2. I “bullismi” e le loro molteplici cause
Il bullismo è un fenomeno multifattoriale influenzato,
oltre che da modelli culturali e dal clima sociale,
anche dalle caratteristiche psicologiche dei soggetti,
dallo stile educativo familiare,
dalle dinamiche di gruppo.
In realtà è difficile immaginare che un solo fattore
possa agire separatamente dagli altri.
In un’ottica sistemica, ciò che avviene in uno specifico
ambito (es. ambito familiare) è interdipendente con
ciò che accade in un altro sistema (ambito
scolastico).
3. I “bullismi” e le loro molteplici cause
Tutti questi sottosistemi sono inseriti a loro volta in
un macrosistema rappresentato dal contesto
economico e socio-culturale.
- RICERCHE –
-I bulli aderiscono ad una concezione della violenza
come valore positivo, come modalità efficace per
risolvere situazioni conflittuali.
Questa credenza personale però può attecchire solo
se trova un terreno fertile in cui svilupparsi:
in famiglia, nel gruppo classe, nel gruppo dei pari.
Perché pochi soggetti prendono le parti della vittima?
4. I “bullismi” e le loro molteplici cause
Vi sono forse modelli educativi che implicitamente
insegnano ai ragazzi a farsi i fatti loro quando c’è
un contrasto tra due persone se non addirittura a
prendere le parti del più forte.
Non è forse una esperienza quotidiana dei bambini
come degli adulti constatare l’impunità dei
prepotenti?
Quali risorse ha il singolo per contrastare il potere che
il bullo ha nei confronti della vittima quando la
maggioranza della classe, e la stessa istituzione
scolastica non condannano apertamente quei
comportamenti?
5. I “bullismi” e le loro molteplici cause
Ecco allora che il bullismo da fenomeno circoscritto a
due individui (il bullo e la vittima) può essere letto
prima come fenomeno di gruppo e in ultimo come un
fenomeno culturale, espressione di una società in cui,
di fatto, sono dominanti i valori della sopraffazione e
dell’arbitrio del più forte sul più debole, in cui i
modelli vincenti spesso veicolati anche attraverso i
mass media, sono quelli dell’arroganza e del non
rispetto per l’altro.
6. Bullismo come abuso di potere
Sono state proposte molteplici definizioni.
L’essenza del bullismo risiede nell’essere “una forma
di aggressione che implica un sistematico abuso di
potere”.
La matrice del bullismo è quindi di tipo relazionale:
un soggetto si avvale del proprio potere per infliggere
un danno ad un soggetto più debole, non in
condizione di difendersi, allo scopo di affermare il
proprio dominio sull’altro.
7. Bullismo come abuso di potere
Il bullismo non va quindi confuso con
- qualsiasi atto aggressivo
- comportamento delinquenziale
L’essenza del bullismo risiede, per così dire, nel suo
carattere relazionale e la motivazione principale per il
soggetto prevaricante è quella di affermare il proprio
dominio sull’altro nell’ambito delle proprie relazioni
interpersonali.
8. Bullismo come abuso di potere
I vantaggi che i comportamenti di bullismo arrecano
al prevaricatore raramente sono di natura materiale,
più spesso sono di natura simbolica.
Il vantaggio più evidente per il bullo è l’accrescimento
del proprio status all’interno del gruppo.
Si spiega così, ad esempio, perché i comportamenti di
prevaricazione a scuola avvengono quasi sempre in
presenza di un pubblico
9. Bullismo come abuso di potere
Ecco allora che il bullismo da fenomeno circoscritto a
due individui (il bullo e la vittima) può essere letto
prima come fenomeno di gruppo e in ultimo come un
fenomeno culturale, espressione di una società in cui,
di fatto, sono dominanti i valori della sopraffazione e
dell’arbitrio del più forte sul più debole, in cui i
modelli vincenti spesso veicolati anche attraverso i
mass media, sono quelli dell’arroganza e del non
rispetto per l’altro.
