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J. Piaget (1896-1981) 
(1923) Il linguaggio e il pensiero nel fanciullo 
Linguaggio egocentrico = per se stesso 
Espressioni ellittiche e predicative 
Tasso del 50% in età prescolare 
Ling. autistico monologo collettivo ling. socializzato 
L.S. Vygotskij (1896-1934) Pensiero e linguaggio (1934) 
Pensiero-linguaggio 
Funzione indifferenziata 
Evidenze: 
aumenta in situazioni difficili 
diminuisce in solitudine 
Interiore 
Senza voce 
Funzione direttiva 
Socializzato 
Vocale 
Funzione comunicatica
Piaget (1923) Il linguaggio e il pensiero nel fanciullo 
Cap.I Le funzioni del linguaggio di due bambini di sei anni 
Lev e Pie, sono seguiti per un mese in classe, registrando tutte le loro produzioni 
verbali che vengono segmentate in unità e classificate in categorie, tra le quali il 
MONOLOGO COLLETTIVO (egocentrico). Il COEFFICIENTE DI LINGUAGGIO 
EGOCENTRICO, cioè la percentuale di linguaggio “per se stessi”, rispetto al totale 
delle produzioni linguistiche, è 0,47 e 0,43 rispettivamente e l’anno dopo scende alla 
metà circa. 
Mentre l’adulto che pensa socialmente è impegnato in una continua discussione 
mentale, il bambino “non si chiede quasi mai se sarà compreso” (p.39). Il linguaggio 
egocentrico è una manifestazione del pensiero autistico (E. Bleuler) non controllato e 
risponde a una logica intuitiva e sincretica. 
Cap.II La misura del linguaggio egocentrico negli scambi verbali con l’adulto e in quelli 
dei bambini tra loro (aggiunto nella terza edizione del 1947) da leggere 
Cap.III I tipi e gli stadi di conversazione tra bambini dai 4 ai 7 anni 
I bambini di questa età “sono insensibili alla contraddizione” finché “verso i 7-8 anni … 
possiamo situare l’apparizione nel bambino di uno stadio logico, durante il quale si 
generalizza il fenomeno della riflessione, se si intende con Janet per riflessione la 
tendenza a unificare le credenze e le opinioni, a sistematizzarle per evitarne le 
contraddizioni.” (p.115)
Cap.IV Comprensione e spiegazione tra bambini a 6-8 anni 
Tecnica di leggere una storia a un bambino e fargliela ripetere a un altro 
bambino (mancanza di nessi causali, assenza di ordine nei racconti e 
giustapposizione), o una spiegazione su oggetti meccanici (siringa, 
rubinetto): verso i 7 anni compare un maggiore sforzo di obiettività, per 
capire e farsi capire. 
Cap.V Particolarità della comprensione verbale tra 9 e 11 anni 
Comprensione dei proverbi. Sincretismo del pensiero: carattere non 
discorsivo, dalle premesse alle conclusioni, schemi di fantasia e di analogia, 
sicurezza senza tentativi di dimostrazione. 
Cap.VI Le domande di un bambino di 6 anni 
Tipi di perché: spiegazione causale, motivazione e giustificazione. Realismo 
intellettuale “per il bambino il nome è ancora unito alla cosa stessa” (p.232). 
Artificialismo e finalismo. Realismo nominale (p.255).
VVyyggoottsskkiijj ((1199334)) MMyyššlleenniiee ii rreečč ((TThhiinnkkiinngg aanndd SSppeeeecchh)) 
II IIll pprroobblleemmaa ee iill mmeettooddoo dd’’iinnddaaggiinnee 
IIll lliinngguuaaggggiioo nnoonn èè llaa vveessttee ddeell ppeennssiieerroo.. LL’’uunniittàà aaddeegguuaattaa aalllloo ssttuuddiioo ddeell rraappppoorrttoo 
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IIIIII IIll pprroobblleemmaa ddeelllloo ssvviilluuppppoo ddeell lliinngguuaaggggiioo nneellllaa tteeoorriiaa ddii WW.. SStteerrnn ((11887711--11993388)) 
IIVV LLee rraaddiiccii ggeenneettiicchhee ddeell ppeennssiieerroo ee ddeell lliinngguuaaggggiioo 
SSoonnoo ddiiffffeerreennttii.. IIll lliinngguuaaggggiioo ccoonn llaa ssuuaa vvooccaalliittàà hhaa llaa ffuunnzziioonnee eesspprreessssiivvaa ddeellllee 
eemmoozziioonnii ddeeii vveerrssii ddeeggllii aanniimmaallii;; iill ppeennssiieerroo hhaa aa cchhee ffaarree ccoonn lloo ssvviilluuppppoo ddeeii 
ccoonncceettttii.. 
VV IInnddaaggiinnee ssppeerriimmeennttaallee ssuulllloo ssvviilluuppppoo ddeeii ccoonncceettttii 
CCoonn iill tteesstt ddii LL..SS.. SSaacchhaarroovv,, iinnddiivviidduuaa llee ttaappppee ddeellllaa ccllaassssiiffiiccaazziioonnee:: ddaall ppeennssiieerroo ppeerr 
ccoommpplleessssii,, ffiinnoo aaggllii PPSSEEUUDDOOCCOONNCCEETTTTII cchhee ccoorrrriissppoonnddoonnoo aall ssiiggnniiffiiccaattoo ddeellllee 
ppaarroollee ddeeggllii aadduullttii ssoolloo aappppaarreenntteemmeennttee,, ppeerrcchhéé mmaannccaa iill SSIISSTTEEMMAA GGEERRAARRCCHHIICCOO 
ssootttteessoo aaii ccoonncceettttii.. 
VVII RRiicceerrccaa ssuulllloo ssvviilluuppppoo ddeeii CCOONNCCEETTTTII SSCCIIEENNTTIIFFIICCII nneellll’’eettàà pprreessccoollaarree 
RRiipprreennddee llaa ccrriittiiccaa aa PPiiaaggeett.. RReellaazziioonnee ffrraa aapppprreennddiimmeennttoo ee ssvviilluuppppoo ee ccoonncceettttoo ddii 
aarreeaa ddii ssvviilluuppppoo pprroossssiimmoo..
