3. Che cos’è l’intelligenza?
Non esiste una definizione univoca di intelligenza, ma
quella che trova più accordo tra gli studiosi è
La capacità di produrre un comportamento adattivo e
funzionale al raggiungimento di uno scopo,
un comportamento che affronti con successo le sfide
dell’ambiente e che permetta di realizzare gli scopi
prefissati.
4. TEORIE SCIENTIFICHE e
DEL SENSO COMUNE
Teorie del Senso Comune (implicite):
Sono concezioni “ingenue ” dei non esperti:
emergono negli scambi comunicativi quotidiani
Sono prodotte mediante processi di ri-costruzione
sociale
Sono rappresentazioni sociali (S. Moscovici)
5. Teorie implicite
La gente comune include nel concetto
di intelligenza:
1. Capacità di risolvere problemi
2. Capacità verbale
3. Competenza sociale
6. TEORIE SCIENTIFICHE e
DEL SENSO COMUNE
Teorie Scientifiche (esplicite):
2 approcci allo studio dell’intelligenza
Unitario
Teorie strutturaliste di tipo psicometrico (test QI)
Teorie UNITARIE-GLOBALI MATURATIVE : La Teoria
Piagetiana (J. Piaget, Cognitivismo)
Teorie fattoriali (Spearman)
Multiplo
Teoria delle Intelligenze Multiple (H. Gardner)
Teoria Triarchica dell’intelligenza (R.
Sternberg)
7. TEORIE UNITARIE-GLOBALI
MATURATIVE
La Teoria Piagetiana:
La teoria di Piaget identifica l’intelligenza come la
capacità crescente che ha la mente di ragionare su
entità astratte e sull’adattamento.
Lo sviluppo dell’intelligenza secondo Piaget,
corrisponde allo sviluppo della capacità di pensare
logicamente. La logica viene considerata da Piaget
come un processo che libera il pensiero e che
consente agli individui di pensare alle cose più
svariate.
8. Piaget
Lo sviluppo dell’intelligenza procede da ciò che è concreto a ciò
che è astratto. Piaget, nella sua teoria sullo sviluppo
dell’intelligenza, fa riferimento a differenti stadi o periodi :
Periodo sensomotorio (0-2 anni). L’intelligenza assume la forma di
azioni motorie; utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e
relazionarsi con ciò che lo circonda
Periodo pre-operazionale (2-7 anni). L’intelligenza è intuitiva;
egocentrismo intellettuale, ovvero il punto di vista delle altre persone non è
differenziato dal proprio, ancora non padroneggia le nozioni di quantità,
classe e relazione
Periodo delle operazioni concrete (7-11 anni). La struttura cognitiva
è logica ma dipende da contesti concreti;ha la nozione di quantità e classe
Periodo delle operazioni formali (11-15 anni). Il pensare implica
astrazioni.
9. Teorie fattoriali dell’intelligenza:
Spearman
In qualsiasi prestazione cognitiva intervengono due
fattori: un fattore g, generale, che interviene in tutte
le più diverse prestazioni cognitive;
un fattore s, specifico di una particolare abilità
cognitiva. La performance ad uno specifico test di
intelligenza è data dall’intervento di una capacità
mentale generale (g) e di un’attitudine mentale
specifica (s)
10. Struttura dell’intelligenza:
Spearman
l’intelligenza è una capacità generale, detta
fattore g trasversale e comune a diverse
abilità specifiche
le abilità specifiche costituiscono i fattori
secondari, fattori s ,come abilità linguistica,
spaziale, aritmetica
Quanto maggiore è il valore di “G” tanto
meglio l’individuo dovrebbe riuscire in un
test di intelligenza.
