1. Obiettivi della presentazione
• Definire il linguaggio
• Individuare i correlati anatomici delle funzioni linguistiche
• Indicare le principali fasi dello sviluppo del linguaggio
• Descrivere i principali quadri di deficit linguistico
• Approfondire i deficit cognitivo-linguistici
Comprendere la complessità dei deficit linguistici nel paziente
post-traumatico
2. 1.Introduzione
• I deficit cognitivi e linguistici conseguenti a trauma
cranico sono eterogenei e dipendono da numerosi fattori
(gravità del trauma, dinamica della lesione, età al momento
del trauma, giorni di non responsività)
• Nei casi di TC raramente compaiono dei deficit linguistici
isolati (es. sindromi afasiche classiche), ma si assiste ad
una compromissione globale, con deficit aspecifici,
generici, strettamente connessi ad un quadro cognitivo
deficitario (Sarno, 1984)
• A differenza di altre patologie (es. tumori cerebrali) in cui
lesioni focali determinano deficit specifici, nel paziente
post-traumatico si assiste spesso a lesioni multi-focali a cui
corrisponde un quadro eterogeneo di deficit cognitivi
3. 2.Introduzione
• In età evolutiva le conseguenze neuropsicologiche e
logopediche si manifestano con una loro peculiare
tipologia, in quanto le funzioni cognitive e linguistiche
sono ancora in via di sviluppo
• I disturbi neuropsicologici (attenzione, memoria, funzioni
esecutive
e
linguaggio)
incidono
fortemente
sull’adattamento psico-sociale a lungo termine e sul futuro
inserimento scolastico o lavorativo
4. Pazienti con lesioni SNC
PROBLEMI
PROBLEMI
SOCIALI
SOCIALI
DEFICIT
DEFICIT
SENSORIALI
SENSORIALI
DIFFICOLTA’ DI
DIFFICOLTA’ DI
APPRENDIMENTO
APPRENDIMENTO
DEFICIT
DEFICIT
MOTORI
MOTORI
PROBLEMI
PROBLEMI
INTERNISTICI
INTERNISTICI
DIFFICOLTA’ DI
DIFFICOLTA’ DI
REINSERIMENTO
REINSERIMENTO
DEFICIT
DEFICIT
COGNITIVO-LINGUISTICI
COGNITIVO-LINGUISTICI
EPILESSIA
EPILESSIA
DINAMICHE
DINAMICHE
PSICOLOGICHE
PSICOLOGICHE
FAMILIARI
FAMILIARI
DISTRURBI
DISTRURBI
COMPORTAMENTALI
COMPORTAMENTALI
6. Definizione
E’ un sistema di comunicazione che permette di trasmettere
informazioni e conoscenze da un individuo all’altro attraverso un
complesso repertorio di comportamenti (Agliotti, Fabbro, 2006)
Trasmette informazioni (significati)
comportamenti (segnali)
9. Ruolo dell’emisfero sinistro
• L’emisfero dominante per il linguaggio è il sinistro per almeno i
due terzi degli ambidestri e mancini, globalmente considerati
(Vignolo, 1979)
• La lateralizzazione del linguaggio nell’emisfero sinistro inizia verso
il terzo anno di vita (Dehaene-Lambertz et al., 2002)
• L’equipotenzialità emisferica diminuisce con la maturazione
cerebrale: dopo i 12 anni l’emisfero destro non è più in grado di
riorganizzare in modo completo le funzioni linguistiche
10. Ruolo dell’emisfero destro
• Le componenti fonologiche e sintattiche sono rappresentate
prevalentemente nell’emisfero sinistro, ma, in caso di danno precoce,
l’emisfero destro possiede la capacità di vicariare tali funzioni
(Dennis e Whitaker, 1976; Ogden, 1988; Vargha-Khandem, 2005)
• L’emisfero destro può svolgere alcune semplici ed automatiche
competenze linguistiche, ad esempio: recitazione automatica dei
numeri, brevi occasionali espressioni stereotipate di saluto o
disappunto, comprensione di ordini semplici e prevedibili, scrittura
della firma (Jackson, 1874; Sperry, 1969)
• Tuttavia l’emisfero destro svolge un ruolo primario nella pragmatica
della comunicazione
12. Maturazione delle aree del linguaggio
Si completa entro la fine del secondo anno di vita
• Avviene dapprima per le aree perisilviane, e cioè aree di
Brodmann 22, 40, e 44, entro la fine del primo anno di vita
• In una fase successiva avviene la maturazione delle
aree marginali (37, 39, 45 e 46), entro il secondo anno di vita
13. 1.Funzioni delle aree del linguaggio
1) Le aree perisilviane sono importanti per il funzionamento del
livello fonologico del linguaggio:
Area di Wernicke (22): identificazione dei fonemi e
selezione di consonanti e vocali
Area di Broca (44): combinazione dei fonemi in sequenze
verbo-motorie
Strutture interposte (40): collegamento tra queste due attività e
reciproco controllo
14. 2.Funzioni delle aree del linguaggio
2) Aree marginali posteriori: comprensione e denominazione.
Collegamenti con le altre aree associative (visive, sensitive)
es. denominare su input visivo
Area 37: funzionamento del codice semantico
Area 39: formazione dei concetti, intelligenza simbolica
Aree marginali anteriori (45 e 46): attività verbo-motorie più
lunghe; trasformazione scorrevole delle parole in
appropriate sequenze grammaticali e sintattiche es. discorso
filato, descrizione, ecc
Strutture sottocorticali (talamo, nuclei della base):
organizzazione del linguaggio, per es. controllo
semantico, controllo grammaticale e controllo fonemico
16. Quando inizia l’apprendimento?
L’apprendimento è un processo continuo!
• A 20 settimane di gestazione: sistema uditivo sviluppato
• A 6 mesi di gestazione: sensibilità alle qualità prosodiche della
voce materna
L’essere umano possiede un apparato uditivo pre-programmato
geneticamente alla discriminazione di caratteristiche distintive
dei suoni del linguaggio, tuttavia l’esperienza è decisiva per lo
sviluppo e la messa in atto delle potenzialità linguistiche
(Eimas, 1985; Fabbro, 2004)
17. Le tappe
Nel primo anno di vita: passaggio da una comunicazione non
intenzionale ad una intenzionale e dalla comunicazione gestuale a
quella verbale.