L’esperimento critico di Vygotskij sul linguaggio egocentrico 
(in Pensiero e linguaggio, 1934, cap. VII, pp.359-62) 
IPOTESI 
Se il linguaggio egocentrico è per se stesso, l’isolamento dovrebbe 
aumentarne il coefficiente, se invece è ancora troppo 
indifferenziato dal linguaggio sociale, allora dovrebbe diminuire 
I mettendo il bambino in situazione sociale con altri bambini sordomuti o 
che parlano una lingua diversa, senza L’ILLUSIONE DI ESSERE 
COMPRESO, il coefficiente di ling. eg. scende di 8 volte o si annulla 
II l’eliminazione del MONOLOGO COLLETTIVO (con bambini 
sconosciuti, da solo, anche lo sperimentatore se ne va) fa cadere il 
coefficiente di ling. eg. che scende di 6 volte 
III rendendo impossibile la VOCALIZZAZIONE (grande stanza 
rumorosa e distanza fra il soggetto e gli altri) diminuisce di 5,4 volte
Linguaggio egocentrico, interiore e socializzato 
Secondo Piaget (1923) 
Il COEFFICIENTE di linguaggio egocentrico è la percentuale di espressioni 
ellittiche e predicative prodotte dal bambino sul totale della produzione verbale 
osservata e diminuisce con l’età 
Le CARATTERISTICHE STRUTTURALI del linguaggio egocentrico 
(mancanza del soggetto, insufficienza di informazioni per risultare 
comprensibile ad un altro, accompagnamento di gesti) si accrescono tra i 3 e i 7 
anni (risultati di Piaget, 1923) 
Secondo Vygotskij 
In questo arco di tempo dal LINGUAGGIO indifferenziato (per gli altri, sociale 
ma non sempre comunicativamente efficace) si differenziano 
il LINGUAGGIO EGOCENTRICO (per sé), transitorio, che in seguito perde la 
componente vocale diventando LINGUAGGIO INTERIORE, silenzioso e 
muto, mentre il LINGUAGGIO SOCIALIZZATO diviene più esplicito e 
consapevole 
La FUNZIONE del linguaggio egocentrico nell’infanzia è quella di favorire 
l’orientamento mentale, la presa di coscienza, il superamento degli ostacoli, la 
riflessione e il pensiero, funzione svolta dal linguaggio interiore nell’adulto
Piaget e Vygotskij. Un incontro mancato? Postumo? 
Fecondo. 
Nel 1929 al IX congresso internazionale di psicologia a New Haven, Vygotskij 
presentò assieme a Lurija una comunicazione sul linguaggio egocentrico (The 
function and the fate of egocentric speech), nella quale si criticava la teoria 
piagetiana (Vygotskij tuttavia non partecipò personalmente al congresso). 
Nell’edizione americana 1962 di Pensiero e linguaggio e nella traduzione italiana 
Giunti compare un’Appendice (Comments on Vygotsky’s critical remarks) in cui Piaget 
si dichiara d’accordo con molte delle critiche di Vygotskij, ma sostiene di non averne 
saputo nulla a suo tempo. Pure, aveva scritto una Prefazione alla traduzione russa in un 
unico volume del libro del 1923 e di Giudizio e ragionamento nel fanciullo, del 1924, 
curata da Vygotskij nel 1932. 
L’unico articolo di Vygotskij pubblicato in inglese nel 1929 sul Journal of Genetic 
Psychology è intitolato The problem of the cultural development of the child e non 
tratta il tema del linguaggio egocentrico. Un estratto del cap. VII del libro del 1934 fu 
pubblicato con il titolo Thought and speech nel 1939 dalla rivista Psychiatry. 
La riconsiderazione del ruolo dell’interazione sociale, con gli adulti e con i 
coetanei, nel cap.II del libro di Piaget (1947), e la migliore articolazione del 
concetto di egocentrismo devono qualcosa allo psicologo russo scomparso?
1934 PENSIERO E LINGUAGGIO 
Il RAPPORTO TRA PENSIERO E LINGUAGGIO è stato studiato 
isolando i due processi e poi cercando invano di rimetterli in relazione 
Secondo Vygotskij hanno RADICI GENETICHE (cap.IV) differenti: 
- il LINGUAGGIO nella COMUNICAZIONE come ESPRESSIONE DI 
EMOZIONI 
- il PENSIERO nella CONCETTUALIZZAZIONE che attraversa diversi 
STADI (cap.V) 
L’unità di analisi dei rapporti tra pensiero e linguaggio è il 
SIGNIFICATO DELLA PAROLA 
Il linguaggio non è specchio né veste del pensiero; il pensiero si 
realizza e si incarna nella parola mediante un processo dinamico
Lo studio della formazione dei concetti 
Vygotskij distingue 
-RIFERIMENTO all’’oggetto o SIGNIFICAZIONE e 
-SIGNIFICATO vero e proprio (concettuale), il cui processo di 
sviluppo spiega le osservazioni piagetiane sul linguaggio usato 
imitativamente nel contesto, ma senza che le parole veicolino il 
significato adulto. 
Lo PSEUDOCONCETTO a tre anni può coincidere con il concetto adulto 
nel RIFERIMENTO (e ciò consente la comprensione verbale reciproca) ma 
non nel SIGNIFICATO: il bambino pensa la stessa cosa mediante 
operazioni intellettive diverse. 
Il CONCETTO ““SCIENTIFICO”” appreso a scuola è più avanzato del 
CONCETTO SPONTANEO. La PRESA DI COSCIENZA del concetto 
coincide con la sua APPARTENENZA A UN SISTEMA GERARCHICO.
METODO DELLA 
DOPPIA 
STIMOLAZIONE di 
Sacharov-Vygotskij, poi 
Test di Hanfmann-Kasanin: 
22 pezzi di 5 colori, 6 
forme e 2 misure (grandi e 
piccoli), di diversa altezza o 
spessore. Sul fondo hanno 
4 etichette (parole senza 
senso: sev, mur, fik, lag)
Kurt Goldstein 
(1878-1965) 
Object sorting test di 
Goldstein e Scheerer
La formazione dei concetti 
J.S. Bruner (1956) A study of 
thinking. Strategies and 
categories. 
Materiale: 81 cartoncini, 
combinazione di 4 attributi 
(forma, colore, numero e cornice) 
con 3 valori ciascuno.
a 3 anni il bambino 
costruisce una torre 
In seguito può, ad esempio, 
classificarli in base agli 
attributi alto/basso e 
grande/piccolo, ma lo 
sperimentatore gli mostra 
che sotto ai blocchi di un 
gruppo non c’è la stessa 
etichetta….. 
Chiedendo di raggruppare i pezzi 
che stanno bene insieme….
INCLUSIONE LOGICA e uso dei quantificatori secondo Piaget 
“Ci sono più margherite o più fiori?” il bambino preoperatorio 
sbaglia (critica a Piaget: la domanda non è pertinente) 
Nel raggruppamento delle operazioni di classificazione semplice, per esempio, i 
rapporti di inclusione tra le classi incluse A (margherite) e A’(rose) e la classe 
includente B (fiori) sono: A+A’=B, B-A=A’ ecc. e permettono l’uso corretto dei 
quantificatori: “Tutte le margherite sono fiori” ma solo “alcuni fiori sono margherite”.
