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    Master Management Infermieristico per le
          Funzioni di Coordinamento

                             Project management (parte IV)

                         Management: strumenti e tecniche
                                   (parte I)
                                      Tivoli,  2011

                                       Mario Gentili
                                    mario.gentili@mariogentili.it
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                                                         Perché?




   Se qualcosa potrà andare storto lo farà (1^ legge di Murphy)

                                 Il project management
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                                                                       Perché?



                        il dirigente “maneggia” 
                        direttamente persone o strutture che 
                        contengono persone per cui a
                        seconda della propria personalità e delle 
                        proprie attitudini è in grado di incidere
                        positivamente o negativamente sulla vita di 
                        altri esseri umani in modo significativo
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                                                                                 Perché?

                Immaginiamo una nave in mare con il suo equipaggio….
                il capitano decide la rotta, se affrontare una tempesta o 
                meno, come affrontarla, l’aspetto relazionale con i membri 
                e i suoi diretti subalterni, la collaboratività …
                queste caratteristiche in passato, e in minor misura anche 
                ora, potevano addirittura incidere sulla vita o sulla morte 
                delle persone….

                Un capitano stolto, che non conosce il mare, troppo sicuro 
                di sé, autoritario, offuscato dal potere del comando, può far 
                vivere al suo equipaggio il periodo di navigazione come un 
                vero inferno, provocando tensioni, malumori, talvolta 
                ammutinamenti
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                                                                                   Perché?

                Ritorniamo alla nave….
                è importante sapere in ogni istante dove andare, dove si è, 
                la tabella di marcia, assicurare i tempi, prevedere i ritardi, 
                gestire le correzioni forzate della rotta, saper relazionare al 
                proprio equipaggio ed ai propri superiori ….

                                       Pianificare
                                       Organizzare
                                       Monitorare


                           GESTIRE IL PROGETTO
                          PROJECT MANAGEMENT
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                                                                               Project


         Il termine anglosassone Project, come la parola italiana Progetto, la 
         francese Projet, la tedesca Projekt, la spagnola Proyecto deriva dalla radice 
         latina del verbo proício, che significa “portare avanti”, “far avanzare”

         In realtà il termine Progetto viene utilizzato molto spesso, nel nostro 
         linguaggio comune, per indicare la parte della sola attività di studio, 
         ideazione, calcolo necessari per definire cosa realizzare e come (Design), 
         escludendo le fasi di costruzione, controllo, coordinamento, ecc…

         Il termine Project abbraccia invece, in modo trasversale, tutte le aree di 
         competenza multi‐disciplinari necessarie a trasformare un bisogno da 
         soddisfare in un bene (materiale o immateriale) oppure in un servizio.
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                                                                    Management


       I termini Management e Manager, come moltissimi altri termini
       anglosassoni, sono entrati da molto tempo nel linguaggio italiano, ma con
       un significato specifico.

                                     Management
       viene normalmente utilizzato per indicare l’insieme di tecniche e
       metodologie necessarie ad esercitare in modo efficiente ed efficace la
       guida di un’azienda o di una sua parte, cioè in sostanza è “l’arte di fare il
       capo”

                                              Manager
                      si intende chi attua il management, ovvero il “capo”.  
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                                                         Le aziende pubbliche
ORIGINE DEI SERVIZI PUBBLICI

L'individuazione della categoria dei servizi pubblici
risponde all’esigenza di riconoscere quelle attività che
la pubblica amministrazione ritiene necessario gestire
direttamente, oppure sotto il suo controllo, perché, per
il benessere della collettività, ritiene essenziale
garantire a tutti i cittadini l’accesso all'utilizzazione di
quello specifico servizio.

L'art. 43 della Costituzione contiene precise indicazioni
per l'individuazione dei servizi di pubblica utilità (o
servizi pubblici).

Anche in sede europea, all’art. 36 della Carta dei Diritti
dei Cittadini Europei, si è sentita l’esigenza di garantire
a tutti gli individui l’accesso ai servizi di interesse
economico generale; riconoscendo, così, l’esistenza di
una categoria di attività economiche il cui
espletamento deve essere regolamentato per fini di
interesse generale.
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                                                        Le tipologie di servizi

                   I servizi di pubblica utilità sono sempre caratterizzati 
                   dalla capacità di creare valore socio‐economico per la 
                   collettività. All’interno di questa categoria possiamo 
                   distinguere:
                   • Servizi essenziali: i servizi di pubblica utilità in grado 
                       di soddisfare i bisogni garantiti a tutti i cittadini 
                       (mobilità urbana, istruzione, servizi di pronto 
                       soccorso, ecc.).

                   • Servizi assistenziali: i servizi di pubblica utilità rivolti 
                     alle utenze deboli (sostegno scolastico, assistenza 
                     domiciliare integrata, mobilità urbana per i disabili).

                   • Servizi a valore aggiunto: i servizi di pubblica utilità in 
                     grado di generare un valore economico utilizzabile per 
                     il finanziamento dei servizi essenziali ed assistenziali 
                     (servizio taxi, servizi museali).
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                                 Le aziende pubbliche
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                                 Le principali innovazioni legislative
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                                       Il cambiamento normativo

L’evoluzione normativa e gestionale è stata particolarmente accentuata e, nel giro di 
meno di un decennio, si è passati da forme di gestione ricadenti completamente sotto 
la responsabilità politica ed organizzativa dei diversi enti pubblici (era il caso della 
gestione attraverso i cosiddetti «Enti Pubblici» e «Municipalizzate»), alla creazione delle 
aziende speciali, cioè modalità di erogazione totalmente esternalizzate, in cui 
l’erogazione dei servizi è affidata a soggetti indipendenti («Gestori» di proprietà 
pubblica o privata) che si incaricano di mettere in atto le indicazioni fornite dagli attori 
politico‐amministrativi.

La nuova strutturazione delle funzioni e delle responsabilità fondamentali per 
l’erogazione dei Servizi Pubblici ha comportato una separazione tra la funzione di 
indirizzo e controllo e quella di gestione che precedentemente erano tutte accentrate 
nella pubblica amministrazione.
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                                 Il cambiamento normativo
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                                 Il servizio pubblico
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                                                     Contratto di servizio

  Con lo sviluppo successivo, il Contratto di Servizio ha modificato la propria 
  natura trasformandosi da dispositivo di regolazione dei rapporti a dispositivo di 
  regolazione dei risultati, e quindi si è trasformato da strumento giuridico‐
  amministrativo a strumento propriamente manageriale.

  Più in particolare, il Contratto di Servizio garantisce alcuni risultati irrinunciabili:
  • chiara separazione di ruoli e responsabilità tra soggetto di governo e 
     gestore;
  • precisa definizione di obiettivi e prestazioni con una trasparente indicazione 
     degli impegni delle parti;
  • disponibilità reciproca di elementi di informazione circa le caratteristiche e 
     le modalità di gestione e le condizioni dell’ offerta e del mercato;
  • meccanismi di incentivazione a favore del conseguimento di obiettivi di 
     efficienza, efficacia e qualità delle prestazioni.
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                                                       La Carta dei servizi


La Carta dei servizi ha come obiettivo regolare il rapporto fra l’ente gestore ed il 
cittadino utilizzatore.

La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 gennaio 1994 (anche nota 
come Direttiva Ciampi) ha lo scopo di garantire all’utente dei servizi pubblici locali il 
rispetto di standard di qualità, concordati, resi espliciti e continuamente aggiornati, a 
pena di sanzione, secondo principi di eguaglianza, imparzialità, continuità, diritto di 
scelta, partecipazione, efficienza ed efficacia .

Non bisogna comunque dimenticare che la «Carta dei Servizi» assume un ruolo 
fondamentale come strumento di comunicazione.
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                                                  I modelli di servizio
 Il ruolo svolto dalla Pubblica Amministrazione nel sistema socio‐economico ha 
 subìto nel tempo sostanziali trasformazioni che hanno riguardato numerosi aspetti 
 della gestione; si sono, infatti, modificati i modelli organizzativi, il sistema 
 contabile, gli strumenti finanziari, il rapporto di lavoro con i dipendenti, il 
 rapporto con i cittadini. Ipotizzando diversi stadi nell’evoluzione dei suddetti 
 aspetti ed aggregandoli tra loro, si possono individuare dei modelli 
 comportamentali idealtipici della Pubblica Amministrazione:

       • il modello burocratico;
       • il modello aziendale;
       • il modello relazionale.

 Ad essi si possono far corrispondere dei sistemi di management, anch’essi 
 idealtipici, presenti nelle diverse fasi:

       • il management per procedure;
       • il management per obiettivi;
       • il management per processi.
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                                 Gli stati evolutivi della P.A.
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                                               Il New Public Management


Con l’espressione New Public Management si individua una 
filosofia gestionale che, a partire dagli anni ‘70, ha 
determinato nei paesi OCSE un processo di riforma della P.A. 
finalizzato ad incrementarne le prestazioni in termini di 
Efficienza, Efficacia ed Economicità, trasferendo nel settore 
pubblico le logiche di gestione tipiche del settore privato.

Tale filosofia si è concretizzata, in periodi diversi e/o in Paesi 
diversi, in modelli di gestione differenti, che vanno dalla 
privatizzazione dei servizi pubblici, e dalla liberalizzazione di 
alcuni settori (riservando allo Stato il solo ruolo di regolazione 
dei mercati), all’adozione da parte delle aziende pubbliche di 
logiche di gestione mutuate dal settore privato.

