2. La stampa
• Sulla stampa la rappresentazione delle nuove tecnologie
informatiche di rete oscilla fra alcuni elementi costanti,
che dipendono dallo scopo dell’articolo e ricordano
alcune posizioni filosofiche costanti
1. Una posizione di utopico e incondizionato entusiasmo,
perché le reti e l’”always on” (il sempre connessi) ci
porteranno verso una “nuova vita”
2. Una posizione di timore di alienazione e isolamento, così
come di perdita di umanità e socialità indotta dalle
nuove tecnologie
3. Si va affermando anche una terza via, dell’”uso
ragionevole”, non messianico, delle nuove tecnologie
3. Posizione “tutto internet”
• La posizione ottimistica “vende” le
nuove tecnologie, è figlia di
un’ideologia libertaria che si sposa
benissimo con il liberalismo che è
dottrina economica dominante
• Alcuni vedono un incrocio di interessi
(ideologici) fra i teorici delle reti come
utopia e gli interessi economici delle
telecom e dei monopolisti e dei
4. L’ideologia delle reti
• È una versione attualizzata di un pensiero
socio filosofico in realtà tutt’altro che
nuovo, che si è espresso varie volte nel corso
dei secoli con accenti e sfumature diverse
• Postula la società dell’informazione, perché
tutto ciò che conta è informazione e scambio
• Poiché la società è fatta di scambi, tutto ciò
che conta è favorire il passaggio di
informazioni attraverso nuove tecnologie
5. I profeti del “Tutto internet”
• McLuhan (non c’era internet, ma le sue idee
hanno inciso su molti dei suoi allievi nel
senso di una società iperconnessa dai media:
il “villaggio globale”)
• DeKerchove
• Pierre Lévy
• Nicholas Negroponte
• Bill Gates
6. Pierre Lévy
• “Siamo appena usciti dalla preistoria.
Le separazioni costituiscono la parte
oscura del nostro retaggio, in via di
progressiva liquidazione. L’autentico
fine dell’uomo è quello di diventare un
essere planetario, che partecipi
attivamente all’intelligenza collettiva
della sua specie”
7. Noosfera
• Usano nei loro discorsi un afflato quasi religioso,
riattualizzando vecchie visioni mistiche secondo le
quali lo scopo dell’umanità è passare dalla
biosfera alla noosfera, sorta di “coscienza
collettiva”:
• Teilhard DeChardin(1881-1955) – teologo francese
• Norber Wiener – padre della cibernetica, scienza
che aveva la pretesa di vedere relazioni fra
fenomeni diversissimi dove ciò che contava era
informazione, il pensiero, lo scambio, la
comunicazione, contrapposta all’entropia della
materia
8. Antiumanisti
• Alcuni definiscono queste posizioni
“antiumaniste”, perché negano
l’importanza dell’uomo, dell’individuo, e
mirano alla sua dissolvenza in un’entità
collettiva
• È una delle tante incarnazioni del mito
collettivistico (il comunismo è un altro, la
globalizzazione un altro ancora…)
• Alcuni critici (Philippe Breton) lo vedono
come regressivo e conservatore
9. Società umaniste
• Per Breton la nostra società è fondata da secoli su una triade
– Legge – di derivazione ebraica. La torah, la legge, uguale per tutti
e scritta
– Parola – di derivazione greco-ateniese: la parola nella discussione
pubblica, nell’agorà, luogo di confronto e di risoluzione delle
tensioni in uno spazio politico
– Individuo – di derivazione cristiana: uomo dotato di un’interiorità
• Questi concetti si laicizzano e penetrano nelle culture
occidentali, modellando le loro società
• L’individuo è destinatario della legge e solo lui è responsabile
di fronte ad essa; essa lo supera ma è lui che la crea, grazie
all’azione della parola collettiva e dell’assemblea degli
individui liberi; l’individuo esiste grazie alla propria
parola, originata dalla memoria e dall’incontro con la parola
dell’altro
• Il XX sec ha visto una crisi di fiducia nell’umanesimo
10. Società olista
• Prima dell’avvento dell’umanesimo (Louis Dumont,
antropologo francese)
• Si distingue per l’assenza di legge scritta, di parola come
scambio tra individui, ed è caratterizzata da:
– Credenza nel destino
– Riproduzione ciclica (eterno presente)
– Disuguaglianze organiche
– Vendetta privata
– Sistemi di caste
• Tentazioni sociali sempre presenti, opposte ai valori
dell’umanismo
11. I timorosi
• L’idea è che dietro alla mistica del tutto
internet e del sempre connessi ci sia il
pericolo di una riduzione di spazi di libertà,
concessi dagli utenti liberamente in cambio di
un egoistico vantaggio iniziale
• Della dissoluzione della distinzione fra privato
e pubblico
• O anche che si arrivi alla distruzione delle
relazioni sociali tradizionali, secondo alcune
distopie diffuse nelle narrazioni
fantascientifiche (Asimov: Il sole nudo)
12. Spazi di libertà
• In realtà i governi hanno potere di controllo su ciò che passa in
internet
– Caso delle censure cinesi
– Caso della recente legge francese
– Discussioni sulla net neutrality
• La regolazione può cambiare e nuove tecnologie come la
geolocalizzazione facilitano il tracciamento dei navigatori
• Il problema è come è nata internet (con la cultura libertaria).
