  • 7. Noosfera • Usano nei loro discorsi un afflato quasi religioso, riattualizzando vecchie visioni mistiche secondo le quali lo scopo dell’umanità è passare dalla biosfera alla noosfera, sorta di “coscienza collettiva”: • Teilhard DeChardin(1881-1955) – teologo francese • Norber Wiener – padre della cibernetica, scienza che aveva la pretesa di vedere relazioni fra fenomeni diversissimi dove ciò che contava era informazione, il pensiero, lo scambio, la comunicazione, contrapposta all’entropia della materia
  • 8. Antiumanisti • Alcuni definiscono queste posizioni “antiumaniste”, perché negano l’importanza dell’uomo, dell’individuo, e mirano alla sua dissolvenza in un’entità collettiva • È una delle tante incarnazioni del mito collettivistico (il comunismo è un altro, la globalizzazione un altro ancora…) • Alcuni critici (Philippe Breton) lo vedono come regressivo e conservatore
  • 9. Società umaniste • Per Breton la nostra società è fondata da secoli su una triade – Legge – di derivazione ebraica. La torah, la legge, uguale per tutti e scritta – Parola – di derivazione greco-ateniese: la parola nella discussione pubblica, nell’agorà, luogo di confronto e di risoluzione delle tensioni in uno spazio politico – Individuo – di derivazione cristiana: uomo dotato di un’interiorità • Questi concetti si laicizzano e penetrano nelle culture occidentali, modellando le loro società • L’individuo è destinatario della legge e solo lui è responsabile di fronte ad essa; essa lo supera ma è lui che la crea, grazie all’azione della parola collettiva e dell’assemblea degli individui liberi; l’individuo esiste grazie alla propria parola, originata dalla memoria e dall’incontro con la parola dell’altro • Il XX sec ha visto una crisi di fiducia nell’umanesimo
  • 10. Società olista • Prima dell’avvento dell’umanesimo (Louis Dumont, antropologo francese) • Si distingue per l’assenza di legge scritta, di parola come scambio tra individui, ed è caratterizzata da: – Credenza nel destino – Riproduzione ciclica (eterno presente) – Disuguaglianze organiche – Vendetta privata – Sistemi di caste • Tentazioni sociali sempre presenti, opposte ai valori dell’umanismo
  • 11. I timorosi • L’idea è che dietro alla mistica del tutto internet e del sempre connessi ci sia il pericolo di una riduzione di spazi di libertà, concessi dagli utenti liberamente in cambio di un egoistico vantaggio iniziale • Della dissoluzione della distinzione fra privato e pubblico • O anche che si arrivi alla distruzione delle relazioni sociali tradizionali, secondo alcune distopie diffuse nelle narrazioni fantascientifiche (Asimov: Il sole nudo)
  • 12. Spazi di libertà • In realtà i governi hanno potere di controllo su ciò che passa in internet – Caso delle censure cinesi – Caso della recente legge francese – Discussioni sulla net neutrality • La regolazione può cambiare e nuove tecnologie come la geolocalizzazione facilitano il tracciamento dei navigatori • Il problema è come è nata internet (con la cultura libertaria). Ci siamo abituati a condividere tutto e ad avere in cambio alcune cose, ma gli spazi di libertà potrebbero ridursi, mentre i governi e le aziende potrebbero trarre vantaggio da quello che spontaneamente mettiamo in rete
  • 13. Trasparenza asimmetrica • È la tendenza a non preoccuparci, anzi, a trovare normale mettere online informazioni su di noi, ma non ad avere altrettante informazioni e trasparenza da parte di governi e organizzazioni anche commerciali • Come utenti della rete questa consapevolezza è però sempre meno centrale, man mano che ci abituiamo ad usare la rete
  • 14. Dal quinto stato all’individualismo • Il filone neomarxiano delle teorie sulla rete, dopo un iniziale entusiasmo nel potere delle nuove tecnologie di coagulare una nuova classe sociale (quinto stato) che fondesse il vecchio proletariato con i lavoratori intellettuali, si è reso conto che questo non sarebbe avvenuto, e che tendenze liberiste, individualiste stavano prendendo il sopravvento, favorendo un isolamento delle persone che favorisce i poteri tradizionalmente dominanti (si veda Formenti, 2008, per una trattazione estesa)