                                   make the public sector more business‐like
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                                 Il New Public Management
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                                             Caratteristiche del NPM
 Il modello relazionale

 Il nuovo quadro politico‐istituzionale ha sancito il principio della qualità nella 
 soddisfazione dei bisogni della collettività. In questa prospettiva, è stato ridefinito il 
 rapporto tra il “centro” e la “periferia”, riconoscendo la rilevanza strategica del 
 livello istituzionale più vicino alla comunità locale.

 Il riposizionamento strategico della “periferia” , implica il passaggio da una “logica 
 di government”, espressione del modello finora vigente di poteri e funzioni formali 
 attribuite ad un ente sovraordinato ad altri, ad una “logica di governance” in cui le 
 azioni di governo si caratterizzano nel coordinamento di decisioni autonome e nella 
 capacità di fare sistema, mettendo insieme il contributo dei diversi attori.

 Questi cambiamenti hanno fatto emergere il paradigma della public governance, le 
 cui caratteristiche sono riassumibili in tre punti:

 • centralità delle interazioni con gli attori presenti ai vari livelli locali nel contesto 
   politico e sociale;
 • governo e coordinamento di network e reti;
 • orientamento all'esterno in particolare verso l'ambiente economico e sociale.
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                                 Government vs Governance
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                                                               Ruolo dell’ICT


 Oggi l’E‐Government sta diventato il tema centrale del dibattito sull’innovazione 
 nella Pubblica Amministrazione.

 In realtà l’E‐Government rappresenta solo uno degli aspetti legati all’applicazione 
 delle nuove tecnologie alla macchina statale, cioè l’applicazione delle Information 
 Technology alle transazioni tra cittadini e Pubbliche Amministrazioni con il fine di 
 renderle più rapide ed efficienti.

 L’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione per migliorare le 
 performance dei servizi pubblici ha rappresentato un supporto importante per il 
 miglioramento del rapporto fra Stato e cittadino e il circuito virtuoso messo in atto 
 con le politiche di e‐government sta producendo una profonda ristrutturazione dei 
 processi organizzativi.
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                                                                           Strategia
La necessità di una gestione strategica per la P.A.

Una delle ragioni fondamentali dell’attenzione posta alla pratica della 
programmazione strategica all'interno delle Pubbliche Amministrazioni e delle 
aziende di servizi pubblici, è sicuramente legata al cambiamento radicale del ruolo 
che esse rivestono all'interno del tessuto socio‐economico e delle aspettative delle 
quali sono investite.

E’ possibile affermare che, affinché una organizzazione si trovi nella necessità di 
gestire strategicamente la propria attività, è necessario che essa sia coinvolta in una 
relazione quadrangolare con:

• i clienti ai quali vuole consegnare valore e che hanno, ad un tempo, capacità di 
  choice, voice ed exit;
• i concorrenti che aspirano a sostituirsi ad essa nelle transazioni con i clienti per 
  acquisire il valore che questi ultimi sono disposti a cedere per la soddisfazione dei 
  propri bisogni;
• un ambiente socio‐economico in rapida evoluzione, nel quale è difficile prevedere 
  con un margine sufficiente di certezza quali saranno gli eventi ai quali si dovrà far 
  fronte nel medio‐lungo termine.
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                                                  Strategia



Oggi, con modalità differenti e per ragioni 
diverse, sia la P.A. che le aziende di servizi 
pubblici si trovano implicate in relazioni che 
possono essere ricondotte a :
1. un nuovo rapporto con i cittadini;
2. nuovi rapporti inter‐istituzionali e inter‐
    aziendali;
3. problematiche connesse allo sviluppo 
    della competitività territoriale ed alla 
    globalizzazione dei mercati
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                                 Strategia
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                                 Mission
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                                                   Mission vs Strategia

Per definire la mission di un azienda è necessario, non solo chiarire quale sia la vision
aziendale, ma è anche necessario analizzare le caratteristiche e le fonti del vantaggio 
competitivo dell’azienda su cui fare leva, individuare cioè le sue competenze 
distintive.

La mission aziendale deve infatti essere in grado di armonizzare la vision con l’insieme 
di capacità, competenze risorse che rendono unica l’azienda stessa e contribuiscono in 
modo massiccio alla creazione del valore per il cliente.
La gestione strategica

La strategia non può essere considerata solo come un insieme statico di elementi; essa 
processo dinamico in continua evoluzione, un insieme di attività e decisioni complesse 
(da cui il termine gestione strategica) che investono l’intera organizzazione e hanno 
implicazioni di lungo termine.
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                                                La Gestione strategica

La gestione strategica può essere descritta esaminando le tre aree principali che la 
compongono:
1. l’analisi strategica: definizione della mission dell’azienda e dei principali obiettivi di 
    lungo termine; analisi dell’ambiente competitivo esterno all’organizzazione allo 
    scopo di individuare minacce e opportunità; analisi dell’ambiente operativo 
    interno dell’organizzazione al fine di individuare punti di forza e punti di debolezza 
    e le attese degli stakeholder;
2. la scelta delle strategie: selezione delle strategie che, muovendo dai punti di forza 
    e proteggendo i punti di debolezza, mirano a trarre vantaggio dalle opportunità e 
    contenere le minacce provenienti dall’esterno;
3. la realizzazione delle strategie: progettazione di una struttura organizzativa e di 
    sistemi di controllo adeguati alle strategie; coordinamento tra strategie; strutture 
    organizzative e sistemi di controllo; gestione del cambiamento. A quest’ultima è 
    affidato il ruolo di adattare continuamente il processo di gestione strategica al 
    cambiamento dell’ambiente esterno.


                                 PLAN – DO‐ CHECK ‐ ACT
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                                 La gestione strategica
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                                                                   Gli strumenti

  Individuare l’ideale “cassetta degli attrezzi” di ogni manager pubblico.

  Ovviamente, la trattazione non può essere né esaustiva né vincolante: a seconda 
  della situazione concreta nella quale il manager si troverà ad operare, egli potrà 
  utilizzare solo alcuni di questi strumenti, mentre esistono certamente altri, 
  riconosciuti dalla prassi corrente o appositamente elaborati per rispondere a delle 
  esigenze specifiche, che si possono rilevare altrettanto utili.

  1. Strumenti da utilizzare in fase di analisi strategica: analisi degli scenari e pest
     analysis.
  2. Strumenti da utilizzare in fase di scelta della strategia: swot analysis; 
     stakeholder analysis; matrice del cambiamento e benchmarking.
  3. Strumenti da utilizzare in fase di gestione della strategia: benchmarking e 
     balanced scorecard.
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                                          Strumenti analisi strategica


                L’analisi degli scenari

                Per scenario si intende “una visione internamente coerente 
                di quanto potrebbe avvenire in futuro; scenario non è una 
                previsione, ma un possibile sviluppo futuro” (Porter, 1985).

                Gli scenari, quindi, consistono nel descrivere delle potenziali 
                evoluzioni e non servono a fare previsioni, ma a fornire uno 
                schema interpretativo utile a prepararsi a gestire le 
                eventualità e gli eventi che potrebbero accadere.
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                                    Strumenti analisi strategica


Esistono vari modelli per la costruzione degli scenari ma, qualunque approccio si 
scelga, esistono alcuni elementi fondamentali: 
1. le forze trainanti: quali sono i fattori che potrebbero innescare un cambiamento 
    dell’organizzazione?
2. plot o story: quali azioni intraprendere?
3. stadio finale: quale risultato?

                                     “what…if…”
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                                 Strumenti analisi strategica
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                                    Strumenti analisi strategica

 Gli elementi per la costruzione degli scenari
 La PEST Analysis I

 Uno dei primi passaggi che è necessario compiere nel momento in cui ci si appresta 
 a redigere il piano strategico di un’organizzazione è l’analisi del macroambiente nel 
 quale essa si trova inserita e dalla cui evoluzione dipendono in larga misura le sue 
 performance.
 Uno strumento particolarmente utile nel momento in cui ci si appresta ad 
 esaminare il contesto di riferimento è rappresentato dalla PEST analysis; tale 
 strumento, infatti, consente di individuare le variabili che hanno l’impatto 
 maggiormente significativo sul futuro di un’organizzazione, guidando la riflessione 
 attraverso quattro distinte macro‐aree di interesse (che formano l’acronimo dal 
 quale deriva il suo nome Politica, Economia, Società e Tecnologia) per ciascuna 
 delle quali essa fornisce delle indicazioni dettagliate circa i fattori da prendere in 
 considerazione.
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                                    Strumenti analisi strategica

La dimensione politica, determina le scelte di indirizzo. Di conseguenza, tale 
dimensione va considerata tenendo presenti i diversi livelli (locale, regionale, 
nazionale e comunitario) e, a seconda della tipologia di azienda o ente pubblico, essa 
può essere considerata come un elemento dato o come uno strumento di azione.
La stessa duplicità di considerazione va riservata alla dimensione economica, che è 
sia un elemento condizionante (in termini di risorse disponibili, di sviluppo del 
territorio di riferimento) che un elemento da condizionare (attraverso azioni di 
ridistribuzione della ricchezza, valorizzazione del territorio ed attrazione degli 
investimenti).
Una particolare attenzione, inoltre, deve essere riservata alla dimensione socio‐
culturale: per una Pubblica Amministrazione e per una azienda di servizi pubblici, 
infatti, essa è fondamentale per riuscire a individuare i bisogni che si svilupperanno, 
le aspettative e il comportamento che assumerà il cittadino.
Non meno importanti, infine, sono le variabili collegate alla tecnologia, perché esse 
permettono di prevedere l’immissione di nuovi prodotti o l’avvio di processi di 
obsolescenza delle metodologie e delle tecnologie dominanti, creando opportunità e 
minacce delle quali è necessario tenere conto.
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                                 Strumenti analisi strategica
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                                              La scelta della strategia
La SWOT Analysis

