2. CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE
Il DSM IV TR individua tre criteri necessari per poter effettuare la
diagnosi di Ritardo Mentale (RM):
Criterio A: funzionamento intellettivo generale significativamente al
di sotto della media : un QI inferiore a 70 sulla base dei test
cognitivi specifici.
Criterio B: significative limitazioni nel funzionamento adattativi in
almeno due delle seguenti aree delle capacità di prestazione:
comunicazione, cura della persona, vita in famiglia, capacità
sociali/interpersonali, uso delle risorse della comunità,
autodeterminazione, capacità di funzionamento scolastico, lavoro,
tempo libero, salute, sicurezza.
Criterio C: l’esordio deve avvenire prima dei 18 anni.
3. DIAGNOSI
FUNZIONAMENTO ADATTIVO: efficacia con cui i
soggetti fanno fronte alle comuni esigenze di vita e al
grado di adeguamento gli standard di autonomia
personale previsti per la loro particolare fascia d’età,
retroterra socioculturale, contesto ambientale.
I problemi di adattamento sono più suscettibili di
miglioramento con la riabilitazione di quanto non sia il
QI cognitivo.
4. DIAGNOSI
Il Ritardo mentale è diagnosticabile mediante la
misurazione del quoziente intellettivo ottenibile tramite
una divisione fra Età Mentale (E.M.) ed Età Cronologica
(E.C.) e moltiplicando il risultato per 100.
l’Età Cronologica è l’effettiva età del soggetto.
l’Età Mentale invece, è quella che viene attribuita al
soggetto dopo che questi ha risolto dei problemi o delle
prove attitudinali risolti già con esito positivo dai
soggetti della sua stessa età.
Test Psicometrici: scale Wechsler, scala Leiter, Terman
Merrill, Brunet-Lézeine, Matrici progressive di Raven ….
5. GRADI DI SEVERITA’
Il RM si può presentare con diversi gradi di
severità che vengono classificati secondo l’intervallo di QI che il
soggetto presenta:
severità intervallo QI
RM lieve da 50-55 a 70
RM medio da 35-40 a 50-55
RM grave da 20-25 a 35-40
RM profondo <a 20-25
6. DIAGNOSI
Proposte alternative:
Misès ha individuato 2 strutture di personalità:
- Armoniche (senza problemi affettivi, ma con immaturità e
difficoltà di adattamento);
- Disarmoniche (conflitti interni con ansia, fobie, ossessioni, scarsa
aderenza alla realtà e gravi difficoltà sociali);
Luckasson propose di sostituire i livelli di severità con il tipo di
intervento necessario: intermittente, limitato, estensivo e
continuativo.
8. Ritardo mentale lieve
Il Ritardo mentale lieve solitamente è rappresentato dall’ 85% dei
soggetti
ha origini ambientali e organiche,
Qi= 55-70,
L’età mentale è pari a quella di un bambino di 8 o 11 anni, presenta
difficoltà di comprensione, minima compromissione sensomotoria e un
vocabolario povero.
Adeguatamente sostenuti possono raggiungere un sufficiente grado di
autonomia.
Ai livelli scolastici, sono in grado di svolgere compiti di quinta elementare.
9. Ritardo mentale moderato
Colpisce circa il 10% dei soggetti
eziologia prettamente organica
QI= 35-55
l’età mentale corrisponde a quella di un bambino di età compresa fra
i 6 e gli 8 anni.
Discreta capacità comunicativa, sono capaci di svolgere semplici
compiti.
difficoltà nei rapporti interpersonali, scarsa comprensione delle regole
sociali
Le competenze scolastiche corrispondono circa alla seconda
elementare.
10. Ritardo mentale grave
Colpisce il 45% dei soggetti
QI= a 20-55,
ha origini organiche
l’età mentale è pari ad un bambino di 4/6 anni.
abilità cognitive di tipo sensomotorio/preoperatorio
Presentano un eloquio molto povero, conoscono solo semplici
parole per esprimere i bisogni primari.
molto ridotti i livelli di autonomia e da adulti potranno
condurre attività molto semplici sotto supervisione.
11. Ritardo mentale profondo
colpisce l’ 1% dei soggetti
QI=< 20
l’origine è prettamente organica
l’età mentale corrispondente è quella di un bambino minore di 4 anni.
livello di funzionamento proprio del periodo sensomotorio, il linguaggio
risulta incomprensibile
non autonomia, necessitano di assistenza infermieristica e di supervisione
costante
12. LE FORME LIMITE O BORDERLINE
COGNITIVI (QI 70)
Si parla di Forme Limite in presenza di soggetti con capacità
intellettive normali, ostacolate nella loro utilizzazione da fattori
sociali o affettivi.
