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QUELLA BANDIERA SUL BALCONE DEL
BOSS
CAPACI - C’ è un paese, in Sicilia, conosciuto in tutto il mondo. E’ costruito su una lingua
di terra stretta tra il mare e la montagna. E’ un comune di diecimila abitanti, ma in realtà è
un ‘ quartiere’ di Palermo. La sua notorietà è datata maggio 1992, mese di mattanza nelle
tonnare e mese di un massacro di mafia che ha cambiato la storia d’ Italia. L’ altro giorno
siamo andati a Capaci. E abbiamo scoperto che un notabile del posto è ossessionato dal
peso del passato e dall’ infame destino toccato al suo paese. Ripete a tutti “che la strage
di Capaci non è avvenuta nell’ onestissima e diffamata cittadina di Capaci bensì nella
vicina e confinante Isola delle Femmine”. Su questo terribile equivoco territoriale, tre
settimane fa ha chiuso anche la campagna elettorale con un trionfo di folla e di applausi.
Il notabile si chiama Giuseppe Tarallo, è stato vicesindaco democristiano, era assessore
quando un anno fa il consiglio comunale fu sciolto per mafia. Giuseppe Tarallo è - ed è
sempre stato - un grande capo elettore. Oggi ha cambiato bandiera e ha spostato i suoi
voti. Ha aperto una bottega, l’ ha fatta riverniciare e nella prima settimana di marzo si è
autonominato presidente dell’ unico club Forza Italia di Capaci. Siamo venuti in questo ‘
quartiere’ di Palermo per iniziare proprio dal ‘ collegio delle stragi’ un piccolo viaggio nella
Sicilia che ha scelto il ‘ nuovo’ con quasi un milione di voti, per l’ esattezza 464.377 nelle
quattro province occidentali dell’ isola e 478.342 nelle cinque province orientali.
Lo chiamano il ‘ collegio delle stragi’ perché in questo tratto di costa siciliana hanno ucciso
Giovanni Falcone e, quindici chilometri più a est e cinquasette giorni dopo, hanno ucciso
anche Paolo Borsellino. Nelle giornate terse, all’ orizzonte appare e scompare l’ isola di
Ustica con i misteri del suo cielo e dei suoi radar. Capaci, Via D’ Amelio, Ustica, un filo
rosso nello stesso collegio dove hanno votato 90 mila palermitani. A Capaci si può arrivare
dall’ autostrada o - scegliendo la via più lunga e tortuosa - dalla statale 113 che attraversa
le borgate marinare di Palermo per entrare fino nel cuore del paese, il corso Domenico
Sommariva, un viale ornato da cinquantanove bellissimi ficus. Il club di Forza Italia è
proprio qui, alla fine del corso. Sulle vetrine resistono i manifesti con i volti sorridenti di
Silvio Berlusconi e di Alberto Acierno, il candidato eletto qui, un giovane industriale che
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per tutta la ‘ campagna di marzo’ è stato incalzato dagli avversari con domande sul pizzo e
sul racket. Dal balcone del club sventola naturalmente la bandiera di Forza Italia. Una
bandiera identica, per tre giorni e per tre notti ha sventolato anche su un altro balcone di
Capaci. Un balcone ‘ importante’ . La palazzina a due piani è color ocra ed è al civico 74 di
corso Sommariva. A destra c’ è una gioielleria, a sinistra il negozio di prodotti alimentari
per animali ‘ Miao bau food’ . La palazzina color ocra è disabitata da un anno.
Da quando il proprietario, Pino Sensale, venne rinchiuso nel carcere speciale di Pianosa.
Chi è Pino Sensale? Per i carabinieri è il capomafia di Capaci, uno dei venti, trenta
fedelissimi boss che curavano gli interessi di Totò Riina sulla costa.
Che ci faceva quella bandiera sul balcone della sua casa? “E’ stato un segnale per tutti”,
sussurrano in paese. Catturato un anno fa in una retata contro i fiancheggiatori del Corto,
Pino Sensale è tornato in libertà. Dall’ altro ieri, martedì 12 aprile, passeggia come ai
vecchi tempi sulla piazza di Capaci. Il paese che è diventato un ‘ luogo’ della storia
segnala la sua presenza sulla statale 113 con un cartello: “Qui, alle 17,58 del 23 maggio
1992 il potere politico mafioso ha ucciso Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre
poliziotti della scorta...” Il potere politico mafioso da queste parti aveva un tempo la faccia
rossa, la chioma bianca e gli occhi di tigre di Salvo Lima. E oggi? Sulla piazza di Capaci
nessuno risponde. Il Comune è in fondo al corso e sembra un fortino assediato. “Per
quattro voti, a novembre noi progressisti abbiamo vinto - racconta il giovane sindaco Pietro
Puccio - venivamo da una brutta storia... il consiglio sciolto per mafia. Dopo tre mesi è
cambiato tutto... adesso stiamo lavorando per riprenderci la dignità persa il 23 maggio del
1992”.
Dietro il Comune c’ è un rione così degradato che lo chiamavano ‘ il Congo’ . Al Congo
hanno votato tutti - come sempre - per l’ ex vicesindaco Tarallo. E cioè per il candidato di
Forza Italia Alberto Acierno. Nel collegio ha preso 33 mila voti, 10 mila in più di Gianni
Minà. Il neodeputato è il rampollo di una famiglia che a Palermo è abbastanza nota,
famiglia di industriali, titolari delle cave di pietra pomice a Lipari. Ha dichiarato il giovane
Acierno al Giornale di Sicilia, qualche giorno dopo le elezioni: “Mi sono divertito un mondo.
C’ era un ragazzo sempre alle costole di Gianni Minà, mio avversario, che in ogni incontro
pubblico mi chiedeva se avessi mai pagato il pizzo, e io sempre a dirgli di no”. La versione
2
del ‘ ragazzo’ - il suo nome è Antonio Vassallo, fa il fotografo ed è uno dei fondatori di
quello straordinario gruppo sociale che è Giovani 88 - è un po’ diversa. Ma non fa nulla,
contano di più le risposte terribilmente sincere del neodeputato ai microfoni di una tivù
locale e all’ inviato dell’ Indipendente. “Io non pago il pizzo, ma se me lo dovessero
chiedere lo pagherei senz’ altro fino a quando ci sarà un governo, uno Stato che non mi
può tutelare, visto che imprenditori come Libero Grassi, che non pagavano il pizzo, sono
stati ammazzati”. “Basta con la storia che Palermo è la capitale della mafia... la mafia
nasce storicamente come ribellione e tutti siamo mafiosi, nel senso migliore della parola.
Libero Grassi è morto ammazzato proprio per denunciare il ricatto.
Non so se lo rifarebbe... avrebbero dovuto proteggerlo. A cosa serve morire?”
E’ il vento ‘ nuovo’ che soffia sulla Sicilia in questo aprile del 1994. Prima di lasciare
Capaci, siamo tornati un’ altra volta sull’ autostrada della strage. Il manto stradale è rifatto,
il grande cratere è stato ricoperto e lì vicino sono state costruite dodici villette bifamiliari. Ci
sono camion che trasportano cemento e gru che girano nel vuoto. Qui, hanno ucciso
Giovanni Falcone. E per salvare l’ onore dell’ ex vicesindaco Tarallo abbiamo controllato
anche il confine tra i comuni di Capaci e Isola delle Femmine. Ha ragione Tarallo, non si
senta più oppresso né offeso.
Ha ragione lui per settanta miserabili metri: la strage di Capaci non è avvenuta a Capaci,
ma in territorio di Isola delle Femmine. La statale 113 ci porta dopo pochi chilometri dentro
uno di quei paesi ‘ mitici’ della Sicilia: Partinico. Da queste parti dicono che è sempre stata
una capitale. Della mafia, della sofisticazione vinicola, della politica isolana. Per anni
abbiamo sentito parlare del ‘ Caf di Partinico’ , ovvero sia dei tre ras della zona: il
socialdemocratico Cintola, il democristiano Avellone, il socialista Fiorino. Cosa ha fatto il
Caf di Partinico in queste elezioni? Come si sono schierati i capi e i sottocapi dei vecchi
partiti? A Partinico, a Monreale, a San Giuseppe Jato, a San Cipirrello, a Borgetto, a
Montelepre, il nuovo deputato di Forza Italia è una vecchia conoscenza... Le campagne
intorno a Partinico sono disseminate da enormi silos di alluminio che riflettono una luce
violenta. Dentro i silos c’ è il vino o c’ è l’ alcol. Le distillerie sono la ricchezza e la rovina
del paese, danno lavoro e inquinano, portano denaro e una fama che non è sempre
lusinghiera.