L’analisi SWOT (Strengths, Weaknesses Opportunities and Threats: cioè punti di forza e 
di debolezza, opportunità e minacce) rappresenta un utile strumento per il 
management della aziende di servizi pubblici.
Il processo di utilizzazione dell’approccio SWOT richiede, dunque, un’indagine interna 
dei punti di forza e di debolezza delle azioni che le imprese di pubblici servizi intendono 
avviare ed un’indagine esterna sulle opportunità e sulle minacce.
Indagare sui punti di forza e di debolezza consente di rilevare le aree che possono 
subire un cambiamento allo scopo di migliorare. E’ raro che esistano solo punti di 
debolezza. E’ necessario, dunque, evidenziare i punti di forza al fine di potenziarli. La 
valutazione dei punti di forza e di debolezza è facilitata anche da indagini, gruppi di 
focalizzazione, interviste ed altre fonti attendibili.
La visone esterna è complementare allo studio interno per un’ analisi SWOT. Le 
influenze nazionali e regionali, come pure gli interessi statali e locali, assumono una 
fondamentale importanza quando si decide di implementare nuove strategie o di 
adottarne di nuove. Bisogna considerare che le minacce e le opportunità non sono 
assolute. Ciò che a prima vista può sembrare un’opportunità potrebbe non rilevarsi tale.
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                                 La scelta della strategia
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                                           La scelta della strategia

   La Stakeholder Theory

   La Stakeholder Theory propone un modello nel quale tutti gli individui o i 
   gruppi con un interesse legittimo che partecipano alla vita di un’azienda 
   agiscono in modo da ottenere dei benefici 

   Secondo la definizione data da Freeman (1984) stakeholder è, infatti, “ogni 
   gruppo o individuo che può influenzare o può essere influenzato dal 
   raggiungimento degli obiettivi di un’azienda”.
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                                              La scelta della strategia
   La Stakeholder Analysis I

   Nell’ambito della Stakeholder Theory particolare interesse assume l’approccio 
   “strumentale” della stakeholder analysis. Con il termine stakeholder analysis, 
   infatti, si intende un insieme di strumenti utili per l’identificazione e la 
   descrizione degli stakeholder in base ai loro attributi, alle loro relazioni reciproche 
   e ai loro interessi.
   Operativamente, la stakeholder analysis cerca di differenziare ed esaminare i 
   diversi stakeholder sulla base di criteri ed attributi specifici. Tali variabili di 
   segmentazione, tuttavia, non sono fisse, bensì debbono essere individuate di 
   volta in volta a seconda della situazione concreta che si sta esaminando, tentando 
   comunque di considerare:
   • il potere relativo e gli interessi di ciascuno stakeholder (Freeman, 1984: 64);
   • l’importanza e l’influenza che possiede (Grimble, Wellard, 1996);
   • la molteplicità di ruoli che ciascun gruppo o individuo può rivestire;
   • i network e le coalizioni a cui gli stakeholder appartengono (Freeman, Gilbert, 
      1987).
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                                               La scelta della strategia

    La Stakeholder Analysis II

    Al di là degli obiettivi peculiari di ogni singola analisi, è possibile individuare 
    comunque un percorso metodologico comune che rappresenta un valido 
    supporto per progettare e realizzare una stakeholder Analysis (Grimble et al., 
    1995: 7).
    Gli step da seguire sono, secondo questa impostazione, i seguenti:

    • identificare e chiarire l’obiettivo dell’analisi;
    • sviluppare una prima analisi sommaria del sistema e del ruolo dei vari 
      decision‐maker;
    • identificare i principali stakeholder, i loro interessi e le loro caratteristiche;
    • identificare gli schemi e i contesti di interazione tra i vari attori;
    • analizzare la situazione e predisporre le informazioni necessarie al 
      management per predisporre le necessarie azioni di intervento.
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                                 Stakeholder analysis
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                                 Stakeholder analysis
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                                             La scelta della strategia
La matrice del cambiamento I

uno strumento che potrebbe rivelarsi molto utile è la matrice del cambiamento.

Più in particolare, l’impiego del tool di cui stiamo parlando facilita il conseguimento di 
quattro prerequisiti fondamentali per l’implementazione di ogni strategia:
1. identificare in modo sistematico gli elementi che è necessario monitorare e 
    controllare per gestire il cambiamento;
2. individuare le interazioni tra questi elementi e le possibili difficoltà nel passaggio 
    dalla situazione attuale a quella progettata;
3. conoscere l’opinione dei vari stakeholder a proposito dei cambiamenti onde 
    individuare i potenziali fattori di resistenza;
4. utilizzare le informazioni raccolte per progettare il percorso del cambiamento in 
    modo da massimizzare le probabilità di successo.
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                                  La matrice del cambiamento

  La matrice del cambiamento II

  Nella pratica, la matrice del cambiamento viene costruita attraverso quattro 
  passaggi:

  1. il primo step consiste nell’esame degli elementi critici presenti 
     nell’organizzazione e nell’identificazione delle azioni o dei nuovi processi 
     necessari per raggiungere i risultati programmati;
  2. il secondo passaggio è l’identificazione delle interazioni di interferenza o di 
     complementarità che esistono tra i vari elementi. Operativamente, si tratta di 
     costruire due matrici di interferenza (una orizzontale e una verticale), nelle 
     quali, dopo aver riportato gli elementi rilevati dello stato attuale e quelli dello 
     stato futuro, evidenziare l’esistenza di relazioni di complementarità (attraverso 
     un segno “+”) o di interferenza (attraverso un segno “‐“).
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                                  La matrice del cambiamento

 La matrice del cambiamento III

 3.  Il terzo passaggio da compiere è quello di identificare le interazioni che si 
 creano durante la fase di transizione. A questo fine è necessario costruire una 
 terza matrice, derivante dall’incrocio delle due matrici precedenti, nella quale 
 vengono individuate le eventuali relazioni (di complementarità o di interferenza) 
 che sussistono tra gli elementi dello stato attuale e quelli dello stato progettato;

 4. il quarto passaggio è l’analisi del coinvolgimento degli stakeholder nel processo 
 di cambiamento progettato. Queste valutazioni, effettuate con l’ausilio degli 
 strumenti di indagine di volta in volta più appropriati (questionari, focus group, 
 indagini delphi, panel di esperti), debbono essere sintetizzate, preferibilmente 
 attraverso l’impiego di una scala di Likert a cinque valori ancorata attorno allo 
 zero, e inserite nelle matrici orizzontali e verticali.
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                                 La matrice del cambiamento
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                                              La scelta della strategia
Il benchmarking I

il benchmarking è “un’attività di misurazione continua e sistematica dei processi 
gestionali di un’azienda al fine di confrontarli con i processi svolti dalle aziende 
eccellenti, ovunque esse si trovino, in modo da acquisire preziose informazioni che 
aiutino l’azienda stessa a migliorare le proprie performance”.
L’attività di benchmarking si sostanzia nella formalizzazione e nell’applicazione 
disciplinata delle quattro fasi in cui si articola la sua filosofia di base (Camp, 1989):

1. conoscere le proprie attività operative (conoscenza, cioè, dei propri punti di forza 
   e di debolezza);
2. conoscere le imprese leader o concorrenti (quelle con le migliori performance);
3. incorporare il meglio;
4. raggiungere la superiorità.

Tramite questo percorso logico, si supera la logica incrementale tipica di una visione 
introspettiva, tendente a basare la determinazione degli obiettivi di miglioramento sul 
confronto con i risultati dell’anno precedente (Pastore, 1995), e di ‘ricalibrare’ 
continuamente il sistema degli obiettivi aziendali in base alla mutazione dell’ambiente 
esterno (Leibfried, McNair, 1995) utilizzando “esclusivamente” le proprie competenze‐
conoscenze.
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                                                           Il benchmarking
Il benchmarking II

Esistono diverse tipologie di benchmarking:

• Reverse engineering: pone l’attenzione sull’analisi delle caratteristiche, della 
  funzionalità e delle prestazioni dei prodotti/servizi della concorrenza, partendo dal 
  prodotto finito e risalendo, lungo il processo produttivo, fino alle singole 
  componenti del prodotto.
• Benchmarking competitivo: costituisce il primo vero approccio al benchmarking
  confrontando i propri processi interni con i processi della concorrenza.
• Benchmarking di processo (meglio benchmarking funzionale o generico):s i basa 
  sul concetto che, studiando le pratiche più efficaci, indipendentemente dal settore 
  di attività, si possono apprendere modalità operative originali che applicate alla 
  propria attività aumentano notevolmente le performance.
• Benchmarking strategico: è un «processo sistematico inteso a valutare le 
  alternative, a realizzare le strategie e a migliorare la performance mediante la 
  comprensione e l’adattamento delle strategie di successo di aziende esterne con 
  cui si collabora» (Watson, 1993: 30). 
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                                 La gestione strategica
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                                 La gestione strategica
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                                                La gestione strategica
La Balanced Scorecard I

Il termine Balanced Scorecard significa, letteralmente, “scheda di valutazione 
bilanciata”. Con tale denominazione Kaplan e Norton (1992) intendevano 
evidenziare due caratteristiche di tale strumento: l’utilizzo di uno strumento di 
valutazione Scorecard (pagella) che, periodicamente, registri le performance del 
management aziendale; il bilanciamento della rilevazione tra più dimensioni e 
prospettive di analisi.

