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Centro Famiglia 
“Crescere insieme” 
Chieti 24 novembre e 1 
dicembre 2006 
Conoscere e contrastare il bullismo 
Prof. Salvatore Sasso 
Psicologo e psicoterapeuta 
Professore a contratto di Psicologia Clinica 
Università degli Studi “G. d’Annunzio” 
Chieti 
salvatore.sasso@unich.it 
http://www.unich.it/~sasso/ 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
L’attualità 
Anti- 
Bullying 
Week 
2006 
Gli 
 This year's theme: The 
spettatori 
Bystander 
Find out about the role of 
onlookers, witnesses and 
observers to help to stop 
bullying 
www.anti-bullyingalliance.org.uk
Perché è importante sapere 
e riflettere sul bullismo 
 Ogni giorno i quotidiani e la televisione 
affrontano il delicato tema del bullismo nelle sue 
molteplici manifestazioni. 
 Spesso la questione della pericolosità (lo 
stereotipo del “brutto, sporco e cattivo”modello 
Franti del libro Cuore) e l’esigenza di controllo 
sembrano prevalere sull’interesse del bambino e 
dell’adolescente e dell’analisi in termini sistemici 
 Il bullismo allora può essere interpretato solo 
come un “problema sociale”, la cui unica 
soluzione rischia di essere rintracciata nella 
punizione e nella repressione del comportamento 
aggressivo. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Cosa sarebbe necessario fare 
 recuperare l’attenzione su queste manifestazioni di 
disagio infantile/adolescenziale in un’ottica di 
prevenzione e di promozione del benessere personale 
e sociale. 
 Le espressioni del disagio in età evolutiva, infatti, 
possono essere molteplici, in relazione alle 
caratteristiche di personalità e ai diversi contesti 
socio-familiari. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Cosa significa prevenire 
 La prevenzione non deve diventare un luogo 
comune 
 il primo passo è acquisire gli strumenti per 
riconoscere il fenomeno. 
 Il bullismo infatti, si manifesta attraverso una 
serie di campanelli d’allarme che possono 
essere identificati precocemente. 
TOGETHER 
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STOP 
BULLYING
Come prevenire 
 La rilevazione dei segnali di disagio deve: 
1. riguardare e coinvolgere ogni soggetto della rete 
sociale 
2. essere multidisciplinare, comprendendo sia 
fattori socioculturali che psicologici, in un’ottica 
evolutiva. 
 La famiglia, il mondo della scuola e degli amici 
possono costituire, in questo senso, una risorsa 
preziosa. 
TOGETHER 
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STOP 
BULLYING
Quando è possibile prevenire 
 Solo in presenza di un sistema (familiare e sociale) 
attento ai segnali del disagio, ma anche capace di 
promuovere risorse, potenzialità, competenze: 
 gli esperti in problematiche dell’infanzia e 
dell’adolescenza utilizzano sempre più i concetti di 
empowerment, di comportamenti prosociali e di life 
skills (o abilità di vita), la cui promozione 
contribuisce ad un armonico sviluppo personale e 
sociale, ma anche alla salvaguardia dei diritti umani 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
Gli obiettivi 
 rivolgere maggiore attenzione non solo alle conseguenze del 
bullismo, ma anche alle numerose variabili che aumentano la 
vulnerabilità del bambino (fattori di rischio) ed alle risorse 
sulle quali far leva per prevenirne gli effetti negativi (fattori 
di protezione) 
 dedicare sempre maggiori risorse alla prevenzione 
sensibilizzando e formando genitori e insegnanti ad una 
precoce presa in carico e ad un efficace intervento in 
situazioni di bullismo 
 dedicare maggior spazio alla ricerca di strumenti conoscitivi e 
di un confronto sulle possibili risposte ad un disagio che può 
manifestarsi in forme difficilmente riconoscibili. 
TOGETHER 
WE CAN 
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BULLYING
Di cosa ci occuperemo 
 Definizione di bullismo 
 Caratteristiche 
 Forme di comportamento 
 Caratteristiche psicologiche 
Dinamiche del bullismo nel gruppo 
Prevenzione e trattamento psicologico 
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BULLYING
La definizione di bullismo 
Con il termine bullismo si definiscono le azioni 
aggressive o i comportamenti di manipolazione 
sociale tipici dei gruppi di pari, perpetrati in 
modo intenzionale e sistematico da uno o più 
persone ai danni di altre. 
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BULLYING
 Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale 
della parola “bullying”, termine inglese usato nella 
letteratura internazionale per connotare il 
fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto 
di gruppo. 
 È stato Olweus (1978) nei suoi lavori ad utilizzare 
una definizione più ampia, assumendo l’idea che il 
bullismo fosse riferibile sia al gruppo sia all’ 
individuo. 