Ci siamo abituati a condividere tutto e ad avere in cambio
alcune cose, ma gli spazi di libertà potrebbero ridursi, mentre
i governi e le aziende potrebbero trarre vantaggio da quello
che spontaneamente mettiamo in rete
13. Trasparenza asimmetrica
• È la tendenza a non preoccuparci, anzi, a
trovare normale mettere online informazioni
su di noi, ma non ad avere altrettante
informazioni e trasparenza da parte di
governi e organizzazioni anche commerciali
• Come utenti della rete questa
consapevolezza è però sempre meno
centrale, man mano che ci abituiamo ad
usare la rete
14. Dal quinto stato
all’individualismo
• Il filone neomarxiano delle teorie sulla rete,
dopo un iniziale entusiasmo nel potere delle
nuove tecnologie di coagulare una nuova
classe sociale (quinto stato) che fondesse il
vecchio proletariato con i lavoratori
intellettuali, si è reso conto che questo non
sarebbe avvenuto, e che tendenze liberiste,
individualiste stavano prendendo il
sopravvento, favorendo un isolamento delle
persone che favorisce i poteri
tradizionalmente dominanti (si veda Formenti,
2008, per una trattazione estesa)
15. Scomparsa del confine
pubblico/privato
• Inoltre le nuove tecnologie non fanno nulla
per controbilanciare una tendenza alla
scomparsa di separazione fra sfera pubblica e
sfera privata
• Nelle società aristocratiche, i costumi pubblici
servivano a definire dei ruoli che mostrassero
competenze distinte
• Dalla società borghese i ruoli sono
progressivamente pubblici: l’intimo è criterio
di giudizio per il pubblico, anche quando non
ha senso
16. Richard Sennett
• “I mass media accrescono in misura
esponenziale la conoscenza che la gente ha di
quanto accade nella società, ma inibiscono
drasticamente la capacità di tradurre questo
sapere in azione politica”
• Il popolo si comporta come un pubblico che
osserva lo spettacolo privato del
politico/attore, come se non li riguardasse
• I media elettronici impongono pubblico e
privato come spettacolo e riducono la
capacità di agire
17. I media moderni
• Favoriscono l’emergere di leader carismatici moderni
• Ma creano l’aspettativa di una democratizzazione fondata
su valori personali, di intimità e cordialità, di abbattimento
di distanza fra governante e governato, e non sul bene
comune
• In tal senso, anche i leader che arrivano dal popolo devono
possedere virtù carismatiche
• In generale, valutando il pubblico con criteri di
personalità, diventa più difficile lottare per bisogni
collettivi
• Gli stessi valori collettivi scompaiono dal centro del
discorso; si lotta per affermare il sé (e il pubblico si
identifica con i personaggi carismatici), non per il bene
comune
18. I blog e la scomparsa del
confine pubblico/privato
• La posizione di Sennett può essere associata nei nuovi
media alle critiche portate ai blog, da Metitieri e Levink
• Dietro l’illusione di un movimento, di una blogosfera, si
combatte per diventare amici di, per essere riconosciuti
ed emergere nella classifica di Google
• Il blog (ma anche il SN) è proprio la confusione di
pubblico e privato, di professionale e personale
• Uno simpatico non necessariamente è bravo, o
competente in un dato settore: ma tutto si confonde
• Continua a prevalere un individualismo delle motivazioni
giustificato con la mistica della collettività, della rete,
della blogosfera
19. Oltre la democrazia
rappresentativa
• Come i nuovi media, e in particolare
internet, possano giocare un ruolo nel
superamento delle forme di democrazia
rappresentativa, è tutto da definire
• Già il rapporto carismatico leader-masse è
un superamento dei partiti e una risposta
all’inevitabile burocratizzazione delle
democrazie occidentali
20. La visione di Lévy
• Pierre Lévy vede nella rete lo strumento di
democrazia diretta tanto sognato, dove non
conta più l’appartenenza geografica, ma
virtuale
• E dove non sarà più possibile ignorare i
cittadini, che avranno nella rete uno
strumento di controllo e di dominio
• Al tempo stesso, modera la sua visione in un
recupero dei professionisti della politica a
gestire la cosa pubblica, mentre la rete
controlla
21. Ma…
• Altri vi vedono tendenze all’abolizione
degli spazi di rappresentanza per un
intervento diretto del cittadino
• Con la controindicazione di:
– mancanza di competenze specifiche sui temi
