L'importanza del gioco nello sviluppo del bambino uimissimolt
1. CRESCERE GIOCANDO:
il gioco come speciale momento di crescita
e di apprendimento
Dott.ssa Guendalina Russo
Pedagogista
Caunselor Sistemico Relazionale, Familiare
2. Cos’è il gioco?
Nell'accezion
e comune
Montaigne e
all.
il termine “gioco” si
discosta completamente
da una qualsiasi
connotazione di “serietà”
“il gioco per il bambino non è
un semplice divertimento e
per questo bisogna valutarlo
come loro azioni più serie”
3. Convenzione Internazionale sui Diritti del
Fanciullo delle Nazioni Unite 1989
art 31
«Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al
riposo ed al tempo libero, di dedicarsi al gioco e ad
attività ricreative proprie della sua età e di
partecipare liberamente alla vita culturale ed
artistica. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il
diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla
vita culturale ed artistica ed incoraggiano
l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di
mezzi appropriati di divertimento e di attività
ricreative, artistiche e culturali».
4. La Legge 28 agosto n.285 “disposizioni per la
promozione di diritti e di opportunità per
l’infanzia e l’adolescenza”
Questa Legge detta “Turco” dal nome della parlamentare che l’ha
proposta, rappresenta il primo tentativo del governo italiano di
promuovere una politica complessiva per l’infanzia e l’adolescenza
che coinvolga l’intero territorio nazionale e in particolare tutti gli enti
pubblici e privati, che concorrono all’offerta di servizi e progetti per i
bambini nelle diverse realtà locali.
Nascono i centri aggregativi
La Legge 285 attuabile attraverso l’istituzione presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri del fondo nazionale per l’infanzia e
l’adolescenza, tende a offrire un modello comune per progettare gli
interventi, metterli in pratica, verificarne gli esiti.
5. il gioco per i bambini non è passatempo, ma una
attività
didattica
Qual’ è il significato che assume il gioco per i bambini?
- Divertimento
- Esplorazione del mondo, avventura e scoperta di sé
- Esercizio delle proprie capacità individuali
- Occasione di apprendimento
- Attività liberatoria di tensioni nervose, scarica di
emozioni forti come paura, rabbia, ansia, gioia...
- Abbandono momentaneo della realtà con le sue
regole per entrare in un mondo di fantasia nel quale ogni
desiderio si può realizzare
6. il GIOCO e le attività
di socializzazione
sono buoni indicatori
per valutare
il grado di
BENESSERE
dei bambini
la qualità
delle RELAZIONI
all’interno delle famiglie,
con il gruppo dei pari,
con gli insegnanti e gli
educatori
7. I giocattoli
Durante il primo
anno di vita giocare
è il modo con cui i
piccoli conoscono
l’ambiente
non sono necessari giocattoli costosi
o elaborati bastano oggetti semplici
che stuzzichino la naturale fantasia
del bambino.
I giocattoli devono essere per il
bambino il mezzo per soddisfare
l’esigenza di creare, di conoscere, di
imitare, di imparare a stare con gli
altri.
8. Molto importante è la musica, le
attività grafiche e manipolative,
la drammatizzazione
perché sono tra i giochi che stimolano
maggiormente la loro esigenza creativa
nonché lo sviluppo della loro fantasia
9. Verso i 3- 4 anni il gioco rappresenta un
esercizio fondamentale non solo nella
strutturazione della personalità e della
propria IDENTITÀ PERSONALE
ma anche nel costruire una propria
IDENTITÀ SOCIALE, per cui è
fondamentale all’interno
delle relazioni TRA PARI
Il gioco diventa un mezzo per creare nuove interazioni
e imparare a gestirle.
10. Un po’ di teoria
Numerosi studi di
pedagogia
sostengono che:
il gioco svolge un ruolo centrale
nel processo di sviluppo infantile.
Fin dai primi mesi di vita del
neonato il gioco è significativo per
lo sviluppo intellettivo del
bambino, perché quando gioca
sorprende se stesso e nella
sorpresa acquisisce nuove
modalità per entrare in relazione
con il mondo esterno. Nel gioco il
bambino sviluppa le proprie
potenzialità intellettive, affettive e
relazionali..