 Secondo Olweus “il bullo è un individuo, per lo più 
maschio, che spesso opprime i compagni, i bersagli 
di queste azioni possono essere ragazze o ragazzi, 
l’attacco può essere sia fisico che mentale”. 
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BULLYING
 Il termine bullo rimanda spesso allo spaccone, 
chi millanta, lo spavaldo e non tanto alla sua 
derivazione come “mobbing” (to mob= assalire, 
aggredire tumultuosamente in massa) 
 Il termine è usato spesso dagli etologi (K. 
Lorenz) 
 Quando si parla di bullismo bisogna invece 
riferirsi sempre al significato originario di 
“mobbing”, tenendo conto della valenza del 
gruppo e delle sue tre manifestazioni: sul piano 
fisico, verbale e indiretto (come ad esempio, 
attraverso l’isolamento, le maldicenze…) 
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BULLYING
La definizione più recente pone l’accento su 
alcune caratteristiche che progressivamente si 
sono rivelate significative 
 La prima riguarda l’intenzionalità, cioè il fatto che 
il bullo mette in atto intenzionalmente dei 
comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo 
scopo di offendere l’altro e di arrecargli danno o 
disagio; 
 La seconda riguarda la persistenza: sebbene 
anche un singolo episodio possa essere considerato 
una forma di bullismo, l’ interazine bullo-vittima è 
caratterizzata dalla ripetitività di comportamenti di 
prepotenza protratti nel tempo; 
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BULLYING
 In terzo luogo, tale interazione è asimmetrica, 
fondata sul disequilibrio e sulla disuguaglianza di 
forza tra il bullo che agisce e la vittima che spesso 
non è in grado di difendersi; 
 Infine, il comportamento di attacco può essere 
perpetrato con modalità fisiche o verbali di tipo 
diretto (botte, pugni, calci, offese e minacce) o 
con modalità di tipo psicologico e indiretto, 
quali la diffamazione o l’esclusione. 
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BULLYING
Cosa possiamo etichettare come bullismo 
 Per esempio, attacchi gravi con armi, coltelli o altri 
oggetti pericolosi, furti di materiale costoso, 
minacce di gravi aggressioni alla persona, forme di 
molestia severa o di abuso sessuale, 
 Si tratta di situazioni che richiedono una denuncia 
e una collaborazione tra scuola e autorità 
giudiziaria. 
 È importante quindi che l’insegnante, attraverso 
l’osservazione e la discussione con i ragazzi, 
sappia distinguere la diversa natura dei 
comportamenti. 
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BULLYING
COMPORTAMENTI NON ETICHETTABILI COME 
BULLISMO 
Presa in giro per gioco; 
Finta zuffa; 
Lotta per gioco; 
Giochi quasi aggressivi, ritualizzati e con 
reciprocità di ruoli 
Per i comportamenti quasi aggressivi, si 
riscontrano situazioni in cui i ragazzi fanno giochi 
turbolenti, lotta per finta o aggressioni giocose. 
frequenti in modo particolare nell’interazione tra i 
maschi, dal secondo ciclo della scuola primaria fino 
ai primi anni della scuola secondaria. 
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BULLYING
COMPORTAMENTI DI BULLISMO 
(sono ripetuti nel tempo ) 
A LIVELLO FISICO: 
Punzecchiare, tirare i capelli, picchiare, dare 
calci, pugni, richiudere in una stanza, dare 
pizzicotti, spingere, graffiare, danneggiare le 
proprietà dell’altro o altre forme fisiche di 
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A LIVELLO VERBALE: 
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BULLYING
A LIVELLO NON VERBALE: 
Fare brutte facce o gesti rudi, manipolare o 
danneggiare i rapporti di amicizia, escludere 
sistematicamente e isolare socialmente, inviare 
lettere scritte o frasi offensive. 
ATTIVITÀ CRIMINALE E ANTISOCIALE: 
Attacchi con armi, ferite fisiche gravi, minacce gravi 
con armi, furti seri, abusi sessuali. 
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BULLYING
I PROTAGONISTI: 
IL BULLO, LA VITTIMA, GLI SPETTATORI 
 I ruoli individuati sono sei: bullo, aiutante, 
sostenitore, difensore, esterno, vittima. 
 Gli autori hanno trovato differenze significative 
nella distribuzione dei ruoli, legate alle variabili 
del sesso: Bulli, aiutanti e sostenitori sono 
soprattutto maschi, mentre alle femmine si 
attribuiscono in prevalenza i ruoli di difensore ed 
esterno. 
 Solo per il ruolo di vittima non ci sono differenze 
tra i due gruppi. 
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BULLYING
Olweus (1993) 
Nei suoi numerosi studi sui ragazzi coinvolti in 
episodio di bullismo, aveva rilevato che le 
tipologie di bullo e vittima non sono di per sé 
univoche, poiché tra coloro che agiscono in 
modo prepotente ci sono anche altre figure di 
riferimento. 
