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La Metamorfosi della Scienza
Alberto Rampino
Un'interpretazione dell'universo, per essere soddisfacente, deve
abbracciare sia l'interno che l'esterno delle cose, sia lo spirito che la
materia. La vera scienza è quella che giungerà, un giorno, ad integrare
l'uomo totale, in una interpretazione coerente del mondo.
La scienza attualmente ha una visione unilaterale del mondo e della vita,
non essendo in grado di individuarne i lati sottili e sacri; tuttavia ciò è
solamente una questione di percezione che la scienza stessa si impone
inconsciamente. Di fatto essa, scoprendo le leggi profonde dell'esistenza,
entra in diretto contatto con la legge divina.
Dal punto di vista religioso occidentale, dio è ritenuto un demiurgo, un
creatore esterno che, dopo aver dato vita all'intera esistenza, continua ad
esistere separato in un paradiso, ossia una dimensione trascendente. A
questa visione di dio si oppone la visione scientifica che ritiene la
realtà un mondo materiale, senza necessità di coscienza e/o finalità.
Tuttavia esiste una visione della divinità e del mondo totalmente diversa,
che corrisponde alla concezione del mondo antico, per la quale dio è lo
stesso universo in continuo divenire, uno Shiva danzante in ogni atomo, in
ogni galassia. Gli scienziati sono tuttavia ancora lontani da tale
consapevolezza e profondità di lettura, dalla comprensione che su questo
pianeta l'uomo e la sua vita fanno parte di un più ampio piano creativo e
anche se pochi ne sono consapevoli, ciascuna vita individuale si muove
entro un più vasto quadro di riferimento, in un'unità globale, come una
cellula è parte di un organismo.
Ciascun essere umano consta di due aspetti: l'unicità e la similarità. Ogni
uomo è unico per il suo peculiare modo di sentire, che si traduce con gli
atti del pensiero e dell'agire; ma al di là di questo, ogni essere umano è
simile agli altri poiché esprime, nel corso della vita, intenti e
problematiche simili a quelle di tutti.
Negli ultimi 50 anni, l'invenzione della radio, del computer, dei
successivi sistemi telematici di gestione della comunicazione e
dell'informazione, hanno permesso all'uomo di disporre di una quantità
indescrivibile di dati; così la scienza e la tecnologia suggeriscono a noi
contemporanei l'illusione di un potere illimitato. Ma il mondo sta
cambiando e l'uomo non può controllare i mutamenti atmosferici, le
tempeste, i terremoti; in pochi anni l'intensità delle vibrazioni del campo
magnetico terrestre, dovute all'accelerazione e al cambiamento di posizione
nell'universo, sono aumentate. Lo stesso magnetismo terrestre viene
alterato dalle esplosioni atomiche, le quali hanno causato uno slittamento
dell'asse, influenzandone la rotazione. I poli magnetici continuano a
spostarsi e attualmente il polo Nord si sta portando verso il Mar Glaciale
Artico mentre il polo Sud si muove in direzione del Sud America.
All'inizio del secolo attuale, la scienza, con la meccanica quantistica, ha
demolito l'idea newtoniana di un universo meccanico. Einstein e Bohr, con
le loro ricerche sulla velocità della luce e sulle particelle
infinitesimali, hanno dato fondamento scientifico a ciò che la saggezza
degli antichi va ripetendo da millenni: l'universo non è altro che
energia. La teoria della Relatività Ristretta ci dimostra come lo spazio e
il tempo non siano due cose distinte ma che essi, insieme, diano vita alla
dimensione unificata spazio-tempo. Cosi' come massa ed energia sono aspetti
diversi di un unico principio: energia-massa. La nota equazione E=mc2
significa che la massa è trasformabile in energia, secondo leggi ben
definite. Questa equazione ha permesso ai fisici contemporanei di
considerare la materia e l'energia come espressioni di uno stesso
principio, nonché di formulare nuove teorie in base alle quali l'Universo,
che è composto da pura energia, può assumere una quantità infinita di
manifestazioni. Il concetto espresso dall'equazione einsteiniana,
unitamente a quello di natura dualistica (corpuscolare e ondulatoria) delle
particelle subatomiche, fondamento della meccanica quantistica, ha messo in
crisi il paradigma della fisica newtoniana, che vedeva nella separazione
netta fra massa ed energia e nelle sue implicazioni sul piano
deterministico, uno dei suoi assunti fondamentali. Di fatto, i fotoni (o
"quanti di luce"), grazie alla loro possibilità di assumere un
comportamento dualistico (possono, infatti, manifestarsi ora come onda, ora
come particella), costituiscono uno dei più grandiosi paradossi che l'uomo
sia chiamato a risolvere. Bohr, definendo questa peculiarità attraverso il
principio di complementarietà, apre una finestra sulla dualità di ciò che
appare come realtà fisica e getta un ponte verso il dualismo, verso, cioè,
quel concetto di yin e yang che il tao propugna da migliaia di anni; la
meccanica quantistica viene a polverizzare l'inganno delle nostre
percezioni, riguardo alla materia cosiddetta “solida”. D'altra parte, lo
stesso principio di indeterminazione di Heisemberg, che ci informa sulla
impossibilità di poter conoscere, ad un tempo, sia la posizione che la
velocità di una particella, stabilisce l'inadeguatezza della separazione
tra "fenomeno osservato" e "osservatore", in quanto la stessa osservazione
è in grado di interferire sul fenomeno che si osserva, modificandolo!
Queste stesse strette connessioni del mondo subatomico rivelano l'assurdità
di una scomposizione del mondo in minime unità, poiché ciascuna unità è
definibile solo nell'interconnessione con altri sistemi; la materia deve
essere intesa attraverso la sua propria coerenza interna: l'universo è un
sistema dinamico, costituito da eventi intercorrelati, la cui complessiva
coerenza ne definisce l'intera struttura.
Diventa quindi limitante riferirsi ad un universo composto da "parti"
poiché, nonostante le apparenze, tutto è interconnesso; non possiamo più
parlare di materia animata o inanimata poiché, a livello subatomico, non
c'è più differenza; mentre la vita e l'intelligenza sono presenti non
soltanto nella materia ma nella stessa energia.
Per restare in tema di "illusioni", la luce stessa è impossibile da
descrivere nella sua natura essenziale, poiché non è una cosa oggettiva,
investigabile come qualunque altra. Il fotone, infatti, l'unità di luce
minima, è osservabile un'unica volta: di fatto, la sua identificazione ne
costituisce l'annullamento. Cosi' noi non possiamo vedere la luce: essa
stessa è il vedere.
I nostri sensi ci rimandano, quindi, un'immagine illusoria del mondo; noi
vediamo una separatezza che in realtà non esiste. Ma qual'è, allora, la
vera natura del nostro mondo? Nel 1964 Bell, basandosi sulla correlazione
tra particelle simili, dimostrò come due fotoni emessi dalla luce di un gas
in stato di eccitazione, pur viaggiando in direzioni totalmente opposte, si
polarizzavano nella medesima posizione: erano, cioè, in quanto a
comportamento, identici, anche a distanza infinita l'uno dall'altro. Questo
significa, molto semplicemente, che il principio delle cause locali,
“quello che accade in un determinato luogo A non interferisce con ciò che
accade nel luogo B”, non è matematicamente compatibile. Quindi, se i fotoni
sembrano possedere una loro intelligenza, come ha osservato Planck, Bell
col suo esperimento fornisce un supporto alla deduzione che vi sia scambio
di informazione nell'infinitamente piccolo. Siamo al punto in cui, man mano
che la fisica procede con le sue stupefacenti osservazioni, la distanza fra
esse e le speculazioni filosofiche sull'essere e sulla realtà tende a
svanire.
Affascinante la teoria del fisico neozelandese Bruce Cathie che ipotizza
l'esistenza di una griglia energetica . Attraverso una serie di
dimostrazioni matematiche, egli teorizza che tutte le sostanze fisiche
dell'universo siano formate da armoniche frequenze di luce, condensate in
forme geometriche.
Sulla base di tali asserzioni si è ipotizzato che la superficie della terra
sia attraversata da una serie di linee di energia, le ley lines, che gli
antichi già conoscevano, poiché vi costruivano monumenti e cattedrali; tali
punti potrebbero essere dei luoghi di accesso ad un'altra realtà, poiché
conterrebbero una enorme potenzialità energetica. Tutti gli studiosi di
esoterismo sanno bene che la grande piramide di Gizah è stata costruita su
uno dei quattro punti di coordinazione assoluta intersecanti tutte le
realtà: questi, infatti, sono fonte di fantastica energia e agiscono come
canali, mediante i quali l'energia fluisce da una realtà all'altra ( o, se
preferiamo, da uno stato di materia ad un altro), sono cioè collegati allo
spazio-tempo; in questi punti la forza di gravità subisce una lieve
alterazione, tale da poter essere matematicamente analizzata e misurata.
Fin'ora le nostre conoscenze contemplano quattro forze fondamentali della
natura ed esse sono tutto ciò di cui i fisici hanno bisogno per spiegare il
funzionamento dell'intera realtà, dal mondo subatomico, all'intero
universo:
1) Forza di Gravità, la prima ad essere scoperta e studiata , da Galileo
prima e da Newton poi, nei Principia Mathematica.
2) Forza Elettromagnetica, sintesi di scoperte separate sull'elettricità e
sul magnetismo ( James Clerk Maxwell, 1856)
3) e 4) forze elettrodeboli e interazioni forti, di più recente scoperta,
spiegano il funzionamento delle particelle all'interno del nucleo atomico;
agiscono su distanze dell'ordine dei 10-14 cm.
Ma all'inizio del XIX sec., di fronte all'enorme progresso realizzato nella
conoscenza del cosmo con le leggi di Newton, l'astronomo inglese John
Herschel (colui che mise a punto l'analisi spettroscopica che permetteva di
conoscere la composizione delle stelle, studiandone la luce) si preoccupava
del poco che rimaneva da scoprire per le generazioni future! Potrebbe
sembrare una battuta, ma va comunque meditata, al fine di assumere una più
giusta prospettiva dell'abisso che, in ogni epoca, separa ciò che si crede
di sapere da ciò che ancora si ignora. Ma l'opinione di Newton, riguardo al
suo apporto alla conoscenza, era molto diversa: - Non so cosa io possa
sembrare al mondo, ma a me stesso sembra di essere stato soltanto un
ragazzo che gioca sulla spiaggia e che si diverte a trovare, di tanto in
tanto, un sasso meglio levigato o una conchiglia più bella del solito,
mentre l'immenso oceano della verità si estende di fronte a me, ancora
interamente inesplorato - .
Sono passati tre secoli dai Principia di Newton e la scienza si è
sviluppata con incredibile velocità, permeando la vita di tutti noi; il
nostro orizzonte scientifico si è allargato fino a dimensioni fantastiche.
