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Venezia Mira Dai ridotti al casino da gioco di Villa Alessandri
INDICE ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Il ridotto (dal termine ridursi, cioè recarsi) era un luogo dove le persone potevano giocare d'azzardo e divertirsi con le cortigiane. Fin dal '500 al loro interno scoppiavano risse talmente cruente che nella seconda metà del '700 si decise di chiuderli. Da questa chiusura ne guadagnarono i casini, più piccoli e meglio gestibili. In quel periodo, fino alla fine della Repubblica se ne contarono 136. IL   RIDOTTO Quadro di Pietro Longhi Il Ridotto
L’origine della parola casino (piccola casa) fornisce chiaramente una descrizione di questi locali: luoghi piccoli, ma accoglienti ed intimi, dove si poteva incontrare gli amici dopo il teatro. Essi sono quasi tutti nelle vicinanze di Piazza San Marco. I casini sono numerosi a Venezia fin dal cinquecento, ma è nella prima parte del settecento che ottennero un vero successo. Sono luoghi di ritrovo, di divertimento, talvolta di dissolutezza, addirittura veri salotti letterari, dove all’interno si gioca d’azzardo, si balla, si fanno incontri galanti  o si parla di teatro e delle filosofie che arrivano dalla Francia.
IL CARNEVALE E IL RIDOTTO VENEZIANO Durante il periodo della repubblica di Venezia, società rigidamente oligarchica, era necessario dare come apparenza per sfuggire al controllo e lasciarsi all’eccesso o per dare l’illusione ai ceti più poveri di diventare simili ai potenti,  per un periodo prestabilito, la possibilità di mascherarsi, difatti, durante il Carnevale era necessario indossare una maschera sul volto. Il carnevale Venezia era abbastanza prolungato, durava in poche parole alcuni mesi. Cominciava il 26 dicembre (giorno di San Stefano) per concludersi il giorno delle Ceneri (mercoledì delle ceneri, ovvero primo giorno di Quaresima).
Spesso però venivano concesse licenze carvanalesche per l’utilizzo di queste maschere fino al primo di ottobre e anche durante la festa della Sensa (durava 15 giorni) era consentito l’uso della maschera e del travestimento. Accanto alle feste pubbliche si svolgevano anche numerose feste private, nelle case e nei palazzi patrizi, in cui si organizzavano sfarzosi ballo e spesso si praticava il gioco d’azzardo.
LE CORTIGGIANE VENEZIANE Il fenomeno delle cortigiane era tollerato ed incentivato nel cinquecento veneziano. Esse erano sfoggio di svago e divertimento per i nobiluomini della città di Venezia, soprattutto nel periodo di Carnevale. Nella prima metà del ‘300, le cortigiane venivano obbligate ad abitare in un quartiere vicino a Rialto chiamato il “casteletto” e successivamente, il quartiere prese il nome di “alle Carampare”.
Esse, erano obbligate alla sera, dopo la terza campana (da qui prende il successivo nome del quartiere),  a rientrare in casa. Se una di esse, veniva trovata fuori del coprifuoco aveva una pena di 10 frustate. Se queste donne avvicinavano uomini nel periodo di natale, di pasqua o in altri giorni sacri, la pena era di 15 frustate. Potevano girare per la città di Venezia solamente il sabato e non frequentavano le osterie.  C’erano due categorie di cortiggiane: quelle di basso rango e quelle di alto rango. Queste ultime erano invidiate dalle nobildonne per la libertà che esse godevano in una società impostata su rigide regole.
IL RIDOTTO DI PALAZZO DANDOLO  A SAN MOISE’ Quadro di Francesco Guardi Il Ridotto di palazzo Dandolo a San Moisè
Il gioco d’azzardo non poteva mancare al Ridotto del Palazzo Dandolo a San Moisé, il quale era la pubblica casa da gioco gestita dallo Stato,divenendo uno dei punti nevralgici del carnevale veneziano.  Tra il 1638 (anno d'apertura) e il 1774 (anno della chiusura) migliaia di giocatori in maschera fecero sgorgare un fiume di ducati dalle loro tasche alle casse dello stato.  Il Ridotto era aperto esclusivamente durante il Carnevale e, gli unici a essere esentati dall'uso delle maschere erano i croupier, i cosiddetti barnabotti, nobiluomini veneziani decaduti. L’opera, di Francesco Guardi (1746), raffigura la sala grande della casa da gioco di Palazzo Dandolo a San Moisè.