 Infatti, la dominanza del bullo sembra cioè 
essere rinforzata dall’attenzione e dal supporto 
dei sostenitori, dall’allineamento degli aiutanti, 
dalla mancanza di opposizione della 
maggioranza silenziosa. 
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BULLYING
Gruppi di soggetti individuali sulla base del 
questionario “ruoli dei partecipanti 
(Salmivalli et al., 1996; Sutton e Smith, 1999; Menesini e Gini (2000) 
Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare 
prepotenze ai compagni; 
Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma con 
una posizione, secondaria nel gruppo, di 
“seguace” del bullo; 
Sostenitore: chi agisce in modo da rinforzare il 
comportamento del bullo, ad es. ridendo, 
incitandolo o solo stando a guardare; 
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BULLYING
Difensore: chi prende le difese della vittima 
consolandola; 
Esterno: chi non fa niente, cercando di 
rimanere fuori dalle situazioni di prepotenza; 
Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze. 
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BULLYING
LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEL 
BULLO 
Si distinguono tre tipologie principali di bulli: 
1. Il bullo dominante 
2. Il bullo gregario 
3. Il bullo-vittima 
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BULLYING
1. Il bullo 
dominante 
 È un ragazzo per lo più maschio, più forte fisicamente o 
psicologicamente rispetto ai compagni. 
 Presenta un’elevata autostima ed è caratterizzato da un 
atteggiamento favorevole verso la violenza. 
 Dal punto di vista delle credenze e della rappresentazione 
del problema, ritiene che l’aggressività possa essere 
positiva poiché aiuta a ottenere ciò che si vuole ed è 
sempre pronto a giustificare il proprio comportamento 
assumendo atteggiamenti di indifferenza e scarsa empatia 
verso la vittima. 
 Si caratterizza per comportamenti aggressivi sia verso i 
compagni sia verso gli adulti. 
 Oltre a prendere l’iniziativa nell’aggredire la vittima è 
anche capace di istigare altri compagni a farlo. 
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BULLYING
2. Il bullo gregario 
 È un ragazzo più ansioso del precedente, spesso 
con difficoltà a livello di rendimento scolastico, poco 
popolare nel gruppo e insicuro. 
 In genere tende a farsi trascinare nel ruolo di 
aiutante o sostenitore del bullo poiché questo 
comportamento può dargli un’identità e 
un’opportunità di affermazione all’interno del 
gruppo. 
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BULLYING
3. Il bullo-vittima 
 È definito anche vittima aggressiva o provocatrice; pur 
subendo le prepotenze dei compagni, mostra uno stile di 
interazione di tipo reattivo e aggressivo. 
 Spesso è un bambino emotivo, irritabile e con difficoltà di 
controllo delle emozioni; ha atteggiamenti provocatori ed 
iperreattivi di fronte agli attacchi dei compagni. 
 Il suo comportamento agitato, accompagnato sovente da 
difficoltà sul piano cognitivo e dell’attenzione e da modalità 
provocatorie verso gli altri, innesca facilmente un circolo 
vizioso di elevata conflittualità. 
 È molto impopolare tra i compagni e proviene da contesti 
altamente conflittuali. 
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BULLYING
LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELLA 
VITTIMA 
Si distinguono due tipologie principali di vittime: 
1. La vittima passiva 
2. La vittima provocatrice 
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BULLYING
1. La vittima passiva 
 È un ragazzo tendenzialmente passivo che non 
sembra provocare in alcun modo le prepotenze le 
prepotenze subite: è un soggetto calmo, sensibile 
e contrario all’uso della violenza. 
 È caratterizzato da un modello “reattivo ansioso o 
sottomesso” che segnala ai bulli la sua insicurezza, 
la passività e la difficoltà a reagire di fronte alle 
prepotenze subite ( Olweus, 1993 ). 
TOGETHER 
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BULLYING
2. La vittima provocatrice 
 È un ragazzo che con il suo comportamento 
irrequieto, iper-reattivo e irritante, provoca gli 
attacchi subiti e spesso contrattacca le azioni 
dell’altro. 
 Questa categoria di vittime è sovrapponibile a 
quella dei “bulli-vittima”, ossia quei soggetti che 
ottengono punteggi superiori alla norma sia per 
la vittimizzazione che per il bullismo, in quanto, 
oltre ad agire le prepotenze, le subiscono. 
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BULLYING
La struttura familiare della vittima 
 Le famiglie delle vittime sono molto coese, tanto da 
coinvolgere intensamente i figli nelle loro vita interna. 
 Ciò favorisce l’instaurarsi di un legame di stretta 
dipendenza dalla famiglia, con conseguente difficoltà sul 
versante dei rapporti con i pari. 
 In questi contesti risulta spesso rilevante il ruolo 
iperprotettivo della madre, mentre è assente o poco 
coinvolta la figura del padre. 