Parallelamente a questa crescita quantitativa ci sono state profonde
evoluzioni qualitative, le cui ripercussioni oltrepassano di molto la
scienza propriamente detta e vanno a toccare l'immagine stessa della
natura.
Nella scienza classica l'accento era posto sulle leggi dipendenti dal
tempo: una volta assegnate le condizioni iniziali, queste leggi eterne
determinavano per sempre il futuro, come avevano determinato il passato. La
ricerca di una verità eterna nascosta dietro la mutevolezza dei fenomeni
suscitò entusiasmo, ma nello stesso tempo divenne inevitabile il fatto che
un mondo decifrato con successo in questo modo fosse un mondo svilito: si
rivelava essere un semplice automa, un robot. Ciò nonostante, l'urgenza di
ridurre la diversità della natura ad un reticolo di illusioni era già
presente fin dai tempi di Democrito. Epicuro e Lucrezio scrissero che il
mondo è fatto "soltanto" da atomi e da vuoto, spingendoci a cercare ciò che
si nasconde dietro l'ovvio:
E affinché tuttavia dei miei detti non dubiti
per il fatto che gli atomi sfuggono agli occhi
apprendi che esistono corpi oltre agli atomi
che nemmeno si posson vedere e dei quali
devi tu stesso ammettere l'essere. (LUCREZIO De rerum
natura)
La nostra scienza ambisce a poter unificare, in un insieme coerente, la
totalità dei fenomeni conosciuti, ma, nella misura in cui si va accrescendo
questo insieme di fenomeni conosciuti, soprattutto negli ultimi decenni, ha
cominciato a farsi strada l'idea che il nostro universo tende a presentare
una diversità inesauribile di fenomeni nuovi, che si rivelano
progressivamente nel corso del tempo, col progressivo affinarsi dei nostri
sistemi di osservazione.
In effetti lo Spirito Umano non scopre l'universo come se sollevasse un
fazzoletto e, armato di una tecnologia sempre più sofisticata, vedesse un
numero sempre crescente di particolari sotto quel fazzoletto. Vi è
interazione diretta fra Spirito che "vede" e Materia che "è vista" e questo
cambiamento nella coscienza del modo di conoscere è forse l'aspetto che più
di ogni altro caratterizza la scienza del secondo millennio; per andare
sempre più lontano nella conoscenza, non basta mirare soltanto
all'unificazione fra Materia e Spirito, ma bisogna tendere con tutte le
proprie forze a ritrovare l'unità primordiale della materia e dello
spirito. (Lao-Tse).
Nel primo quarto del XX secolo si era scoperto che l'universo era riempito
di "oggetti" che possedevano, ad un tempo, le caratteristiche di corpuscolo
localizzato spazialmente, ma anche quelle di onda, al contrario,
largamente estesa nello spazio! Come poteva un oggetto del mondo fisico
reale possedere, contemporaneamente, caratteristiche opposte? Nel 1924
Louis de Broglie avanza l'idea che ogni particella di materia si comporti
come i fotoni di luce, che sia, cioè ad un tempo, corpuscolo elettrizzato
ed onda e nonostante la categorica opposizione di Einstein, tre anni dopo
Davisson e Germer dimostrano sperimentalmente che la materia, oltre a
quelle corpuscolari, possiede le caratteristiche di onda. Quindi tutto, nel
nostro universo, che si tratti di materia o di luce, deve, per essere
descritto, venir rappresentato come infinitamente piccolo (particella), o
infinitamente esteso (onda). In che modo, quindi, unificare tali
rappresentazioni, apparentemente contraddittorie? In ultima istanza,
l'aspetto ondulatorio non è considerato una caratteristica "obiettiva",
appartenente alla particella stessa, ma un dato associato alle informazioni
che un osservatore potrebbe ottenere, in un istante determinato, sulla
posizione nello spazio e sulla velocità della particella; l’onda
"associata", conosciuta come onda psi, viene accettata come onda puramente
soggettiva, senza, cioè, realtà obiettiva e senza essere portatrice di
energia; essa consente soltanto all'osservatore umano di dire: "questa
particella possiede tale probabilità di trovarsi in tale istante in un
punto preciso dello spazio". Ecco, quindi, l'ingresso in fisica della
Rappresentazione Probabilistica, che va a sostituirsi al Determinismo di un
tempo.
Comunque il programma di unificazione andò avanti, ma si sarebbe
accompagnato ad una ricerca teorica e sperimentale sulla struttura della
materia più elementare, ricerca che non si era in grado di dire se avrebbe
condotto o meno nel senso dell'unificazione. In effetti, "spezzando" la
materia in pezzi sempre più piccoli, all'interno di acceleratori via via
più potenti, si giunse inevitabilmente a trovare un numero sempre maggiore
di particelle dette "elementari" e non si intravedeva la fine di questo
esasperato processo di analisi della materia, giacché risultava che ogni
struttura, di volta in volta considerata "elementare", poteva essere a sua
volta suddivisa in strutture ancor più "elementari".
Per vedere il/la "fine" di questo processo infinito, bisogna fare appello
all'immaginazione e convenire che, fintantoché si farà riferimento a delle
particelle "materiali" che occupano un volume di spazio "non nullo", esse
potranno essere suddivise in parti sempre più piccole, in un processo senza
fine! Di conseguenza, potranno essere riconosciute come veramente
"elementari" solo le particelle puntiformi, vale a dire quelle che sono
rappresentate nello spazio fisico del nostro universo come dei punti
matematici poiché, per definizione, ciascun punto occupa un volume spaziale
nullo.
Inizia così, nella seconda metà del secolo, una fisica che si baserà
sempre di più, nelle sue rappresentazioni, su strutture puntiformi, quali
Leptoni, Quarks, Gluoni, Adroni, Gravitoni, ecc.
Tuttavia questa rappresentazione dell'universo poneva più di una difficoltà
essenziale.
In primo luogo, se lo spazio è riempito di "punti", come possono essi
"curvare" lo spazio in cui sono immersi, come sosteneva Einstein nella
Relatività? Se un punto non ha volume, non può contenere nulla che possa
avere effetto sullo spazio che lo circonda; in seconda battuta, un punto
matematico non ha massa e non può essere dotato di carica. Queste apparenti
difficoltà condussero i fisici, negli ultimi 20 anni, a maturare l'idea che
ciascun punto matematico (che rappresenta la particella "elementare"), non
fosse altro che una sorta di "traccia " puntiforme di qualcosa che, in se,
è esteso, si nello spazio, ma in un altro spazio, diverso da quello cui ci
ha abituati l'osservazione; un altrove che è, tuttavia, una parte del
nostro universo totale che, grazie alla Relatività Complessa, (evoluzione
di quella einsteiniana), verrà definito Universo dell'Immaginario. L'idea
di base sta nel rifiuto ad accettare che l'universo sia mai uscito dal
nulla e che, dunque, nulla possa assumere una qualsivoglia forma , se non
esiste, simultaneamente, una sorta di "antiforma", vale a dire un'altra
forma che compensi la prima. Ci troviamo di fronte all'idea, ripresa in
termini di fisica moderna, di Yin e Yang o a quella dei "contrari" dei
filosofi greci; le cose non nascono dal nulla e neppure scompaiono nel
nulla: esse non possono che nascere in gruppi, i cui elementi si compensano
l'un l'altro, in modo che l'insieme degli elementi totalizzi zero, cioè
niente, il nulla!
Da ciò l'ulteriore sviluppo di questa teoria, cioè che l'universo non e
"libero di materializzarsi a sua scelta": esso si dà consistenza sotto
l'imprescindibile obbligo di non poter far apparire le sue "forme", quali
che siano, se non creandole a gruppi, in modo che ciascun elemento di forma
venga, in qualche modo, a compensarsi con un elemento di "antiforma",
essendo l'insieme del gruppo assimilabile al "nulla".
Riassumendo brevemente, la fisica è, a partire dagli anni '70, in presenza
di particelle di materia, ciascuna delle quali si caratterizza
essenzialmente per il suo volume puntiforme, propagantesi attraverso
un'onda psi "soggettiva", a distanza infinita e a velocità infinita,
attorno alla particella presa in considerazione; ci si trova, poi, di
fronte ad una serie di numeri che rappresentano proprietà puramente
"astratte" della particella-punto nel senso che appare ben difficile poter
associare ad un punto di volume "nullo" (la particella...), una
qualsivoglia proprietà "concreta"! Quindi, all’inizio del terzo millennio,
si resta sorpresi e anche un po' impacciati su come collocare
nell'immediato tali acquisizioni: la fisica ha infatti in qualche modo
"svuotato" tutto lo spazio del nostro universo dal suo contenuto materiale;
non rimangono che punti senza volume, onde psi soggettive, numeri interi
associati a proprietà astratte! E' forse questo che voleva esprimere il
pensiero orientale, avvertendoci che il mondo non è altro che illusione,
maya?
Quindi, la Relatività Complessa, collocandosi sulla scia della Relatività
generale di Einstein, arriva a postulare l'esistenza di un secondo
universo: quello Immaginario. Essa, infatti, suppone l'esistenza
nell'universo di uno spazio-tempo totale che comprende:
1) il Reale "ordinario", della Relatività generale, costituito da un tempo
cosmologico e da uno spazio cosmologico;
2) l'Immaginario, che è uno spazio-tempo costituito da quattro dimensioni
addizionali, fatto di "sfere" racchiuse su se stesse.
Tutta l'Azione, come impulso-energia, è contenuta nell'Immaginario; tutte
le Forme, invece, sono contenute nel Reale. In altri termini, la logica ci
porta a pensare che vi è motivo di considerare due "spazi" differenti: uno
spazio in cui sono situate le forme del Reale, e uno spazio in cui si
situano i Simboli che servono a qualificare le Forme del Reale, cioè lo
spazio dell'Immaginario (Prkriti e Purusa?).