• 4-6 mesi: “reazioni circolari vocaliche”
• 6 mesi: lallazione
• 10-12 mesi: anche protoparole
• 12 mesi: prime parole
• 18-20 mesi: parole multisillabiche
• 4-6 anni: stabilizza la pronuncia di tutti i fonemi e completa
l’inventario fonetico
18. I livelli
Lo sviluppo fonologico:
Dai 6 mesi emerge la lallazione, ovvero la produzione ritmica di
sequenza di sillabe composte da consonante-vocale
• Fonemi comunemente acquisiti prima dei 2 anni: m, n, p, b, t,
d, g, k
• In seguito: ts, dz
Entro i 5 anni lo sviluppo fonologico è completo
19. Lo sviluppo lessicale:
• 11-13 mesi: olofrase (parole contesto-specifiche)
errori sovraestensione
sottoestensione
sovrapposizione
• 17-24 mesi: “esplosione del vocabolario” (da 300-600 parole)
• 6-8 anni: uso di categorie sovra-ordinate (generali/astratte)
20. Lo sviluppo della grammatica:
• 11-12 mesi: “costruzioni verticali”
• 16 mesi: “costruzioni orizzontali”
• 18-24 mesi: enunciati a carattere “telegrafico”
• 3-4 anni: esplosione della morfologia
• 5-7 anni: strutturazione della grammatica in funzione del
discorso
• 8 anni: linguaggio del bambino simile a quello dell’adulto
LME aumenta sistematicamente in relazione all’età
21. Lo sviluppo della pragmatica:
8-28 mesi aumento atti comunicativi che bambino può gestire
Competenze conversazionali:
• Richiamare attenzione dell’interlocutore (sguardo, tatto, gesto,
azione, voce);
• Gestire alternanza dei turni della conversazione (entro i 3 anni);
• Scambiare informazioni pertinenti (dai 2 anni su argomenti
familiari);
• Uso dei connettivi causali (fino a 3 anni successione di stati
problematici/risolutivi, da 5 anni sequenze di azioni orientate a
scopo, 8/9 anni effettiva e coerente concatenazione di episodi)
23. Disturbi linguistici
1. DISTURBI SPECIFICI DEL LINGUAGGIO
2. DISTURBI DEL LINGUAGGIO CORRELATI A
RITARDO MENTALE
3. DEFICIT LINGUISTICI
TRAUMA CRANICO
CONSEGUENTI
A
24. 1.Disturbi specifici del linguaggio
Deficit di acquisizione del linguaggio in bambini con intelligenza
ed udito normali, senza problemi neurologici, psichiatrici e/o
rilavanti difficoltà sociali ed economiche (Fabbro, 2000)
Cause Hp: possibili anomalie microscopiche diffuse nello sviluppo
della corteccia cerebrale (Guerreiro et al., 2002), o deficit genetici
(Vargha-Khandem et al., 2005)
Criteri:
• Intelligenza non verbale nella norma (QIP>75);
• Udito nella norma;
• Assenza di lesioni neurologiche;
• Assenza importanti problemi psicologici e/o socio-economici
25. 2.Disturbi del linguaggio nel ritardo mentale
Essendo le differenti competenze linguistiche strettamente dipendenti
dallo sviluppo delle funzioni cognitive, in caso di ritardo mentale è
lecito attendersi un deficit dello sviluppo linguistico
(Aglioti, Fabbro, 2006)
Gli ambiti linguistici maggiormente influenzati dal ritardo dello
sviluppo cognitivo sono (Rondal e Edwards, 1997):
• Lessico
• Semantica
• Pragmatica
• Analisi del discorso
31. Dati anamnestici
Nome: A.F.
Età: 6 aa
Anamnesi: bambina già nota per precedenti ricoveri, affetta da esiti
da anossia cerebrale da arresto cardio-circolatorio da sindrome del
QT lungo. Portatrice di defibrillatore. Frequenta la prima elementare
con insegnante di sostegno. Esegue trattamenti di logopedia 3 volte a
settimana e psicomotricità globale 1 volta a settimana.
Valutazione psicometrica giugno 07: Leiter-R: QI ragianamento
fluido=60; scala completa=65; WPPSI: QIP=50 QIV=NV.
32. Valutazione logopedica
6/6/07: l’ingente deficit di produzione verbale non ha consentito la
somministrazione dell’intero test di valutazione, ma esclusivamente
la sezione relativa alla capacità di comprensione linguistica.
Solo la comprensione
semantica risulta adeguata all’età, mentre il test di comprensione
sintattica, grammaticale e di riconoscimento di figure risultano ai
limiti inferiori di norma. L’espressione verbale, caratterizzata da un
pattern fonetico di circa dieci fonemi, prodotti su ripetizione, è
costituita da alcuni vocaboli e da sporadiche frasi contratte. Si
osserva la presenza di un adeguato codice si/no verbale e l’utilizzo
del gesto per comunicare desideri e intenzioni.
34. Dati anamnestici
Dati Generali:
Nome: M.A.
Età: 5 anni e 3 mesi
Dominanza manuale: destra
Scolarità: ultimo anno di scuola materna
Follow-up presso l’Istituto
35. Dati anamnestici rilevanti per l’indagine
neuropsicologica:
Diagnosi: trauma cranio-encefalico in data 31/10/2002
(7 mesi di vita)
GCS: 7
RMN encefalo cerebrale (09/03/2007): lesione parietale e frontale
posteriore sinistra.
Al momento della valutazione: presenza di ritardo del linguaggio e
deficit neuropsicologici
Terapia farmacologia: Fenobarbital 50 mg/die
Trattamenti effettuati: logopedia sul Territorio
36. 1.Profilo neuropsicologico
Livello cognitivo (Maggio 2007) : Lieve deficit del livello cognitivo
(QIT=59), con profilo disarmonico (QIV=57; QIP=70)
Attenzione: problemi a carico delle componenti basiche
dell’attenzione (vigilanza, attenzione sostenuta, selettiva): nonostante
l’impegno e la discreta collaborazione, M deve essere spesso
ricondotto al compito e sollecitato.
Memoria: visuo-spaziale lievemente deficitaria sia a breve, che a
lungo termine; verbale a breve termine entro la norma, a mediolungo termine deficitaria.
Prassie costruttive: rapportabili al livello operativo per compiti
concreti, deficitarie per attività grafiche complesse dal punto di vista
sintattico, o che richiedono rappresentazione mentale.
37. 2.Profilo neuropsicologico
Capacità elaborative e le competenze logiche di base appaiono
rapportabili al livello cognitivo.
La valutazione logopedica ha evidenziato un notevole ritardo della
competenza comunicativo-linguistica: ogni ambito indagato
risulta deficitario.