10. Bullismo e clima scolastico
Clima scolastico
è qualcosa che un alunno o un insegnante avverte
vivendo giorno per giorno nella propria scuola. Ha a
che fare con l’atmosfera che si percepisce, con la
qualità dei rapporti umani fra gli alunni, fra i docenti
e tra docenti e alunni, con il sistema di regole
implicite che permea l’istituzione scolastica.
school ethos (K. Rigby)
un insieme di atteggiamenti individuali e di credenze
relative a come ci si comporta nella scuola, propri sia
degli alunni che degli insegnanti, fortemente radicati
nella mentalità della scuola e difficili da estirpare.
11. Bullismo e clima scolastico
Un clima scolastico negativo può favorire i
comportamenti di bullismo a scuola che a loro volta
divengono un indice di un negativo clima scolastico.
Un antidoto ad una atmosfera scolastica negativa è
dato dalla realizzazione di un rapporto fiduciario tra
alunni ed insegnanti, esigenza questa che costituisce
una delle aspettative fondamentali degli alunni nei
confronti della scuola.
12. Bullismo e clima scolastico
Risultati delle ricerche = quadro negativo
Nei primi studi (fine anni ’90):
- raramente le vittime si rivolgevano agli insegnanti
per chiedere loro sostegno quando avevano subito
delle prepotenze dai compagni
- bassa frequenza con cui i docenti discutevano coi
bulli in merito ai loro comportamenti di prevaric.
- Quale che sia la reale motivazione, i bulli hanno
sperimentato la piacevole sensazione dell’impunità e
ricevuto quindi un implicito incoraggiamento a
perpetrare il loro comportamento vincente.
13. Bullismo e clima scolastico
Ricerche anni successivi = confermano i risultati
- le vittime di prepotenza tendevano a parlare delle
prepotenze subite a scuola più con i genitori che con
gli insegnanti.
- Il dato più allarmante: “non ne parlo con nessuno!”
- solo il 2% degli intervistati dichiara che l’intervento
dei docenti si è rivelato utile per risolvere il problema.
- 20% dei ragazzi che avevano subito prepotenze a
scuola, dichiara di essersi assentato da scuola per
timore delle prevaricazioni
14. Bullismo e clima scolastico
Molti ragazzi subiscono prevaricazioni dai compagni e
gli insegnanti non rappresentano di solito un punto di
riferimento per le vittime
La situazione può essere diversa da istituto a istituto
e questo dipende proprio da un diverso clima
scolastico.
Lievemente migliore è il rapporto con i compagni di
classe.
15. Bullismo e clima scolastico
I bulli sono piuttosto soddisfatti delle loro relazioni
con i compagni, a differenza delle vittime e dei bulli-vittima
che le valutano in modo negativo.
La tendenza a sopravvalutare le proprie abilità sociali
è tipica dei bulli e questo potrebbe spiegare il perché
di questa percezione di sé così positiva.
Questa convinzione li sostiene però nel ritenere il loro
comportamento adeguato al contesto, vincente; per
questo motivo i bulli trovano pochi motivi per
modificare la propria condotta.
16. Bullismo e clima scolastico
L’insieme dei dati presentati, proiettati sulla intera
popolazione studentesca, fornisce un quadro grave
della situazione.
Quali esperienze sociali ed umane hanno
quotidianamente i ragazzi nell’ambiente scolastico?
Quali modelli di vita sociale hanno appreso negli anni
della scuola?
E’ in gioco la credibilità della istituzione scolastica
come agenzia formativa per il cittadino di domani.
17. Bullismo e clima scolastico
Risultati delle ricerche = quadro negativo
Nei primi studi (fine anni ’90):
- raramente le vittime si rivolgevano agli insegnanti
per chiedere loro sostegno quando avevano subito
delle prepotenze dai compagni
- bassa frequenza con cui i docenti discutevano coi
bulli in merito ai loro comportamenti di prevaric.
- Quale che sia la reale motivazione, i bulli hanno
sperimentato la piacevole sensazione dell’impunità e
ricevuto quindi un implicito incoraggiamento a
perpetrare il loro comportamento vincente.
18. contesto sociale e comportamenti devianti
Rapporto tra il bullismo a scuola e le esperienze
vissute da un ragazzo nel proprio quartiere.
E’ difficile immaginare che lo esperienze scolastiche
non ne siano influenzate e che i ragazzi non tendano
ad assimilare gli stili di comportamento prevaricante
diffusi in quel contesto sociale.