Un'altra delle informazioni fornite dalla Relatività complessa è che
l'universo che noi vediamo attualmente progredire, probabilmente non è il
primo tentativo di universo e che numerose forme di universo sono state
"tentate" prima di quello attuale; infatti, il modello cosmologico che
abbiamo "scelto", dipende soprattutto dalla scelta di due parametri: - la
costante di gravitazione G e la temperatura T dello spazio. In base a
rappresentazioni e accoppiamenti squisitamente matematici, il modello
cosmologico ci dice che questo universo è ciclico e, dunque, che tutto
ricomincia identico a se stesso, ogni volta trascorso un tempo T, 2T,
3T,... e così di seguito, prima e dopo il tempo iniziale (e arbitrario)
zero. Ma non appena ci si rende conto che il modello di universo propostoci
dalla grande unificazione si basa sui valori numerici di più parametri
(sette, per l'esattezza), ci si interroga sul senso di ciò che è stata
definita una "grande unificazione": cosa accade se si cambiano i valori
numerici di uno qualunque di questi sette parametri? Nell'evoluzione di un
nuovo universo, esso tende a rifare quanto ha già fatto nell'evoluzione
passata e cambia, ogni volta che passa attraverso un ricominciamento
(istante zero), i valori numerici dei parametri di base che dominano
l'evoluzione. Per ciascuna serie dei sette parametri vi è un modello
cosmologico; attualmente non conosciamo che il modello che corrisponde ai
sette valori di base. Ma bisogna avere coscienza che si tratta solo di un
universo possibile, tra un insieme infinito possibile di altri universi
possibili, dove i valori dei parametri di base sono stati scelti
diversamente. In questo modo possiamo affermare che un'altra infinità di
tentativi porterà l'universo ad essere ciò che sarà in seguito; così, non
vi è un inizio, ma un'infinità di inizi. Tuttavia l'universo evolve
gradualmente verso la forma che desidera raggiungere e di cui non ha,
finora, una conoscenza precisa; si può dire, in generale, che esso evolve
col passare del tempo, verso una maggiore coscienza
A questo punto è importante vedere come i concetti appena descritti possano
aiutarci a comprendere meglio il fenomeno della vita.
Innanzi tutto va detto che non possiamo parlare di vita se non introduciamo
il concetto di Termodinamica, poiché ogni reazione chimica che avviene
negli organismi viventi, il metabolismo, è fondata sul continuo alternarsi
fra lavoro e calore: calore quale fonte di energia per il lavoro che, a sua
volta, è un processo che può avvenire in presenza di un'adeguata quantità
di energia spendibile ma, al contempo, produttore di calore.
Al riguardo, il punto nevralgico per lo studio dei sistemi viventi è il
Secondo Principio della Termodinamica che afferma: in ogni sistema nel
quale avvengono dei fenomeni entropici, l'Entropia non può diminuire, ma in
generale aumenta col tempo. Definiamo Entropia come la misura del grado di
mescolamento, livellamento ed uniformità del sistema, ma più comunemente è
la tendenza al disordine intrinseca ai sistemi chiusi! Ne consegue che ad
ogni fenomeno entropico corrisponde un fenomeno sintropico, ottenuto dal
primo mediante una "inversione del tempo". Questo però non significa che
fenomeni entropici e sintropici siano "reversibili", nel senso che lo
stesso fenomeno possa avvenire nelle due direzioni; ciò è impossibile
perché i fenomeni naturali si svolgono in una precisa direzione. Per meglio
comprendere questo concetto, conviene fare un passo indietro.
Nella fisica classica, che considera infinita la velocità della luce, vale
il comune concetto di esistenza, in base al quale noi vediamo gli eventi
presenti, mentre quelli passati non esistono più e quelli futuri non
esistono ancora. La situazione cambia radicalmente nella Relatività, dove
la velocità della luce è finita; in questo caso non si osservano più gli
eventi presenti, ma solo quelli passati!. I fenomeni ci appaiono tanto più
lontani nel tempo quanto più lo sono nello spazio, ad esempio le stelle, le
galassie, ecc. ci appaiono come erano migliaia, milioni di anni fa e se ci
riferiamo al comune concetto di esistenza, arriviamo all'assurdo che noi
vediamo corpi celesti che non esistono più! E' necessario, quindi, un
ampliamento del concetto di esistenza, per renderlo compatibile con i
principi della relatività. Esaminiamo allora quello che viene definito il
Cronotropo di Minkowski. Lasciando cadere un sasso in uno stagno, verrà
prodotta un'onda circolare divergente dal punto in cui è caduto il sasso.
Se riprendiamo con una cinepresa lo svolgimento del fenomeno, disponendo
successivamente l'uno sull'altro i fotogrammi, ottieniamo un cono generato
dalle circonferenze a raggio crescente. Allo stesso modo, un'onda luminosa
sferica che si propaga da una sorgente puntiforme viene rappresentata nel
"Cronotropo" dal Cono-Luce, con vertice posto sulla sorgente. La falda
superiore rappresenta la propagazione dell'onda, mentre quella inferiore
rappresenta ciò che l'osservatore vede; in altri termini, la falda
inferiore rappresenta le "informazioni" che l'osservatore riceve dal
mondo esterno, mentre quella superiore descrive le informazioni trasmesse
al mondo esterno. Abbiamo quindi tre regioni: la parte inferiore del cono
rappresenta il passato, quella superiore il futuro, mentre tutti i punti
esterni rappresentano il presente.
Tale ipotesi rappresenta il presupposto di partenza della teoria unitaria
del mondo fisico e biologico del matematico italiano Luigi Fantappié che
sviluppa il modello del "Cronotropo"; egli, muovendo dalla fisica
relativistica (legame spazio-tempo) e dalla fisica quantistica (doppio
aspetto corpuscolare e ondulatorio delle particelle elementari), evidenzia
come sia possibile dimostrare che in natura esiste la "doppia tendenza"
verso l'ordine e verso il disordine:
a) Potenziali ritardati, che descrivono le onde divergenti da una
sorgente (la Causa) che le ha prodotte e rappresentano i comuni fenomeni
della fisica e della chimica; sono quelle comunemente accettate dai fisici.
b) Potenziali anticipati, che descrivono le onde convergenti verso una
sorgente posta nel futuro; sono quelli messi in evidenza da Fantappié e
descrivono i fenomeni biologici che non possono essere riprodotti, essendo
la loro causa posta nel futuro (finalità).
Quindi, nella Teoria Unitaria, viene introdotta una dipendenza dei fenomeni
naturali non solo dal passato (causalità), ma anche dal futuro (finalità).
Applicando i concetti propri della Termodinamica , potremo dire che le onde
divergenti (potenziali ritardati) corrispondono ai fenomeni entropici,
mentre le onde convergenti (potenziali anticipati) corrispondono ai
fenomeni sintropici. Questi ultimi sono identificabili con i fenomeni
tipici del vivente perché, mentre nei fenomeni entropici vale il Secondo
Pricipio della Termodinamica (tendenza al progressivo aumento di
disordine), in quelli sintropici osserviamo una diminuzione dell'entropia
col passare del tempo, con conseguenti processi di differenziazione. Di
più: essi sono finalistici, poiché la sorgente negativa che assorbe le onde
convergenti (che definiamo "il fine") è essenziale per la loro esistenza ed
è, quindi, considerata come una finalità interna. In tal modo possiamo
introdurre un "finalismo scientifico", dove il termine "finalismo" è
analogo alla "causa finale" in senso filosofico.
Ma se i fenomeni sintropici sono governati dal "principio di finalità",
nasce allora il problema di vedere se essi, come suggerito dalla
matematica, esistono effettivamente in natura. Secondo Fantappié la
risposta è si: noi possiamo constatare che gli eventi della vita,
enigmatici e misteriosi, soddisfano in modo sorprendente i requisiti dei
fenomeni sintropici e la doppia tendenza all'ordine e al disordine; alla
luce di ciò, esaminiamo alcune caratteristiche dei sistemi viventi , allo
scopo di dimostrare la loro identificazione con la sintropia:
a) non possiamo riprodurre in laboratorio neanche il più semplice elemento
di vita, direttamente, se non partendo da vita già esistente e tale
caratteristica, essenziale della vita, coincide con l'impossibilità di
produrre qualcosa che ha la sua sorgente nel futuro.
b) Nello sviluppo dei viventi abbiamo una prima fase di netta prevalenza
sintropica sull'entropia (sviluppo e crescita), cui segue una seconda fase
di un certo equilibrio fra i due tipi di processi; successivamente i
fenomeni entropici prevalgono e il vivente, dapprima invecchia, quindi
muore.
c) Nella prima fase di sviluppo degli esseri viventi, dove prevale la
sintropia, abbiamo un continuo aumento dei processi costruttivi e di
differenziazione della materia che si organizza in tessuti e organi; ma
questa estrema differenziazione, dal punto di vista termodinamico, è
impossibile; di conseguenza, nei processi sintropici, il Secondo Principio
non è più valido.
d) Nei complessi fenomeni che regolano la vita, appare evidente un
principio di finalità. Solo in questo modo possiamo comprendere la
straordinaria complessità dei viventi, le cui strutture sono armonicamente
collegate per raggiungere, appunto, un dato fine!
In accordo quindi con Fantappié, possiamo concludere che "la vita coesiste
in un complesso di fenomeni sintropici e non può essere ridotta solo a
processi chimici e fisici. Essa è governata da un principio di finalità e,
conseguentemente, da una serie di processi di differenziazione, con aumento
di ordine, sempre più complessi".
In questo tipo di universo veniamo ad avere un rigido indeterminismo,
poiché la sua evoluzione non dipende dallo stato iniziale, ma da quello
finale e i suoi fenomeni sono organizzati in funzione di un risultato
futuro.
La complessa attività finalistica degli organismi è generata da un quid
psico-vitale che seleziona, tra i possibili eventi, quelli più utili ai
fini dell'organismo stesso (anche se talvolta sono i meno probabili),
violando, così, il Secondo Principio della Termodinamica. Ciò consente
all'organismo vivente di vincere la degradazione entropica (la tendenza
alla non-organizzazione), imponendo un ordine finalistico ai processi
vitali.
La vita è quindi considerata in termini antimeccanicistici, sollecitata da
forze psichiche interne; essa viene spiegata come interazione di caso e
necessità e l'evoluzione biologica come ascesa verso la coscienza e la
libertà, come cammino dallo psichico allo spirituale. In senso figurato,
come qualcosa che risale la corrente della tendenza al disordine, "una
faticosa risalita del fiume che scende impetuoso verso valle"!
Secondo Teilhard de Chardin, le due facce delle singole cose corrispondono
a due distinte forme di energia, una fisica e l'altra psichica,
costantemente associate e trasformabili l'una nell'altra; egli le definisce
energia tangenziale (quella fisica) ed energia radiale (quella psichica); è
la seconda, che attrae verso stati sempre più complessi, ad entrare in
gioco in maggior quantità nei processi di formazione delle molecole e verso
stati di organizzazione dei sistemi viventi, via via più complessi. Per de
Chardin lo sviluppo della vita segue una direzione ben precisa, la
direzione dell'aumento della complessità che si organizza attorno a certi
centri di "corpuscolarizzazione", lungo linee di avanzamento che, nel mondo
animale, corrispondono a quelle di una progressiva cerebralizzazione.
Diventando le strutture cerebrali più complesse, compare e si sviluppa
sempre più il fenomeno della coscienza, per cui si può asserire che
l'evoluzione biologica procede nel senso di una maggior coscientizzazione,
processo che raggiunge il suo massimo nell'uomo.