IL CASINO VENIER Il  casino Venier a Venezia si trova tra il Ponte di Rialto, cuore commerciale della città, e Piazza San Marco nelle Mercerie, centro politico, nel mezzanino di un edificio poco appariscente. Dal punto di vista architettonico e decorativo, esso è uno dei più caratteristici. Era un casino da gioco di proprietà del procuratore Venier ma usato dalla moglie, Elena Priuli, nobildonna colta e raffinata. L’interno dell’edificio espone tutta la sua richezza; la disposizione delle stanze riprende la tipologia dei palazzi veneziani, con un salone centrale da cui si dipartono simmetricamente le altre stanze.
Nella seconda stanza di destra si affaccia il Liagò, piccolo poggiolo coperto in ferro battuto con lo stemma Venier, il quale permetteva di osservare dall’alto l’esterno. La decorazione interna si è conservata intatta fino ai giorni nostri, con pavimenti in marmo. Originari sono anche gli stucchi e gli affreschi. Nascosto nel pavimento del di marmo della sala d’ingresso, uno spioncino permette di sorvegliare chi entrava: ottimo per proteggere  l’intimità di questo luogo.
Alle spalle della scala d’entrata  una stanzetta munita di grate intagliate  in legno dorato, è la stanza dei  musicisti che, nascosti, suonavano  per gli ospiti.   Oggi il Casino Venier è  sede dell’Associazione  culturale Italo-Francese  dal 1987.
CASINO DI  VILLA ALESSANDRI ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
VILLA ALESSANDRI Facciata della Villa Alessandri Veduta della  Barchessa Alessandri
I Proprietari ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
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Villa Alessandri è una tipica costruzione cinquecentesca. È stata costruita dai Corbelli verso la fine del cinquecento, poi tra il 1692 e il 1711, Cesare Alessandri fa edificare la foresteria. Esso ha caratteristiche del cinquecento inoltrato; l’aspetto esterno e la planimetria ripropongono lo schema delle case di Venezia. Le notizie d’archivio informano che Andrea Corbelli, nel 1522, lasciava ai suoi eredi questa villa come luogo dominicale. Nei decenni la casa domenicale passa a diverse famiglie; ma solamente nel 1692 Cesare Alessandri Carlo comprerà la casa dominicale e 13 campi con teza di muro e due campi di brolo. Storia di villa Alessandri
La villa Alessandri subisce cambiamenti rispetto all’impianto originario, osservando le incisioni del Coronelli, del Volkamer e del Costa. Durante i vari restauri la villa ha perso una serliana, l’abbaino, le guglie e i pinnacoli riportarti in tutte le stampe. Importante, perché unica del suo genere in Italia, è una stanza della foresteria affrescata dal Pellegrini: disegna con pennellate rapide e solo con colori chiari e luminosi. Egli diffuse in tutta Europa l’arte Veneta, e quando affrescò questa stanze egli era già famoso. Stampa del Costa
Descrizione esterna la villa  presenta  un corpo centrale, una grande foresteria  sulla destra, e un arco che apre verso  il terreno di proprietà, un tempo adibito a parco. Una nota curiosa è, che sotto al parco, si sono trovate tracce di un affresco seicentesco. Il palazzo padronale è una costruzione risalente alla fine del XVI secolo.  Mentre le costruzioni ad esso adiacenti risalgono alla fine del XVII secolo.
Al complesso, circondato da mura, si accede attraverso un cancello sostenuto da due  da due pilastri sopra i quali si possono ammirare le statue di Alessandro e Cesare, quest’ultimo nome rimanda al Committente Cesare Alessandro.
Descrizione interna Tra il 1702 e il 1704 Cesare Alessandri incarica Antonio Pellegrini di affrescare il primo piano della foresteria adibito a sala da gioco e di divertimento, luogo di feste e cultura.  Un’ampia scala permette di accedere al piano nobile e di ammirare i pregevoli affreschi.  Nel salotto delle feste, Antonio Pellegrini, rappresentò  le “metamorfosi” di Ovidio in un trionfo di colori chiari e luminosi, inquadrati in finte cornici in oro zecchino.
Alle parenti della sala da gioco è  raccontata la passione di Antonio e Cleopatra con metodo fantasioso e misterioso. Nella saletta delle conversazioni, invece, è affrescato Annibale che giura odio contro i romani.
Gli affreschi, le pareti e i soffitti sono impreziositi da raffinate decorazioni e da importanti quadrature architettoniche di grande effetto scenografico. Il salone delle feste è impreziosito da una vetrina a tromp d’oeil con cuccume, tazzine da caffè, ampolline e bicchieri; il tutto è indice dell’ospitalità tipica di casa Alessandri.