tecnici
– confusione pubblico/privato
– una certa asimmetria informativa
– una spettacolarizzazione della vita pubblica
– eccesso di individualismo
22. Digital divide
• Navigare in rete richiede accesso: divisione fra
have e have not
• La qualità tecnica della rete (ad esempio la banda
larga) cambia qualitativamentel’uso della rete
• L’accesso non è sufficiente: le capacità di
navigazione dipendono dalle condizioni
socioculturali, dagli strumenti cognitivi
• Importanza di un’information literacy: capacità di
trovare attivamente le informazioni e di valutarne
attendibilità e correttezza
26. Opinioni a confronto
• Esistono in definitiva due grandi polarità su cui si
distribuiscono le diverse opinioni:
1. Da una parte, coloro che ritengono che le reti porteranno verso
una nuova utopia, modificando in senso collaborativo ed
egualitario i rapporti di forza, e che il web 2.0 sia una perfetta
espressione di questa tendenza ottimistica e progressiva, dove
l’intelligenza collettiva sia il punto centrale
2. Dall’altra c’è chi ritiene che le nuove tecnologie abbiano in
radice gli stessi difetti delle vecchie, e in più pongano problemi
che non sono in grado di contribuire a risolvere, perché
incoraggiano un atteggiamento conformistico e non
meritocratico, dove ad un’apertura di facciata si contrappone
un comportamento adattivo di comodo, che premia i più dotati
di capitale sociale e non di argomenti. L’intelligenza collettiva
sarebbe dunque solamente un pretesto per sfruttare l’utente
mantenendo il potere. Le aziende si avvarrebbero della grande
motivazione ad emergere, senza offrire nulla in cambio
27. Gli apologetici
• Spinge verso una partecipazione ampia e
incondizionata alla vita di rete
• Vede la rete come il luogo dell’intelligenza
collettiva e della partecipazione ad un’entità
collettiva nella quale gli individui potranno
“sciogliersi”
• Spinge verso il superamento della democrazia
rappresentativa (già in crisi a causa di un
eccesso di burocrazia fisiologico) verso una
democrazia diretta
• Nessun confine fra pubblico e privato
28. Gli scettici
• Vedono una società dove il consumatore sarà mesmerizzato dai
pochi centri che deterranno ancora il potere produttivo
• Desiderosi di emergere, accetteranno condizioni inaccettabili
pochi anni prima
• Contemporaneamente la qualità dell’informazione si
deteriorerà a causa dell’insostenibilità del tutto gratis e del
ricorso a tecniche scandalistiche e triviali per mantenere
l’attenzione
• La capacità di cercare e trovare attivamente le informazioni
importanti sarà appannaggio di pochi “information literate”
• La società in rete sarà meno mediata, più interconnessa, ma
senza garanzie di approfondimento sui temi
29. Il problema
• …è che in parte hanno probabilmente ragione entrambi.
Come dice Castells, ”non c'è alcun giudizio di valore in
questo cammino verso la network society: essa non è la
terra promessa dell'età dell'informazione. È
semplicemente, una nuova e specifica struttura sociale, i
cui effetti sul benessere dell'umanità sono ancora
indefiniti. Tutto dipende dal contesto e dalle
modalità.quot;(Manuel Castells)
• Sta a noi costruire un modello di società di rete migliore
del precedente. Il primo passo è rendersi conto delle
opportunità e dei rischi, ed evitare di distorcerli per
scopi opportunistici.
30. Approccio ragionevole
• La rete offre strumenti e possibilità, ma con essi crea
anche nuovi problemi
• La soluzione non è necessariamente la più ovvia, la più
intuitiva, la più popolare
• L’individuo e i suoi diritti non dovrebbero essere
sacrificati agli interessi di una comunità indistinta, anche
se i beni comuni online dovrebbero non essere
privatizzati
• La tecnologia non è neutra, ma nemmeno deterministica
• L’approccio culturale che adottiamo per regolare i
fenomeni conta eccome, così come ha contato nella
creazione di questa rete.
31. Come parlano di internet i
giornali e gli altri media?
• Quale approccio prevale?
• Vi si riconosce un afflato utopistico
• Vengono presentati aspetti problematici?
• Vi si riconosce un intento critico?
• Quale idea di uomo e di società è sottesa?
• Vi è un atteggiamento di realismo strumentale?
• I dati sono corretti e padroneggiati dall’autore?
• Di cosa sta tentando di convincerci, e perché?