Non viene considerato come un disturbo mentale.
Il bambino percependo che l’ambiente lo considera deficitario,
comincia a funzionare in modo povero e ridotto:
da uno stato di blocco transitorio si può passare ad un deficit
permanente, dove la personalità si struttura in modo deficitario.
Il profilo psicometrico è caratterizzato da:
basse prestazioni ai test verbali, buon livello nelle prove di
performance e nei test percettivi e motori di velocità e precisione.
13. Età 0-6 anni Età 6-18 anni Età adulta
RM
Profondo
Ritardo motorio grave.
Nessuno sviluppo delle funzioni
simboliche.
Nessuno sviluppo del
linguaggio.
Sviluppo sensomotorio limitato.
Assenza del linguaggio
relazionale.
Nessuna autonomia.
Arresto alla fase
dell’intelligenza
sensomotoria (0-2anni).
Necessità di assistenza e
sorveglianza totale.
RM
Severo
Sviluppo motorio elementare
con schemi relazionali poveri.
Linguaggio molto ridotto.
Acquisizione di abitudini
elementari ma senza
apprendimenti scolastici.
Limitata comunicazione
verbale;qualche interesse
affettivo e relazionale.
Autonomia scarsa.
Arresto alla fase
dell’intelligenza
rappresentativa pre-
operatiria (2-6anni).
Autonomia
parziale,necessità di
ambiente protetto.
RM
Moderato
Sviluppo motorio sufficiente.
Linguaggio e funzioni
simboliche povere e in lenta
maturazione.
Acquisizioni scolastiche iniziali.
Persistenza di immaturità
espressiva.
Autonomia sufficiente.
Arresto alla fase delle
operazioni concrete semplici
(7-9anni), apprendimento di
un lavoro elementare.
Discreta autonomia sociale.
Necessità di aiuto in
situazioni traumatizzanti.
RM
Lieve
Ritardo senso motorio e del
linguaggio lievi.
Apprendimento scolastico
discreto nella scuola primaria.
Difficoltà di apprendimento nelle
classi secondarie.
Autonomia sufficiente.
Arresto alla fase
dell’intelligenza operatoria
concreta (9-11anni)
Capacità di adattamento
sociale e professionale
discrete con appropiato
addestramento.
Bisogno di aiuto in situazioni
difficili e traumatizzanti.
14. Segni predittivi di RM prima
dei 3 anni
Aspetti specifici (o nucleari)
. Scarsa iniziativa
. Attività esplorativa ridotta
. Difetto di utilizzazione simbolica degli oggetti
. Scarso sviluppo dei mezzi per ottenere eventi desiderati.
. Aspetti complementari non specifici
. Ritardo posturale e motorio
. Ritardo linguistico, dell’espressione e della comunicazione
. Interazione povera con l’ambiente, specie quando gli
adulti allevanti offrono stimoli inadeguati e danno uno
scarso significato al comportamento del bambino.
15. Diagnosi:
1. Test di sviluppo:
Bayley Scale of Infant Development (II)
Denver developmental Screening (II)
Test cognitivi:
Wechsler Intelligence Scale for Children (WISC-IV)
Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence (WPPSI-III)
Stanford-Binet Intelligence Scale (SBS)
Test di valutazione delle capacità di
comportamento adattivo = Vineland Adaptivebehavior Scales
16. EZIOLOGIA
Causa prenatale:
- Cromosomica
- Non cromosomica (malattie dismetaboliche, malformazioni,
fetopatie, sindromi e in gravidanza malnutrizione, farmaci);
Causa perinatale: trauma da parto,anossia,traumatismi ostetrici;
Causa post-natale: infezioni,traumi,epilessia,vasculopatie etc.;
Cause psicosociali: carenza gravi e precoci di cure materne e/o
insufficienze prolungate di stimolazione ambientale (carenze socio
economiche familiari, carenza di accudimento, affettive patologia mentale
dei genitori,abbandono,abuso).
nel 20-40% dei casi non è comunque possibile riscontrare una causa certa.