11. TEORIE MULTIPLE
DELL’INTELLIGENZA
A metà del XX secolo, l’attenzione si
spostò proprio su quelle componenti
separate specifiche dell’intelligenza che
Spearman sosteneva essere sottese da
un fattore generale
12. Struttura dell’intelligenza:
Thurstone (1938, 1962)
Thurstone (1938) propone una definizione di intelligenza
caratterizzata da 7 abilità primarie che si collocano
nella medesima posizione nell’articolazione
dell’intelligenza:
1. Comprensione verbale
2. Fluidità verbale
3. Capacità numerica
4. Visualizzazione spaziale
5. Memoria
6. Ragionamento
7. Velocità percettiva
13. Struttura dell’intelligenza:
Guilford (1967)
Guilford (1967) sostiene che L’intelligenza si compone e si
articola in un numero elevato di abilità distinte ed autonome,
specializzate per compiti specifici.
Sono state individuate 120 differenti capacità.
Il pensiero convergente viene attivato nelle situazioni che
permettono un’unica risposta pertinente
il pensiero divergente (o creativo) è attivato nelle situazioni
che permettono più vie di uscita. Esso si caratterizza per i
seguenti aspetti:
Fluidità
Flessibilità
Originalità
Elaborazione
Valutazione
14. Struttura dell’intelligenza:
Guilford (1967;1982)
120 abilità mentali (150 nel
1982): Operazioni:
attività che la
mente compie
con le
informazioni
che riceve dai
sistemi
percettivo-sensoriali.
Contenuti: fanno riferimento alla natura delle informazioni
Prodotti: forma assunta dall’informazione quando viene
elaborata
17. L’INTELLIGENZA EMOTIVA
Goleman-Sternberg-Salovey-Mayer
Quando si parla di intelligenza emotiva ci si riferisce dunque alla capacità di:
tenere a freno un impulso , avere consapevolezza delle proprie emozioni
leggere i sentimenti intimi altrui, gestire senza scosse la relazione con gli altri
Colui che si adira per ciò che deve e con chi deve, e inoltre come,
quando e per quanto tempo si deve, può essere lodato (Aristotele,
Etica nicomachea)
Un’inchiesta fatta a livello mondiale riporta dati un po’ allarmanti: nell’attuale
generazione di bambini è presente un maggio numero di problemi emozionali
rispetto a quella precedente . Oggi i giovanissimi sono:
•più soli e depressi
•più rabbiosi e ribelli
•più nervosi e inclini alla preoccupazione
•più impulsivi e aggressivi
18. Il concetto di intelligenza
Sternberg e Salovey estendono queste abilità a 5 ambiti principali:
1. Conoscenza delle proprie emozioni: cioè la capacità di riconoscere un
sentimento nel momento in cui si presenta
2. Controllo delle emozioni: la capacità di controllare i sentimenti in modo che siano
appropriati si fonda sull’autoconsapevolezza : capacità di calmarsi, di liberarsi
dall’ansia, dalla tristezza, dall’irritabilità ecc. Diversamente ci si trova
continuamente a dover combattere contro sentimenti tormentosi ( capacità di
modulare la sofferenza, piuttosto che evitarla o evacuarla)
3. Motivazione di sé stessi: la capacità di dominare le emozioni per raggiungere
un obiettivo permette di: concentrare l’attenzione, trovare motivazione,
controllo di sé, essere creativi. La capacità di ritardare la gratificazione e di
controllare gli impulsi è alla base di qualunque tipo di realizzazione
(Concentrazione e controllo non attraverso una scissione, ma una modulazione.
Processo primario e secondario)
19. 4. Riconoscimento delle emozioni altrui: empatia ‘provare dentro’.
La mancanza di empatia ha un elevato costo sociale (progetto
europeo per lo sviluppo delle emozioni nelle elementari).
5. Gestione delle relazioni: capacità di dominare le emozioni altrui.
La capacità di continuare a ‘pensare’ anche in situazioni di
turbolenza prodotta dalle emozioni degli altri. Questo sono le
abilità che aumentano la popolarità, la leadership, l’efficacia
interpersonale
Il nostro livello di capacità ha una base neurale, però il cervello è
plastico e impegnato costantemente in processi di apprendimento
Le eventuali carenze nelle capacità empatiche possono essere ‘corrette’ secondo
questi autori. In America si sono preparati piani di intervento nelle comunità,
di ‘educazione emozionale’; viene anche citata l’attività psicoterapeutica
come strumento efficace.