Lo strumento delle Balanced Scorecard (BSC), messo a punto da Kaplan e Norton 
(1992) rappresenta una valida risposta, all’esigenza di riorientare i sistemi di 
controllo direzionale verso la produzione di informazioni, anche di natura 
extracontabile, che possano soddisfare i seguenti requisiti (Sansonetti, 2002):

• dare maggior enfasi ai fattori critici per la creazione di valore in azienda, 
  rappresentati, in modo sempre più significativo, dai cosiddetti intangible asset;
• anticipare a monte il verificarsi di eventuali risultati negativi, fornendo una 
  valutazione della strategia ex‐ante ed in itinere e non solo ex‐post;
• collegare maggiormente l’azione di pianificazione strategica con le attività 
  gestionali ed operative e con i relativi sistemi di controllo (controllo direzionale, 
  controllo di gestione e controllo operativo).
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                                 La gestione strategica
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                                                   Balanced scoreboard
La Balanced Scorecard II

Le Balanced Scorecard devono essere, infatti, sviluppate in una logica top‐down, 
partendo dal livello strategico, passando per il livello gestionale (funzionale o di 
processo), giungendo fino al livello di sottoprocesso, di attività o, addirittura, 
individuale.
Per ciascuno dei livelli suindicati si procede alla costruzione di schede in cui siano 
rappresentati, in una logica top‐down, i seguenti elementi:
• visione strategica dell’azienda;
• strategie/obiettivi (piani, prospettive, linee guida,…);
• imperativi di creazione di valore (le dimensioni rilevanti per la creazione di valore in 
   azienda; 
• fattori critici di successo (per ciascuna prospettiva vengono definite le azioni 
   necessarie per raggiungere con successo gli obiettivi fissati);
• indicatori (informazioni numeriche e non che ragguagliano sul livello di successo o 
   insuccesso delle diverse azioni e, conseguentemente, sul raggiungimento degli 
   obiettivi fissati).
Università Tor Vergata di Roma

                                        Il concetto di produzione

Concetto di produzione

L’attività di produzione si concretizza nella creazione di valore‐utilità che viene messa 
a disposizione del cliente attraverso l’acquisto del prodotto finito.
Il processo di produzione può essere ricondotto a tre fasi:

1. acquisizione dei fattori produttivi;
2. trasformazione;
3. immagazzinamento e/o distribuzione del prodotto/servizio finito.

Queste tre fasi, comuni a tutti i processi produttivi, a volte vengono distinte solo 
teoricamente poiché nella realtà alcune possono presentarsi congiuntamente (come 
nelle aziende produttrici di servizi dove la trasformazione e la distribuzione del 
prodotto sono contemporanee). In ogni caso, l’output dell’attività di produzione 
dovrà avere un valore economico superiore, o almeno uguale, a quello degli input 
del processo; quando ciò non avviene significa che una parte dell’utilità delle risorse 
impiegate nel processo produttivo è andata perduta (non c’è stata creazione di 
valore) con la conseguente distruzione di ricchezza (spreco di risorse).
Università Tor Vergata di Roma

                                 La gestione strategica
Università Tor Vergata di Roma

                                 Il sistema di erogazione dei servizi

Le componenti del sistema di erogazione

Un supporto utile per tale analisi è lo schema che prende in considerazione 
l’esistenza di una parte visibile e di una invisibile in ogni azienda di servizio. 
La parte invisibile al cliente è il sistema di organizzazione interna (back office), che 
comprende le funzioni classiche dell’azienda ‐finanza, marketing, personale, ecc.‐ ma 
dove si svolgono anche tutte le attività produttive che sono propedeutiche, o 
successive, all’erogazione vera e propria del servizio 

Il front office deve essere progettato in modo da accogliere adeguatamente il 
cliente, quando egli vi si recherà per partecipare alla coproduzione del servizio.
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                                  Il sistema di erogazione dei servizi

                    Back office    Front office
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                                 Front office: relazioni primarie

 Le relazioni primarie

 “In accordo alla teoria della servuction di Eiglier e Langeard, ciascun sistema di 
 creazione o di erogazione dei servizi (servuction) dispone di propri elementi e di 
 proprie relazioni, mentre l’obiettivo del sistema –il suo risultato, come ‘prodotto’ 
 delle relazioni fra gli elementi costitutivi‐ è la prestazione del servizio stesso.“ (Izzo, 
 2000: 85).

 Le relazioni primarie sono quelle che si instaurano tra gli elementi principali del 
 sistema:

 1. il cliente, che è l’elemento centrale del sistema ed il cui ruolo è tanto più 
    rilevante quanto maggiore è il suo coinvolgimento attivo nel processo di 
    produzione;
 2. il personale di contatto, che rappresenta l’azienda nell’interazione con il cliente;
 3. il supporto fisico, che è l’insieme degli elementi materiali di cui si servono, o con 
    cui vengono a contatto, il personale ed il cliente durante il processo di 
    coproduzione.
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                                    Le relazioni di concomitanza


       Le relazioni di concomitanza

       Le relazioni di concomitanza sono quelle che si stabiliscono con gli altri 
       clienti e con i servizi ad essi erogati, la presenza di tali componenti incide 
       sulla fruizione del servizio da parte del singolo cliente, come ad esempio, 
       in un Pronto Soccorso la presenza degli altri pazienti e delle cure che 
       devono essere loro prestate esercitano una forte influenza su ogni singolo 
       paziente e sul servizio che egli deve ricevere (aumento della ansia, 
       mancanza di privacy, prolungamento dell’attesa, confusione, ecc.).
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                                  Back office: relazioni interne

  Le relazioni interne

  Le relazioni interne sono quelle che collegano la parte visibile dell’azienda con 
  quella invisibile. Esse rivestono un’importanza fondamentale per la riuscita 
  dell’interazione tra personale di contatto e cliente (relazione primaria) in quanto 
  assicurano il collegamento con le fasi del processo di produzione che non 
  avvengono alla presenza del cliente (perché già preparate ed in attesa di essere 
  assemblate, oppure da preparare secondo le esigenze del cliente). 
  L’esistenza di un sistema di organizzazione interna poco efficiente ed attento alle 
  esigenze del cliente fa accumulare tensione negli utenti perché influisce sul livello 
  di qualità del servizio erogato; tensione che, spesso, si “scarica” sul personale di 
  contatto che (anche se non ha alcuna responsabilità e capacità di influire 
  sull’organizzazione interna) raccoglie i reclami e subisce la reazione dell’utente per 
  le disfunzioni che si verificano nel sistema e si manifestano al cliente durante la 
  servuction.
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                                          Il governo dell’incertezza
 Il governo dell’incertezza

 L’incertezza che condiziona l’attività di produzione delle aziende di servizi può 
 sintetizzarsi in quattro domande: Quanto? Quando? Cosa? Come?.
 La risposta a tali domande riflette due tipologie di incertezza: l’incertezza di volumi 
 e l’incertezza relazionale.
 L’incertezza di volumi riguarda l’ammontare dei servizi richiesti (Quanto?) ‐quanti 
 clienti chiederanno contemporaneamente la prestazione‐ ed il momento in cui si 
 verificheranno le richieste (Quando?) ‐la distribuzione temporale delle richieste 
 nell’arco della giornata, della settimana, del mese, dell’anno‐. L’incertezza di volumi 
 condiziona fortemente la scelta del dimensionamento che dovrà assumere la 
 capacità produttiva, la quale è composta sia dagli impianti e dalle attrezzature 
 necessarie all’erogazione del servizio, sia dalle risorse umane (che in molti casi 
 costituiscono la risorsa produttiva prevalente).

 L’incertezza relazionale, invece, riguarda la variabilità nell’esecuzione del processo 
 di erogazione ed i differenti modi in cui i diversi attori svolgeranno il proprio ruolo e 
 si relazioneranno fra loro. Essa, pertanto, è legata a fattori che sono dipendenti sia 
 dai comportamenti degli attori del processo produttivo (Come?) che dalla 
 complessità/variabilità del processo che deve essere svolto (Cosa?).
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                                 Il governo dell’incertezza
Università Tor Vergata di Roma

                                          Il governo dell’incertezza


    Ridurre l’incertezza della servuction attraverso la raccolta e l'elaborazione 
    delle informazioni

    Nella progettazione (prima del processo produttivo) contenere a monte il 
    fabbisogno informativo attraverso:

          • l'analisi a monte dei fattori che generano incertezza;
          • la conoscenza del comportamento della domanda.

    Nella gestione(durante il processo produttivo) aumentare la capacità di 
    elaborazione di informazioni attraverso:

          • l'aumento della capacità di trasmissione delle informazioni;
          • la fornitura agli attori del processo produttivo di sistemi di 
            elaborazione delle informazioni.
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                                 L’importanza dell’informazione


        Per limitare l’incertezza relazionale, inoltre, è anche necessario aiutare 
        tutti i clienti ad apprendere le attività che dovranno svolgere nella 
        fruizione dei servizi, ad esempio attraverso specifiche campagne di 
        informazione. 