3
Un’ altra ‘ fabbrica di posti’ che lavorava a pieno ritmo a Partinico era quella di Giuseppe
Avellone, un tempo potentissimo sottosegreterio alle Poste. E anche quelle di Fifì Fiorino e
di Salvatore Cintola, il primo ben introdotto alla Regione e il secondo alla Provincia di
Palermo. Dove sono finiti negli ultimi mesi questi tre signorotti? “Erano disorientati,
sbandati, erano dei naufraghi -racconta l’ ingegnere Vincenzo Bonomo della Lega
Ambiente - ma poi, poi i naufraghi hanno trovato la loro zattera”.
L’ albergo New River è un casermone costruito su una collina che domina da una parte
Partinico e dall’ altra Borgetto. Al New River, il ‘ candidato’ in campagna elettorale è stato
accolto con tutti gli onori dai vecchi clienti di sempre, drappelli di ex democristiani guidati
da Avellone in persona, i resti del piccolo impero locale del Psdi di Cintola, truppe di ex
socialisti alla ricerca di un nuovo posto al sole. Quel giorno, con loro c’ era anche Antonina
Bertolino, una donna ‘ di polso’ , una manager, proprietaria dell’ omonima distilleria che da
anni è al centro di quella che i progressisti del luogo definiscono ‘ la madre di tutte le
battaglie di Partinico’ . Questa signora Bertolino è una ‘ personalità’ del paese. La sua
distilleria è chiusa da mesi, classificata come ‘ industria insalubre di prima classe’ .
Ma lei non si è mai data per vinta e - tra ricorsi, decreti e inchieste giudiziarie - continua la
sua resistenza. La distilleria l’ ha ereditata dal padre Giuseppe che l’ aveva messa su con i
‘ risparmi americani’ . La leggenda racconta che il vecchio Bertolino fosse l’ autista di
Alphonse Capone, più noto al grande pubblico come Al Capone. Ma se vogliamo non dar
retta alle chiacchiere, accontentiamoci di scrivere chi era qui, in Sicilia, il vecchio Bertolino:
il capo della ‘ famiglia’ di Partinico di Cosa Nostra. Chi hanno portato poi in Parlamento
tutti questi ‘ personaggi’ della nostra capitale siciliana? Il deputato di Forza Italia è un
elegantissimo e ossequiosissimo signore che è stato per anni segretario generale dell’
Assemblea regionale. Il suo nome è Silvio Liotta, al vertice dei vertici dell’ Assemblea è
arrivato quando presidente del parlamento siciliano era quel furbacchione di Totò
Lauricella. Ma sulla poltrona di segretario generale l’ ha voluto fortissimamente Salvino
Lima, un suo grande amico. Silvio Liotta - burocrate dicono di grande competenza e di
grande ambizione - è stato al servizio di tutti i grandi capi politici siciliani.

