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GEORISORSE • AMBIENTE • TERRITORIOECOTER CPA S.r.l.
Via Selvagreca, 14H – 26900 Lodi
tel.: 0371/427203 (r.a.) – fax: 0371/50281
e-mail: ecoter@ecotercpa.it – web: www.ecotercpa.it
ECOTER CPA S.r.l.
Partita I.V.A. 11710640159 – Capitale Sociale Euro 25.000,00 i.v.
Registrazione C.C.I.A.A. di Lodi 1442050 – Registrazione Tribunale di Lodi 10652/290/10712
Progetto:
PROGETTAZIONE DEFINITIVA
DELLA NUOVA CENTRALE TERMO-
ELETTRICA A CARBONE (2X660 We)
A SALINE JONICHE (RC)
Attività:
STUDIO DI IMPATTO
AMBIENTALE: ANALISI DEGLI
EFFETTI DELLE EMISSIONI IN
ATMOSFERA SULLE COLTURE
LOCALI DI BERGAMOTTO
Committente:
SEI S.p.A.
Contenuti:
RELAZIONE FINALE
Rif. e data:
SEI/488/11 – MARZO 2012
timbro e firma committente: timbro e firma progettista:
SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC)
Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto
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CONTENUTI
1. INTRODUZIONE
1.1. PREMESSE
1.2. SOMMARIO E CONCLUSIONI
1.2.1. Aspetti metodologici
1.2.2. Sintesi delle attività
1.2.3. Analisi dei risultati
1.2.4. Prospettive
2. SINTESI DEL QUADRO CONOSCITIVO
2.1. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGRAMMATICO
2.1.1. Pianificazione territoriale regionale
2.1.2. Pianificazione territoriale provinciale
2.1.3. Pianificazione urbanistica comunale
2.1.4. Pianificazione di settore: aria
2.1.5. Aspetti Socio Economici e Territoriali
2.1.6. Conclusioni
2.2. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGETTUALE
2.2.1. Il sito: l’area industriale dismessa di Saline Joniche
2.2.2. Localizzazione dell’impianto
2.2.3. Parametri e dati comuni di riferimento
2.2.4. Criteri di selezione adottati e conclusioni della valutazione comparativa
2.2.5. Ulteriori elementi progettuali
2.3. DESCRIZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE
2.3.1. Individuazione e delimitazione dell’ambito di indagine
2.3.2. Quadro meteo-climatico
3. MODELLAZIONE DEGLI IMPATTI SULLA QUALITÀ DELL’ARIA
3.1. IMPATTO SULLA QUALITÀ DELL’ARIA
3.2. AREA DI STUDIO E RECETTORI DISCRETI CONSIDERATI
3.3. SORGENTI CONSIDERATE
3.4. OPZIONI DI CALCOLO
3.5. DATI METEOROLOGICI
3.6. SIMULAZIONI EFFETTUATE
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4. ANALISI DATI PREGRESSI: SUOLO E SOTTOSUOLO
4.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO STRUTTURALE DELL’AREA VASTA
4.2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E COSTIERO
4.3. CARATTERI GEOLOGICI E LITOLOGICI DELL’AREA D’IMPIANTO
4.4. IL SUOLO
4.5. INQUADRAMENTO PEDO-GEOGRAFICO
4.6. I TIPI PEDOLOGICI
5. ANALISI DATI PREGRESSI: LA VEGETAZIONE
5.1. USI DEL SUOLO: AREA D’IMPIANTO
5.2. QUADRO FLORISTICO-VEGETAZIONALE DELL’AREA VASTA
5.3. FLORA E VEGETAZIONE DELL’AREA D’IMPIANTO
5.4. ELEMENTI DI FISIOLOGIA DELLE PIANTE
6. ANALISI DEGLI ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DEL SITO
6.1. VALUTAZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE
6.1.1. Impatti in fase di cantiere
6.1.2. Impatti in fase d’esercizio
6.1.3. Misure di mitigazione e sistemi di monitoraggio
6.1.4. Sintesi del quadro di riferimento attuale: aria
6.1.5. Analisi e previsione di impatto
6.1.6. Co-combustione carbone-biomasse
6.2. ATTITUDINI DEI SUOLI E DELLE TERRE
6.2.1. Capacità d’uso dei suoli e delle terre
6.2.2. Attitudine alla coltivazione degli agrumi
7. ANALISI DEGLI ELEMENTI DI INCIDENZA DEL PROGETTO
7.1. VALUTAZIONE DEL QUADRO PROGETTUALE
7.1.1. Sintesi delle prestazioni energetiche ed ambientali della Centrale
7.1.2. Qualità dell’aria e ricadute al suolo degli inquinanti: risultati di simulazioni
prodotte nel SIA con l’uso di modelli
7.2. SUOLI: PRESSIONI PRODOTTE
7.2.1. L’acidificazione
7.2.2. Gli elementi in traccia
7.2.3. Comportamento dei metalli nel suolo
7.2.4. La mobilità dei metalli nei suoli
7.3. INQUINANTI DELL’ARIA E FISIOLOGIA DELLE PIANTE
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7.4. GLI INQUINANTI PIÙ IMPORTANTI E LORO EFFETTO SULLE PIANTE
7.4.1. Effetti dell’Anidride Solforosa (SO2)
7.4.2. Effetti degli Ossidi di Azoto (NOx)
7.4.3. Effetti delle piogge acide
7.4.4. Effetti delle Polveri sottili
7.4.5. Effetti dei metalli (mercurio, arsenico, cromo e cadmio)
7.4.6. Effetti dell’Ozono (O3)
8. VALUTAZIONE DI IMPATTO SUL TARGET CONSIDERATO
8.1. POTENZIALI EFFETTI QUALITATIVI SUI SUOLI
8.2. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DEL PROGETTO SULLA FISIOLOGIA DELLE
PIANTE COLTIVATE
8.2.1. Concentrazioni di inquinanti in corrispondenza dei target considerati
8.2.2. Impatto degli inquinanti sulla vegetazione
8.2.3. Studi in condizioni ambientali non controllate
8.2.4. Studi in condizioni ambientali controllate
8.2.5. Conclusione relativa al target “colture”
APPENDICI
APPENDICE 1 ------- IL QUADRO CONOSCITIVO: SINTESI DEL SIA
APPENDICE 2 ------- ELABORATI CARTOGRAFICI (Tavole A3)
Tav. 1 ----------- Inquadramento territoriale: Area d’impianto – Scala 1:10.000
Tav. 2 ----------- Inquadramento territoriale: Area ristretta – Scala 1:25.000
Tav. 3 ----------- Inquadramento territoriale: Area vasta – Scala 1:50.000
Tav. 4 ----------- Inquadramento territoriale: Area vasta – Scala 1:100.000
Tav. 5 ----------- Inquadramento territoriale: Area di produzione del
bergamotto – Scala 1:100.000
Tav. 6 ----------- Uso del suolo – Corine Land Cover – Scala 1:100.000
Tav. 7 ----------- Distribuzione spaziale delle concentrazioni medie annue di
SOx, NOx, CO, PM10 (μ/m3) per lo scenario di progetto
Tav. 8 ----------- Distribuzione spaziale delle deposizioni totali annuali di Pb,
Ni, As, Cd (mg/m2) per lo scenario di progetto
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1. INTRODUZIONE
1.1. PREMESSE
Il presente documento corrisponde alla Relazione Finale prodotta a conclusione delle attività svolte dalla Società
Consulente ECOTER CPA S.r.l. (di seguito definita “il Fornitore”) per conto della Azienda SEI S.p.A. (di
seguito definita “il Committente”), attività che hanno avuto come obiettivo quello di fornire al Committente,
relativamente al progetto di realizzazione della Centrale Termo-Elettrica a Carbone da 2x660 MWe (di seguito
anche definita anche solo “centrale” o “impianto”) a Saline Joniche, nel comune di Montebello Jonico (RC),
quanto il Committente stesso ha richiesto, ossia ricostruzioni, analisi e valutazioni, per identificare possibili
interazioni tra emissioni in atmosfera dell’impianto e le locali coltivazioni agrumicole (bergamotto). La
prestazione d’opera intellettuale è garantita per il Fornitore dai propri professionisti, che si sono occupati degli
aspetti di relativa competenza, coordinati dal Dott. Paolo Cerutti, coadiuvato dal Dott. Enrico Casati e dal Dott.
Alessandro Bianchi, in particolare per ciò che concerne competenze specifiche e specialistiche di carattere
agronomico, e da altri singoli consulenti per analisi di aspetti di minor rilievo.
Il programma dei lavori è stato definito a partire dai contenuti dell’estratto di documentazione dello Studio di
Impatto Ambientale (nel seguito definito solo “SIA”) fornita dal Committente a inizio attività, comprendente:
• quadro progettuale, quadro programmatico, quadro ambientale,
• allegati fotografico e cartografici: n° 67 Tavole (1, 2, 3, 4a, 4b, …, 39),
• sintesi non tecnica dello stesso SIA;
non si sono viceversa ritenuti utili allo scopo gli ulteriori allegati e documenti facenti parte del SIA, relativi ad
impatto acustico ed indagini geo-ambientali sul sottosuolo.
Il risultato finale di cui alla presente relazione è scaturito quindi da una analisi, oltre che del citato estratto
parziale della documentazione del SIA, di quanto segue;
• altra documentazione di SIA;
• dati di dominio pubblico acquisiti nel corso della attività;
• dati, informazioni e conoscenze di proprietà del Fornitore;
• letteratura scientifica di settore;
• valutazioni già effettuate congiuntamente.
Il SIA disponibile tuttavia ricostruisce e analizza a scale diverse aspetti diversi e fornisce, per la diffusione degli
inquinanti, il quadro emissivo e le dinamiche, mentre ad esempio nulla dice sui caratteri pedologici dei suoli
(salvo rifarsi al quadro nazionale per la definizione dei livelli critici per l’acidificazione e il carico di piombo e
cromo) nel territorio circostante il sito e nemmeno sulla struttura produttiva agricola locale, di cui si descrive
solo la geografia delle classi generali d’uso (legenda CORINE), senza altre informazioni in merito alle tecniche
colturali utilizzate e nello specifico al peso locale e regionale delle produzioni di qualità, come è quella del
bergamotto.
Nel testo della presente relazione, per esigenze di inquadramento del progetto e delle valutazioni fornite, si
riportano in corsivo stralci del SIA; i riferimenti ad elaborati quali tabelle, figure, grafici, tavole, se non
esplicitato diversamente, devono essere intesi come riferimenti ai corrispondenti elaborati del SIA stesso. A
completamento di quanto sopra, nelle due appendici alla presente relazione si forniscono rispettivamente:
• un’ampia descrizione del quadro conoscitivo presentato dal SIA e descritto in sintesi anche nel capitolo 2;
• rappresentazioni cartografiche di alcuni elementi di inquadramento territoriale dell’area di studio, nonché
delle distribuzioni spaziali delle concentrazioni medie annue e delle deposizioni totali annuali di alcuni
inquinanti per lo scenario di progetto, come fornite nel SIA.
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1.2. SOMMARIO E CONCLUSIONI
1.2.1. Aspetti metodologici
In considerazione della potenziale complessità ed articolazione delle valutazioni richieste dal Committente e dei
numerosi livelli di possibile approfondimento delle ricostruzioni e delle analisi, si ritiene opportuno fornire
alcune considerazioni di carattere metodologico, utili per una prima verifica e condivisione dell’approccio
proposto e seguito, nonché di conseguenza dei risultati raggiunti, in questa fase.
1. Premesso che gli esiti delle valutazioni richieste non sono ovviamente predeterminati, né prevedibili, e che
in un caso teorico e molto semplice si potrebbe evidenziare la non sussistenza di effetti di alcun tipo
relativamente a quanto richiesto, è giusto sottolineare che nella fattispecie si è dovuta ad esempio verificare
la sussistenza o meno di effetti diretti sulle colture, ma anche a dover definire (come suggerisce la metodica
europea DPSIR - Driving forces, Pressures, States, Impacts, Responses) il quadro delle “pressioni” che si
vengono a verificare complessivamente sull’ecosistema, cioè sulle relazioni suolo-pianta-atmosfera-
idrosfera a seguito della costruzione e messa in opera della centrale.
2. Sulla base di quanto richiesto dal Committente, gli elementi considerati sono essenzialmente le emissioni in
atmosfera e le loro dinamiche, mentre ad esempio:
a. il consumo di acqua (realistico peso dell’utilizzo previsto di acqua di acquedotto e di pozzi soprattutto
per la costruzione, ma anche per l’operatività dell’impianto rispetto all’uso irriguo effettivo o
potenziale, con particolare riferimento alle colture di pregio);
b. eventuali effetti sulle acque superficiali (come fonti di approvvigionamento possibile, realisticamente
coinvolte, stante il regime idrologico dei corsi d’acqua, nel processo di produzione agricola);
c. relativi effetti secondari ed altri impatti, relativi sia alla fase di costruzione che a quella di esercizio,
nonché relativi ad altri target;
non sono stati considerati in quanto non in grado di generare effetti significativi.
3. Pur comunque rifacendoci anche solo alla componente “emissioni in atmosfera”, gli aspetti considerati sono
stati ricondotti a target differenti, ossia:
a. le colture: la fisiologia e la tecnica di coltivazione specifica per caratterizzare la sensibilità agli
inquinanti dei singoli individui e dei campi coltivati;
b. il suolo: per cogliere le dinamiche delle deposizioni umide e secche con riferimento alla resilienza agli
apporti acidificanti e al possibile accumulo o trasferimento di elementi in traccia (c.d. metalli pesanti).
1.2.2. Sintesi delle attività
1. Relativamente agli obiettivi del lavoro, le attività sono state programmate e sviluppate con riferimento alle
necessità concordate di:
a. predisporre ricostruzioni e analisi qualitative, oltre alle necessarie elaborazioni relative a componenti
di interesse (inquadramento geo-pedologico regionale, aree agricole produttive identificate nella carta
dell’uso del suolo esistente) non trattate nel SIA, indicando quindi, in funzione di quanto sopra, le
valenze e le criticità riscontrate ed alcune prospettive per un eventuale futuro approfondimento;
b. non mettere in discussione gli elementi conoscitivi e metodologici già definiti nel SIA (quadri
progettuale, programmatico ed ambientale), né in ogni caso di procedere ad elaborazioni quantitative
ex-novo, anche riferite a componenti ed elementi che siano già state oggetto di analisi all'interno dello
stesso SIA, né tantomeno di effettuare rilievi in sito, né trasferte di altro tipo;
c. produrre infine gli elaborati definitivi, redatti nei termini che parzialmente comunque già si sono
identificati nel corso del lavoro in base alle risultanze progressivamente emerse.
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2. Nel corso delle attività, per livelli di approssimazione successivi in termini di ricostruzione, analisi e
valutazione, si è quindi proceduto in sintesi, alla stessa scala del SIA, a quanto segue:
a. sistematizzazione dei dati pregressi per la ricostruzione dello stato di fatto;
b. analisi del quadro progettuale e degli elementi di sensibilità del sito e di incidenza del progetto, e
integrazione, per ciò che concerne il quadro ambientale, dei dati pregressi;
c. valutazione dell’impatto del progetto sul target considerato, ossia dei potenziali effetti qualitativi di
inquinanti già considerati sui suoli e sulla fisiologia delle piante coltivate;
d. redazione di una prima sintesi tecnica relativa a quanto sopra, a beneficio del Committente, e
comprensiva di un programma di predisposizione degli elaborati finali;
e. analisi e valutazione di quanto sopra, effettuate congiuntamente al Committente, che ha prodotto
proprie osservazioni scritte finalizzate anche agli approfondimenti successivi;
f. redazione della presente Relazione Finale, che propone un’analisi dei quadri programmatico,
territoriale e progettuale, fornendo indicazioni in merito a quanto descritto, analizzato e valutato.
3. Relativamente all’analisi dei potenziali effetti delle emissioni in atmosfera:
a. le attività di ricostruzione hanno comportato in un primo momento la necessità di definire un modello
concettuale condiviso e successivamente quanto già identificabile sulla base di dati pregressi, mentre
solo in una seconda fase si è potuto procedere a ricostruzioni parzialmente integrative (per scala o per
aspetto) di quanto disponibile;
b. come già indicato in precedenza, l’analisi è stata impostata facendo riferimento a due target finali
differenti, ossia il suolo, in quanto elemento potenzialmente esposto alla deposizione delle emissioni
ed indirettamente in grado di veicolare a sua volta effetti sulle colture, e le colture stesse la relativa
sensibilità alle emissioni stesse, da confrontare con il quadro emissivo previsto;
c. non essendo stato previsto di mettere in discussione in questa fase gli elementi conoscitivi e gli aspetti
metodologici già definiti nel SIA, le conclusioni finali del lavoro, le valutazioni espresse e le associate
condizioni di validità e incertezze proprie della scala e delle metodologie di lavoro adottate potranno
essere verificate ed integrate sia mediante eventuali approfondimenti futuri, sia sulla base delle
evidenze fornite dal monitoraggio già previsto dal SIA.
4. Relativamente al target “suolo”:
a. si è operato con riferimento alla necessità di definire l’eventuale rischio reale di un effettivo instaurarsi
di condizioni ritenute dannose per l’attività biologica dei suoli a seguito degli eventuali apporti
atmosferici, considerando l’odierna conoscenza dei suoli, della loro interazione con l’ambiente e dei
livelli attuali dei singoli elementi;
b. l’indagine sull’area circostante la localizzazione della futura centrale ha consentito di circoscrivere
ambiti territoriali a differente vocazione alla coltura degli agrumi e di caratterizzarli qualitativamente
per il loro potenziale comportamento nei confronti delle principali pressioni dovute al possibile effetto
delle deposizioni dovute alle emissioni in atmosfera da parte della centrale.
5. Relativamente al target “colture”:
a. è stata esaminata nel dettaglio l’influenza di ossidi di Zolfo, ossidi d’Azoto, Ozono, metalli pesanti e
delle polveri sottili sulla crescita delle piante e sulla fisiologia degli agrumi in particolare, fornendo al
contempo una sintesi concettuale di alcuni elementi di fisiologia delle piante ed una descrizione dei
principali potenziali e teorici effetti dell’inquinamento atmosferico;
b. gli inquinanti considerati di maggiore interesse ai fini dello studio sono: anidride solforosa (SO2),
ossidi di azoto (NOx), ozono troposferico (O3) e alcuni metalli pesanti (Hg, Cr, Cd, As);
c. gli effetti sullo stato di salute delle piante dovuti ad inquinanti emessi da processi industriali e da
impianti di produzione di energia sono stati descritti facendo riferimento a noti e numerosi studi
effettuati a partire dagli anni sessanta ad oggi; oltre alla trattazione generale degli effetti dovuti agli
inquinanti osservabili sulle specie vegetali, la presente relazione si è rivolta infatti alla ricerca di prove
sperimentali o di studi specifici in grado di fornire previsioni utili rispetto all’obiettivo principale dello
studio di cui alla presente relazione, ossia la ricerca di effetti negativi sulle colture di bergamotto
(Citrus bergamia L.) nell’intorno dell’area di installazione dell’impianto.
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1.2.3. Analisi dei risultati
Anticipando in forma sintetica quanto più estesamente indicato nelle rispettive parti nel seguito della presente
relazione, con riferimento al target “suolo” ed alla definizione del rischio reale di un effettivo instaurarsi di
condizioni ritenute dannose per l’attività biologica dei suoli, considerando l’odierna conoscenza degli stessi
suoli, della loro interazione con l’ambiente e dei livelli attuali dei singoli elementi, la valutazione, seppur
qualitativa e preliminare, ha evidenziato che:
a. nella zona di maggior attitudine all’agrumicoltura i parametri relativi alla valutazione dei processi di
acidificazione presentano condizioni in genere favorevoli, cioè tali da scongiurare verosimilmente il rischio
di un potenziale danneggiamento dei suoli a fronte di una intensificazione di possibili apporti acidificanti:
reazioni sub alcaline o neutre, spesso associate alla presenza anche solo moderata di carbonati (se non in
superficie nell’orizzonte immediatamente sottostante), sono caratteri ampiamente diffusi indicanti un alto
potere tampone dei suoli ed una loro elevata eventuale resilienza;
b. si possono verificare situazioni sub ottimali in concomitanza di suoli sottili, a granulometria grossolana con
scarsa capacità di scambio cationico, diffusi in settori litoranei delle piane costiere e in aree alluvionali più
prossime ai corsi d’acqua (Phaeozems, Fluvisols) però caratterizzate da intensa dinamica distributiva dei
carbonati; le prime presentano tuttavia e comunque importanti limitazioni all’uso agricolo e modesta
attitudine alla agrumicoltura, diversamente dalle piane delle fiumare, che hanno una discreta attitudine alla
coltivazione degli agrumi in cui però il rischio di acidificazione è fortemente ridotto dalla presenza di suoli
con accumulo di carbonati negli orizzonti profondi tali da lasciare ipotizzare un importante trasporto, sia
interno al suolo, che dagli ambiti circostanti;
c. condizioni differenti, seppur non necessariamente critiche, sono riferibili a situazioni locali (terrazzi
pleistocenici), qualora nei suoli illuviali (Luvisols) che ne caratterizzano la copertura pedologica
prevalgano i caratteri “districi”, che, stanti le tessiture moderatamente grossolane di cui si riporta la
maggior frequenza e lo scarso contenuto in sostanza organica, possono presentare simultaneamente anche
valori di capacità di scambio bassi e possibili pressioni dovute principalmente all’apporto esogeno di
metalli pesanti e, in misura minore, ai composti acidificanti.