Come sostiene Prigogyne, la vita non è energia, ma un processo in cui
energia e materia vengono elevate a forme di maggior pregio. “Il senso in
cui cammina la realtà suggerisce l'idea di una cosa che si disfa e questo
è, senza dubbio, uno dei tratti essenziali della materialità”. Da cui, il
processo grazie al quale la vita si costruisce è diretto in senso contrario
ai processi fisici e, quindi, per definizione, immateriale. Infatti, nella
vita si osserva uno sforzo per risalire la china che la materia discende.
Oggi noi sappiamo che lontano dall'equilibrio possono prodursi
spontaneamente nuovi tipi di strutture. In tali condizioni, infatti, può
aver luogo una trasformazione che porta dal caos verso l'ordine; possono
originarsi nuovi stati dinamici della materia che riflettono l'interazione
di un dato sistema con ciò che lo circonda; parliamo delle cosiddette
strutture dissipative. Questo tipo di sistemi (noi stessi siamo strutture
dissipative...) evidenziano che quando ci spostiamo dall'equilibrio ci
spostiamo dal ripetitivo e dall'universale, verso lo specifico e l'unico;
la materia, infatti, in prossimità dell'equilibrio, si comporta in modo
ripetitivo; come dire che all'equilibrio la materia è cieca, laddove,
invece, lontano dall'equilibrio, compaiono una varietà di meccanismi che
corrispondono alla possibilità che si producano vari tipi di strutture
dissipative. I fenomeni lontani dall'equilibrio sembrano illustrarci una
proprietà sorprendente della materia: le strutture si adattano alle
condizioni "esterne", quasi con un meccanismo di adattamento prebiologico;
in altri termini, con un linguaggio di tipo antropomorfo, possiamo dire che
in condizioni di lontananza dall'equilibrio, la materia "comincia a
percepire" le differenze nel mondo esterno, cosa che non avrebbe senso in
situazioni di equilibrio. Possiamo parlare, allora, di una nuova coerenza,
di un qualche meccanismo di comunicazione tra le molecole. Questo tipo di
situazione rappresenta la regola nel mondo del vivente e forse è la base
vera e propria della definizione del vivente come un tutto. In sostanza
bisogna concepire le cose come processi, poiché nessun elemento della
natura è permanente nel mare delle relazioni mutevoli; ognuno riceve la sua
identità in funzione dei rapporti con gli altri.
Abbiamo accennato, in precedenza, che le nuove forme che vengono a
strutturarsi in condizioni lontane dall'equilibrio sono guidate da due
fattori importantissimi: il caso e la necessità; quindi, ci troviamo di
fronte al paradosso: l'instabilità di uno stato stazionario (lontano
dall'equilibrio) dà luogo a fenomeni di autoorganizzazione spontanea!
Questo può accadere perché la dissipazione dell'energia diventa, in
condizioni di lontananza dall'equilibrio, fonte di nuovo ordine; la
dissipazione è quindi all'origine di ciò che possiamo chiamare, a giusto
titolo, "nuovo stato della materia"e ci avvicina alla comprensione di uno
dei più primordiali metodi di comunicazione. Come disse Pasteur, "vediamo
nella rottura della simmetria la vera caratteristica della vita"!
Si è sempre più propensi a dare credito ad una convinzione di aristotelica
memoria: è necessaria una concezione dell'organizzazione complessa, che
distingua e colleghi fra loro i vari livelli, che studi il comportamento
delle parti solo in relazione al tutto; che comprenda che "ad ogni livello
emerge una nuova totalità che presuppone le parti e le integra in un
comportamento d'insieme governato però da una logica ad esse (le singole
parti) sconosciuta".
Nessun sistema è stabile rispetto a tutte le possibili trasformazioni e
questa è storia, una storia senza fine: comunicazione e percezione sono le
parole chiave del nuovo comportamento della materia, lontano
dall'equilibrio. Quando ci avviciniamo ad un punto di biforcazione il
sistema si comporta come un tutto e regioni separate da distanze
macroscopiche diventano correlate: al caos indifferente dell'equilibrio
segue un caos creatore, simile a quello evocato da alcuni presocratici, un
caos fecondo da cui potenzialmente possono uscire differenti realtà .
Quindi, la vita è intesa in termini antimeccanicistici, sollecitata da
forze psichiche interne; essa viene descritta come interazione di caso e
anticaso e la stessa evoluzione biologica rappresenta un'ascesa verso la
coscienza e la libertà, come cammino dallo psichico allo spirituale.
Cerchiamo ora di affrontare il fattore Informazione, in relazione a quanto
appena detto. Nel 1956, Brillouin mise in evidenza il profondo legame che
esiste tra informazione ed entropia: l'acquisizione di informazione fa
diminuire l'entropia del sistema. In base a tale principio noi sappiamo che
esistono dei sistemi che utilizzando l'informazione ricevuta diminuiscono
il disordine (entropia); questi sono i sistemi aperti, cioè quei sistemi in
cui si hanno scambi di materia, energia ed informazione con "l'esterno",
cosa che non avviene nei "sistemi chiusi", dove si ha, appunto, aumento
dell'entropia. Nel vivente allo stato adulto, la neg-entropia globale si
mantiene costante, mentre quando muore, questa diminuisce bruscamente e si
passa a strutture più probabili. Se applichiamo i metodi della
termodinamica al campo dell'informazione, possiamo dimostrare che
informazione è sinonimo di neg-entropia, cioè di organizzazione; al
contrario, l'entropia è la mancanza di informazione sulla struttura di un
sistema fisico. E' di grande utilità, allora, assimilare i sistemi viventi
a sistemi fisici perché si osserverà che il mondo biologico obbedisce a
leggi non diverse da quelle fisiche, ma opportunamente perfezionate in base
alla teoria dell'informazione. Possiamo osservare che il significato del
termine informazione non è sempre identico; nel caso della transizione neg-
entropia-informazione, questa schematizza il processo dell'osservazione e
il termine è preso nell'accezione di acquisizione di conoscenza. Nella
transizione informazione--neg-entropia, questa schematizza il processo
dell'azione e il termine è preso nella sua accezione di potere di
organizzazione; possiamo notare, allora, una circolazione costante tra
l'informazione/acquisizione di conoscenza e l'informazione/potere di
organizzazione.
Oggi é un fatto assodato che l'evoluzione biologica abbia finalmente fatto
"emergere" lo psichismo animale e l'intelligenza umana, ma ci sembra che -
se nulla emerge dal nulla- è ben certo che, in qualche modo, essi erano già
presenti all'origine. Questa ragione, da sola, impone la conclusione che
gli psichismi individuali (animali ed umani) non facciano che
cristallizzare, in modo manifesto, un'entità connaturata alla vita stessa
e, quindi, che la funzione psichica si manifesta in un dominio
incomparabilmente più esteso di quello in cui il cervello è materialmente
presente: di fatto nell'intero dominio della biologia.
Bergson da L'evolution Creatrice:
- Il senso verso cui cammina questa realtà (concreta, che riempie
l'estensione) suggerisce l'idea di una cosa che si disfa; questo è, senza
dubbio, uno dei tratti essenziali della materialità. Che cosa si conclude
da ciò, se non che il processo attraverso cui questa cosa si fa è diretto
in senso inverso ai processi fisici, quindi, per definizione,
immateriale? Tutte le nostre analisi ci mostrano, infatti, nella vita uno
sforzo per risalire la china che la materia discende. (...)
La vita che evolve alla superficie del nostro pianeta è inchiodata ad un
organismo che la assoggetta alle leggi generali della materia inerte; ma
tutto avviene come se essa facesse il possibile per liberarsi da queste
leggi . Essa non ha il potere di rovesciare la direzione dei mutamenti
fisici, ma, se non altro, si comporta come una forza che, lasciata a se
stessa, lavorerebbe nella direzione opposta. Incapace di fermare il
cammino dei cambiamenti materiali, essa arriva tuttavia a ritardarlo -.
Ciò che si produce, mediante ed a spese dell’entropia del cosmo che si
"disfa", è l'informazione degli psichismi incarnati nella materia; e la
forza incapace di fermare, ma in grado di ritardare, la strada verso la
“disorganizzazione” dell’universo è ancora l'informazione. Ancora una volta
ci troviamo dinanzi ai due "significati" dell'informazione: nel primo caso
essa è acquisizione di conoscenza; nel secondo è capacità di
organizzazione.
Quindi, cosa si può dire se non che l'informazione o non è nulla, oppure
essa attraversa la frontiera della materia e, mostrandosi sotto le spoglie
di conoscenza e organizzazione, "siede" da una parte nella materia
(organizzazione) e dall'altra in quell’ aldilà dei fenomeni che è lo
psichismo (conoscenza).
La fisica quantistica, addentrandosi nel cuore profondo della materia,
scopre che essa è vuoto ed energia, onda vibrante in veloce movimento e
mutamento; l'intero universo è profondamente interconnesso dai campi
elettromagnetici e legato da un'unica legge che si manifesta in differenti
forze e processi di -creazione-conservazione-distruzione. Ritroviamo il
concetto di Dharma e dei tre principi/dei: Brahma, il creatore; Vishnu, il
conservatore; Shiva, il distruttore.
Se potessimo osservare il mondo dei quanti resteremmo sbalorditi dalla sua
bellezza e intelligenza. Un mondo popolato di fotoni di luce, iridescenti
fili luminosi di tutti i colori che si intrecciano, si attorcigliano, si
allungano a velocità vertiginosa verso l'esterno, verso l'infinito, in
tutte le direzioni. Un infinito e misterioso vuoto fu quello che si aprì
dinanzi alla prima particella apparsa, un punto ancora senza spazio e senza
tempo. Il momento immediatamente precedente alla manifestazione
dell’universo. Esso ancora senza dimensioni, concettualmente vuoto, ed il
primo fotone che, dallo zero iniziale, segna la prima direzione; in un
istante, infinite particelle si creano da un'unica matrice potenziale e si
lanciano in infinite direzioni, nello spazio e nel tempo. E' la grande
esplosione! In poche frazioni infinitesime di tempo si crea un'enorme
quantità di materia allo stato libero, dotata di enorme calore e tendente
ad espandersi sempre più. E' il periodo in cui l'universo si gonfia e si
espande alla velocità della luce, perdendo via via temperatura ed
organizzandosi: ecco apparire i primi atomi, e la corsa continua, fino alla
condensazione di infiniti atomi, a formare nubi cosmiche, stelle, galassie,
al cui interno la materia si evolve in complessità.
Dopo miliardi di anni, noi, su questo piccolo pianeta, abbiamo vita e
coscienza. Da dove è originata? Dov'erano questa coscienza e questa vita,
all'origine? L'intera evoluzione nasce da una spinta intelligente,
implicata in ogni forma di energia come informazione. Questa spinta è
un'infinita coscienza intelligente, immanente ad ogni atomo, un dio
creativo che continua, dall'interno di ogni cosa, a far ruotare i mondi e
le galassie e a spingere ogni essere vivente verso una sempre crescente
conoscenza e comprensione.