20. AUTOCONSAPEVOLEZZA
E’ la continua attenzione ai propri stati interiori. La mente
osserva e studia l’esperienza, comprese le emozioni.
L’autoconsapevolezza permette il passaggio dall’agito all’azione.
E’ la differenza che passa fra l’essere travolti da una furia omicida
verso qualcuno e il pensare introspettivamente ‘ecco quello che sto
provando è collera’
essere consapevoli di sé significa essere consapevoli sia del nostro
stato d’animo che dei nostri pensieri su di esso
Questa sensibilità è posseduta in gradi diversi e può essere più o
meno equilibrata .
21. Mayer classifica diverse categorie di persone a seconda del modo
in cui percepiscono e gestiscono le proprie emozioni:
•autoconsapevoli: il loro essere attenti alla propria vita interiore
li aiuta a controllare le emozioni. Sono individui autonomi che
godono di una buona saluta psicologica
•i sopraffatti: sono spesso sommersi dalle proprie emozioni e
incapaci di sfuggir loro. Sono volubili e non pienamente
consapevoli dei propri sentimenti. Spesso si sentono sopraffatti.
•I rassegnati: sebbene abbiano spesso idee chiare sui propri
sentimenti tendono ad accettarli senza cercare di modificarli (v. la
sofferenza depressiva)
22. Affrontare le emozioni
Il saper controllare le proprie emozioni penose è la chiave del
benessere psicologico e i sentimenti estremi minano la nostra
stabilità ed equilibrio. E’ importante che ci sia un equilibrio fra
momenti positivi e negativi, perché la sofferenza non superi la
capacità della mente di tollerarla (stress).
Da esperimenti si evince che il cervello è costruito fin da
principio per rispondere all’espressione di emozioni specifiche.
L’empatia è una premessa biologica.
Per essere empatico, il soggetto deve essere abbastanza calmo e
recettivo da poter ricevere i sottili segnali emozionali emessi
dall’altra persona e mimarli nel proprio cervello emozionale
23. Geni o ambiente?
I contributi di genetisti, psicologi e
neurobiologi hanno portato a risultati
largamente condivisi
studi sui gemelli omozigoti separati (Burt,
1966, Shields, 1962 – correlazioni alte ma
ambienti simili)
Studi sui bambini adottati
Studi sui gemelli eterozigoti
le differenze individuali sono causate da
un’interazione di fattori genetici e fattori
ambientali.
25. Quali prove danno la misura
dell’intelligenza?
Prove di laboratorio (es. tempi di
reazione semplice e di scelta – è in
relazione al tempo di automatizzazione
ma è una misura indiretta e quindi
imperfetta)
Prove psicometriche (misure
lievemente migliori)
26. Caratteristiche di un buon test
Attendibilità: stabilità e replicabilità
delle misure;
Validità: il test misura ciò che si propone
di misurare;
Standardizzazione: la misura del singolo
può essere confrontata con i risultati
ottenuti da un campione ampio e
rappresentativo della popolazione.
27. Alfred Binet
Binet (1898) si focalizzò sullo studio dell’intelligenza
per affrontare un problema pratico. Le autorità
educative francesi, infatti, lo incaricarono di
sviluppare uno strumento in grado di misurare i
benefici dell’educazione scolastica, al fine di
discriminare i bambini che avevano buone
possibilità di affrontare gli studi con i programmi in
vigore, da quelli che invece non erano in grado di
farlo e che avrebbero dovuto frequentare le classi
speciali.
28. La scala Binet-Simon, prevedeva compiti
appartenenti ad ambiti diversi (memoria,
comprensione di parole, frasi e immagini).
Infatti, secondo Binet l’intelligenza non era un
costrutto unitario, ma multiplo, cioè costituito
da varie abilità.
I compiti venivano organizzati in ordine
crescente di difficoltà.
Per valutare la capacità di discriminazione del
suo test, Binet effettuò una comparazione
rispetto ai voti ottenuti dai ragazzi a scuola.