Per quanto riguarda l’espressione verbale, il quadro fonetico è
incompleto, mancano alcuni foni ed altri sono distorti, vi è
nasalizzazione e sigmatismo interdentale. Vi sono, inoltre, difficoltà
di programmazione sequenziale nella struttura fonologica della
parola.
38. 3.Profilo linguistico
Gravemente deficitaria la discriminazione uditiva.
Presenti difficoltà lessicali, nel recupero dei termini, morfosintattiche e grammaticali (frequenti errori di concordanza di
genere/numero anche per parole conosciute ed usuali) e nella
strutturazione fraseale.
Nella comprensione verbale, oltre alle difficoltà lessicalisemantiche, emergono grosse difficoltà nella comprensione
sintattico-grammaticale: il bambino non comprende neppure minime
variazioni, come la negazione.
L’eloquio spontaneo, oltre ad essere inficiato da tutte queste
difficoltà, presenta, a volte, balbuzie tonico/clonica, per cui spesso
non risulta intelligibile.
39. Conclusioni
Livello cognitivo lievemente deficitario, con deficit specifici in
ambito linguistico, attentivo, mnestico, prassico-costruttivo ed
elaborativo.
La lesione descritta alla Risonanza Magnetica giustifica il quadro di
ritardo linguistico e di deficit cognitivo sopra descritto.
Il danno cerebrale occorso in età precoce (7 mesi) ha interferito
con l’acquisizione di un linguaggio normo-strutturato,
determinando un profilo linguistico di difficile connotazione
nosografia, con ricaduta importante sullo sviluppo cognitivo
complessivo e sugli apprendimenti. Tale quadro, inoltre, si
associa a deficit cognitivi specifici, conseguenti alle lesioni a
carico delle aree associative.
41. Organizzazione dell’attività articolatoria
1) Livello dell’attività motoria riflessa: motoneuroni periferici e
relativi archi riflessi
2) Livello dei movimenti automatici: controllo dei movimenti in
contesto automatizzato
3) Livello dei movimenti volontari elementari: vie cortico-spinali e
cortico-bulbari delle cellule piramidali e aree motorie primarie
4) Apparato di integrazione e di controllo: sistema previsionale di
coordinamento dei movimenti in sequenza attraverso feed-back
dalla periferia, sede nel cervelletto
5) Livello del piano d’azione e della programmazione: formulazione
di piano d’azione dei singoli elementi dell’atto motorio e del
piano motorio, ovvero recupero di pattern motori necessari
42. 1.Deficit articolatori
Disartria
Deficit della realizzazione articolatoria dell’eloquio di natura
paretica, dovuto ad un disturbo a valle dei livelli di piano d’azione e
del programma (lesione bilaterale a livello muscolare, dei nervi, del
tronco cerebrale, delle vie cortico-bulbari, del cervelletto)
Ridotta articolazione dei suoni, che risultano impastati.
Spesso associata a disturbo della motilità bucco-faringo-laringea
43. 2.Deficit articolatori
Aprassia Articolatoria
(Anartria) deficit della programmazione articolatoria conseguente a
lesione del solo emisfero sinistro, in assenza di paresi dei movimenti
Difficoltà di articolazione, con incapacità di integrare spazialmente e
temporalmente l’attività dei singoli muscoli.
Disturbo motorio della sola articolazione, che non coinvolge altri
tipi di movimenti del distretto bucco-linguo-facciale
44. Basi anatomiche dell’aprassia dell’articolazione
Quadrilatero di Pierre Marie:
Tra A, B il nucleo lenticolare
L e l’insula I.
Sezione assiale dell’emisfero sinistro
Attualmente: tratto posteriore della terza circonvoluzione frontale
(area Broca) (Mohr et al., 1978; Hillis et al., 2004), tratto anteriore
della corteccia dell’insula (Dronkers, 1996) e l’associazione di
queste due (Schiff et al., 1983)
46. Dati anamnestici
Nome: S.G.
Età al momento dell’evento morboso: 16 aa
Anamnesi: 6/12/06 emorragia in sede ponto-mesencefalico posteriore
dx per rottura angioma cavernoso. Intervento di exeresi totale della
lesione angiomatosa.
12/3/07: ricovero presso La Nostra Famiglia per programma
riabilitativo specifico.
Visita neurologica in ingresso: collaborante, vigile, rallentata.
Risponde a tono. Parola scandita. Lieve disorientamento spaziotemporale. Pupille isocoriche, diplopia. Si alimenta per OS.
Valutazione psicometrica 27/3/07: WAIS-R QIV: 62; QIP: 52; QIT:
53:
47. Valutazione logopedica
Valutazione logopedica 30/4/07: non emergono disturbi di tipo
afasico ma una generale compromissione cognitivo-linguistica con
particolari cadute nelle prove di calcolo mentale e di fluenza verbale.
Linguaggio pragmatico adeguato. Competenze mnestiche verbali
buone: si rilevano peraltro, difficoltà strategico-organizzativo nel
recupero del materiale memorizzato.
L’eloquio è disartrico, rallentato e scandito, ma discretamente
intelligibile.
49. Definizione di afasia
Disturbo dei sistemi preposti alla comprensione ed alla
formulazione del linguaggio, dovuto al danno ed alla conseguente
disfunzione di specifiche regioni dell’encefalo, in seguito a lesioni
cerebrali (traumi, infezioni, tumori, infarti ed emorragie cerebrali)
Immagini e rappresentazioni del pensiero non possono più essere
tradotte in parole e frasi, così come il processo opposto
(Damasio, 1992)
52. 1.Localizzazionista
BROCA (1861): nascita dell’afasiologia
Ruolo della terza circonvoluzione frontale sx nell’articolazione
del linguaggio (“sede della memoria dei movimenti necessari ad
articolare le parole”): CENTRO VERBO-MOTORIO
WERNICKE (1874):
Ruolo della prima circonvoluzione temporale sx nella
comprensione del linguaggio: CENTRO UDITIVO-VERBALE
53. 2.Localizzazionista
Correlazione tra lesioni di aree specifiche del cervello e deficit
(ad es. afasici)
La presenza di un'«associazione» tra un disordine
comportamentale (l'alterazione di una particolare funzione) e la
lesione di una parte del cervello consente l'inferenza che la base
neurale di quella funzione é localizzata in quell'area cerebrale
54. Modello Wernicke (1874)
Inizio di un approccio più cognitivo: si distinguono i deficit funzionali
per distruzione dei centri/interruzione delle connessioni
A = centro delle rappresentazioni uditive delle parole (area 22)
B = centro delle rappresentazioni motorie delle parole (area 44)
B
A
b
a
A = analisi uditiva
B = programmazione
articolatoria
A-B= fascicolo arcuato
55. Deficit afasici attesi
Lesione ai centri
Lesione alle connessioni
a = sordità verbale pura
A = afasia sensoriale (di Wernicke)
B = afasia motoria (di Broca)
AB = afasia di conduzione
b = anartria pura
B
b
A
a
58. Utilità della diagnosi sindromica
a) Pur risultando a volte inadatta a cogliere le peculiarità di alcuni
pazienti tale classificazione è tutt’oggi la più usata, in quanto
rappresenta un utile strumento di comunicazione tra operatori
b) Implica lo sforzo di identificare la configurazione di deficit
presenti in un caso singolo con una delle sindromi riconosciute
c) Consente inoltre di tentare una correlazione tra i sintomi e la base
lesionale
59. Limiti della diagnosi sindromica
a) Pur assumendo che la forma ideale di ogni tipo di afasia
corrisponda ad un sito lesionale replicabile, la probabilità che
ogni paziente afasico presenti una di queste forme ideali di
afasia è bassa;
a) Variazioni individuali (dominanza cerebrale, eziologia, età)
nell’organizzazione delle aree del linguaggio contribuiscono a
tale variabilità tanto, che lesioni identiche in soggetti diversi
producono quadri afasici diversi;
b) Infine i mutamenti nel tempo del quadro clinico possono far
riclassificare il paziente in sindromi diverse in momenti
differenti
60. Modello dei sistemi funzionali
Lurija (1966; 1970): una funzione complessa come il linguaggio
deve dipendere dalla cooperazione di più regioni dell’encefalo che,
dando ognuna il suo contributo specifico, costituiscono nel loro
insieme un sistema funzionale.