L.S.Vygotskij (1934) Pensiero e linguaggio, cap. VI 
“il bambino formula meglio cos’è la legge d’Archimede che 
ciò che è un fratello” (p.218) 
CONCETTI SCIENTIFICI 
Istruzione formale 
sviluppo dall’alto in basso, 
dall’astratto al concreto, 
promuovono la 
consapevolezza 
CONCETTI SPONTANEI 
Esperienza personale 
sviluppo dal basso in alto, 
dall’esperienza concreta 
all’uso astratto, 
preparano all’apprendimento 
come comprensione effettiva 
La formazione psicologica trasforma concetti spontanei, 
della psicologia ingenua, in concetti scientifici?
L.S.Vygotskij (1934) Pensiero e linguaggio, cap. VI 
LINGUA MATERNA 
LINGUAGGIO ORALE 
Padronanza dei significati 
senza presa di coscienza 
LINGUA STRANIERA 
LINGUAGGIO SCRITTO 
Struttura gerarchica dei concetti e 
dei significati, regole sintattiche 
Il linguaggio scritto “è un linguaggio nel pensiero, nella rappresentazione … 
deve astrarre dall’aspetto sensoriale … è un linguaggio senza interlocutore … 
è l’algebra del linguaggio” (Pensiero e linguaggio, pp.257-8) 
Studiare la psicologia generale rispetto alla psicologia ingenua, del senso 
comune (folk psychology), è come imparare a scrivere la propria lingua?
Cap.VII Varietà funzionale del linguaggio nel monologo e nel dialogo 
Nel LINGUAGGIO SCRITTO (per un INTERLOCUTORE ASSENTE) il 
pensiero è espresso dai significati formali delle parole impiegate, la sintassi è 
articolata e il discorso verboso 
Nel LINGUAGGIO ORALE (tra INTERLOCUTORI PRESENTI, legati da una 
relazione) si comunica mediante l’’intonazione e la percezione immediata della 
situazione; la sintassi è predicativa e il discorso abbreviato (come nel 
linguaggio egocentrico per se stessi) 
All’attività verbale complessa del linguaggio scritto, consapevole e 
intenzionale, si contrappone la rapidità del dialogo, che è un 
linguaggio di reazioni immediate 
Il LINGUAGGIO INTERNO è la minuta (brutta copia) mentale, sempre 
caratterizzato dalla predicatività e dalla condensazione, perché l’omissione del 
soggetto psicologico è la regola: sappiamo sempre di che si parla e il “chi” è 
sempre sottinteso, fino alla scomparsa dell’aspetto fonetico e al rilievo 
dell’aspetto semantico
IL TORMENTO DELLA PAROLA 
Il linguaggio interno è un piano speciale del pensiero verbale che 
media il rapporto dinamico fra pensiero e parola 
Come il linguaggio interno non è il linguaggio esterno meno il suono, 
così il passaggio dal linguaggio interno a quello esterno è una 
trasformazione dinamica complessa 
Come nel sistema di Stanislavskij, dietro la battuta dell’attore c’è un 
sottotesto di pensieri che a loro volta dipendono dalla sfera del 
desiderio e della motivazione, dal retroscena reale affettivo-volitivo 
Il pensiero verbale è il risultato del superamento delle difficoltà di 
espressione, di una mediazione interna che va dalla motivazione al pensiero, 
alla sua formulazione nel linguaggio interno e poi nei significati delle parole
Cap.VII 
Lo studio del linguaggio egocentrico è la chiave per lo 
studio della natura psicologica del linguaggio interno 
La sua frammentarietà e abbreviazione non è un 
semplice passaggio allo stile telegrafico 
La tendenza alla PREDICATIVITÀ DELLA SINTASSI si 
verifica nelle risposte e quando il soggetto dell’ enunciato è 
già noto, condiviso, presente nel pensiero dell’interlocutore 
Dialogo tra Kitty e Levin in Anna 
Karenina di Tolstoj: 
Levin Q V M R: Q N P E, Q S A O M? 
Kitty A I N P R A - C V P D E P Q C F 
Se due persone danno un significato diverso alle parole o hanno punti 
di vista opposti lo scambio verbale è comico, come un dialogo fra sordi
Cap. VII Semantica ddeell lliinngguuaaggggiioo iinntteerrnnoo 
Nel linguaggio interno il SENSO prevale sul SIGNIFICATO 
Il SENSO è l’insieme di tutti i fatti psicologici che compaiono nella coscienza 
grazie alla parola, è dinamico e dipende dal contesto 
Il SIGNIFICATO della parola secondo il vocabolario è stabile e 
indipendente dal contesto 
La PAROLA assimila senso dal contesto e il suo significato si allarga 
Tendenza alla fusione e combinazione delle parole e dei concetti 
Confluenza di sensi diversi in una sola parola, negli idiomi, nel gergo di 
persone che vivono la stessa vita e nel dialetto interno dai significati 
intraducibili 
In-fluenza del senso, letterale e figurata 
I sensi si riversano l’’uno nell’’altro, come in alcuni titoli di opere letterarie 
(Es: Anime morte di Gogol)
VOCALE 
NON 
VOCALE 
VERBALE 
PARALINGUISTICO 
EXTRALINGUISTICO 
CINESICO 
PROSODICO LINGUISTICO 
NON 
LINGUISTICO 
•MIMICA FACCIALE 
•SGUARDO (direzione, durata, reciprocità, 
fissazione oculare) 
•GESTI E POSTURA (gesticolazione, 
pantomima, emblemi, gesti deittici, gesti 
motori, postura del corpo) 
•PROSSEMICA E APTICA (territorialità, 
contatto corporeo, distanza spaziale) 
•CRONEMICA 
QUALITÀ VOCALI 
CODICE DELLA COMUNICAZIONE
RAPPORTO FRA SVILUPPO E APPRENDIMENTO 
SVILUPPO = cambiamento che si verifica in funzione del tempo 
MATURAZIONE = cambiamento per fattori biologici della specie 
APPRENDIMENTO = cambiamento che si manifesta in un 
individuo per effetto dell’esperienza 
Secondo la TEORIA DI PIAGET l’apprendimento segue lo 
sviluppo, deve attendere i prerequisiti necessari; 
secondo la TEORIA DI VYGOTSKIJ l’istruzione mette in 
moto lo sviluppo, anticipandolo.
Jean Piaget (Neuchâtel 1896-1980) 
LA FAMIGLIA
Il lavoro
L’osservatore 
Il teorico
La tassonomia dei molluschi. 
Piaget (1952) scrive che l'abitudine all'osservazione empirica lo protesse "dal demone della 
filosofia". Con il suo professore di storia naturale Paul Godet (1836-1911), malacologo entro il 
sistema linneano, studiò un gastropode, la Limnaea stagnalis, varietà lacustris. La variabilità delle 
caratteristiche della conchiglia e del corpo, nelle acque profonde e piene di correnti dei grandi laghi 
svizzeri, pone il problema delle specie. Evoluzione e adattamento all'ambiente neo-lamarckiano, 
attenzione all'agitazione delle acque e all'acclimatazione (in acquario): per “caratteri biologici” 
intende le abitudini dei molluschi in acque basse e in quelle profonde. 