ATTILIO BOLZONI

4
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/04/14/quella-bandiera-sul-balconedel-boss.html
VOTO PER IL PIANO REGOLATORE DI CAPACI

a Capaci non esiste la parola mafia
il piano regolatore dei commissari ha accontentato i
costruttori. 3 liste in gara per il consiglio
comunale sciolto per mafia dopo la morte di
Falcone
Il piano regolatore dei commissari ha accontentato i costruttori. La macelleria di un
candidato di sinistra chiusa per mancanza di clienti
A Capaci non esiste la parola mafia Nei programmi non si parla esplicitamente di
lotta alle cosche Passato e futuro del piccolo centro legati alle lottizzazioni: uno
stillicidio di attentati, bombe e incendi tra ' 91 e ' 92 Tre liste in gara per il consiglio
comunale sciolto d' autorita' subito dopo la morte di Falcone
"Troppi

giardini,

troppe

scuole,

troppe

strade,

mi

dicono.

Che

deve

diventare, una citta' da fantascienza Capaci con questo piano regolatore?
Parlo per le lamentele sentite in piazza, io le carte manco le ho viste".
Capelli stirati e baffetti neri come la giacca, Giuseppe Tarallo, con il suo
sguardo alla Mimi' Metallurgico, e' il candidato piu' comprensivo per le
"vittime" del piano regolatore approvato dai commissari ad acta dopo lo
scioglimento per mafia del Comune dove si vota oggi. Lui, tallonato dai
"ragazzini" della Sinistra e dai "costruttori" della terza lista, va a caccia di
quel 60 per cento di voti un tempo custodito nella cassaforte democristiana
di Capaci, il paese a meta' strada fra Palermo e Punta Raisi, famoso in tutto
il mondo perche' qui la storia si ferma e ricomincia il 23 maggio ' 92. Eppure
non e' facile trovare la parola mafia nei programmi. In quello di Tarallo che
ha ribattezzato "Amicizia" il suo partito si annuncia solo che "la lotta ai
condizionamenti della criminalita' organizzata sara' prioritaria", pero' dopo l'
acrobatico capitolo sulla "tutela del territorio":
"A tal fine non sembra utile il permanere di un vincolo paesaggistico che
rischia di ingessare il territorio".

5
La comprensione per le "vittime" che si vedono negare la costruzione della
villetta, del magazzino, del rustico, trapela anche nella lista "Insieme per
Capaci" ma uno dei promotori, Giusto Baiamonte, corrispondente del
Giornale di Sicilia, rifiuta sdegnato l' insinuazione di essere longa manus
dei costruttori.
Nel programma che lancia in pista come sindaco un geometra dell' ufficio
tecnico della vicina Isola delle Femmine, Cosmo Rappa, hanno pero'
dimenticato la parola mafia, promettendo piuttosto "eventuali necessarie
modifiche al piano regolatore...". E per fortuna aleggia l' "eventualita' ",
perche' in realta' quelle carte per dieci anni non si potranno affatto
modificare, ne' interessa piu' di tanto i grandi costruttori della zona, paghi
dell' inserimento nello strumento urbanistico di sei megalottizzazioni.
Ed e' questo che evoca una manovra da Gattopardo perche' in queste
lottizzazioni si giocano passato e futuro di Capaci, prima e dopo la strage.
Lo stillicidio di attentati, bombe e incendi che fa scattare l' inchiesta della
prefettura sei mesi prima dell' apocalisse si consuma, infatti, fra il ' 91 e il '
92 proprio per convincere i consiglieri indecisi ad approvare le sei grandi
speculazioni. Poi, il 23 maggio, si blocca tutto. Scotti e Martelli si ricordano
dell' inchiesta e lo scioglimento sfratta tutti dal municipio. Si grida alla
pulizia.
Qualche articolo sui giornali, cortei, concerti, comizi antimafia e poi il
venticello dell' oblio cancella Capaci dalle cronache lasciando ai tecnici,
ufficialmente super partes, il compito di mettere a punto un piano regolatore
in cui le sei lottizzazioni rientrano come se nulla fosse accaduto. Ecco il
cavallo di battaglia della terza lista, quella dei "ragazzini" come Antonio
Vassallo, figlio di un macellaio che ha dovuto chiudere la bottega sul corso
perche' il "passa parola" ha azzerato i clienti di un negozio dove si
trovavano costate e volantini della Rete. Adesso il bancone e' vuoto e nel
retrobottega si fanno le riunioni con Pietro Puccio, tessera Pds, il candidato
della lista "Per Capaci" in cui si ritrovano anche Rifondazione, Acli e
soprattutto

i

volontari

del

"Gruppo

giovanile

88",

quelli

del

presepe

antimafia, delle targhe in memoria di Falcone, di concerti e cortei scrutati
6
con glaciale distacco da ominicchi muti, capaci di far parlare un bambino al
posto loro dopo la strage: "Finalmente ci siamo tolti questo di davanti...".
L' ombra del 23 maggio per molti pesa come un' ingiustizia. "Che c' entra
Capaci?". Capaci c' entra perche' Nino Troia, spalla di Riina, il suo negozio
di mobili ce l' ha in piazza. E Giovanni Battaglia, altro "soldato" in campo
per la strage, lavorava nella cava di Giuseppe Sensale, l' uomo che ha
protetto la latitanza di Toto' ' u Curtu, ora indicato come il grande amico di
Giuseppe Tarallo, pronto a respingere l' infamia: "Io sono amico di tutti,
conosco Sensale come persona perbene ma non mi corico ne' mangio con
lui e se ha sbagliato paghi".
Di "sciacallaggi sull' onda mafiosa" parla anche Baiamonte che ha lasciato i
"ragazzini" del Gruppo giovanile "perche' il Pds l' ha colorato di rosso". Ma
Vassallo replica con un sorriso ironico e resta l' unico a parlare di
"decementificazione", ad evocare lo spettro delle ruspe, come Pietro Puccio
che fra un comizio e l' altro entra nel bar piu' grande, ordina un caffe' e, alle
spalle, ode la cantilena di un boss in liberta' : "Gia' pagato".
Cavallaro Felice
Pagina 12
(30 gennaio 1994) - Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/30/Capaci_non_esiste_parola_mafia_co_0_94013072
42.shtml
RETATA DEI CARABINIERI TRA PALERMO E CAPACI: RICERCATO ANCHE IL " SOSTITUTO " NELLA
CUPOLA, IL BOSS TROIA MARIANO. GRAZIE A RIVELAZIONI DI DI MAGGIO BALDUCCIO