LA FORESTERIA
La foresteria o barchessa di Villa Alessandri, è un piccola ma elegante costruzione, costruita alla fine del settecento da Cesare Alessandri. Si trova a lato della Villa leggermente arretrata. Presenta una pianta a elle: sul braccio più lungo si aprono le stanze degli ospiti, oggi esse non sono visitabili; mentre sul braccio più corto, a tutt’oggi ben conservato si può ammirare il Casino da gioco e la sala delle feste, mirabilmente affrescati da Antonio Pellegrini, pittore veneziano ed allievo di Sebastiano Ricci.
La parte visitabile della costruzione è impreziosita da tre arcate, la centrale delle quali apre su una scalinata che porta al piano nobile, corredata da una elegantissima ringhiera di ferro con ricci, serpenti e fiori in mezzo a volute sinuose.
PROSPETTO FORESTERIA
FORESTERIA:  PIANTA DEL PRIMO PIANO
FORESTERIA:  PIANTA DEL PIANO TERRENO
PARTE IN MICRO LINGUA La vita di Antonio Pellegrini The Return of  Jephtha  (detail)
Giovanni Antonio Pellegrini (April 1675- November 1741) was a widely-travelled Rococo decorative painter from Venice, where he was born and died.  He is considered to be one of the most important Venetian painters of the early 18th century,  melding the Renaissance style of Paolo Veronese with the Baroque of Pietro da Cortona and Luca Giordano. It is considered an important predecessor of Giovanni Battista Tiepolo. One of his pupils was Antonio Visentini.
Pellegrini's father, also Antonio, was a shoemaker from Padua. Pellegrini first studied under Girolamo Genga, but was later a pupil of Paolo Pagani and of Sebastiano Ricci. He married Angela Carriera, the sister of Rosalba Carriera, in 1704. Pellegrini decorated the dome above the staircase at the Scuola Grande di San Rocco in 1709. He is mainly known for his work in England, which he visited from 1708 to 1713 at the invitation of the Earl of Manchester, and where he had considerable success. He painted murals in a number of English country houses, including Castle Howard (mostly destroyed in 1940) and Kimbolton Castle. Pellegrini travelled to Germany and the Netherlands in 1713. He died in Venice.
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Venezia mira dai_ridotti_al_casino_da_gioco_di_villa_alessandri

  • 1. Venezia Mira Dai ridotti al casino da gioco di Villa Alessandri
  • 2.
  • 3. Il ridotto (dal termine ridursi, cioè recarsi) era un luogo dove le persone potevano giocare d'azzardo e divertirsi con le cortigiane. Fin dal '500 al loro interno scoppiavano risse talmente cruente che nella seconda metà del '700 si decise di chiuderli. Da questa chiusura ne guadagnarono i casini, più piccoli e meglio gestibili. In quel periodo, fino alla fine della Repubblica se ne contarono 136. IL RIDOTTO Quadro di Pietro Longhi Il Ridotto
  • 4. L’origine della parola casino (piccola casa) fornisce chiaramente una descrizione di questi locali: luoghi piccoli, ma accoglienti ed intimi, dove si poteva incontrare gli amici dopo il teatro. Essi sono quasi tutti nelle vicinanze di Piazza San Marco. I casini sono numerosi a Venezia fin dal cinquecento, ma è nella prima parte del settecento che ottennero un vero successo. Sono luoghi di ritrovo, di divertimento, talvolta di dissolutezza, addirittura veri salotti letterari, dove all’interno si gioca d’azzardo, si balla, si fanno incontri galanti o si parla di teatro e delle filosofie che arrivano dalla Francia.
  • 5. IL CARNEVALE E IL RIDOTTO VENEZIANO Durante il periodo della repubblica di Venezia, società rigidamente oligarchica, era necessario dare come apparenza per sfuggire al controllo e lasciarsi all’eccesso o per dare l’illusione ai ceti più poveri di diventare simili ai potenti, per un periodo prestabilito, la possibilità di mascherarsi, difatti, durante il Carnevale era necessario indossare una maschera sul volto. Il carnevale Venezia era abbastanza prolungato, durava in poche parole alcuni mesi. Cominciava il 26 dicembre (giorno di San Stefano) per concludersi il giorno delle Ceneri (mercoledì delle ceneri, ovvero primo giorno di Quaresima).
  • 6. Spesso però venivano concesse licenze carvanalesche per l’utilizzo di queste maschere fino al primo di ottobre e anche durante la festa della Sensa (durava 15 giorni) era consentito l’uso della maschera e del travestimento. Accanto alle feste pubbliche si svolgevano anche numerose feste private, nelle case e nei palazzi patrizi, in cui si organizzavano sfarzosi ballo e spesso si praticava il gioco d’azzardo.