        Un cliente informato partecipa al processo di erogazione in modo 
        corretto e disinvolto ottimizzando il suo tempo e quello degli altri (altri 
        utenti compresi). Inoltre, ridurre l’incertezza relazionale ha effetti 
        anche sull’incertezza di volumi poiché una corretta coproduzione 
        assicura il rispetto dei tempi di erogazione ed evita il formarsi di ‘code 
        indesiderate’.
Università Tor Vergata di Roma

                                 La riduzione dell’incertezza
Università Tor Vergata di Roma

                                              La gestione strategica
http://www.federica.unina.it/economia/econo
mia‐e‐gestione‐delle‐imprese‐di‐servizi‐
pubblici/concetto‐di‐produzione/

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  • 5. Università Tor Vergata di Roma Perché? Ritorniamo alla nave…. è importante sapere in ogni istante dove andare, dove si è,  la tabella di marcia, assicurare i tempi, prevedere i ritardi,  gestire le correzioni forzate della rotta, saper relazionare al  proprio equipaggio ed ai propri superiori …. Pianificare Organizzare Monitorare GESTIRE IL PROGETTO PROJECT MANAGEMENT
  • 6. Università Tor Vergata di Roma Project Il termine anglosassone Project, come la parola italiana Progetto, la  francese Projet, la tedesca Projekt, la spagnola Proyecto deriva dalla radice  latina del verbo proício, che significa “portare avanti”, “far avanzare” In realtà il termine Progetto viene utilizzato molto spesso, nel nostro  linguaggio comune, per indicare la parte della sola attività di studio,  ideazione, calcolo necessari per definire cosa realizzare e come (Design),  escludendo le fasi di costruzione, controllo, coordinamento, ecc… Il termine Project abbraccia invece, in modo trasversale, tutte le aree di  competenza multi‐disciplinari necessarie a trasformare un bisogno da  soddisfare in un bene (materiale o immateriale) oppure in un servizio.
  • 7. Università Tor Vergata di Roma Management I termini Management e Manager, come moltissimi altri termini anglosassoni, sono entrati da molto tempo nel linguaggio italiano, ma con un significato specifico. Management viene normalmente utilizzato per indicare l’insieme di tecniche e metodologie necessarie ad esercitare in modo efficiente ed efficace la guida di un’azienda o di una sua parte, cioè in sostanza è “l’arte di fare il capo” Manager si intende chi attua il management, ovvero il “capo”.  
  • 8. Università Tor Vergata di Roma Le aziende pubbliche ORIGINE DEI SERVIZI PUBBLICI L'individuazione della categoria dei servizi pubblici risponde all’esigenza di riconoscere quelle attività che la pubblica amministrazione ritiene necessario gestire direttamente, oppure sotto il suo controllo, perché, per il benessere della collettività, ritiene essenziale garantire a tutti i cittadini l’accesso all'utilizzazione di quello specifico servizio. L'art. 43 della Costituzione contiene precise indicazioni per l'individuazione dei servizi di pubblica utilità (o servizi pubblici). Anche in sede europea, all’art. 36 della Carta dei Diritti dei Cittadini Europei, si è sentita l’esigenza di garantire a tutti gli individui l’accesso ai servizi di interesse economico generale; riconoscendo, così, l’esistenza di una categoria di attività economiche il cui espletamento deve essere regolamentato per fini di interesse generale.
  • 9. Università Tor Vergata di Roma Le tipologie di servizi I servizi di pubblica utilità sono sempre caratterizzati  dalla capacità di creare valore socio‐economico per la  collettività. All’interno di questa categoria possiamo  distinguere: • Servizi essenziali: i servizi di pubblica utilità in grado  di soddisfare i bisogni garantiti a tutti i cittadini  (mobilità urbana, istruzione, servizi di pronto  soccorso, ecc.). • Servizi assistenziali: i servizi di pubblica utilità rivolti  alle utenze deboli (sostegno scolastico, assistenza  domiciliare integrata, mobilità urbana per i disabili). • Servizi a valore aggiunto: i servizi di pubblica utilità in  grado di generare un valore economico utilizzabile per  il finanziamento dei servizi essenziali ed assistenziali  (servizio taxi, servizi museali).
  • 10. Università Tor Vergata di Roma Le aziende pubbliche
  • 11. Università Tor Vergata di Roma Le principali innovazioni legislative
  • 12. Università Tor Vergata di Roma Il cambiamento normativo L’evoluzione normativa e gestionale è stata particolarmente accentuata e, nel giro di  meno di un decennio, si è passati da forme di gestione ricadenti completamente sotto  la responsabilità politica ed organizzativa dei diversi enti pubblici (era il caso della  gestione attraverso i cosiddetti «Enti Pubblici» e «Municipalizzate»), alla creazione delle  aziende speciali, cioè modalità di erogazione totalmente esternalizzate, in cui  l’erogazione dei servizi è affidata a soggetti indipendenti («Gestori» di proprietà  pubblica o privata) che si incaricano di mettere in atto le indicazioni fornite dagli attori  politico‐amministrativi. La nuova strutturazione delle funzioni e delle responsabilità fondamentali per  l’erogazione dei Servizi Pubblici ha comportato una separazione tra la funzione di  indirizzo e controllo e quella di gestione che precedentemente erano tutte accentrate  nella pubblica amministrazione.
  • 13. Università Tor Vergata di Roma Il cambiamento normativo
  • 14. Università Tor Vergata di Roma Il servizio pubblico
  • 15. Università Tor Vergata di Roma Contratto di servizio Con lo sviluppo successivo, il Contratto di Servizio ha modificato la propria  natura trasformandosi da dispositivo di regolazione dei rapporti a dispositivo di  regolazione dei risultati, e quindi si è trasformato da strumento giuridico‐ amministrativo a strumento propriamente manageriale. Più in particolare, il Contratto di Servizio garantisce alcuni risultati irrinunciabili: • chiara separazione di ruoli e responsabilità tra soggetto di governo e  gestore; • precisa definizione di obiettivi e prestazioni con una trasparente indicazione  degli impegni delle parti; • disponibilità reciproca di elementi di informazione circa le caratteristiche e  le modalità di gestione e le condizioni dell’ offerta e del mercato; • meccanismi di incentivazione a favore del conseguimento di obiettivi di  efficienza, efficacia e qualità delle prestazioni.
  • 16. Università Tor Vergata di Roma La Carta dei servizi La Carta dei servizi ha come obiettivo regolare il rapporto fra l’ente gestore ed il  cittadino utilizzatore. La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 gennaio 1994 (anche nota  come Direttiva Ciampi) ha lo scopo di garantire all’utente dei servizi pubblici locali il  rispetto di standard di qualità, concordati, resi espliciti e continuamente aggiornati, a  pena di sanzione, secondo principi di eguaglianza, imparzialità, continuità, diritto di  scelta, partecipazione, efficienza ed efficacia . Non bisogna comunque dimenticare che la «Carta dei Servizi» assume un ruolo  fondamentale come strumento di comunicazione.
  • 17. Università Tor Vergata di Roma I modelli di servizio Il ruolo svolto dalla Pubblica Amministrazione nel sistema socio‐economico ha  subìto nel tempo sostanziali trasformazioni che hanno riguardato numerosi aspetti  della gestione; si sono, infatti, modificati i modelli organizzativi, il sistema  contabile, gli strumenti finanziari, il rapporto di lavoro con i dipendenti, il  rapporto con i cittadini. Ipotizzando diversi stadi nell’evoluzione dei suddetti  aspetti ed aggregandoli tra loro, si possono individuare dei modelli  comportamentali idealtipici della Pubblica Amministrazione: • il modello burocratico; • il modello aziendale; • il modello relazionale. Ad essi si possono far corrispondere dei sistemi di management, anch’essi  idealtipici, presenti nelle diverse fasi: • il management per procedure; • il management per obiettivi; • il management per processi.
  • 18. Università Tor Vergata di Roma Gli stati evolutivi della P.A.
  • 19. Università Tor Vergata di Roma Il New Public Management Con l’espressione New Public Management si individua una  filosofia gestionale che, a partire dagli anni ‘70, ha  determinato nei paesi OCSE un processo di riforma della P.A.  finalizzato ad incrementarne le prestazioni in termini di  Efficienza, Efficacia ed Economicità, trasferendo nel settore  pubblico le logiche di gestione tipiche del settore privato. Tale filosofia si è concretizzata, in periodi diversi e/o in Paesi  diversi, in modelli di gestione differenti, che vanno dalla  privatizzazione dei servizi pubblici, e dalla liberalizzazione di  alcuni settori (riservando allo Stato il solo ruolo di regolazione  dei mercati), all’adozione da parte delle aziende pubbliche di  logiche di gestione mutuate dal settore privato. make the public sector more business‐like
  • 20. Università Tor Vergata di Roma Il New Public Management
  • 21. Università Tor Vergata di Roma Caratteristiche del NPM Il modello relazionale Il nuovo quadro politico‐istituzionale ha sancito il principio della qualità nella  soddisfazione dei bisogni della collettività. In questa prospettiva, è stato ridefinito il  rapporto tra il “centro” e la “periferia”, riconoscendo la rilevanza strategica del  livello istituzionale più vicino alla comunità locale. Il riposizionamento strategico della “periferia” , implica il passaggio da una “logica  di government”, espressione del modello finora vigente di poteri e funzioni formali  attribuite ad un ente sovraordinato ad altri, ad una “logica di governance” in cui le  azioni di governo si caratterizzano nel coordinamento di decisioni autonome e nella  capacità di fare sistema, mettendo insieme il contributo dei diversi attori. Questi cambiamenti hanno fatto emergere il paradigma della public governance, le  cui caratteristiche sono riassumibili in tre punti: • centralità delle interazioni con gli attori presenti ai vari livelli locali nel contesto  politico e sociale; • governo e coordinamento di network e reti; • orientamento all'esterno in particolare verso l'ambiente economico e sociale.