17. Etiologia ritardo mentale grave
(identificabile nel > 75% casi)
Tipo %
Anomalie cromosomiche 22
Sindromi genetiche 21
Anomalie di sviluppo dell’encefalo 9
Errori metabolici 8
Infezioni congenite 4
Ritardo mentale familiare
(genetico-ambientale)
6
Cause perinatali 4
Droghe e alcool in gravidanza 1
Cause postnatali 5
Sconosciute 21
Da S.D. Hayberg 2000
18. Fattori di rischio per ritardo mentale
Maternità
Età < 16a >40a
Consanguineità
Pelvi
Statura
Nutrizione
Educazione
Livello sociale
Malattie
Fumo
Tossico-dipendenza
Storia (aborti, nati mortalità, mortalità neonatale)
Abruptio placentae
Polidramnios
Parto cesareo dopo tentativi per via vaginale
Alcool
21. RITARDO MENTALE:
PATOLOGIE GENETICHE
Down o Trisomia 21: triplicazione del cromosoma 21; disarmonia nella
capacità percettivo-visivo e linguistiche;
Angelman: alterazione del cromosama 15 materno (happy puppet);
Prader Willi: alterazione del cromosoma 15 paterno; obesità, iperfagia,
difficoltà di apprendimento soprattutto nell’area matematica, ipogonadismo;
“X Fragile”: alterazione nel sito fragile del cromosoma X (FMR1);
comportamenti ripetitivi e stereotipati, difficoltà attentive e
iperattività;somigliano ai bambini autistici
Williams, microdelezione del cromosoma 7: estroversi,grandi parlatori, scarse
capacità sintetiche e sincroniche e difficoltà visuo-spaziali, invecchiamento
precoce (gene dell’elastina);
Turner (XO) e Klinefelter (XXY): aberrazione dei gonosomi.
27. Trisomia 21, sindrome di Down
in Italia 40.000 casi
Ipotiroidismo, ipotonia
iperlassità articolare
viso tondo e mento piccolo
ipotelorismo (ridotta distanza
tra gli occhi)
macroglossia (lingua grande
e protrudente)
Brachidattilia
(dita corte)
solco palmare trasverso
cardiopatie congenite
leucemia
ritardo mentale
Morbo di Alzheimer
Occhi inclinati verso l’alto
28.
29. Funzionamento cognitivo nel Ritardo
Mentale
Alcuni aspetti sembrano caratterizzare, in gradi e con modalità differenti,
il funzionamento intellettivo della persona con ritardo mentale:
CONCRETEZZA: incapacità o difficoltà a raggiungere il pensiero astratto.
Il pensiero dipende da elementi concreti presenti nel campo percettivo o
d’azione.
RIGIDITA’: difficoltà ad estendere una conoscenza a situazioni diverse
da quelle in cui è stata acquisita. incapacità a mediare fra due obiettivi
diversi; incapacità a cambiare il proprio assetto quando le condizioni
oggettive lo richiedono, perciò incapacità ad adattarsi a mutabilità del
reale
Perseverazione;
Vischiosità;
30. PROBLEMI DI MEMORIA: le difficoltà di memoria sono
spesso disomogenee. Persone con ritardo mentale medio
lieve possono non ricordare quello che hanno visto in
televisione, ma possono ricordare facilmente episodi e
storie che hanno contenuti fortemente emotivi.
In particolare nel confronto tra il ricordo del materiale
visivo e materiale verbale, il materiale visivo è più
accessibile.
Difficoltà sia nella memoria a breve termine, sia nella
memoria a lungo termine legate alla carenza nell’uso
spontaneo di strategie come quella della reiterazione.
Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo
Mentale
31. CARENZE NELLE ABILITA’ COMUNICATIVE-LINGUISTICHE :
le abilità di comprensione e di espressione si evolvono con un
ritardo più o meno marcato.
Povertà lessicale, estrema semplicità, scorrettezze nella
struttura sintattica, difficoltà ad usare il linguaggio in modo
adeguato rispetto ai diversi contesti comunicativi.
Particolarmente compromesso è anche l’aspetto fonologico in
concomitanza a difficoltà articolatorie legato a compromissioni
dell’apparato vocale o a difficoltà nell’organizzazione dei
movimenti
Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo
Mentale
32. Difficoltà a carico delle varie funzioni
cognitive
Percezione: processo percettivo rallentato, incompleto ed
impreciso in quanto improntato.
Sincretismo = incapacità a collegare e integrare diversi dati
percettivi in unità strutturate, a cogliere la relazione fra diverse
parti di una configurazione nonché i rapporti fra le parti ed il
tutto.
Attenzione e concentrazione: tempi di reazione più lenti e
minor accuratezza delle abilità di rilevazione dei dati.