Presi i pretoriani del padrino

7
gia' in carcere Biondino Salvatore, arrestati i fratelli Biondino Carlo 48 anni,
Biondino Girolamo 45 anni, Biondino Guido 43 anni, Biondino Vito 46
anni, i fratelli Nicoletti Mario 44 anni e Nicoletti Vincenzo 54 anni e il
cugino Nicoletti Pietro 49 anni, Prestigiacomo Pietro 45 anni, il fratello
Prestigiacomo Salvatore 54 anni detto " ' u muzzuni " , e il cugino
Prestigiacomo Giovanni 42 anni detto " ' u fumu " , i fratelli Sensale
Giuseppe 54 anni e Sensale Rosolino 50 anni e i fratelli Troia Antonio e
Troia Vincenzo
PALERMO . Un nuovo pentito porta i giudici su sentieri di mafia mai
esplorati e strappa i veli su un clan di fiancheggiatori insospettabili, tutti
senza macchia e tutti al servizio di Toto' Riina, il Grande Capo di Cosa
Nostra del quale hanno protetto la lunghissima latitanza.
L' operazione "Inserra" scatta nella notte tra Palermo e Capaci, il paese
della strage Falcone, e manda in carcere 14 uomini d' onore che curavano
gli interessi economici della "famiglia" attraverso una serie di societa' e
imprese "pulite", mai sfiorate dai sospetti, ma alla cattura sfugge il boss piu'
pericoloso, quel Mariano Troia, indicato dagli "007" e dai pentiti come
probabile successore di Riina dopo l' arresto.
C' e' moderata soddisfazione nelle parole del procuratore Giancarlo Caselli
e del sostituto Vittorio Teresi dopo il blitz che ha mobilitato 250 carabinieri:
"E un bel colpo, ma ancora c' e' molto da lavorare".
I nomi dei mafiosi finiti in catene non dicono nulla alle cronache giudiziarie.
Il solo ad aver conquistato un briciolo di notorieta' e' Salvatore Biondino, l'
uomo che faceva da autista al padrino corleonese al momento della cattura.
Il mandato di cattura gli e' stato notificato nella sua cella dell' Ucciardone,
ma le porte del carcere si sono aperte per i suoi quattro fratelli: Carlo, 48
anni,

meccanico;

Girolamo,

45,

guardia

forestale;

Guido,

43

anni,

disoccupato; Vito, 46, commerciante. In manette pure i fratelli Mario e
Vincenzo Nicoletti: il primo, 44 anni, ha un' impresa edile, il secondo, 54,
risulta senza lavoro. Come il cugino Pietro, 49 anni, anch' egli arrestato. In
galera, ancora, Pietro Prestigiacomo, 45 anni, autista, il fratello Salvatore,
54, guardia forestale, soprannominato "' u Muzzuni" (la cicca di sigaretta), il
cugino Giovanni, 42 anni, disoccupato, detto "' u Fumu" (il fumo).
8
Ci sono, poi, i fratelli Giuseppe e Rosolino Sensale, entrambi imprenditori,
54 anni il primo, 50 il secondo, e i fratelli Antonino e Vincenzo Troia,
rispettivamente commerciante di mobili e imprenditore. Il misterioso pentito
ha cominciato a vuotare il sacco nel marzo del ' 92.
Nomi, fatti, dettagli riferiti alle ultime offensive della mafia, ma anche
particolari sulle attivita' economiche di Cosa Nostra e sul business degli
appalti pubblici controllati dai boss. Roba scottante, ma spesso senza
riscontri. Ci voleva qualcosa di piu' per legittimare un' operazione di polizia.
Per questo l' inchiesta si e' di colpo arenata, ma e' stata presto rivitalizzata
dalle dichiarazioni di un altro pentito dell' ultima ora, Balduccio Di Maggio, il
fidatissimo gregario di Toto' Riina che ha consegnato il capo ai carabinieri.
Balduccio e' stato una miniera di rivelazioni. Ha detto tutto quel che sa sul
popolo del dittatore corleonese.
Poi sono arrivate altre due "gole profonde" di grande attendibilita' , come
Gaspare Mutolo e Giuseppe Marchese, a completare il mosaico. Tutti e
quattro hanno parlato di Mariano Troia come di un mafioso di gran peso del
vecchio schieramento, in grado di assumere il comando di Cosa Nostra
dopo lo scivolone di Riina. Troia e' latitante dall' ottobre scorso.
I giudici lo ritengono uno dei mandanti dell' omicidio di Salvo Lima, ma
quando firmarono l' ordinanza di custodia cautelare il boss era gia' uccel di
bosco. Sarebbe lui, oggi, il capo della cosca di San Lorenzo e occuperebbe
un posto di assoluto prestigio nella nuova cupola della mafia dove avrebbe
sostituito

il

suo

capo,

Giacomo

Giuseppe

Gambino,

costretto

alla

detenzione.
Gli investigatori sospettano che ci sia il suo zampino nel racket delle
estorsioni tornato prepotentemente in azione un paio di giorni fa con due
attentati in contemporanea in via Lincoln e a Brancaccio, vittime un
popolare commerciante di abbigliamento e una impresa di trasporti. Enzo
Mignosi
Mignosi Enzo
9
Pagina

