2. RAPPRESENTIAMO LE POTENZIALITA’ DI UN BAMINO
APPENA NATO COME UNA SCACCHIERA PER IL GIOCO DEGLI
SCACCHI.
SEMPLIFICHIAMO LE SUE ABILITA’ INSERENDOLE NELLE
DIVERSE CASELLE.
IN UN BAMBINO “NORMALE” TALI POTENZIALITA’ SONO
PRESENTI IN MODO DISCRETO, CONTINUO, DEFINITO;
VALE A DIRE SONO PERCEPIBILI ED EVIDENZIABILI SIA
COME POSIZIONE CHE COME CONFINE: SI VEDE DOVE
FINISCE UNA CASELLA E NE INIZIA UN’ALTRA.
INIZIA LA PRIMA PARTITA IN FAMIGLIA
MEMORIA ATTENZIONE LOGICA
SPAZIALITA’
VISTA UDITO
ALTRE
SENSI
CREATIVITA’
MOTORIE
GAMBE
MOTORIE
BRACCIA
E MANI
MOTORIE
PRASSIA
MOTORIE
COORDINAZIONE
SISTEMA
CARDIOCIR=
COLATORIO
SISTEMA
RESPE=
RATORIO
SISTEMA
NEURO=
LOGICO
ECC.
ABILITA’ E COMPENZE DEL
BAMBINO APPENA NATO
FAMIGLIA
ALTRI
INTERAZIONE, “GIOCO”
TRA BAMBINO ED ESTERNO
Da appena nato
inizia un
“Gioco”
dell’esterno con
il bambino
3. ALLE NOSTRE MAMME Di Vincenzo Riccio
Un battito,
prima:
era il tuo cuore.
Un seno caldo,
poi,
era il tuo amore.
Poi: un gioco tenue, dolce, caro,
tra le tue mani e le mie dita.
E per sempre il tuo profumo di mamma
sarà nella mia vita.
4. ALLE NOSTRE MAMME
Un battito,
prima:
era il tuo cuore.
Un seno caldo,
poi,
era il tuo amore.
Poi: un gioco tenue, dolce, caro,
tra le tue mani e le mie dita.
E per sempre il tuo profumo di mamma
sarà nella mia vita.
Poesia di Vincenzo Riccio
5. INTERAZIONE TRA NEONATO-
BAMBINO E MONDO ESTERNO
BAMBINO- 0-9 mesi
BAMBINO+ 0-1 anno
BAMBINO+ 1-2,6/3 anni
BAMBINO+ 2,6
anni in poi
AMBIENTE ALLARGATO
(famiglia, conoscenti, ambiente fisico)
AMBIENTE ALLARGATO
(famiglia, conoscenti, ambiente fisico)
AMBIENTI ESTERNI ESTESI
(scuola, bambini, luoghi, ambienti fisici,
multimediali, ecc.)
SISTEMI
OSMOTICI
SISTEMI
INTEGRATI
SISTEMI
DIFFERENZIAT
SISTEMI
SEPARATI
il sistema
bambino
indifferenziato
dal sistema
MAMMA
il sistema bambino
inizia differenziato
dal sistema MAMMA
inizia processo di
individualizzazio “IO”
Il processo di
individualizzazione,
crescita dell’”IO”
aumenta
Il processo di
individualizzazione, si
afferma
TIPO DI RELAZIONE
8. IL SIMBOLO DI UNA NUOVA GENERAZIONE
IL SIMBOLO
DI UNA NUOVA
GENERAZIONE
9. Adolescenza:
sogno che nutre i suoi pensieri
tra orizzonti di infiniti mondi,
che annulla i limiti dell’impossibile
e nutre, della sua spavalda speranza,
ogni possibile futuro.
10. L’ALBERO DELLE
GENERAZIONI
l’albero genera altri
rami a partire dal
tronco iniziale,
Alcuni si inseriscono
in modo graduale,
discreto, con
continuità, altri
improvvisamente, in
modo in aspettato,
prendono altri versi,
pieghe creando altre
generazioni di
chiome.
13. PREMESSA
CHI RIMPIANGE IL PASSATO NON VIVE
NON E’ VERO CHE
“IERI SI STAVA MEGLIO”
“QUELLI SI, CHE ERANO TEMPI BELLI!”
“VUOI METTERE COME SI VIVEVA UNA
VOLTA!”
14. QUESTA PREMESSA E’ NECESSARIA
GIACCHE’ L’ASSUNZIONE DI UNA VISIONE
STORICAMENTE GIUSTA, PARAMETRATA CON
L’EVOLUZIONE STORICA CHE SI E’ AVUTA NEI
DIVERSI SETTORI DELLA VITA UMANA,
PERMETTE DI ASSUMERE IL RUOLO DI
PROTAGONISTI E NON DI RINUNCIATARI:
“NON C’E’ NIENTE DA FARE”
“LE COSE VANNO COME VANNO”
“MA SA CHE TE DICO: MA ANNASSERO TUTTI A
FA “…………….
NOI COME GENITORI, DOCENTI, OPERATORI DELLA
DELL’EDUCAZIONE, CITTADINI ABBIAMO
RILEVANTI RESPONSABILITA’ NEI CONFRONTI DELLE
GENERAZIONI TUTTE E IN PARTICOLARI DELLE “NUOVE
GENERAZIONI”.
OGGI SI PARLA MOLTO DI STILI DI VITA, DI PREVENZIONE,
DI PARTECIPAZIONE ATTIVA DELLE PERSONE ALLA
COSTRUZIONE DELLA QUALITA’ DELLA VITA.
E NOI SIAMO INSERITI A PIENO TITOLO IN TUTTE LE FASI DI
“CRESCITA” DELLA PERSONA.
IN QUESTO SENSO ABBIAMO L’ENORME RESPONSABILITA’
DI SAPER “LEGGERE” I CAMBIAMENTI IN TUTTE LE SUE
VALENZE PER POTER MEGLIO RISPONDERE ALLE
ESIGENZE DELLA PERSONA.
15. DISCENDE DA QUANTO SOPRA DETTO CHE ACCANTO
AD UNA FORMAZIONE E AD UN AGGIORNAMENTO
PROFESSIONE DI TIPO TECNICO,
OCCORE UNA RIFLESSIONE SISTEMICA,
UNA PERMANENTE ANALISI DELLA
“ECOLOGIA DELL’UOMO”
ALL’INTERNO DEI NUOVI MONDI,
CHE SE PUR VARIEGATI E DISTINTI PER
CULTURA,
RELIGIONE,
STILI DI VITA,
SONO UNITI IN UNA RETE GLOBALE
CHE SEMPRE PIU’ CI ACCOMUNA PER IL
RAGGIUNGIMENTO DEI PROPRI
OBIETTIVI DI UOMINI
E PER IL SODDISFACIMENTO
DEI PROPRI BISOGNI DI PERSONE.
QUESTO CORSO E’ UNA OCCASIONECHE CI
PERMETTE DI RIFLETTERE IN MODO ATTIVO SULLA
“NUOVA INDANZIA”
E SULLA“ NUOVA ADOLESCENZA”
SU UNA NUOVA GENERAZIONE,
LA COSI DETTA …
GENERAZIONE Y-RELESS
19. MA PRIMA DI TUTTO
CERCHIAMO DI CAPIRE
COSA VUOL DIRE
AVERE PER OBIETTIVO
QUELLO DI SVILUPPARE
IN MODO INTEGRALE LA
PERSONA UMANA NEL
RISPETTO DELLE SUE
POTENZIALITA’?
20. PARENTI
GENITORI
EDUCATORI
DOCENTI
CONOSCENTI
ETC.
ETC.
UNIVERSO EDUCATIVO: costituito da tutti quelle
persone, ma anche ambienti fisici, climatici, culturali,
etc. che influenzano ed incidono sullo sviluppo del
bambino. Ognuno di questi mondi formativi ha una
diversa influenza sullo sviluppo del bambino
In questo schema:
le frecce rappresentano gli interventi educativi e formativi “lanciati” dai diversi mondi educativi.
l’arco: rappresenta la “forza con cui viene “scagliata” la freccia educativa, formativa sul bambino.
il bersaglio: rappresenta le potenzialità di sviluppo del bambino. Il centro rappresenta lo svuluppo
ideale del bambino. Una “freccia educativa” che colpisce il bambino al centro stimola al massimo le
potenzialità reali del bambino; una freccia che colpisce la periferia del bersaglio, significa che sollecità
soltanto alcune potenzialità del bambino; una freccia che esce fuori dal bersaglio, risulta inutile, forse
dannosa, giacchè non si sa che cosa colpisce.
21. Partendo dalle schema riportato nella scheda 6 possiamo proporre alcune considerazione .
Tutto l’universo educativo, genitori, parenti, conoscenti, educatori, etc., svolgono interventi
educativi tutti concordi ed adeguati alle reali necessità del bambino: tutti gli interventi di
formazione sul bambino seguono una stessa direzione, spingono la “ freccia educativa” nello
stesso verso e con la giusta forza.