  • 7. LE CORTIGGIANE VENEZIANE Il fenomeno delle cortigiane era tollerato ed incentivato nel cinquecento veneziano. Esse erano sfoggio di svago e divertimento per i nobiluomini della città di Venezia, soprattutto nel periodo di Carnevale. Nella prima metà del ‘300, le cortigiane venivano obbligate ad abitare in un quartiere vicino a Rialto chiamato il “casteletto” e successivamente, il quartiere prese il nome di “alle Carampare”.
  • 8. Esse, erano obbligate alla sera, dopo la terza campana (da qui prende il successivo nome del quartiere), a rientrare in casa. Se una di esse, veniva trovata fuori del coprifuoco aveva una pena di 10 frustate. Se queste donne avvicinavano uomini nel periodo di natale, di pasqua o in altri giorni sacri, la pena era di 15 frustate. Potevano girare per la città di Venezia solamente il sabato e non frequentavano le osterie. C’erano due categorie di cortiggiane: quelle di basso rango e quelle di alto rango. Queste ultime erano invidiate dalle nobildonne per la libertà che esse godevano in una società impostata su rigide regole.
  • 9. IL RIDOTTO DI PALAZZO DANDOLO A SAN MOISE’ Quadro di Francesco Guardi Il Ridotto di palazzo Dandolo a San Moisè
  • 10. Il gioco d’azzardo non poteva mancare al Ridotto del Palazzo Dandolo a San Moisé, il quale era la pubblica casa da gioco gestita dallo Stato,divenendo uno dei punti nevralgici del carnevale veneziano. Tra il 1638 (anno d'apertura) e il 1774 (anno della chiusura) migliaia di giocatori in maschera fecero sgorgare un fiume di ducati dalle loro tasche alle casse dello stato. Il Ridotto era aperto esclusivamente durante il Carnevale e, gli unici a essere esentati dall'uso delle maschere erano i croupier, i cosiddetti barnabotti, nobiluomini veneziani decaduti. L’opera, di Francesco Guardi (1746), raffigura la sala grande della casa da gioco di Palazzo Dandolo a San Moisè.
  • 11. IL CASINO VENIER Il casino Venier a Venezia si trova tra il Ponte di Rialto, cuore commerciale della città, e Piazza San Marco nelle Mercerie, centro politico, nel mezzanino di un edificio poco appariscente. Dal punto di vista architettonico e decorativo, esso è uno dei più caratteristici. Era un casino da gioco di proprietà del procuratore Venier ma usato dalla moglie, Elena Priuli, nobildonna colta e raffinata. L’interno dell’edificio espone tutta la sua richezza; la disposizione delle stanze riprende la tipologia dei palazzi veneziani, con un salone centrale da cui si dipartono simmetricamente le altre stanze.
  • 12. Nella seconda stanza di destra si affaccia il Liagò, piccolo poggiolo coperto in ferro battuto con lo stemma Venier, il quale permetteva di osservare dall’alto l’esterno. La decorazione interna si è conservata intatta fino ai giorni nostri, con pavimenti in marmo. Originari sono anche gli stucchi e gli affreschi. Nascosto nel pavimento del di marmo della sala d’ingresso, uno spioncino permette di sorvegliare chi entrava: ottimo per proteggere l’intimità di questo luogo.
  • 13. Alle spalle della scala d’entrata una stanzetta munita di grate intagliate in legno dorato, è la stanza dei musicisti che, nascosti, suonavano per gli ospiti. Oggi il Casino Venier è sede dell’Associazione culturale Italo-Francese dal 1987.
  • 14.
  • 15. VILLA ALESSANDRI Facciata della Villa Alessandri Veduta della Barchessa Alessandri
  • 16.
  • 17.