12

(8 marzo 1993) - Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/1993/marzo/08/Presi_pretoriani_del_padrino_co_0_93030810413.s
html
Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine
http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.com/2012/11/relazione-prefettizia-dellacommissione.html

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  • 1. QUELLA BANDIERA SUL BALCONE DEL BOSS CAPACI - C’ è un paese, in Sicilia, conosciuto in tutto il mondo. E’ costruito su una lingua di terra stretta tra il mare e la montagna. E’ un comune di diecimila abitanti, ma in realtà è un ‘ quartiere’ di Palermo. La sua notorietà è datata maggio 1992, mese di mattanza nelle tonnare e mese di un massacro di mafia che ha cambiato la storia d’ Italia. L’ altro giorno siamo andati a Capaci. E abbiamo scoperto che un notabile del posto è ossessionato dal peso del passato e dall’ infame destino toccato al suo paese. Ripete a tutti “che la strage di Capaci non è avvenuta nell’ onestissima e diffamata cittadina di Capaci bensì nella vicina e confinante Isola delle Femmine”. Su questo terribile equivoco territoriale, tre settimane fa ha chiuso anche la campagna elettorale con un trionfo di folla e di applausi. Il notabile si chiama Giuseppe Tarallo, è stato vicesindaco democristiano, era assessore quando un anno fa il consiglio comunale fu sciolto per mafia. Giuseppe Tarallo è - ed è sempre stato - un grande capo elettore. Oggi ha cambiato bandiera e ha spostato i suoi voti. Ha aperto una bottega, l’ ha fatta riverniciare e nella prima settimana di marzo si è autonominato presidente dell’ unico club Forza Italia di Capaci. Siamo venuti in questo ‘ quartiere’ di Palermo per iniziare proprio dal ‘ collegio delle stragi’ un piccolo viaggio nella Sicilia che ha scelto il ‘ nuovo’ con quasi un milione di voti, per l’ esattezza 464.377 nelle quattro province occidentali dell’ isola e 478.342 nelle cinque province orientali. Lo chiamano il ‘ collegio delle stragi’ perché in questo tratto di costa siciliana hanno ucciso Giovanni Falcone e, quindici chilometri più a est e cinquasette giorni dopo, hanno ucciso anche Paolo Borsellino. Nelle giornate terse, all’ orizzonte appare e scompare l’ isola di Ustica con i misteri del suo cielo e dei suoi radar. Capaci, Via D’ Amelio, Ustica, un filo rosso nello stesso collegio dove hanno votato 90 mila palermitani. A Capaci si può arrivare dall’ autostrada o - scegliendo la via più lunga e tortuosa - dalla statale 113 che attraversa le borgate marinare di Palermo per entrare fino nel cuore del paese, il corso Domenico Sommariva, un viale ornato da cinquantanove bellissimi ficus. Il club di Forza Italia è proprio qui, alla fine del corso. Sulle vetrine resistono i manifesti con i volti sorridenti di Silvio Berlusconi e di Alberto Acierno, il candidato eletto qui, un giovane industriale che 1
  • 2. per tutta la ‘ campagna di marzo’ è stato incalzato dagli avversari con domande sul pizzo e sul racket. Dal balcone del club sventola naturalmente la bandiera di Forza Italia. Una bandiera identica, per tre giorni e per tre notti ha sventolato anche su un altro balcone di Capaci. Un balcone ‘ importante’ . La palazzina a due piani è color ocra ed è al civico 74 di corso Sommariva. A destra c’ è una gioielleria, a sinistra il negozio di prodotti alimentari per animali ‘ Miao bau food’ . La palazzina color ocra è disabitata da un anno. Da quando il proprietario, Pino Sensale, venne rinchiuso nel carcere speciale di Pianosa. Chi è Pino Sensale? Per i carabinieri è il capomafia di Capaci, uno dei venti, trenta fedelissimi boss che curavano gli interessi di Totò Riina sulla costa. Che ci faceva quella bandiera sul balcone della sua casa? “E’ stato un segnale per tutti”, sussurrano in paese. Catturato un anno fa in una retata contro i fiancheggiatori del Corto, Pino Sensale è tornato in libertà. Dall’ altro ieri, martedì 12 aprile, passeggia come ai vecchi tempi sulla piazza di Capaci. Il paese che è diventato un ‘ luogo’ della storia segnala la sua presenza sulla statale 113 con un cartello: “Qui, alle 17,58 del 23 maggio 1992 il potere politico mafioso ha ucciso Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre poliziotti della scorta...” Il potere politico mafioso da queste parti aveva un tempo la faccia rossa, la chioma bianca e gli occhi di tigre di Salvo Lima. E oggi? Sulla piazza di Capaci nessuno risponde. Il Comune è in fondo al corso e sembra un fortino assediato. “Per quattro voti, a novembre noi progressisti abbiamo vinto - racconta il giovane sindaco Pietro Puccio - venivamo da una brutta storia... il consiglio sciolto per mafia. Dopo tre mesi è cambiato tutto... adesso stiamo lavorando per riprenderci la dignità persa il 23 maggio del 1992”. Dietro il Comune c’ è un rione così degradato che lo chiamavano ‘ il Congo’ . Al Congo hanno votato tutti - come sempre - per l’ ex vicesindaco Tarallo. E cioè per il candidato di Forza Italia Alberto Acierno. Nel collegio ha preso 33 mila voti, 10 mila in più di Gianni Minà. Il neodeputato è il rampollo di una famiglia che a Palermo è abbastanza nota, famiglia di industriali, titolari delle cave di pietra pomice a Lipari. Ha dichiarato il giovane Acierno al Giornale di Sicilia, qualche giorno dopo le elezioni: “Mi sono divertito un mondo. C’ era un ragazzo sempre alle costole di Gianni Minà, mio avversario, che in ogni incontro pubblico mi chiedeva se avessi mai pagato il pizzo, e io sempre a dirgli di no”. La versione 2