Se paragoniamo ogni intervento educativo di ciascun mondo formativo come una forza e la
freccia come un vettore, possiamo immaginare che queste forze educative si sommano in uno
stesso punto e nella stessa direzione, imprimendo al vettore una direzione diritta al centro del
bersaglio e con la giusta “forza di penetrazione educativa”
PARENTI
GENITORI
EDUCATORI
DOCENTI
CONOSCENTI
VETTORE:
somma
di tutte le
forze
educative
E’ questa una condizione ideale perchè nella realtà é impossibile che tutte
le componenti educative riescano a svolgere un intervento educativo
secondo una sinergia totale: tutti sono daccordo sulle linee educative da
seguire e tutti hanno una chiara consapevolezza delle reali risorse, bisogni
e potenzialità del bambino.
Questa condizione è una utopia pedagogica, verso cui tutti tendiamo nello
svolgere il nostro intervento educativo.
PRIMA IPOTESI : IDEALE
22. PARENTI
GENITORI
EDUCATORI
DOCENTI
CONOSCENTI
SECONDA IPOTESI : REALE
l’universo educativo attua degli interventi che concordano su alcuni
punti e su alcune strategie, mentre su alcune sono in disaccordo o
contrapposti. In questo caso il “vettore educativo” assumerà una
traiettoria che non centrerà il bersaglio nel punto centrale, ma verso
la periferia.
E’ questa la situazione reale che tutti i giorni noi viviamo; le persone che
educano i bambini non sempre sono daccordo su quel che deve essere fatto;
molte volte c’è disaccordo, pertanto il processo educativo, gli interventi attuati
risultano un compromesso di queste diverse istanze educative.
La freccia, l’intervento educativo, devia dal centro (l’ideale dell’intervento
educativo), giacchè le forze che agiscono su di essa non intervengono tutte allo
stesso modo, quindi le forze educative anzichè sommarsi si contappongono. In
questo caso l’obiettivo educativo che si centra può essere più o meno lontano,
più o meno adeguato alle reali esigenze del bambino.
23. Partendo dalle schema riportato nella scheda 4 possiamo proporre alcune
considerazione .
In questa terza ipotesi possiamo immaginare una situazione paradossale, ma che
purtroppo capita, e in particolari ambienti anche con una certa frequenza: “la freccia
educativa viene lanciata completamente fuori dal bersaglio;
gli interventi educativi promossi dai mondi formativi che influenzano il bambino sono
talmente conflittuali, o dissociati, e problematici, che agiscono secondo modalità
totalmente contrapposte, oppure non agiscono affatto, o ancora svolgono interventi in
netta contapposizione con lo sviluppo del bambino.
PARENTI
GENITORI
EDUCATORI
DOCENTI
CONOSCENTI
Si possono avere in queste situazioni anche “stasi” educative, i mondi
educativi non svolgono nessun intervento educativo degno di nota, la
forza del loro intervento non riesce ad arrivare al “bersaglio bambino”.
TERZA IPOTESI: PARADOSSALE
24. AREA DELL’INTERVENTO EDUCATIVO
12345
Tutto il “bersaglio potenzialità del bambino” rappresenta l’area educativa
dentro cui occorre restare perché gli interventi educativi siano più o meno
adeguati ai reali bisogni dei bambini.
Più le “frecce educative” colpiscono la parte esterna del bersaglio più sono
inadeguate.
Finché gli interventi colpiscono il bersaglio nell’area delle frecce 1, 2, 3, si
puo’ dire che l’intervento colpisce in un’area adeguata a sviluppare le
potenzialità del bambino.
La freccia 4 indica già un bersaglio educativo ad alto rischio. La freccia 5
indicata un intervento che non ha nulla a che vedere con i bisogni reali del
bambino.
Area delle
potenzialità del
bambino
25. 25FANTASIA E CREATIVITA’
RAZIONALITA' E FANTASIA POSSONO COESISTERE?
Sicuramente sì: non solo coesistono, ma si integrano
in un costante processo che facilita e promuove i due
tipi di pensieri:
SCHEDA
La fantasia supporta la
razionalità nel
raggiungimento dei suoi
obiettivi, anzi la facilità
“proponendo” percorsi
creativi,alternativi, nuovi,
originali. E’ la fantasia al
servizio della ragione.
La razionalità supporta la
fantasia: la conquista del
pensiero logico, facilita l'uso
della “non logica” della
fantastica.
Si pensi, come già detto, alle
scoperte ed invenzioni che
nascono proprio dal supporto
dell'immaginazione fantastica.
Si pensi all'invenzione di favole,
filastrocche, ecc. che si generano
proprio da un uso "consapevole" delle
non regole della fantasia in
contrapposizione con le regole
della logica..
Jean Piaget
Lev Semenoc
Vygotskij
Jerome Bruner
26. 26
Ogni età è caratterizza da un proprio modello di pensiero, di logica, di
emotività, di affettività; e queste fasce di età sono state studiate e definite
con denominazioni di tipo psicologico:
Prima infanzia (da 0 a 2 anni)
Seconda infanzia (da 3 ai 6 anni)
Fanciullezza (o terza infanzia) (da 6 ai 12 anni)
Preadolescenza (da 12 anni fino alla pubertà)
Adolescenza (dalla puberà a 18 anni)
Età adulta (da 18 a 65 anni)
Terza età (da 65 anni in poi).
E ognuna di esse è caratterizzata da un proprio modo di rapportarsi,
comprendere, elaborare, reagire, introiettare le proprie ed esterne
esperienze.
L’incontro con i “diversi mondi” del reale e dello psichico è diversamente
vissuto nelle diverse fasce di età.
PRIMA (0-2)
E SECONDA INFANZIA (3-6)
É ormai evidenza scientifica, ma anche consapevolezza comune, il riconoscere che il bambino
piccolo ha delle sue “regole” particolari per scoprire, conoscere, elaborare, manipolare le
esperienze che vive.
Usando un termine psicologico si dice che il bambino usa un pensiero prelogico, con delle
regole di elaborazione ed organizzazione dei dati e delle informazioni che non sono confrontabili
con quelle usate dagli adulti.
26FANTASIA E CREATIVITA’ SCHEDA
Considerazioni preliminari.
MA VEDIAMO CHE COSA CI POSSONO DIRE I NOSTRI ESPERTI PSICOLOGI.
27. 27FANTASIA E CREATIVITA’ SCHEDA
Jean Piaget
MI VUOI
INTERVISTARE?
VA BENE. COSA
PENSO DEI
BAMBINI?
I bambini sono meravigliosi. E’ grazie ai miei figli che ho capito il loro modo di pensare.
E’ tutto molto semplice. Basta ascoltarli, guardarli con i loro occhi, e il gioco è fatto. Loro
non pensano come noi. Per loro tutto è più semplice. Però senza il loro pensiero non si
diventerebbe mai grandi. Questa è la prima cosa che ho capito: l’uomo per maturare
deve attraversare delle fasi di sviluppo diverso. Io ne ho indicate 4, ma potrebbero
essere di più.
Nella prima fase di sviluppo, quella più semplice, che io ho chiamato
SENSOMOTORIA, il bambino pensa con la bocca, con le mani, con il movimento. In
questo periodo, che va fino ai 2 anni e mezzo il bambino pensa attraverso il movimento,
scopre il mondo attraverso il fare. Guai a non farlo muovere, giocare, gattonare!
Sarebbe una vera violenza. Mi vengono i brividi a pensare come una volta i bambini
venivano fasciati credendo che così sarebbero cresciuti forti e dritti; sembravano delle
piccole mummie. Brrr.!... E’ stato un periodo terribile per i bambini.
E intanto, mentre si misurano con il mondo attraverso spintoni, cascatoni, giochi di
movimento, la rottura di oggetti e tante altre cose, i bambini cercano di spiegare il mondo,
le loro sensazioni ed emozioni, usando un tipo di pensiero particolare, che io ho chiamato
PREOPERATORIO; un pensiero diverso da quello di noi adulti. Il pensiero dei bambini
somiglia di più al pensiero dei primitivi . L’animismo è uno degli aspetti del pensiero del
bambino che più colpisce: gli oggetti, ma anche la luna , le nuvole, sono animate, “pensano
e agiscono”. Gli eventi, le azioni non sono regolate dai rapporti di causa-effetto. Nel mondo
del bambino l’acqua può allo stesso tempo entrare nella bottiglia o uscire da questa senza
essere capovolta. Il pensiero del bambino è il regno dove tutto è possibile, anche
l’impossibile, e quello che è vero in un momento subito dopo può essere cambiato nel suo
esatto contrario. Questo tipo di pensiero è tipico del pensiero fantastico.
E’ per questo che le favole, le fiabe hanno una così forte attrazione per i bambini.
L’intervista virtuale
28. 28FANTASIA E CREATIVITA’
RAZIONALITA' E FANTASIA POSSONO
COESISTERE?
SCHEDA
Jean Piaget
Proprio le sfide! Io le ho chiamate così proprio perché il bambino cresce, si sviluppa,
scopre il mondo grazie alle continue sfide che deve affrontare e superare. La sfida è
rappresentata dalla difficoltà, dall’ostacolo che il bambino incontra lungo il suo
cammino. E di ostacoli, di sfide troppe ne dovrà affrontare! E’ per questo che i grandi lo
devono addestrare, abituare a superare le difficoltà nel modo giusto.