33. Impossibilità di accedere al pensiero astratto: incapacità di
stabilire relazioni complesse tra gli oggetti. Tutti i contenuti del
pensiero rimangono, anche dopo la pubertà, ancorati al concreto,
all’esperienza, alle impressioni sensoriali, manca inoltre la proiezione
di sé nel tempo o la prevedibilità dell’atto.
Difetto metacognitivo o di autocoscienza: difficoltà nella gestione
consapevole dei propri strumenti mentali e delle proprie
conoscenze, che porta a un difetto di utilizzazione dell’esperienza e
dei meccanismi di autoregolazione
Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo
Mentale
34. Difetto metacognitivo
ridotte conoscenze metacognitive e scarse capacità
di
riflettere sul funzionamento mentale
ridotte capacità di attivare adeguati processi di
controllo (in fase di pianificazione, monitoraggio e
verifica)
deficit nella conoscenza e nell’uso delle strategie
deficit motivazionale e stile attributivo tipico della
learned helplessness
35. Difetto di organizzazione motoria: incapacità di
programmare il movimento nello spazio e nel tempo;
persistono fino ad età avanzata i comportamenti
parassiti (tonici e cinetici) della motricità che rendono i
soggetti spesso torpidi o instabili.
Lo sviluppo cognitivo nel Ritardo
Mentale
36. Lo sviluppo affettivo nel Ritardo
mentale
Il soggetto con Ritardo Mentale è generalmente identificato
con il suo deficit cognitivo ma, per capirlo meglio nella sua
globalità, è importante considerare anche il suo mondo
affettivo.
Il Ritardo Mentale non è solo un insieme di carenze
intellettive ma un modo complessivo di essere.
Nel Ritardo Mentale l’incidenza di disturbi psichici e del
comportamento è notevolmente più alta che nella popolazione
normale (30-70%); ciò è in parte spiegato dalle particolari
caratteristiche della personalità, che risulta più fragile, più
suggestionabile e quindi più suscettibile ad eventi esterni.
37. I tratti comportamentali più frequenti sono:
1. iperattività
2. distraibilità
3. bassa tolleranza alle frustrazioni
4. impulsività, disturbi della condotta
5. ansia
6. timidezza, paura di essere rifiutato
7. tendenza al ritiro
8. comportamenti compulsivi
9. dipendenza
10. perseverazione
Lo sviluppo affettivo nel Ritardo
Mentale
39. Finalità del trattamento
Duplice
Stimolare, sostenere, indirizzare le
capacità cognitive e l’ apprendimento
Arricchire, integrare, armonizzare la
vita affettiva e l’adattamento sociale.
40. LINEE GUIDA
La complessità del quadro clinico che caratterizza il Ritardo
Mentale (RM) induce ad un trattamento riabilitativo con presa in
carico del bambino nella sua globalità che tenga conto di tutti i
diversi aspetti che lo caratterizzano in relazione a se stesso, alla
sua famiglia, all’ambiente in cui vive e con cui si relaziona
quotidianamente.
E’ inoltre necessaria una programmazione che sia individualizzata
per ogni bambino, che tenga presente sia le caratteristiche
specifiche sia lo specifico momento di vita di ognuno.
Il trattamento perciò richiede un approccio multidisciplinare in cui
competenze di diversi operatori si integrano e si completano per
raggiungere un obiettivo comune che è il benessere psicofisico del
soggetto con ritardo mentale.