Precocità scientifica di Piaget e interesse per la storia naturale: primo articolo del 1907 sul 
passero albino. 
1910-1915 frequenta gli “Amici della natura”, club o società di ragazzini, con soprannomi (P. era 
Tardieu), periodiche relazioni su tema, seguite da discussioni verbalizzate. Tra gli autori più 
discussi, il biologo Felix Le Dantec (1869-1917), lamarkiano, materialista monista e determinista. 
Dibattito con Roszkowski, studente polacco di Losanna, che definisce la specie Limnaea delle 
acque profonde con caratteristiche stabili ed ereditarie della anatomia interna ed è mutazionista 
(il citologo tedesco August Weismann (1834-1914) sostiene la separazione fra plasma germinale 
e soma che rende impossibile l'ereditarietà delle caratteristiche acquisite), mentre Piaget è 
gradualista, considera decisivo l'isolamento geografico (e quindi riproduttivo) nel tempo, e si 
basa sulle caratteristiche morfologiche della conchiglia, d'accordo con Bergson che la definizione 
dev'essere dinamica. Articolo del 1914 Le specie mendeliane hanno valore assoluto? 
1929 cientogenesi, concetto neo-lamarkiano di E. Drinker Cope (1840-1897), per indicare gli effetti 
ereditati del movimento.
Per una periodizzazione dei temi piagetiani 
I Gli anni venti e la Maison des Petits di Ginevra: dall’egocentrismo alla socializzazione del pensiero 
1923 (et collab.) Le langage et la pensée chez l'enfant, 1924 Le jugement et le raisonnement chez l'enfant, 1926 La 
représentation du monde chez l'enfant, 1927 La causalité physique chez l'enfant, 1932 Le jugement moral chez l'enfant 
II Lo stadio senso-motorio dalle osservazioni sui suoi tre bambini, Jaqueline, Laurent e Lucienne 
1936 La naissance de l’intelligence, 1937 La construction du réel, 1945 La formation du symbole chez l’enfant: 
imitation, jeu et rêve, image et représentation 
III La costruzione delle nozioni fisiche e matematiche 
1941 (avec B. Inhelder). Le développement des quantités chez l'enfant: conservation et atomisme1941 (avec A. 
Szeminska). La genèse du nombre chez l'enfant, 1946 Les notions de mouvement et de vitesse chez l'enfant, 1946 (et 
collab.) Le développement de la notion de temps chez l'enfant 
1947 La psychologie de l'intelligence 
1948 (avec B. Inhelder et A. Szeminska). La géométrie spontanée de l'enfant, 1948 (avec B. Inhelder). La représentation 
de l'espace chez l'enfant,1951 (avec B. Inhelder). La genèse de l'idée de hasard chez l'enfant 
IV Strutture logiche e processi figurativi della conoscenza (immagine e memoria) 
1955 (avec B. Inhelder). De la logique de l'enfant à la logique de l'adolescent: essai sur la construction des structures 
opératoires formelles, 1959 (avec B. Inhelder). La genèse des structures logiques élémentaires: classifications et 
sériations, 1966 (avec B. Inhelder, M. Bovet et al.) L'image mentale chez l'enfant: étude sur le développement des 
représentations imagées,1968 (avec B. Inhelder, H. Sinclair-De Zwart et al.). Mémoire et intelligence 
V Biologia, coscienza e equilibrazione (ritorno all’epistemologia) 
1967 Biologie et connaissance: essai sur les relations entre les régulations organiques et les processus cognitifs. 1974 
Adaptation vitale et psychologie de l'intelligence: phénocopie et sélection organique. 1974 (et coll.) La prise de 
conscience, 1975 L'équilibration des structures cognitives : problème central du développement.
Il progetto di 
Piaget 
Verificare la costruzione delle categorie kantiane e delle strutture 
logiche nel corso dello sviluppo. 
Dopo un’iniziale attenzione alla relazione sociale con i pari nello sviluppo come 
fonte di equilibrio del pensiero (1947), accentua il maturazionismo innatista. 
1955 Fondazione del Centre International d'Epistémologie 
Génétique, con il compito di indagare la genesi della conoscenza in 
una prospettiva interdisciplinare, in particolare tra la storia della 
logica del pensiero naturale e la ricerca psicologica 
Considerato un precursore del Cognitivismo, Piaget ha 
prodotto un sistema teorico che appare invecchiato per quanto 
riguarda l’opzione strutturalista e la problematica definizione 
del concetto di stadio di sviluppo 
Interpretazioni attuali: in chiave costruttivista (secondo Ernst von 
Glasersfeld, Jean Piaget è “il pioniere” della teoria costruttivista della 
conoscenza), della teoria della complessità, della embodied mind….
Lo sviluppo dell’intelligenza secondo Jean Piaget (1896-1981) 
STADIO SENSO-MOTORIO (fino a 18 mesi) 
Funzione simbolica, 
rappresentazione 
STADIO PREOPERATORIO (fino a 5-6 anni) 
Reversibilità 
Raggruppamenti e gruppi di 
operazioni (logica delle classi e 
delle relazioni) 
STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE (fino a 11-12 anni) 
Logica proposizionale 
Gruppo IRNC 
STADIO DELLE OPERAZIONI FORMALI
Il COSTRUTTIVISMO di Piaget nel rapporto organismo-ambiente 
ORGANIZZAZIONE( 
strutturale) 
“l’accordo del pensiero con 
se stesso” 
ASSIMILAZIONE 
Aspetto conservativo 
ADATTAMENTO 
(funzionale) 
“l’accordo del pensiero 
con le cose” 
ACCOMODAMENTO 
Aspetto innovativo
Dall’egocentrismo al decentramento cognitivo 
Secondo Piaget (1923) il bambino usa un linguaggio egocentrico, per se 
stesso, che scompare con la socializzazione (critica di Vygotskij 1934). 
Nel cap.II, aggiunto nel 1947, Piaget sostiene che il bambino è 
egocentrico perché non è capace di assumere mentalmente la prospettiva 
dell’altro, che occupa ad esempio una posizione nello spazio diversa dalla 
propria (perspective taking). In questo caso occorre superare la 
prospettiva egocentrica (epistemicamente) per effettuare un 
decentramento cognitivo. Piaget (e Inhelder, 1948, La rappresentazione 
dello spazio) usò con i bambini di Ginevra la prova delle tre montagne:
Cap II (aggiunto nella terza edizione del 1947) La misura del linguaggio egocentrico negli 
scambi verbali con l’adulto e in quelli dei bambini tra loro 
In Gespräche mit kindern i coniugi Katz (1928) riportano i dati di due bambini dal linguaggio 
precocemente socializzato, soprattutto con i genitori. L’allieva di Piaget, A. Leuzinger-Schuler 
trova il contrario nel figlio Hans di tre anni, che nei monologhi con lei è molto egocentrico, 
mostrando “un senso di presenza tale che parlare a se stesso o parlare a sua madre gli sembra 
tutt’uno” (p.52) in “un’atmosfera di comunione o di sintonizzazione”. Fra 3 e 4 anni aumenta 
il dialogo con gli altri bambini, che rimane egocentrico, mentre con l’adulto triplicano le 
domande e il tasso di egocentrismo diminuisce maggiormente, arrivando allo stesso 
coefficiente nei due casi. 