Relativamente viceversa al target “colture”, si sono effettuate valutazioni basate su indagini e studi di diverso
tipo che valutano gli effetti degli inquinanti atmosferici in condizioni naturali, con osservazioni istologiche e
fisiologiche di piante (anche del genere Citrus) cresciute in zone ad inquinamento più elevato di quello che si
riscontra nell’area di Saline Ioniche; questo tipo di studi in genere non sempre consente di ottenere una
correlazione dose-risposta, in quanto gli effetti osservati derivano da una combinazione di condizioni non
“controllate”, cioè non completamente note e che inoltre non tengono conto dell’andamento degli inquinanti
negli anni precedenti all’indagine; altri studi invece sono svolti in condizioni di laboratorio o di serra, quindi
“controllate” per ciò che concerne le concentrazioni di inquinanti, le riferibilità a concentrazioni crescenti degli
stessi inquinanti, nonché altri parametri (es.: apporto idrico, temperatura, tipo di suolo, concimazioni, ecc.);
molti degli studi di questo tipo dimostrano l’effetto dei contaminanti, sia singolarmente, sia sinergicamente, e
consentono di costruire dei modelli dose–risposta e di stabilire dei valori limite oltre i quali l’effetto negativo si
può osservare: ai nostri fini gli effetti negativi dovuti a concentrazioni di inquinanti paragonabili a quelle
previste dal progetto della centrale oggetto della presente relazione non sono in genere nemmeno descritti o
comunque non forniscono risultati statisticamente significativi; i dati scientifici esistenti illustrano infatti gli
effetti negativi degli inquinanti atmosferici sul metabolismo e sulle funzioni fisiologiche in generale delle piante
coltivate e sul genere Citrus, in generale; tuttavia, effetti diretti ed evidenti sono correlati a concentrazioni degli
inquinanti considerati molto superiori a quelle previste nel SIA e/o comunque a condizioni non direttamente
confrontabili. In sintesi quindi, i risultati dello studio sulle colture evidenziano che:
1. i livelli di emissione di inquinanti previsti dal SIA sono ovviamente nei limiti di legge e, anche con
riferimento ad essi, comunque bassi o molto bassi;
2. ai livelli di emissione e di deposizione indicati dal SIA non sono emerse problematiche di fito-tossicità;
3. l’effetto sinergico tra inquinanti, soprattutto in relazione a fonti esterne non correlate con le emissioni della
centrale, dirette ed indirette, non è allo stato attuale misurabile e valutabile; un elevato fattore di sicurezza è
comunque fornito dal calcolo delle emissioni e della loro diffusione fornito dal SIA.
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1.2.4. Prospettive
Eventuali ulteriori competenze, escluse da necessità ed attività attuali, relative a:
• verifiche e modifiche od integrazioni del quadro progettuale e dei relativi aspetti tecnologici, nonché del
quadro ambientale e dei relativi aspetti geologici, naturalistici, climatici, faunistici e vegetazionali;
• analisi di ulteriori aspetti inerenti emissioni in atmosfera e relativa modellizzazione e ad una valutazione
specialistica relativa agli aspetti di coltivazione e difesa di specie arboree;
• analisi e valutazioni, anche economiche, relative ai processi e cicli industriali per l’utilizzo delle produzioni
agrumicole ed ai prodotti dell'estrazione di oli essenziali (ci si riferisce al ciclo di produzione industriale che
utilizza la produzione agrumicola, cioè il frutto del bergamotto ed anzi solo la sua scorza, per la
preparazione di olio essenziale, che è il prodotto finale dell’industria del bergamotto);
potranno eventualmente essere messe in campo dal Fornitore successivamente, sulla base di valutazioni e
successive programmazioni effettuate congiuntamente da Fornitore e Committente.
Con riferimento al suolo in quanto comparto ambientale non direttamente coinvolto nell’eventuale effetto acuto,
come indicato in precedenza non è possibile allo stato attuale definire un livello di rischio reale riferito alle
ricadute atmosferiche; pur in assenza di criticità identificate, è stato possibile però circoscrivere ambiti
territoriali di potenziale maggior sensibilità alle pressioni (acidificazione e apporti di metalli pesanti) dovute alle
deposizioni di inquinanti già identificate nel SIA ed entro tali ambiti si potrebbero ipotizzare future specifiche
azioni di rilievo e monitoraggio dei livelli e delle dinamiche di accumulo degli inquinanti atmosferici.
Con riferimento viceversa alle colture, partendo dal presupposto per il quale gli effetti ad esempio connessi
all’ozono ed alle polveri sottili non sono facilmente stimabili poiché la formazione di questi composti, così come
la loro diffusione, è influenzata da un elevato numero di parametri non facilmente correlabili tra loro, e
comunque spesso indipendenti dalla singola emissione, nonché considerando che i danni segnalati in altri studi
(ad esempio da SO2 e O3) fanno riferimento a situazioni estreme, nel complesso assai lontane (aree altamente
inquinate, con numerose sorgenti, emissioni nel complesso molto più elevate) da quelle previste nell’area di
realizzazione della centrale, in prospettiva i dati forniti dal monitoraggio delle emissioni in atmosfera di tali
composti potranno essere oggetto di valutazioni sito-specifiche in grado di confermare, sulla base di
concentrazioni effettivamente misurate in loco, il giudizio sugli effetti sulle locali coltivazioni agrumicole
espresso nel presente studio.
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2. SINTESI DEL QUADRO CONOSCITIVO
2.1. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGRAMMATICO
Il SIA, con riferimento alla normativa sulla Valutazione di Impatto Ambientale (di seguito VIA), considera e
riporta, in forma necessariamente sintetizzata, i contenuti delle leggi, delle norme e degli atti di pianificazione o
programmazione di rilevanza per il territorio interessato e la tipologia dell’intervento previsto; in esso in
particolare sono presi in considerazione:
• strumenti di pianificazione e programmazione, vigenti e previsti, coi quali la centrale in progetto
interagisce;
• norme internazionali, nazionali e locali ed atti di rilievo per la centrale proposta;
• ulteriori elementi di interazione e di coerenza della centrale con il quadro programmatico delineato.
2.1.1. Pianificazione territoriale regionale
Relativamente al quadro della pianificazione territoriale regionale, il SIA descrive in forma più ampia i
riferimenti nel seguito riportati in forma più sintetica.
La normativa regionale e strumenti di pianificazione: la Regione Calabria, con la L.R.
16.4.2002, n. 19, “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge Urbanistica della Calabria”, ha
definito la disciplina della pianificazione, tutela e recupero del territorio regionale e l’esercizio delle
competenze e delle funzioni amministrative attinenti. Gli oggetti della pianificazione territoriale ed urbanistica
sono i sistemi naturalistico - ambientali, insediativo e relazionale (art.5) e la definizioni di questi è compito
specifico e prioritario della Regione che vi provvede attraverso il Quadro Territoriale Regionale (QTR). La
pianificazione si attua secondo modalità di intervento articolate in azioni tipologiche, ovvero la conservazione,
trasformazione, nuovo impianto, ed in modalità d’uso ovvero quella insediativa, produttiva, culturale,
infrastrutturale, agricola-forestale, di uso misto (art.6). Gli ambiti della pianificazione (art.7) sono il territorio
regionale, provinciale, comunale, dei parchi e riserve naturali nazionali e regionali, dei bacini regionali e
interregionali, della pianificazione paesaggistica come definiti dal QTR ai sensi degli articoli 135, 143 e 146
del D. Lgs 42/2004, dei consorzi di bonifica. Gli strumenti della pianificazione, come definiti dalla legge con
riferimento ai diversi livelli territoriali ed amministrativi, sono i seguenti:
• Quadro Territoriale Regionale – QTR
• Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - PTCP;
• Piano Strutturale Comunale – PSC e Regolamento Edilizio ed Urbanistico comunale;
• Piano Operativo Temporale - POT (di livello comunale);
• Piani Attuativi Unitari - PAU (di livello comunale);
• Programma integrato d’intervento - PINT (di livello comunale);
• Programma di recupero urbano - PRU (di livello comunale);
• Programmi di riqualificazione urbana - RIURB (di livello comunale);
• Programmi di recupero degli insediamenti abusivi - PRA (di livello comunale);
• Programmi d’Area (di competenza regionale).
Per quanto riguarda la politica del paesaggio si evidenzia (art. 8bis) che la Regione recepisce la Convenzione
Europea del Paesaggio, ratificata con L. 14/2006, ed attua i contenuti della “Carta Calabrese del Paesaggio”,
sottoscritta il 22.6.2006; in quest’ultimo caso è prevista la redazione, da parte della Regione, del Documento
relativo alla “Politica del Paesaggio per la Calabria”. La legge regionale stabilisce, inoltre, che per l’assetto
agricolo e forestale gli strumenti urbanistici (art. 50), nell’individuazione delle zone agricole, disciplinano la
tutela e l’uso del territorio agro-forestale secondo un elenco di finalità individuate.
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Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto
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Strumenti di pianificazione della Regione Calabria: la Regione Calabria, degli strumenti di
pianificazione previsti dalla L.R. 19/2002, ha al momento approvato, con D.C.R. 10.11.2006, n. 106, le Linee
Guida della Pianificazione Regionale e lo Schema base della Carta Regionale dei Luoghi. Per il QTR, dopo la
sottoscrizione in data 23.9.2005 del Protocollo d’Intesa denominato “Un Patto per il governo del territorio” è
stata avviata, con D.G.R. del 22.11.2005, n. 995, la procedura di elaborazione del citato strumento di
pianificazione regionale ed attualmente sono ancora in corso le attività di stesura del documento preliminare.
Linee Guida della Pianificazione Regionale: le Linee Guida si articolano in due parti, la prima
riguardante i “Riferimenti per la pianificazione regionale” e la seconda i “Tematismi ed approfondimenti”, a
loro volta suddivise in capitoli che trattano diversi aspetti, tra gli altri relativi a: difesa del suolo e delle risorse
idriche; paesaggio, parchi e ambiti naturali; infrastrutture e trasporti; reti tecnologiche. Nel caso del tema
della pianificazione provinciale l’attenzione delle Linee Guida è rivolta alla componente geologica ed in tale
caso, oltre ad evidenziare la competenza del PTCP ad identificare gli areali di rischio idrogeologico,
utilizzando il PAI ed integrandolo, si indicano obiettivi e si delineano direttive e prescrizioni. Il documento
contiene: prescrizioni alla localizzazione delle aree di espansione e delle infrastrutture, come fattori escludenti
e limitanti; direttive e prescrizioni per le azioni connesse all’attività estrattiva; indicazioni sulle modalità di
considerazione del rischio sismico e relative prescrizioni per le aree di espansione e le infrastrutture sempre
come fattori escludenti o limitanti. Nel caso del tema della pianificazione comunale le Linee Guida forniscono
innanzitutto criteri riferiti agli aspetti idrogeologici ed alle risorse geo-ambientali, da considerare in sede di
redazione del PSC. In particolare, il documento riporta le prescrizioni relative alle localizzazioni delle aree di
espansione e delle infrastrutture, come fattori escludenti o limitanti associati sia al rischio idrogeologico sia al
rischio sismico. Nel caso dei geo-siti si precisa che il PSC deve procedere alla congrua valutazione e
valorizzazione assumendoli eventualmente come possibili elementi ordinatori e dialettici dei processi di
trasformazione territoriale locale. Per quanto attiene agli ambiti territoriali le Linee Guida evidenziano, quale
obiettivo fondamentale, anche per il PSC, quello della riqualificazione del territorio che deve ispirare le
strategie di intervento relative ai tre sistemi della pianificazione e per quello insediativo (articolato in
sottosistemi) e agricolo-forestale sono riportati ulteriori obiettivi specifici.
Schema base della Carta Regionale dei Luoghi: nelle Linee Guida si richiama il ruolo della Carta
Regionale dei Luoghi, che è parte integrante del QTR, e si precisa che lo Schema base assume il valore e
l’efficacia del QTR fino alla sua approvazione. Lo Schema base, contenuto nelle stesse Linee Guida, fornisce
indicazioni di metodo e di contenuto per la redazione della Carta e definisce linee di indirizzo per la costruzione
dei quadri conoscitivi. Tale documento rimanda alle norme vigenti per le aree già sottoposte a regime di tutela
e propone misure di salvaguardia per le aree che esprimono particolari valori sotto il profilo ambientale. Per il
regime di tutela vigente si registra quanto prescritto per le aree protette (Parchi, Riserve e Oasi) e si precisa
che, in attesa dei relativi Piani, valgono le norme di salvaguardia contenute nei decreti istitutivi e nella
normativa di tutela di cui alla L.R. 23/1990.
Quadro inerente l’area dell’impianto: gli atti di pianificazione regionale attualmente redatti, le
Linee Guida e lo Schema base per la Carta regionale dei Luoghi, non consentono di identificare una relazione
diretta con l’area dell’insediamento della centrale ma forniscono indicazioni generali su obiettivi, direttive ed
in alcuni casi prescrizioni.
2.1.2. Pianificazione territoriale provinciale
Riferimenti normativi: il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (art. 18) è lo strumento
attraverso il quale la Provincia esercita un ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le
politiche territoriali della Regione e la pianificazione urbanistica dei Comuni ed inoltre è il documento che si
raccorda ed approfondisce i contenuti del QTR per la parte riguardante i valori paesistico ambientali di cui al
D.lgs 42/2004. Il PTCP, inoltre, assume come riferimento le linee di azione della programmazione regionale e
le prescrizioni del QTR, specificandone analisi e contenuti.
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Strumenti di pianificazione della Provincia di Reggio Calabria: la Provincia di Reggio
Calabria non ha ancora approvato il proprio PTCP adottato con Delibera di Consiglio Provinciale n 15 del
04/04/2011. Atto di riferimento, per quanto attiene agli aspetti della pianificazione territoriale, sono le Linee
Guida approvate con D.C.P. del 29.7.2003, n. 40.
2.1.3. Pianificazione urbanistica comunale
Riferimenti normativi: la L.R. 16.4.2002, n. 19, “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio –
Legge Urbanistica della Calabria”, per quanto riguarda il livello comunale identifica il Piano Strutturale
Comunale (PSC) quale principale strumento di pianificazione urbanistica e lo associa agli strumenti esecutivi
denominati POT (Piano Operativo Temporale) e PAU (Piano Attuativo Unitario), ai quali si aggiungono i
diversi strumenti della pianificazione negoziata.
Strumenti urbanistici del Comune di Montebello Jonico: il Comune di Montebello Jonico non
è ancora dotato di un PSC, come previsto dalla L.R. 19/2002, ma risulta vigente un Piano Regolatore Generale
(PRG), approvato con Decreto del Presidente della Regione n. 1635 del 30.11.1994 e soggetto a successiva
Variante approvata con Decreto n. 418 del 4.7.97. In relazione all’assenza del nuovo strumento di
pianificazione comunale introdotto dalla normativa regionale, si evidenzia che il Comune di Montebello Jonico,
con D.C.C n. 1 del 27.1.2007, ha deliberato di addivenire alla formazione del PSC e di tutti gli strumenti
necessari alla sua funzionalità e in data 22.12.08 è stata firmata la convenzione di incarico relativa ai servizi
tecnici per la redazione del Piano Strutturale Comunale. nell’ambito della formazione del quale è stato
completato il Quadro Conoscitivo Territoriale. Nel caso dell’Area di Sviluppo Industriale (ASI) di Saline
Joniche, si deve tenere conto anche dello specifico strumento di pianificazione denominato Piano Regolatore
Territoriale (PRT) delle aree di sviluppo industriale, la cui redazione è attualmente di competenza del
Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Reggio Calabria (ASIREG).
Quadro inerente l’area dell’impianto: l’area direttamente interessata all’insediamento della
centrale ricade interamente all’interno del perimetro della “Zona di vincolo – confini ASI” e per una porzione
limitata (lato ovest dell’area stoccaggio carbone) anche in una Zona di vincolo idrogeologico. Per quanto
riguarda l’identificazione della zona dell’ASI non si riscontra un rimando diretto alle NTA del PRG, ma si
evidenzia che: l’articolo 2 precisa che il PRG si attua attraverso Programmi Pluriennali di Attuazione (PPA);
l’articolo 3 contempla i Piani delle aree destinate agli insediamenti produttivi (art. 27 della L. 865 del 1971)
come strumenti di attuazione che prevedono interventi urbanistici preventivi con progettazione urbanistica di
dettaglio intermedia tra PRG e progetto edilizio; l’articolo 4 stabilisce che l’attuazione del PRG nelle zone
destinate ad insediamenti produttivi (zona D) potrà essere consentita solo dopo la formazione dei piani previsti
dall’art. 27 della Legge 865 del 1971; l’articolo 16 associato alle Zone D per attività artigianale e piccolo-
industriale, individuate nella Tavola di Piano, riguarda le zone destinate all’insediamento di attività artigianali
e industriali che non possono insediarsi nell’agglomerato industriale ai sensi dell’art. 4 delle norme del piano
regolatore di detto agglomerato. Per quanto attiene alla Zona a vincolo idrogeologico, l’articolo 20 delle NTA,
precisa che tale vincolo consiste nell’osservanza delle norme stabilite dal R.D. 30.12.1923, n. 3267 e dal R.D.
16.5.1926, n. 1126.
2.1.4. Pianificazione di settore: aria
Riferimenti generali e normativa nazionale: con l’approvazione del Decreto Legislativo n. 351
del 4 Agosto 1999, che recepisce la Direttiva Europea 96/62/CE del 27 settembre 1996 sulla valutazione e
gestione della qualità dell’aria, è stato ridefinito il quadro normativo italiano in materia di limitazione e
controllo dell’inquinamento atmosferico. La direttiva ed i suoi provvedimenti attuativi nazionali individuano gli
inquinanti atmosferici da monitorare e controllare in base a metodi di analisi e valutazione comuni a livello
europeo, e definiscono le linee alle quali gli stati membri devono attenersi per l’attivazione di piani di
risanamento nelle aree in cui la qualità dell’aria non risulti conforme ai valori limite. Regioni e Province
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autonome, oltre ad effettuare la valutazione della qualità dell’aria (inclusa la valutazione preliminare), devono
dunque provvedere alla predisposizione ed adozione di piani di risanamento (nel caso di zone dove "i livelli di
uno o più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza o i livelli di uno o più
inquinanti siano compresi tra il valore limite ed il valore limite aumentato del margine di tolleranza") e/o
mantenimento della qualità dell'aria (viceversa nel caso "in cui i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori
limite e tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi"). Successivamente con l’approvazione del
Decreto Ministeriale (Ambiente e della Tutela del Territorio) n. 60 del 2 aprile 2002, che recepisce le Direttive
99/30/CE e 2000/69/CE, sono stati recepiti in Italia i valori limite per la protezione della salute pubblica e degli
ecosistemi relativi alle concentrazioni ambientali di biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), particelle
(PM10), piombo (Pb), monossido di carbonio (CO) e benzene. Oltre a definire i valori limiti, le soglie di
valutazione inferiore e superiore ed i livelli di allarme, le direttive recepite nel 2002 contengono precise ed
articolate indicazioni circa la data entro la quale detti valori dovranno essere raggiunti, ammettendo margini di
tolleranza percentuali che, a partire dai primi anni di applicazione della normativa devono progressivamente
ridursi fino ad annullarsi. Infine, il D. Lgs 183/2004 ha recepito nel ordinamento italiano la Direttiva
2002/3/CE relativa all’Ozono nell’aria. Con il D. Lgs 152/2007 è stata recepita a livello nazionale la Direttiva
2004/107/CE del 15 Dicembre 2004 concernente l’arsenico (As), il cadmio (Cd), il mercurio (Hg), il nickel (Ni)
e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA, utilizzando come marker il benzo(a)pirene) nell’aria ambiente, che
individua per tali inquinanti dei valori obiettivo di concentrazione nell’aria ambiente da raggiungere a partire
dal 31 dicembre 2012, nonché definisce i metodi ed i criteri per la valutazione delle relative concentrazioni.
Riferimenti generali, normativa e pianificazione regionale: in attuazione di quanto previsto
dal Decreto Legislativo n. 351 del 4 Agosto 1999 la Regione Calabria ha reso noti i primi i risultati della
valutazione preliminare della qualità dell’aria. Questa valutazione, basata sui dati disponibili a livello
regionale relativamente al biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2) ed al materiale particolato (PM10),
ha portato ad una suddivisione preliminare del territorio regionale in zone, in funzione della classificazione
della qualità dell’aria. Come previsto dall’art. 7 del D.Lgs 351/99, la Regione Calabria ha provveduto, infine,
ad indicare, per ciascuna zona, i metodi più idonei di rilevamento e monitoraggio della qualità dell'aria. I
risultati, che verranno resi disponibili a seguito di una valutazione della qualità dell'aria realizzata in accordo
con le indicazioni della zonizzazione preliminare, oltre a servire alla necessaria validazione della stessa
zonizzazione preliminare, dovrebbero servire alla predisposizione ed adozione di piani/programmi atti a fare
rientrare entro i valori limiti i livelli di concentrazione degli inquinanti. Con Decreto n. 1727 del 17/2/05, la
Regione ha approvato il Quadro esecutivo dell’Azione Progettuale per la predisposizione del Piano Regionale
di Tutela della Qualità dell’Aria e realizzazione della struttura tecnico-scientifica per la gestione dello stesso.
2.1.5. Aspetti Socio Economici e Territoriali
Regione Calabria – Documento Strategico per la politica di coesione 2007-2013: il
Documento Strategico Regionale (DSR) si colloca nel processo finalizzato alla definizione del Quadro
Strategico Nazionale (QSN) e come passaggio propedeutico alla costruzione dei Programmi Operativi regionali
(POR), per il periodo di programmazione 2007-2013. Il DSR per la politica di coesione 2007-2013 (proposta
condivisa dai tavoli tematici) del luglio 2006, raccoglie le principali indicazioni provenienti dalla regione e dal
partenariato istituzionale, economico e sociale sulle strategie per il nuovo periodo di programmazione. Tale
documento di tipo strategico anticipa una prima definizione degli obiettivi generali e specifici in cui si articola
la strategia generale della programmazione regionale. Il DSR si suddivide in sei capitoli: Principali elementi
strategici e nuova programmazione; Sistema regione; Analisi di scenario; Gli obiettivi e le priorità della
strategia regionale per la programmazione 2007-13; Integrazione finanziaria e coerenza programmatica;
Governance e partenariato. All’interno di tale documento si individuano alcuni passaggi di particolare
interesse, in relazione all’intervento previsto ed alle condizioni territoriali di contorno, che sono richiamati in
forma sintetica nel SIA
ASIREG - Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Reggio Calabria
- Programma di attività 2003-07: il Consorzio ASIREG, che è un Ente Pubblico Economico istituito
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per la promozione e lo sviluppo imprenditoriale nelle aree attrezzate del comprensorio secondo gli indirizzi
stabiliti dagli organi dello stesso Consorzio, ad oggi gestisce quattro aree industriali tra cui quella di Saline
Joniche. Tra le competenze o finalità del Consorzio è inclusa quella di predisporre ed aggiornare i Piani
regolatori delle aree di sviluppo industriale, in conformità con le indicazioni del Piano Regionale di Sviluppo. Il
Programma di attività 2003-2007, che è redatto facendo riferimento alla L.R. 38/2001, è sinteticamente
descritto nel SIA, data la sua importanza come strumento di programmazione generale per le aree attrezzate
industriali. Il Programma 2003-07, contiene una sezione dedicata specificatamente all’Agglomerato industriale
di Saline Joniche dove è descritto, sotto diversi profili, l’intervento previsto ovvero il “Potenziamento ed
ampliamento dotazione tecnologica ed infrastrutturale materiale ed immateriale dell’agglomerato industriale di
Saline Joniche”. In tale caso l’Ente proponente e realizzatore è il Consorzio ed il PIT di competenza è quello
dell’Area Grecanica mentre il territorio interessato è quello del Comune di Montebello Jonico.