  • 3. del ‘ ragazzo’ - il suo nome è Antonio Vassallo, fa il fotografo ed è uno dei fondatori di quello straordinario gruppo sociale che è Giovani 88 - è un po’ diversa. Ma non fa nulla, contano di più le risposte terribilmente sincere del neodeputato ai microfoni di una tivù locale e all’ inviato dell’ Indipendente. “Io non pago il pizzo, ma se me lo dovessero chiedere lo pagherei senz’ altro fino a quando ci sarà un governo, uno Stato che non mi può tutelare, visto che imprenditori come Libero Grassi, che non pagavano il pizzo, sono stati ammazzati”. “Basta con la storia che Palermo è la capitale della mafia... la mafia nasce storicamente come ribellione e tutti siamo mafiosi, nel senso migliore della parola. Libero Grassi è morto ammazzato proprio per denunciare il ricatto. Non so se lo rifarebbe... avrebbero dovuto proteggerlo. A cosa serve morire?” E’ il vento ‘ nuovo’ che soffia sulla Sicilia in questo aprile del 1994. Prima di lasciare Capaci, siamo tornati un’ altra volta sull’ autostrada della strage. Il manto stradale è rifatto, il grande cratere è stato ricoperto e lì vicino sono state costruite dodici villette bifamiliari. Ci sono camion che trasportano cemento e gru che girano nel vuoto. Qui, hanno ucciso Giovanni Falcone. E per salvare l’ onore dell’ ex vicesindaco Tarallo abbiamo controllato anche il confine tra i comuni di Capaci e Isola delle Femmine. Ha ragione Tarallo, non si senta più oppresso né offeso. Ha ragione lui per settanta miserabili metri: la strage di Capaci non è avvenuta a Capaci, ma in territorio di Isola delle Femmine. La statale 113 ci porta dopo pochi chilometri dentro uno di quei paesi ‘ mitici’ della Sicilia: Partinico. Da queste parti dicono che è sempre stata una capitale. Della mafia, della sofisticazione vinicola, della politica isolana. Per anni abbiamo sentito parlare del ‘ Caf di Partinico’ , ovvero sia dei tre ras della zona: il socialdemocratico Cintola, il democristiano Avellone, il socialista Fiorino. Cosa ha fatto il Caf di Partinico in queste elezioni? Come si sono schierati i capi e i sottocapi dei vecchi partiti? A Partinico, a Monreale, a San Giuseppe Jato, a San Cipirrello, a Borgetto, a Montelepre, il nuovo deputato di Forza Italia è una vecchia conoscenza... Le campagne intorno a Partinico sono disseminate da enormi silos di alluminio che riflettono una luce violenta. Dentro i silos c’ è il vino o c’ è l’ alcol. Le distillerie sono la ricchezza e la rovina del paese, danno lavoro e inquinano, portano denaro e una fama che non è sempre lusinghiera. 3
  • 4. Un’ altra ‘ fabbrica di posti’ che lavorava a pieno ritmo a Partinico era quella di Giuseppe Avellone, un tempo potentissimo sottosegreterio alle Poste. E anche quelle di Fifì Fiorino e di Salvatore Cintola, il primo ben introdotto alla Regione e il secondo alla Provincia di Palermo. Dove sono finiti negli ultimi mesi questi tre signorotti? “Erano disorientati, sbandati, erano dei naufraghi -racconta l’ ingegnere Vincenzo Bonomo della Lega Ambiente - ma poi, poi i naufraghi hanno trovato la loro zattera”. L’ albergo New River è un casermone costruito su una collina che domina da una parte Partinico e dall’ altra Borgetto. Al New River, il ‘ candidato’ in campagna elettorale è stato accolto con tutti gli onori dai vecchi clienti di sempre, drappelli di ex democristiani guidati da Avellone in persona, i resti del piccolo impero locale del Psdi di Cintola, truppe di ex socialisti alla ricerca di un nuovo posto al sole. Quel giorno, con loro c’ era anche Antonina Bertolino, una donna ‘ di polso’ , una manager, proprietaria dell’ omonima distilleria che da anni è al centro di quella che i progressisti del luogo definiscono ‘ la madre di tutte le battaglie di Partinico’ . Questa signora Bertolino è una ‘ personalità’ del paese. La sua distilleria è chiusa da mesi, classificata come ‘ industria insalubre di prima classe’ . Ma lei non si è mai data per vinta e - tra ricorsi, decreti e inchieste giudiziarie - continua la sua resistenza. La distilleria l’ ha ereditata dal padre Giuseppe che l’ aveva messa su con i ‘ risparmi americani’ . La leggenda racconta che il vecchio Bertolino fosse l’ autista di Alphonse Capone, più noto al grande pubblico come Al Capone. Ma se vogliamo non dar retta alle chiacchiere, accontentiamoci di scrivere chi era qui, in Sicilia, il vecchio Bertolino: il capo della ‘ famiglia’ di Partinico di Cosa Nostra. Chi hanno portato poi in Parlamento tutti questi ‘ personaggi’ della nostra capitale siciliana? Il deputato di Forza Italia è un elegantissimo e ossequiosissimo signore che è stato per anni segretario generale dell’ Assemblea regionale. Il suo nome è Silvio Liotta, al vertice dei vertici dell’ Assemblea è arrivato quando presidente del parlamento siciliano era quel furbacchione di Totò Lauricella. Ma sulla poltrona di segretario generale l’ ha voluto fortissimamente Salvino Lima, un suo grande amico. Silvio Liotta - burocrate dicono di grande competenza e di grande ambizione - è stato al servizio di tutti i grandi capi politici siciliani. ATTILIO BOLZONI 4