Da una statistica di 12.000 frasi, dove il coefficiente di egocentrismo diminuisce fra 3 e 7 anni, 
Piaget conclude che “la socializzazione del bambino si determina per due diverse vie, in 
funzione degli opposti atteggiamenti che egli adotta riguardo all’adulto e riguardo ai suoi 
coetanei” (p.66): 
1) con l’adulto instaura “un rapporto da inferiore a superiore” e ciò genera un atteggiamento di 
sottomissione intellettuale (gli fa delle domande); 
2) “Il compagno d’altra parte è simile all’io del bambino e nel contempo molto diverso. Simile 
perché è suo eguale in potenza e sapere, molto diverso tuttavia perché, proprio per essere 
situato allo stesso livello, non entra, come un adulto premuroso, nell’intimità dei desideri o 
nella prospettiva del suo proprio pensiero” e con i coetanei, suoi pari, il bambino può 
sperimentare “la discussione e lo scambio vero e proprio” (che genera conflitto socio-cognitivo 
e progresso intellettuale). 
“Si innestano qui tutti i problemi dell’educazione “attiva” e dell’educazione a base di autorità” 
(p.68)
I fattori causali del tasso di egocentrismo infantile 
La mamma di Hans non lo interrompeva per non “imporre un punto di vista che il 
bambino era capace di scoprire da solo più tardi” (p.57) mentre i Katz riportano scambi 
con il bambini “diretti dall’adulto stesso”, in una sorta di esame di coscienza serale. I loro 
risultati, così diversi, appaiono compatibili se si tiene conto del diverso grado di 
“interventismo dell’adulto” (p.69), poiché “il linguaggio infantile non dipende solo dallo 
sviluppo del bambino: dipende anche…dal tipo di rapporto sociale che il bambino 
instaura con l’adulto” (ib.). 
Piaget riprende da Alexander Lurija (per non citare Vygotskij!) il paragone fra linguaggio 
egocentrico del bambino e linguaggio interiore dell’adulto, che hanno la stessa funzione 
di assimilazione che ha il gioco simbolico “di fantasia” e “l’’egocentrismo consiste nel 
fatto che il soggetto non si differenzia sufficientemente dal mondo esterno ma proietta in 
esso i contenuti della sua soggettività” (p.73). 
FATTORE I Negli ambienti educativi che privilegiano il polo ludico dell’attività infantile 
si trova maggior egocentrismo verbale che in quelli che pongono il bambino “alle prese 
con la sperimentazione e con problemi propriamente scientifici”. 
FATTORE II Inoltre influiscono le relazioni del bambino con il suo ambiente sociale: 
relazioni con i coetanei e relazioni con gli adulti. “La comunanza di interessi che il 
bambino ha coi suoi compagni e l’interventismo degli adulti” (p.75) causano “la 
socializzazione del linguaggio e del pensiero”(p.76.
L’egocentrismo intellettuale 
L’EGOCENTRISMO VERBALE non è che un indice variabile, “dipendente dai fattori 
sociali esterni” mentre è più interessante l’EGOCENTRISMO DEL PENSIERO, 
l’atteggiamento epistemico di “assorbimento dell’io nelle cose e nelle persone, con 
INDIFFERENZIAZIONE del proprio e degli altrui punti di vista” (p.71). 
“Supponiamo un individuo ignorante, che abita fin dalla nascita in un villaggio sperduto 
tra i monti che egli abbraccia con lo sguardo ma dei quali non ha mai fatto il giro” 
(p.77): come un bambino di Neuchâtel che non riesce nella prova delle tre montagne! 
Questo individuo non sa di essere egocentrico ma vive in “una sorta di centrazione 
primaria del pensiero, una ‘innocenza dello spirito’ nel senso di una assenza di ogni 
relatività intellettuale e di ogni sistema razionale di riferimento” e allargare i propri 
orizzonti non aggiungerà semplicemente cognizioni nuove ma “cambierà il suo sistema 
di interpretazione; quello che era per lui un assoluto o un gruppo di nozioni centrali 
diventerà un semplice punto di vista in rapporto con altri punti di vista” (p.79).
L’egocentrismo sociale 
L’egocentrismo non è “costante e cosciente preoccupazione di sé” (p.82) come nel 
linguaggio comune, dove è sinonimo di isolamento egoistico, ma in senso epistemico 
designa “la confusione di soggetto e di oggetto nel corso di un atto di conoscenza in cui il 
soggetto si ignora lui stesso”, e allora non è in contraddizione con la socievolezza del 
bambino, poiché “tra gli altri e lui vi è identificazione e anche confusione più che 
differenziazione e reciprocità” (p.84). 
In età prescolare un bambino dice che ha un fratello, ma che suo fratello non ne ha, perché 
dalla sua prospettiva si ignora come soggetto, e quindi non si conta! 
“Sociabilità e egocentrismo non si escludono per nulla. Anzi, lo spirito egocentrico è molto 
più accessibile alle suggestioni ambientali e alla costrizione del gruppo che non lo spirito 
disciplinato dalla cooperazione: in quanto si ignora lui stesso, infatti, lo spirito egocentrico 
non giunge alla coscienza della sua personalità. Così vediamo che il bambino presenta il 
massimo della suggestibilità alla stessa età in cui presenta il massimo di egocentrismo: 
questi due caratteri diminuiscono con la socializzazione reale dell’individuo” (p.86). 
La suggestionabilità è associata con scarsa autocoscienza. 
L’egocetrismo è un narcisismo senza Narciso
Il pensiero autistico 
Eugen Bleuler (1857-1939), psichiatra svizzero 
Nel 1911 in Dementia Praecox oder Gruppe der Schizophrenien definisce il 
sintomo dell’autismo (dal greco autos, se stesso) come ritiro dalla realtà del 
mondo esterno nella vita di fantasia. 
Il termine “autismo” è usato da Piaget nell’accezione della “scuola svizzera” 
ed è stato ripreso per indicare una sindrome psicopatologica che compare 
nelle prime fasi dello sviluppo, l’autismo infantile precoce, poi autismo tout 
court. 
Oggi si parla di “disturbi dello spettro autistico” per un’ampia gamma di 
patologie di varia gravità, specialmente per quanto riguarda la 
compromissione della capacità di comunicazione verbale. I soggetti autistici 
con buone capacità linguistiche e intellettive (spesso settorialmente eccellenti, 
come gli mnemonisti o i calcolatori studiati da Binet e Lurija) sono etichettati 
entro la sindrome di Asperger.
