Slides tratte dai materiali didattici degli interventi della dott.ssa Maria Grazia Fiore (esperta nei processi formativi) nel corso di formazione in presenza "*ICF e inclusione: dalla teoria alla pratica*", tenuto insieme al dott. Mario Damiani (neurologo) presso il III C. D. di Andria (BA), (2012).
1. Le dimensioni
dell'inclusione scolastica: la
specificità del contesto in
cui si opera
di
Maria Grazia Fiore
fiore.mariagrazia@gmail.com
http://speculummaius.wordpress.com
2. Significato e finalità dell'agire
educativo scaturiscono dalla
complessa interazione di variabili
sistemiche e individuali di cui spesso i
protagonisti non sono
adeguatamente consapevoli.
3. Qualsiasi setting didattico non è mai
isolato né indipendente dal più
ampio contesto storico-culturale in
cui prende forma né dall'istituzione
in cui viene concepito ed utilizzato.
Le innovazioni che si vogliono portare alla
propria azione educativa possono essere
ostacolate/facilitate dalle prassi specifiche
dell'organizzazione in cui si opera.
adeguatamente consapevoli.
4. Il contesto organizzativo in cui si opera
diviene risorsa quando sostiene il
processo di inclusione, in primo luogo
attraverso un adeguato coinvolgimento
di tutti i soggetti interessati ai Gruppi di
lavoro previsti dalla L.104
5. Come funzionano i GLH nella nostra
istituzione scolastica?
I gruppi di lavoro
6. Come funzionano i GLH nella nostra
istituzione scolastica?
I gruppi di lavoro
Notas do Editor
In quest’ottica, i problemi/desideri di miglioramento alla base del progetto innovatore a livello micro (ossia di singolo setting didattico) vanno esplicitati e articolati alla luce di quelli provenienti dal livello della specifica istituzione formativa (livello méso ) e dal più ampio contesto socio-culturale (livello micro ).
In quest’ottica, i problemi/desideri di miglioramento alla base del progetto innovatore a livello micro (ossia di singolo setting didattico) vanno esplicitati e articolati alla luce di quelli provenienti dal livello della specifica istituzione formativa (livello méso ) e dal più ampio contesto socio-culturale (livello micro ).
Françoise Cros, responsabile scientifica dell’Osservatorio, sottolinea come in questa definizione non compaiano quelle caratterizzazioni, spesso implicitamente riferite al processo di innovazione, quando se ne parla. Il concetto di novità non può essere un criterio esaustivo di definizione dell’innovazione in campo educativo, perché «à la limite, tout peut être qualifié de nouveau, y compris la réitération de l’ancien». Altrettanto vale per il concetto di cambiamento che, da solo, non basta a determinare quel miglioramento auspicato dall’introduzione di ciò che si pensa possa essere un’innovazione. Parlare poi di innovazione come azione finalizzata , implica il paradosso di epurare questo processo dall'aleatorietà che gli è propria (Alter 2007, 143-144) e che lo rende meno controllabile e “misurabile” di quanto spesso sembrano credere le istituzioni che lo sollecitano, propongono, impongono... Lo stesso concetto di miglioramento se “naturalmente” associato all'innovazione serve spesso a celare il rischio – sempre presente – di un potenziale conflitto di valori tra i differenti attori coinvolti: cosa viene migliorato? Per chi? E con quali finalità?