BIBLIOGRAFIA
F. CAPRA Il punto di svolta - Universale Economica Feltrinelli –
Il Tao della Fisica - Adelphi –
K. BOHM Universo, Mente, Materia - ed. Red –
J. E. CHARON Il Tutto - ed. Mediterranee –
G. e S. ARCIDIACONO Entropia, Sintropia, Informazione -ed. Di Renzo (II
ediz.)
O. COSTA de BEAUREGARD Irreversibilità, Entropia, Informazione - ed. Di
Renzo – “Il Corpo sottile dell’evanescente realtà - ed. Di Renzo –
Tratto dalla Rivista Italiana di Teosofia di agosto/settembre, ottobre
e novembre 2005.

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  • 1. La Metamorfosi della Scienza Alberto Rampino Un'interpretazione dell'universo, per essere soddisfacente, deve abbracciare sia l'interno che l'esterno delle cose, sia lo spirito che la materia. La vera scienza è quella che giungerà, un giorno, ad integrare l'uomo totale, in una interpretazione coerente del mondo. La scienza attualmente ha una visione unilaterale del mondo e della vita, non essendo in grado di individuarne i lati sottili e sacri; tuttavia ciò è solamente una questione di percezione che la scienza stessa si impone inconsciamente. Di fatto essa, scoprendo le leggi profonde dell'esistenza, entra in diretto contatto con la legge divina. Dal punto di vista religioso occidentale, dio è ritenuto un demiurgo, un creatore esterno che, dopo aver dato vita all'intera esistenza, continua ad esistere separato in un paradiso, ossia una dimensione trascendente. A questa visione di dio si oppone la visione scientifica che ritiene la realtà un mondo materiale, senza necessità di coscienza e/o finalità. Tuttavia esiste una visione della divinità e del mondo totalmente diversa, che corrisponde alla concezione del mondo antico, per la quale dio è lo stesso universo in continuo divenire, uno Shiva danzante in ogni atomo, in ogni galassia. Gli scienziati sono tuttavia ancora lontani da tale consapevolezza e profondità di lettura, dalla comprensione che su questo pianeta l'uomo e la sua vita fanno parte di un più ampio piano creativo e anche se pochi ne sono consapevoli, ciascuna vita individuale si muove entro un più vasto quadro di riferimento, in un'unità globale, come una cellula è parte di un organismo. Ciascun essere umano consta di due aspetti: l'unicità e la similarità. Ogni uomo è unico per il suo peculiare modo di sentire, che si traduce con gli atti del pensiero e dell'agire; ma al di là di questo, ogni essere umano è simile agli altri poiché esprime, nel corso della vita, intenti e problematiche simili a quelle di tutti. Negli ultimi 50 anni, l'invenzione della radio, del computer, dei successivi sistemi telematici di gestione della comunicazione e dell'informazione, hanno permesso all'uomo di disporre di una quantità indescrivibile di dati; così la scienza e la tecnologia suggeriscono a noi contemporanei l'illusione di un potere illimitato. Ma il mondo sta cambiando e l'uomo non può controllare i mutamenti atmosferici, le tempeste, i terremoti; in pochi anni l'intensità delle vibrazioni del campo magnetico terrestre, dovute all'accelerazione e al cambiamento di posizione nell'universo, sono aumentate. Lo stesso magnetismo terrestre viene alterato dalle esplosioni atomiche, le quali hanno causato uno slittamento dell'asse, influenzandone la rotazione. I poli magnetici continuano a spostarsi e attualmente il polo Nord si sta portando verso il Mar Glaciale Artico mentre il polo Sud si muove in direzione del Sud America. All'inizio del secolo attuale, la scienza, con la meccanica quantistica, ha demolito l'idea newtoniana di un universo meccanico. Einstein e Bohr, con le loro ricerche sulla velocità della luce e sulle particelle infinitesimali, hanno dato fondamento scientifico a ciò che la saggezza degli antichi va ripetendo da millenni: l'universo non è altro che energia. La teoria della Relatività Ristretta ci dimostra come lo spazio e il tempo non siano due cose distinte ma che essi, insieme, diano vita alla dimensione unificata spazio-tempo. Cosi' come massa ed energia sono aspetti diversi di un unico principio: energia-massa. La nota equazione E=mc2 significa che la massa è trasformabile in energia, secondo leggi ben
  • 2. definite. Questa equazione ha permesso ai fisici contemporanei di considerare la materia e l'energia come espressioni di uno stesso principio, nonché di formulare nuove teorie in base alle quali l'Universo, che è composto da pura energia, può assumere una quantità infinita di manifestazioni. Il concetto espresso dall'equazione einsteiniana, unitamente a quello di natura dualistica (corpuscolare e ondulatoria) delle particelle subatomiche, fondamento della meccanica quantistica, ha messo in crisi il paradigma della fisica newtoniana, che vedeva nella separazione netta fra massa ed energia e nelle sue implicazioni sul piano deterministico, uno dei suoi assunti fondamentali. Di fatto, i fotoni (o "quanti di luce"), grazie alla loro possibilità di assumere un comportamento dualistico (possono, infatti, manifestarsi ora come onda, ora come particella), costituiscono uno dei più grandiosi paradossi che l'uomo sia chiamato a risolvere. Bohr, definendo questa peculiarità attraverso il principio di complementarietà, apre una finestra sulla dualità di ciò che appare come realtà fisica e getta un ponte verso il dualismo, verso, cioè, quel concetto di yin e yang che il tao propugna da migliaia di anni; la meccanica quantistica viene a polverizzare l'inganno delle nostre percezioni, riguardo alla materia cosiddetta “solida”. D'altra parte, lo stesso principio di indeterminazione di Heisemberg, che ci informa sulla impossibilità di poter conoscere, ad un tempo, sia la posizione che la velocità di una particella, stabilisce l'inadeguatezza della separazione tra "fenomeno osservato" e "osservatore", in quanto la stessa osservazione è in grado di interferire sul fenomeno che si osserva, modificandolo! Queste stesse strette connessioni del mondo subatomico rivelano l'assurdità di una scomposizione del mondo in minime unità, poiché ciascuna unità è definibile solo nell'interconnessione con altri sistemi; la materia deve essere intesa attraverso la sua propria coerenza interna: l'universo è un sistema dinamico, costituito da eventi intercorrelati, la cui complessiva coerenza ne definisce l'intera struttura. Diventa quindi limitante riferirsi ad un universo composto da "parti" poiché, nonostante le apparenze, tutto è interconnesso; non possiamo più parlare di materia animata o inanimata poiché, a livello subatomico, non c'è più differenza; mentre la vita e l'intelligenza sono presenti non soltanto nella materia ma nella stessa energia. Per restare in tema di "illusioni", la luce stessa è impossibile da descrivere nella sua natura essenziale, poiché non è una cosa oggettiva, investigabile come qualunque altra. Il fotone, infatti, l'unità di luce minima, è osservabile un'unica volta: di fatto, la sua identificazione ne costituisce l'annullamento. Cosi' noi non possiamo vedere la luce: essa stessa è il vedere. I nostri sensi ci rimandano, quindi, un'immagine illusoria del mondo; noi vediamo una separatezza che in realtà non esiste. Ma qual'è, allora, la vera natura del nostro mondo? Nel 1964 Bell, basandosi sulla correlazione tra particelle simili, dimostrò come due fotoni emessi dalla luce di un gas in stato di eccitazione, pur viaggiando in direzioni totalmente opposte, si polarizzavano nella medesima posizione: erano, cioè, in quanto a comportamento, identici, anche a distanza infinita l'uno dall'altro. Questo significa, molto semplicemente, che il principio delle cause locali, “quello che accade in un determinato luogo A non interferisce con ciò che accade nel luogo B”, non è matematicamente compatibile. Quindi, se i fotoni sembrano possedere una loro intelligenza, come ha osservato Planck, Bell col suo esperimento fornisce un supporto alla deduzione che vi sia scambio di informazione nell'infinitamente piccolo. Siamo al punto in cui, man mano che la fisica procede con le sue stupefacenti osservazioni, la distanza fra
  • 3. esse e le speculazioni filosofiche sull'essere e sulla realtà tende a svanire. Affascinante la teoria del fisico neozelandese Bruce Cathie che ipotizza l'esistenza di una griglia energetica . Attraverso una serie di dimostrazioni matematiche, egli teorizza che tutte le sostanze fisiche dell'universo siano formate da armoniche frequenze di luce, condensate in forme geometriche. Sulla base di tali asserzioni si è ipotizzato che la superficie della terra sia attraversata da una serie di linee di energia, le ley lines, che gli antichi già conoscevano, poiché vi costruivano monumenti e cattedrali; tali punti potrebbero essere dei luoghi di accesso ad un'altra realtà, poiché conterrebbero una enorme potenzialità energetica. Tutti gli studiosi di esoterismo sanno bene che la grande piramide di Gizah è stata costruita su uno dei quattro punti di coordinazione assoluta intersecanti tutte le realtà: questi, infatti, sono fonte di fantastica energia e agiscono come canali, mediante i quali l'energia fluisce da una realtà all'altra ( o, se preferiamo, da uno stato di materia ad un altro), sono cioè collegati allo spazio-tempo; in questi punti la forza di gravità subisce una lieve alterazione, tale da poter essere matematicamente analizzata e misurata. Fin'ora le nostre conoscenze contemplano quattro forze fondamentali della natura ed esse sono tutto ciò di cui i fisici hanno bisogno per spiegare il funzionamento dell'intera realtà, dal mondo subatomico, all'intero universo: 1) Forza di Gravità, la prima ad essere scoperta e studiata , da Galileo prima e da Newton poi, nei Principia Mathematica. 2) Forza Elettromagnetica, sintesi di scoperte separate sull'elettricità e sul magnetismo ( James Clerk Maxwell, 1856) 3) e 4) forze elettrodeboli e interazioni forti, di più recente scoperta, spiegano il funzionamento delle particelle all'interno del nucleo atomico; agiscono su distanze dell'ordine dei 10-14 cm. Ma all'inizio del XIX sec., di fronte all'enorme progresso realizzato nella conoscenza del cosmo con le leggi di Newton, l'astronomo inglese John Herschel (colui che mise a punto l'analisi spettroscopica che permetteva di conoscere la composizione delle stelle, studiandone la luce) si preoccupava del poco che rimaneva da scoprire per le generazioni future! Potrebbe sembrare una battuta, ma va comunque meditata, al fine di assumere una più giusta prospettiva dell'abisso che, in ogni epoca, separa ciò che si crede di sapere da ciò che ancora si ignora. Ma l'opinione di Newton, riguardo al suo apporto alla conoscenza, era molto diversa: - Non so cosa io possa sembrare al mondo, ma a me stesso sembra di essere stato soltanto un ragazzo che gioca sulla spiaggia e che si diverte a trovare, di tanto in tanto, un sasso meglio levigato o una conchiglia più bella del solito, mentre l'immenso oceano della verità si estende di fronte a me, ancora interamente inesplorato - . Sono passati tre secoli dai Principia di Newton e la scienza si è sviluppata con incredibile velocità, permeando la vita di tutti noi; il nostro orizzonte scientifico si è allargato fino a dimensioni fantastiche. Parallelamente a questa crescita quantitativa ci sono state profonde evoluzioni qualitative, le cui ripercussioni oltrepassano di molto la scienza propriamente detta e vanno a toccare l'immagine stessa della natura.