Uscire dall’egocentrismo 
Attraverso la socializzazione reale dell’individuo : “la comprensione degli altri come la 
comprensione del mondo fisico presuppone due condizioni: prendere coscienza di sé 
come soggetto e distaccare il soggetto dall’oggetto in modo da non attribuire più al 
secondo i caratteri del primo; cessare di considerare il proprio punto di vista come il 
solo possibile e coordinarlo all’insieme di tutti gli altri. Adattarsi cioè all’ambiente 
sociale, come all’ambiente fisico, significa costruire un insieme di relazioni e collocarvi 
se stessi, grazie a una attività di coordinazione che implica la decentrazione e la 
reciprocità dei punti di vista” (pp.86-7). 
Il bambino rimane egocentrico con gli adulti perché sono “superiori e nello stesso tempo 
vicini a lui per la loro simpatia protettiva”, mentre “il coetaneo, in quanto individuo 
diverso insieme ed uguale, pone un problema nuovo: quello della distinzione continua 
dell’io e dell’altro e della reciprocità di queste due prospettive. Di qui il ruolo 
fondamentale della cooperazione tra eguali”, carattere “non interamente escluso fra 
adulti e bambini quando una educazione appropriata degli uni e degli altri riesce a 
respingere sullo sfondo il fattore di autorità e di superiorità” (p.87). 
La socializzazione reale del bambino implica stare con gli altri prendendo coscienza di 
sé e differenziandosi progressivamente da altri simili, suoi pari con cui può identificarsi 
e confrontarsi. Non favorisce il decentramento la relazione con altri superiori, se 
protettivi e autoritari, che sono molto diversi da sé ma svolgono la funzione di alter ego, 
prolungando i limitati poteri del bambino e influenzandone la suggestionabilità, in una 
relazione confusiva.
Secondo Piaget, il bambino socializza il suo pensiero grazie al 
confronto con i coetanei, suoi pari, che gli permette di acquisire la 
reciprocità dei punti di vista. Con gli adulti, superiori a lui, dai quali 
dipende, il bambino è compiacente: fa domande e imita il linguaggio 
delle risposte che gli danno, senza capirne il significato, anziché 
risolvere i problemi autonomamente, con la propria testa, in 
un’esperienza di scoperta attiva, da cui deriva il vero apprendimento-sviluppo. 
Solo se gli adulti si pongono in modo cooperativo e non autoritario, la 
relazione si colloca nell’area di sviluppo prossimo vygotskijana, in 
una relazione maestro-allievo, destinata ad essere superata. 
RELAZIONE SIMMETRICA, tra fratelli: 
se A è fratello di B anche B è fratello di A 
RELAZIONE ASIMMETRICA, tra genitore e bambino: 
Se A è madre o padre di B, B è figlio di A
Dal metodo dei test all’intervista clinica e al metodo critico 
A Parigi negli anni venti Piaget collabora alla standardizzazione dei 
test di Binet e nota alcuni errori frequenti da parte di bambini di 
certe fasce di età nel rispondere ad alcune domande, che gli 
suggeriranno una serie di indagini successive. 
Nelle ricerche della fase I adotta una sorta di intervista clinica, 
un colloquio verbale condotto secondo uno schema flessibile, 
che fa emergere il pensiero spontaneo del bambino evitando 
l’acquiescenza alle aspettative dell’adulto. 
Nelle ricerche della fase IV, Piaget torna a interrogare i bambini 
nell’età dell’egocentrismo, tra lo stadio preoperatorio e quello 
operatorio, di fronte a un materiale concreto, come quello relativo 
alle prove di conservazione delle quantità continue e discontinue.
Problema a tre termini (test di Burt) 
“Edith è più bionda di Suzanne, Suzanne è più bionda di Lili” 
Chi è più bionda? 
Chi è più bruna? 
è una domanda più facile di 
EDITH SUZANNE 
LILI 
E>S>L 
E>L 
L<E 
PIÙ BIONDA = MENO BRUNA 
MENO BIONDA = PIÙ BRUNA
PSICOLOGIA DELL’INTELLIGENZA (1947) 
Organizzazione dell’intelligenza (aspetto strutturale) 
Gli scambi con l’ambiente comportano “una forma o struttura che determina i vari circuiti possibili 
che si stabiliscono fra il soggetto e gli oggetti. L’aspetto conoscitivo della condotta sta appunto in 
questa sua strutturazione” (p.14). 
A tutti i livelli, da quelli più primitivi (gli adattamenti senso-motori”, p.14) a quelli superiori del 
pensiero, le funzioni conoscitive hanno qualcosa in comune, pur nell’eterogeneità delle strutture che 
si succedono, tendendo a un equilibrio sempre maggiore, cioè a un adattamento sempre più stabile. 
Si tende a riservare il termine intelligenza alle “forme superiori di organizzazione e di equilibrio delle 
strutture conoscitive”, ma tendono all’equilibrio anche “le strutture che derivano la propria 
formazione da percezione, abitudine e meccanismi senso-motori elementari”. 
I “tipi inferiori di adattamento conoscitivo e motorio” sono in continuità funzionale con le forme 
superiori del pensiero, strutture diverse e eterogenee, che si succedono secondo una “legge 
d’evoluzione” (p.16), gli stadi o forme successive di equilibrio” (p.20). 
L’intelligenza è “un sistema di operazioni viventi e attive”e “rappresenta il più alto grado di 
adattamento mentale” (p.16), ma le sue origini si confondono con quelle dell’adattamento biologico. 
Natura adattativa dell’intelligenza (aspetto funzionale) 
Definizione di adattamento = equilibrio fra l’azione dell’organismo sull’ambiente (assimilazione, 
assimilation) che dipende dalle condotte anteriori analoghe ed è “l’incorporazione degli oggetti negli 
schemi della condotta…la trama delle azioni suscettibili di essere attivamente ripetute” (p.17) e 
l’azione dell’ambiente sull’organismo (accomodamento, accomodation), che modifica i propri schemi 
(le proprie strutture mentali) per assimilare i nuovi stimoli.
Parallelismo tra esperienza della realtà fisica e sociale 
Il pensiero intuitivo è caratterizzato da un egocentrismo deformante, che sul piano 
sociale non si decentra in un sistema obiettivo, ed è fenomenico perché coglie 
solo l’apparenza percettiva della realtà fisica. 
“Per quanto sottomesso egli possa essere alle influenze intellettuali dell’ambiente 
il fanciullo le assimilerà sempre a suo modo; le deformerà senza accorgersene, per 
ridurle alla sua prospettiva, per il fatto stesso che non è in grado di distinguere la 
propria maniera di pensare da quella degli altri”. “Egli è dunque egocentrico 
perché privo di ogni consapevolezza del proprio soggettivismo, sia sul piano 
sociale che su quello fisico”: es. sa distinguere la sua mano destra, ma non 
indicare la mano destra dell’altro posto di fronte a lui. 