11. A secondo dell'età, il bambino nel giocare impara ad
essere creativo, sperimenta le sue capacità cognitive,
scopre se stesso, entra in relazione con i suoi coetanei
quindi possiamo dire che
IL GIOCO FAVORISCE
Lo sviluppo affettivo
Lo sviluppo cognitivo
Lo sviluppo
sociale
12. Lo sviluppo affettivo
Si possono individuare cinque tappe:
0 - 1 anno
nei primi mesi di vita il gioco è fondamentalmente fonte di
sensazioni piacevoli ed è finalizzato alla ricerca di una serie
di sensazioni che gratificano e arricchiscono il SÉ che si sta
progressivamente strutturando.
Inizialmente il bambino gioca con il proprio corpo o con il
corpo della madre che, di fatto, è il primo compagno di giochi,
ma tutti gli oggetti che lo circondano attraggono la sua
attenzione.
13. I principali giochi sono: agitare le mani,
muovere le gambe, accarezzare il proprio
corpo e quello della madre, toccare e portare
alla bocca tutto ciò che vede.
Queste attività si caratterizzano
per il carattere esplorativo e
ripetitivo delle azioni, che serve al
bambino per imparare a
distinguere fra il SÉ e il NON-SÉ,
per fargli capire dove finisce lui e
inizia la madre, percepita come
parte di sé.
14. 2 anni
Con l'inizio del secondo anno il bambino si trova di fronte
al problema della SEPARAZIONE DALLA MADRE e le
conseguenti ansie d'abbandono.
Il gioco può diventare espressione di questi problemi.
15. 3 anni
In questa fase i giochi possono essere di guerra o di lotta;
compaiono i primi giochi di socializzazione ed il bambino
è interessato a giocare con altri compagni, in particolare,
prova piacere ad imitare il comportamento degli adulti,
gioca ad essere mamma o papà indossando i loro vestiti.
16. 4 - 5 anni
In questo periodo i giochi sono espressione delle
dinamiche interne che il bambino sta vivendo quali il
gioco della bambola, il gioco del dottore, il gioco a
nascondino, attraverso questi giochi il bambino può
anche drammatizzare una punizione o proibizione
subita.
6 - 10 anni
Nell'età della fanciullezza i giochi diventano di
gruppo e con regole, questo permette al bambino di
sperimentare lo stare con gli altri attraverso giochi
strutturati, le regole diventano funzionali ad un
miglior svolgimento del gioco.
17. Lo sviluppo sociale
il gioco passa attraverso vari stadi
gioco solitario:
tipico dei bambini entro l’anno di vita che non si
pongono in una condizione di reciprocità con gli
altri. Non c'è interazione sociale.
gioco parallelo:
si verifica tra il primo e il terzo anno di vita,
i bambini si aiutano reciprocamente ma si
tratta essenzialmente ancora di un gioco
individuale.
18. gioco sociale:
tipico dei bambini intorno ai
quattro-cinque anni, età in cui
comincia la fase scolastica.
Il gioco diventa più strutturato,
con regole e c'è l'interazione
sociale.
Nelle famiglie numerose può
verificarsi anticipatamente.
19. Lo sviluppo cognitivo
J. Piaget (1937-1945) mette in correlazione lo sviluppo del
gioco con quello mentale, affermando che:
“il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo
cognitivo del bambino, è la più spontanea abitudine del
pensiero infantile”
Inoltre il gioco stimola LA MEMORIA, L'ATTENZIONE, LA
CONCENTRAZIONE, favorisce lo sviluppo di SCHEMI
PERCETTIVI, CAPACITÀ DI CONFRONTO, RELAZIONI .
Ed è per questo che una carenza di attività ludica riflette nel
bambino gravi carenze anche livello cognitivo.
20. Secondo Piaget si possono individuare tre stadi di
sviluppo del comportamento ludico:
giochi di esercizio
prevalgono nel primo anno di vita, nella fase
cosiddetta "senso-motoria": il bambino,
attraverso l'afferrare, il dondolare, il portare
alla bocca gli oggetti, l'aprire e chiudere le
mani o gli occhi, impara a controllare i
movimenti e a coordinare i gesti.