 Il risultato è che questi bambini hanno difficoltà nel gestire 
le relazioni sociali con gli altri e non riescono ad affrontare 
interazioni più complesse (Genta, 2002). 
TOGETHER 
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BULLYING
Le conseguenze 
a lungo e a breve termine 
dell’essere la vittima dei compagni 
 La vittimizzazione costituisce un ostacolo significativo al 
benessere sociale, emozionale e all’adattamento scolastico dei 
bambini. 
 Alcuni studi recenti hanno permesso di caratterizzare le 
vittime come un gruppo di soggetti affetti da diversi tipi di 
disagi, quali la solitudine, la depressione, l’ansietà, 
l’insicurezza, la bassa autostima e un’eccessiva passività nelle 
relazioni sociali. 
 I bambini che subiscono prepotenze spesso sviluppano un 
atteggiamento generale di rifiuto verso l’attività scolastica e 
mostrano segni d’ansia e angoscia in momenti significativi 
della loro esperienza a scuola. 
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BULLYING
Conseguenze per le vittime 
A breve e lungo termine 
 Sintomi fisici: mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa (soprattutto la 
mattina prima di andare a scuola) 
 Sintomi psicologici: disturbi del sonno, incubi, attacchi d’ansia 
 Problemi di concentrazione e di apprendimento, calo del rendimento 
scolastico 
 Riluttanza nell’andare a scuola, disinvestimento nelle attività scolastiche 
 Svalutazione della propria identità, scarsa autostima 
 Psicopatologie: Depressione, Comportamenti autodistruttivi/autolesivi 
 Abbandono scolastico 
 A livello personale: insicurezza, ansia, bassa autostima, problemi 
nell’adattamento socio-affettivo 
 A livello sociale: ritiro, solitudine, relazioni povere 
TOGETHER 
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BULLYING
Conseguenze per i bulli 
A breve e lungo termine 
 Basso rendimento scolastico 
 Disturbi della condotta per incapacità di rispettare 
le regole 
 Difficoltà relazionali 
 Ripetute bocciature e abbandono scolastico 
 Comportamenti devianti e antisociali: crimini, furti, 
atti di vandalismo, abuso di sostanze 
 Violenza in famiglia e aggressività sul lavoro 
TOGETHER 
WE CAN 
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BULLYING
Bullismo e Disturbi della condotta 
I disturbi della condotta vengono definiti 
come: 
 modalità comportamentali abituali di 
violazioni delle regole o dei diritti degli 
altri (regole naturalmente rapportate e 
relazionate all’età del soggetto) che 
tendono ad esprimersi nei vari ambiti 
sociali. 
TOGETHER 
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BULLYING
La caratteristica fondamentale 
del Disturbo della Condotta 
È una modalità di comportamento ripetitiva 
e persistente in cui i diritti fondamentali 
degli altri oppure le norme o le regole della 
società appropriate per l’età adulta, 
vengono violate. 
TOGETHER 
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BULLYING
I comportamenti si inseriscono 
in quattro gruppi fondamentali 
1. Condotta aggressiva: 
che causa o minaccia danni fisici ad altre persone 
o ad animali; 
2. Condotta non aggressiva: 
che causa perdita o danneggiamento della 
proprietà; 
3. Frode o furto; 
4. Gravi violazioni di regole. 
TOGETHER 
WE CAN 
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BULLYING
 I bambini o gli adolescenti con questo disturbo 
spesso innescano un comportamento aggressivo 
e reagiscono aggressivamente contro gli altri. 
 Essi possono mostrare un comportamento 
prepotente, minaccioso, o intimidatorio. 
 L’aggressione può assumere la forma di stupro, 
violenza,o, in rari casi, omicidio. 
TOGETHER 
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BULLYING 
Bullismo e Disturbi della condotta
 La distruzione deliberata dell’altrui proprietà è una 
tipica caratteristica di questo disturbo, e può 
includere l’incendio deliberato con intenzione di 
causare seri danni o distruzione deliberata della 
proprietà altrui in altri modi (ad esempio, spaccare 
vetri delle macchine, vandalismo a scuola). 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING 
Bullismo e Disturbi della condotta
 I soggetti con Disturbo della Condotta possono 
avere scarsa empatia e scarsa attenzione per i 
sentimenti, i desideri, e il benessere degli altri. 
 Specie in situazioni ambigue, i soggetti aggressivi 
con questo disturbo spesso travisano le intenzioni 
degli altri come più ostili e minacciose e 
reagiscono con un’aggressione che essi ritengono 
ragionevole e giustificata. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING 
Bullismo e Disturbi della condotta
 Essi possono essere insensibili e 
mancare di adeguati sentimenti di colpa 
o di rimorso. 