E il modo giusto si realizza rispettando due regole fondamentali:
Uno. Le sfide, le difficoltà , non debbono essere eccessive, superiori alle capacità di
superarle da parte del bambino. Se al bambino sono presentate sfide eccessive il
bambino non le affronta, le evita. RICORDATE, lo dico ai genitori, agli educatori, i
bambini di successo sono quelli che sono stati abituati a superare sfide superabili in
modo graduale e con gioia.
E questa è la secondo regola: le sfide , gli ostacoli presentati al bambino nei primi
anni di vita, devono essere automotivanti e autogratificanti. Il superarle deve contenere
in sé la gratificazione. Come è possibile? Pensateci bene e da soli troverete tanti
esempi. Per aiutarvi vi faccio l’esempio di un novello sciatore, ma vale per tutti gli sport.
Per migliorare il proprio stile, imparare a sciare senza cadere, raggiungere traguardi
significativi, ha bisogno di superare continue e graduali sfide. Se venisse messo
all’inizio su una pista nera, ripetutamente, il risultato sarebbe il suo abbandono, nella
migliore delle ipotesi; nelle peggiore finirebbe in ospedale.
Tutto qua, la cosa è semplice. Il bambino scopre, conquista il mondo attraverso
continue sfide che richiedono continui accomodamenti. L’esempio che faccio sempre è
quello della digestione. Per crescere il bambino ha bisogno di mangiare cibo, quindi lo
deve ASSIMILARE attraverso la digestione. Quando poi si introduce un alimento
nuovo all’inizio il bambino è un po’ schizzinoso, si deve abituare al nuovo cibo; si dice
che deve ACCOMODARSI a questa novità. Quando lo ha ormai accettato, quando lo
gusta come gli altri cibi, il bambino si è ADATTATO al nuovo alimento: ha fatto una
nuova conquista.
Il cibo dell’apprendimento dei bambini sono le sfide motivanti, il gioco, l’attività motoria,
nel rispetto sempre del suo modo di pensare; anzi, meglio ancora, occorre imparare a
pensare con il suo pensiero.
Gli schemi appresso riportati dovrebbero essere un aiuto a chiarire quanto fin qui detto,
almeno spero!
L’intervista virtuale UN’ALTRA COSA
IMPORTANTE E’
IL NUTRIMENTO.
BISOGNA NUTRIRE I
BAMBINI. IL PRIMO
NUTRIMENTO E’ IL
LATTE MATERNO, MA IL
SECONDO, NON MENO
IMPORTANTE, SONO LE
SFIDE.
29. 29
IL PROCESSO DI ADATTAMENTO:
dall’assimilazione all’accomodamento
Il bambino impara ad adattarsi all’ambiente attraverso un processo che prevede una fase in cui
utilizza uno SCHEMA (un comportamento, una competenza),che già conosce, che già
padroneggia, per esplorare, manipolare un nuovo oggetto; che essendo nuovo (quindi un po’ più
difficile da usare) richiede per essere utilizzato, delle nuove capacità rispetto a quelle già
possedute.
A questo punto il bambino, attraverso una serie di prove, di tentativi, cercherà di adattare il proprio
schema, quello che già padroneggia, alla nuova situazione.
Quando avrà raggiunto tale accomodamento il bambino sarà in grado di manipolare, prendere,
gestire, il nuovo oggetto.
Si è realizzato l’ADATTAMENTO, e allo stesso tempo il bambino ha elaborato un nuovo schema di
comportamento, più raffinato e più adatto ad affrontare l’ambiente.
Il bambino
appena nato
possiede una
serie di schemi
innati
(comportamenti,
abilità, competenze)
che
immediatamente
usa per
soddisfare i
propri bisogni
Schema
suzione
Che usa per:
Succhiare il latte,
Questo è una schema
semplice, unitario.
Schema
prensione
Poi anche
per
“conoscere il
mondo”
Porta tutto in
bocca. Uno
schema
diventa
Mobile:
quando viene
applicato
(usato)
per stimoli
diversi e in
occasioni
diverse
Che usa per:
afferrare,
Questo è una schema
semplice, unitario.
Poi anche
per “afferrare
tutto”
Estendere lo schema della prensione a tutti gli oggetti non vuol dire che il risultato del prendere
sia immediatamente adeguato.
All’inizio la prensione degli oggetti è goffa, solo dopo molti tentativi e con il passare dei mesi
riuscirà ad afferrare in modo adeguato oggetti di forma, peso, dimensione diversa.
LO SCHEMA INIZIALE SI E’ EVOLUTO.
Schema
locomozione
Che usa per:
Muoversi, spostarsi
Questo è una schema
semplice, unitario.
Poi anche
per
strisciare,
gattonare,
ecc.
29
FANTASIA E CREATIVITA’
SCHEDA
30. 30
Schema
prensione
1
Il b. sa afferrare bene un
oggetto piccolo e
rotondo. Si dice che
l’oggetto è ASSIMILATO.
Voglio afferrare
quel cubo, ma non
ci riesco, come
faccio?
Il bambino prova tante volte nel tempo.
Si avvede che lo schema della prensione che usa è
inadeguato. A questo punto modifica lo schema lo
ACCOMODA al nuovo oggetto, fino a quando il nuovo
schema che si è creato non soddisfa in pieno il
bambino. Si è formato un nuovo schema che è più
raffinato e complesso di quello precedente.
Nuovo
Schema
prensione
2
Il nuovo schema si
perfeziona fino a
diventare uno schema
ASSIMILATO, cioè il
bambino lo usa in modo
spedito, inconsapevole,
senza più nessuno
sforzo.
Nuovo
Schema
Prensione
3
Nuovo
Schema
prensione
4
SFIDA
(2 prendere
un bicchiere)
SFIDA
(3 tagliare)
SFIDA
(1 prendere
un cubo))
è un
alimento
Nuovo
Schema
prensione
4
Nuovo
Schema
Prensione
3
Nuovo
Schema
prensione
2
Schema
prensione
1
EVOLUTUZIONE DEGLI
SCHEMI: lo schema ultimo
contiene le competenze di tutti
gli schemi precedenti.
Lo schema ultimo è uno schema
complesso giacché è il risultato
di più accomodamenti.
Un insieme di schemi mentali
forma un insieme più grande che
possiamo definire STRUTTURA
attraverso un processo che
possiamo definire integrazione
gerarchica degli stadi.
Tipologia
degli
schemi
Senso-motori (schemi di azione)
Suzione, prensione, deambulazione, ecc
Cognitivi (schemi mentali)
Sistema numerico, raggruppamenti, classificazione,
Leggi della logica
Gli schemi cognitivi derivano da quelli
senso-motori attraverso un processo
di interiorizzazione:
Il bambino prima fa con l’azione, il
movimento,
poi “fa” con la mente.
SCUOLA: osservazioni.
L’IMPORTANZA DELLA SFIDA: le attività presentate al bambino debbono essere tali che il bambino le sappia gestire per un 70/80%, quindi
non troppo difficili altrimenti non si motiva e abbandona; e neppure troppo facili altrimenti non è motivato. La giusta difficoltà rappresenta un
ALIMENTO, la motivazione per impegnarsi in un lavoro.
L’importanza del movimento: base per lo sviluppo dei concetti astratti.
L’importanza dell’osservazione: capire il rapporto tra stimoli presentati e competenze del bambino.
SCHEDA
Dalla SFIDA tra quello
che sa fare e quello
che di nuovo vuole fare
nasce la motivazione
ad impegnarsi a
formare nuovi schemi
Nuovo oggetto da manipolare
Gli schemi sono i comportamenti, le competenze, quello “che il bambino sa fare” sia dal punto di vista pratico (schemi senso
motori) sia dal punto di vista mentale (schemi cognitivi).
FANTASIA E CREATIVITA’
31. 31
MA COME VEDE, ELABORA, ORGANIZZA IL MONDO IL BAMBINO?
QUAL E’ IL SUO MODO DI RAGIONARE?
SCHEDA
Abbiamo visto che il bambino impara, scopre attraverso il
fare. Tutte queste azioni pratiche sono immagazzinate
nella sua mente come AZIONI INTERNE,
INTERIORIZZATE. Nella mente del bambino è come se si
formassero tanti video clips dell’esperienza reale. Ma
queste clips all’inizio sono isolate, non sono messe in
relazioni le une con le altre, non le mette in relazione logico-
temporale.
L’EGOCENTRISMO INTELLETTUALE, Questo tipo di egocentrismo si evidenzia
nel fatto che il bambino non riesce ad avere punti di vista diversi dal suo; il bambino
non riesce a concepire che altri possano vedere le cose in modo diverso, provare
emozioni ed avere pensieri diversi da quelli che ha lui.
Solo più tardi verso 5/6/7 anni si comincia a sviluppare la consapevolezza che
esistono punti di vista diversi dal proprio, capacità che si afferma in modo certo
verso 9/10 anni.
Gli altri sono, per il bambino, un mezzo per giocare, un pretesto per parlare a ruota
libera. Le altre persone non hanno diritto ad avere proprie idee o a pensarla in modo
diverso: “tutti zitti fino a quando lo dico io.”; gli altri hanno la stessa funzione di un
giocattolo vivente.
L’egocentrismo intellettuale lo porta ad elaborare delle spiegazioni del mondo del tutto personale.