  • 4. Nella scienza classica l'accento era posto sulle leggi dipendenti dal tempo: una volta assegnate le condizioni iniziali, queste leggi eterne determinavano per sempre il futuro, come avevano determinato il passato. La ricerca di una verità eterna nascosta dietro la mutevolezza dei fenomeni suscitò entusiasmo, ma nello stesso tempo divenne inevitabile il fatto che un mondo decifrato con successo in questo modo fosse un mondo svilito: si rivelava essere un semplice automa, un robot. Ciò nonostante, l'urgenza di ridurre la diversità della natura ad un reticolo di illusioni era già presente fin dai tempi di Democrito. Epicuro e Lucrezio scrissero che il mondo è fatto "soltanto" da atomi e da vuoto, spingendoci a cercare ciò che si nasconde dietro l'ovvio: E affinché tuttavia dei miei detti non dubiti per il fatto che gli atomi sfuggono agli occhi apprendi che esistono corpi oltre agli atomi che nemmeno si posson vedere e dei quali devi tu stesso ammettere l'essere. (LUCREZIO De rerum natura) La nostra scienza ambisce a poter unificare, in un insieme coerente, la totalità dei fenomeni conosciuti, ma, nella misura in cui si va accrescendo questo insieme di fenomeni conosciuti, soprattutto negli ultimi decenni, ha cominciato a farsi strada l'idea che il nostro universo tende a presentare una diversità inesauribile di fenomeni nuovi, che si rivelano progressivamente nel corso del tempo, col progressivo affinarsi dei nostri sistemi di osservazione. In effetti lo Spirito Umano non scopre l'universo come se sollevasse un fazzoletto e, armato di una tecnologia sempre più sofisticata, vedesse un numero sempre crescente di particolari sotto quel fazzoletto. Vi è interazione diretta fra Spirito che "vede" e Materia che "è vista" e questo cambiamento nella coscienza del modo di conoscere è forse l'aspetto che più di ogni altro caratterizza la scienza del secondo millennio; per andare sempre più lontano nella conoscenza, non basta mirare soltanto all'unificazione fra Materia e Spirito, ma bisogna tendere con tutte le proprie forze a ritrovare l'unità primordiale della materia e dello spirito. (Lao-Tse). Nel primo quarto del XX secolo si era scoperto che l'universo era riempito di "oggetti" che possedevano, ad un tempo, le caratteristiche di corpuscolo localizzato spazialmente, ma anche quelle di onda, al contrario, largamente estesa nello spazio! Come poteva un oggetto del mondo fisico reale possedere, contemporaneamente, caratteristiche opposte? Nel 1924 Louis de Broglie avanza l'idea che ogni particella di materia si comporti come i fotoni di luce, che sia, cioè ad un tempo, corpuscolo elettrizzato ed onda e nonostante la categorica opposizione di Einstein, tre anni dopo Davisson e Germer dimostrano sperimentalmente che la materia, oltre a quelle corpuscolari, possiede le caratteristiche di onda. Quindi tutto, nel nostro universo, che si tratti di materia o di luce, deve, per essere descritto, venir rappresentato come infinitamente piccolo (particella), o infinitamente esteso (onda). In che modo, quindi, unificare tali rappresentazioni, apparentemente contraddittorie? In ultima istanza, l'aspetto ondulatorio non è considerato una caratteristica "obiettiva", appartenente alla particella stessa, ma un dato associato alle informazioni
  • 5. che un osservatore potrebbe ottenere, in un istante determinato, sulla posizione nello spazio e sulla velocità della particella; l’onda "associata", conosciuta come onda psi, viene accettata come onda puramente soggettiva, senza, cioè, realtà obiettiva e senza essere portatrice di energia; essa consente soltanto all'osservatore umano di dire: "questa particella possiede tale probabilità di trovarsi in tale istante in un punto preciso dello spazio". Ecco, quindi, l'ingresso in fisica della Rappresentazione Probabilistica, che va a sostituirsi al Determinismo di un tempo. Comunque il programma di unificazione andò avanti, ma si sarebbe accompagnato ad una ricerca teorica e sperimentale sulla struttura della materia più elementare, ricerca che non si era in grado di dire se avrebbe condotto o meno nel senso dell'unificazione. In effetti, "spezzando" la materia in pezzi sempre più piccoli, all'interno di acceleratori via via più potenti, si giunse inevitabilmente a trovare un numero sempre maggiore di particelle dette "elementari" e non si intravedeva la fine di questo esasperato processo di analisi della materia, giacché risultava che ogni struttura, di volta in volta considerata "elementare", poteva essere a sua volta suddivisa in strutture ancor più "elementari". Per vedere il/la "fine" di questo processo infinito, bisogna fare appello all'immaginazione e convenire che, fintantoché si farà riferimento a delle particelle "materiali" che occupano un volume di spazio "non nullo", esse potranno essere suddivise in parti sempre più piccole, in un processo senza fine! Di conseguenza, potranno essere riconosciute come veramente "elementari" solo le particelle puntiformi, vale a dire quelle che sono rappresentate nello spazio fisico del nostro universo come dei punti matematici poiché, per definizione, ciascun punto occupa un volume spaziale nullo. Inizia così, nella seconda metà del secolo, una fisica che si baserà sempre di più, nelle sue rappresentazioni, su strutture puntiformi, quali Leptoni, Quarks, Gluoni, Adroni, Gravitoni, ecc. Tuttavia questa rappresentazione dell'universo poneva più di una difficoltà essenziale. In primo luogo, se lo spazio è riempito di "punti", come possono essi "curvare" lo spazio in cui sono immersi, come sosteneva Einstein nella Relatività? Se un punto non ha volume, non può contenere nulla che possa avere effetto sullo spazio che lo circonda; in seconda battuta, un punto matematico non ha massa e non può essere dotato di carica. Queste apparenti difficoltà condussero i fisici, negli ultimi 20 anni, a maturare l'idea che ciascun punto matematico (che rappresenta la particella "elementare"), non fosse altro che una sorta di "traccia " puntiforme di qualcosa che, in se, è esteso, si nello spazio, ma in un altro spazio, diverso da quello cui ci ha abituati l'osservazione; un altrove che è, tuttavia, una parte del nostro universo totale che, grazie alla Relatività Complessa, (evoluzione di quella einsteiniana), verrà definito Universo dell'Immaginario. L'idea di base sta nel rifiuto ad accettare che l'universo sia mai uscito dal nulla e che, dunque, nulla possa assumere una qualsivoglia forma , se non esiste, simultaneamente, una sorta di "antiforma", vale a dire un'altra forma che compensi la prima. Ci troviamo di fronte all'idea, ripresa in termini di fisica moderna, di Yin e Yang o a quella dei "contrari" dei filosofi greci; le cose non nascono dal nulla e neppure scompaiono nel nulla: esse non possono che nascere in gruppi, i cui elementi si compensano l'un l'altro, in modo che l'insieme degli elementi totalizzi zero, cioè niente, il nulla!
  • 6. Da ciò l'ulteriore sviluppo di questa teoria, cioè che l'universo non e "libero di materializzarsi a sua scelta": esso si dà consistenza sotto l'imprescindibile obbligo di non poter far apparire le sue "forme", quali che siano, se non creandole a gruppi, in modo che ciascun elemento di forma venga, in qualche modo, a compensarsi con un elemento di "antiforma", essendo l'insieme del gruppo assimilabile al "nulla". Riassumendo brevemente, la fisica è, a partire dagli anni '70, in presenza di particelle di materia, ciascuna delle quali si caratterizza essenzialmente per il suo volume puntiforme, propagantesi attraverso un'onda psi "soggettiva", a distanza infinita e a velocità infinita, attorno alla particella presa in considerazione; ci si trova, poi, di fronte ad una serie di numeri che rappresentano proprietà puramente "astratte" della particella-punto nel senso che appare ben difficile poter associare ad un punto di volume "nullo" (la particella...), una qualsivoglia proprietà "concreta"! Quindi, all’inizio del terzo millennio, si resta sorpresi e anche un po' impacciati su come collocare nell'immediato tali acquisizioni: la fisica ha infatti in qualche modo "svuotato" tutto lo spazio del nostro universo dal suo contenuto materiale; non rimangono che punti senza volume, onde psi soggettive, numeri interi associati a proprietà astratte! E' forse questo che voleva esprimere il pensiero orientale, avvertendoci che il mondo non è altro che illusione, maya? Quindi, la Relatività Complessa, collocandosi sulla scia della Relatività generale di Einstein, arriva a postulare l'esistenza di un secondo universo: quello Immaginario. Essa, infatti, suppone l'esistenza nell'universo di uno spazio-tempo totale che comprende: 1) il Reale "ordinario", della Relatività generale, costituito da un tempo cosmologico e da uno spazio cosmologico; 2) l'Immaginario, che è uno spazio-tempo costituito da quattro dimensioni addizionali, fatto di "sfere" racchiuse su se stesse. Tutta l'Azione, come impulso-energia, è contenuta nell'Immaginario; tutte le Forme, invece, sono contenute nel Reale. In altri termini, la logica ci porta a pensare che vi è motivo di considerare due "spazi" differenti: uno spazio in cui sono situate le forme del Reale, e uno spazio in cui si situano i Simboli che servono a qualificare le Forme del Reale, cioè lo spazio dell'Immaginario (Prkriti e Purusa?). Un'altra delle informazioni fornite dalla Relatività complessa è che l'universo che noi vediamo attualmente progredire, probabilmente non è il primo tentativo di universo e che numerose forme di universo sono state "tentate" prima di quello attuale; infatti, il modello cosmologico che abbiamo "scelto", dipende soprattutto dalla scelta di due parametri: - la costante di gravitazione G e la temperatura T dello spazio. In base a rappresentazioni e accoppiamenti squisitamente matematici, il modello cosmologico ci dice che questo universo è ciclico e, dunque, che tutto ricomincia identico a se stesso, ogni volta trascorso un tempo T, 2T, 3T,... e così di seguito, prima e dopo il tempo iniziale (e arbitrario) zero. Ma non appena ci si rende conto che il modello di universo propostoci dalla grande unificazione si basa sui valori numerici di più parametri (sette, per l'esattezza), ci si interroga sul senso di ciò che è stata definita una "grande unificazione": cosa accade se si cambiano i valori numerici di uno qualunque di questi sette parametri? Nell'evoluzione di un nuovo universo, esso tende a rifare quanto ha già fatto nell'evoluzione passata e cambia, ogni volta che passa attraverso un ricominciamento (istante zero), i valori numerici dei parametri di base che dominano l'evoluzione. Per ciascuna serie dei sette parametri vi è un modello