  • 22. Università Tor Vergata di Roma Government vs Governance
  • 23. Università Tor Vergata di Roma Ruolo dell’ICT Oggi l’E‐Government sta diventato il tema centrale del dibattito sull’innovazione  nella Pubblica Amministrazione. In realtà l’E‐Government rappresenta solo uno degli aspetti legati all’applicazione  delle nuove tecnologie alla macchina statale, cioè l’applicazione delle Information  Technology alle transazioni tra cittadini e Pubbliche Amministrazioni con il fine di  renderle più rapide ed efficienti. L’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione per migliorare le  performance dei servizi pubblici ha rappresentato un supporto importante per il  miglioramento del rapporto fra Stato e cittadino e il circuito virtuoso messo in atto  con le politiche di e‐government sta producendo una profonda ristrutturazione dei  processi organizzativi.
  • 24. Università Tor Vergata di Roma Strategia La necessità di una gestione strategica per la P.A. Una delle ragioni fondamentali dell’attenzione posta alla pratica della  programmazione strategica all'interno delle Pubbliche Amministrazioni e delle  aziende di servizi pubblici, è sicuramente legata al cambiamento radicale del ruolo  che esse rivestono all'interno del tessuto socio‐economico e delle aspettative delle  quali sono investite. E’ possibile affermare che, affinché una organizzazione si trovi nella necessità di  gestire strategicamente la propria attività, è necessario che essa sia coinvolta in una  relazione quadrangolare con: • i clienti ai quali vuole consegnare valore e che hanno, ad un tempo, capacità di  choice, voice ed exit; • i concorrenti che aspirano a sostituirsi ad essa nelle transazioni con i clienti per  acquisire il valore che questi ultimi sono disposti a cedere per la soddisfazione dei  propri bisogni; • un ambiente socio‐economico in rapida evoluzione, nel quale è difficile prevedere  con un margine sufficiente di certezza quali saranno gli eventi ai quali si dovrà far  fronte nel medio‐lungo termine.
  • 25. Università Tor Vergata di Roma Strategia Oggi, con modalità differenti e per ragioni  diverse, sia la P.A. che le aziende di servizi  pubblici si trovano implicate in relazioni che  possono essere ricondotte a : 1. un nuovo rapporto con i cittadini; 2. nuovi rapporti inter‐istituzionali e inter‐ aziendali; 3. problematiche connesse allo sviluppo  della competitività territoriale ed alla  globalizzazione dei mercati
  • 26. Università Tor Vergata di Roma Strategia
  • 27. Università Tor Vergata di Roma Mission
  • 28. Università Tor Vergata di Roma Mission vs Strategia Per definire la mission di un azienda è necessario, non solo chiarire quale sia la vision aziendale, ma è anche necessario analizzare le caratteristiche e le fonti del vantaggio  competitivo dell’azienda su cui fare leva, individuare cioè le sue competenze  distintive. La mission aziendale deve infatti essere in grado di armonizzare la vision con l’insieme  di capacità, competenze risorse che rendono unica l’azienda stessa e contribuiscono in  modo massiccio alla creazione del valore per il cliente. La gestione strategica La strategia non può essere considerata solo come un insieme statico di elementi; essa  processo dinamico in continua evoluzione, un insieme di attività e decisioni complesse  (da cui il termine gestione strategica) che investono l’intera organizzazione e hanno  implicazioni di lungo termine.
  • 29. Università Tor Vergata di Roma La Gestione strategica La gestione strategica può essere descritta esaminando le tre aree principali che la  compongono: 1. l’analisi strategica: definizione della mission dell’azienda e dei principali obiettivi di  lungo termine; analisi dell’ambiente competitivo esterno all’organizzazione allo  scopo di individuare minacce e opportunità; analisi dell’ambiente operativo  interno dell’organizzazione al fine di individuare punti di forza e punti di debolezza  e le attese degli stakeholder; 2. la scelta delle strategie: selezione delle strategie che, muovendo dai punti di forza  e proteggendo i punti di debolezza, mirano a trarre vantaggio dalle opportunità e  contenere le minacce provenienti dall’esterno; 3. la realizzazione delle strategie: progettazione di una struttura organizzativa e di  sistemi di controllo adeguati alle strategie; coordinamento tra strategie; strutture  organizzative e sistemi di controllo; gestione del cambiamento. A quest’ultima è  affidato il ruolo di adattare continuamente il processo di gestione strategica al  cambiamento dell’ambiente esterno. PLAN – DO‐ CHECK ‐ ACT
  • 30. Università Tor Vergata di Roma La gestione strategica
  • 31. Università Tor Vergata di Roma Gli strumenti Individuare l’ideale “cassetta degli attrezzi” di ogni manager pubblico. Ovviamente, la trattazione non può essere né esaustiva né vincolante: a seconda  della situazione concreta nella quale il manager si troverà ad operare, egli potrà  utilizzare solo alcuni di questi strumenti, mentre esistono certamente altri,  riconosciuti dalla prassi corrente o appositamente elaborati per rispondere a delle  esigenze specifiche, che si possono rilevare altrettanto utili. 1. Strumenti da utilizzare in fase di analisi strategica: analisi degli scenari e pest analysis. 2. Strumenti da utilizzare in fase di scelta della strategia: swot analysis;  stakeholder analysis; matrice del cambiamento e benchmarking. 3. Strumenti da utilizzare in fase di gestione della strategia: benchmarking e  balanced scorecard.
  • 32. Università Tor Vergata di Roma Strumenti analisi strategica L’analisi degli scenari Per scenario si intende “una visione internamente coerente  di quanto potrebbe avvenire in futuro; scenario non è una  previsione, ma un possibile sviluppo futuro” (Porter, 1985). Gli scenari, quindi, consistono nel descrivere delle potenziali  evoluzioni e non servono a fare previsioni, ma a fornire uno  schema interpretativo utile a prepararsi a gestire le  eventualità e gli eventi che potrebbero accadere.
  • 33. Università Tor Vergata di Roma Strumenti analisi strategica Esistono vari modelli per la costruzione degli scenari ma, qualunque approccio si  scelga, esistono alcuni elementi fondamentali:  1. le forze trainanti: quali sono i fattori che potrebbero innescare un cambiamento  dell’organizzazione? 2. plot o story: quali azioni intraprendere? 3. stadio finale: quale risultato? “what…if…”
  • 34. Università Tor Vergata di Roma Strumenti analisi strategica
  • 35. Università Tor Vergata di Roma Strumenti analisi strategica Gli elementi per la costruzione degli scenari La PEST Analysis I Uno dei primi passaggi che è necessario compiere nel momento in cui ci si appresta  a redigere il piano strategico di un’organizzazione è l’analisi del macroambiente nel  quale essa si trova inserita e dalla cui evoluzione dipendono in larga misura le sue  performance. Uno strumento particolarmente utile nel momento in cui ci si appresta ad  esaminare il contesto di riferimento è rappresentato dalla PEST analysis; tale  strumento, infatti, consente di individuare le variabili che hanno l’impatto  maggiormente significativo sul futuro di un’organizzazione, guidando la riflessione  attraverso quattro distinte macro‐aree di interesse (che formano l’acronimo dal  quale deriva il suo nome Politica, Economia, Società e Tecnologia) per ciascuna  delle quali essa fornisce delle indicazioni dettagliate circa i fattori da prendere in  considerazione.
  • 36. Università Tor Vergata di Roma Strumenti analisi strategica La dimensione politica, determina le scelte di indirizzo. Di conseguenza, tale  dimensione va considerata tenendo presenti i diversi livelli (locale, regionale,  nazionale e comunitario) e, a seconda della tipologia di azienda o ente pubblico, essa  può essere considerata come un elemento dato o come uno strumento di azione. La stessa duplicità di considerazione va riservata alla dimensione economica, che è  sia un elemento condizionante (in termini di risorse disponibili, di sviluppo del  territorio di riferimento) che un elemento da condizionare (attraverso azioni di  ridistribuzione della ricchezza, valorizzazione del territorio ed attrazione degli  investimenti). Una particolare attenzione, inoltre, deve essere riservata alla dimensione socio‐ culturale: per una Pubblica Amministrazione e per una azienda di servizi pubblici,  infatti, essa è fondamentale per riuscire a individuare i bisogni che si svilupperanno,  le aspettative e il comportamento che assumerà il cittadino. Non meno importanti, infine, sono le variabili collegate alla tecnologia, perché esse  permettono di prevedere l’immissione di nuovi prodotti o l’avvio di processi di  obsolescenza delle metodologie e delle tecnologie dominanti, creando opportunità e  minacce delle quali è necessario tenere conto.
  • 37. Università Tor Vergata di Roma Strumenti analisi strategica