“In entrambi i casi l’egocentrismo intellettuale è dato da un difetto di 
coordinazione, da una mancanza d’ ‘aggruppamento’ dei rapporti con gli 
individui e con le cose”. “Poiché l’egocentrismo iniziale è il risultato di una 
indifferenziazione fra l’ego e l’alter il soggetto si trova esposto …a tutte le 
suggestioni e le costrizioni dell’ambiente e vi si accomoda senza alcuna 
possibilità di critica appunto perché non ha coscienza del personalismo in cui si 
muove” (p.192)
Logica e cooperazione 
Il pensiero preoperatorio è inconciliabile con “la formazione di rapporti sociali di 
cooperazione, fondamento indispensabile alla costruzione della logica”. Da una 
parte la cooperazione implica reciprocità fra individui capaci di differenziare i 
propri punti di vista in una “discussione condotta obiettivamente (donde hanno 
origine la decisione e la riflessione in quanto discussioni interiorizzate), ” 
dall’altra la logica ha “un carattere di obbligatorietà di cui sarebbe difficile 
contestare la natura sociale”. 
In questa fase”la pressione dell’ambiente esterno non basterà mai di per se stessa 
a generare la logica nello spirito del fanciullo”, può “ripetere le idee giuste” 
come un pappagallo, ma “non è possibile imparare dagli altri a ragionare 
correttamente se non si stabiliscono con essi i rapporti di simultanea reciprocità e 
differenziazione che sono dati solo da una coordinazione dei vari punti di vista” 
(p.193). 
”La logica accoglie regole e norme comuni e rappresenta una morale del pensiero 
imposta e sanzionata dall’ambiente esterno. Così l’obbligo di non cadere in 
contraddizione non è solo una necessità puramente condizionale o ‘imperativo 
ipotetico’, per chi voglia attenersi alle regole del gioco operatorio, ma diventa un 
vero imperativo morale ‘categorico’ per il fatto che è indispensabile ad ogni 
scambio intellettuale e alla cooperazione” (p.194).
Composizione di relazioni simmetriche ed egocentrismo 
Paolo ha un fratello, Stefano. Se gli si chiede: “Stefano ha un fratello?” 
il bambino preoperatorio risponde di no, perché “siamo soltanto in due” 
A 6-7 anni un bambino dice che ha un fratello, ma che suo fratello non ne 
ha, perché dalla sua prospettiva si ignora come soggetto, e quindi non si 
conta. 
Raggruppamento operatorio e cooperazione 
Gli scambi di pensiero e la cooperazione sono la condizione necessaria 
perché le operazioni possano essere raggruppate in un tutto coerente 
(condizione necessaria ma non sufficiente); ma “gli scambi di pensiero 
obbediscono a una legge d’equilibrio che corrisponde a sua volta a un 
aggruppamento operatorio giacché cooperare non è altro, in definitiva, 
che coordinare delle operazioni” (p.195):
La socializzazione del pensiero 
Nello scambio sincronico (del momento attuale) “accorgendosi, quando 
conversa, che i suoi pensieri possono essere contraddetti o incontrare 
l’approvazione di chi lo ascolta” il bambino scopre un complesso di attività 
mentali esterne, dei valori intellettuali, delle verità obbligatorie (idee belle e 
fatte ma anche criteri normativi di ragionamento). 
Nel periodo intuitivo preoperatorio, fino agli esordi di quello operatorio 
concreto, prevale l’assimilazione, il “centramento (centration) del pensiero, 
in funzione della propria attività, in opposizione all’aggruppamento 
(groupement) di tutti i rapporti in presenza: 
esempio della conservazione delle quantità discontinue, riconosciuta solo 
attraverso la messa in corrispondenza. 
Nel periodo operatorio concreto, invece, l’apparenza percettiva della fila 
che sembra più lunga perché le distanze fra i gettoni sono state aumentate, 
viene superata grazie alla reversibilità dell’operazione (azione mentale 
interiorizzata) e il bambino riconosce che i gettoni “sono lo stesso numero 
perché posso rimetterli come erano prima”, “non è stato tolto né aggiunto 
nulla” e la lunghezza è compensata dalla distanza fra i gettoni.
La conservazione delle quantità discontinue (gettoni) e del numero 
Corrispondenza biunivoca, 
percettivamente evidente 
Aumentando la distanza 
fra i gettoni, il bambino 
preoperatorio risponde 
che quelli della seconda 
fila sono di più perché 
la fila è più lunga o di 
meno perché più radi
Verso la “società della mente”? 
“Immaginiamo per un momento che un individuo eccezionalmente dotato, 
cambiando indefinitamente la propria maniera di considerare la realtà, riesca alla 
fine a coordinare da solo tutte le sue possibili prospettive in modo da assicurare il 
loro raggruppamento. Possiamo supporre che questo individuo, da solo, anche se 
avesse a disposizione tutto il tempo necessario per condurre un’esperienza 
abbastanza lunga, sarà in grado di ricostruire tutti i suoi punti di vista anteriori, 
cioè l’insieme dei rapporti percepiti in passato e che non percepisce più 
attualmente? Se così fosse egli non avrà fatto altro che stabilire uno scambio fra 
la successione dei propri differenti stati (fra i suoi stati successivi e diversi) 
avrebbe cioè consolidato i suoi ricordi e li avrebbe trasformati in linguaggio 
rappresentativo mediante un sistema di annotazioni stabilite attraverso delle 
continue convenzioni con se stesso. In definitiva avrebbe così realizzato una 
società fra i suoi diversi ‘io’” (pp.195-6) 
“Ogni scambio intellettuale fra gli individui fa pensare a una immensa partita a 
scacchi, giocata senza sosta, in cui ogni azione compiuta in un particolare settore 
comporta una serie di azioni complementari o equivalenti da parte del compagno 
di gioco e le leggi dell’aggruppamento rappresentano le diverse regole che 
assicurano la reciprocità ai giocatori e la coerenza della partita” (p.197)
Marvin Minsky (n.1927) matematico e ingegnere, tra i fondatori dell’intelligenza 
artificiale. Consulente di 2001 Odissea nello spazio e Jurassic Park. Nel 1951, 
Minsky costruì la prima macchina di apprendimento casuale a RETE NEURALE 
elettronica, lo SNARC. 
Seymour Papert (n.1928), matematico informatico, lavora da Piaget a Ginevra dal 
1959 e poi dal 1964 al MIT su bambini e computer, teorizzando l’importanza di 
artefatti per la costruzione della conoscenza, il che distingue il suo 
constructionism dal constructivism piagetiano. Ha costruito la prima versione del 
linguaggio di programmazione Logo (geometria della tartaruga, analoga al 
movimento nello spazio, che favorisce le applicazioni didattiche e può essere 
usato per muovere un piccolo robot, oltre che per disegnare). 