  • 7. cosmologico; attualmente non conosciamo che il modello che corrisponde ai sette valori di base. Ma bisogna avere coscienza che si tratta solo di un universo possibile, tra un insieme infinito possibile di altri universi possibili, dove i valori dei parametri di base sono stati scelti diversamente. In questo modo possiamo affermare che un'altra infinità di tentativi porterà l'universo ad essere ciò che sarà in seguito; così, non vi è un inizio, ma un'infinità di inizi. Tuttavia l'universo evolve gradualmente verso la forma che desidera raggiungere e di cui non ha, finora, una conoscenza precisa; si può dire, in generale, che esso evolve col passare del tempo, verso una maggiore coscienza A questo punto è importante vedere come i concetti appena descritti possano aiutarci a comprendere meglio il fenomeno della vita. Innanzi tutto va detto che non possiamo parlare di vita se non introduciamo il concetto di Termodinamica, poiché ogni reazione chimica che avviene negli organismi viventi, il metabolismo, è fondata sul continuo alternarsi fra lavoro e calore: calore quale fonte di energia per il lavoro che, a sua volta, è un processo che può avvenire in presenza di un'adeguata quantità di energia spendibile ma, al contempo, produttore di calore. Al riguardo, il punto nevralgico per lo studio dei sistemi viventi è il Secondo Principio della Termodinamica che afferma: in ogni sistema nel quale avvengono dei fenomeni entropici, l'Entropia non può diminuire, ma in generale aumenta col tempo. Definiamo Entropia come la misura del grado di mescolamento, livellamento ed uniformità del sistema, ma più comunemente è la tendenza al disordine intrinseca ai sistemi chiusi! Ne consegue che ad ogni fenomeno entropico corrisponde un fenomeno sintropico, ottenuto dal primo mediante una "inversione del tempo". Questo però non significa che fenomeni entropici e sintropici siano "reversibili", nel senso che lo stesso fenomeno possa avvenire nelle due direzioni; ciò è impossibile perché i fenomeni naturali si svolgono in una precisa direzione. Per meglio comprendere questo concetto, conviene fare un passo indietro. Nella fisica classica, che considera infinita la velocità della luce, vale il comune concetto di esistenza, in base al quale noi vediamo gli eventi presenti, mentre quelli passati non esistono più e quelli futuri non esistono ancora. La situazione cambia radicalmente nella Relatività, dove la velocità della luce è finita; in questo caso non si osservano più gli eventi presenti, ma solo quelli passati!. I fenomeni ci appaiono tanto più lontani nel tempo quanto più lo sono nello spazio, ad esempio le stelle, le galassie, ecc. ci appaiono come erano migliaia, milioni di anni fa e se ci riferiamo al comune concetto di esistenza, arriviamo all'assurdo che noi vediamo corpi celesti che non esistono più! E' necessario, quindi, un ampliamento del concetto di esistenza, per renderlo compatibile con i principi della relatività. Esaminiamo allora quello che viene definito il Cronotropo di Minkowski. Lasciando cadere un sasso in uno stagno, verrà prodotta un'onda circolare divergente dal punto in cui è caduto il sasso. Se riprendiamo con una cinepresa lo svolgimento del fenomeno, disponendo successivamente l'uno sull'altro i fotogrammi, ottieniamo un cono generato dalle circonferenze a raggio crescente. Allo stesso modo, un'onda luminosa sferica che si propaga da una sorgente puntiforme viene rappresentata nel "Cronotropo" dal Cono-Luce, con vertice posto sulla sorgente. La falda superiore rappresenta la propagazione dell'onda, mentre quella inferiore rappresenta ciò che l'osservatore vede; in altri termini, la falda inferiore rappresenta le "informazioni" che l'osservatore riceve dal mondo esterno, mentre quella superiore descrive le informazioni trasmesse al mondo esterno. Abbiamo quindi tre regioni: la parte inferiore del cono
  • 8. rappresenta il passato, quella superiore il futuro, mentre tutti i punti esterni rappresentano il presente. Tale ipotesi rappresenta il presupposto di partenza della teoria unitaria del mondo fisico e biologico del matematico italiano Luigi Fantappié che sviluppa il modello del "Cronotropo"; egli, muovendo dalla fisica relativistica (legame spazio-tempo) e dalla fisica quantistica (doppio aspetto corpuscolare e ondulatorio delle particelle elementari), evidenzia come sia possibile dimostrare che in natura esiste la "doppia tendenza" verso l'ordine e verso il disordine: a) Potenziali ritardati, che descrivono le onde divergenti da una sorgente (la Causa) che le ha prodotte e rappresentano i comuni fenomeni della fisica e della chimica; sono quelle comunemente accettate dai fisici. b) Potenziali anticipati, che descrivono le onde convergenti verso una sorgente posta nel futuro; sono quelli messi in evidenza da Fantappié e descrivono i fenomeni biologici che non possono essere riprodotti, essendo la loro causa posta nel futuro (finalità). Quindi, nella Teoria Unitaria, viene introdotta una dipendenza dei fenomeni naturali non solo dal passato (causalità), ma anche dal futuro (finalità). Applicando i concetti propri della Termodinamica , potremo dire che le onde divergenti (potenziali ritardati) corrispondono ai fenomeni entropici, mentre le onde convergenti (potenziali anticipati) corrispondono ai fenomeni sintropici. Questi ultimi sono identificabili con i fenomeni tipici del vivente perché, mentre nei fenomeni entropici vale il Secondo Pricipio della Termodinamica (tendenza al progressivo aumento di disordine), in quelli sintropici osserviamo una diminuzione dell'entropia col passare del tempo, con conseguenti processi di differenziazione. Di più: essi sono finalistici, poiché la sorgente negativa che assorbe le onde convergenti (che definiamo "il fine") è essenziale per la loro esistenza ed è, quindi, considerata come una finalità interna. In tal modo possiamo introdurre un "finalismo scientifico", dove il termine "finalismo" è analogo alla "causa finale" in senso filosofico. Ma se i fenomeni sintropici sono governati dal "principio di finalità", nasce allora il problema di vedere se essi, come suggerito dalla matematica, esistono effettivamente in natura. Secondo Fantappié la risposta è si: noi possiamo constatare che gli eventi della vita, enigmatici e misteriosi, soddisfano in modo sorprendente i requisiti dei fenomeni sintropici e la doppia tendenza all'ordine e al disordine; alla luce di ciò, esaminiamo alcune caratteristiche dei sistemi viventi , allo scopo di dimostrare la loro identificazione con la sintropia: a) non possiamo riprodurre in laboratorio neanche il più semplice elemento di vita, direttamente, se non partendo da vita già esistente e tale caratteristica, essenziale della vita, coincide con l'impossibilità di produrre qualcosa che ha la sua sorgente nel futuro. b) Nello sviluppo dei viventi abbiamo una prima fase di netta prevalenza sintropica sull'entropia (sviluppo e crescita), cui segue una seconda fase di un certo equilibrio fra i due tipi di processi; successivamente i fenomeni entropici prevalgono e il vivente, dapprima invecchia, quindi muore. c) Nella prima fase di sviluppo degli esseri viventi, dove prevale la sintropia, abbiamo un continuo aumento dei processi costruttivi e di differenziazione della materia che si organizza in tessuti e organi; ma questa estrema differenziazione, dal punto di vista termodinamico, è
  • 9. impossibile; di conseguenza, nei processi sintropici, il Secondo Principio non è più valido. d) Nei complessi fenomeni che regolano la vita, appare evidente un principio di finalità. Solo in questo modo possiamo comprendere la straordinaria complessità dei viventi, le cui strutture sono armonicamente collegate per raggiungere, appunto, un dato fine! In accordo quindi con Fantappié, possiamo concludere che "la vita coesiste in un complesso di fenomeni sintropici e non può essere ridotta solo a processi chimici e fisici. Essa è governata da un principio di finalità e, conseguentemente, da una serie di processi di differenziazione, con aumento di ordine, sempre più complessi". In questo tipo di universo veniamo ad avere un rigido indeterminismo, poiché la sua evoluzione non dipende dallo stato iniziale, ma da quello finale e i suoi fenomeni sono organizzati in funzione di un risultato futuro. La complessa attività finalistica degli organismi è generata da un quid psico-vitale che seleziona, tra i possibili eventi, quelli più utili ai fini dell'organismo stesso (anche se talvolta sono i meno probabili), violando, così, il Secondo Principio della Termodinamica. Ciò consente all'organismo vivente di vincere la degradazione entropica (la tendenza alla non-organizzazione), imponendo un ordine finalistico ai processi vitali. La vita è quindi considerata in termini antimeccanicistici, sollecitata da forze psichiche interne; essa viene spiegata come interazione di caso e necessità e l'evoluzione biologica come ascesa verso la coscienza e la libertà, come cammino dallo psichico allo spirituale. In senso figurato, come qualcosa che risale la corrente della tendenza al disordine, "una faticosa risalita del fiume che scende impetuoso verso valle"! Secondo Teilhard de Chardin, le due facce delle singole cose corrispondono a due distinte forme di energia, una fisica e l'altra psichica, costantemente associate e trasformabili l'una nell'altra; egli le definisce energia tangenziale (quella fisica) ed energia radiale (quella psichica); è la seconda, che attrae verso stati sempre più complessi, ad entrare in gioco in maggior quantità nei processi di formazione delle molecole e verso stati di organizzazione dei sistemi viventi, via via più complessi. Per de Chardin lo sviluppo della vita segue una direzione ben precisa, la direzione dell'aumento della complessità che si organizza attorno a certi centri di "corpuscolarizzazione", lungo linee di avanzamento che, nel mondo animale, corrispondono a quelle di una progressiva cerebralizzazione. Diventando le strutture cerebrali più complesse, compare e si sviluppa sempre più il fenomeno della coscienza, per cui si può asserire che l'evoluzione biologica procede nel senso di una maggior coscientizzazione, processo che raggiunge il suo massimo nell'uomo. Come sostiene Prigogyne, la vita non è energia, ma un processo in cui energia e materia vengono elevate a forme di maggior pregio. “Il senso in cui cammina la realtà suggerisce l'idea di una cosa che si disfa e questo è, senza dubbio, uno dei tratti essenziali della materialità”. Da cui, il processo grazie al quale la vita si costruisce è diretto in senso contrario ai processi fisici e, quindi, per definizione, immateriale. Infatti, nella vita si osserva uno sforzo per risalire la china che la materia discende. Oggi noi sappiamo che lontano dall'equilibrio possono prodursi spontaneamente nuovi tipi di strutture. In tali condizioni, infatti, può aver luogo una trasformazione che porta dal caos verso l'ordine; possono