Distinzione tra disturbi linguistici dovuti a compromissione degli
aspetti motori, associati a danno anteriore, e disturbi che
coinvolgono l’elaborazione uditiva, associati a lesioni posteriori
61. Modello delle afasie da disconnessione
Geschwind (1965): i diversi sintomi afasici possono essere spiegati in
termini di interruzione della trasmissione dell’informazione tra i
principali centri motori e sensitivi. Il lobo parietale avrebbe la
funzione di area di convergenza multi-modale nel mediare la
formazione di associazioni tra esperienze visive, uditive e tattili,
costruendo il substrato dell’attività di denominazione.
Sindrome da isolamento delle aree del linguaggio, dovuta a lesione
che disconnette aree del linguaggio dalle regioni associative
posteriori dell’emisfero sinistro.
63. Psicolinguistico
Tende a descrivere il deficit del linguaggio come disturbo generato
dalla compromissione di un livello di elaborazione informazionale
(Caplan, 1992):
Disturbo di produzione
e/o
Disturbo di comprensione
• Deficit a livello fonologico
• Deficit a livello lessicale-semantico
• Deficit a livello sintattico
Componenti principali del
sistema di elaborazione
linguistica
64. 1.Aspetti caratteristici del linguaggio afasico
A livello fonologico:
Parafasia fonemica: omissione, sostituzione, delezione,
ripetizione o transposizione di fonemi all’interno di una parola
Es: bambino pambino, corda coda, tigre trighe
Gergo fonemico: Seno antito a sasa sa deve cosa
Neologismo: sostituzione di una o più lettere all’interno di una
parola
tanto da rendere la parola non identificabile
Es: bambino bintino
Gergo neologistico: Il mio derdo è puto e solo che andava parco
Conduite d’approche fonemica: arbrobreo, arbreo, arbeo, albeo,
65. 2.Aspetti caratteristici del linguaggio afasico
A livello lessicale-semantico:
Circonlocuzioni: sostituzioni della parola bersaglio con frasi
esplicative
Es: è quella cosa che serve per mangiare.. (forchetta)
Parafasia semantica: sostituzione, della parola target con una
parola correlata dal punto di vista del significato:
Es: cucchiaio forchetta, cucchiaio posata, cucchiaio vaso
Gergo semantico: Prendo forchetta la torta che devo
Conduite d’approche semantica:
forbice, forchetta, no ...cu..cucchiaio, no! ... coltello!
66. 3.Aspetti caratteristici del linguaggio afasico
A livello sintattico:
Disordini delle parole funzione (elementi grammaticali):
Agrammatismo: omissione delle parole funzione e dei morfemi
legati, tipico del linguaggio non-fluente
Paragrammatismo: sostituzione delle parole funzione, tipico del
linguaggio fluente (Caplan, 1992)
Eloquio fluente: facilità di produzione, frasi ricche di subordinate
Eloquio non fluente: la produzione è difficoltosa, con frasi brevi
senza modulazione melodica del discorso, linguaggio telegrafico
(Geschwind, 1962)
67. Neuropsicologia cognitiva
I sistemi neurali che sottendono funzioni complesse come il
linguaggio non vengono più considerati dipendenti da pochi centri
cerebrali organizzati in modo discreto, bensì come il prodotto
dell’attività congiunta di molte regioni corticali e sottocorticali,
funzionalmente ed anatomicamente correlate, che danno origine a
complesse reti neuronali (Basso, 2006; Ladavas, Berti, 2002)
Studio dell’architettura funzionale dei processi cognitivi a partire
dai dati della patologia
68. Principi della neuropsicologia cognitiva
• Modularità: una funzione cognitiva complessa è il risultato del
funzionamento di una serie di sottocomponenti funzionalmente
indipendenti, danneggiabili separatamente da lesioni cerebrali
• Universalità: la struttura della funzione cognitiva è universale, non
vi sono cioè variazioni individuali della struttura funzionale
• Trasparenza: quando una o più componenti di un processo
cognitivo sono compromesse, le altre continuano ad operare
normalmente, benché l’input alle stesse possa non essere normale,
perché derivante da una componente compromessa
(Caramazza, 1992)
69. Diagnosi funzionale
La diagnosi funzionale si propone di individuare il locus del
danno funzionale
Due pazienti che presentino lo stesso danno funzionale avranno
anche gli stessi sintomi
vs
Diagnosi descrittiva, ovvero la tassonomia classica, permette di
sintetizzare in una sola etichetta un insieme di sintomi
generalmente associati tra loro
Due pazienti classificati allo stesso modo possono avere sintomi
differenti
70. 1.Conclusioni
• Tecniche recenti che utilizzano la visualizzazione in vivo hanno
messo in discussione le idee tradizionali sulle aree cerebrali
correlate al linguaggio
• Spesso le aree corticali attivate durante compiti linguistici si
trovano al di fuori delle aree riportate dagli studi lesionali.