  • 15. Scomparsa del confine pubblico/privato • Inoltre le nuove tecnologie non fanno nulla per controbilanciare una tendenza alla scomparsa di separazione fra sfera pubblica e sfera privata • Nelle società aristocratiche, i costumi pubblici servivano a definire dei ruoli che mostrassero competenze distinte • Dalla società borghese i ruoli sono progressivamente pubblici: l’intimo è criterio di giudizio per il pubblico, anche quando non ha senso
  • 16. Richard Sennett • “I mass media accrescono in misura esponenziale la conoscenza che la gente ha di quanto accade nella società, ma inibiscono drasticamente la capacità di tradurre questo sapere in azione politica” • Il popolo si comporta come un pubblico che osserva lo spettacolo privato del politico/attore, come se non li riguardasse • I media elettronici impongono pubblico e privato come spettacolo e riducono la capacità di agire
  • 17. I media moderni • Favoriscono l’emergere di leader carismatici moderni • Ma creano l’aspettativa di una democratizzazione fondata su valori personali, di intimità e cordialità, di abbattimento di distanza fra governante e governato, e non sul bene comune • In tal senso, anche i leader che arrivano dal popolo devono possedere virtù carismatiche • In generale, valutando il pubblico con criteri di personalità, diventa più difficile lottare per bisogni collettivi • Gli stessi valori collettivi scompaiono dal centro del discorso; si lotta per affermare il sé (e il pubblico si identifica con i personaggi carismatici), non per il bene comune
  • 18. I blog e la scomparsa del confine pubblico/privato • La posizione di Sennett può essere associata nei nuovi media alle critiche portate ai blog, da Metitieri e Levink • Dietro l’illusione di un movimento, di una blogosfera, si combatte per diventare amici di, per essere riconosciuti ed emergere nella classifica di Google • Il blog (ma anche il SN) è proprio la confusione di pubblico e privato, di professionale e personale • Uno simpatico non necessariamente è bravo, o competente in un dato settore: ma tutto si confonde • Continua a prevalere un individualismo delle motivazioni giustificato con la mistica della collettività, della rete, della blogosfera
  • 19. Oltre la democrazia rappresentativa • Come i nuovi media, e in particolare internet, possano giocare un ruolo nel superamento delle forme di democrazia rappresentativa, è tutto da definire • Già il rapporto carismatico leader-masse è un superamento dei partiti e una risposta all’inevitabile burocratizzazione delle democrazie occidentali
  • 20. La visione di Lévy • Pierre Lévy vede nella rete lo strumento di democrazia diretta tanto sognato, dove non conta più l’appartenenza geografica, ma virtuale • E dove non sarà più possibile ignorare i cittadini, che avranno nella rete uno strumento di controllo e di dominio • Al tempo stesso, modera la sua visione in un recupero dei professionisti della politica a gestire la cosa pubblica, mentre la rete controlla
  • 21. Ma… • Altri vi vedono tendenze all’abolizione degli spazi di rappresentanza per un intervento diretto del cittadino • Con la controindicazione di: – mancanza di competenze specifiche sui temi tecnici – confusione pubblico/privato – una certa asimmetria informativa – una spettacolarizzazione della vita pubblica – eccesso di individualismo
  • 22. Digital divide • Navigare in rete richiede accesso: divisione fra have e have not • La qualità tecnica della rete (ad esempio la banda larga) cambia qualitativamentel’uso della rete • L’accesso non è sufficiente: le capacità di navigazione dipendono dalle condizioni socioculturali, dagli strumenti cognitivi • Importanza di un’information literacy: capacità di trovare attivamente le informazioni e di valutarne attendibilità e correttezza
  • 24.