  • 10. originarsi nuovi stati dinamici della materia che riflettono l'interazione di un dato sistema con ciò che lo circonda; parliamo delle cosiddette strutture dissipative. Questo tipo di sistemi (noi stessi siamo strutture dissipative...) evidenziano che quando ci spostiamo dall'equilibrio ci spostiamo dal ripetitivo e dall'universale, verso lo specifico e l'unico; la materia, infatti, in prossimità dell'equilibrio, si comporta in modo ripetitivo; come dire che all'equilibrio la materia è cieca, laddove, invece, lontano dall'equilibrio, compaiono una varietà di meccanismi che corrispondono alla possibilità che si producano vari tipi di strutture dissipative. I fenomeni lontani dall'equilibrio sembrano illustrarci una proprietà sorprendente della materia: le strutture si adattano alle condizioni "esterne", quasi con un meccanismo di adattamento prebiologico; in altri termini, con un linguaggio di tipo antropomorfo, possiamo dire che in condizioni di lontananza dall'equilibrio, la materia "comincia a percepire" le differenze nel mondo esterno, cosa che non avrebbe senso in situazioni di equilibrio. Possiamo parlare, allora, di una nuova coerenza, di un qualche meccanismo di comunicazione tra le molecole. Questo tipo di situazione rappresenta la regola nel mondo del vivente e forse è la base vera e propria della definizione del vivente come un tutto. In sostanza bisogna concepire le cose come processi, poiché nessun elemento della natura è permanente nel mare delle relazioni mutevoli; ognuno riceve la sua identità in funzione dei rapporti con gli altri. Abbiamo accennato, in precedenza, che le nuove forme che vengono a strutturarsi in condizioni lontane dall'equilibrio sono guidate da due fattori importantissimi: il caso e la necessità; quindi, ci troviamo di fronte al paradosso: l'instabilità di uno stato stazionario (lontano dall'equilibrio) dà luogo a fenomeni di autoorganizzazione spontanea! Questo può accadere perché la dissipazione dell'energia diventa, in condizioni di lontananza dall'equilibrio, fonte di nuovo ordine; la dissipazione è quindi all'origine di ciò che possiamo chiamare, a giusto titolo, "nuovo stato della materia"e ci avvicina alla comprensione di uno dei più primordiali metodi di comunicazione. Come disse Pasteur, "vediamo nella rottura della simmetria la vera caratteristica della vita"! Si è sempre più propensi a dare credito ad una convinzione di aristotelica memoria: è necessaria una concezione dell'organizzazione complessa, che distingua e colleghi fra loro i vari livelli, che studi il comportamento delle parti solo in relazione al tutto; che comprenda che "ad ogni livello emerge una nuova totalità che presuppone le parti e le integra in un comportamento d'insieme governato però da una logica ad esse (le singole parti) sconosciuta". Nessun sistema è stabile rispetto a tutte le possibili trasformazioni e questa è storia, una storia senza fine: comunicazione e percezione sono le parole chiave del nuovo comportamento della materia, lontano dall'equilibrio. Quando ci avviciniamo ad un punto di biforcazione il sistema si comporta come un tutto e regioni separate da distanze macroscopiche diventano correlate: al caos indifferente dell'equilibrio segue un caos creatore, simile a quello evocato da alcuni presocratici, un caos fecondo da cui potenzialmente possono uscire differenti realtà . Quindi, la vita è intesa in termini antimeccanicistici, sollecitata da forze psichiche interne; essa viene descritta come interazione di caso e anticaso e la stessa evoluzione biologica rappresenta un'ascesa verso la coscienza e la libertà, come cammino dallo psichico allo spirituale. Cerchiamo ora di affrontare il fattore Informazione, in relazione a quanto appena detto. Nel 1956, Brillouin mise in evidenza il profondo legame che esiste tra informazione ed entropia: l'acquisizione di informazione fa
  • 11. diminuire l'entropia del sistema. In base a tale principio noi sappiamo che esistono dei sistemi che utilizzando l'informazione ricevuta diminuiscono il disordine (entropia); questi sono i sistemi aperti, cioè quei sistemi in cui si hanno scambi di materia, energia ed informazione con "l'esterno", cosa che non avviene nei "sistemi chiusi", dove si ha, appunto, aumento dell'entropia. Nel vivente allo stato adulto, la neg-entropia globale si mantiene costante, mentre quando muore, questa diminuisce bruscamente e si passa a strutture più probabili. Se applichiamo i metodi della termodinamica al campo dell'informazione, possiamo dimostrare che informazione è sinonimo di neg-entropia, cioè di organizzazione; al contrario, l'entropia è la mancanza di informazione sulla struttura di un sistema fisico. E' di grande utilità, allora, assimilare i sistemi viventi a sistemi fisici perché si osserverà che il mondo biologico obbedisce a leggi non diverse da quelle fisiche, ma opportunamente perfezionate in base alla teoria dell'informazione. Possiamo osservare che il significato del termine informazione non è sempre identico; nel caso della transizione neg- entropia-informazione, questa schematizza il processo dell'osservazione e il termine è preso nell'accezione di acquisizione di conoscenza. Nella transizione informazione--neg-entropia, questa schematizza il processo dell'azione e il termine è preso nella sua accezione di potere di organizzazione; possiamo notare, allora, una circolazione costante tra l'informazione/acquisizione di conoscenza e l'informazione/potere di organizzazione. Oggi é un fatto assodato che l'evoluzione biologica abbia finalmente fatto "emergere" lo psichismo animale e l'intelligenza umana, ma ci sembra che - se nulla emerge dal nulla- è ben certo che, in qualche modo, essi erano già presenti all'origine. Questa ragione, da sola, impone la conclusione che gli psichismi individuali (animali ed umani) non facciano che cristallizzare, in modo manifesto, un'entità connaturata alla vita stessa e, quindi, che la funzione psichica si manifesta in un dominio incomparabilmente più esteso di quello in cui il cervello è materialmente presente: di fatto nell'intero dominio della biologia. Bergson da L'evolution Creatrice: - Il senso verso cui cammina questa realtà (concreta, che riempie l'estensione) suggerisce l'idea di una cosa che si disfa; questo è, senza dubbio, uno dei tratti essenziali della materialità. Che cosa si conclude da ciò, se non che il processo attraverso cui questa cosa si fa è diretto in senso inverso ai processi fisici, quindi, per definizione, immateriale? Tutte le nostre analisi ci mostrano, infatti, nella vita uno sforzo per risalire la china che la materia discende. (...) La vita che evolve alla superficie del nostro pianeta è inchiodata ad un organismo che la assoggetta alle leggi generali della materia inerte; ma tutto avviene come se essa facesse il possibile per liberarsi da queste leggi . Essa non ha il potere di rovesciare la direzione dei mutamenti fisici, ma, se non altro, si comporta come una forza che, lasciata a se stessa, lavorerebbe nella direzione opposta. Incapace di fermare il cammino dei cambiamenti materiali, essa arriva tuttavia a ritardarlo -. Ciò che si produce, mediante ed a spese dell’entropia del cosmo che si "disfa", è l'informazione degli psichismi incarnati nella materia; e la forza incapace di fermare, ma in grado di ritardare, la strada verso la “disorganizzazione” dell’universo è ancora l'informazione. Ancora una volta ci troviamo dinanzi ai due "significati" dell'informazione: nel primo caso
  • 12. essa è acquisizione di conoscenza; nel secondo è capacità di organizzazione. Quindi, cosa si può dire se non che l'informazione o non è nulla, oppure essa attraversa la frontiera della materia e, mostrandosi sotto le spoglie di conoscenza e organizzazione, "siede" da una parte nella materia (organizzazione) e dall'altra in quell’ aldilà dei fenomeni che è lo psichismo (conoscenza). La fisica quantistica, addentrandosi nel cuore profondo della materia, scopre che essa è vuoto ed energia, onda vibrante in veloce movimento e mutamento; l'intero universo è profondamente interconnesso dai campi elettromagnetici e legato da un'unica legge che si manifesta in differenti forze e processi di -creazione-conservazione-distruzione. Ritroviamo il concetto di Dharma e dei tre principi/dei: Brahma, il creatore; Vishnu, il conservatore; Shiva, il distruttore. Se potessimo osservare il mondo dei quanti resteremmo sbalorditi dalla sua bellezza e intelligenza. Un mondo popolato di fotoni di luce, iridescenti fili luminosi di tutti i colori che si intrecciano, si attorcigliano, si allungano a velocità vertiginosa verso l'esterno, verso l'infinito, in tutte le direzioni. Un infinito e misterioso vuoto fu quello che si aprì dinanzi alla prima particella apparsa, un punto ancora senza spazio e senza tempo. Il momento immediatamente precedente alla manifestazione dell’universo. Esso ancora senza dimensioni, concettualmente vuoto, ed il primo fotone che, dallo zero iniziale, segna la prima direzione; in un istante, infinite particelle si creano da un'unica matrice potenziale e si lanciano in infinite direzioni, nello spazio e nel tempo. E' la grande esplosione! In poche frazioni infinitesime di tempo si crea un'enorme quantità di materia allo stato libero, dotata di enorme calore e tendente ad espandersi sempre più. E' il periodo in cui l'universo si gonfia e si espande alla velocità della luce, perdendo via via temperatura ed organizzandosi: ecco apparire i primi atomi, e la corsa continua, fino alla condensazione di infiniti atomi, a formare nubi cosmiche, stelle, galassie, al cui interno la materia si evolve in complessità. Dopo miliardi di anni, noi, su questo piccolo pianeta, abbiamo vita e coscienza. Da dove è originata? Dov'erano questa coscienza e questa vita, all'origine? L'intera evoluzione nasce da una spinta intelligente, implicata in ogni forma di energia come informazione. Questa spinta è un'infinita coscienza intelligente, immanente ad ogni atomo, un dio creativo che continua, dall'interno di ogni cosa, a far ruotare i mondi e le galassie e a spingere ogni essere vivente verso una sempre crescente conoscenza e comprensione. BIBLIOGRAFIA F. CAPRA Il punto di svolta - Universale Economica Feltrinelli – Il Tao della Fisica - Adelphi – K. BOHM Universo, Mente, Materia - ed. Red – J. E. CHARON Il Tutto - ed. Mediterranee – G. e S. ARCIDIACONO Entropia, Sintropia, Informazione -ed. Di Renzo (II ediz.) O. COSTA de BEAUREGARD Irreversibilità, Entropia, Informazione - ed. Di Renzo – “Il Corpo sottile dell’evanescente realtà - ed. Di Renzo – Tratto dalla Rivista Italiana di Teosofia di agosto/settembre, ottobre e novembre 2005.