  • 18. Villa Alessandri è una tipica costruzione cinquecentesca. È stata costruita dai Corbelli verso la fine del cinquecento, poi tra il 1692 e il 1711, Cesare Alessandri fa edificare la foresteria. Esso ha caratteristiche del cinquecento inoltrato; l’aspetto esterno e la planimetria ripropongono lo schema delle case di Venezia. Le notizie d’archivio informano che Andrea Corbelli, nel 1522, lasciava ai suoi eredi questa villa come luogo dominicale. Nei decenni la casa domenicale passa a diverse famiglie; ma solamente nel 1692 Cesare Alessandri Carlo comprerà la casa dominicale e 13 campi con teza di muro e due campi di brolo. Storia di villa Alessandri
  • 19. La villa Alessandri subisce cambiamenti rispetto all’impianto originario, osservando le incisioni del Coronelli, del Volkamer e del Costa. Durante i vari restauri la villa ha perso una serliana, l’abbaino, le guglie e i pinnacoli riportarti in tutte le stampe. Importante, perché unica del suo genere in Italia, è una stanza della foresteria affrescata dal Pellegrini: disegna con pennellate rapide e solo con colori chiari e luminosi. Egli diffuse in tutta Europa l’arte Veneta, e quando affrescò questa stanze egli era già famoso. Stampa del Costa
  • 20. Descrizione esterna la villa presenta un corpo centrale, una grande foresteria sulla destra, e un arco che apre verso il terreno di proprietà, un tempo adibito a parco. Una nota curiosa è, che sotto al parco, si sono trovate tracce di un affresco seicentesco. Il palazzo padronale è una costruzione risalente alla fine del XVI secolo. Mentre le costruzioni ad esso adiacenti risalgono alla fine del XVII secolo.
  • 21. Al complesso, circondato da mura, si accede attraverso un cancello sostenuto da due da due pilastri sopra i quali si possono ammirare le statue di Alessandro e Cesare, quest’ultimo nome rimanda al Committente Cesare Alessandro.
  • 22. Descrizione interna Tra il 1702 e il 1704 Cesare Alessandri incarica Antonio Pellegrini di affrescare il primo piano della foresteria adibito a sala da gioco e di divertimento, luogo di feste e cultura. Un’ampia scala permette di accedere al piano nobile e di ammirare i pregevoli affreschi. Nel salotto delle feste, Antonio Pellegrini, rappresentò le “metamorfosi” di Ovidio in un trionfo di colori chiari e luminosi, inquadrati in finte cornici in oro zecchino.
  • 23. Alle parenti della sala da gioco è raccontata la passione di Antonio e Cleopatra con metodo fantasioso e misterioso. Nella saletta delle conversazioni, invece, è affrescato Annibale che giura odio contro i romani.
  • 24. Gli affreschi, le pareti e i soffitti sono impreziositi da raffinate decorazioni e da importanti quadrature architettoniche di grande effetto scenografico. Il salone delle feste è impreziosito da una vetrina a tromp d’oeil con cuccume, tazzine da caffè, ampolline e bicchieri; il tutto è indice dell’ospitalità tipica di casa Alessandri.
  • 26. La foresteria o barchessa di Villa Alessandri, è un piccola ma elegante costruzione, costruita alla fine del settecento da Cesare Alessandri. Si trova a lato della Villa leggermente arretrata. Presenta una pianta a elle: sul braccio più lungo si aprono le stanze degli ospiti, oggi esse non sono visitabili; mentre sul braccio più corto, a tutt’oggi ben conservato si può ammirare il Casino da gioco e la sala delle feste, mirabilmente affrescati da Antonio Pellegrini, pittore veneziano ed allievo di Sebastiano Ricci.
  • 27. La parte visitabile della costruzione è impreziosita da tre arcate, la centrale delle quali apre su una scalinata che porta al piano nobile, corredata da una elegantissima ringhiera di ferro con ricci, serpenti e fiori in mezzo a volute sinuose.
  • 29. FORESTERIA: PIANTA DEL PRIMO PIANO
  • 30. FORESTERIA: PIANTA DEL PIANO TERRENO
  • 31. PARTE IN MICRO LINGUA La vita di Antonio Pellegrini The Return of Jephtha (detail)
  • 32. Giovanni Antonio Pellegrini (April 1675- November 1741) was a widely-travelled Rococo decorative painter from Venice, where he was born and died. He is considered to be one of the most important Venetian painters of the early 18th century, melding the Renaissance style of Paolo Veronese with the Baroque of Pietro da Cortona and Luca Giordano. It is considered an important predecessor of Giovanni Battista Tiepolo. One of his pupils was Antonio Visentini.
  • 33. Pellegrini's father, also Antonio, was a shoemaker from Padua. Pellegrini first studied under Girolamo Genga, but was later a pupil of Paolo Pagani and of Sebastiano Ricci. He married Angela Carriera, the sister of Rosalba Carriera, in 1704. Pellegrini decorated the dome above the staircase at the Scuola Grande di San Rocco in 1709. He is mainly known for his work in England, which he visited from 1708 to 1713 at the invitation of the Earl of Manchester, and where he had considerable success. He painted murals in a number of English country houses, including Castle Howard (mostly destroyed in 1940) and Kimbolton Castle. Pellegrini travelled to Germany and the Netherlands in 1713. He died in Venice.
  • 34.