  • 38. Università Tor Vergata di Roma La scelta della strategia La SWOT Analysis L’analisi SWOT (Strengths, Weaknesses Opportunities and Threats: cioè punti di forza e  di debolezza, opportunità e minacce) rappresenta un utile strumento per il  management della aziende di servizi pubblici. Il processo di utilizzazione dell’approccio SWOT richiede, dunque, un’indagine interna  dei punti di forza e di debolezza delle azioni che le imprese di pubblici servizi intendono  avviare ed un’indagine esterna sulle opportunità e sulle minacce. Indagare sui punti di forza e di debolezza consente di rilevare le aree che possono  subire un cambiamento allo scopo di migliorare. E’ raro che esistano solo punti di  debolezza. E’ necessario, dunque, evidenziare i punti di forza al fine di potenziarli. La  valutazione dei punti di forza e di debolezza è facilitata anche da indagini, gruppi di  focalizzazione, interviste ed altre fonti attendibili. La visone esterna è complementare allo studio interno per un’ analisi SWOT. Le  influenze nazionali e regionali, come pure gli interessi statali e locali, assumono una  fondamentale importanza quando si decide di implementare nuove strategie o di  adottarne di nuove. Bisogna considerare che le minacce e le opportunità non sono  assolute. Ciò che a prima vista può sembrare un’opportunità potrebbe non rilevarsi tale.
  • 39. Università Tor Vergata di Roma La scelta della strategia
  • 40. Università Tor Vergata di Roma La scelta della strategia La Stakeholder Theory La Stakeholder Theory propone un modello nel quale tutti gli individui o i  gruppi con un interesse legittimo che partecipano alla vita di un’azienda  agiscono in modo da ottenere dei benefici  Secondo la definizione data da Freeman (1984) stakeholder è, infatti, “ogni  gruppo o individuo che può influenzare o può essere influenzato dal  raggiungimento degli obiettivi di un’azienda”.
  • 41. Università Tor Vergata di Roma La scelta della strategia La Stakeholder Analysis I Nell’ambito della Stakeholder Theory particolare interesse assume l’approccio  “strumentale” della stakeholder analysis. Con il termine stakeholder analysis,  infatti, si intende un insieme di strumenti utili per l’identificazione e la  descrizione degli stakeholder in base ai loro attributi, alle loro relazioni reciproche  e ai loro interessi. Operativamente, la stakeholder analysis cerca di differenziare ed esaminare i  diversi stakeholder sulla base di criteri ed attributi specifici. Tali variabili di  segmentazione, tuttavia, non sono fisse, bensì debbono essere individuate di  volta in volta a seconda della situazione concreta che si sta esaminando, tentando  comunque di considerare: • il potere relativo e gli interessi di ciascuno stakeholder (Freeman, 1984: 64); • l’importanza e l’influenza che possiede (Grimble, Wellard, 1996); • la molteplicità di ruoli che ciascun gruppo o individuo può rivestire; • i network e le coalizioni a cui gli stakeholder appartengono (Freeman, Gilbert,  1987).
  • 42. Università Tor Vergata di Roma La scelta della strategia La Stakeholder Analysis II Al di là degli obiettivi peculiari di ogni singola analisi, è possibile individuare  comunque un percorso metodologico comune che rappresenta un valido  supporto per progettare e realizzare una stakeholder Analysis (Grimble et al.,  1995: 7). Gli step da seguire sono, secondo questa impostazione, i seguenti: • identificare e chiarire l’obiettivo dell’analisi; • sviluppare una prima analisi sommaria del sistema e del ruolo dei vari  decision‐maker; • identificare i principali stakeholder, i loro interessi e le loro caratteristiche; • identificare gli schemi e i contesti di interazione tra i vari attori; • analizzare la situazione e predisporre le informazioni necessarie al  management per predisporre le necessarie azioni di intervento.
  • 43. Università Tor Vergata di Roma Stakeholder analysis
  • 44. Università Tor Vergata di Roma Stakeholder analysis
  • 45. Università Tor Vergata di Roma La scelta della strategia La matrice del cambiamento I uno strumento che potrebbe rivelarsi molto utile è la matrice del cambiamento. Più in particolare, l’impiego del tool di cui stiamo parlando facilita il conseguimento di  quattro prerequisiti fondamentali per l’implementazione di ogni strategia: 1. identificare in modo sistematico gli elementi che è necessario monitorare e  controllare per gestire il cambiamento; 2. individuare le interazioni tra questi elementi e le possibili difficoltà nel passaggio  dalla situazione attuale a quella progettata; 3. conoscere l’opinione dei vari stakeholder a proposito dei cambiamenti onde  individuare i potenziali fattori di resistenza; 4. utilizzare le informazioni raccolte per progettare il percorso del cambiamento in  modo da massimizzare le probabilità di successo.
  • 46. Università Tor Vergata di Roma La matrice del cambiamento La matrice del cambiamento II Nella pratica, la matrice del cambiamento viene costruita attraverso quattro  passaggi: 1. il primo step consiste nell’esame degli elementi critici presenti  nell’organizzazione e nell’identificazione delle azioni o dei nuovi processi  necessari per raggiungere i risultati programmati; 2. il secondo passaggio è l’identificazione delle interazioni di interferenza o di  complementarità che esistono tra i vari elementi. Operativamente, si tratta di  costruire due matrici di interferenza (una orizzontale e una verticale), nelle  quali, dopo aver riportato gli elementi rilevati dello stato attuale e quelli dello  stato futuro, evidenziare l’esistenza di relazioni di complementarità (attraverso  un segno “+”) o di interferenza (attraverso un segno “‐“).
  • 47. Università Tor Vergata di Roma La matrice del cambiamento La matrice del cambiamento III 3.  Il terzo passaggio da compiere è quello di identificare le interazioni che si  creano durante la fase di transizione. A questo fine è necessario costruire una  terza matrice, derivante dall’incrocio delle due matrici precedenti, nella quale  vengono individuate le eventuali relazioni (di complementarità o di interferenza)  che sussistono tra gli elementi dello stato attuale e quelli dello stato progettato; 4. il quarto passaggio è l’analisi del coinvolgimento degli stakeholder nel processo  di cambiamento progettato. Queste valutazioni, effettuate con l’ausilio degli  strumenti di indagine di volta in volta più appropriati (questionari, focus group,  indagini delphi, panel di esperti), debbono essere sintetizzate, preferibilmente  attraverso l’impiego di una scala di Likert a cinque valori ancorata attorno allo  zero, e inserite nelle matrici orizzontali e verticali.
  • 48. Università Tor Vergata di Roma La matrice del cambiamento
  • 49. Università Tor Vergata di Roma La scelta della strategia Il benchmarking I il benchmarking è “un’attività di misurazione continua e sistematica dei processi  gestionali di un’azienda al fine di confrontarli con i processi svolti dalle aziende  eccellenti, ovunque esse si trovino, in modo da acquisire preziose informazioni che  aiutino l’azienda stessa a migliorare le proprie performance”. L’attività di benchmarking si sostanzia nella formalizzazione e nell’applicazione  disciplinata delle quattro fasi in cui si articola la sua filosofia di base (Camp, 1989): 1. conoscere le proprie attività operative (conoscenza, cioè, dei propri punti di forza  e di debolezza); 2. conoscere le imprese leader o concorrenti (quelle con le migliori performance); 3. incorporare il meglio; 4. raggiungere la superiorità. Tramite questo percorso logico, si supera la logica incrementale tipica di una visione  introspettiva, tendente a basare la determinazione degli obiettivi di miglioramento sul  confronto con i risultati dell’anno precedente (Pastore, 1995), e di ‘ricalibrare’  continuamente il sistema degli obiettivi aziendali in base alla mutazione dell’ambiente  esterno (Leibfried, McNair, 1995) utilizzando “esclusivamente” le proprie competenze‐ conoscenze.
  • 50. Università Tor Vergata di Roma Il benchmarking Il benchmarking II Esistono diverse tipologie di benchmarking: • Reverse engineering: pone l’attenzione sull’analisi delle caratteristiche, della  funzionalità e delle prestazioni dei prodotti/servizi della concorrenza, partendo dal  prodotto finito e risalendo, lungo il processo produttivo, fino alle singole  componenti del prodotto. • Benchmarking competitivo: costituisce il primo vero approccio al benchmarking confrontando i propri processi interni con i processi della concorrenza. • Benchmarking di processo (meglio benchmarking funzionale o generico):s i basa  sul concetto che, studiando le pratiche più efficaci, indipendentemente dal settore  di attività, si possono apprendere modalità operative originali che applicate alla  propria attività aumentano notevolmente le performance. • Benchmarking strategico: è un «processo sistematico inteso a valutare le  alternative, a realizzare le strategie e a migliorare la performance mediante la  comprensione e l’adattamento delle strategie di successo di aziende esterne con  cui si collabora» (Watson, 1993: 30). 
  • 51. Università Tor Vergata di Roma La gestione strategica
  • 52. Università Tor Vergata di Roma La gestione strategica