Progetto Integrato Territoriale n. 23 “Area Grecanica”: i Progetti Integrati Territoriali (PIT)
sono individuati quali strumenti per sostenere la realizzazione, crescita ed implementazione dei sistemi locali di
sviluppo all’interno del Programma Operativo Regionale Calabria 2000/2006 (POR), approvato con Decisione
della Commissione Europea del 8.8.2000, n. 2000/2345 e modificato con Decisione 2004/5187 del 15.12.2004. I
singoli PIT sono associati alle relative aree territoriali che sono state individuate con la D.G.R. 27.4.2001, n.
354 e tra queste la n. 23, denominata “Area Grecanica”, interessa il Comune di Montebello Jonico ed anche il
confinante Comune di Melito di Porto Salvo. Il PIT n. 23 è stato assunto con Accordo di Programma, in data
2.3.2005, tra la Regione Calabria, la Provincia di Reggio Calabria, i Comuni territorialmente interessati, la
Comunità Montana Versante Jonico Meridionale – Capo Sud. Il citato Accordo di Programma è finalizzato
all’attuazione delle infrastrutture materiali e immateriali, degli interventi del FSE e delle operazioni in regime
di aiuto, come individuati nelle schede inserite negli Allegati n. 3, 4 e 5 dello stesso Accordo e come previsti dal
PIT. La durata dell’accordo è stabilita fino al 30.6.2009. L’Accordo è integrato da sette Allegati ovvero, il
Quadro Generale, il Quadro riepilogativo degli interventi, le tre Schede degli interventi (per le infrastrutture,
per il regime di aiuto e per il FSE), lo Schema di convenzione per l’attuazione del PIT ed infine le Indicazioni
per la sostenibilità ambientale. Il Quadro Generale si articola in Schede, la prima di “Analisi del contesto socio
economico”, la seconda di “Analisi SWOT”, la terza della “Idea strategica”, la quarta degli “Obiettivi
specifici”, la quinta degli “Indicatori” ed infine la sesta del “Partenariato pubblico e privato”. La lettura di
tale documento consente di evidenziare alcuni aspetti di maggiore rilevanza ed in particolare le strategie e gli
obiettivi del PIT.
2.1.6. Conclusioni
Aspetti della pianificazione territoriale-paesistica ed urbanistica: la Regione Calabria,
che con la L.R. 19/2002 ha ridefinito gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica, non è dotata
del previsto Quadro Territoriale Regionale e nemmeno di altro e precedente strumento di pianificazione
territoriale regionale. Al momento sono state approvate, con D.C.R. 106/2006, le Linee Guida della
Pianificazione Regionale e lo Schema base della Carta Regionale dei Luoghi, che non determinano una
relazione diretta con l’area interessata dalla realizzazione della centrale. Tali documenti contengono, infatti,
principi e riferimenti di ordine generale, indicano obiettivi generali di riferimento e includono gli obiettivi,
direttive e prescrizioni da assumere in sede di redazione degli strumenti previsti dalla citata legge regionale.
Anche nel caso della Provincia di Reggio Calabria non sono vigenti strumenti di pianificazione territoriale ed il
PTCP risulta attualmente in fase di redazione. Nel caso del Comune di Montebello Jonico, non ancora dotato
del Piano Strutturale Comunale, previsto dalla L.R. 19/2002, risulta vigente un Piano Regolatore Generale,
approvato con D.P.R. 1635/1994, successivamente soggetto a Variante approvata con Decreto 418/1997.
L’area interessata dalla localizzazione della centrale ricade interamente all’interno del perimetro della “Zona
a vincolo – confini ASI” e per una porzione limitata dell’impianto si ha anche una sovrapposizione con una
zona a vincolo idrogeologico che comporta l’applicazione delle procedure stabilite dal R.D. 3267/1923. Per
quanto riguarda la zona ASI (Area di Sviluppo Industriale) non si riscontra un relazione diretta nelle Norme
Attuative ma si deduce che per tale area si rimanda ai piani specifici delle zone d’insediamento produttivo e
quindi a quelli dell’ASIREG. L’ASIREG ha in corso la redazione del nuovo Piano Regolatore Territoriale
(PRT) dell’ASI di Saline Joniche mentre quello adottato con Delibera 270/1978, che identificava il perimetro
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della zona industriale e la suddivisione interna, è decaduto ripristinando, di fatto, il rimando al vigente PRG.
Per quanto attiene all’ASIREG si cita invece il documento di programmazione denominato “Programma di
attività 2003-07” che, in riferimento all’area industriale di Saline Joniche, indica quale obiettivo strategico la
“specializzazione dell’area industriale favorendo gli insediamenti del comparto dei servizi e della distribuzione
commerciale e logistica del comparto ittico in un’ottica di integrazione e proto-industrializzazione”. In base
agli strumenti urbanistici, comunque, l’impianto ricade all’interno di una zona industriale e non risultano
quindi incompatibilità tra le norme ed il tipo d’intervento e la destinazione d’uso prevista.
Aspetti della pianificazione di settore energetica: il principale strumento di programmazione di
settore per l’energia, a livello regionale, è il Piano Energetico Ambientale Regionale approvato con D.C.R.
315/2005 che definisce gli obiettivi generali ed indica, quale priorità, il ricorso alle fonti rinnovabili ed al
risparmio energetico come mezzi per una maggiore tutela ambientale ovvero la riduzione delle emissioni
inquinanti. Il Piano contiene scenari tendenziali ed obiettivi al 2010 e, tra i diversi punti, evidenzia che
l’insediamento di nuovi impianti di produzione di energia termoelettrica deve essere attentamente valutato ed
attuato in conformità con le indicazioni contenute nello stesso Piano. Per quanto riguarda il quadro di
riferimento europeo e nazionale, oltre al richiamo agli impegni assunti con riferimento al Protocollo di Kyoto,
si evidenziano le indicazioni contenute nella Comunicazione della Commissione al Consiglio e Parlamento
Europeo “Produzione sostenibile di energia elettrica da combustibili fossili: obiettivo emissioni da carbone
prossime allo zero dopo il 2020”, del gennaio 2007. In tale Comunicazione si afferma che il carbone potrà
essere utilizzato solo con il ricorso a tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS), in grado di ridurre
drasticamente la sua immissione. Nella Comunicazione si afferma che dovrà essere evitato che gli impianti
nuovi, che entreranno in funzione prima del 2020, siano costruiti in modo da rendere impossibile o scarsamente
fattibile installare a posteriori componenti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, su scala abbastanza
ampia, dopo tale data. Per gli impianti nuovi, l’obbligo di predisporre strutture per la futura installazione di
tecnologie CCS, comporta la considerazione delle esigenze connesse alla futura tecnologia di cattura e quindi
la idonea configurazione delle centrali, come previsto per quello in esame.
Aspetti della pianificazione di settore della difesa del suolo e del vincolo sismico ed
idrogeologico: per quanto riguarda la difesa del suolo il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto
Idrogeologico della Regione Calabria, approvato con D.C.R. 115/2001, identifica i rischi o pericolosità
connesse alle modifiche della fascia costiera, all’esondazione dei corsi d’acqua, ai movimenti per frane e colate
detritiche. Nel caso del rischio costiero l’intero territorio, ricadente nel Comune di Montebello Jonico, è in
classe di rischio R3 – elevato ed in dettaglio si evidenzia che le tubazioni di restituzione dell’acqua a mare e di
presa delle acque per la centrale attraversano un tratto di costa identificato come in ripascimento. Nel caso del
rischio idraulico la zona della centrale non è interessata da nessuna area a rischio di nessuna delle quattro
classi ma solo da due aree di attenzione. La prima area di attenzione è associata alla Fiumara Monteneo e non
si individuano situazioni di interferenza con gli impianti ed edifici della centrale. La seconda area di attenzione
è associata alla Fiumara di Sant’Elia e ricadono all’interno di questa l’edificio sala pompe acqua mare,
l’edificio impianto clorinazione e la vasca nuova presa acqua mare: la norma del PSAI stabilisce che si
applicano, ai fini della tutela preventiva, le disposizioni delle aree R4, di divieto a realizzare opere ed attività di
trasformazione dello stato dei luoghi di carattere edilizio od urbanistico, ma al contempo è lasciata la
possibilità, ai soggetti interessati, di presentare studi di dettaglio, finalizzati a classificare l’effettiva
pericolosità e perimetrale le stesse aree, rispondenti ai requisiti minimi stabiliti dalle Linee Guida approvate
dal Comitato Istituzionale della ABR il 31.7.02. Nel caso del rischio idrogeologico la zona di insediamento della
centrale non ricade all’interno di aree di instabilità. Il Comune di Montebello Jonico, in base alla
classificazione del 2004, è associato ad una zona sismica 1, il livello più alto di rischio previsto dalle normative
nazionali e regionali che comporta l’applicazione dei massimi livelli di tutela e quindi delle disposizioni definite
dal D.P.R. 380/2001, dal D.M. 16.1.96 e dal O.P.C.M. 3274/2003. Per quanto riguarda il vincolo
idrogeologico, nelle tavole del vigente PRG del Comune di Montebello Jonico, è individuata una zona che
interessa in parte anche la zona di insediamento della centrale: in tale caso si devono osservare le norme di cui
al RD 3267/1923 e RD 1126/1926.
Aspetti connessi alle aree naturali protette e di interesse naturalistico: l’area di
insediamento della centrale non ricade all’interno di parchi e riserve naturali, di SIC o ZPS, di Zone Umide di
SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC)
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importanza internazionale (zone Ramsar) e di Aree di interesse avifaunistico (zone IBA). Si segnala solo la
presenza, ad 1 km dal perimetro dell’impianto, del SIC “Saline Joniche” costituito da due laghetti che insieme
formano una zona umida con presenza di 4 habitat inclusi nell’elenco dell’Allegato I Direttiva 92/43/CEE, di 14
specie di uccelli inserite nell’elenco dell’Allegato 2 della Direttiva 79/409/CEE e di una specie importante di
flora (Tamerice delle Canarie).
Aspetti connessi ai vincoli di beni culturali e paesistici: l’area di localizzazione della centrale
ricade all’interno di alcune aree associate a categorie paesistiche vincolate, la fascia costiera e la fascia
contermine ai corsi d’acqua Fiumara Monteneo e Fiumara Sant’Elia. In tutti questi casi il sito della centrale è
escluso però dall’applicazione del vincolo paesistico in quanto rientra nelle eccezioni previste dal comma 2
dell’articolo 142 del D. Lgs 42/2004. Analoga considerazione vale con riferimento alle misure minime di
salvaguardia di cui all’articolo 7 della L.R. 23/1990. Per quanto attiene alla fascia costiera vincolata che non
ricade all’interno del perimetro dell’ASI e quindi soggetta a vincolo paesistico, che è interessata
dall’attraversamento in sotterranea delle tubazioni delle prese acqua mare e di quelle di restituzione delle
acque dall’impianto, per le modalità di realizzazione ed inserimento dei manufatti non si determinano modifiche
del luogo e quindi non è necessaria l’applicazione delle procedure previste dal D. Lgs 42/2004. Nel caso dei
beni culturali, in tutta la zona di insediamento della centrale non risultano essere presenti; si segnala invece il
sito di interesse archeologico (insediamento del IV-V sec d. C.) presente vicino al perimetro esterno della
centrale, tra la fiumare di Monteneo, la vecchia e la nuova Strada Statale Ionica.
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2.2. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGETTUALE
Nel SIA il Quadro progettuale evidenzia elementi impiantistici e modalità operative dell’intervento in progetto
ed i fattori di potenziale impatto sulle componenti ambientali interessate. Scopo di questa parte del documento è
la descrizione dei profili progettuali desunti dal progetto della centrale (e relative opere connesse: portuali,
sistema di trasporto carbone, sottoprodotti di processo ed altri materiali solidi, presa acqua mare, scarico acque
di raffreddamento), per la quale è previsto un funzionamento continuo base load di 8.000 ore/anno al Carico
Nominale Continuo (CNC) e utilizzo di carbone oppure carbone in co-combustione con biomasse (fino ad un
massimo del 5% sulla potenza termica). L’energia elettrica prodotta, al netto degli autoconsumi, sarà immessa
direttamente nella Rete di Trasmissione Nazionale a 380 kV attraverso due elettrodotti di collegamento della
lunghezza di circa 35 km cadauno, oggetto di uno Studio di Impatto Ambientale separato. Parte dell’energia
termica ed elettrica prodotta potrà essere resa disponibile alle aziende dell’area industrializzata di Saline Joniche.
Il previsto impiego di personale all’interno della Centrale è di circa 140 unità lavorative.
2.2.1. Il sito: l’area industriale dismessa di Saline Joniche
Il sito destinato ad ospitare la Centrale Termoelettrica è stato acquisito dal Proponente nell’ambito dell’area
occupata dallo stabilimento ex Liquichimica in località Saline Joniche, comune di Montebello Jonico, provincia
di Reggio Calabria. Lo stabilimento, operativo a partire dal 1976 ma mai entrato in produzione, si estende,
lungo la costa, su un’area pari a circa 700.000 m2, ed è stato oggetto, in tempi recenti, di parziali alienazioni e
dismissioni degli impianti industriali esistenti.
L’area destinata ad ospitare la nuova Centrale Termoelettrica si estende su una superficie di circa 320.000 m2,
(incluse le aree demaniali per la nuova presa acqua mare); tale area, che per la parte non compresa nel
demanio è stata acquisita dal Proponente SEI S.p.A., sarà resa disponibile e libera dalle passività presenti alla
data di avvio dei lavori per la costruzione della Centrale.
L’area ex Liquichimica vista dalla banchina del porto (Fotografia scattata nel settembre 2007)
La realizzazione della Centrale Termoelettrica può costituire, sotto questo particolare profilo, anche
l’occasione per una riqualificazione dell’intero sito, che appare attualmente in stato di avanzato degrado.
2.2.2. Localizzazione dell’impianto
La Centrale Termoelettrica sarà ubicata nell’area industrializzata di Saline Joniche del Comune di Montebello
Jonico (Provincia di Reggio Calabria).
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Fotografia da satellite dell’area – in rosso l’area dell’intervento, escluse le opere a mare
L’ area industriale è dislocata parallelamente lungo la costa ionica calabrese ed è delimitata a nord dalla
Strada Statale n°106 “Ionica”, e a sud dalla linea ferroviaria Reggio Calabria-Metaponto. A sud della ferrovia
è localizzata la struttura portuale. A sud-est dell'impianto è localizzata un’area demaniale che verrà utilizzata
per la realizzazione della nuova presa acqua mare e per gli impianti di dissalazione e clorazione. Sempre su
area demaniale (portuale) insisterà una parte delle strutture del sistema di movimentazione materiali solidi (di
cui carbone, biomassa e calcare) e dei sottoprodotti (gesso e ceneri). All’interno del perimetro dell’impianto
saranno ubicate le seguenti apparecchiature e servizi5:
• sistema di movimentazione, stoccaggio e macinazione del carbone;
• sistema di movimentazione, stoccaggio e macinazione del calcare;
• sistema di movimentazione, stoccaggio e macinazione della biomassa
• sistema di movimentazione e stoccaggio dei sottoprodotti solidi (ceneri, gesso);
• due caldaie ultrasupercritiche a polverino di carbone, con relativo sistema di trattamento fumi;
• due turbine a vapore con relativo alternatore;
• due condensatori del vapore;
• due interruttori di macchina;
• due trasformatori elevatori;
• una stazione elettrica AT in blindato;
• unità ausiliarie;
• sistema elettrico di distribuzione ausiliaria;
• impianto di raccolta e trattamento delle acque di scarico;
• sistema per il combustibile ausiliario (gasolio);
• sistema antincendio;
• edifici vari (officine, magazzini, uffici, spogliatoi, mensa, infermeria, ecc).
Nell’area demaniale localizzata a sud-est del perimetro di impianto saranno ubicate le seguenti
apparecchiature e servizi:
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• opere di presa/restituzione acqua mare;
• unità clorazione acqua mare;
• unità produzione acqua industriale / demineralizzata;
• turbina idroelettrica per il recupero di una parte dell’energia contenuta nel flusso di scarico a
• mare delle acque di raffreddamento.
Nell’area portuale saranno infine localizzate le seguenti apparecchiature e servizi:
• sistema scaricatori navi e movimentazione carbone (con realizzazione di un nuovo pontile foraneo,
dedicato e dotato di idonei sistemi di attracco e scarico delle carboniere);
• sistema scarico navi e movimentazione biomassa;
• sistema scaricatore navi e movimentazione calcare;
• sistema caricatore navi gesso e ceneri.
Il conferimento dei materiali solidi (carbone, biomassa e calcare) alla Centrale e la spedizione a destinazione
finale dei sottoprodotti (gesso e ceneri) saranno assicurati ricorrendo per quanto possibile al trasporto via
mare; in particolare è prevista la realizzazione, all’esterno del porto, di un terminale per l’attracco delle navi
carboniere, mentre le altre navi potranno attraccare nel porto esistente; il porto, attualmente inagibile in
quanto insabbiato e dissestato, è oggetto di uno specifico progetto di adeguamento e potenziamento delle
strutture ai requisiti determinati dalle funzioni (con particolare riferimento alle esigenze connesse all’attracco
di navi carboniere di grandi dimensioni).
Una volta ristrutturato e potenziato, il porto sarà quindi adeguato all'accesso ed all'attracco di navi fino a
20.000 DWT (Dead Weight Tonnage), e verrà utilizzato per il carico/scarico di calcare, biomassa, gesso e
ceneri; per lo scarico del carbone verrà realizzato viceversa un nuovo attracco completamente esterno al porto
esistente, localizzato in un area ad ovest dello stesso, dimensionato per navi fino a 170.000 DWT.
2.2.3. Parametri e dati comuni di riferimento
Caratteristiche del Carbone - Il carbone assunto come riferimento per la comparazione delle
tecnologie e come base per la valutazione di prestazioni ed emissioni è un carbone Sudafricano con un tenore di
riferimento per lo zolfo dello 0,6% e le caratteristiche mostrate in Tabella 1.
Analisi Elementare (secca) (% peso)
Umidità totale 8,0
Ceneri 11,0
Carbonio totale 64,7
Idrogeno 4,4
Azoto 1,5
Zolfo 0,6
Ossigeno 9,8
Totale 100,0
Potere Calorifico Inferiore (kJ/kg): 24.886
Tabella 1 – Analisi del carbone
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Condizioni ambientali - Le condizioni ambientali di riferimento sono riportate nella Tabella 2. Le
prestazioni dell’impianto sono fortemente dipendenti dalle condizioni ambientali che influenzano la produzione
di energia elettrica della turbina a vapore (presente in tutte le alternative analizzate) e della turbina a gas
(presente nel solo ciclo combinato IGCC).
Ambiente
Temperatura
Umidità
15°C
60 %
Acqua Raffreddamento Condensatori
Temperatura acqua mare (ingresso)
Temperatura acqua mare (scarico)
Pressione di condensazione
18°C
25°C
0,042 bar
Tabella 2 – Condizioni ambientali di riferimento
Limiti alle Emissioni in Atmosfera - I limiti di legge sono definiti nell’Allegato II relativo ai
“Grandi Impianti di Combustione” del Decreto Legislativo n. 152 del 3 Aprile 2006 (Pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n.88 del 14 Aprile 2006), che recepisce la Direttiva Europea 2001/80 (23 ottobre 2001). Tali limiti
sono precisati in funzione della potenzialità dell’impianto (nel nostro caso oltre i 300 MWt) e della tipologia di
combustibile (solido, liquido o gassoso). Nel caso di combustibile gassoso (gas metano o altro), specifici limiti
vengono fissati per le turbine a gas e sono riassunti in Tabella 3. Tutte le opzioni tecnologiche considerate per
la Centrale di Saline Joniche consentono l’utilizzo del carbone nel rispetto di valori di emissione anche ben al
di sotto dei limiti di legge specificati per le concentrazione di NOx, SOx e particolati nei fumi scaricati; a
dimostrazione di ciò alle Centrali a Carbone recentemente autorizzate o in corso di autorizzazione in Italia
(Cicli a Vapore USC di Torvaldaliga e Porto Tolle) sono stati prescritti, in sede di VIA, limiti massimi di
emissione pari alla metà dei valori ammessi dal citato D. lgs. 152/2006. Per tale motivo, i limiti che sono stati
presi a riferimento come basi di progetto per la centrale a carbone di Saline Joniche sono quelli – più restrittivi
– riportati in Tabella 4.