• Tuttavia rimane valida una certa correlazione tra specifica
sindrome afasica e area cerebrale lesa (Fabbro, 2004)
71. 2.Conclusioni
In ambito clinico si tende ad integrare il contributo dei diversi
approcci:
Si definisce il quadro di deficit linguistico in termini di sindrome
afasica (afasia di Broca, Wernicke, etc.)
ma
si descrivono quantitativamente e qualitativamente i deficit
del paziente secondo parametri psicolinguistici (presenza di
parafasie, gergo, anomie, etc.)
Infine si tiene conto della sede lesionale e dei deficit cognitivi
associati (deficit mnestico-attentivo, o esecutivo e linguistico etc.)
73. Quadri non-fluenti vs fluenti
Afasie non-fluenti:
• Afasia globale
• Afasia di Broca
• Afasia transcorticale motoria
Afasie fluenti:
• Afasia di Wernicke
• Afasia di conduzione
• Afasia transcorticale sensoriale
• Afasia anomica
74. Quadri non fluenti: afasia globale
Frequenza 20-25%
Eloquio spontaneo Assente o ridotto a
frammenti sillabici o stereotipie
Ripetizione come sopra
Comprensione limitate a parole brevi e
comuni e ordini semplici e prevedibili
Scrittura soltanto la firma
Lettura assente
Anosognosia +/Sintomi associati ABF, AIM, AI, emiplegia
dx, emianopsia laterale omonima dx
Sede della lesione tutta l’area del
linguaggio
75. Afasia di Broca
Frequenza 20%
Eloquio spontaneo ridotto, lento, faticoso,
con difficoltà articolatorie
Ripetizione come sopra
Comprensione relativamente buona
Scrittura firma e copia
Lettura talora compromessa
Anosognosia Sintomi associati ABF, AIM, emiplegia dx,
Sede della lesione area 44
Errori tipici: agrammatismo,
sostantivi al singolare, verbi
all’infinito, omissione di
articoli, aggettivi e avverbi
76. Afasia transcorticale motoria
Frequenza 2%
Eloquio spontaneo ridotto, ma senza
difficoltà articolatorie ed
agrammatismo
Ripetizione come sopra
Comprensione relativamente buona
Scrittura e Lettura compromesse
Anosognosia –
Sintomi associati AI, emiplegia dx,
emianopsia laterale omonima dx
Sede della lesione aree marginali
anteriori, motoria supplementare
Errori tipici: impossibilità ad
organizzare un discorso fluente e
creativo
77. Quadri fluenti: afasia di Wernicke
Frequenza 20%
Eloquio spontaneo fluente con errori
fonemici, talora gergo fonemico o
neologistico
Ripetizione cattiva con molti errori
fonemici
Comprensione compromessa
Scrittura e Lettura compromesse
Anosognosia ++
Sintomi Associati, AIM, AI, emiplegia
dx, emianopsia laterale omonima dx
Sede lesionale area 22
Eloquio fluente ma con
parafasie, neologismi e gergo,
logorroico
78. Afasia di Conduzione
Frequenza 4%
Eloquio spontaneo fluente con
conduites d’approches
Ripetizione compromessa
Comprensione conservata
Scrittura solo firma e copia
Anosognosia –
Sintomi associati ABF (1/3)
Sede della lesione area 44,
fascicolo arcuato
79. Afasia transcorticale sensoriale
Frequenza 2%
Eloquio spontaneo fluente, con parafasie
verbali e anomie
Ripetizione conservata
Comprensione compromessa
Scrittura e Lettura compromessa
Anosognosia Sintomi associati AIM, AI, emianopsia
laterale omonima dx
Sede della lesione aree 39 e 37 (danno
massivo temporo-parieto-occipitale)
80. Afasia anomica (amnestica)
Frequenza: 5%
Eloquio spontaneo: fluente,
grammaticalmente corretto, ma con
anomie
Ripetizione: conservata
Comprensione: conservata
Lettura: conservata
Scrittura: compromessa con anomie
Anosognosia +
Sintomi associati: AIM, AI
Sede della lesione: aree 39, 37, con
danno lieve
82. Dati anamnestici
Nome: F.G.
Data di nascita: 05/06/1963
Anamnesi: afasia espressiva, emi-sindrome destra in esiti di emorragia
sub-aracnoidea da rottura aneurisma dell’arteria paraoftalmica di
sinistra trattata con embolizzazione
5/02/07: ricovero presso La Nostra Famiglia per programma
riabilitativo specifico.
Visita neurologica in ingresso: paziente collaborante, vigile, orientata
nello spazio e nel tempo. Comprende ed esegue ordini semplici.
83. Valutazione logopedica
05/02/07: presente afasia espressiva; eloquio spontaneo caratterizzato
da anomie, parafasie fonemiche e semantiche, conquite d’approches.
Trattamento logopedico: durata del trattamento 5 mesi finalizzato al
miglioramento del recupero lessicale, potenziamento capacità residue
di letto-scrittura, stimolazione di canali comunicativi alternativi.
Verifica a fine trattamento: lievi miglioramenti nella produzione
verbale, presenti ancora importanti difficoltà nell’eloquio spontaneo e
l’utilizzo di canali alternativi è tuttora ridotto.
88. Cos’è la pragmatica
La pragmatica si interessa della comprensione e della produzione
di
elementi linguistici nel contesto (Leech, 1983; Levinson, 1983).
Si configura quindi come lo studio delle relazioni tra lingua e
contesto che sono grammaticalizzate o codificate nella struttura
stessa della lingua
Riguarda:
1) Contenuto comunicativo, ironico, metaforico dell’enunciato
2) Atti linguistici
3) Inferenze che si possono generare da ciò che si è detto in
relazione al domino noto ai partecipanti
89. 1.Principi linguistici generali della comunicazione
Alla base della pragmatica vi sono alcuni principi linguistici
generali della comunicazione:
Il principio di cooperazione: il soggetto dice quello che deve dire,
quando deve dirlo e nel modo in cui deve dirlo (Grice, 1975)
Il soggetto fornisce informazioni nella giusta quantità, nel modo
adeguato, secondo criteri di qualità, di rilevanza (Leech, 1983), ed
esiste un piano di conoscenze almeno parzialmente condiviso tra i
parlanti (Airenti, Bara e Colombetti, 1983)
90. 2.Principi linguistici generali della comunicazione
Principio di politeness: regola la distanza sociale, lo stato di
autorità tra gli interlocutori e la lunghezza del percorso
inferenziale di senso del discorso.