41. Trattamento e riabilitazione del
Ritardo Mentale
Da un punto di vista psicoeducativo, viene impostato un PEI (Piano
Educativo Individualizzato) dove, nelle diverse aree, vengono
esplicitati gli obiettivi, le modalità e i tempi di verifica degli
interventi educativi. Il PEI si articola attraverso le seguenti
dimensioni:
1. . Dimensione Fisica e dell’Autonomia
2. • Dimensione Emotivo – affettiva
3. • Dimensione Dello sviluppo psicologico
4. • Dimensione Della sessualità
5. • Dimensione Relazionale – sociale
6. • Dimensione Intellettiva e Cognitiva
7. • Dimensione Spirituale
8. • Dimensione Scolastica o Lavorativa
9. • Dimensione Della Creatività
42. Approcci riabilitativi in ambito
cognitivo
In relazione alla gravità del quadro
clinico, all’età del soggetto ed alla
finalità che ci si pone
Approccio metacognitivo
Approccio comportamentale;
43. OBIETTIVI GENERALI
Gli obiettivi che generalmente ci si propone sono:
Facilitare la conoscenza (creando un contesto
facilitante, conoscibile, prevedibile, mai
monotono e sempre qualificante, cercando di
lavorare sull’autostima del soggetto);
Promuovere la motivazione all’apprendimento
Promuovere le competenze specifiche;
Favorire il trasferimento delle competenze
apprese in ambito terapeutico in altri contesti;
44. In sintesi con “Metacognizione”:
si fa riferimento alla conoscenza che un
individuo ha del proprio funzionamento
cognitivo e dei processi di controllo che
mette in atto nell’esecuzione di un compito
INTERVENTI METACOGNITIVI
46. Cognizione
&
Metacognizione
Conoscenza e Prestazione:
possono intervenire entrambi sul processo
cognitivo ma può esservi anche la prevalenza
dell’uno sull’altro
In pratica:
si possono avere buone conoscenze metacognitive
(ad es. conoscere le strategie per memorizzare un
compito) ma cattive prestazioni (ad es. non
impiegare nel compito effettivo le strategie che si
conoscono)
48. IL CASO DELLA
METAMEMORIA
I bambini di 1-2 anni mostrano segni della presenza di strategie semplici,
soprattutto per la localizzazione degli oggetti
Bambini di 2 anni:
istruiti a ricordare per un compito da effettuare nel tempo attivano
strategie semplici di controllo della memoria
Bambini a 4 anni:
riconoscono che elementi semplici sono più facili da ricordare rispetto a
quelli complessi
(es. lista corta/lunga di oggetti)
quindi: iniziano ad avere una capacità di riflessione sulle caratteristiche
del materiale e a porlo in relazione allo sforzo che devono impiegare
Bambini di 11 anni:
riconoscono e applicano strategie più efficaci in base al compito
49. Per realizzare un intervento metacognitivo è necessario:
Conoscere il compito dal punto di vista cognitivo
Individuare i processi di controllo implicati per una
corretta esecuzione
Saper valutare la presenza di conoscenze
metacognitive nel soggetto
Aiutare lAiutare l’’allievo aallievo a conoscereconoscere le proprie modalitle proprie modalitàà didi
apprendimento (monitoraggio cognitivo)apprendimento (monitoraggio cognitivo)
Aiutare lAiutare l’’allievo a riconoscere e applicareallievo a riconoscere e applicare
consapevolmenteconsapevolmente comportamenti,comportamenti, strategiestrategie utiliutili
ad un piad un piùù efficace processoefficace processo didi
apprendimentoapprendimento
50. Tecniche
comportamentali
Le tecniche comportamentali sono programmate in modo tale da
incoraggiare i comportamenti voluti e scoraggiare quelli
indesiderati.
Esiste dunque un SISTEMA DI RINFORZI POSITIVI E
NEGATIVI articolato, all’interno del quale si può scegliere
quello più adeguato al raggiungimento dei propri scopi.
Rinforzi positivi = gratificazioni sociali (lodi) e
ricompense materiali (caramelle).
Rinforzi negativi = vere e proprie punizioni e
comportamenti di estinzione (ignorare l’azione indesiderata)
51. Tecniche
comportamentali
Shaping = metodo attraverso il quale per
approssimazioni successive vengono rinforzati
comportamenti sempre più simili a quello
desiderato.
Chaining = con finalità simili alla tecnica
precedente consiste nel partire da una
dettagliata analisi dei passi necessari
all’esecuzione del compito e nel proporre
gradualmente ogni singola operazione per
giungere infine all’attuazione del
comportamento complesso.
52. Tecniche
comportamentali
Prompting = consiste nel fornire l’aiuto
necessario al completamento di una
determinata attività (aiuto materiale-fisico o
verbale).
Fading = una volta che il comportamento
desiderato si è stabilizzato e nei casi in cui è
necessario viene generalizzato, ossia applicato
spontaneamente in situazioni diverse da quella
di apprendimento, il suggerimento può essere
abbandonato sistematicamente e con
gradualità.
53. TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
Gli interventi possono essere individuali o di gruppo.
L’intervento individuale è mirato a potenziare le risorse del
bambino e risulta a questo proposito particolarmente efficace per
gli aspetti linguistici,cognitivi e metacognitivi.
L’intervento di gruppo è utilizzato soprattutto in quanto permette il
trasferimento delle competenze e si articola attraverso attività di
simbolizzazione, giochi di drammatizzazione e di ruolo, che
stimolano fantasia e creatività.