Tali spiegazioni sono organizzate intorno a tre modalità di vedere il reale:
FINALISMO: esiste un ordine prestabilito, tutti i fenomeni hanno uno scopo e loro esistono per
realizzare quello scopo, e tutti gli scopi sono finalizzati a realizzare la felicità dell’uomo. Se una
pallina rotola su di un piano inclinato (dal punto di vista del bambino che la guarda scorrere) è
perché “vuole andare verso il bambino”. La fiamma scotta il bambino perché è stato cattivo.
ANIMISMO: le cose sono viventi e dotate di intenzionalità.
ARTIFICIALISMO: tutto quello che esiste è stato costruito secondo le modalità di costruzione
dell’uomo: i fiumi, i laghi sono stati scavati, le montagne sono state costruite. Non esiste il concetto
di eterno, di esistenza senza l’intervento dell’uomo.
Il pensiero pre-logico del b. è detto anche INTUITIVO perché la soluzione ai problemi pratici viene
trovata utilizzando le immagini mentali che riguardano le percezioni e i movimenti, non coordina più
schemi logici mettendoli a confronto: le soluzioni vengono trovate per corrispondenza visiva non
logica.
FANTASIA E CREATIVITA’
32. 32FANTASIA E CREATIVITA’
Le riflessioni fin qui esposte, seppur brevi, ci portano ad
affermare che esiste un stretto rapporto tra:
SCHEDA
MOVIMENTO, IL FARE CON IL
CORPO, E…
SCOPERTA, CONOSCENZA, COMPRENSIONE
OPERATIVA DEL MONDO E DELLE COSE.
GIOCO, COME ATTO
SPONTANEO, COME IMITAZIONE
(fare finta di essere…), COME
AZIONE SENZA UN PRECISO
SCOPO, E…
SCOPERTA, CONOSCENZA, COMPRENSIONE
OPERATIVA DEL MONDO E DELLE COSE,
SCOPERTA DELLA RELAZIONE DEGLI ALTRI,
COME ESISTENZA DI ALTRO E DI ALTRI.
Soprattutto da
0 a 3 anni
Soprattutto da
0 a 6 anni
ATTIVITA’ DI FANTASIA:
“GIOCARE” CON IL MONDO, CON I
PENSIERI, CON LE PAROLE, CON
LE EMOZIONI ATTRAVERSO IL
SUO MODO DI PENSARE (semplice,
diretto, immediato, prelogico), E…
SCOPERTA DELLE RELAZIONI TRA OGGETTI,
ESPERIENZE, AVVENIMENTI; RIFLESSIONE
INTERNA (mentale) DEL MONDO ESTERNO;
CONTESTUALIZZAZIONE DELLE EMOZIONI, DEI
SENTIMENTI IN RELAZIONI AI FATTI (“la sua
generosità aveva permesso di…”, “la cattiveria della
strega aveva reso infelice…” .
Soprattutto da
0 a 6 anni
LINGUAGGIO VERBALE
E NON VERBALE, E…
SCOPERTA DELLA FUNZIONE RELAZIONALE E
SOCIALE DELLA LINGUA (attraverso il linguaggio
è possibile far capire, chiedere, comprendere, ecc.),
SCOPERTA DELLA RELAZIONE TRA
SIGNIFICATO (la casa reale) E SIGNIFICANTE (la
parola formata da 4 lettere: casa);
SCOPERTA DELLA FUNZIONE CREATIVA E
GENERATRICE DI PENSIERO DELLA LINGUA (il
raccontare e l’ascoltare abitua il bambino a
riorganizzare il linguaggio per rispettare il pensiero:
quello che vuole effettivamente comunicare).
Soprattutto da
0 a 6 anni
CREATIVITA’:COME CAPACITA’,
ABITUDINE, STILE
COMPORTAMENTALE, A SAPER
RIORGANIZZARE, “GUARDARE”
GLI OGGETTI, LE ATTIVITA’, IN
MODO DIVERSO, DA PUNTI DI
VISTA DIVERSI, E…
SCOPERTA DELLA MULTIFUNZIONALITA’ DEGLI
OGGETTI (con gli stessi oggetti si possono costruire
cose diverse), CAPACITA’ DI OSSERVAZIONE
CHE UN OBIETTIVO SI PUO’ RAGGIUNGERE IN
MODI DIVERSI (la palla finita dietro al divano si può
recuperare: girando intorno al divano, spostandolo,
chiedendo a mamma di riprenderla); CAPACITA’ DI
OTTENERE RISULTATI DIVERSI MODIFICANDO
L’ORDINE DEGLI OGGETTI.
Soprattutto da
0 a 6 anni
33. 33FANTASIA E CREATIVITA’: IL GIOCO
NELLA PRECEDENTE SCHEDA IL GIOCO E’ STATO MESSO , NON A CASO,
COME PRIMA VARIABILE DI SVILUPPO DEL BAMBINO.
PER COMPRENDERE LA RILEVANZA DEL GIOCO NELL’INFANZIA PROPONGO
ALLA TUA ATTENZIONE UN PAIO DI SCHEDE .
SCHEDA
IL GIOCO (ingl. Play, fr. Jeu)
Attività svolta dai bambini per se stessa senza l’intenzionalità di raggiungere un fine. L’attività è fine a se stessa ed
autogratificante.
Treccani: (giuoco, lat. Iocum: scherzo, burla) qualsiasi piacevole esercizio singolo o collettivo a cui si dedichino bambino o adulto, per
passatempo, svago, ricreazione, o con lo scopo di sviluppare l’ingegno o le forze fisiche: giochi infantili, i vari passatempi dei bambini; giochi
all’aperto, corda, salto, bocce, ecc.; giochi di società o di sala, fatti per intrattenere persone riunite durante una festa.”
Zanichelli: nomenclatura dei giochi: caratteristiche:
passatempo, ricreazione, svago, divertimento, diporto, distrazione;
beffa, burla, celia;
Giocosità;
Giochi di luce, d’acqua, di parole;
Giochi infantili (quattro cantoni, nascondino, rimpiattino,, mosca cieca, guardie e ladri, girotondo, salto della corda, scivolarella, cavallina, giostra,
altalena, palla avvelenata, palla prigioniera, palla a mano, belle statuine);
di società (caccia al tesoro, quadro vivente, passaparola, ecc.);
di carte, d’azzardo, da tavolo, di pazienza, di prestigio, di enigmistica, di artificio (pirotecnico)
Atletico, ginnico, sportivo,
Individuale, collettivo, pubblico, privato,
Vietato, consentito,
CHE COS’E’ IL GIOCO? ECCO ALCUNE DEFINIZIONI FORMALI.
ECCO UN BREVE ELENCO DELLE CARATTERISTICHE DEL GIOCO, CHE METTONO SUBITO IN EVIDENZA IL
PERCHE’ IL GIOCO SIA COSI’ IMPORTANTE E ALLO STESSO TEMPO ATTRAENTE PER IL BAMBINO.
Il gioco è un’attività che non ha come scopo diretto quello di raggiungere un fine, un risultato.
Il gioco è un’attività autogratificante: contiene in sé il divertimento; il gioco è di per sé gratificante;
per questo il bambino è portato a realizzarlo.
Il gioco è un’attività che non richiede sforzo al bambino giacché non deve adeguare le sue condotte (quello che fa) alle richieste
dell’ambiente esterno, né utilizzare strumenti, mezzi e competenze che non possiede: è la realtà che viene accomodata,
trasformata, ridefinita, rinominata alle esigenze di gioco del bambino. Nel gioco non ci sono sfide o ostacoli posti dall’esterno da
superare.
Più il bambino è piccolo più il gioco presenta il carattere della ripetitività: il bambino di un anno tende a ripetere la stessa azione
più volte, si potrebbe definire un gioco-esercizio, e tale attività la ripete ad ogni nuova scoperta (fa cadere un oggetto tante volte,
ecc.).
Il gioco è una prerogativa (una tendenza naturale) degli individui giovani sia nel mondo animale che tra gli uomini. E tanto più
piccoli sono di età tanto più il gioco è dominante.
Il gioco, tuttavia, è presente in tutte le età ma presenta delle caratteristiche diverse da quelle del bambino.
La tipologia e le forme del gioco sono influenzate daI seguenti fattori:
• Patrimonio genetico (tendenza innata al gioco) del bambino,
• Ambiente socio-culturale,
• Il livello d’intelligenza del bambino
• Lo stato emotivo-affettivo del bambino
Il gioco presenta un aspetto evolutivo: assume valore e significato diverso nelle diverse età, si esprime attraverso mezzi e sistemi
diversi (gioco motorio, gioco simbolico, gioco sociale); queste diverse modalità di essere del gioco sono legate alla
maturazione e allo sviluppo del bambino.
34. 34
IL GIOCO SECONDO LE DIVERSE TEORIE PSICOLOGICHE
PIAGET
Il gioco è un’attività che consente al bambino di assimilare , assorbire l’esperienza (oggetti, attività,ecc.) ai
propri schemi, sia essi psicomotori che mentali. Il gioco è un’attività in cui l’assimilazione prevale
sull’accomodamento, quindi “usa” le competenze che già possiede e quindi non richiede sforzo.
Piaget parla di
GIOCO PERCETTIVO-MOTORIO:
tipico dei primi anni di vita del bambino in cui impara ad afferrare, dondolare, gettare; queste attività si
ripetono (il bambino getta un oggetto molte volte) e sembrano finalizzate al miglioramento di una
funzione, ad esplorare sotto diverse forme un’attività.