Mantiene l’equilibrio sociale e le relazioni amichevoli che
permettono agli interlocutori di essere cooperativi
92. Cos’è un atto linguistico
Parlare dell’atto linguistico corrisponde a parlare dell’enunciato dal
punto di vista di ciò che il parlante fa proferendolo
Principali atti linguistici:
• Locuzione (parlare per dire qualcosa)
• Illocuzione (parlare per compiere un’azione convenzionale, quale
offrire, promettere, chiedere)
• Perlocuzione (parlare per produrre effetti, conseguenze, in modo
involontario)
(Austin, 1962)
93. Classificazione di Searle (1975)
In base dello scopo dell’atto linguistico:
• Atti assertivi: impegnano il parlante al verificarsi effettivo di
qualcosa, alla verità della proposizione espressa (concludere,
dedurre..)
• Atti direttivi: tentano di indurre l’ascoltatore a fare qualcosa
(ordino, chiedo..)
• Atti commissivi: impegnano il parlante ad assumere una certa
condotta (ho intenzione di, sono favorevole..)
• Atti espressivi: esprimono sentimenti, emozioni (chiedo scusa, mi
congratulo per..)
• Dichiarazioni: sintetizzano i risultati prodotti con un atto eseguito
in un contesto adeguato (ti nomino, sei eletto..)
94. Atti linguistici diretti/indiretti
Atti linguistici diretti: il parlante pronuncia una frase e vuole dire
esattamente ciò che dice (significato letterale e significato inteso
coincidono)
Atti linguistici indiretti: il parlante esprime un’idea e intende quella,
ma vuole anche dire qualcos’altro, come, ad esempio, nelle
metafore e barzellette (significato letterale e significato inteso non
coincidono)
(Serale, 1975)
Diversamente dagli afasici, i cerebrolesi destri evidenziano
difficoltà specifiche nel comprendere gli atti linguistici indiretti,
interpretandoli in modo letterale (Heeschen e Reischies, 1979) e
sbagliano spesso nel giudicare l’adeguatezza delle azioni (Hirst et
al., 1984; Joanette e Nespoulous, 1986)
96. Cos’è un’inferenza
Processo cognitivo tramite cui chi ascolta esegue delle operazioni
sul significato letterale per cogliere il significato inteso dal parlante
Distinzioni:
Inferenze logiche vs basate su meta-conoscenza
Inferenze funzionali vs di “set”
Inferenze su connotazione spazio-temporale vs sul significato di
parole
97. Le implicature
Un tipo particolare di inferenza pragmatica è l’implicatura:
Inferenza di tipo intenzionale, si fonda su ipotesi contestuali di ciò
che è detto e su assunti specifici sulla natura comunicativa del
linguaggio
Tipi di implicature:
Generalizzate vs particolarizzate
Distaccabili vs non distaccabili dal contenuto
Convenzionali vs non-convenzionali (ad es: comunicazione dell’
ironia e sarcasmo)
Mc Donald (1992) ha evidenziato le difficoltà dei cerebrolesi
destri a comprendere il sarcasmo
98. 1.Correlati anatomici delle competenze
pragmatiche
• Numerosi studi hanno dimostrato che una lesione all’emisfero
destro in presenza di capacità linguistiche conservate può
determinare difficoltà in certi aspetti della comunicazione quali
l’interpretazione e l’organizzazione del discorso (Foldi et al.,
1983; Huber, 1990; Morin et al., 1986)
• I disturbi della pragmatica vengono riportati in seguito a lesioni
frontali, sia dorso-laterali, che parietali. In alcuni casi, inoltre,
sono presenti anche lesioni sottocorticali (Alexander et al., 1989;
Mc Donald e Von Sommers, 1993)
99. 2.Correlati anatomici delle competenze
pragmatiche
• Un danno cognitivo di tipo frontale, che determini deficit nelle
capacità di problem solving (analisi, pianificazione e monitoraggio)
e di controllo esecutivo, disturba anche la comprensione degli atti
linguistici indiretti (Mc Donald, Van Sommers, 1993)
• Nonostante la quantità degli studi condotti, non è ancora stato
delineato un quadro di riferimento chiaro per questi disturbi nei
cerebrolesi destri. Ciò potrebbe essere conseguenza del divario
esistente tra la ricerca e gli studi sui pazienti: questi ultimi non si
sarebbero adeguati agli sviluppi delle teorie sulla pragmatica
(Stemmer, 1994)
100. 1.Conclusioni sulla pragmatica
• Problemi nella comprensione degli aspetti pragmatici possono
derivare da difficoltà nell’integrare più informazioni rilevanti nel
contesto, ma anche, da difficoltà nell’inibire il significato letterale o
l’informazione concreta a favore di quella veicolata (Mc Donald,
1992)
• I disturbi pragmatici nei traumatizzati cranici sembrano influenzati
da deficit nelle capacità di manipolare le possibili alternative
d’azione, monitorando accuratamente i messaggi verbali (Stuss,
Benson, 1986)
101. 2.Conclusioni sulla pragmatica
• La patologia neurotraumatologica produce più frequentemente
disturbi del linguaggio, inteso come strumento di formazione del
pensiero, di organizzazione del discorso, di comunicazione
concettualmente efficace in rapporto al contesto sociale in cui la
comunicazione avviene (Prutting e Kirchner, 1983; Carlomagno,
1989)
• La presenza di capacità verbali relativamente integre nell’ambito
di un deficit delle funzioni cognitive e di integrazione psico-sociale
rende i traumatizzati cranici poco abili ad utilizzare efficacemente
il linguaggio in situazioni interpersonali (Mazzucchi, 1991)
102. 3.Conclusioni sulla pragmatica
Le tipologie di disturbo della pragmatica facilmente riscontrabili in
ambito clinico nei casi di TC, si possono suddividere in:
Disturbi della qualità del discorso:
caratterizzati prevalentemente da riduzione della flessibilità
sintattico-grammaticale e lessicale, con difficoltà nel reperire
espressioni di efficace qualificazione, sintesi o astrazione;
Disturbi del comportamento comunicativo:
caratterizzati da carente rispetto del sistema di convenzioni, regole
e consuetudini linguistiche che, seppur non formalmente codificate,
consentono di variare e flettere il significato dell’espressione
verbale a seconda della situazione e del contesto, concettuale,
emotivo, sociale, in cui ci si trova
103. 4.Conclusioni sulla pragmatica
Una maggiore attenzione ai disturbi della pragmatica è giustificata:
• Dalla loro elevata incidenza nei traumatizzati cranici, molto più
elevata di quella delle afasie (Mazzucchi et al., 1991);
• Infine dal fatto che solo da pochi anni la ricerca in questo campo ci
ha fornito indicazioni diagnostiche e strumenti valutativi atti a
meglio definire la loro tipologia (MEC, Tavano, Coté, Ska,
Joannette)
105. Dati anamnestici
Nome: B.G.