 Può essere difficile valutare se il rimorso 
mostrato è vero perché questi soggetti 
imparano che esprimere la colpa può 
ridurre o prevenire la punizione. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING 
Bullismo e Disturbi della condotta
Prevenzione e Trattamento Psicologico 
 Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata 
del bullismo nelle scuole elementari e nei primi anni 
delle medie come fenomeno socio-relazionale e 
come modalità diffusa di soluzione dei conflitti. 
 Successivamente si assiste ad una definizione della 
frequenza con una maggiore accentuazione in un 
numero ristretto di casi come forma stabile di 
disagio individuale. 
TOGETHER 
WE CAN 
STOP 
BULLYING
 I ragazzi con questa modalità radicata di 
comportamento sono a rischio di problematiche 
antisociali e devianti e altri comportamenti 
problematici come l’abuso di sostanze, alcool e 
droghe 
 Se non vengono aiutati a modificare 
i loro comportamenti aggressivi, possono 
continuare ad usare modalità aggressive nelle loro 
relazioni interpersonali. 
TOGETHER 
WE CAN 
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BULLYING 
Prevenzione e Trattamento Psicologico
L’intervento psicologico ha lo scopo di interrompere 
questo tipo di modalità di soluzione dei conflitti e 
fornire le indicazioni necessarie per imparare a 
gestire diversamente le relazioni sociali, offrire la 
possibilità di sentire, provare, riconoscere e 
manifestare emozioni positive e adottare 
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TOGETHER 
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Seminario bullismo

  • 1. Centro Famiglia “Crescere insieme” Chieti 24 novembre e 1 dicembre 2006 Conoscere e contrastare il bullismo Prof. Salvatore Sasso Psicologo e psicoterapeuta Professore a contratto di Psicologia Clinica Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti salvatore.sasso@unich.it http://www.unich.it/~sasso/ TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 2. L’attualità Anti- Bullying Week 2006 Gli  This year's theme: The spettatori Bystander Find out about the role of onlookers, witnesses and observers to help to stop bullying www.anti-bullyingalliance.org.uk
  • 3.
  • 4.
  • 5. Perché è importante sapere e riflettere sul bullismo  Ogni giorno i quotidiani e la televisione affrontano il delicato tema del bullismo nelle sue molteplici manifestazioni.  Spesso la questione della pericolosità (lo stereotipo del “brutto, sporco e cattivo”modello Franti del libro Cuore) e l’esigenza di controllo sembrano prevalere sull’interesse del bambino e dell’adolescente e dell’analisi in termini sistemici  Il bullismo allora può essere interpretato solo come un “problema sociale”, la cui unica soluzione rischia di essere rintracciata nella punizione e nella repressione del comportamento aggressivo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 6. Cosa sarebbe necessario fare  recuperare l’attenzione su queste manifestazioni di disagio infantile/adolescenziale in un’ottica di prevenzione e di promozione del benessere personale e sociale.  Le espressioni del disagio in età evolutiva, infatti, possono essere molteplici, in relazione alle caratteristiche di personalità e ai diversi contesti socio-familiari. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 7. Cosa significa prevenire  La prevenzione non deve diventare un luogo comune  il primo passo è acquisire gli strumenti per riconoscere il fenomeno.  Il bullismo infatti, si manifesta attraverso una serie di campanelli d’allarme che possono essere identificati precocemente. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 8. Come prevenire  La rilevazione dei segnali di disagio deve: 1. riguardare e coinvolgere ogni soggetto della rete sociale 2. essere multidisciplinare, comprendendo sia fattori socioculturali che psicologici, in un’ottica evolutiva.  La famiglia, il mondo della scuola e degli amici possono costituire, in questo senso, una risorsa preziosa. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 9. Quando è possibile prevenire  Solo in presenza di un sistema (familiare e sociale) attento ai segnali del disagio, ma anche capace di promuovere risorse, potenzialità, competenze:  gli esperti in problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza utilizzano sempre più i concetti di empowerment, di comportamenti prosociali e di life skills (o abilità di vita), la cui promozione contribuisce ad un armonico sviluppo personale e sociale, ma anche alla salvaguardia dei diritti umani TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 10. Gli obiettivi  rivolgere maggiore attenzione non solo alle conseguenze del bullismo, ma anche alle numerose variabili che aumentano la vulnerabilità del bambino (fattori di rischio) ed alle risorse sulle quali far leva per prevenirne gli effetti negativi (fattori di protezione)  dedicare sempre maggiori risorse alla prevenzione sensibilizzando e formando genitori e insegnanti ad una precoce presa in carico e ad un efficace intervento in situazioni di bullismo  dedicare maggior spazio alla ricerca di strumenti conoscitivi e di un confronto sulle possibili risposte ad un disagio che può manifestarsi in forme difficilmente riconoscibili. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 11. Di cosa ci occuperemo  Definizione di bullismo  Caratteristiche  Forme di comportamento  Caratteristiche psicologiche Dinamiche del bullismo nel gruppo Prevenzione e trattamento psicologico TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 12. La definizione di bullismo Con il termine bullismo si definiscono le azioni aggressive o i comportamenti di manipolazione sociale tipici dei gruppi di pari, perpetrati in modo intenzionale e sistematico da uno o più persone ai danni di altre. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 13.  Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della parola “bullying”, termine inglese usato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo.  