GIOCO SIMBOLICO:
Durante questo tipo di gioco gli oggetti sono spesso trasformati in altro, così un mela diventa una palla, una
paletta una barca, un foglio un tappeto volante, ecc..
GIOCO SOCIALE, il bambino entra in questa fase quando il bambino ha imparato a rispettare le regole nei
giochi ; si realizza intorno ai 7/8 anni.
FANTASIA E CREATIVITA’: IL GIOCO SCHEDA
PSICOANALISI
Freud nel gioco considera due aspetti:
quello CATARTICO: il gioco come liberazione, manifestazione delle proprie emozioni, sentimenti, bisogni
(manifestare, rivivere, propri stati emotivo-affettivi attraverso l’azione del gioco). Il bambino può scaricare su
oggetti-simbolo ( es.giocattoli ) ansie, paure, tensioni, insicurezze, aggressività. In questo modo il bambino si
libera delle sue tensioni...
IL CONTROLLO DELLA REALTA’ INTERNA ED ESTERNA:
Il gioco consenta al bambino di proiettare su di un mondo reale il suo mondo interiore. Le sue fantasie, le sue
emozione, i suoi “pensieri” senza la possibilità del gioco reale (fatto con oggetti e su oggetti) non potrebbero
trovare una via di uscita ma rimarrebbero intrappolate dentro di lui, e quindi non avrebbe mai la possibilità di
verificarne il loro significato e di verificarne la fattibilità e pericolosità. E proprio il gioco che crea un ponte tra i
suoi vissuti fantastici e il mondo reale, quello degli adulti. Il gioco grazie al suo carattere di finzione gli consente
di fare tutte le prove che vuole nella consapevolezza che tanto “non succede nulla”, e quindi via via i giochi si
strutturano, includono regole, che gli consentono di sperimentare un mondo sempre più vicino a quello reale e
dell’adulto.
ILGIOCOASCUOLA
IL GIOCO NELL’EDUCAZIONE E NELLA DIDATTICA
Il gioco dal punto di vista educativo e didattico svolge la funzione di promuovere, sviluppare e potenziare
l’apprendimento.
In quest’ottica (il gioco come promotore dell’apprendimento) consente di istituire una relazione diversa, e quindi
fare una domanda inversa: COME L’APPRENDIMENTO PUO’ ESSERE PROMOSSO, SVILUPPATO E
POTENZIATO ATTRAVERSO IL GIOCO?
Nasce così la necessita di un pedagogia, di una educazione di una didattica del gioco.
Da quanto è stato detto sul gioco si comprende come il gioco rappresenti la “spontanea spinta al fare,
conoscere, esplorare” del bambino e come partire da questa naturale tendenza innata sia un obbligo
pedagogico-educativo.
Un’atra riflessione, che deriva da quanto detto, è che precocizzare in modo fittizio le fasi naturali di sviluppo
del gioco (pensiamo a quanto gli adulti siano portati a vicariare, sostituire il gioco naturale del bambino
con giochi “artificiali” costruiti e pensati solo dall’adulto e temporizzati da questo, non lasciando più
spazio ai ritmi personali, naturali, spontanei del bambino).
Questo comporta una precocizzazione delle fasi di apprendimento e di socializzazione che tende ad
“adultizzare” il bambino prima del tempo volendogli trasferire responsabilità, controlli, competenze
innaturali per bambini al di sotto di una certa età.
Le fasi naturali del processo ludico sono quelle che portano il bambino a scoprire il mondo degli adulti (in tutte
le sue forme) tramite il gioco e non a quelle in cui l’adulto forzatamente impone la scoperta del mondo e
delle sue regole al bambino anche attraverso l’introduzione di potenti “giocattoli” che tentano di vicariarlo
in modo sempre più reale (si pensi all’uso dei telefoni nei bambini nella scuola elementare).
35. 35FANTASIA E CREATIVITA’: IL GIOCO SCHEDA
CARATTERISTICHE DEL GIOCO
NEL MONDO ANIMALE E NELL’UOMO
Il gioco nel mondo animale è una tendenza
istintiva.
Il suo significato è quello di addestrare il cucciolo
a mettere in atto, nel modo più adeguato e senza
pericoli, i giusti comportamenti per quando sarà
adulto e dovrà usare quei comportamenti per
soddisfare i suoi bisogni istintivi; esempio il leone
afferrare e uccidere la preda.
Quando sono cuccioli gli animali “esprimono”
comportamenti-gioco, giacché manca lo scopo
finale; per il leoncino uccidere la preda. L’obiettivo
finale (uccidere) nel gioco è inibito.
Influssi sociali sul gioco degli animali.
più si scende nella scala evolutiva biologica più
questi influssi scompaiono.
Nello scimpanzé l’influsso sociale è molto
condizionante, nel gatto molto meno.
Il gioco, anche nell’uomo, è una tendenza
istintiva,
Il suo significato è quello di addestrare il cucciolo
d’uomo a mettere in atto, sperimentare
comportamenti complessi ad alta valenza socio-
culturale.
Mentre nei cuccioli di animali il gioco è
strettamente correlato all’istinto finale, nel cucciolo
d’uomo il gioco perde questo obiettivo e diventa il
campo sui cui sperimentare giochi altamente
condizionati
dall’emotività e dagli affetti,
dalla motivazione e dall’intelligenza,
dai processi di socializzazione e dalla cultura,
ecc.
MIAO! IO GIOCO
ALL’ACCHIAPPA TOPO.
QUESTO E’ IL MIO
GIOCO PREFERITO.
36. 36SCHEMA EVOLUTIVO DEL GIOCO
1
0
2
3
6
7/8
11/12
GIOCOESERCIZIO
GIOCOSOCIODRAMMATICO:2bambinifannounafinzionecollettiva,giocodeiruoli
GIOCOpercettivo-motorio
Rimbalzare
palla
andare
pattini
andare
bici
Saltare
gradini
Questa forma sarà
sempre presente nei
giochi per aumentare
la destrezza.
Capacità di
fingere
Un bimbo impersona
un ruolo anche per
brevissimo tempo.
Ma non riesce a
rispettare i ruoli e a
mantenerli.
Si hanno
piccole
drammatizz
azioni, i b.
riesco a
mantenere
il proprio
ruolo e
quello degli
altri in
modo
appropriato
Da adulti
questo gioco
è presente
negli attori
GIOCOPARALLELO:SitrasformainGIOCOSOCIALECONREGOLE
Anticipa gioco sociale.
Il B. gioca con altri bambini
ne replica, copia, le azioni;
questo dimostra che lui è
attento a quello che loro
fanno e vi partecipa, senza
però che via sia una
complementarietà tra i
comportamenti dei bambini.
Tale tipo di gioco rispecchia
l’egocentrismo del
bambino.
Gioco del dottore
del malato,
guardie e ladri,
ecc.
GIOCOsimbolico
GIOCOconleregole
Giochi su base
visuo-motoria:
afferrare, dondolare,
gettare, ecc.
Uno oggetto,
un’azione, un
ruolo viene
trasformato con la
fantasia in un altro
oggetto (una
matita in una
freccia, un tazza in
un’automobile), in
un altro ruolo:
“sono un cane”,
“sono falegname”.
Si ha quando il
gioco da
individuale diventa
anche di gruppo.
Il bambino
comincia a tener
conto degli altri,
del loro punto di
vista.
Si ha il passaggio
dall’egocentrismo
all’eterocentrismo.
SCHEDA
ETÀ
Nell’adulto i giochi con
regole sono quelli a cui
partecipa in modo più
frequente: da quelli
sportivi, a quelli
ricreativi (carte, dama,
scacchi,ecc.).
37. 37FANTASIA E CREATIVITA’
MA SE, COME ABBIAMO DETTO, LE DUE DIMENSIONI DEL PENSIERO,
RAZIONALITA’ E FANTASIA/CREATIVITA’,
SONO COSI’ STRETTAMENTE CORRELATE E SINERGICHE ,
CHI E’ DEPUTATO A STIMOLARLE?
COME POSSIAMO POTENZIARLE, SVILUPPARLE?
SCHEDA
LA DELEGA NATURALE A STIMOLARE E POTENZIARE LA
CREATIVITA’/FANTASIA E LO SVILUPPO LOGICO DEL BAMBINO, NEI
PRIMI ANNI DI VITA, CE L’HANNO IN ORDINE DI…
1.PROSSIMITA’ FISICA (la mamma porta nel suo grembo il bambino),
2.TEMPORALE (chi viene in contatto per primo nel tempo con il bambino),
3.SPAZIALE (chi mantiene un contatto permanente con il bambino)
38. 38
Perché le fiabe, perché l’affettività?
Che relazione passa tra le une e l’altra?
La risposta a queste domande è di tipo implicito ed empatico:
ognuno ce l’ha dentro di sé, se la porta dentro da sempre;
é stampata nella sua memoria;
è dentro i suoi ricordi più antichi.
Per molti il rapporto emotivo-affettivo che passa tra favole ed affettività è
quasi rimosso, dimenticato; possiamo dire che si è addormentato insieme
alla “Bella Addormentata nel Bosco”, e lì giace in attesa di un risveglio.
Per molti questo oblio é di breve durata:
basta un’occasione per richiamarlo alla vita.