Inquinante Centrale a Carbone Turbogas
Riferimento mg/Nm3 @ 6% O2 nei fumi secchi mg/Nm3 @ 15% O2 nei fumi secchi
NOx 200 120 (limite definito per combustibili
diversi dal gas naturale)
SOx 200 Non definito
CO Non definito Non definito
Particolati 30 Non definito
Tabella 3 - Limiti Emissivi D. Lgs n. 152 per Centrali a Carbone o Turbogas oltre i 300MWt
Inquinante Centrale a Carbone Turbogas
Riferimento mg/Nm3 @ 6% O2 nei fumi secchi mg/Nm3 @ 15% O2 nei fumi secchi
NOx 100 50 (limite definito per gas naturale)
SOx 100 5
CO 150 30
Particolati 15 0
Tabella 4 - Limiti Emissivi considerati per l’analisi delle alternative impiantistiche di Saline Joniche
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Emissioni di CO2 - La centralità assunta dalla questione del cambiamento climatico associato
all’aumento delle concentrazioni di CO2 ed altri gas a effetto serra conseguenti alle emissioni antropogeniche
rende ineludibile una attenta considerazione di tale problematica anche (o forse soprattutto) in sede di
progettazione di un impianto per la produzione di energia elettrica mediante combustione di carbone,
considerato il fatto che è proprio sulle emissioni di CO2 che più significativi risultano i differenziali fra le
diverse tecnologie di combustione e, soprattutto, tra i diversi combustibili. Al momento non è possibile
ipotizzare precisi limiti all’emissione di CO2, che potranno essere effettivamente determinati (ed eventualmente
imposti) in un più o meno prossimo futuro; per la comparazione delle alternative tecnologiche disponibili per la
combustione del carbone si sono comunque considerate le opzioni disponibili per quanto concerne la “cattura”
ed il successivo confinamento della CO2, che vengono confrontate con una soluzione progettuale di riferimento
che prevede solamente la predisposizione impiantistica alla cattura della CO2. Tale soluzione viene considerata
come ipotesi “base”, in quanto, come prima riferito, il confinamento/stoccaggio dell’anidride carbonica
prodotta dalla combustione di fonti fossili (carbon capture and storage o CCS), è considerato dall’Unione
Europea una opzione indispensabile – quanto meno nel lungo periodo - per il successo delle politiche di
mitigazione del cambiamento climatico. La configurazione di base dell’impianto è dunque quella che prevede la
predisposizione alla cattura della CO2 (impianti CO2 Capture ready).
2.2.4. Criteri di selezione adottati e conclusioni della valutazione comparativa
La selezione della tecnologia di combustione del carbone da adottare per la centrale di Saline Joniche si basa
su diversi criteri di carattere sia economico che ambientale. Sotto il profilo economico, la valutazione ha preso
in considerazione i costi di investimento ed i costi operativi associati alle differenti opzioni, le taglie disponibili
per le diverse tecnologie considerate, le performance conseguibili in termini di producibilità ed efficienza
dell’impianto. Per quanto concerne in particolare le prestazioni ambientali delle differenti opzioni, si rinvia alle
Tabelle 5 e 6 riportate a conclusione del presente capitolo (il differenziale di emissioni di CO2 delle differenti
tecnologie di combustione del carbone rispetto ad un ciclo combinato a gas può essere stimato sulla base di un
parametro medio, relativo a questa ultima tecnologia, stimabile in circa 360 kg di CO2/MWhe immesso in rete).
Dal confronto effettuato sulla base dei parametri tecnico-economici sinteticamente descritti, il proponente ed il
progettista dell’impianto hanno concluso per un significativo vantaggio delle tecnologie convenzionali – sia con
caldaia a polverino che a letto fluido - rispetto alla gassificazione.
Per quanto riguarda in particolare la gassificazione, la limitata esperienza operativa di impianti IGCC a
carbone evidenzia in ogni caso la difficoltà che si incontrerebbe, specialmente nei primi anni di attività, nel
raggiungere livelli di disponibilità dell’impianto compatibili con una gestione commerciale dell’iniziativa. Per
quanto concerne le tecnologie a letto fluido, le prescrizioni normative vigenti nel nostro paese in materia di
importazione di carbone (con un contenuto massimo di zolfo ammesso pari all’1%) non consentono il pieno
sfruttamento dei vantaggi associati a tale opzione. Con riferimento infine alle due opzioni disponibili per la
tecnologia a polverino (due unità da 660 MW o una da 1000 MWe) si è ritenuta preferibile la prima (due unità
da 660 MWe) sulla base delle seguenti considerazioni:
• maggiore flessibilità operativa;
• possibilità di realizzare in fasi l’investimento;
• taglia delle unità consolidata e per certi versi ormai “standard” per impianti a carbone in Italia;
• possibilità di implementare un impianto dimostrativo di cattura della CO2 di dimensioni più ridotte.
Riconoscendo la grande criticità legata alla maggiore emissione di anidride carbonica intrinsecamente
connessa alla combustione del carbone, le due linee da 660 MWe vengono, come si è detto, progettate in modo
da essere predisposte alla futura installazione di un sistema per la cattura e la compressione di una quota
massima pari all’85% della CO2 presente nei fumi prodotti dalle due caldaie. L’eventuale installazione dei
sistemi di cattura della CO2 potrà essere effettuata in fasi successive, prevedendo una prima fase dimostrativa e
successive implementazioni.
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Tabella 5 - Caratteristiche tecniche principali delle alternative impiantistiche di Saline Joniche
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Tabella 6 – Confronto emissioni specifiche delle alternative impiantistiche di Saline Joniche)
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2.2.5. Ulteriori elementi progettuali
Nel SIA, al quale si rimanda per ogni esigenza di approfondimento, sono descritti in dettaglio gli elementi sopra
sintetizzati e quelli ulteriori che costituiscono il Quadro Progettuale, inerenti tra l’altro:
• la configurazione della centrale termoelettrica,
• la capacità delle unità funzionali della Centrale,
• i principali sistemi ed unità operative,
• l’approvvigionamento e stoccaggio di carbone, calcare e biomassa,
• la movimentazione Materiali Solidi da Stoccaggio a Caldaie con eventuali lavorazioni intermedie,
• il ciclo termico caldaia-turbina-condensatore,
• il sistema di rimozione ceneri,
• la linea fumi.
Gli ulteriori elementi di cui sopra sono sintetizzati anche nell’Appendice 1 alla presente relazione.
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2.3. DESCRIZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE
2.3.1. Individuazione e delimitazione dell’ambito di indagine
Lo Studio di Impatto Ambientale analizza le potenziali ricadute ambientali e sulla salute umana conseguenti la
realizzazione della centrale termoelettrica a carbone e delle relative opere connesse, che SEI S.p.A. intende
realizzare nell’area industrializzata ex-Liquichimica di Saline Joniche nel Comune di Montebello Jonico (RC).
Il SIA ha pertanto come oggetto di analisi le opere direttamente connesse con la realizzazione della centrale
termoelettrica, con l’esclusione dell’elettrodotto e delle opere infrastrutturali non direttamente necessarie alla
operatività dell’impianto. L’ambito di indagine definito per la caratterizzazione del territorio e dello stato
dell’ambientale, e quindi per l’individuazione, la stima e la valutazione dei potenziali impatti derivanti dalla
realizzazione della centrale termoelettrica, è articolato su due livelli:
• un’area ristretta di indagine, che comprende una buffer zone di almeno 1 km di ampiezza intorno al sito
dell’impianto (si rimanda per la relativa rappresentazione alla Tav. 1 “Inquadramento territoriale – Area
d’impianto” e Tav. 3 "Inquadramento territoriale - Area ristretta”, un cui stralcio è riportato in App. B);
• un’area vasta di indagine, dimensionata sulla base di un raggio di influenza di almeno 10 km dal sito di
progetto (si rimanda per la relativa rappresentazione alle Tavv. 4a e 4b "Inquadramento territoriale - Area
vasta", un cui stralcio è riportato in App. B).
Ubicazione della centrale termoelettrica a carbone.
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In particolare, l’area ristretta di indagine verrà considerata per analizzare e valutare i dati e i parametri
ambientali e territoriali le cui potenziali variazioni determinate dalla realizzazione del progetto si ritiene
possano ragionevolmente manifestarsi nell’immediato intorno dell’impianto; viceversa, l’area vasta di indagine
verrà considerata prevalentemente per la caratterizzazione e la valutazione dei potenziali impatti del progetto
sulla qualità dell’aria.
La ricostruzione dello stato di fatto delle componenti ambientali nonché dei relativi fattori di pressione è stata
effettuata in relazione tra l’altro a:
• Aria e Clima;
• Suolo e sottosuolo;
• Fauna e Flora, ecosistemi e beni ambientali e di interesse naturalistico;
• Paesaggio, beni culturali e beni paesistici;
• Uso del suolo.
Oltre a ciò nel SIA vengono descritti ulteriori elementi che compongono il quadro ambientale e territoriale, dei
quali una sintesi è riportata in Appendice 1 alla presente relazione, ad esempio relativi a:
• Produzione nazionale di energia elettrica
• Previsioni di evoluzione del sistema elettrico nazionale
• Produzione Regionale di energia elettrica
• Previsioni di sviluppo della produzione regionale di energia elettrica
• Co-combustione a biomasse: valutazioni preliminari sulle potenzialità di filiere locali di
approvvigionamento.
• Qualità dell’aria ambiente
Impianti termoelettrici esistenti, autorizzati e in corso di valutazione (anno 2007).
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Bacini di approvvigionamento di biomasse agro-forestali.
Localizzazione delle centrali a biomassa esistenti.
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2.3.2. Quadro meteo-climatico
La Calabria si sviluppa principalmente lungo la direzione Nord Sud per un’estensione di circa 250 km ed è
caratterizzata dalle catene montuose appenniniche della Sila e dell’Aspromonte che raggiungono quote elevate
(le quote più elevate sono rispettivamente i 1929 m s.l.m. del monte Botte Donato e i 1956 m s.l.m. del Monte
Pecoraio). La presenza del Mar Tirreno sulla costa occidentale, del Mar Ionio su quella orientale e dello Stretto
di Messina determinano il carattere prettamente mediterraneo del clima della Calabria; tuttavia l’esigua
estensione latitudinale del territorio (la soglia di Marcellinara, il punto più stretto della Regione, separa per
soli 30 km il Mar Tirreno dal Mar Ionio) e la presenza di rilievi così significativi all’interno, lungo la dorsale
appenninica, determinano un’estrema variabilità climatica non solo tra le zone interne montuose e le zone
costiere, ma anche tra le diverse zone costiere. Da un punto di vista climatico-meteorologico il sito di Saline
Joniche è da contestualizzarsi nella zona geomorfologica della costa calabrese dello Stretto di Messina,
individuabile indicativamente come la fascia costiera compresa tra Scilla a Nord (mar Tirreno) e Bova Marina,
Capo Spartivento a Sud (mar Ionio). Questa zona si distingue dalla costa tirrenica e dalla costa ionica in
quanto la presenza dello Stretto di Messina, della catena montuosa dei Monti Peloritani nella Sicilia Nord
Orientale e delle montagne dell’Aspromonte determinano caratteristiche del tutto particolari della zona stessa
dal punto di vista anemologico e pluviometrico. Di seguito si riporta nell’ordine un breve inquadramento
climatico, di carattere bibliografico, della fascia costiera calabrese dello Stretto di Messina (ove ubicato il sito
oggetto del presente studio), l’analisi generale dei dati rilevati dalla stazione meteorologica di Saline Joniche
nel periodo 2003-2006 e un’analisi di dettaglio dei dati meteorologici misurati dal 1 gennaio al 31 dicembre
2004. La presenza della catena dei Monti Peloritani (con vette a quote superiori ai 1000 m) disposta con
direttrice SudOvest-NordEst nel settore nord orientale della Sicilia, a poche decine di km ad ovest dalla costa
calabrese dello Stretto di Messina, determina su quest’ultima un effetto schermo importante da un punto di vista
pluviometrico: nel loro movimento da ovest verso est le perturbazioni atlantiche perdono infatti buona parte del
contenuto d’acqua precipitabile scaricandolo sui Monti Peloritani a causa del forzato sollevamento orografico
della massa d’aria. Dai dati in Tabella 7 si nota come le località situate più a Nord risultino soggette ad apporti
precipitativi prossimi o superiori ai 1000 mm/anno (Bagnara Calabra, Scilla), mentre, via via che si scende
verso sud lungo la costa, le precipitazioni cumulate subiscano un deciso calo fino a raggiungere valori inferiori
ai 600 mm/anno (Capo dell’Armi, Melito di Portosalvo, Bova Marina). Ciò è certamente dovuto ad una
maggiore esposizione alle correnti NordOccidentali delle località più settentrionali che subiscono “un effetto-
schermo” dell’orografia più limitato. La distribuzione stagionale delle precipitazioni risulta abbastanza
omogenea per le località calabresi della zona dello Stretto di Messina con un regime pluviometrico tipico
Mediterraneo, con scarsa piovosità dei mesi estivi rispetto a quelli invernali, nei quali si accumula circa l’80%
delle precipitazioni totali annuali.
Tabella 7- Precipitazioni medie annuali, precipitazioni medie nel semestre freddo e precipitazioni medie nel semestre
caldo. Medie calcolate sui dati 1980-2001 (Fonte: http://www.crati.it/analisi_climatologiche.html).
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Immagine satellitare elaborata dello Stretto di Messina (Fonte: http://maps.google.it/).
Tabella 8 - Temperature minime, medie, massime e variazioni medie di temperatura tra il mese più caldo e quello più
freddo rilevate presso alcune località calabresi. Medie calcolate sui dati del periodo inizio rilevamenti – 2001 Fonte:
http://www.crati.it/analisi_climatologiche.html.
Per quanto concerne l’aspetto termico la fascia ionica calabrese è caratterizzata da una temperatura maggiore
rispetto alla fascia tirrenica: nonostante la temperatura del Mar Ionio sia mediamente inferiore rispetto a
quella del Mar Tirreno, infatti, l’area tirrenica, essendo sopravvento ad una importante catena montuosa quale
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l’Appennino calabrese, risulta più piovosa e più fredda dell’area ionica (sottovento al normale flusso
perturbato atlantico) la quale risente di effetti favonici in termini di acqua precipitabile, umidità e temperatura.
L’area dello Stretto risulta climaticamente simile all’area ionica con l’ulteriore “effetto schermo” dei monti
Peloritani, che di fatto rende la zona meridionale della Provincia di Reggio Calabria tra le più calde e secche
di tutta la Regione (Tabella 8).
In Tabella 9 si riportano dati di statistica descrittiva dei valori di temperatura rilevati presso la stazione di
Melito di Porto Salvo, nel periodo 1955-1975; la stazione appartiene alla rete dell’Ufficio Idrografico e
Mareografico - Dipartimento di Catanzaro. Il periodo è stato scelto in quanto caratterizzato da una completa
copertura del dato (serie completa di valori medi mensili) e massima sovrapponibilità con la disponibilità dei
dati delle altre stazioni della rete. Analizzando i valori medi rilevati nei diversi mesi si notano le caratteristiche
tipiche del clima Mediterraneo e in generale dei climi marittimi: i mesi autunnali risultano più caldi dei mesi
primaverili a causa della presenza del mare che “rilascia” calore soprattutto nei mesi successivi a quelli estivi,
le variazioni intermensili di temperatura sono maggiori nei mesi di transizione tra una stagione e l’altra10. La
temperatura minima più bassa si rileva in gennaio e febbraio (8.6 °C), la massima più elevata in luglio e in
agosto (31.3 °C), il quale risulta il mese con la temperatura media più elevata (26.4 °C); l’escursione media
diurna più elevata si rileva in luglio (10.4 °C), il mese in cui si registra il massimo di eliofania e di radiazione
solare e quindi il mese in cui si ha la maggior influenza del mare sulle escursioni termiche diurne.
Tabella 9 - Temperature minime, medie, massime ed escursione termica media mensile rilevate presso la località di
Melito di Porto Salvo. Medie calcolate sui dati del periodo 1955-1975 - Fonte: Bellecci C. et al., Il clima in Calabria.
Andamenti termopluviometrici e analisi dei trend in zone climaticamente e morfologicamente omogenee, 2003.
Per quanto concerne il regime anemologico della zona dello Stretto di Messina, questo è direttamente
influenzato dalle caratteristiche geomorfologiche della zona: la presenza ad ovest della catena dei monti
Peloritani e ad est dei rilievi dell’Aspromonte determina un “incanalamento” della ventilazione sinottica nello
Stretto di Messina e il successivo e conseguente intensificarsi della ventilazione stessa. Nell’area dello Stretto la
ventilazione risulta dunque orientata prevalentemente dai quadranti settentrionali in quanto le correnti
prevalenti a livello sinottico, il flusso zonale atlantico (da ovest verso est), risultano convogliate nell’area
compresa tra la Sicilia e la Calabria per via della particolare orografia della zona. La direzione predominante
di provenienza del vento risulta dunque il Nord mentre la seconda direzione predominante risulta la direttrice
Nord-Est/Sud-Ovest, probabilmente a causa della presenza dell’Aspromonte e del mare, che determinano la
genesi di brezze locali di terra e di mare, accentuate dalla presenza della vicina catena appenninica (Giuliacci
et al., 2001 – direzioni di provenienza prevalenti determinate su medie mensili e stagionali nel periodo 1980-
1999). La presenza di importanti catene montuose e la posizione “sottovento” a queste, della zona dello Stretto
di Messina e in generale della costa ionica meridionale calabrese, determinano tuttavia una ventilazione meno
sostenuta rispetto a quella misurabile nelle altre zone costiere calabresi. Nella zona della Basilicata ionica e
della Calabria, infatti, il numero delle calme (velocità del vento media giornaliera inferiore a 0.5 m/s) è
piuttosto limitato: 111 giorni a Potenza, solo 48 a Crotone, sullo Ionio, e tuttavia ben 145 a Capo Spartivento;
SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC)
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il numero dei giorni con vento moderato (tra 5.3 e 7.4 m/s) è notevolmente elevato in tutta l’area (230-270
giorni all’anno) tranne che, appunto, a Capo Spartivento (186 giorni all’anno).
Analisi dei dati meteorologici rilevati presso la stazione di Saline Joniche
Sono stati analizzati i dati misurati dalla stazione meteorologica convenzionale ubicata presso il porto
industriale di Saline Joniche. La serie di dati orari parte dal 16 aprile 2004 e termina il 31 dicembre 2006: pur
non essendo particolarmente lunga la serie risulta quasi completa con una copertura di almeno il 90 % dei dati
potenziali mensili, per tutti i mesi da maggio 2003, compreso, in avanti. La stazione fornisce valori orari di
temperatura (°C), umidità relativa (%), pressione atmosferica s.l.m. (hPa), precipitazione oraria cumulata
(mm/h), radiazione solare globale (MJ/m2), velocità (m/s) e direzione di provenienza (°) del vento. Nel
paragrafo che segue si riporta un’analisi complessiva del dataset con elaborazioni effettuate sui parametri di
temperatura, precipitazione oraria cumulata e direzione e velocità del vento con l’obiettivo di proporre un
confronto con le considerazioni climatiche riportate in precedenza, compatibilmente con i dati e i parametri
disponibili in letteratura. Successivamente si riporta un’analisi di dettaglio della serie di dati meteorologici
rilevati nel corso del 2004, anno considerato a riferimento per la realizzazione delle simulazioni modellistiche
della dispersione degli inquinanti in atmosfera.
Analisi dei dati meteorologici rilevati nel periodo 2003 – 2006
Dall’analisi dei valori di precipitazione cumulata riportati in Tabella 10 e riferentisi alla stazione
meteorologica di Saline Joniche si nota come i valori di precipitazione cumulata annua rilevati negli anni 2004-
2006 presso Saline Joniche siano i più bassi rispetto alle medie del periodo 1980 – 2001 di tutte le stazioni della
zona dello Stretto di Messina. I valori misurati presso Saline Joniche si avvicinano alla precipitazione cumulata
rilevata dalle stazioni di Bova Marina, Capo dell’Armi e Melito Portosalvo (Saline Joniche è situata lungo la
costa tra queste due località a loro volta costiere) e tuttavia si nota un deficit rispetto ai valori medi misurati in
passato presso queste 3 località. Interessante notare come la differenza sia dovuta per il 2004 e il 2005 ad una
carenza di precipitazioni nel semestre freddo mentre nel semestre caldo le precipitazioni siano risultate ben
superiori alle medie delle altre tre stazioni della zona sia in termini assoluti che relativi; al contrario nel 2006
la quasi totalità delle precipitazioni si è verificata nel semestre freddo con un evidente deficit nel semestre estivo
sia rispetto agli anni precedenti che alle medie delle altre stazioni. Il deficit pluviometrico degli ultimi anni
presso Saline Joniche rispetto ai valori di paesi limitrofi rilevati mediamente fino al 2001 con scarsa
probabilità è da imputarsi ad una caratteristica locale: più probabilmente è la conferma del trend pluviometrico
negativo degli ultimi anni13 aggravatosi a partire dal 2003, anno dal quale, per quanto concerne le dinamiche
sinottiche, si è sempre più accentuata la tendenza ad interessare l’area del Mediterraneo Centrale da parte
degli anticicloni (figure bariche sinonimo di alta pressione, forte stabilità atmosferica, assenza di
precipitazioni). Dall’analisi degli andamenti pluviometrici mensili della stazione di Saline Joniche nel periodo
16 aprile 2003 - 31 dicembre 2006 (v. grafico alla pagina successiva) si nota come luglio sia il mese con
l’accumulo inferiore mentre dicembre sia il mese con l’accumulo più elevato. Distintamente si possono
riconoscere 3 quadrimestri in cui gli accumuli precipitativi mensili risultano pressoché omogenei: il periodo da
gennaio ad aprile con accumuli in media compresi tra 20 e 50 mm/mese, il periodo da maggio ad agosto con
accumuli in media inferiori ai 20 mm/mese e il periodo da settembre a dicembre con accumuli superiori ai 50
mm/mese. Tipicamente, le regioni costiere meridionali della Penisola sono soggette alle precipitazioni più
intense e consistenti nel corso dei mesi autunnali quando il contrasto tra l’acqua marina molto calda e le masse
d’aria di origine artica o polare (convogliate nel Mediterraneo dalle perturbazioni atlantiche) favoriscono
precipitazioni impulsive molto intense, anche a carattere di nubifragio.
SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC)
Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto
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Tabella 10 - Precipitazioni medie annuali, precipitazioni medie nel semestre freddo e precipitazioni medie nel
semestre caldo rilevate dalla stazione meteorologica di Saline Joniche.
Precipitazione mensile cumulata presso la stazione meteorologica di Saline Joniche: dati rilevati e media
mensile. Elaborazione sui dati del periodo aprile 2003-dicembre 2006.