21. giochi con regole
emergono nel periodo dai sette agli undici anni,
nella fase detta SOCIALE, in cui il bambino
comincia a vivere il rapporto con gli altri.
Questa fase è caratterizzata da una maggiore
aderenza alla realtà, il bambino, sperimentando
la vita di gruppo, si trova di fronte a determinate
"regole" che è tenuto a rispettare. La comparsa
delle regole determinano la fine del gioco
infantile propriamente detto e inaugurano una
fase di crescita, altamente educativa, in cui
viene stimolato l'autocontrollo del bambino, la
sua capacità di concentrazione, di memoria…
22. giochi simbolici
caratterizzano il periodo che va dai due
ai sei anni di vita. Si collocano nella
fase detta "rappresentativa", in cui il
bambino acquisisce la capacità di
rappresentare tramite gesti o oggetti
una situazione non attuale. Si sviluppa
la capacità di IMMAGINAZIONE e di
IMITAZIONE. Il simbolismo che emerge
da queste attività permette di
riprodurre esperienze viste ma non
ancora direttamente sperimentate.
23. Il far finta di…
Favorisce il linguaggio
La comprensione dei pensieri, dei sentimenti e le
interazi0ni altrui e l’interpretazione dei cenni non
verbali
L’immaginazione e la creatività
La velocità dell’interazione, il rispetto dei turni e delle
regole
24. L’autismo e il far finta di…
Uno dei lavori educativi più importante da fare con i
bambini con spettro autistico al fine di favorire la
comunicazione verbale e non verbale è il gioco
“simbolico”. I bambini con autismo sono abituati a
rapportarsi con gli adulti. Gli adulti che si occupano
di loro conoscono e rispettano i loro tempi d’attesa,
mentre i coetanei non sempre lo fanno. Sono bambini
che hanno grosse difficoltà nella condivisione dei
giochi, hanno un senso del possesso molto marcato.
Spesso, specialmente nei bambini non verbali, la
compromissione del linguaggio, non consente loro di
25. di comprendere concetti come: “dopo”; “aspetta”;
“fare un turno”, fondamentali nell’interazione sociale.
Il gioco diventa uno strumento per imparare ad
apprendere, un mezzo prezioso per insegnare concetti
nuovi o per ripetere nozioni già imparate. Pensiamo al
semplice gioco dei pesci…, si può apprendere tanto,
per esempio: fare a turno, imparare i colori, i numeri,
conoscere i verbi (nuotare, pescare), si possono
imparare azioni, aprire e chiudere la bocca, imitare il
movimento della bocca del pesce…
26. Concludendo
non solo una semplice
attività di svago
IL GIOCO
attività
spontanea
ma soprattutto un momento
di crescita e sviluppo
significativo dei bambini
È per questo che l'ASSENZA DI GIOCO nelle vita di
un bambino viene visto spesso come un segnale di
DISAGIO O MALESSERE INTERIORE che andrebbe
indagato ed osservato in modo attento e
professionale.
in cui racconta che il nipote Ernst di diciotto mesi aveva un rocchetto di legno intorno a cui era avvolto del filo; tenendolo per il filo, il bambino gettava l'oggetto oltre la cortina del suo letto facendolo sparire accompagnando l'atto con un "o-o-o" forte e prolungato, (che significa, secondo la madre "via") poi tirava nuovamente il rocchetto fuori dal letto e, ritraendolo a sé lo salutava con un allegro "da" (che significa qui).
Questo semplice giochino, osserva Freud, che il bambino ripeteva puntualmente in assenza della madre, aveva la funzione di controllare un evento spiacevole: la separazione. Il ritorno del rocchetto lo rassicurava sul fatto che la madre, anche se spariva, sarebbe poi ricomparsa.
In ogni caso il giochino rappresenta un meccanismo di difesa da parte del bambino, dall'angoscia provocata dalla separazione egli ricava un giochino da cui riesce a trarre sollievo.
Il gioco riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo intellettivo:
È possibile quindi, comprendere come IL GIOCO, attività spontanea che accompagna lo sviluppo dell'essere umano dai primi tempi di vita all'età adulta, sia non solo una semplice attività di svago ma soprattutto un momento di crescita e sviluppo significativo dei nostri figli.