Età al momento del trauma: 49 anni
Anamnesi: investito in bicicletta. Al momento del ricovero paziente
vigile, collaborante, disorientato spazio, tempo; ipoacusico; deficit
completo VII n.c dx.
TAC encefalo 2/8/2004: frattura temporale dx pluriframmentaria con
interessamento della rocca petrosa, focolai di lacerazione parenchimali
alla convessità temporale dx e convessità frontale sx.
LCF VI (confuso e appropriato).
Valutazione NPS in acuto: collaborante, anosognosico, disinibito,
disorientato nello spazio-tempo; deficit memoria retrograda e
anterograda. Eloquio spontaneo fluente, anomie, circonlocuzioni,
stereotipie. Disturbo pragmatico della conversazione (pertinenza e
alternanza). Comprensione conservata, non deficit lettura - scrittura
sotto dettato.
106. Valutazione logopedica
Ingresso presso la nostra Struttura 20/10/04: LCF VII
Valutazione neuropsicologica: deficit di attenzione, memoria verbale
a lungo termine e funzioni esecutive
Valutazione logopedica 26/10/04: (BAT) compromissione nella
discriminazione uditiva, della comprensione sintattica, comprensione
delle categorie semantiche ed identificazione dei contrari. Difficoltà
nella ripetizione di parole e giudizio.
Osservazione delle competenze pragmatiche evidenzia difficoltà
diffuse:
• nel ragionamento astratto (la spiegazione dell’uso di proverbi e
metafore è letterale);
• nel cogliere l’elemento di assurdità nel brano;
• nell’effettuare inferenze;
In autonomia il linguaggio diventa spesso logorroico e non sempre
attinente al contesto.
107. Follow-up
Effettuato trattamento logopedico e neuropsicologico
Follow-up neuropsicologico: migliorato il livello di funzionamento
cognitivo globale, rientrate le problematiche mnestico-attentive.
Permangono difficoltà a livello del problem solving complesso.
Follow-up logopedico 23/11/05: migliorati i deficit di comprensione
sintattico-semantica, permangono lievi difficoltà nel processamento
di strutture sintattiche più complesse e nel reperimento lessicale.
Per quanto riguarda il disturbo pragmatico permangono difficoltà nel
comportamento comunicativo (non rispetto dei turni, logorrea, non
aderenza alle richieste), nell’uso specifico del lessico, nell’efficacia
comunicativa.
110. Modello del sistema attentivo supervisore
Sistema attenzionale supervisore: SAS (Shallice, 1988)
esercita un controllo strategico sui processi cognitivi,
dislocando
selettivamente l’attenzione su un processo a spese di un altro e
organizza nel modo di volta in volta più efficace le subroutine
disponibili a livelli gerarchicamente più bassi
principio di organizzazione gerarchica dei processi cognitivi
111. 1.Funzioni esecutive-linguaggio
Il SAS non opera controllando direttamente il comportamento,
ma modulando i livelli più bassi del CONTENTION
SCHEDULING (SISTEMA DI SELEZIONE COMPETITIVA)
Ha lo scopo di attivare ed inibire determinati schemi di
comportamento, agendo in maniera automatica
CORTECCIA PREFRONTALE SAS
Una volta danneggiato da una lesione, non riesce più a svolgere
le sue attività lasciando il comportamento del paziente sotto il
solo controllo del contention scheduling
112. 2.Funzioni esecutive-linguaggio
• I processi di integrazione delle informazioni sono funzioni a
cui sono preposte le aree anteriori del cervello (aree pre-frontali)
e tali aree sono frequentemente coinvolte dal TC
• In base al modello neuropsicologico delle funzioni esecutive di
Shallice (1988), una lesione in suddette regioni indurrebbe
un’elaborazione automatica del linguaggio, legata alle
caratteristiche dello stimolo e del contesto e non regolata
attivamente dal soggetto
• In compiti che richiedono la capacità di integrazione tacita di
conoscenze personali del soggetto, i cerebrolesi presentano,
dunque, errori di eccessiva integrazione delle conoscenze
personali nel processo di comprensione (Rosenthal, Bisiacchi,
1995)
113. Sistemi di memoria: memoria di lavoro
(Baddelay, 2003)
ML
Esecutore centrale
Ripasso
Subvocale
(10 sec)
cervelletto dx
Circuito
fonologico
aree motorie,
pre-motorie,
gangli della
base e talamo
sx
Taccuino visuospaziale
Magazzino fonologico
aree uditive
(1/2 sec)
114. 1.Memoria a lungo termine
1) Memoria procedurale: conoscenze e competenze legate ad
apprendimento non consapevole, attraverso esercizio ripetuto
(conoscenza implicita)
• Procedure cognitivo-motorie: quelle alla base di capacità come
camminare, guidare..
• Priming: rilevamento di stimoli sensoriali è facilitato da
presentazione subliminale
• Condizionamento classico: associazione stimoli sensoriali e
complesse risposte fisiologiche
Tali conoscenze non sono accessibili all’introspezione verbale, non
possono essere descritte consapevolmente
115. 2.Memoria a lungo termine
2) Memoria dichiarativa: conoscenze cui si può avere accesso
consapevole (conoscenza esplicita)
i contenuti di
questo tipo di memoria possono essere recuperati
consapevolmente e verbalizzati
• Memoria semantica: insieme di conoscenze enciclopediche
• Memoria episodica: esperienze connotate temporalmente, che
possiamo recuperare e raccontare
a partire dai 3 anni
permette di descrivere verbalmente un episodio passato
(Tulving, 1987)
116. Memoria-linguaggio
• Evidenze cliniche e sperimentali dimostrano che le conoscenze
necessarie alla comprensione ed all’espressione della lingua
possono essere in larga parte di tipo procedurale -morfo-sintassi(Pinker, 1993, 1994)
• Tuttavia per apprendere in maniera consapevole il significato di
nuove parole è necessario che siano integre le basi nervose che
sostengono la memoria semantica -sintassi e lessico- (aree frontali
e temporo-parietale sinistra).
• In ogni processo linguistico, tuttavia, sono coinvolte
costantemente entrambe: durante la comprensione, ad esempio,
vengono attivate contemporaneamente componenti di memoria
semantica per il riconoscimento del lessico e componenti di
memoria implicita per la comprensione sintattica
118. Dati anamnestici
Nome: Y.S.
Età al momento del trauma: 7 aa; età ultimo follow-up: 9 aa
Anamnesi: esiti da grave trauma cranico. Frequenta la terza
elementare con sostegno.