Dalle statistiche descrittive relative ai valori di temperatura medi mensili misurati dalla stazione di Saline
Joniche nel periodo 16 aprile 2003 - 31 dicembre 2006, si nota come la media delle temperature minime più
bassa si sia rilevata in febbraio (8,0 °C) mentre la media delle temperature massime più elevata si sia rilevata
in luglio (33.2 °C), mese caratterizzato anche dalla temperatura media più alta (28,7 °C). La temperatura
media più bassa si è misurata in gennaio (11,6 °C) mentre l’escursione termica media maggiore in giugno (9,2
°C). Confrontando questi valori con gli analoghi misurati presso la località di Melito di Porto Salvo (a pochi
chilometri da Saline lungo la costa) si nota una corrispondenza per quanto concerne i mesi più caldi (luglio e
agosto) e più freddi (gennaio e febbraio) mentre l’escursione termica media massima, che a Melito è stata
rilevata in luglio (10,4 °C) e agosto (9,9 °C), si presenta nei mesi di giugno (9,2 °C) e luglio (9,1 °C). Degna di
nota, infine la differenza per quanto concerne le temperature medie annue: sia per la media annua delle
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A SALINE JONICHE (RC) - Repower

  • 1. GEORISORSE • AMBIENTE • TERRITORIOECOTER CPA S.r.l. Via Selvagreca, 14H – 26900 Lodi tel.: 0371/427203 (r.a.) – fax: 0371/50281 e-mail: ecoter@ecotercpa.it – web: www.ecotercpa.it ECOTER CPA S.r.l. Partita I.V.A. 11710640159 – Capitale Sociale Euro 25.000,00 i.v. Registrazione C.C.I.A.A. di Lodi 1442050 – Registrazione Tribunale di Lodi 10652/290/10712 Progetto: PROGETTAZIONE DEFINITIVA DELLA NUOVA CENTRALE TERMO- ELETTRICA A CARBONE (2X660 We) A SALINE JONICHE (RC) Attività: STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE: ANALISI DEGLI EFFETTI DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA SULLE COLTURE LOCALI DI BERGAMOTTO Committente: SEI S.p.A. Contenuti: RELAZIONE FINALE Rif. e data: SEI/488/11 – MARZO 2012 timbro e firma committente: timbro e firma progettista:
  • 2. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 1 di 121 CONTENUTI 1. INTRODUZIONE 1.1. PREMESSE 1.2. SOMMARIO E CONCLUSIONI 1.2.1. Aspetti metodologici 1.2.2. Sintesi delle attività 1.2.3. Analisi dei risultati 1.2.4. Prospettive 2. SINTESI DEL QUADRO CONOSCITIVO 2.1. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGRAMMATICO 2.1.1. Pianificazione territoriale regionale 2.1.2. Pianificazione territoriale provinciale 2.1.3. Pianificazione urbanistica comunale 2.1.4. Pianificazione di settore: aria 2.1.5. Aspetti Socio Economici e Territoriali 2.1.6. Conclusioni 2.2. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGETTUALE 2.2.1. Il sito: l’area industriale dismessa di Saline Joniche 2.2.2. Localizzazione dell’impianto 2.2.3. Parametri e dati comuni di riferimento 2.2.4. Criteri di selezione adottati e conclusioni della valutazione comparativa 2.2.5. Ulteriori elementi progettuali 2.3. DESCRIZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE 2.3.1. Individuazione e delimitazione dell’ambito di indagine 2.3.2. Quadro meteo-climatico 3. MODELLAZIONE DEGLI IMPATTI SULLA QUALITÀ DELL’ARIA 3.1. IMPATTO SULLA QUALITÀ DELL’ARIA 3.2. AREA DI STUDIO E RECETTORI DISCRETI CONSIDERATI 3.3. SORGENTI CONSIDERATE 3.4. OPZIONI DI CALCOLO 3.5. DATI METEOROLOGICI 3.6. SIMULAZIONI EFFETTUATE
  • 3. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 2 di 121 4. ANALISI DATI PREGRESSI: SUOLO E SOTTOSUOLO 4.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO STRUTTURALE DELL’AREA VASTA 4.2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E COSTIERO 4.3. CARATTERI GEOLOGICI E LITOLOGICI DELL’AREA D’IMPIANTO 4.4. IL SUOLO 4.5. INQUADRAMENTO PEDO-GEOGRAFICO 4.6. I TIPI PEDOLOGICI 5. ANALISI DATI PREGRESSI: LA VEGETAZIONE 5.1. USI DEL SUOLO: AREA D’IMPIANTO 5.2. QUADRO FLORISTICO-VEGETAZIONALE DELL’AREA VASTA 5.3. FLORA E VEGETAZIONE DELL’AREA D’IMPIANTO 5.4. ELEMENTI DI FISIOLOGIA DELLE PIANTE 6. ANALISI DEGLI ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DEL SITO 6.1. VALUTAZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE 6.1.1. Impatti in fase di cantiere 6.1.2. Impatti in fase d’esercizio 6.1.3. Misure di mitigazione e sistemi di monitoraggio 6.1.4. Sintesi del quadro di riferimento attuale: aria 6.1.5. Analisi e previsione di impatto 6.1.6. Co-combustione carbone-biomasse 6.2. ATTITUDINI DEI SUOLI E DELLE TERRE 6.2.1. Capacità d’uso dei suoli e delle terre 6.2.2. Attitudine alla coltivazione degli agrumi 7. ANALISI DEGLI ELEMENTI DI INCIDENZA DEL PROGETTO 7.1. VALUTAZIONE DEL QUADRO PROGETTUALE 7.1.1. Sintesi delle prestazioni energetiche ed ambientali della Centrale 7.1.2. Qualità dell’aria e ricadute al suolo degli inquinanti: risultati di simulazioni prodotte nel SIA con l’uso di modelli 7.2. SUOLI: PRESSIONI PRODOTTE 7.2.1. L’acidificazione 7.2.2. Gli elementi in traccia 7.2.3. Comportamento dei metalli nel suolo 7.2.4. La mobilità dei metalli nei suoli 7.3. INQUINANTI DELL’ARIA E FISIOLOGIA DELLE PIANTE
  • 4. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 3 di 121 7.4. GLI INQUINANTI PIÙ IMPORTANTI E LORO EFFETTO SULLE PIANTE 7.4.1. Effetti dell’Anidride Solforosa (SO2) 7.4.2. Effetti degli Ossidi di Azoto (NOx) 7.4.3. Effetti delle piogge acide 7.4.4. Effetti delle Polveri sottili 7.4.5. Effetti dei metalli (mercurio, arsenico, cromo e cadmio) 7.4.6. Effetti dell’Ozono (O3) 8. VALUTAZIONE DI IMPATTO SUL TARGET CONSIDERATO 8.1. POTENZIALI EFFETTI QUALITATIVI SUI SUOLI 8.2. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DEL PROGETTO SULLA FISIOLOGIA DELLE PIANTE COLTIVATE 8.2.1. Concentrazioni di inquinanti in corrispondenza dei target considerati 8.2.2. Impatto degli inquinanti sulla vegetazione 8.2.3. Studi in condizioni ambientali non controllate 8.2.4. Studi in condizioni ambientali controllate 8.2.5. Conclusione relativa al target “colture” APPENDICI APPENDICE 1 ------- IL QUADRO CONOSCITIVO: SINTESI DEL SIA APPENDICE 2 ------- ELABORATI CARTOGRAFICI (Tavole A3) Tav. 1 ----------- Inquadramento territoriale: Area d’impianto – Scala 1:10.000 Tav. 2 ----------- Inquadramento territoriale: Area ristretta – Scala 1:25.000 Tav. 3 ----------- Inquadramento territoriale: Area vasta – Scala 1:50.000 Tav. 4 ----------- Inquadramento territoriale: Area vasta – Scala 1:100.000 Tav. 5 ----------- Inquadramento territoriale: Area di produzione del bergamotto – Scala 1:100.000 Tav. 6 ----------- Uso del suolo – Corine Land Cover – Scala 1:100.000 Tav. 7 ----------- Distribuzione spaziale delle concentrazioni medie annue di SOx, NOx, CO, PM10 (μ/m3) per lo scenario di progetto Tav. 8 ----------- Distribuzione spaziale delle deposizioni totali annuali di Pb, Ni, As, Cd (mg/m2) per lo scenario di progetto
  • 5. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 4 di 121 1. INTRODUZIONE 1.1. PREMESSE Il presente documento corrisponde alla Relazione Finale prodotta a conclusione delle attività svolte dalla Società Consulente ECOTER CPA S.r.l. (di seguito definita “il Fornitore”) per conto della Azienda SEI S.p.A. (di seguito definita “il Committente”), attività che hanno avuto come obiettivo quello di fornire al Committente, relativamente al progetto di realizzazione della Centrale Termo-Elettrica a Carbone da 2x660 MWe (di seguito anche definita anche solo “centrale” o “impianto”) a Saline Joniche, nel comune di Montebello Jonico (RC), quanto il Committente stesso ha richiesto, ossia ricostruzioni, analisi e valutazioni, per identificare possibili interazioni tra emissioni in atmosfera dell’impianto e le locali coltivazioni agrumicole (bergamotto). La prestazione d’opera intellettuale è garantita per il Fornitore dai propri professionisti, che si sono occupati degli aspetti di relativa competenza, coordinati dal Dott. Paolo Cerutti, coadiuvato dal Dott. Enrico Casati e dal Dott. Alessandro Bianchi, in particolare per ciò che concerne competenze specifiche e specialistiche di carattere agronomico, e da altri singoli consulenti per analisi di aspetti di minor rilievo. Il programma dei lavori è stato definito a partire dai contenuti dell’estratto di documentazione dello Studio di Impatto Ambientale (nel seguito definito solo “SIA”) fornita dal Committente a inizio attività, comprendente: • quadro progettuale, quadro programmatico, quadro ambientale, • allegati fotografico e cartografici: n° 67 Tavole (1, 2, 3, 4a, 4b, …, 39), • sintesi non tecnica dello stesso SIA; non si sono viceversa ritenuti utili allo scopo gli ulteriori allegati e documenti facenti parte del SIA, relativi ad impatto acustico ed indagini geo-ambientali sul sottosuolo. Il risultato finale di cui alla presente relazione è scaturito quindi da una analisi, oltre che del citato estratto parziale della documentazione del SIA, di quanto segue; • altra documentazione di SIA; • dati di dominio pubblico acquisiti nel corso della attività; • dati, informazioni e conoscenze di proprietà del Fornitore; • letteratura scientifica di settore; • valutazioni già effettuate congiuntamente. Il SIA disponibile tuttavia ricostruisce e analizza a scale diverse aspetti diversi e fornisce, per la diffusione degli inquinanti, il quadro emissivo e le dinamiche, mentre ad esempio nulla dice sui caratteri pedologici dei suoli (salvo rifarsi al quadro nazionale per la definizione dei livelli critici per l’acidificazione e il carico di piombo e cromo) nel territorio circostante il sito e nemmeno sulla struttura produttiva agricola locale, di cui si descrive solo la geografia delle classi generali d’uso (legenda CORINE), senza altre informazioni in merito alle tecniche colturali utilizzate e nello specifico al peso locale e regionale delle produzioni di qualità, come è quella del bergamotto. Nel testo della presente relazione, per esigenze di inquadramento del progetto e delle valutazioni fornite, si riportano in corsivo stralci del SIA; i riferimenti ad elaborati quali tabelle, figure, grafici, tavole, se non esplicitato diversamente, devono essere intesi come riferimenti ai corrispondenti elaborati del SIA stesso. A completamento di quanto sopra, nelle due appendici alla presente relazione si forniscono rispettivamente: • un’ampia descrizione del quadro conoscitivo presentato dal SIA e descritto in sintesi anche nel capitolo 2; • rappresentazioni cartografiche di alcuni elementi di inquadramento territoriale dell’area di studio, nonché delle distribuzioni spaziali delle concentrazioni medie annue e delle deposizioni totali annuali di alcuni inquinanti per lo scenario di progetto, come fornite nel SIA.
  • 6. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 5 di 121 1.2. SOMMARIO E CONCLUSIONI 1.2.1. Aspetti metodologici In considerazione della potenziale complessità ed articolazione delle valutazioni richieste dal Committente e dei numerosi livelli di possibile approfondimento delle ricostruzioni e delle analisi, si ritiene opportuno fornire alcune considerazioni di carattere metodologico, utili per una prima verifica e condivisione dell’approccio proposto e seguito, nonché di conseguenza dei risultati raggiunti, in questa fase. 1. Premesso che gli esiti delle valutazioni richieste non sono ovviamente predeterminati, né prevedibili, e che in un caso teorico e molto semplice si potrebbe evidenziare la non sussistenza di effetti di alcun tipo relativamente a quanto richiesto, è giusto sottolineare che nella fattispecie si è dovuta ad esempio verificare la sussistenza o meno di effetti diretti sulle colture, ma anche a dover definire (come suggerisce la metodica europea DPSIR - Driving forces, Pressures, States, Impacts, Responses) il quadro delle “pressioni” che si vengono a verificare complessivamente sull’ecosistema, cioè sulle relazioni suolo-pianta-atmosfera- idrosfera a seguito della costruzione e messa in opera della centrale. 2. Sulla base di quanto richiesto dal Committente, gli elementi considerati sono essenzialmente le emissioni in atmosfera e le loro dinamiche, mentre ad esempio: a. il consumo di acqua (realistico peso dell’utilizzo previsto di acqua di acquedotto e di pozzi soprattutto per la costruzione, ma anche per l’operatività dell’impianto rispetto all’uso irriguo effettivo o potenziale, con particolare riferimento alle colture di pregio); b. eventuali effetti sulle acque superficiali (come fonti di approvvigionamento possibile, realisticamente coinvolte, stante il regime idrologico dei corsi d’acqua, nel processo di produzione agricola); c. relativi effetti secondari ed altri impatti, relativi sia alla fase di costruzione che a quella di esercizio, nonché relativi ad altri target; non sono stati considerati in quanto non in grado di generare effetti significativi. 3. Pur comunque rifacendoci anche solo alla componente “emissioni in atmosfera”, gli aspetti considerati sono stati ricondotti a target differenti, ossia: a. le colture: la fisiologia e la tecnica di coltivazione specifica per caratterizzare la sensibilità agli inquinanti dei singoli individui e dei campi coltivati; b. il suolo: per cogliere le dinamiche delle deposizioni umide e secche con riferimento alla resilienza agli apporti acidificanti e al possibile accumulo o trasferimento di elementi in traccia (c.d. metalli pesanti). 1.2.2. Sintesi delle attività 1. Relativamente agli obiettivi del lavoro, le attività sono state programmate e sviluppate con riferimento alle necessità concordate di: a. predisporre ricostruzioni e analisi qualitative, oltre alle necessarie elaborazioni relative a componenti di interesse (inquadramento geo-pedologico regionale, aree agricole produttive identificate nella carta dell’uso del suolo esistente) non trattate nel SIA, indicando quindi, in funzione di quanto sopra, le valenze e le criticità riscontrate ed alcune prospettive per un eventuale futuro approfondimento; b. non mettere in discussione gli elementi conoscitivi e metodologici già definiti nel SIA (quadri progettuale, programmatico ed ambientale), né in ogni caso di procedere ad elaborazioni quantitative ex-novo, anche riferite a componenti ed elementi che siano già state oggetto di analisi all'interno dello stesso SIA, né tantomeno di effettuare rilievi in sito, né trasferte di altro tipo; c. produrre infine gli elaborati definitivi, redatti nei termini che parzialmente comunque già si sono identificati nel corso del lavoro in base alle risultanze progressivamente emerse.
  • 7. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 6 di 121 2. Nel corso delle attività, per livelli di approssimazione successivi in termini di ricostruzione, analisi e valutazione, si è quindi proceduto in sintesi, alla stessa scala del SIA, a quanto segue: a. sistematizzazione dei dati pregressi per la ricostruzione dello stato di fatto; b. analisi del quadro progettuale e degli elementi di sensibilità del sito e di incidenza del progetto, e integrazione, per ciò che concerne il quadro ambientale, dei dati pregressi; c. valutazione dell’impatto del progetto sul target considerato, ossia dei potenziali effetti qualitativi di inquinanti già considerati sui suoli e sulla fisiologia delle piante coltivate; d. redazione di una prima sintesi tecnica relativa a quanto sopra, a beneficio del Committente, e comprensiva di un programma di predisposizione degli elaborati finali; e. analisi e valutazione di quanto sopra, effettuate congiuntamente al Committente, che ha prodotto proprie osservazioni scritte finalizzate anche agli approfondimenti successivi; f. redazione della presente Relazione Finale, che propone un’analisi dei quadri programmatico, territoriale e progettuale, fornendo indicazioni in merito a quanto descritto, analizzato e valutato. 3. Relativamente all’analisi dei potenziali effetti delle emissioni in atmosfera: a. le attività di ricostruzione hanno comportato in un primo momento la necessità di definire un modello concettuale condiviso e successivamente quanto già identificabile sulla base di dati pregressi, mentre solo in una seconda fase si è potuto procedere a ricostruzioni parzialmente integrative (per scala o per aspetto) di quanto disponibile; b. come già indicato in precedenza, l’analisi è stata impostata facendo riferimento a due target finali differenti, ossia il suolo, in quanto elemento potenzialmente esposto alla deposizione delle emissioni ed indirettamente in grado di veicolare a sua volta effetti sulle colture, e le colture stesse la relativa sensibilità alle emissioni stesse, da confrontare con il quadro emissivo previsto; c. non essendo stato previsto di mettere in discussione in questa fase gli elementi conoscitivi e gli aspetti metodologici già definiti nel SIA, le conclusioni finali del lavoro, le valutazioni espresse e le associate condizioni di validità e incertezze proprie della scala e delle metodologie di lavoro adottate potranno essere verificate ed integrate sia mediante eventuali approfondimenti futuri, sia sulla base delle evidenze fornite dal monitoraggio già previsto dal SIA. 4. Relativamente al target “suolo”: a. si è operato con riferimento alla necessità di definire l’eventuale rischio reale di un effettivo instaurarsi di condizioni ritenute dannose per l’attività biologica dei suoli a seguito degli eventuali apporti atmosferici, considerando l’odierna conoscenza dei suoli, della loro interazione con l’ambiente e dei livelli attuali dei singoli elementi; b. l’indagine sull’area circostante la localizzazione della futura centrale ha consentito di circoscrivere ambiti territoriali a differente vocazione alla coltura degli agrumi e di caratterizzarli qualitativamente per il loro potenziale comportamento nei confronti delle principali pressioni dovute al possibile effetto delle deposizioni dovute alle emissioni in atmosfera da parte della centrale. 5. Relativamente al target “colture”: a. è stata esaminata nel dettaglio l’influenza di ossidi di Zolfo, ossidi d’Azoto, Ozono, metalli pesanti e delle polveri sottili sulla crescita delle piante e sulla fisiologia degli agrumi in particolare, fornendo al contempo una sintesi concettuale di alcuni elementi di fisiologia delle piante ed una descrizione dei principali potenziali e teorici effetti dell’inquinamento atmosferico; b. gli inquinanti considerati di maggiore interesse ai fini dello studio sono: anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx), ozono troposferico (O3) e alcuni metalli pesanti (Hg, Cr, Cd, As); c. gli effetti sullo stato di salute delle piante dovuti ad inquinanti emessi da processi industriali e da impianti di produzione di energia sono stati descritti facendo riferimento a noti e numerosi studi effettuati a partire dagli anni sessanta ad oggi; oltre alla trattazione generale degli effetti dovuti agli inquinanti osservabili sulle specie vegetali, la presente relazione si è rivolta infatti alla ricerca di prove sperimentali o di studi specifici in grado di fornire previsioni utili rispetto all’obiettivo principale dello studio di cui alla presente relazione, ossia la ricerca di effetti negativi sulle colture di bergamotto (Citrus bergamia L.) nell’intorno dell’area di installazione dell’impianto.
  • 8. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 7 di 121 1.2.3. Analisi dei risultati Anticipando in forma sintetica quanto più estesamente indicato nelle rispettive parti nel seguito della presente relazione, con riferimento al target “suolo” ed alla definizione del rischio reale di un effettivo instaurarsi di condizioni ritenute dannose per l’attività biologica dei suoli, considerando l’odierna conoscenza degli stessi suoli, della loro interazione con l’ambiente e dei livelli attuali dei singoli elementi, la valutazione, seppur qualitativa e preliminare, ha evidenziato che: a. nella zona di maggior attitudine all’agrumicoltura i parametri relativi alla valutazione dei processi di acidificazione presentano condizioni in genere favorevoli, cioè tali da scongiurare verosimilmente il rischio di un potenziale danneggiamento dei suoli a fronte di una intensificazione di possibili apporti acidificanti: reazioni sub alcaline o neutre, spesso associate alla presenza anche solo moderata di carbonati (se non in superficie nell’orizzonte immediatamente sottostante), sono caratteri ampiamente diffusi indicanti un alto potere tampone dei suoli ed una loro elevata eventuale resilienza; b. si possono verificare situazioni sub ottimali in concomitanza di suoli sottili, a granulometria grossolana con scarsa capacità di scambio cationico, diffusi in settori litoranei delle piane costiere e in aree alluvionali più prossime ai corsi d’acqua (Phaeozems, Fluvisols) però caratterizzate da intensa dinamica distributiva dei carbonati; le prime presentano tuttavia e comunque importanti limitazioni all’uso agricolo e modesta attitudine alla agrumicoltura, diversamente dalle piane delle fiumare, che hanno una discreta attitudine alla coltivazione degli agrumi in cui però il rischio di acidificazione è fortemente ridotto dalla presenza di suoli con accumulo di carbonati negli orizzonti profondi tali da lasciare ipotizzare un importante trasporto, sia interno al suolo, che dagli ambiti circostanti; c. condizioni differenti, seppur non necessariamente critiche, sono riferibili a situazioni locali (terrazzi pleistocenici), qualora nei suoli illuviali (Luvisols) che ne caratterizzano la copertura pedologica prevalgano i caratteri “districi”, che, stanti le tessiture moderatamente grossolane di cui si riporta la maggior frequenza e lo scarso contenuto in sostanza organica, possono presentare simultaneamente anche valori di capacità di scambio bassi e possibili pressioni dovute principalmente all’apporto esogeno di metalli pesanti e, in misura minore, ai composti acidificanti. Relativamente viceversa al target “colture”, si sono effettuate valutazioni basate su indagini e studi di diverso tipo che valutano gli effetti degli inquinanti atmosferici in condizioni naturali, con osservazioni istologiche e fisiologiche di piante (anche del genere Citrus) cresciute in zone ad inquinamento più elevato di quello che si riscontra nell’area di Saline Ioniche; questo tipo di studi in genere non sempre consente di ottenere una correlazione dose-risposta, in quanto gli effetti osservati derivano da una combinazione di condizioni non “controllate”, cioè non completamente note e che inoltre non tengono conto dell’andamento degli inquinanti negli anni precedenti all’indagine; altri studi invece sono svolti in condizioni di laboratorio o di serra, quindi “controllate” per ciò che concerne le concentrazioni di inquinanti, le riferibilità a concentrazioni crescenti degli stessi inquinanti, nonché altri parametri (es.: apporto idrico, temperatura, tipo di suolo, concimazioni, ecc.); molti degli studi di questo tipo dimostrano l’effetto dei contaminanti, sia singolarmente, sia sinergicamente, e consentono di costruire dei modelli dose–risposta e di stabilire dei valori limite oltre i quali l’effetto negativo si può osservare: ai nostri fini gli effetti negativi dovuti a concentrazioni di inquinanti paragonabili a quelle previste dal progetto della centrale oggetto della presente relazione non sono in genere nemmeno descritti o comunque non forniscono risultati statisticamente significativi; i dati scientifici esistenti illustrano infatti gli effetti negativi degli inquinanti atmosferici sul metabolismo e sulle funzioni fisiologiche in generale delle piante coltivate e sul genere Citrus, in generale; tuttavia, effetti diretti ed evidenti sono correlati a concentrazioni degli inquinanti considerati molto superiori a quelle previste nel SIA e/o comunque a condizioni non direttamente confrontabili. In sintesi quindi, i risultati dello studio sulle colture evidenziano che: 1. i livelli di emissione di inquinanti previsti dal SIA sono ovviamente nei limiti di legge e, anche con riferimento ad essi, comunque bassi o molto bassi; 2. ai livelli di emissione e di deposizione indicati dal SIA non sono emerse problematiche di fito-tossicità; 3. l’effetto sinergico tra inquinanti, soprattutto in relazione a fonti esterne non correlate con le emissioni della centrale, dirette ed indirette, non è allo stato attuale misurabile e valutabile; un elevato fattore di sicurezza è comunque fornito dal calcolo delle emissioni e della loro diffusione fornito dal SIA.