  • 25.
  • 26. Opinioni a confronto • Esistono in definitiva due grandi polarità su cui si distribuiscono le diverse opinioni: 1. Da una parte, coloro che ritengono che le reti porteranno verso una nuova utopia, modificando in senso collaborativo ed egualitario i rapporti di forza, e che il web 2.0 sia una perfetta espressione di questa tendenza ottimistica e progressiva, dove l’intelligenza collettiva sia il punto centrale 2. Dall’altra c’è chi ritiene che le nuove tecnologie abbiano in radice gli stessi difetti delle vecchie, e in più pongano problemi che non sono in grado di contribuire a risolvere, perché incoraggiano un atteggiamento conformistico e non meritocratico, dove ad un’apertura di facciata si contrappone un comportamento adattivo di comodo, che premia i più dotati di capitale sociale e non di argomenti. L’intelligenza collettiva sarebbe dunque solamente un pretesto per sfruttare l’utente mantenendo il potere. Le aziende si avvarrebbero della grande motivazione ad emergere, senza offrire nulla in cambio
  • 27. Gli apologetici • Spinge verso una partecipazione ampia e incondizionata alla vita di rete • Vede la rete come il luogo dell’intelligenza collettiva e della partecipazione ad un’entità collettiva nella quale gli individui potranno “sciogliersi” • Spinge verso il superamento della democrazia rappresentativa (già in crisi a causa di un eccesso di burocrazia fisiologico) verso una democrazia diretta • Nessun confine fra pubblico e privato
  • 28. Gli scettici • Vedono una società dove il consumatore sarà mesmerizzato dai pochi centri che deterranno ancora il potere produttivo • Desiderosi di emergere, accetteranno condizioni inaccettabili pochi anni prima • Contemporaneamente la qualità dell’informazione si deteriorerà a causa dell’insostenibilità del tutto gratis e del ricorso a tecniche scandalistiche e triviali per mantenere l’attenzione • La capacità di cercare e trovare attivamente le informazioni importanti sarà appannaggio di pochi “information literate” • La società in rete sarà meno mediata, più interconnessa, ma senza garanzie di approfondimento sui temi
  • 29. Il problema • …è che in parte hanno probabilmente ragione entrambi. Come dice Castells, ”non c'è alcun giudizio di valore in questo cammino verso la network society: essa non è la terra promessa dell'età dell'informazione. È semplicemente, una nuova e specifica struttura sociale, i cui effetti sul benessere dell'umanità sono ancora indefiniti. Tutto dipende dal contesto e dalle modalità.quot;(Manuel Castells) • Sta a noi costruire un modello di società di rete migliore del precedente. Il primo passo è rendersi conto delle opportunità e dei rischi, ed evitare di distorcerli per scopi opportunistici.
  • 30. Approccio ragionevole • La rete offre strumenti e possibilità, ma con essi crea anche nuovi problemi • La soluzione non è necessariamente la più ovvia, la più intuitiva, la più popolare • L’individuo e i suoi diritti non dovrebbero essere sacrificati agli interessi di una comunità indistinta, anche se i beni comuni online dovrebbero non essere privatizzati • La tecnologia non è neutra, ma nemmeno deterministica • L’approccio culturale che adottiamo per regolare i fenomeni conta eccome, così come ha contato nella creazione di questa rete.
  • 31. Come parlano di internet i giornali e gli altri media? • Quale approccio prevale? • Vi si riconosce un afflato utopistico • Vengono presentati aspetti problematici? • Vi si riconosce un intento critico? • Quale idea di uomo e di società è sottesa? • Vi è un atteggiamento di realismo strumentale? • I dati sono corretti e padroneggiati dall’autore? • Di cosa sta tentando di convincerci, e perché?
  • 32. Fine