54. Raccomandazioni
Nell’ambito del trattamento del RM bisogna evitare un
apprendimento di contenuti passivo e ipocritico e puntare su uno
sviluppo di capacità di ragionamento, di generalizzazione e gestione
delle problematiche proposte.
A questo proposito è importante:
Lavorare su pochi obiettivi per volta;
Utilizzare esperienze personali e di vita quotidiana;
Ricorrere a materiale concreto;
Non creare situazioni monotone;
Non fornire risposte dirette, ma aiutare il soggetto, guidandolo verso una
soluzione autonoma;
Ripresentare problemi già risolti per consolidare le acquisizioni;
Proporre le stesse situazioni al di fuori del contesto individuale;
55. TRATTAMENTO LOGOPEDICO E PSICOMOTORIO
Nel trattamento del RM fanno parte anche il lavoro logopedico e
quello psicomotorio. L’intervento logopedico è in primo luogo mirato
allo sviluppo della comunicazione e dell’organizzazione sequenziale.
Ciò al fine di sviluppare la strutturazione dei primi scambi
interpersonali e sociali che rappresentano il prerequisito per lo
sviluppo della comunicazione verbale.
Il trattamento psicomotorio ha come obiettivo quello di migliorare
la prestazione motoria nella sua complessità che in un secondo
momento sarà sfruttata per migliorare la relazione con l’altro, le
strategie cognitive di approccio con l’oggetto per poi infine lavorare
su una migliore integrazione della motricità con l’ambiente.
56. LA TERAPIA OCCUPAZIONALE
Tra le varie tecniche di trattamento riveste un ruolo importante la
Terapia Occupazionale (TO), che ha come obiettivo principale il
massimo recupero possibile dell’autonomia e dell’indipendenza
finalizzato all’integrazione sociale.
I tre punti focali della TO sono:
Il raggiungimento dell’autonomia che si concretizza prima di tutto nella cura
della propria persona,nell’alimentazione e nelle varie attività che la vita
quotidiana richiede;
Il miglioramento della comunicazione, dove molto utilizzati sono le attività di
canto, di recitazione, il gioco drammatico, e per la comunicazione extraverbale
il disegno, la pittura e le costruzioni;
Il miglioramento dell’apprendimento, soprattutto apprendimento dalle
esperienze, con l’utilizzo anche in questo caso del gioco visto qui come
complemento necessario all’apprendimento stesso.
57. LA SCUOLA E GLI INSEGNANTI
Il bambino che presenta RM necessità di una scuola che nella
pratica dell’insegnamento si avvalga anche di attività quali:
l’educazione musicale, la drammatizzazione, la psicomotricità
relazionale, laboratori con attività creative che, oltre ad arricchire
il patrimonio esperenziale ed intellettuale, permette di lavorare
bene anche con un bambino che NON impara a leggere e a scrivere.
Sono da tenere ben presenti in ogni caso i seguenti punti:
L’insegnante deve conoscere bene il proprio alunno;
In riabilitazione e nell’educazione in generale non esiste un tetto
oltre al quale non si può andare, perciò non è possibile stabilire a
priori se un bambino con ritardo medio scriverà parole o meno, se
leggerà o riconoscerà le insegne dei negozi.
58. I GENITORI
Spesso i genitori dei soggetti con RM sembrano avere lo sguardo
annebbiato dalla malattia ed è come se non vedessero il loro
figlio come un bambino con “bisogni di bambini”; non hanno fiducia
e la loro preoccupazione principale riguarda il futuro.
Proprio per questo bisogna pensare ad un piano di lavoro e ad
trattamento riabilitativo/educativo che deve essere condiviso
con la famiglia e vissuto anche all’interno della realtà domestica.
Occorre perciò riconoscere, valorizzare, rinforzare le risorse
della famiglia e puntare sulla ricostruzione di un accettabile livello
di fiducia in quello che il bambino potrà fare.
59. BIBLIOGRAFIA
RITARDO MENTALE, P. Pfanner, M. Marcheschi - Il Mulino
(2005)
IL RITARDO MENTALE IN ETA’ EVOLUTIVA, S. Bargnagna –
ed. Del Cerro (2001)
LA CONDIVISIONE DEL DOLORE IN COPPIE CON FIGLI
DISABILI, E. Maino - Child Development & Disabilities -
I.R.C.C.S. Eugenio Medea (2005)
“MA L’AMORE E’ IMPORTANTE”. Un’indagine sulla
rappresentazione della sessualità dei ragazzi con disabilità
intellettiva