  • 9. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 8 di 121 1.2.4. Prospettive Eventuali ulteriori competenze, escluse da necessità ed attività attuali, relative a: • verifiche e modifiche od integrazioni del quadro progettuale e dei relativi aspetti tecnologici, nonché del quadro ambientale e dei relativi aspetti geologici, naturalistici, climatici, faunistici e vegetazionali; • analisi di ulteriori aspetti inerenti emissioni in atmosfera e relativa modellizzazione e ad una valutazione specialistica relativa agli aspetti di coltivazione e difesa di specie arboree; • analisi e valutazioni, anche economiche, relative ai processi e cicli industriali per l’utilizzo delle produzioni agrumicole ed ai prodotti dell'estrazione di oli essenziali (ci si riferisce al ciclo di produzione industriale che utilizza la produzione agrumicola, cioè il frutto del bergamotto ed anzi solo la sua scorza, per la preparazione di olio essenziale, che è il prodotto finale dell’industria del bergamotto); potranno eventualmente essere messe in campo dal Fornitore successivamente, sulla base di valutazioni e successive programmazioni effettuate congiuntamente da Fornitore e Committente. Con riferimento al suolo in quanto comparto ambientale non direttamente coinvolto nell’eventuale effetto acuto, come indicato in precedenza non è possibile allo stato attuale definire un livello di rischio reale riferito alle ricadute atmosferiche; pur in assenza di criticità identificate, è stato possibile però circoscrivere ambiti territoriali di potenziale maggior sensibilità alle pressioni (acidificazione e apporti di metalli pesanti) dovute alle deposizioni di inquinanti già identificate nel SIA ed entro tali ambiti si potrebbero ipotizzare future specifiche azioni di rilievo e monitoraggio dei livelli e delle dinamiche di accumulo degli inquinanti atmosferici. Con riferimento viceversa alle colture, partendo dal presupposto per il quale gli effetti ad esempio connessi all’ozono ed alle polveri sottili non sono facilmente stimabili poiché la formazione di questi composti, così come la loro diffusione, è influenzata da un elevato numero di parametri non facilmente correlabili tra loro, e comunque spesso indipendenti dalla singola emissione, nonché considerando che i danni segnalati in altri studi (ad esempio da SO2 e O3) fanno riferimento a situazioni estreme, nel complesso assai lontane (aree altamente inquinate, con numerose sorgenti, emissioni nel complesso molto più elevate) da quelle previste nell’area di realizzazione della centrale, in prospettiva i dati forniti dal monitoraggio delle emissioni in atmosfera di tali composti potranno essere oggetto di valutazioni sito-specifiche in grado di confermare, sulla base di concentrazioni effettivamente misurate in loco, il giudizio sugli effetti sulle locali coltivazioni agrumicole espresso nel presente studio.
  • 10. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 9 di 121 2. SINTESI DEL QUADRO CONOSCITIVO 2.1. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGRAMMATICO Il SIA, con riferimento alla normativa sulla Valutazione di Impatto Ambientale (di seguito VIA), considera e riporta, in forma necessariamente sintetizzata, i contenuti delle leggi, delle norme e degli atti di pianificazione o programmazione di rilevanza per il territorio interessato e la tipologia dell’intervento previsto; in esso in particolare sono presi in considerazione: • strumenti di pianificazione e programmazione, vigenti e previsti, coi quali la centrale in progetto interagisce; • norme internazionali, nazionali e locali ed atti di rilievo per la centrale proposta; • ulteriori elementi di interazione e di coerenza della centrale con il quadro programmatico delineato. 2.1.1. Pianificazione territoriale regionale Relativamente al quadro della pianificazione territoriale regionale, il SIA descrive in forma più ampia i riferimenti nel seguito riportati in forma più sintetica. La normativa regionale e strumenti di pianificazione: la Regione Calabria, con la L.R. 16.4.2002, n. 19, “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge Urbanistica della Calabria”, ha definito la disciplina della pianificazione, tutela e recupero del territorio regionale e l’esercizio delle competenze e delle funzioni amministrative attinenti. Gli oggetti della pianificazione territoriale ed urbanistica sono i sistemi naturalistico - ambientali, insediativo e relazionale (art.5) e la definizioni di questi è compito specifico e prioritario della Regione che vi provvede attraverso il Quadro Territoriale Regionale (QTR). La pianificazione si attua secondo modalità di intervento articolate in azioni tipologiche, ovvero la conservazione, trasformazione, nuovo impianto, ed in modalità d’uso ovvero quella insediativa, produttiva, culturale, infrastrutturale, agricola-forestale, di uso misto (art.6). Gli ambiti della pianificazione (art.7) sono il territorio regionale, provinciale, comunale, dei parchi e riserve naturali nazionali e regionali, dei bacini regionali e interregionali, della pianificazione paesaggistica come definiti dal QTR ai sensi degli articoli 135, 143 e 146 del D. Lgs 42/2004, dei consorzi di bonifica. Gli strumenti della pianificazione, come definiti dalla legge con riferimento ai diversi livelli territoriali ed amministrativi, sono i seguenti: • Quadro Territoriale Regionale – QTR • Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - PTCP; • Piano Strutturale Comunale – PSC e Regolamento Edilizio ed Urbanistico comunale; • Piano Operativo Temporale - POT (di livello comunale); • Piani Attuativi Unitari - PAU (di livello comunale); • Programma integrato d’intervento - PINT (di livello comunale); • Programma di recupero urbano - PRU (di livello comunale); • Programmi di riqualificazione urbana - RIURB (di livello comunale); • Programmi di recupero degli insediamenti abusivi - PRA (di livello comunale); • Programmi d’Area (di competenza regionale). Per quanto riguarda la politica del paesaggio si evidenzia (art. 8bis) che la Regione recepisce la Convenzione Europea del Paesaggio, ratificata con L. 14/2006, ed attua i contenuti della “Carta Calabrese del Paesaggio”, sottoscritta il 22.6.2006; in quest’ultimo caso è prevista la redazione, da parte della Regione, del Documento relativo alla “Politica del Paesaggio per la Calabria”. La legge regionale stabilisce, inoltre, che per l’assetto agricolo e forestale gli strumenti urbanistici (art. 50), nell’individuazione delle zone agricole, disciplinano la tutela e l’uso del territorio agro-forestale secondo un elenco di finalità individuate.
  • 11. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 10 di 121 Strumenti di pianificazione della Regione Calabria: la Regione Calabria, degli strumenti di pianificazione previsti dalla L.R. 19/2002, ha al momento approvato, con D.C.R. 10.11.2006, n. 106, le Linee Guida della Pianificazione Regionale e lo Schema base della Carta Regionale dei Luoghi. Per il QTR, dopo la sottoscrizione in data 23.9.2005 del Protocollo d’Intesa denominato “Un Patto per il governo del territorio” è stata avviata, con D.G.R. del 22.11.2005, n. 995, la procedura di elaborazione del citato strumento di pianificazione regionale ed attualmente sono ancora in corso le attività di stesura del documento preliminare. Linee Guida della Pianificazione Regionale: le Linee Guida si articolano in due parti, la prima riguardante i “Riferimenti per la pianificazione regionale” e la seconda i “Tematismi ed approfondimenti”, a loro volta suddivise in capitoli che trattano diversi aspetti, tra gli altri relativi a: difesa del suolo e delle risorse idriche; paesaggio, parchi e ambiti naturali; infrastrutture e trasporti; reti tecnologiche. Nel caso del tema della pianificazione provinciale l’attenzione delle Linee Guida è rivolta alla componente geologica ed in tale caso, oltre ad evidenziare la competenza del PTCP ad identificare gli areali di rischio idrogeologico, utilizzando il PAI ed integrandolo, si indicano obiettivi e si delineano direttive e prescrizioni. Il documento contiene: prescrizioni alla localizzazione delle aree di espansione e delle infrastrutture, come fattori escludenti e limitanti; direttive e prescrizioni per le azioni connesse all’attività estrattiva; indicazioni sulle modalità di considerazione del rischio sismico e relative prescrizioni per le aree di espansione e le infrastrutture sempre come fattori escludenti o limitanti. Nel caso del tema della pianificazione comunale le Linee Guida forniscono innanzitutto criteri riferiti agli aspetti idrogeologici ed alle risorse geo-ambientali, da considerare in sede di redazione del PSC. In particolare, il documento riporta le prescrizioni relative alle localizzazioni delle aree di espansione e delle infrastrutture, come fattori escludenti o limitanti associati sia al rischio idrogeologico sia al rischio sismico. Nel caso dei geo-siti si precisa che il PSC deve procedere alla congrua valutazione e valorizzazione assumendoli eventualmente come possibili elementi ordinatori e dialettici dei processi di trasformazione territoriale locale. Per quanto attiene agli ambiti territoriali le Linee Guida evidenziano, quale obiettivo fondamentale, anche per il PSC, quello della riqualificazione del territorio che deve ispirare le strategie di intervento relative ai tre sistemi della pianificazione e per quello insediativo (articolato in sottosistemi) e agricolo-forestale sono riportati ulteriori obiettivi specifici. Schema base della Carta Regionale dei Luoghi: nelle Linee Guida si richiama il ruolo della Carta Regionale dei Luoghi, che è parte integrante del QTR, e si precisa che lo Schema base assume il valore e l’efficacia del QTR fino alla sua approvazione. Lo Schema base, contenuto nelle stesse Linee Guida, fornisce indicazioni di metodo e di contenuto per la redazione della Carta e definisce linee di indirizzo per la costruzione dei quadri conoscitivi. Tale documento rimanda alle norme vigenti per le aree già sottoposte a regime di tutela e propone misure di salvaguardia per le aree che esprimono particolari valori sotto il profilo ambientale. Per il regime di tutela vigente si registra quanto prescritto per le aree protette (Parchi, Riserve e Oasi) e si precisa che, in attesa dei relativi Piani, valgono le norme di salvaguardia contenute nei decreti istitutivi e nella normativa di tutela di cui alla L.R. 23/1990. Quadro inerente l’area dell’impianto: gli atti di pianificazione regionale attualmente redatti, le Linee Guida e lo Schema base per la Carta regionale dei Luoghi, non consentono di identificare una relazione diretta con l’area dell’insediamento della centrale ma forniscono indicazioni generali su obiettivi, direttive ed in alcuni casi prescrizioni. 2.1.2. Pianificazione territoriale provinciale Riferimenti normativi: il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (art. 18) è lo strumento attraverso il quale la Provincia esercita un ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le politiche territoriali della Regione e la pianificazione urbanistica dei Comuni ed inoltre è il documento che si raccorda ed approfondisce i contenuti del QTR per la parte riguardante i valori paesistico ambientali di cui al D.lgs 42/2004. Il PTCP, inoltre, assume come riferimento le linee di azione della programmazione regionale e le prescrizioni del QTR, specificandone analisi e contenuti.
  • 12. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 11 di 121 Strumenti di pianificazione della Provincia di Reggio Calabria: la Provincia di Reggio Calabria non ha ancora approvato il proprio PTCP adottato con Delibera di Consiglio Provinciale n 15 del 04/04/2011. Atto di riferimento, per quanto attiene agli aspetti della pianificazione territoriale, sono le Linee Guida approvate con D.C.P. del 29.7.2003, n. 40. 2.1.3. Pianificazione urbanistica comunale Riferimenti normativi: la L.R. 16.4.2002, n. 19, “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge Urbanistica della Calabria”, per quanto riguarda il livello comunale identifica il Piano Strutturale Comunale (PSC) quale principale strumento di pianificazione urbanistica e lo associa agli strumenti esecutivi denominati POT (Piano Operativo Temporale) e PAU (Piano Attuativo Unitario), ai quali si aggiungono i diversi strumenti della pianificazione negoziata. Strumenti urbanistici del Comune di Montebello Jonico: il Comune di Montebello Jonico non è ancora dotato di un PSC, come previsto dalla L.R. 19/2002, ma risulta vigente un Piano Regolatore Generale (PRG), approvato con Decreto del Presidente della Regione n. 1635 del 30.11.1994 e soggetto a successiva Variante approvata con Decreto n. 418 del 4.7.97. In relazione all’assenza del nuovo strumento di pianificazione comunale introdotto dalla normativa regionale, si evidenzia che il Comune di Montebello Jonico, con D.C.C n. 1 del 27.1.2007, ha deliberato di addivenire alla formazione del PSC e di tutti gli strumenti necessari alla sua funzionalità e in data 22.12.08 è stata firmata la convenzione di incarico relativa ai servizi tecnici per la redazione del Piano Strutturale Comunale. nell’ambito della formazione del quale è stato completato il Quadro Conoscitivo Territoriale. Nel caso dell’Area di Sviluppo Industriale (ASI) di Saline Joniche, si deve tenere conto anche dello specifico strumento di pianificazione denominato Piano Regolatore Territoriale (PRT) delle aree di sviluppo industriale, la cui redazione è attualmente di competenza del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Reggio Calabria (ASIREG). Quadro inerente l’area dell’impianto: l’area direttamente interessata all’insediamento della centrale ricade interamente all’interno del perimetro della “Zona di vincolo – confini ASI” e per una porzione limitata (lato ovest dell’area stoccaggio carbone) anche in una Zona di vincolo idrogeologico. Per quanto riguarda l’identificazione della zona dell’ASI non si riscontra un rimando diretto alle NTA del PRG, ma si evidenzia che: l’articolo 2 precisa che il PRG si attua attraverso Programmi Pluriennali di Attuazione (PPA); l’articolo 3 contempla i Piani delle aree destinate agli insediamenti produttivi (art. 27 della L. 865 del 1971) come strumenti di attuazione che prevedono interventi urbanistici preventivi con progettazione urbanistica di dettaglio intermedia tra PRG e progetto edilizio; l’articolo 4 stabilisce che l’attuazione del PRG nelle zone destinate ad insediamenti produttivi (zona D) potrà essere consentita solo dopo la formazione dei piani previsti dall’art. 27 della Legge 865 del 1971; l’articolo 16 associato alle Zone D per attività artigianale e piccolo- industriale, individuate nella Tavola di Piano, riguarda le zone destinate all’insediamento di attività artigianali e industriali che non possono insediarsi nell’agglomerato industriale ai sensi dell’art. 4 delle norme del piano regolatore di detto agglomerato. Per quanto attiene alla Zona a vincolo idrogeologico, l’articolo 20 delle NTA, precisa che tale vincolo consiste nell’osservanza delle norme stabilite dal R.D. 30.12.1923, n. 3267 e dal R.D. 16.5.1926, n. 1126. 2.1.4. Pianificazione di settore: aria Riferimenti generali e normativa nazionale: con l’approvazione del Decreto Legislativo n. 351 del 4 Agosto 1999, che recepisce la Direttiva Europea 96/62/CE del 27 settembre 1996 sulla valutazione e gestione della qualità dell’aria, è stato ridefinito il quadro normativo italiano in materia di limitazione e controllo dell’inquinamento atmosferico. La direttiva ed i suoi provvedimenti attuativi nazionali individuano gli inquinanti atmosferici da monitorare e controllare in base a metodi di analisi e valutazione comuni a livello europeo, e definiscono le linee alle quali gli stati membri devono attenersi per l’attivazione di piani di risanamento nelle aree in cui la qualità dell’aria non risulti conforme ai valori limite. Regioni e Province
  • 13. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 12 di 121 autonome, oltre ad effettuare la valutazione della qualità dell’aria (inclusa la valutazione preliminare), devono dunque provvedere alla predisposizione ed adozione di piani di risanamento (nel caso di zone dove "i livelli di uno o più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza o i livelli di uno o più inquinanti siano compresi tra il valore limite ed il valore limite aumentato del margine di tolleranza") e/o mantenimento della qualità dell'aria (viceversa nel caso "in cui i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi"). Successivamente con l’approvazione del Decreto Ministeriale (Ambiente e della Tutela del Territorio) n. 60 del 2 aprile 2002, che recepisce le Direttive 99/30/CE e 2000/69/CE, sono stati recepiti in Italia i valori limite per la protezione della salute pubblica e degli ecosistemi relativi alle concentrazioni ambientali di biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), particelle (PM10), piombo (Pb), monossido di carbonio (CO) e benzene. Oltre a definire i valori limiti, le soglie di valutazione inferiore e superiore ed i livelli di allarme, le direttive recepite nel 2002 contengono precise ed articolate indicazioni circa la data entro la quale detti valori dovranno essere raggiunti, ammettendo margini di tolleranza percentuali che, a partire dai primi anni di applicazione della normativa devono progressivamente ridursi fino ad annullarsi. Infine, il D. Lgs 183/2004 ha recepito nel ordinamento italiano la Direttiva 2002/3/CE relativa all’Ozono nell’aria. Con il D. Lgs 152/2007 è stata recepita a livello nazionale la Direttiva 2004/107/CE del 15 Dicembre 2004 concernente l’arsenico (As), il cadmio (Cd), il mercurio (Hg), il nickel (Ni) e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA, utilizzando come marker il benzo(a)pirene) nell’aria ambiente, che individua per tali inquinanti dei valori obiettivo di concentrazione nell’aria ambiente da raggiungere a partire dal 31 dicembre 2012, nonché definisce i metodi ed i criteri per la valutazione delle relative concentrazioni. Riferimenti generali, normativa e pianificazione regionale: in attuazione di quanto previsto dal Decreto Legislativo n. 351 del 4 Agosto 1999 la Regione Calabria ha reso noti i primi i risultati della valutazione preliminare della qualità dell’aria. Questa valutazione, basata sui dati disponibili a livello regionale relativamente al biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2) ed al materiale particolato (PM10), ha portato ad una suddivisione preliminare del territorio regionale in zone, in funzione della classificazione della qualità dell’aria. Come previsto dall’art. 7 del D.Lgs 351/99, la Regione Calabria ha provveduto, infine, ad indicare, per ciascuna zona, i metodi più idonei di rilevamento e monitoraggio della qualità dell'aria. I risultati, che verranno resi disponibili a seguito di una valutazione della qualità dell'aria realizzata in accordo con le indicazioni della zonizzazione preliminare, oltre a servire alla necessaria validazione della stessa zonizzazione preliminare, dovrebbero servire alla predisposizione ed adozione di piani/programmi atti a fare rientrare entro i valori limiti i livelli di concentrazione degli inquinanti. Con Decreto n. 1727 del 17/2/05, la Regione ha approvato il Quadro esecutivo dell’Azione Progettuale per la predisposizione del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell’Aria e realizzazione della struttura tecnico-scientifica per la gestione dello stesso. 2.1.5. Aspetti Socio Economici e Territoriali Regione Calabria – Documento Strategico per la politica di coesione 2007-2013: il Documento Strategico Regionale (DSR) si colloca nel processo finalizzato alla definizione del Quadro Strategico Nazionale (QSN) e come passaggio propedeutico alla costruzione dei Programmi Operativi regionali (POR), per il periodo di programmazione 2007-2013. Il DSR per la politica di coesione 2007-2013 (proposta condivisa dai tavoli tematici) del luglio 2006, raccoglie le principali indicazioni provenienti dalla regione e dal partenariato istituzionale, economico e sociale sulle strategie per il nuovo periodo di programmazione. Tale documento di tipo strategico anticipa una prima definizione degli obiettivi generali e specifici in cui si articola la strategia generale della programmazione regionale. Il DSR si suddivide in sei capitoli: Principali elementi strategici e nuova programmazione; Sistema regione; Analisi di scenario; Gli obiettivi e le priorità della strategia regionale per la programmazione 2007-13; Integrazione finanziaria e coerenza programmatica; Governance e partenariato. All’interno di tale documento si individuano alcuni passaggi di particolare interesse, in relazione all’intervento previsto ed alle condizioni territoriali di contorno, che sono richiamati in forma sintetica nel SIA ASIREG - Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Reggio Calabria - Programma di attività 2003-07: il Consorzio ASIREG, che è un Ente Pubblico Economico istituito
  • 14. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 13 di 121 per la promozione e lo sviluppo imprenditoriale nelle aree attrezzate del comprensorio secondo gli indirizzi stabiliti dagli organi dello stesso Consorzio, ad oggi gestisce quattro aree industriali tra cui quella di Saline Joniche. Tra le competenze o finalità del Consorzio è inclusa quella di predisporre ed aggiornare i Piani regolatori delle aree di sviluppo industriale, in conformità con le indicazioni del Piano Regionale di Sviluppo. Il Programma di attività 2003-2007, che è redatto facendo riferimento alla L.R. 38/2001, è sinteticamente descritto nel SIA, data la sua importanza come strumento di programmazione generale per le aree attrezzate industriali. Il Programma 2003-07, contiene una sezione dedicata specificatamente all’Agglomerato industriale di Saline Joniche dove è descritto, sotto diversi profili, l’intervento previsto ovvero il “Potenziamento ed ampliamento dotazione tecnologica ed infrastrutturale materiale ed immateriale dell’agglomerato industriale di Saline Joniche”. In tale caso l’Ente proponente e realizzatore è il Consorzio ed il PIT di competenza è quello dell’Area Grecanica mentre il territorio interessato è quello del Comune di Montebello Jonico. Progetto Integrato Territoriale n. 23 “Area Grecanica”: i Progetti Integrati Territoriali (PIT) sono individuati quali strumenti per sostenere la realizzazione, crescita ed implementazione dei sistemi locali di sviluppo all’interno del Programma Operativo Regionale Calabria 2000/2006 (POR), approvato con Decisione della Commissione Europea del 8.8.2000, n. 2000/2345 e modificato con Decisione 2004/5187 del 15.12.2004. I singoli PIT sono associati alle relative aree territoriali che sono state individuate con la D.G.R. 27.4.2001, n. 354 e tra queste la n. 23, denominata “Area Grecanica”, interessa il Comune di Montebello Jonico ed anche il confinante Comune di Melito di Porto Salvo. Il PIT n. 23 è stato assunto con Accordo di Programma, in data 2.3.2005, tra la Regione Calabria, la Provincia di Reggio Calabria, i Comuni territorialmente interessati, la Comunità Montana Versante Jonico Meridionale – Capo Sud. Il citato Accordo di Programma è finalizzato all’attuazione delle infrastrutture materiali e immateriali, degli interventi del FSE e delle operazioni in regime di aiuto, come individuati nelle schede inserite negli Allegati n. 3, 4 e 5 dello stesso Accordo e come previsti dal PIT. La durata dell’accordo è stabilita fino al 30.6.2009. L’Accordo è integrato da sette Allegati ovvero, il Quadro Generale, il Quadro riepilogativo degli interventi, le tre Schede degli interventi (per le infrastrutture, per il regime di aiuto e per il FSE), lo Schema di convenzione per l’attuazione del PIT ed infine le Indicazioni per la sostenibilità ambientale. Il Quadro Generale si articola in Schede, la prima di “Analisi del contesto socio economico”, la seconda di “Analisi SWOT”, la terza della “Idea strategica”, la quarta degli “Obiettivi specifici”, la quinta degli “Indicatori” ed infine la sesta del “Partenariato pubblico e privato”. La lettura di tale documento consente di evidenziare alcuni aspetti di maggiore rilevanza ed in particolare le strategie e gli obiettivi del PIT. 2.1.6. Conclusioni Aspetti della pianificazione territoriale-paesistica ed urbanistica: la Regione Calabria, che con la L.R. 19/2002 ha ridefinito gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica, non è dotata del previsto Quadro Territoriale Regionale e nemmeno di altro e precedente strumento di pianificazione territoriale regionale. Al momento sono state approvate, con D.C.R. 106/2006, le Linee Guida della Pianificazione Regionale e lo Schema base della Carta Regionale dei Luoghi, che non determinano una relazione diretta con l’area interessata dalla realizzazione della centrale. Tali documenti contengono, infatti, principi e riferimenti di ordine generale, indicano obiettivi generali di riferimento e includono gli obiettivi, direttive e prescrizioni da assumere in sede di redazione degli strumenti previsti dalla citata legge regionale. Anche nel caso della Provincia di Reggio Calabria non sono vigenti strumenti di pianificazione territoriale ed il PTCP risulta attualmente in fase di redazione. Nel caso del Comune di Montebello Jonico, non ancora dotato del Piano Strutturale Comunale, previsto dalla L.R. 19/2002, risulta vigente un Piano Regolatore Generale, approvato con D.P.R. 1635/1994, successivamente soggetto a Variante approvata con Decreto 418/1997. L’area interessata dalla localizzazione della centrale ricade interamente all’interno del perimetro della “Zona a vincolo – confini ASI” e per una porzione limitata dell’impianto si ha anche una sovrapposizione con una zona a vincolo idrogeologico che comporta l’applicazione delle procedure stabilite dal R.D. 3267/1923. Per quanto riguarda la zona ASI (Area di Sviluppo Industriale) non si riscontra un relazione diretta nelle Norme Attuative ma si deduce che per tale area si rimanda ai piani specifici delle zone d’insediamento produttivo e quindi a quelli dell’ASIREG. L’ASIREG ha in corso la redazione del nuovo Piano Regolatore Territoriale (PRT) dell’ASI di Saline Joniche mentre quello adottato con Delibera 270/1978, che identificava il perimetro