L’occasione è data dal “bacio del principe azzurro” rappresentato a volte dal
primo amore,
da un tramonto riscoperto sul mare,
dall’improvviso profumo d’un fiore,
dall’abbraccio d’un amico;
dall’annuncio della nascita di un figlio.
E’ subito regressione, verso antiche memorie, cariche di sensazioni
indistinte, come quelle della prima infanzia.
Ci si accorge, in queste occasioni, della potenza emotiva che é racchiusa in
quei ricordi, e come essi siano stati e sono sempre presenti dentro di noi e
rappresentano la linfa della nostra vita.
Premetto che userò spesso i due termini favola e fiaba come sinonimi,
seppure hanno etimologicamente un significato diverso e si riferiscono a due
generi fantastici non sovrapponibili.
LA FAVOLA: ha una funzione moralistica e d’insegnamento. Il racconto
tende sempre verso una specifica finalità: “ammaestrare, ammonire, far
riflettere, insegnare”;
LE FIABE, al contrario, non hanno nessuna specifica finalità; nuotano nel
mare libero della fantasia, si legano ad emozioni, ansie, paure, entusiasmi,
sogni, ma sempre liberamente.
39. 39Per altri, e purtroppo sono i più, “il principe azzurro” non
arriverà mai o se è arrivato, o dovesse arrivare, non lo si riconoscerebbe.
Il sonno delle loro favole sarà per sempre.
Hanno rimosso, segregato le emozioni antiche, in angoli bui e profondi della
casa dei proprio ricordi.
La libertà fantastica e creativa dell’infanzia è rimasta imprigionata nella
foresta malvagia della Bella Addormentata.
Non basta più una semplice occasione per risvegliarla, occorrerebbe un
terremoto emotivo per liberare dalle catene dell’oblio le favole della vita.
Le fiabe sono un simbolo,
rappresentano un modo di pensare, di guardare, di interpretare, di spiegare il
mondo.
Sono il pensiero antico dei popoli;
la voce e lo sguardo dell’infanzia;
la speranza esplosa dell’adolescenza;
il mare dove lasciar nuotare i pensieri di realtà dell’uomo grande per farli
incontrare con le emozioni libere della fantasia, del gioco.
Le fiabe sono il prato multicolore, il parco dei divertimenti dove
si incontrano e scontrano i mondi fantastici dei bambini
nella piena e totale libertà di emozioni, di pensiero, di contatto, di scoperta.
E… in questi mondi di libertà fantastica…
una farfalla diventa un aquilone,
un sasso una montagna magica dove nascondersi dalle streghe;
una folata di vento il soffio di un gigante buono che mi spinge verso il cielo
come aquila.
Un tubo di plastica la galleria che conduce nel regno di Bla Blok, il regno della
fantasia di quel momento;
Il grido disarticolato e ripetuto, tanto fastidioso e cripto all’orecchio dei grandi,
il messaggio cifrato di un agente segreto in missione speciale.
Quale dialogo fantastico, creativo, si intreccia nell’immaginario
del bambino a contatto con il reale: tra bambino e bambino, tra
bambino e “cose”, tra bambino e adulto?! E tutto parla con i segni, il linguaggio
della“Grammatica della fantasia” delle favole e delle fiabe.
40. 40Ascoltare questi dialoghi fantastici è esaltante, per chi comprende,
per chi ha la pazienza d’ascoltare ed è disposto ad imparare quel pizzico di
“grammatica della fantasia” che fa di quell’adulto un bilinguista
dell’immaginario.
Solo chi conserva questa competenza lessicale, “la grammatica della fantasia”,
mantiene e assapora il dono della conoscenza dell’infanzia, della scoperta
dell’adolescenza, della speranza dell’adulto:
empatizza l’immaginario del bambino con il proprio immaginario.
E la favola mantiene intatta nel tempo la sua emozione, esplosiva carica che
solo un atto di fantasia sa accendere e fare esplodere.
« il y a cex qui revent leur vie,
et ceux qui font leur vie un reve »
C’è chi sogna la propria vita
e chi fa della propria vita un sogno
E per fare della vita un sogno occorre
fantasia, creatività, entusiasmo, speranza:
è la favola che diventa realtà.
41. 41
Che le fiabe abbiamo una “esistenza” reale e siano cariche di
significato emotivo-affettivo è dimostrabile, dal punto di vista
psicologico, in modo pratico ed operativo, qualcuno direbbe che è
dimostrabile in modo scientifico.
Basta fare riferimento alla psicoanalisi, ai tests proiettivi quale il Rorschach,
ed altri che fanno riferimento in modo specifico alle favole (il test delle favole
della Duss, il test del Porcellino (Patte Noire), il test del Villaggio, ecc.); o
alle diverse teorie quali quella dell’oggetto transizionale (Donald W. Winnicott)
Il materiale sperimentale è sufficiente per dimostrare lo stretto legame che
passa tra “realtà” (sia essa fantastica o concreta) ed emotività-affettività, tra
“pensieri”, tra l’agìto (acting out) e le sottostanti emozioni.
Tutte le nostre pianificazioni sono condizionate, orientate in modo implicito o
esplicito dai nostri vissuti. E nelle pieghe di questi vissuti è sempre presente,
vivo e palpitante, l’immaginario fantastico.
A questo punto occorre fare chiarezza su che cosa si debba
intendere, all’interno del nostro discorso, per fiaba.
Il nostro obiettivo è quello di far cogliere la rilevanza che assume il
fantastico, la creatività, ed in particolare la fiaba, nello sviluppo emotivo-
affettivo, educativo, relazionale-sociale, ma anche nello sviluppo cognitivo
del bambino e del futuro ragazzo.
Dalla consapevolezza dello stretto rapporto che passa tra fantastico e
sviluppo educativo-psicologico del bambino ne discende, per logica
conseguenza, l’importanza che assume, nel processo educativo e formativo
del bambino, la stimolazione, lo sviluppo e il potenziamento della creatività e
della fantasia.
42. Dalle considerazioni fatte con i 3 psicologi citati possiamo tranquillamente
affermare che:
Il bambino scopre,conosce, elabora, codifica le esperienze secondo
delle regole prelogiche, dove le categorie organizzative ed
interpretative hanno la caratteristica:
dell’animismo
le cose, gli oggetti, sono animati, hanno vita,
possono sentire e agire.
della magia
le cose, l’ambiente, le persone, possono essere influenzate da rituali,
da atti di magia.
dell’egocentrismo
per il bambino esiste un unico punto di vista, il suo.
dell’atemporalità
l’oggi, il domani, l’anno prossimo, il tra poco, non hanno senso per il
bambino piccolo.
Vive nella contemporaneità, nel presente.
della mancanza di relazione di causalità
i nessi e i rapporti tra causa ed effetto non rispondono alla realtà logica.
della mancanza del principio di non contraddizione:
un oggetto può essere una volta una sedia e
un’altra volta un automobile o un orso.
In una parola.
Il pensiero del bambino è di tipo prelogico,
e, secondo l’antropologo Lévy Bruhl, tale tipo di pensiero é tipico dei primi uomini.
Questa affermazione ci permette di comprendere come nel pensiero del bambino
sia racchiusa e viva la storia dell’uomo.
42SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
43. 43
IL PENSIERO PRELOGICO E’ UN “PENSIERO” CHE È TIPICO DEL
MONDO DELLE FIABE, DEL MONDO DELLA FANTASIA:
DOVE TUTTO E POSSIBILE.
E’ necessario sottolineare un’altra caratteristica a cui l’infanzia non può rinunciare:
Il movimento: il bambino scopre, costruisce il mondo attraverso il fare, l’agire.
E Il gioco, che rappresenta per il bambino il suo “lavoro quotidiano” più ambito e
gratificante. Lo fa gratis, e lo vorrebbe fare sempre, spesso lotta contro la notte pur di
continuare a “lavorare”.
Abbiamo a questo punto 3 categorie (definiamoli aree di sviluppo)
di riferimento per trarre le nostre conclusioni:
per uno sviluppo armonico del bambino queste tre aree di sviluppo debbono “girare”
in modo integrato e sinergico; le loro influenze orbitali devono trovare il giusto
equilibrio. L’attrazione della Luna alla giusta distanza procura maree equilibrate,
troppo vicina produrrebbe inondazioni.
Area di
sviluppo
Prelogico
Area di
sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area
di sviluppo
del movimento
e del Gioco
Ognuno di queste 3 aree di sviluppo rappresenta un aspetto, una dimensione, del modo d’essere del bambino:
1) Area di sviluppo prelogico, rappresenta il modo con cui il bambino interpreta ed elaborare le esperienze (aspetto
cognitivo);
2) Area di sviluppo dell’emotività e dell’affettività rappresentano il modo in cui il bambino vive, “sente” e reagisce
alle esperienze(aspetto affettivo);
3) Area di sviluppo del movimento e del gioco rappresentano il modo in cui il bambino esplora, manipola,
compartecipa, agisce le sue esperienze, i suoi vissuti, le sue conoscenze nel mondo (aspetto manipolativo).
SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
44. A questo punto si rende necessario introdurre due nuovi concetti, quello di
MEDIATORE- EDUCATIVO-CREATIVO
E QUELLO DI FIABA
Le 3 AREE DI SVILUPPO, precedentemente introdotte, possono essere dinamicamente
posizionate in più relazioni: Le modalità con cui interagiscono , si integrano, dipendono in
particolar modo dalla funzione e dal ruolo che assume il MEDIATORE EDUCATIVO-CREATIVO
nella vita del bambino e dell’ambiente in cui vive. A seconda delle relazioni tra le 3 aree di sviluppo
si possono creare UNIVERSI EDUCATIVI diversi.
44SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
MEDIATORE
EDUCATIVO
CREATIVO
In condizioni ideali le 3 aree di
sviluppo dovrebbero essere
altamente integrate,
complementari le une alle
altre. Un Universo Educativo
ideale nella realtà è
irrealizzabile.
Rappresenta un modello
verso cui tendiamo.
Quindi è accettabile un
margine di non integrazione.
Così come
sarà illustrato
nelle schede
successive,
ognuno di
questi universi
rappresenta un
diverso stile
educativo.
45. 45
CHI E’ IL MEDIATORE EDUCATIVO-CREATIVO (MEC) ?
É rappresentato da quella persona che per il bambino assume e riveste un particolare rilievo
emotivo-affettivo e gestionale della e nella sua vita. Il valore e il gradiente di influenza che il MEC
ha per il bambino è misurabile, come già accennato, dal livello di PROSSIMITA’ FISICA (la mamma
porta nel suo grembo il bambino, massima vicinanza), DI TEMPORALITA’ (chi viene a contatto per
primo con il bambino), DI SPAZIALITA’ (chi mantine un contatto di vicinanza permanente con il
bambino). Con il suo sviluppo il bambino entra in contatto con diversi MEC in luoghi e in ambienti
diversi, che assumeranno funzioni e ruoli diversi. In un contesto “normale” i diversi MEC
tenderanno ad integrarsi e ad essere complementari.
In ordine decrescente d’importanza e rilevanza emotivo-affettiva, e di crescita temporale del
bambino, nell’infanzia si avranno i seguenti MEC:
45SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’:
46. Usando una rappresentazione spaziale, topologica dei MEC si possono cogliere meglio alcune relazioni.
Sviluppo temporale, freccia rossa: con il passare del tempo aumenta l’apertura verso altri MONDI, dal mondo ristretto
della MAMMA/PAPA’, A QUELLO DELLA FAMIGLIA, A QUELLO DEI PRIMI CONOSCENTI, ALLA SCUOLA, AL
MONDO SOCIALE, e in ognuno di questi mondi il bambino incontra dei MEDIATORI-EDUCATIVO-CREATIVI,
esiste un rapporto diretto tra incremento temporale (età) e incremento spaziale (apertura verso altri MONDI: nuove
esperienze, conoscenze, relazioni). L’espansione verso altre esperienze di vita, con il passare del tempo, è naturale.
1 anni
2-3 anni
3-6 anni
6 anni in poi
Forza di espansione emotivo affettiva
La freccia forza di espansione emotivo-affettiva rappresenta la sommatoria di tutti i Mediatori-Educativi-Creativi;
piu’ questi hanno svolto in modo adeguato la loro funzione più il bambino riceverà una forza rassicurante ad
avventurarsi verso l’esterno. I punti di criticità sono rappresentati dalle zone di confine, dalle zone di passaggio da un
MEC all’altro, indicate con la zona rossa.
Va fatto notare che le criticità sono più alte nelle prime fasi di passaggio (primi distacchi del bambino dalla
mamma/papà) ed è per questo che in questo periodo l’integrazione e la collaborazione tra MEC è fondamentale (tra
genitori e nido, tra genitori e scuola dell’infanzia, ecc.).
Scatole cinesi dell’apprendimento
Le scatole cinesi dell’apprendimento visualizzano come una nuova esperienza nasce sulla base di un’esperienza
precedente e quella nuova rappresenta una elaborazione di quella precedente, e continua a contenerla. Questa
rappresentazione mette in evidenza altresì come sia fondamentale che le diverse esperienze si integrino tra di loro.
0 anni
47. DUE CONSIDERAZIONE:
1) L’IMPORTANZA DELL’INTEGRAZIONE DELLE 3 AREE DI SVILUPPO NEI PRIMI ANNI DI
VITA DEL BAMBINO;
2 ) LA FUNZIONE REGOLATRICE DEL MEDIATORE-EDUCATIVO-CREATIVO (MEC) PER LO
SVIILUPPO DEL BAMBINO E PER L’INTEGRAZIONE DELLE 3 AREE DI SVILUPPO.
A seconda di come le 3 aree di sviluppo educativo si integrano si potranno avere universi di
personalità diversamente integrati, con stili evolutivi diversi. Esemplifichiamo con gli schemi sotto
riportati i possibili universi educativi che si possono avere.
47SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
MEDIATORE
EDUCATIVO
CREATIVO
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
SITUAZIONE IDEALE.
Grazie ai MEC altamente significativi, attenti,
equilibrati, emotivamente ed affettivamente
stabili, integrati e compartecipi in modo
armonico al processo di crescita del bambino,
le 3 aree di sviluppo evolutivo: prelogico,
emotivo-affettivo, del movimento e del gioco
evolvono in modo dinamicamente interrelato
e positivo.
Nella realtà l’integrazione completa tra le 3 aree di sviluppo educativo non si realizza, ne’ si trova
un mediatore educativo-creativo ideale, per cui e’ normale che l’integrazione sia parziale; è
importante, in ogni caso, che il mediatore-educativo-creativo abbia:
•una predisposizione emotivamente ed affettivamente positiva a svolgere la sua funzione;
•non assuma un atteggiamento di completa e/o frequente delega del suo ruolo e delle sue funzioni
ad altri;
•non mostri indifferenza o scarsa partecipazione, allo sviluppo del bambino;
•Dedichi uno spazio e un tempo significativo al suo ruolo di MEC.
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
SITUAZIONE FREQUENTE, LA PIU’ USUALE.
I MEC portano la loro attenzione su due aree, quella dello
sviluppo prelogico e quella dello sviluppo emotivo-affettivo.
Lasciano l’altra fuori dal loro interesse; non la ostacolano,
ma neanche la “utilizzano” per promuovere lo sviluppo
delle altre due aree.
Il movimento nel nostro sistema educativo è ancora poco
considerato. Anzi, i bambini più tranquilli, quelli più “quieti”
sono più accettati e rinforzati nel loro comportamento.
Bastano due esclamazioni ricorrenti per confermare quanto
detto:
“E’ proprio buono: un angelo”, per indicare un bambino che
si mette buono buono a giocare per conto suo.
“E’ un diavolo: non sta mai fermo!”, per indicare un
bambino che si muove, gioca, richiede attenzione.
48. 48SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
SITUAZIONE FREQUENTE, MA MENO USUALE
I MEC portano la loro attenzione solo sull’area di sviluppo
emotivo-affettivo.
L’affetto, l’amore è al centro dell’attenzione.
La convinzione che là dove c’è tanto affetto, tanto amore, tanta
attenzione agli aspetti emotivo-affettivo del bambino, tutto il
resto viene con sé, nasconde una verità (seppure non è
sempre così) quella cioè di non volere, di non avere tempo, di
sentirsi inadeguati a svolgere attività nella sfera
dell’apprendimento e del movimento.
Area di Sviluppo
Prelogico
Area di Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
SITUAZIONE POCO FREQUENTE. Ma si evidenzia nella
società contemporanea questo tipo di stile educativo.
I MEC portano la loro attenzione su una sola area di
sviluppo, quella degli apprendimenti.
E’ chiaro che in un modello educativo di questo tipo le altre
due aree passano in secondo piano, in particolar modo lo
sviluppo del movimento e del gioco.
Tutta l’attività del bambino deve essere orientata
all’apprendimento allo sviluppo cognitivo del bambino.
Le nuove tecnologie e i modelli di vita contemporanea
stanno imponendo un modello educativo di questo tipo:
“Prima s’impara più si aiutano i bambini ad affrontare
questo mondo”.
Area di
Sviluppo
Prelogico
Area di
Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
del movimento
e del Gioco
SITUAZIONE RARA. IL BAMBINO E’ LASCIATO LIBERO DI
ESPRIMERE “FARE TUTTO” ATTRAVERSO IL
MOVIMENTO.
In questo caso non si può parlare di un vero di stile educativo,
ma piuttosto di un “non stile” educativo. Mettere al centro del
processo educativo il solo movimento corrisponde di fatto ad
un disimpegno del MEC nei confronti del bambino. E’ una
finzione di impegno, una “falsa libertà” educativa che è
delegata completamente alla libera volontà del bambino. E’
vicina allo stile educativo sotto riportato.
Area di
Sviluppo
Prelogico
Area di
Sviluppo
dell’emotività
e affettività
Area di Sviluppo
Del movimento
e del Gioco
SITUAZIONE RARA. SI ENTRA IN SITUAZIONI AL LIMITE
DELLA PATOLOGIA.
I MEC non mostrano nei confronti del bambino nessun tipo di
interesse, si manifesta una sorta di completo disinteresse e di
disimpegno nei confronti dello sviluppo del bambino, che è
completamente lasciato a se stesso.
Un MEC, sia nell’ambito familiare o scolastico, con tale
atteggiamento di distacco produce uno stile educativo nel
bambino “disintegrato”. Se il bambino non è abbastanza forte
come patrimonio personale e se non incontra sostituti MEC
significativi può andare incontro a seri problemi evolutivi.