  • 5. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/04/14/quella-bandiera-sul-balconedel-boss.html VOTO PER IL PIANO REGOLATORE DI CAPACI a Capaci non esiste la parola mafia il piano regolatore dei commissari ha accontentato i costruttori. 3 liste in gara per il consiglio comunale sciolto per mafia dopo la morte di Falcone Il piano regolatore dei commissari ha accontentato i costruttori. La macelleria di un candidato di sinistra chiusa per mancanza di clienti A Capaci non esiste la parola mafia Nei programmi non si parla esplicitamente di lotta alle cosche Passato e futuro del piccolo centro legati alle lottizzazioni: uno stillicidio di attentati, bombe e incendi tra ' 91 e ' 92 Tre liste in gara per il consiglio comunale sciolto d' autorita' subito dopo la morte di Falcone "Troppi giardini, troppe scuole, troppe strade, mi dicono. Che deve diventare, una citta' da fantascienza Capaci con questo piano regolatore? Parlo per le lamentele sentite in piazza, io le carte manco le ho viste". Capelli stirati e baffetti neri come la giacca, Giuseppe Tarallo, con il suo sguardo alla Mimi' Metallurgico, e' il candidato piu' comprensivo per le "vittime" del piano regolatore approvato dai commissari ad acta dopo lo scioglimento per mafia del Comune dove si vota oggi. Lui, tallonato dai "ragazzini" della Sinistra e dai "costruttori" della terza lista, va a caccia di quel 60 per cento di voti un tempo custodito nella cassaforte democristiana di Capaci, il paese a meta' strada fra Palermo e Punta Raisi, famoso in tutto il mondo perche' qui la storia si ferma e ricomincia il 23 maggio ' 92. Eppure non e' facile trovare la parola mafia nei programmi. In quello di Tarallo che ha ribattezzato "Amicizia" il suo partito si annuncia solo che "la lotta ai condizionamenti della criminalita' organizzata sara' prioritaria", pero' dopo l' acrobatico capitolo sulla "tutela del territorio": "A tal fine non sembra utile il permanere di un vincolo paesaggistico che rischia di ingessare il territorio". 5
  • 6. La comprensione per le "vittime" che si vedono negare la costruzione della villetta, del magazzino, del rustico, trapela anche nella lista "Insieme per Capaci" ma uno dei promotori, Giusto Baiamonte, corrispondente del Giornale di Sicilia, rifiuta sdegnato l' insinuazione di essere longa manus dei costruttori. Nel programma che lancia in pista come sindaco un geometra dell' ufficio tecnico della vicina Isola delle Femmine, Cosmo Rappa, hanno pero' dimenticato la parola mafia, promettendo piuttosto "eventuali necessarie modifiche al piano regolatore...". E per fortuna aleggia l' "eventualita' ", perche' in realta' quelle carte per dieci anni non si potranno affatto modificare, ne' interessa piu' di tanto i grandi costruttori della zona, paghi dell' inserimento nello strumento urbanistico di sei megalottizzazioni. Ed e' questo che evoca una manovra da Gattopardo perche' in queste lottizzazioni si giocano passato e futuro di Capaci, prima e dopo la strage. Lo stillicidio di attentati, bombe e incendi che fa scattare l' inchiesta della prefettura sei mesi prima dell' apocalisse si consuma, infatti, fra il ' 91 e il ' 92 proprio per convincere i consiglieri indecisi ad approvare le sei grandi speculazioni. Poi, il 23 maggio, si blocca tutto. Scotti e Martelli si ricordano dell' inchiesta e lo scioglimento sfratta tutti dal municipio. Si grida alla pulizia. Qualche articolo sui giornali, cortei, concerti, comizi antimafia e poi il venticello dell' oblio cancella Capaci dalle cronache lasciando ai tecnici, ufficialmente super partes, il compito di mettere a punto un piano regolatore in cui le sei lottizzazioni rientrano come se nulla fosse accaduto. Ecco il cavallo di battaglia della terza lista, quella dei "ragazzini" come Antonio Vassallo, figlio di un macellaio che ha dovuto chiudere la bottega sul corso perche' il "passa parola" ha azzerato i clienti di un negozio dove si trovavano costate e volantini della Rete. Adesso il bancone e' vuoto e nel retrobottega si fanno le riunioni con Pietro Puccio, tessera Pds, il candidato della lista "Per Capaci" in cui si ritrovano anche Rifondazione, Acli e soprattutto i volontari del "Gruppo giovanile 88", quelli del presepe antimafia, delle targhe in memoria di Falcone, di concerti e cortei scrutati 6
  • 7. con glaciale distacco da ominicchi muti, capaci di far parlare un bambino al posto loro dopo la strage: "Finalmente ci siamo tolti questo di davanti...". L' ombra del 23 maggio per molti pesa come un' ingiustizia. "Che c' entra Capaci?". Capaci c' entra perche' Nino Troia, spalla di Riina, il suo negozio di mobili ce l' ha in piazza. E Giovanni Battaglia, altro "soldato" in campo per la strage, lavorava nella cava di Giuseppe Sensale, l' uomo che ha protetto la latitanza di Toto' ' u Curtu, ora indicato come il grande amico di Giuseppe Tarallo, pronto a respingere l' infamia: "Io sono amico di tutti, conosco Sensale come persona perbene ma non mi corico ne' mangio con lui e se ha sbagliato paghi". Di "sciacallaggi sull' onda mafiosa" parla anche Baiamonte che ha lasciato i "ragazzini" del Gruppo giovanile "perche' il Pds l' ha colorato di rosso". Ma Vassallo replica con un sorriso ironico e resta l' unico a parlare di "decementificazione", ad evocare lo spettro delle ruspe, come Pietro Puccio che fra un comizio e l' altro entra nel bar piu' grande, ordina un caffe' e, alle spalle, ode la cantilena di un boss in liberta' : "Gia' pagato". Cavallaro Felice Pagina 12 (30 gennaio 1994) - Corriere della Sera http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/30/Capaci_non_esiste_parola_mafia_co_0_94013072 42.shtml RETATA DEI CARABINIERI TRA PALERMO E CAPACI: RICERCATO ANCHE IL " SOSTITUTO " NELLA CUPOLA, IL BOSS TROIA MARIANO. GRAZIE A RIVELAZIONI DI DI MAGGIO BALDUCCIO Presi i pretoriani del padrino 7