  • 15. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 14 di 121 della zona industriale e la suddivisione interna, è decaduto ripristinando, di fatto, il rimando al vigente PRG. Per quanto attiene all’ASIREG si cita invece il documento di programmazione denominato “Programma di attività 2003-07” che, in riferimento all’area industriale di Saline Joniche, indica quale obiettivo strategico la “specializzazione dell’area industriale favorendo gli insediamenti del comparto dei servizi e della distribuzione commerciale e logistica del comparto ittico in un’ottica di integrazione e proto-industrializzazione”. In base agli strumenti urbanistici, comunque, l’impianto ricade all’interno di una zona industriale e non risultano quindi incompatibilità tra le norme ed il tipo d’intervento e la destinazione d’uso prevista. Aspetti della pianificazione di settore energetica: il principale strumento di programmazione di settore per l’energia, a livello regionale, è il Piano Energetico Ambientale Regionale approvato con D.C.R. 315/2005 che definisce gli obiettivi generali ed indica, quale priorità, il ricorso alle fonti rinnovabili ed al risparmio energetico come mezzi per una maggiore tutela ambientale ovvero la riduzione delle emissioni inquinanti. Il Piano contiene scenari tendenziali ed obiettivi al 2010 e, tra i diversi punti, evidenzia che l’insediamento di nuovi impianti di produzione di energia termoelettrica deve essere attentamente valutato ed attuato in conformità con le indicazioni contenute nello stesso Piano. Per quanto riguarda il quadro di riferimento europeo e nazionale, oltre al richiamo agli impegni assunti con riferimento al Protocollo di Kyoto, si evidenziano le indicazioni contenute nella Comunicazione della Commissione al Consiglio e Parlamento Europeo “Produzione sostenibile di energia elettrica da combustibili fossili: obiettivo emissioni da carbone prossime allo zero dopo il 2020”, del gennaio 2007. In tale Comunicazione si afferma che il carbone potrà essere utilizzato solo con il ricorso a tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS), in grado di ridurre drasticamente la sua immissione. Nella Comunicazione si afferma che dovrà essere evitato che gli impianti nuovi, che entreranno in funzione prima del 2020, siano costruiti in modo da rendere impossibile o scarsamente fattibile installare a posteriori componenti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, su scala abbastanza ampia, dopo tale data. Per gli impianti nuovi, l’obbligo di predisporre strutture per la futura installazione di tecnologie CCS, comporta la considerazione delle esigenze connesse alla futura tecnologia di cattura e quindi la idonea configurazione delle centrali, come previsto per quello in esame. Aspetti della pianificazione di settore della difesa del suolo e del vincolo sismico ed idrogeologico: per quanto riguarda la difesa del suolo il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Calabria, approvato con D.C.R. 115/2001, identifica i rischi o pericolosità connesse alle modifiche della fascia costiera, all’esondazione dei corsi d’acqua, ai movimenti per frane e colate detritiche. Nel caso del rischio costiero l’intero territorio, ricadente nel Comune di Montebello Jonico, è in classe di rischio R3 – elevato ed in dettaglio si evidenzia che le tubazioni di restituzione dell’acqua a mare e di presa delle acque per la centrale attraversano un tratto di costa identificato come in ripascimento. Nel caso del rischio idraulico la zona della centrale non è interessata da nessuna area a rischio di nessuna delle quattro classi ma solo da due aree di attenzione. La prima area di attenzione è associata alla Fiumara Monteneo e non si individuano situazioni di interferenza con gli impianti ed edifici della centrale. La seconda area di attenzione è associata alla Fiumara di Sant’Elia e ricadono all’interno di questa l’edificio sala pompe acqua mare, l’edificio impianto clorinazione e la vasca nuova presa acqua mare: la norma del PSAI stabilisce che si applicano, ai fini della tutela preventiva, le disposizioni delle aree R4, di divieto a realizzare opere ed attività di trasformazione dello stato dei luoghi di carattere edilizio od urbanistico, ma al contempo è lasciata la possibilità, ai soggetti interessati, di presentare studi di dettaglio, finalizzati a classificare l’effettiva pericolosità e perimetrale le stesse aree, rispondenti ai requisiti minimi stabiliti dalle Linee Guida approvate dal Comitato Istituzionale della ABR il 31.7.02. Nel caso del rischio idrogeologico la zona di insediamento della centrale non ricade all’interno di aree di instabilità. Il Comune di Montebello Jonico, in base alla classificazione del 2004, è associato ad una zona sismica 1, il livello più alto di rischio previsto dalle normative nazionali e regionali che comporta l’applicazione dei massimi livelli di tutela e quindi delle disposizioni definite dal D.P.R. 380/2001, dal D.M. 16.1.96 e dal O.P.C.M. 3274/2003. Per quanto riguarda il vincolo idrogeologico, nelle tavole del vigente PRG del Comune di Montebello Jonico, è individuata una zona che interessa in parte anche la zona di insediamento della centrale: in tale caso si devono osservare le norme di cui al RD 3267/1923 e RD 1126/1926. Aspetti connessi alle aree naturali protette e di interesse naturalistico: l’area di insediamento della centrale non ricade all’interno di parchi e riserve naturali, di SIC o ZPS, di Zone Umide di
  • 16. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 15 di 121 importanza internazionale (zone Ramsar) e di Aree di interesse avifaunistico (zone IBA). Si segnala solo la presenza, ad 1 km dal perimetro dell’impianto, del SIC “Saline Joniche” costituito da due laghetti che insieme formano una zona umida con presenza di 4 habitat inclusi nell’elenco dell’Allegato I Direttiva 92/43/CEE, di 14 specie di uccelli inserite nell’elenco dell’Allegato 2 della Direttiva 79/409/CEE e di una specie importante di flora (Tamerice delle Canarie). Aspetti connessi ai vincoli di beni culturali e paesistici: l’area di localizzazione della centrale ricade all’interno di alcune aree associate a categorie paesistiche vincolate, la fascia costiera e la fascia contermine ai corsi d’acqua Fiumara Monteneo e Fiumara Sant’Elia. In tutti questi casi il sito della centrale è escluso però dall’applicazione del vincolo paesistico in quanto rientra nelle eccezioni previste dal comma 2 dell’articolo 142 del D. Lgs 42/2004. Analoga considerazione vale con riferimento alle misure minime di salvaguardia di cui all’articolo 7 della L.R. 23/1990. Per quanto attiene alla fascia costiera vincolata che non ricade all’interno del perimetro dell’ASI e quindi soggetta a vincolo paesistico, che è interessata dall’attraversamento in sotterranea delle tubazioni delle prese acqua mare e di quelle di restituzione delle acque dall’impianto, per le modalità di realizzazione ed inserimento dei manufatti non si determinano modifiche del luogo e quindi non è necessaria l’applicazione delle procedure previste dal D. Lgs 42/2004. Nel caso dei beni culturali, in tutta la zona di insediamento della centrale non risultano essere presenti; si segnala invece il sito di interesse archeologico (insediamento del IV-V sec d. C.) presente vicino al perimetro esterno della centrale, tra la fiumare di Monteneo, la vecchia e la nuova Strada Statale Ionica.
  • 17. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 16 di 121 2.2. DESCRIZIONE DEL QUADRO PROGETTUALE Nel SIA il Quadro progettuale evidenzia elementi impiantistici e modalità operative dell’intervento in progetto ed i fattori di potenziale impatto sulle componenti ambientali interessate. Scopo di questa parte del documento è la descrizione dei profili progettuali desunti dal progetto della centrale (e relative opere connesse: portuali, sistema di trasporto carbone, sottoprodotti di processo ed altri materiali solidi, presa acqua mare, scarico acque di raffreddamento), per la quale è previsto un funzionamento continuo base load di 8.000 ore/anno al Carico Nominale Continuo (CNC) e utilizzo di carbone oppure carbone in co-combustione con biomasse (fino ad un massimo del 5% sulla potenza termica). L’energia elettrica prodotta, al netto degli autoconsumi, sarà immessa direttamente nella Rete di Trasmissione Nazionale a 380 kV attraverso due elettrodotti di collegamento della lunghezza di circa 35 km cadauno, oggetto di uno Studio di Impatto Ambientale separato. Parte dell’energia termica ed elettrica prodotta potrà essere resa disponibile alle aziende dell’area industrializzata di Saline Joniche. Il previsto impiego di personale all’interno della Centrale è di circa 140 unità lavorative. 2.2.1. Il sito: l’area industriale dismessa di Saline Joniche Il sito destinato ad ospitare la Centrale Termoelettrica è stato acquisito dal Proponente nell’ambito dell’area occupata dallo stabilimento ex Liquichimica in località Saline Joniche, comune di Montebello Jonico, provincia di Reggio Calabria. Lo stabilimento, operativo a partire dal 1976 ma mai entrato in produzione, si estende, lungo la costa, su un’area pari a circa 700.000 m2, ed è stato oggetto, in tempi recenti, di parziali alienazioni e dismissioni degli impianti industriali esistenti. L’area destinata ad ospitare la nuova Centrale Termoelettrica si estende su una superficie di circa 320.000 m2, (incluse le aree demaniali per la nuova presa acqua mare); tale area, che per la parte non compresa nel demanio è stata acquisita dal Proponente SEI S.p.A., sarà resa disponibile e libera dalle passività presenti alla data di avvio dei lavori per la costruzione della Centrale. L’area ex Liquichimica vista dalla banchina del porto (Fotografia scattata nel settembre 2007) La realizzazione della Centrale Termoelettrica può costituire, sotto questo particolare profilo, anche l’occasione per una riqualificazione dell’intero sito, che appare attualmente in stato di avanzato degrado. 2.2.2. Localizzazione dell’impianto La Centrale Termoelettrica sarà ubicata nell’area industrializzata di Saline Joniche del Comune di Montebello Jonico (Provincia di Reggio Calabria).
  • 18. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 17 di 121 Fotografia da satellite dell’area – in rosso l’area dell’intervento, escluse le opere a mare L’ area industriale è dislocata parallelamente lungo la costa ionica calabrese ed è delimitata a nord dalla Strada Statale n°106 “Ionica”, e a sud dalla linea ferroviaria Reggio Calabria-Metaponto. A sud della ferrovia è localizzata la struttura portuale. A sud-est dell'impianto è localizzata un’area demaniale che verrà utilizzata per la realizzazione della nuova presa acqua mare e per gli impianti di dissalazione e clorazione. Sempre su area demaniale (portuale) insisterà una parte delle strutture del sistema di movimentazione materiali solidi (di cui carbone, biomassa e calcare) e dei sottoprodotti (gesso e ceneri). All’interno del perimetro dell’impianto saranno ubicate le seguenti apparecchiature e servizi5: • sistema di movimentazione, stoccaggio e macinazione del carbone; • sistema di movimentazione, stoccaggio e macinazione del calcare; • sistema di movimentazione, stoccaggio e macinazione della biomassa • sistema di movimentazione e stoccaggio dei sottoprodotti solidi (ceneri, gesso); • due caldaie ultrasupercritiche a polverino di carbone, con relativo sistema di trattamento fumi; • due turbine a vapore con relativo alternatore; • due condensatori del vapore; • due interruttori di macchina; • due trasformatori elevatori; • una stazione elettrica AT in blindato; • unità ausiliarie; • sistema elettrico di distribuzione ausiliaria; • impianto di raccolta e trattamento delle acque di scarico; • sistema per il combustibile ausiliario (gasolio); • sistema antincendio; • edifici vari (officine, magazzini, uffici, spogliatoi, mensa, infermeria, ecc). Nell’area demaniale localizzata a sud-est del perimetro di impianto saranno ubicate le seguenti apparecchiature e servizi:
  • 19. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 18 di 121 • opere di presa/restituzione acqua mare; • unità clorazione acqua mare; • unità produzione acqua industriale / demineralizzata; • turbina idroelettrica per il recupero di una parte dell’energia contenuta nel flusso di scarico a • mare delle acque di raffreddamento. Nell’area portuale saranno infine localizzate le seguenti apparecchiature e servizi: • sistema scaricatori navi e movimentazione carbone (con realizzazione di un nuovo pontile foraneo, dedicato e dotato di idonei sistemi di attracco e scarico delle carboniere); • sistema scarico navi e movimentazione biomassa; • sistema scaricatore navi e movimentazione calcare; • sistema caricatore navi gesso e ceneri. Il conferimento dei materiali solidi (carbone, biomassa e calcare) alla Centrale e la spedizione a destinazione finale dei sottoprodotti (gesso e ceneri) saranno assicurati ricorrendo per quanto possibile al trasporto via mare; in particolare è prevista la realizzazione, all’esterno del porto, di un terminale per l’attracco delle navi carboniere, mentre le altre navi potranno attraccare nel porto esistente; il porto, attualmente inagibile in quanto insabbiato e dissestato, è oggetto di uno specifico progetto di adeguamento e potenziamento delle strutture ai requisiti determinati dalle funzioni (con particolare riferimento alle esigenze connesse all’attracco di navi carboniere di grandi dimensioni). Una volta ristrutturato e potenziato, il porto sarà quindi adeguato all'accesso ed all'attracco di navi fino a 20.000 DWT (Dead Weight Tonnage), e verrà utilizzato per il carico/scarico di calcare, biomassa, gesso e ceneri; per lo scarico del carbone verrà realizzato viceversa un nuovo attracco completamente esterno al porto esistente, localizzato in un area ad ovest dello stesso, dimensionato per navi fino a 170.000 DWT. 2.2.3. Parametri e dati comuni di riferimento Caratteristiche del Carbone - Il carbone assunto come riferimento per la comparazione delle tecnologie e come base per la valutazione di prestazioni ed emissioni è un carbone Sudafricano con un tenore di riferimento per lo zolfo dello 0,6% e le caratteristiche mostrate in Tabella 1. Analisi Elementare (secca) (% peso) Umidità totale 8,0 Ceneri 11,0 Carbonio totale 64,7 Idrogeno 4,4 Azoto 1,5 Zolfo 0,6 Ossigeno 9,8 Totale 100,0 Potere Calorifico Inferiore (kJ/kg): 24.886 Tabella 1 – Analisi del carbone
  • 20. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 19 di 121 Condizioni ambientali - Le condizioni ambientali di riferimento sono riportate nella Tabella 2. Le prestazioni dell’impianto sono fortemente dipendenti dalle condizioni ambientali che influenzano la produzione di energia elettrica della turbina a vapore (presente in tutte le alternative analizzate) e della turbina a gas (presente nel solo ciclo combinato IGCC). Ambiente Temperatura Umidità 15°C 60 % Acqua Raffreddamento Condensatori Temperatura acqua mare (ingresso) Temperatura acqua mare (scarico) Pressione di condensazione 18°C 25°C 0,042 bar Tabella 2 – Condizioni ambientali di riferimento Limiti alle Emissioni in Atmosfera - I limiti di legge sono definiti nell’Allegato II relativo ai “Grandi Impianti di Combustione” del Decreto Legislativo n. 152 del 3 Aprile 2006 (Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.88 del 14 Aprile 2006), che recepisce la Direttiva Europea 2001/80 (23 ottobre 2001). Tali limiti sono precisati in funzione della potenzialità dell’impianto (nel nostro caso oltre i 300 MWt) e della tipologia di combustibile (solido, liquido o gassoso). Nel caso di combustibile gassoso (gas metano o altro), specifici limiti vengono fissati per le turbine a gas e sono riassunti in Tabella 3. Tutte le opzioni tecnologiche considerate per la Centrale di Saline Joniche consentono l’utilizzo del carbone nel rispetto di valori di emissione anche ben al di sotto dei limiti di legge specificati per le concentrazione di NOx, SOx e particolati nei fumi scaricati; a dimostrazione di ciò alle Centrali a Carbone recentemente autorizzate o in corso di autorizzazione in Italia (Cicli a Vapore USC di Torvaldaliga e Porto Tolle) sono stati prescritti, in sede di VIA, limiti massimi di emissione pari alla metà dei valori ammessi dal citato D. lgs. 152/2006. Per tale motivo, i limiti che sono stati presi a riferimento come basi di progetto per la centrale a carbone di Saline Joniche sono quelli – più restrittivi – riportati in Tabella 4. Inquinante Centrale a Carbone Turbogas Riferimento mg/Nm3 @ 6% O2 nei fumi secchi mg/Nm3 @ 15% O2 nei fumi secchi NOx 200 120 (limite definito per combustibili diversi dal gas naturale) SOx 200 Non definito CO Non definito Non definito Particolati 30 Non definito Tabella 3 - Limiti Emissivi D. Lgs n. 152 per Centrali a Carbone o Turbogas oltre i 300MWt Inquinante Centrale a Carbone Turbogas Riferimento mg/Nm3 @ 6% O2 nei fumi secchi mg/Nm3 @ 15% O2 nei fumi secchi NOx 100 50 (limite definito per gas naturale) SOx 100 5 CO 150 30 Particolati 15 0 Tabella 4 - Limiti Emissivi considerati per l’analisi delle alternative impiantistiche di Saline Joniche
  • 21. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 20 di 121 Emissioni di CO2 - La centralità assunta dalla questione del cambiamento climatico associato all’aumento delle concentrazioni di CO2 ed altri gas a effetto serra conseguenti alle emissioni antropogeniche rende ineludibile una attenta considerazione di tale problematica anche (o forse soprattutto) in sede di progettazione di un impianto per la produzione di energia elettrica mediante combustione di carbone, considerato il fatto che è proprio sulle emissioni di CO2 che più significativi risultano i differenziali fra le diverse tecnologie di combustione e, soprattutto, tra i diversi combustibili. Al momento non è possibile ipotizzare precisi limiti all’emissione di CO2, che potranno essere effettivamente determinati (ed eventualmente imposti) in un più o meno prossimo futuro; per la comparazione delle alternative tecnologiche disponibili per la combustione del carbone si sono comunque considerate le opzioni disponibili per quanto concerne la “cattura” ed il successivo confinamento della CO2, che vengono confrontate con una soluzione progettuale di riferimento che prevede solamente la predisposizione impiantistica alla cattura della CO2. Tale soluzione viene considerata come ipotesi “base”, in quanto, come prima riferito, il confinamento/stoccaggio dell’anidride carbonica prodotta dalla combustione di fonti fossili (carbon capture and storage o CCS), è considerato dall’Unione Europea una opzione indispensabile – quanto meno nel lungo periodo - per il successo delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico. La configurazione di base dell’impianto è dunque quella che prevede la predisposizione alla cattura della CO2 (impianti CO2 Capture ready). 2.2.4. Criteri di selezione adottati e conclusioni della valutazione comparativa La selezione della tecnologia di combustione del carbone da adottare per la centrale di Saline Joniche si basa su diversi criteri di carattere sia economico che ambientale. Sotto il profilo economico, la valutazione ha preso in considerazione i costi di investimento ed i costi operativi associati alle differenti opzioni, le taglie disponibili per le diverse tecnologie considerate, le performance conseguibili in termini di producibilità ed efficienza dell’impianto. Per quanto concerne in particolare le prestazioni ambientali delle differenti opzioni, si rinvia alle Tabelle 5 e 6 riportate a conclusione del presente capitolo (il differenziale di emissioni di CO2 delle differenti tecnologie di combustione del carbone rispetto ad un ciclo combinato a gas può essere stimato sulla base di un parametro medio, relativo a questa ultima tecnologia, stimabile in circa 360 kg di CO2/MWhe immesso in rete). Dal confronto effettuato sulla base dei parametri tecnico-economici sinteticamente descritti, il proponente ed il progettista dell’impianto hanno concluso per un significativo vantaggio delle tecnologie convenzionali – sia con caldaia a polverino che a letto fluido - rispetto alla gassificazione. Per quanto riguarda in particolare la gassificazione, la limitata esperienza operativa di impianti IGCC a carbone evidenzia in ogni caso la difficoltà che si incontrerebbe, specialmente nei primi anni di attività, nel raggiungere livelli di disponibilità dell’impianto compatibili con una gestione commerciale dell’iniziativa. Per quanto concerne le tecnologie a letto fluido, le prescrizioni normative vigenti nel nostro paese in materia di importazione di carbone (con un contenuto massimo di zolfo ammesso pari all’1%) non consentono il pieno sfruttamento dei vantaggi associati a tale opzione. Con riferimento infine alle due opzioni disponibili per la tecnologia a polverino (due unità da 660 MW o una da 1000 MWe) si è ritenuta preferibile la prima (due unità da 660 MWe) sulla base delle seguenti considerazioni: • maggiore flessibilità operativa; • possibilità di realizzare in fasi l’investimento; • taglia delle unità consolidata e per certi versi ormai “standard” per impianti a carbone in Italia; • possibilità di implementare un impianto dimostrativo di cattura della CO2 di dimensioni più ridotte. Riconoscendo la grande criticità legata alla maggiore emissione di anidride carbonica intrinsecamente connessa alla combustione del carbone, le due linee da 660 MWe vengono, come si è detto, progettate in modo da essere predisposte alla futura installazione di un sistema per la cattura e la compressione di una quota massima pari all’85% della CO2 presente nei fumi prodotti dalle due caldaie. L’eventuale installazione dei sistemi di cattura della CO2 potrà essere effettuata in fasi successive, prevedendo una prima fase dimostrativa e successive implementazioni.