Visita neurologica: collaborante. Presenza di parola scandita con
linguaggio ipostrutturato. Lieve instabilità.
Valutazione psicometrica 13/3/07:
WISC-R: QIV=61; QIP=<49; QIT= 50
119. Valutazione logopedica
Valutazione logopedica 12/3/07: profilo cognitivo-linguistico
globalmente deficitario. Le prove di comprensione sono relative ad
uno sviluppo linguistico di 5/6 anni. Il test di denominazione
evidenzia la presenza di anomie e di parafasie semantiche.
La ripetizione di parole e non-parole risulta penalizzata dalla
distorsione del fonema “r”.
Nella descrizione della storia figurata il disturbo mnestico non ha
consentito l’osservazione delle immagini in corretta sequenza
temporale, richiedendo l’intervento dell’interlocutore; la competenza
narrativa è, quindi, caratterizzata dalla descrizione delle singole
figure, non emerge il tentativo di creare connessioni linguistiche per
fornire una storia continua.
121. Dati anamnestici
Nome: D.C.
Età al momento del trauma: 18 ANNI
Anamnesi clinica: 25/7/2006 nel sedersi sul muretto di un ponte a
Praga, caduta accidentale da circa 8 metri, trasportato dopo circa 30
minuti in ospedale, giunto con GCS 4.
TC encefalo: contusione frontale dx con soffusione emorragiche
diffuse.
RMN: minima emorragia subaracnoidea, danno lesionale emorragico
di tipo assonale diffuso del corpo calloso, piccole emorragie
petecchiali nella sostanza bianca di entrambi gli emisferi cerebrali,
nel versante destro del putamen e nel peduncolo sx cerebrale.
122. Valutazione psicometrica
Ingresso presso la nostra Struttura 20/9/06
GCS: 6
III livello LCF
Trattamento di psicostimolazione cognitivocomportamentale
LCF V
Valutazione Psicometrica 19/1/07: QIT=86; QIV=94; QIP=80.
Presenti evidenti problemi a carico delle componenti basiche
dell’attenzione (sostenuta, focalizzata, selettiva): facile distraibilità e
scarsa tenuta attentiva al compito.
Memoria a breve termine adeguata sia in ambito verbale, che visuospaziale; competenze mnestiche a lungo termine verbali e visuospaziali lievemente deficitarie. E’ importante sottolineare che le
difficoltà attentive emerse possono condizionare negativamente
anche l’apprendimento e la memorizzazione
123. Valutazione logopedica
Valutazione logopedica 5/12/06: BAT (non adeguato: aritmetica
mentale, comprensione uditiva). Dalla valutazione effettuata emerge
un profilo linguistico globalmente adeguato nei vari ambiti.
Identificata la memoria verbale deficitaria.
Trattamento neuropsicologico e logopedico
Verifica degli obiettivi a fine trattamento 13/2/07: eloquio
discretamente intelligibile anche se ancora carenti la precisione in
articolazione, la velocità. Sufficienti le competenze relative alla
pragmatica. Ancora ai limiti inferiori la performance relative ai
processi mnestici verbali a breve e a lungo termine; in
particolare ci si riferisce alle capacità di immagazzinare le nuove
informazioni e rievocarle, di ricordare gli eventi con una precisa
connotazione spazio-temporale.
124. Trattamento
Dopo un interruzione di un mese il paziente è stato sottoposto ad un
nuovo ciclo di logopedia
Verifica degli obiettivi al momento della dimissione 22/06/2007:
discreta evoluzione del quadro clinico; l’eloquio è intelligibile, anche
se rallentato, con scarsa intonazione prosodica e volume debole.
La memoria verbale (semantica, episodica, prospettica) e breve e
lungo termine è in evoluzione, ma ancora deficitaria:
particolarmente difficoltosi risultano il mantenimento e l’utilizzo
delle strategie suggerite al fine di facilitare l’ingresso, l’acquisizione
e la rievocazione degli apprendimenti. Migliorato il ricorso ad ausili
esterni per facilitare il ricordo, come agende, appunti, calendario.
126. 1.Conclusioni
• Nei casi di trauma cranico raramente si producono isolate sindromi
di tipo “focale” (ad es. afasia nel 7-10% dei casi), quasi sempre si
manifestano quadri lesionali di tipo “diffuso”, conseguenti al
contemporaneo coinvolgimento di più aree cerebrali (lesioni multifocali e danno assonale diffuso)
• Tali condizioni hanno richiesto un radicale ripensamento integrato
ed “olistico” dei criteri di valutazione e riabilitazione
neuropsicologica (Prigatano, 1999, Rattok et al., 1992; Sohlberg e
Mateer, 2001; Wilson, 2003; Ponsford, 2004)
127. 2.Conclusioni
• La sintomatologia cognitiva post-traumatica si produce in
conseguenza, sia del danno diretto esercitato dalle onde d’urto
traumatiche, sia dei frequenti danni secondari prodotti dalle possibili
complicanze (ipossia, ipertensione endocranica etc.)
(Stocchetti, Mazzucchi, 1998)
• I sintomi più frequenti conseguono al coinvolgimento delle strutture
fronto-temporo-basali e della sostanza sottocorticale e consistono in
disturbi di attenzione, memoria, comportamento e affettività, capacità
di elaborazione delle informazioni, programmazione ed esecuzione di
azioni finalizzate
128. 3.Conclusioni
• I sintomi “focali”, conseguenti a lesioni contusive in aree specifiche,
si inseriscono quindi in un contesto fenomenologico di tipo “diffuso”,
caratterizzato da destrutturazione della funzionalità integrativa basica,
più che da deficit di singole abilità (Chesnut, 1995; Teasdale, 1995;
Mazzucchi et al., 1998; Richardson, 2000)
• I disturbi del linguaggio, inteso come strumento grammaticolessicale di espressione e comprensione del pensiero (afasie) sono
relativamente infrequenti, mentre sono predominanti i disturbi del
linguaggio inteso come strumento di formazione del pensiero, di
strutturazione del discorso e, quindi, come tramite di una
comunicazione, nonché di una ricezione, concettualmente efficace
(disturbi della pragmatica)
(Prutting, Kirchner, 1983; Carlomagno, 1989)
129. 4.Conclusioni
• In una patologia cerebrale acquisita complessa come il TC non è
quindi semplice, né talvolta possibile, distinguere i disturbi
neuropsicologici specifici dai deficit propriamente linguistici (ad
esempio anomia vs deficit mnestico; deficit di programmazione vs
ridotta iniziativa verbale)