È stato Olweus (1978) nei suoi lavori ad utilizzare una definizione più ampia, assumendo l’idea che il bullismo fosse riferibile sia al gruppo sia all’ individuo.  Secondo Olweus “il bullo è un individuo, per lo più maschio, che spesso opprime i compagni, i bersagli di queste azioni possono essere ragazze o ragazzi, l’attacco può essere sia fisico che mentale”. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 14.  Il termine bullo rimanda spesso allo spaccone, chi millanta, lo spavaldo e non tanto alla sua derivazione come “mobbing” (to mob= assalire, aggredire tumultuosamente in massa)  Il termine è usato spesso dagli etologi (K. Lorenz)  Quando si parla di bullismo bisogna invece riferirsi sempre al significato originario di “mobbing”, tenendo conto della valenza del gruppo e delle sue tre manifestazioni: sul piano fisico, verbale e indiretto (come ad esempio, attraverso l’isolamento, le maldicenze…) TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 15. La definizione più recente pone l’accento su alcune caratteristiche che progressivamente si sono rivelate significative  La prima riguarda l’intenzionalità, cioè il fatto che il bullo mette in atto intenzionalmente dei comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo scopo di offendere l’altro e di arrecargli danno o disagio;  La seconda riguarda la persistenza: sebbene anche un singolo episodio possa essere considerato una forma di bullismo, l’ interazine bullo-vittima è caratterizzata dalla ripetitività di comportamenti di prepotenza protratti nel tempo; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 16.  In terzo luogo, tale interazione è asimmetrica, fondata sul disequilibrio e sulla disuguaglianza di forza tra il bullo che agisce e la vittima che spesso non è in grado di difendersi;  Infine, il comportamento di attacco può essere perpetrato con modalità fisiche o verbali di tipo diretto (botte, pugni, calci, offese e minacce) o con modalità di tipo psicologico e indiretto, quali la diffamazione o l’esclusione. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 17. Cosa possiamo etichettare come bullismo  Per esempio, attacchi gravi con armi, coltelli o altri oggetti pericolosi, furti di materiale costoso, minacce di gravi aggressioni alla persona, forme di molestia severa o di abuso sessuale,  Si tratta di situazioni che richiedono una denuncia e una collaborazione tra scuola e autorità giudiziaria.  È importante quindi che l’insegnante, attraverso l’osservazione e la discussione con i ragazzi, sappia distinguere la diversa natura dei comportamenti. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 18. COMPORTAMENTI NON ETICHETTABILI COME BULLISMO Presa in giro per gioco; Finta zuffa; Lotta per gioco; Giochi quasi aggressivi, ritualizzati e con reciprocità di ruoli Per i comportamenti quasi aggressivi, si riscontrano situazioni in cui i ragazzi fanno giochi turbolenti, lotta per finta o aggressioni giocose. frequenti in modo particolare nell’interazione tra i maschi, dal secondo ciclo della scuola primaria fino ai primi anni della scuola secondaria. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 19. COMPORTAMENTI DI BULLISMO (sono ripetuti nel tempo ) A LIVELLO FISICO: Punzecchiare, tirare i capelli, picchiare, dare calci, pugni, richiudere in una stanza, dare pizzicotti, spingere, graffiare, danneggiare le proprietà dell’altro o altre forme fisiche di attacco. A LIVELLO VERBALE: Linguaggio offensivo, telefonate offensive, estorsione di denaro o beni materiali, intimidazioni e minacce, prese in giro e offese per il colore della pelle,linguaggio molesto e allusivo, dicerie e bugie sul conto di qualcuno. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 20. A LIVELLO NON VERBALE: Fare brutte facce o gesti rudi, manipolare o danneggiare i rapporti di amicizia, escludere sistematicamente e isolare socialmente, inviare lettere scritte o frasi offensive. ATTIVITÀ CRIMINALE E ANTISOCIALE: Attacchi con armi, ferite fisiche gravi, minacce gravi con armi, furti seri, abusi sessuali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 21. I PROTAGONISTI: IL BULLO, LA VITTIMA, GLI SPETTATORI  I ruoli individuati sono sei: bullo, aiutante, sostenitore, difensore, esterno, vittima.  Gli autori hanno trovato differenze significative nella distribuzione dei ruoli, legate alle variabili del sesso: Bulli, aiutanti e sostenitori sono soprattutto maschi, mentre alle femmine si attribuiscono in prevalenza i ruoli di difensore ed esterno.  Solo per il ruolo di vittima non ci sono differenze tra i due gruppi. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 22. Olweus (1993) Nei suoi numerosi studi sui ragazzi coinvolti in episodio di bullismo, aveva rilevato che le tipologie di bullo e vittima non sono di per sé univoche, poiché tra coloro che agiscono in modo prepotente ci sono anche altre figure di riferimento.  Infatti, la dominanza del bullo sembra cioè essere rinforzata dall’attenzione e dal supporto dei sostenitori, dall’allineamento degli aiutanti, dalla mancanza di opposizione della maggioranza silenziosa. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 23. Gruppi di soggetti individuali sulla base del questionario “ruoli dei partecipanti (Salmivalli et al., 1996; Sutton e Smith, 1999; Menesini e Gini (2000) Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni; Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma con una posizione, secondaria nel gruppo, di “seguace” del bullo; Sostenitore: chi agisce in modo da rinforzare il comportamento del bullo, ad es. ridendo, incitandolo o solo stando a guardare; TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 24. Difensore: chi prende le difese della vittima consolandola; Esterno: chi non fa niente, cercando di rimanere fuori dalle situazioni di prepotenza; Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 25.