  • 8. gia' in carcere Biondino Salvatore, arrestati i fratelli Biondino Carlo 48 anni, Biondino Girolamo 45 anni, Biondino Guido 43 anni, Biondino Vito 46 anni, i fratelli Nicoletti Mario 44 anni e Nicoletti Vincenzo 54 anni e il cugino Nicoletti Pietro 49 anni, Prestigiacomo Pietro 45 anni, il fratello Prestigiacomo Salvatore 54 anni detto " ' u muzzuni " , e il cugino Prestigiacomo Giovanni 42 anni detto " ' u fumu " , i fratelli Sensale Giuseppe 54 anni e Sensale Rosolino 50 anni e i fratelli Troia Antonio e Troia Vincenzo PALERMO . Un nuovo pentito porta i giudici su sentieri di mafia mai esplorati e strappa i veli su un clan di fiancheggiatori insospettabili, tutti senza macchia e tutti al servizio di Toto' Riina, il Grande Capo di Cosa Nostra del quale hanno protetto la lunghissima latitanza. L' operazione "Inserra" scatta nella notte tra Palermo e Capaci, il paese della strage Falcone, e manda in carcere 14 uomini d' onore che curavano gli interessi economici della "famiglia" attraverso una serie di societa' e imprese "pulite", mai sfiorate dai sospetti, ma alla cattura sfugge il boss piu' pericoloso, quel Mariano Troia, indicato dagli "007" e dai pentiti come probabile successore di Riina dopo l' arresto. C' e' moderata soddisfazione nelle parole del procuratore Giancarlo Caselli e del sostituto Vittorio Teresi dopo il blitz che ha mobilitato 250 carabinieri: "E un bel colpo, ma ancora c' e' molto da lavorare". I nomi dei mafiosi finiti in catene non dicono nulla alle cronache giudiziarie. Il solo ad aver conquistato un briciolo di notorieta' e' Salvatore Biondino, l' uomo che faceva da autista al padrino corleonese al momento della cattura. Il mandato di cattura gli e' stato notificato nella sua cella dell' Ucciardone, ma le porte del carcere si sono aperte per i suoi quattro fratelli: Carlo, 48 anni, meccanico; Girolamo, 45, guardia forestale; Guido, 43 anni, disoccupato; Vito, 46, commerciante. In manette pure i fratelli Mario e Vincenzo Nicoletti: il primo, 44 anni, ha un' impresa edile, il secondo, 54, risulta senza lavoro. Come il cugino Pietro, 49 anni, anch' egli arrestato. In galera, ancora, Pietro Prestigiacomo, 45 anni, autista, il fratello Salvatore, 54, guardia forestale, soprannominato "' u Muzzuni" (la cicca di sigaretta), il cugino Giovanni, 42 anni, disoccupato, detto "' u Fumu" (il fumo). 8
  • 9. Ci sono, poi, i fratelli Giuseppe e Rosolino Sensale, entrambi imprenditori, 54 anni il primo, 50 il secondo, e i fratelli Antonino e Vincenzo Troia, rispettivamente commerciante di mobili e imprenditore. Il misterioso pentito ha cominciato a vuotare il sacco nel marzo del ' 92. Nomi, fatti, dettagli riferiti alle ultime offensive della mafia, ma anche particolari sulle attivita' economiche di Cosa Nostra e sul business degli appalti pubblici controllati dai boss. Roba scottante, ma spesso senza riscontri. Ci voleva qualcosa di piu' per legittimare un' operazione di polizia. Per questo l' inchiesta si e' di colpo arenata, ma e' stata presto rivitalizzata dalle dichiarazioni di un altro pentito dell' ultima ora, Balduccio Di Maggio, il fidatissimo gregario di Toto' Riina che ha consegnato il capo ai carabinieri. Balduccio e' stato una miniera di rivelazioni. Ha detto tutto quel che sa sul popolo del dittatore corleonese. Poi sono arrivate altre due "gole profonde" di grande attendibilita' , come Gaspare Mutolo e Giuseppe Marchese, a completare il mosaico. Tutti e quattro hanno parlato di Mariano Troia come di un mafioso di gran peso del vecchio schieramento, in grado di assumere il comando di Cosa Nostra dopo lo scivolone di Riina. Troia e' latitante dall' ottobre scorso. I giudici lo ritengono uno dei mandanti dell' omicidio di Salvo Lima, ma quando firmarono l' ordinanza di custodia cautelare il boss era gia' uccel di bosco. Sarebbe lui, oggi, il capo della cosca di San Lorenzo e occuperebbe un posto di assoluto prestigio nella nuova cupola della mafia dove avrebbe sostituito il suo capo, Giacomo Giuseppe Gambino, costretto alla detenzione. Gli investigatori sospettano che ci sia il suo zampino nel racket delle estorsioni tornato prepotentemente in azione un paio di giorni fa con due attentati in contemporanea in via Lincoln e a Brancaccio, vittime un popolare commerciante di abbigliamento e una impresa di trasporti. Enzo Mignosi Mignosi Enzo 9
  • 10. Pagina 12 (8 marzo 1993) - Corriere della Sera http://archiviostorico.corriere.it/1993/marzo/08/Presi_pretoriani_del_padrino_co_0_93030810413.s html Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.com/2012/11/relazione-prefettizia-dellacommissione.html 10