49. DISCENDE DALLE PRECEDENTI OSSERVAZIONI:
► QUANTO SIA RILEVANTE LA PRESENZA DI MEDIATORI EDUCATIVO-CREATIVI (MEC)
EMOTIVAMENTE ED AFFETTIVAMENTE SIGNIFICATIVI NEI DIVERSI MOMENTI DI CRESCITA
DEL BAMBINO.
► COME UN’INTEGRAZIONE E COLLABORAZIONE DEI DIVERSI MEDIATORI EDUCATIVO-
CREATIVI SIA NECESSARIA ED ARRICCHENTE.
► QUANTO SIA IMPORTANTE PROMUOVERE UNO PROCESSO EDUCATIVO CHE FACILITI
UNO SVILUPPO INTEGRATO DELLE 3 LINEE DI SVILUPPO EDUCATIVO: LOGICO,
EMOTIVO-AFFETTIVO, MOVIMENTO-GIOCO.
DA QUI LA NECESSITA’ DI UN COSTANTE E SIGNIFICATIVO DIALOGO,
INTERSCAMBIO, TRA I DIVERSI MONDI EDUCATIVI: MAMMA/PAPA’ ,
FAMIGLIA, SCUOLA, ALTRI (baby sitter, altri MEC).
LA DIVERSITA’ E PLURALITA’ DI MEDIATORI-EDUCATIVO-CREATIVI IN TERMINI DI
RELAZIONE, LINGUAGGI, CONTESTI, CANALI, CONTENUTI, MODELLI E STILI
COMPORTAMENTALI, E’ INDUBBIAMENTE ARRICCHENTE, MA A CONDIZIONE DI SAPER
PRESENTARE LE DIVERSITA’ IN MODO GRADUALE ED INTEGRATO, E SEMPRE NEL
RISPETTO DELLE 3 LINEE DI SVILUPPO EDUCATIVE.
SALTI ESTREMI, ECCESSIVI, IMPROVVISI NON SONO FACILMENTE TOLLERATI ED
ELABORATI DA BAMBINI PICCOLI (PRIMA E SECONDA INFANZIA).
49SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
FAMILIARI DIRETTI (MEC:
nonni, zii, cugini,ecc.)
FAMILIARI ACQUISITI (baby
sitter, tata, conviventi, ecc.)
SCUOLA
(MEC:
educatori,
docenti,
compagni
scuola)
CONOSCENTI
(MEC: amici,
compagni, ecc.)
ALTRO
( MEC: gli altri, il
mondo socio-
culturale)
TV
MEDIA
MAMMA /
PAPA’
Lo schema evidenzia come
nella prima e seconda
infanzia ci siano tre mondi
che agiscono fortemente
sul bambino: Mamma/papà
– familiari (nonni) e scuola.
Questi 3 mondi
interagiscono tra di loro ed
hanno una forte influenza
sullo sviluppo delle linee
educative del bambino e
pertanto dovrebbero
condividere il progetto
educativo.
Il mondo dei conoscenti ha
un’influenza minima ed è
sempre controllabile.
Il mondo esterno (socio-
culturale) ha un’influenza
indiretta sullo sviluppo del
bambino; mentre l’influenza
dei media è fin dall’inizio molto
potente, ed agisce
direttamente sul bambino,
l’unico filtro sono
Mamma/papà e spesso i
Nonni e Baby sitter.
Inoltre lo schema evidenzia come i MEC
(mediatore-educativo-creativo) per eccellenza e
fondamentale in questo periodo siano i genitori
Mamma/Papà: sono loro i registi di tutto il processo
educativo che si svolge sul e con il bambino.
50. Il progetto educativo integrato può essere
ESPLICITO,
Verbalizzato e condiviso;
è questo il progetto educativo
che si dovrebbe realizzare…
Nella
coppia
In una
Famiglia
ristretta
Tra coppia
e parenti
Tra genitori
e scuola
Tra
genitori
e baby
sitter
Questa modalità, la esplicitazione,
del progetto educativo, è lo
strumento, il metodo, che garantisce
la condivisione degli obiettivi
educativi che i genitori ritengono
debbano essere perseguiti nel corso
di questa prima età.
Questo progetto educativo condiviso
garantisce una congruità percettiva,
una percezione di “un’alleanza” del
fare educativo dei diversi mondi da
parte del bambino che lo rassicura e
gli dà fiducia. Pur in presenza di
ambienti, modalità di comunicazione
e linguaggi diversificati, di persone
diverse il bambino percepisce un
“accordo educativo” tra i diversi
MEC.
Tra genitori
e TV:
(la TV scelta)
e multimedia
ESPLICITO, IMPLICITO,
50SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
51. non verbalizzato, non concordato, ma agito:
é il progetto educativo che di fatto si realizza nei diversi sistemi
Questa modalità non porta con se nessun
progetto educativo condiviso.
Ogni mondo educativo opera ed agisce in
modo indipendente, staccato dagli altri mondi,
molto spesso ignorandosi, qualche volta
diventando anche antagonisti gli uni degli
altri.
Le conseguenze negative sulla formazione
del bambino possono essere minime o
catastrofiche, dipende tutto dal caso e dalla
serietà (spesso personale) dei mondi
educativi e non ultimo dalle capacità “di
difesa” naturali del bambino:la maggior parte
dei bambini, per fortuna, nonostante gli
interventi negativi che subiscono se la cavano
lo stesso.
Esempi negativi di questa modalità di impostare il processo educativo dei bambini si hanno
quando:
•una coppia è disarmonica o conflittuale;
•una famiglia é divisa: ognuno non è partecipe della vita familiare e vive come nomade
all’interno della stessa;
•non esiste un rapporto di collaborazione e partecipazione tra genitori e scuola (docenti);
•la TV è alla mercè del telecomando in mano al bambino;
•La multimedialità diviene il nuovo spazio gioco delle nuove generazioni.
In casi estremi, quando gli stili e gli interventi educativi sono molto diversificati, quasi
all’opposto (uno dice bianco l’altro nero, uno “questo non si dice!”, l’altro “Fa come vuoi.” o
ancora “Ma si… va bene, dì e fai quel che vuoi.”) i comportamenti del bambino possono
diventare paradossali, molto vivaci, incontrollati, conflittuali e a volte anche pericolosi.
In una
Famiglia
ristretta
Tra coppia
e parenti
Tra genitori
e scuola
Tra
genitori
e baby
sitter
Nella
coppia
Tra genitori
TV:
(la TV subita)
e multimedia
ESPLICITO, IMPLICITO,
51SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’
OSSERVAZIONE: oggi i bambini presentano “un agito” (quello che sentono, pensano, vogliono, lo traducono in
azione immediata) spesso paradossale, eccessivo, che è il segno di una forte carenza di interventi da parte dei
MEC più significativi (Mamma/Papà) e di una mancanza di un progetto educativo condiviso tra tutti i MEC.
52. A questo punto occorre ridefinire e chiarire
che cosa si debba intendere per fiaba.
Con il termine fiaba si indica qualunque elaborazione fantastica esplicitata nelle diverse forme
di comunicazione (da quella verbale a quella motoria, da quella iconica a quella televisiva, da
quella scritta a quella multimediale) che non persegue nessun esplicito obiettivo e non vuole
trasmettere, apparentemente, nessun insegnamento. Alla base della fiaba c’è la trasfigurazione del
reale, in tutte le sue forme e in tutte le sue possibili combinazioni.
La fiaba non ha tempo non può essere definita né antica né moderna; ma poiché nasce dalla
trasfigurazione fantastica del reale, e tale reale fa riferimento sempre ad un preciso tempo, la fiaba
viene referenziata al tempo in cui nasce.
Quindi per contenuto, stile linguistico, canale espressivo si può definire moderna o antica, mentre
la “grammatica” che la genera non ha tempo.
Questa definizione ci consente di affermare che la fiaba, la sua modalità espressiva è
un’occasione per generare FANTASIA, CREATIVITA’, LASCIAR FLUIRE IN LIBERTA’ LA
“LOGICA” DI CONTATTO DEL BAMBINO CON IL MONDO.
Che si tratti dei 7 Nanni, di Cenerentola, di Alice nel Paese delle Meraviglie, di Pinocchio, oppure di
Paperino, Pluto, Gastone, di Braccio di Ferro, di una Sedia, di Robots, di un Palloncino, Sherk, si
tratta sempre “di una fiaba”.
E la fiaba della nonna, della mamma, della baby sitter, dell’insegnante hanno lo stesso valore e
significato delle favole dei fratelli di Grimm, di Peroult, di Walter Disney, di Gianni Rodari, di
Roberto Piumini, di Calvino.
E quindi… CORAGGIO! EVVIVA! LA FIABA NON È ROBA DA SCRITTORI, ma la spinta
naturale a far parlare con un insalata di parole, una frittata di emozioni, un caleidoscopio di
immagini, la nostra fantasia.
Attaccati alle ali di Trilli, tutti siamo pronti a spiccare il volo…. verso l’Isola Che non C’è. Unica
avvertenza: attenti ai coccodrilli tic-tac, sono sempre in agguato, pronti a mangiarsi pezzetti della
nostra creatività, della nostra fantasia.
52SCHEDAFANTASIA E CREATIVITA’