  • 22. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 21 di 121 Tabella 5 - Caratteristiche tecniche principali delle alternative impiantistiche di Saline Joniche
  • 23. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 22 di 121 Tabella 6 – Confronto emissioni specifiche delle alternative impiantistiche di Saline Joniche)
  • 24. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 23 di 121 2.2.5. Ulteriori elementi progettuali Nel SIA, al quale si rimanda per ogni esigenza di approfondimento, sono descritti in dettaglio gli elementi sopra sintetizzati e quelli ulteriori che costituiscono il Quadro Progettuale, inerenti tra l’altro: • la configurazione della centrale termoelettrica, • la capacità delle unità funzionali della Centrale, • i principali sistemi ed unità operative, • l’approvvigionamento e stoccaggio di carbone, calcare e biomassa, • la movimentazione Materiali Solidi da Stoccaggio a Caldaie con eventuali lavorazioni intermedie, • il ciclo termico caldaia-turbina-condensatore, • il sistema di rimozione ceneri, • la linea fumi. Gli ulteriori elementi di cui sopra sono sintetizzati anche nell’Appendice 1 alla presente relazione.
  • 25. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 24 di 121 2.3. DESCRIZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE 2.3.1. Individuazione e delimitazione dell’ambito di indagine Lo Studio di Impatto Ambientale analizza le potenziali ricadute ambientali e sulla salute umana conseguenti la realizzazione della centrale termoelettrica a carbone e delle relative opere connesse, che SEI S.p.A. intende realizzare nell’area industrializzata ex-Liquichimica di Saline Joniche nel Comune di Montebello Jonico (RC). Il SIA ha pertanto come oggetto di analisi le opere direttamente connesse con la realizzazione della centrale termoelettrica, con l’esclusione dell’elettrodotto e delle opere infrastrutturali non direttamente necessarie alla operatività dell’impianto. L’ambito di indagine definito per la caratterizzazione del territorio e dello stato dell’ambientale, e quindi per l’individuazione, la stima e la valutazione dei potenziali impatti derivanti dalla realizzazione della centrale termoelettrica, è articolato su due livelli: • un’area ristretta di indagine, che comprende una buffer zone di almeno 1 km di ampiezza intorno al sito dell’impianto (si rimanda per la relativa rappresentazione alla Tav. 1 “Inquadramento territoriale – Area d’impianto” e Tav. 3 "Inquadramento territoriale - Area ristretta”, un cui stralcio è riportato in App. B); • un’area vasta di indagine, dimensionata sulla base di un raggio di influenza di almeno 10 km dal sito di progetto (si rimanda per la relativa rappresentazione alle Tavv. 4a e 4b "Inquadramento territoriale - Area vasta", un cui stralcio è riportato in App. B). Ubicazione della centrale termoelettrica a carbone.
  • 26. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 25 di 121 In particolare, l’area ristretta di indagine verrà considerata per analizzare e valutare i dati e i parametri ambientali e territoriali le cui potenziali variazioni determinate dalla realizzazione del progetto si ritiene possano ragionevolmente manifestarsi nell’immediato intorno dell’impianto; viceversa, l’area vasta di indagine verrà considerata prevalentemente per la caratterizzazione e la valutazione dei potenziali impatti del progetto sulla qualità dell’aria. La ricostruzione dello stato di fatto delle componenti ambientali nonché dei relativi fattori di pressione è stata effettuata in relazione tra l’altro a: • Aria e Clima; • Suolo e sottosuolo; • Fauna e Flora, ecosistemi e beni ambientali e di interesse naturalistico; • Paesaggio, beni culturali e beni paesistici; • Uso del suolo. Oltre a ciò nel SIA vengono descritti ulteriori elementi che compongono il quadro ambientale e territoriale, dei quali una sintesi è riportata in Appendice 1 alla presente relazione, ad esempio relativi a: • Produzione nazionale di energia elettrica • Previsioni di evoluzione del sistema elettrico nazionale • Produzione Regionale di energia elettrica • Previsioni di sviluppo della produzione regionale di energia elettrica • Co-combustione a biomasse: valutazioni preliminari sulle potenzialità di filiere locali di approvvigionamento. • Qualità dell’aria ambiente Impianti termoelettrici esistenti, autorizzati e in corso di valutazione (anno 2007).
  • 27. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 26 di 121 Bacini di approvvigionamento di biomasse agro-forestali. Localizzazione delle centrali a biomassa esistenti.
  • 28. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 27 di 121 2.3.2. Quadro meteo-climatico La Calabria si sviluppa principalmente lungo la direzione Nord Sud per un’estensione di circa 250 km ed è caratterizzata dalle catene montuose appenniniche della Sila e dell’Aspromonte che raggiungono quote elevate (le quote più elevate sono rispettivamente i 1929 m s.l.m. del monte Botte Donato e i 1956 m s.l.m. del Monte Pecoraio). La presenza del Mar Tirreno sulla costa occidentale, del Mar Ionio su quella orientale e dello Stretto di Messina determinano il carattere prettamente mediterraneo del clima della Calabria; tuttavia l’esigua estensione latitudinale del territorio (la soglia di Marcellinara, il punto più stretto della Regione, separa per soli 30 km il Mar Tirreno dal Mar Ionio) e la presenza di rilievi così significativi all’interno, lungo la dorsale appenninica, determinano un’estrema variabilità climatica non solo tra le zone interne montuose e le zone costiere, ma anche tra le diverse zone costiere. Da un punto di vista climatico-meteorologico il sito di Saline Joniche è da contestualizzarsi nella zona geomorfologica della costa calabrese dello Stretto di Messina, individuabile indicativamente come la fascia costiera compresa tra Scilla a Nord (mar Tirreno) e Bova Marina, Capo Spartivento a Sud (mar Ionio). Questa zona si distingue dalla costa tirrenica e dalla costa ionica in quanto la presenza dello Stretto di Messina, della catena montuosa dei Monti Peloritani nella Sicilia Nord Orientale e delle montagne dell’Aspromonte determinano caratteristiche del tutto particolari della zona stessa dal punto di vista anemologico e pluviometrico. Di seguito si riporta nell’ordine un breve inquadramento climatico, di carattere bibliografico, della fascia costiera calabrese dello Stretto di Messina (ove ubicato il sito oggetto del presente studio), l’analisi generale dei dati rilevati dalla stazione meteorologica di Saline Joniche nel periodo 2003-2006 e un’analisi di dettaglio dei dati meteorologici misurati dal 1 gennaio al 31 dicembre 2004. La presenza della catena dei Monti Peloritani (con vette a quote superiori ai 1000 m) disposta con direttrice SudOvest-NordEst nel settore nord orientale della Sicilia, a poche decine di km ad ovest dalla costa calabrese dello Stretto di Messina, determina su quest’ultima un effetto schermo importante da un punto di vista pluviometrico: nel loro movimento da ovest verso est le perturbazioni atlantiche perdono infatti buona parte del contenuto d’acqua precipitabile scaricandolo sui Monti Peloritani a causa del forzato sollevamento orografico della massa d’aria. Dai dati in Tabella 7 si nota come le località situate più a Nord risultino soggette ad apporti precipitativi prossimi o superiori ai 1000 mm/anno (Bagnara Calabra, Scilla), mentre, via via che si scende verso sud lungo la costa, le precipitazioni cumulate subiscano un deciso calo fino a raggiungere valori inferiori ai 600 mm/anno (Capo dell’Armi, Melito di Portosalvo, Bova Marina). Ciò è certamente dovuto ad una maggiore esposizione alle correnti NordOccidentali delle località più settentrionali che subiscono “un effetto- schermo” dell’orografia più limitato. La distribuzione stagionale delle precipitazioni risulta abbastanza omogenea per le località calabresi della zona dello Stretto di Messina con un regime pluviometrico tipico Mediterraneo, con scarsa piovosità dei mesi estivi rispetto a quelli invernali, nei quali si accumula circa l’80% delle precipitazioni totali annuali. Tabella 7- Precipitazioni medie annuali, precipitazioni medie nel semestre freddo e precipitazioni medie nel semestre caldo. Medie calcolate sui dati 1980-2001 (Fonte: http://www.crati.it/analisi_climatologiche.html).
  • 29. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 28 di 121 Immagine satellitare elaborata dello Stretto di Messina (Fonte: http://maps.google.it/). Tabella 8 - Temperature minime, medie, massime e variazioni medie di temperatura tra il mese più caldo e quello più freddo rilevate presso alcune località calabresi. Medie calcolate sui dati del periodo inizio rilevamenti – 2001 Fonte: http://www.crati.it/analisi_climatologiche.html. Per quanto concerne l’aspetto termico la fascia ionica calabrese è caratterizzata da una temperatura maggiore rispetto alla fascia tirrenica: nonostante la temperatura del Mar Ionio sia mediamente inferiore rispetto a quella del Mar Tirreno, infatti, l’area tirrenica, essendo sopravvento ad una importante catena montuosa quale
  • 30. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 29 di 121 l’Appennino calabrese, risulta più piovosa e più fredda dell’area ionica (sottovento al normale flusso perturbato atlantico) la quale risente di effetti favonici in termini di acqua precipitabile, umidità e temperatura. L’area dello Stretto risulta climaticamente simile all’area ionica con l’ulteriore “effetto schermo” dei monti Peloritani, che di fatto rende la zona meridionale della Provincia di Reggio Calabria tra le più calde e secche di tutta la Regione (Tabella 8). In Tabella 9 si riportano dati di statistica descrittiva dei valori di temperatura rilevati presso la stazione di Melito di Porto Salvo, nel periodo 1955-1975; la stazione appartiene alla rete dell’Ufficio Idrografico e Mareografico - Dipartimento di Catanzaro. Il periodo è stato scelto in quanto caratterizzato da una completa copertura del dato (serie completa di valori medi mensili) e massima sovrapponibilità con la disponibilità dei dati delle altre stazioni della rete. Analizzando i valori medi rilevati nei diversi mesi si notano le caratteristiche tipiche del clima Mediterraneo e in generale dei climi marittimi: i mesi autunnali risultano più caldi dei mesi primaverili a causa della presenza del mare che “rilascia” calore soprattutto nei mesi successivi a quelli estivi, le variazioni intermensili di temperatura sono maggiori nei mesi di transizione tra una stagione e l’altra10. La temperatura minima più bassa si rileva in gennaio e febbraio (8.6 °C), la massima più elevata in luglio e in agosto (31.3 °C), il quale risulta il mese con la temperatura media più elevata (26.4 °C); l’escursione media diurna più elevata si rileva in luglio (10.4 °C), il mese in cui si registra il massimo di eliofania e di radiazione solare e quindi il mese in cui si ha la maggior influenza del mare sulle escursioni termiche diurne. Tabella 9 - Temperature minime, medie, massime ed escursione termica media mensile rilevate presso la località di Melito di Porto Salvo. Medie calcolate sui dati del periodo 1955-1975 - Fonte: Bellecci C. et al., Il clima in Calabria. Andamenti termopluviometrici e analisi dei trend in zone climaticamente e morfologicamente omogenee, 2003. Per quanto concerne il regime anemologico della zona dello Stretto di Messina, questo è direttamente influenzato dalle caratteristiche geomorfologiche della zona: la presenza ad ovest della catena dei monti Peloritani e ad est dei rilievi dell’Aspromonte determina un “incanalamento” della ventilazione sinottica nello Stretto di Messina e il successivo e conseguente intensificarsi della ventilazione stessa. Nell’area dello Stretto la ventilazione risulta dunque orientata prevalentemente dai quadranti settentrionali in quanto le correnti prevalenti a livello sinottico, il flusso zonale atlantico (da ovest verso est), risultano convogliate nell’area compresa tra la Sicilia e la Calabria per via della particolare orografia della zona. La direzione predominante di provenienza del vento risulta dunque il Nord mentre la seconda direzione predominante risulta la direttrice Nord-Est/Sud-Ovest, probabilmente a causa della presenza dell’Aspromonte e del mare, che determinano la genesi di brezze locali di terra e di mare, accentuate dalla presenza della vicina catena appenninica (Giuliacci et al., 2001 – direzioni di provenienza prevalenti determinate su medie mensili e stagionali nel periodo 1980- 1999). La presenza di importanti catene montuose e la posizione “sottovento” a queste, della zona dello Stretto di Messina e in generale della costa ionica meridionale calabrese, determinano tuttavia una ventilazione meno sostenuta rispetto a quella misurabile nelle altre zone costiere calabresi. Nella zona della Basilicata ionica e della Calabria, infatti, il numero delle calme (velocità del vento media giornaliera inferiore a 0.5 m/s) è piuttosto limitato: 111 giorni a Potenza, solo 48 a Crotone, sullo Ionio, e tuttavia ben 145 a Capo Spartivento;
  • 31. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 30 di 121 il numero dei giorni con vento moderato (tra 5.3 e 7.4 m/s) è notevolmente elevato in tutta l’area (230-270 giorni all’anno) tranne che, appunto, a Capo Spartivento (186 giorni all’anno). Analisi dei dati meteorologici rilevati presso la stazione di Saline Joniche Sono stati analizzati i dati misurati dalla stazione meteorologica convenzionale ubicata presso il porto industriale di Saline Joniche. La serie di dati orari parte dal 16 aprile 2004 e termina il 31 dicembre 2006: pur non essendo particolarmente lunga la serie risulta quasi completa con una copertura di almeno il 90 % dei dati potenziali mensili, per tutti i mesi da maggio 2003, compreso, in avanti. La stazione fornisce valori orari di temperatura (°C), umidità relativa (%), pressione atmosferica s.l.m. (hPa), precipitazione oraria cumulata (mm/h), radiazione solare globale (MJ/m2), velocità (m/s) e direzione di provenienza (°) del vento. Nel paragrafo che segue si riporta un’analisi complessiva del dataset con elaborazioni effettuate sui parametri di temperatura, precipitazione oraria cumulata e direzione e velocità del vento con l’obiettivo di proporre un confronto con le considerazioni climatiche riportate in precedenza, compatibilmente con i dati e i parametri disponibili in letteratura. Successivamente si riporta un’analisi di dettaglio della serie di dati meteorologici rilevati nel corso del 2004, anno considerato a riferimento per la realizzazione delle simulazioni modellistiche della dispersione degli inquinanti in atmosfera. Analisi dei dati meteorologici rilevati nel periodo 2003 – 2006 Dall’analisi dei valori di precipitazione cumulata riportati in Tabella 10 e riferentisi alla stazione meteorologica di Saline Joniche si nota come i valori di precipitazione cumulata annua rilevati negli anni 2004- 2006 presso Saline Joniche siano i più bassi rispetto alle medie del periodo 1980 – 2001 di tutte le stazioni della zona dello Stretto di Messina. I valori misurati presso Saline Joniche si avvicinano alla precipitazione cumulata rilevata dalle stazioni di Bova Marina, Capo dell’Armi e Melito Portosalvo (Saline Joniche è situata lungo la costa tra queste due località a loro volta costiere) e tuttavia si nota un deficit rispetto ai valori medi misurati in passato presso queste 3 località. Interessante notare come la differenza sia dovuta per il 2004 e il 2005 ad una carenza di precipitazioni nel semestre freddo mentre nel semestre caldo le precipitazioni siano risultate ben superiori alle medie delle altre tre stazioni della zona sia in termini assoluti che relativi; al contrario nel 2006 la quasi totalità delle precipitazioni si è verificata nel semestre freddo con un evidente deficit nel semestre estivo sia rispetto agli anni precedenti che alle medie delle altre stazioni. Il deficit pluviometrico degli ultimi anni presso Saline Joniche rispetto ai valori di paesi limitrofi rilevati mediamente fino al 2001 con scarsa probabilità è da imputarsi ad una caratteristica locale: più probabilmente è la conferma del trend pluviometrico negativo degli ultimi anni13 aggravatosi a partire dal 2003, anno dal quale, per quanto concerne le dinamiche sinottiche, si è sempre più accentuata la tendenza ad interessare l’area del Mediterraneo Centrale da parte degli anticicloni (figure bariche sinonimo di alta pressione, forte stabilità atmosferica, assenza di precipitazioni). Dall’analisi degli andamenti pluviometrici mensili della stazione di Saline Joniche nel periodo 16 aprile 2003 - 31 dicembre 2006 (v. grafico alla pagina successiva) si nota come luglio sia il mese con l’accumulo inferiore mentre dicembre sia il mese con l’accumulo più elevato. Distintamente si possono riconoscere 3 quadrimestri in cui gli accumuli precipitativi mensili risultano pressoché omogenei: il periodo da gennaio ad aprile con accumuli in media compresi tra 20 e 50 mm/mese, il periodo da maggio ad agosto con accumuli in media inferiori ai 20 mm/mese e il periodo da settembre a dicembre con accumuli superiori ai 50 mm/mese. Tipicamente, le regioni costiere meridionali della Penisola sono soggette alle precipitazioni più intense e consistenti nel corso dei mesi autunnali quando il contrasto tra l’acqua marina molto calda e le masse d’aria di origine artica o polare (convogliate nel Mediterraneo dalle perturbazioni atlantiche) favoriscono precipitazioni impulsive molto intense, anche a carattere di nubifragio.
  • 32. SEI S.p.A. - Progettazione definitiva della nuova centrale termo-elettrica a carbone da 2x660 MWe a Saline Joniche (RC) Studio di Impatto Ambientale: analisi degli effetti delle emissioni in atmosfera sulle colture locali di bergamotto Relazione Finale - Marzo 2012 - Filename SEI-RF2 - Pagina 31 di 121 Tabella 10 - Precipitazioni medie annuali, precipitazioni medie nel semestre freddo e precipitazioni medie nel semestre caldo rilevate dalla stazione meteorologica di Saline Joniche. Precipitazione mensile cumulata presso la stazione meteorologica di Saline Joniche: dati rilevati e media mensile. Elaborazione sui dati del periodo aprile 2003-dicembre 2006. Dalle statistiche descrittive relative ai valori di temperatura medi mensili misurati dalla stazione di Saline Joniche nel periodo 16 aprile 2003 - 31 dicembre 2006, si nota come la media delle temperature minime più bassa si sia rilevata in febbraio (8,0 °C) mentre la media delle temperature massime più elevata si sia rilevata in luglio (33.2 °C), mese caratterizzato anche dalla temperatura media più alta (28,7 °C). La temperatura media più bassa si è misurata in gennaio (11,6 °C) mentre l’escursione termica media maggiore in giugno (9,2 °C). Confrontando questi valori con gli analoghi misurati presso la località di Melito di Porto Salvo (a pochi chilometri da Saline lungo la costa) si nota una corrispondenza per quanto concerne i mesi più caldi (luglio e agosto) e più freddi (gennaio e febbraio) mentre l’escursione termica media massima, che a Melito è stata rilevata in luglio (10,4 °C) e agosto (9,9 °C), si presenta nei mesi di giugno (9,2 °C) e luglio (9,1 °C). Degna di nota, infine la differenza per quanto concerne le temperature medie annue: sia per la media annua delle