  • 53. Università Tor Vergata di Roma La gestione strategica La Balanced Scorecard I Il termine Balanced Scorecard significa, letteralmente, “scheda di valutazione  bilanciata”. Con tale denominazione Kaplan e Norton (1992) intendevano  evidenziare due caratteristiche di tale strumento: l’utilizzo di uno strumento di  valutazione Scorecard (pagella) che, periodicamente, registri le performance del  management aziendale; il bilanciamento della rilevazione tra più dimensioni e  prospettive di analisi. Lo strumento delle Balanced Scorecard (BSC), messo a punto da Kaplan e Norton  (1992) rappresenta una valida risposta, all’esigenza di riorientare i sistemi di  controllo direzionale verso la produzione di informazioni, anche di natura  extracontabile, che possano soddisfare i seguenti requisiti (Sansonetti, 2002): • dare maggior enfasi ai fattori critici per la creazione di valore in azienda,  rappresentati, in modo sempre più significativo, dai cosiddetti intangible asset; • anticipare a monte il verificarsi di eventuali risultati negativi, fornendo una  valutazione della strategia ex‐ante ed in itinere e non solo ex‐post; • collegare maggiormente l’azione di pianificazione strategica con le attività  gestionali ed operative e con i relativi sistemi di controllo (controllo direzionale,  controllo di gestione e controllo operativo).
  • 54. Università Tor Vergata di Roma La gestione strategica
  • 55. Università Tor Vergata di Roma Balanced scoreboard La Balanced Scorecard II Le Balanced Scorecard devono essere, infatti, sviluppate in una logica top‐down,  partendo dal livello strategico, passando per il livello gestionale (funzionale o di  processo), giungendo fino al livello di sottoprocesso, di attività o, addirittura,  individuale. Per ciascuno dei livelli suindicati si procede alla costruzione di schede in cui siano  rappresentati, in una logica top‐down, i seguenti elementi: • visione strategica dell’azienda; • strategie/obiettivi (piani, prospettive, linee guida,…); • imperativi di creazione di valore (le dimensioni rilevanti per la creazione di valore in  azienda;  • fattori critici di successo (per ciascuna prospettiva vengono definite le azioni  necessarie per raggiungere con successo gli obiettivi fissati); • indicatori (informazioni numeriche e non che ragguagliano sul livello di successo o  insuccesso delle diverse azioni e, conseguentemente, sul raggiungimento degli  obiettivi fissati).
  • 56. Università Tor Vergata di Roma Il concetto di produzione Concetto di produzione L’attività di produzione si concretizza nella creazione di valore‐utilità che viene messa  a disposizione del cliente attraverso l’acquisto del prodotto finito. Il processo di produzione può essere ricondotto a tre fasi: 1. acquisizione dei fattori produttivi; 2. trasformazione; 3. immagazzinamento e/o distribuzione del prodotto/servizio finito. Queste tre fasi, comuni a tutti i processi produttivi, a volte vengono distinte solo  teoricamente poiché nella realtà alcune possono presentarsi congiuntamente (come  nelle aziende produttrici di servizi dove la trasformazione e la distribuzione del  prodotto sono contemporanee). In ogni caso, l’output dell’attività di produzione  dovrà avere un valore economico superiore, o almeno uguale, a quello degli input  del processo; quando ciò non avviene significa che una parte dell’utilità delle risorse  impiegate nel processo produttivo è andata perduta (non c’è stata creazione di  valore) con la conseguente distruzione di ricchezza (spreco di risorse).
  • 57. Università Tor Vergata di Roma La gestione strategica
  • 58. Università Tor Vergata di Roma Il sistema di erogazione dei servizi Le componenti del sistema di erogazione Un supporto utile per tale analisi è lo schema che prende in considerazione  l’esistenza di una parte visibile e di una invisibile in ogni azienda di servizio.  La parte invisibile al cliente è il sistema di organizzazione interna (back office), che  comprende le funzioni classiche dell’azienda ‐finanza, marketing, personale, ecc.‐ ma  dove si svolgono anche tutte le attività produttive che sono propedeutiche, o  successive, all’erogazione vera e propria del servizio  Il front office deve essere progettato in modo da accogliere adeguatamente il  cliente, quando egli vi si recherà per partecipare alla coproduzione del servizio.
  • 59. Università Tor Vergata di Roma Il sistema di erogazione dei servizi Back office Front office
  • 60. Università Tor Vergata di Roma Front office: relazioni primarie Le relazioni primarie “In accordo alla teoria della servuction di Eiglier e Langeard, ciascun sistema di  creazione o di erogazione dei servizi (servuction) dispone di propri elementi e di  proprie relazioni, mentre l’obiettivo del sistema –il suo risultato, come ‘prodotto’  delle relazioni fra gli elementi costitutivi‐ è la prestazione del servizio stesso.“ (Izzo,  2000: 85). Le relazioni primarie sono quelle che si instaurano tra gli elementi principali del  sistema: 1. il cliente, che è l’elemento centrale del sistema ed il cui ruolo è tanto più  rilevante quanto maggiore è il suo coinvolgimento attivo nel processo di  produzione; 2. il personale di contatto, che rappresenta l’azienda nell’interazione con il cliente; 3. il supporto fisico, che è l’insieme degli elementi materiali di cui si servono, o con  cui vengono a contatto, il personale ed il cliente durante il processo di  coproduzione.
  • 61. Università Tor Vergata di Roma Le relazioni di concomitanza Le relazioni di concomitanza Le relazioni di concomitanza sono quelle che si stabiliscono con gli altri  clienti e con i servizi ad essi erogati, la presenza di tali componenti incide  sulla fruizione del servizio da parte del singolo cliente, come ad esempio,  in un Pronto Soccorso la presenza degli altri pazienti e delle cure che  devono essere loro prestate esercitano una forte influenza su ogni singolo  paziente e sul servizio che egli deve ricevere (aumento della ansia,  mancanza di privacy, prolungamento dell’attesa, confusione, ecc.).
  • 62. Università Tor Vergata di Roma Back office: relazioni interne Le relazioni interne Le relazioni interne sono quelle che collegano la parte visibile dell’azienda con  quella invisibile. Esse rivestono un’importanza fondamentale per la riuscita  dell’interazione tra personale di contatto e cliente (relazione primaria) in quanto  assicurano il collegamento con le fasi del processo di produzione che non  avvengono alla presenza del cliente (perché già preparate ed in attesa di essere  assemblate, oppure da preparare secondo le esigenze del cliente).  L’esistenza di un sistema di organizzazione interna poco efficiente ed attento alle  esigenze del cliente fa accumulare tensione negli utenti perché influisce sul livello  di qualità del servizio erogato; tensione che, spesso, si “scarica” sul personale di  contatto che (anche se non ha alcuna responsabilità e capacità di influire  sull’organizzazione interna) raccoglie i reclami e subisce la reazione dell’utente per  le disfunzioni che si verificano nel sistema e si manifestano al cliente durante la  servuction.
  • 63. Università Tor Vergata di Roma Il governo dell’incertezza Il governo dell’incertezza L’incertezza che condiziona l’attività di produzione delle aziende di servizi può  sintetizzarsi in quattro domande: Quanto? Quando? Cosa? Come?. La risposta a tali domande riflette due tipologie di incertezza: l’incertezza di volumi  e l’incertezza relazionale. L’incertezza di volumi riguarda l’ammontare dei servizi richiesti (Quanto?) ‐quanti  clienti chiederanno contemporaneamente la prestazione‐ ed il momento in cui si  verificheranno le richieste (Quando?) ‐la distribuzione temporale delle richieste  nell’arco della giornata, della settimana, del mese, dell’anno‐. L’incertezza di volumi  condiziona fortemente la scelta del dimensionamento che dovrà assumere la  capacità produttiva, la quale è composta sia dagli impianti e dalle attrezzature  necessarie all’erogazione del servizio, sia dalle risorse umane (che in molti casi  costituiscono la risorsa produttiva prevalente). L’incertezza relazionale, invece, riguarda la variabilità nell’esecuzione del processo  di erogazione ed i differenti modi in cui i diversi attori svolgeranno il proprio ruolo e  si relazioneranno fra loro. Essa, pertanto, è legata a fattori che sono dipendenti sia  dai comportamenti degli attori del processo produttivo (Come?) che dalla  complessità/variabilità del processo che deve essere svolto (Cosa?).
  • 64. Università Tor Vergata di Roma Il governo dell’incertezza
  • 65. Università Tor Vergata di Roma Il governo dell’incertezza Ridurre l’incertezza della servuction attraverso la raccolta e l'elaborazione  delle informazioni Nella progettazione (prima del processo produttivo) contenere a monte il  fabbisogno informativo attraverso: • l'analisi a monte dei fattori che generano incertezza; • la conoscenza del comportamento della domanda. Nella gestione(durante il processo produttivo) aumentare la capacità di  elaborazione di informazioni attraverso: • l'aumento della capacità di trasmissione delle informazioni; • la fornitura agli attori del processo produttivo di sistemi di  elaborazione delle informazioni.
  • 66. Università Tor Vergata di Roma L’importanza dell’informazione Per limitare l’incertezza relazionale, inoltre, è anche necessario aiutare  tutti i clienti ad apprendere le attività che dovranno svolgere nella  fruizione dei servizi, ad esempio attraverso specifiche campagne di  informazione.  Un cliente informato partecipa al processo di erogazione in modo  corretto e disinvolto ottimizzando il suo tempo e quello degli altri (altri  utenti compresi). Inoltre, ridurre l’incertezza relazionale ha effetti  anche sull’incertezza di volumi poiché una corretta coproduzione  assicura il rispetto dei tempi di erogazione ed evita il formarsi di ‘code  indesiderate’.
  • 67. Università Tor Vergata di Roma La riduzione dell’incertezza
  • 68. Università Tor Vergata di Roma La gestione strategica http://www.federica.unina.it/economia/econo mia‐e‐gestione‐delle‐imprese‐di‐servizi‐ pubblici/concetto‐di‐produzione/