29. L’età mentale
Binet introdusse il concetto di età mentale. Infatti,
aveva osservato che vi è un normale incremento
delle capacità mentali associato all’età.
L’idea alla base del test creato da Binet era che un
bambino di 5 anni “medio” sarà in grado di
risolvere problemi idonei a quella fascia d’età, ma
non quelli adeguati ad un bambino di 7 anni.
Se il bambino ha un’EM superiore a quella
cronologica sarà più intelligente dei bambini della
sua stessa età, se l’EM è inferiore avrà dei deficit
intellettivi.
30. Critica al concetto di EM
L’EM ha sempre lo stesso significato, cioè è
possibile che bambini di età diverse abbiano la
stessa EM (per es. un bambino di 5 anni con
EM 7 e un bambino di 10 anni con EM 7), ma
dire che hanno lo stesso tipo di intelligenza è
assai improbabile!
31. La misurazione dell’intelligenza
Stern voleva una misurazione dell’intelligenza
che potesse essere usata per confrontare
direttamente le persone. Nasce il Q.I:
Età mentale/ Età cronologica x 100
La scala Stenford-Binet: versione modificata da
Terman della scala di Binet (1916). La
standardizzazione determina quali prove
corrispondono a quali età mentali.
Wechsler Adult intelligence Scale (WAIS) (1939,
1981)
32. Il QI di rapporto
Il QI o Quoziente intellettivo fu introdotto per
superare i problemi legati al concetto di EM:
QI = EM / EC * 100
In questo modo era possibile specificare l’esatta
collocazione di un individuo rispetto ai soggetti della
stessa età.
QI= 8/7*100=114
33. QI di rapporto
Il 95% della popolazione ha un QI tra 70 e 130
E’ considerato normale un QI= 90-110
Normale ottuso : QI =80-90
Borderline: QI=70-80
Ritardato: <70
34. Ma il QI di rapporto è strettamente
legato al tipo di test che viene
somministrato, in realtà nessun tipo di test
riesce ad esplorare tutti gli aspetti del
complesso costrutto che noi chiamiamo
intelligenza.
Il QI di rapporto va sempre rapportato
alle singole prove che costituiscono il test.
35. Le scale di intelligenza di Wechsler
Wechsler definisce l’intelligenza come “La capacità
generale di un soggetto di capire e far fronte al
mondo circostante”.
Egli concepisce l’intelligenza come entità globale,
un’entità multideterminata e multisfaccettata.
L’intelligenza viene dedotta dal modo in cui abilità
come il ragionamento, la memoria, la fluidità
verbale si manifestano nelle diverse condizioni.
36. Scale Wechsler:
WAIS (Wechsler Adult Intelligent Scale)
WISC (Wechsler Intelligence Scale for Children)
WPPSI (Wechsler Preschool and Prymary scale of
intelligence)
37. Considerando l’intelligenza come entità
multisfaccettata, Wechsler ritiene importante
esplorarla in molti modi differenti, ovvero
presentare il maggior numero di test diversi.
Es. la Scala WISC è un insieme di 12 test che
vengono somministrati al bambino
individualmente, suddivisi in test verbali e test
di performance.
38. Test Verbali:
1) Informazioni
3) Somiglianze
5) Aritmetica
7) Vocabolario
9) Comprensione
11)Memoria di cifre
Test di Performance:
2) Completamento di figure
4) Storie figurate
6) Disegno con i cubi
8) Ricostruzione di oggetti
10) Cifrario
12) Labirinti
TEORIE UNITARIE : emergono dalle osservazioni che nella maggior parte degli individui, i vari aspetti intellettivi misurati dalle prove fossero tra loro in relazione.
All’inizio del XX secolo, Spearman, sosteneva una
TEORIE MULTIPLE DELL’INTELLIGENZA
A metà del XX secolo, l’attenzione si spostò proprio su quelle componenti separate specifiche dell’intelligenza che Spearman sosteneva essere sottese da un fattore generale