19. contesto sociale e comportamenti devianti
Un dato: un elevato numero di soggetti dichiara di avere fatto
prepotenze rispetto al numero di soggetti che ha subito prepotenze
Due considerazioni
- essendo i comportamenti di prevaricazione così
diffusi in certi contesti a rischio, è più “normativo”
ritrovarsi nei panni del prepotente che in quelli della
vittima
- l’immagine così negativa che i ragazzi tendono a
fornire di sé in una fase così delicata del loro
sviluppo, potrebbe radicarsi ai livelli più profondi della
personalità e costituire una caratteristica stabile della
propria identità.
20. contesto sociale e comportamenti devianti
Il rapporto tra bullismo e delinquenza
Studi longitudinali hanno evidenziato come la probabilità di
incorrere in problemi con la giustizia al compimento della
maggiore età è molto maggiore nei ragazzi che si sono
comportati da bulli a scuola rispetto ai loro compagni.
Non disponiamo in Italia di studi longitudinali di
questo tipo.
Ridimensionando la gravità delle loro condotte,
possono viverle come comportamenti “normativi”,
estendendo questa percezione anche ai comportamenti di
prevaricazione a scuola.
21. contesto sociale e comportamenti devianti
Essi ricorrono più spesso a meccanismi di
disimpegno morale, la cui funzione è di legittimare
l’azione deviante agli occhi dell’attore stesso,
consentendogli di infrangere principi e norme
comunemente condivisi, senza sperimentare i vissuti
di autocolpevolizzazione che potrebbero derivarne.
22. contesto sociale e comportamenti devianti
Un altro aspetto del legame tra bullismo e contesto
riguarda la qualità delle esperienze vissute nel
quartiere.
I bulli vivono esperienze nel quartiere diverse dai loro
compagni e ne hanno anche una diversa percezione.
Riferiscono di essere stati spesso coinvolti in
situazioni a “rischio”, sia come vittime, sia come
semplici testimoni; di essere stati minacciati da
sconosciuti, di essersi trovati da soli in luoghi ritenuti
pericolosi, di avere avuto l’offerta di acquistare droga,
di essere stati coinvolti in incidenti stradali.
23. contesto sociale e comportamenti devianti
Al tempo stesso, coerentemente con le esperienze da
loro vissute, i bulli percepiscono il quartiere dove
abitano in modo più violento dei loro compagni e sono
più “sensibili” nel registrare la presenza di pratiche
illegali come abusivismo edilizio, spaccio di droga,
presenza di micro e macrocriminalità.
Come interpretare questo legame tra esperienza,
vissuta o percepita, nel contesto urbano e il
coinvolgimento in episodi di bullismo a scuola?
24. contesto sociale e comportamenti devianti
L’osservazione prolungata della violenza nel contesto
urbano promuove standard interni di comportamento
la cui funzione è di giustificare il ricorso a condotte
violente ed illegali.
Questo non significa però che i ragazzi coinvolti in
episodi di bullismo a scuola diverranno individui
antisociali.
Ciò può essere in parte vero, limitatamente a quei
soggetti che abbandonano la scuola
E noto infatti che la quasi totalità degli autori di reato
in età minorile sono drop-outs.
25. contesto sociale e comportamenti devianti
Nel caso di ragazzi che continuano a frequentare
regolarmente la scuola, la persistenza dei comportamenti
di prevaricazione va forse letta in altro modo.
Essi condividono con i loro coetanei drop-outs la credenza
che la violazione di norme morali e civiche sia un
comportamento normativo della vita sociale e politica.
Anch’essi crescono accompagnati da una rappresentazione
dei rapporti tra le persone nel quartiere e in altri ambiti
della vita sociale contrassegnata da abusi di potere e dalle
prevaricazioni dei forti verso i più deboli.
26. contesto sociale e comportamenti devianti
Solo una parte dei bulli a scuola subirà la deriva verso
comportamenti delinquenziali.
Un’alta parte continuerà il proprio percorso di crescita
con la convinzione che la società è corrotta, che è
norma violare le regola, che queste violazioni non
sono poi così gravi e che i comportamenti prevaricanti
sono adattivi rispetto al contesto.
Saranno forse i “potenti” di domani?