  • 26. LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEL BULLO Si distinguono tre tipologie principali di bulli: 1. Il bullo dominante 2. Il bullo gregario 3. Il bullo-vittima TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 27. 1. Il bullo dominante  È un ragazzo per lo più maschio, più forte fisicamente o psicologicamente rispetto ai compagni.  Presenta un’elevata autostima ed è caratterizzato da un atteggiamento favorevole verso la violenza.  Dal punto di vista delle credenze e della rappresentazione del problema, ritiene che l’aggressività possa essere positiva poiché aiuta a ottenere ciò che si vuole ed è sempre pronto a giustificare il proprio comportamento assumendo atteggiamenti di indifferenza e scarsa empatia verso la vittima.  Si caratterizza per comportamenti aggressivi sia verso i compagni sia verso gli adulti.  Oltre a prendere l’iniziativa nell’aggredire la vittima è anche capace di istigare altri compagni a farlo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 28. 2. Il bullo gregario  È un ragazzo più ansioso del precedente, spesso con difficoltà a livello di rendimento scolastico, poco popolare nel gruppo e insicuro.  In genere tende a farsi trascinare nel ruolo di aiutante o sostenitore del bullo poiché questo comportamento può dargli un’identità e un’opportunità di affermazione all’interno del gruppo. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 29. 3. Il bullo-vittima  È definito anche vittima aggressiva o provocatrice; pur subendo le prepotenze dei compagni, mostra uno stile di interazione di tipo reattivo e aggressivo.  Spesso è un bambino emotivo, irritabile e con difficoltà di controllo delle emozioni; ha atteggiamenti provocatori ed iperreattivi di fronte agli attacchi dei compagni.  Il suo comportamento agitato, accompagnato sovente da difficoltà sul piano cognitivo e dell’attenzione e da modalità provocatorie verso gli altri, innesca facilmente un circolo vizioso di elevata conflittualità.  È molto impopolare tra i compagni e proviene da contesti altamente conflittuali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 30. LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELLA VITTIMA Si distinguono due tipologie principali di vittime: 1. La vittima passiva 2. La vittima provocatrice TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 31. 1. La vittima passiva  È un ragazzo tendenzialmente passivo che non sembra provocare in alcun modo le prepotenze le prepotenze subite: è un soggetto calmo, sensibile e contrario all’uso della violenza.  È caratterizzato da un modello “reattivo ansioso o sottomesso” che segnala ai bulli la sua insicurezza, la passività e la difficoltà a reagire di fronte alle prepotenze subite ( Olweus, 1993 ). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 32. 2. La vittima provocatrice  È un ragazzo che con il suo comportamento irrequieto, iper-reattivo e irritante, provoca gli attacchi subiti e spesso contrattacca le azioni dell’altro.  Questa categoria di vittime è sovrapponibile a quella dei “bulli-vittima”, ossia quei soggetti che ottengono punteggi superiori alla norma sia per la vittimizzazione che per il bullismo, in quanto, oltre ad agire le prepotenze, le subiscono. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 33. La struttura familiare della vittima  Le famiglie delle vittime sono molto coese, tanto da coinvolgere intensamente i figli nelle loro vita interna.  Ciò favorisce l’instaurarsi di un legame di stretta dipendenza dalla famiglia, con conseguente difficoltà sul versante dei rapporti con i pari.  In questi contesti risulta spesso rilevante il ruolo iperprotettivo della madre, mentre è assente o poco coinvolta la figura del padre.  Il risultato è che questi bambini hanno difficoltà nel gestire le relazioni sociali con gli altri e non riescono ad affrontare interazioni più complesse (Genta, 2002). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 34. Le conseguenze a lungo e a breve termine dell’essere la vittima dei compagni  La vittimizzazione costituisce un ostacolo significativo al benessere sociale, emozionale e all’adattamento scolastico dei bambini.  Alcuni studi recenti hanno permesso di caratterizzare le vittime come un gruppo di soggetti affetti da diversi tipi di disagi, quali la solitudine, la depressione, l’ansietà, l’insicurezza, la bassa autostima e un’eccessiva passività nelle relazioni sociali.  I bambini che subiscono prepotenze spesso sviluppano un atteggiamento generale di rifiuto verso l’attività scolastica e mostrano segni d’ansia e angoscia in momenti significativi della loro esperienza a scuola. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 35. Conseguenze per le vittime A breve e lungo termine  Sintomi fisici: mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa (soprattutto la mattina prima di andare a scuola)  Sintomi psicologici: disturbi del sonno, incubi, attacchi d’ansia  Problemi di concentrazione e di apprendimento, calo del rendimento scolastico  Riluttanza nell’andare a scuola, disinvestimento nelle attività scolastiche  Svalutazione della propria identità, scarsa autostima  Psicopatologie: Depressione, Comportamenti autodistruttivi/autolesivi  Abbandono scolastico  A livello personale: insicurezza, ansia, bassa autostima, problemi nell’adattamento socio-affettivo  A livello sociale: ritiro, solitudine, relazioni povere TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 36. Conseguenze per i bulli A breve e lungo termine  Basso rendimento scolastico  Disturbi della condotta per incapacità di rispettare le regole  Difficoltà relazionali  Ripetute bocciature e abbandono scolastico  Comportamenti devianti e antisociali: crimini, furti, atti di vandalismo, abuso di sostanze  Violenza in famiglia e aggressività sul lavoro TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 37. Bullismo e Disturbi della condotta I disturbi della condotta vengono definiti come:  modalità comportamentali abituali di violazioni delle regole o dei diritti degli altri (regole naturalmente rapportate e relazionate all’età del soggetto) che tendono ad esprimersi nei vari ambiti sociali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 38. La caratteristica fondamentale del Disturbo della Condotta È una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui i diritti fondamentali degli altri oppure le norme o le regole della società appropriate per l’età adulta, vengono violate. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 39. I comportamenti si inseriscono in quattro gruppi fondamentali 1. Condotta aggressiva: che causa o minaccia danni fisici ad altre persone o ad animali; 2. Condotta non aggressiva: che causa perdita o danneggiamento della proprietà; 3. Frode o furto; 4. Gravi violazioni di regole. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 40.  I bambini o gli adolescenti con questo disturbo spesso innescano un comportamento aggressivo e reagiscono aggressivamente contro gli altri.  Essi possono mostrare un comportamento prepotente, minaccioso, o intimidatorio.  L’aggressione può assumere la forma di stupro, violenza,o, in rari casi, omicidio. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 41.  La distruzione deliberata dell’altrui proprietà è una tipica caratteristica di questo disturbo, e può includere l’incendio deliberato con intenzione di causare seri danni o distruzione deliberata della proprietà altrui in altri modi (ad esempio, spaccare vetri delle macchine, vandalismo a scuola). TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 42.  I soggetti con Disturbo della Condotta possono avere scarsa empatia e scarsa attenzione per i sentimenti, i desideri, e il benessere degli altri.  Specie in situazioni ambigue, i soggetti aggressivi con questo disturbo spesso travisano le intenzioni degli altri come più ostili e minacciose e reagiscono con un’aggressione che essi ritengono ragionevole e giustificata. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 43.  Essi possono essere insensibili e mancare di adeguati sentimenti di colpa o di rimorso.  Può essere difficile valutare se il rimorso mostrato è vero perché questi soggetti imparano che esprimere la colpa può ridurre o prevenire la punizione. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Bullismo e Disturbi della condotta
  • 44. Prevenzione e Trattamento Psicologico  Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata del bullismo nelle scuole elementari e nei primi anni delle medie come fenomeno socio-relazionale e come modalità diffusa di soluzione dei conflitti.  Successivamente si assiste ad una definizione della frequenza con una maggiore accentuazione in un numero ristretto di casi come forma stabile di disagio individuale. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING
  • 45.  I ragazzi con questa modalità radicata di comportamento sono a rischio di problematiche antisociali e devianti e altri comportamenti problematici come l’abuso di sostanze, alcool e droghe  Se non vengono aiutati a modificare i loro comportamenti aggressivi, possono continuare ad usare modalità aggressive nelle loro relazioni interpersonali. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Prevenzione e Trattamento Psicologico
  • 46. L’intervento psicologico ha lo scopo di interrompere questo tipo di modalità di soluzione dei conflitti e fornire le indicazioni necessarie per imparare a gestire diversamente le relazioni sociali, offrire la possibilità di sentire, provare, riconoscere e manifestare emozioni positive e adottare comportamenti collaborativi. TOGETHER WE CAN STOP BULLYING Prevenzione e Trattamento Psicologico