Pubblicano insieme il libro Perceptrons (1969), e al laboratorio di scienze 
cognitive del MIT creano una macchina con un braccio robotico, una 
videocamera e un computer capace di giocare con blocchetti da costruzione per 
bambini. È questa la fonte di idee per la teoria di The society of mind (Minsky, 
1985), intelligenza come prodotto dell’interazione di parti non intelligenti. Il 
seguito è The Emotion Machine: Commonsense Thinking, Artificial Intelligence, 
and the Future of the Human Mind (2006).
Verso il costruzionismo 
Blocchi da costruzioni (LEGO) 
Uso tematico di blocchi logici
M. Minsky
Percezione, memoria, pensiero: le linee K(nowledge)
Papert e il linguaggio LOGO
La società della mente (Adelphi, 1989) sembra un manuale di psicologia 
per logici e ingegneri. 
“Freud e Piaget osservarono che i bambini sembrano ricapitolare la storia 
dell’astronomia: Prima immaginano che il mondo sia centrato su di loro, e solo in 
seguito cominciano a vedersi in movimento all’interno di un universo stazionario, nel 
quale il corpo è solo un oggetto come tutti gli altri. Per raggiungere questo stadio ci 
vogliono molti anni e anche durante l’adolescenza i bambini continuano a migliorare la 
loro abilità nel figurarsi come le cose appaiano da altri punti di vista” (p.217) 
Le prove piagetiane di conservazione sono trattate in chiave di cambiamento 
nella “società-del-più”, quando compare un agente amministrativo (layer) 
superordinato, che fa la storia delle apparenze percettive e, se le conclusioni degli 
agenti ALTO e STRETTO confliggono, decide in base a ciò che dice ISOLATO
La conservazione delle quantità continue (liquidi) 
Dopo il travaso, il liquido in C è più stretto, quindi sembra di meno, ma 
anche più alto e quindi sembra di più del liquido in A, e il bambino 
preoperatorio risponde focalizzando un attributo percettivo (se la 
trasformazione avviene dietro uno schermo, risponde correttamente, 
Bruner 1966), che può variare senza accorgersi della contraddizione. 
Il bambino dello stadio operatorio concreto risponde che in realtà c’è la 
stessa quantità, perché altezza e larghezza si compensano, non è stato 
tolto né aggiunto niente e si può tornare indietro, ritravasando in B.
La conservazione dei liquidi (postpiagetiana)
La conservazione della sostanza (quantità continue)
Il décalage orizzontale della conservazione delle quantità continue 
massa 
peso 
volume
Lo sviluppo senso-motorio secondo Piaget (1936 La naissance de l’intelligence 
chez l’enfant, 1937 La construction du réel chez l’enfant). 
Costruzione delle grandi categorie dell’azione: oggetto, spazio-tempo e causalità 
Stadio età in mesi condotte e capacità 
I 1° mese esercizio dei riflessi (es. della suzione: assimilazione funzionale, 
generalizzatrice, ricognitiva) 
II 2-3 mesi primi adattamenti acquisiti e reazione circolare (concetto di 
J.M.Baldwin, 1861-1964) primaria (ripetizione per effetti sul corpo proprio) 
III 4-6 mesi reazione circolare secondaria (ripetizione per effetti sul mondo 
esterno) e procedimenti per far durare risultati interessanti (causalità magico-fenomenistica) 
IV 7-11 coordinazione intenzionale degli schemi (differenziazione mezzi-fine) 
e applicazione di schemi noti a situazioni nuove, ricerca dell’oggetto scomparso 
V 12-14 reazione circolare terziaria e scoperta di mezzi nuovi mediante 
sperimentazione attiva (condotte del supporto, della cordicella e del bastone) 
VI 15- 18 invenzione di mezzi nuovi mediante combinazione mentale 
(rappresentazione, funzione simbolica, imitazione differita, gioco simbolico), ritrova 
l’oggetto nascosto con spostamenti invisibili
Il concetto di schema di Jean Piaget (1968) 
All’origine dell’intelligenza nel bambino piccolo è il processo di 
formazione dello SCHEMA SENSO-MOTORIO come 
INTERIORIZZAZIONE DELL’AZIONE 
ORGANIZZAZIONE 
(Trasformazioni interne) 
AZIONI 
(Trasformazioni della realtà) 
INPUT 
Feedback delle azioni 
(Costruzione degli schemi) 
Feedback dei risultati 
(Costruzione delle funzioni rappresentative) 
Il cambiamento strutturale avviene grazie al feedback = informazione di ritorno 
sugli effetti dell’azione. La conoscenza dei risultati informa sulla correttezza della 
prestazione.
Dalla sperimentazione attiva per tentativi alla rappresentazione mentale anticipatoria 
Oss.162 Io dispongo, fuori del recinto e parallelamente al lato davanti al quale si trova Giacomina, un bastone di circa 
20 cm. che occupa circa la lunghezza di tre intervalli fra le sbarre…Il problema consiste nel far passare il bastone 
dall’esterno all’interno del recinto. 
1.Giacomina comincia con l’afferrare il bastone attraverso l’intervallo b, lo alza lungo le sbarre tenendolo 
orizzontalmente e parallelamente al lato del recinto, in maniera che più lo tira e meno il bastone si muove. Allora la 
bambina infila l’altra mano in c , ma mantiene il bastone orizzontale e non riesce a farlo passare. Alla fine abbandona 
l’oggetto. 
2.Giacomina ricomincia subito afferrando di nuovo il bastone in c. Ma, rialzandolo per caso, lo raddrizza un po’ 
imprimendogli una leggera obliquità. La bambina trae subito partito da ciò che scorge e passando la mano in c 
raddrizza il bastone sino a che sia abbastanza verticale da poter passare. Perché la bambina ha raddrizzato il bastone? 
E’ stato per previsione oppure ha semplicemente prolungato il movimento dovuto a un’indicazione fortuita, in modo 
da vedere cosa sarebbe accaduto? Il seguito delle prove depone piuttosto a favore di questa seconda interpretazione. 
(NI p.302) 
Oss. 178 Si ricorderanno i tentativi di Giacomina a 1;3 in presenza del bastone da far passar attraverso e sbarre del 
recinto (oss. 162). Ora avviene che lo stesso problema, proposto a Luciana a 1;1, dà luogo a una soluzione quasi 
immediata, in cui l’invenzione ha il sopravvento sul procedere per tentativi. La bambina è seduta davanti alle sbarre, 
contro le quali io poso la bacchetta disponendola orizzontalmente e parallelamente alla successione delle sbarre (a 
mezza altezza). Luciana la afferra nel punto mediano e tira senz’altro. Costatando l’insuccesso, allontana il bastone, lo 
raddrizza e lo fa passare in un attimo. …In seguito depongo il bastone a terra…Ricomincio con una bacchetta più 
lunga…mentre la sorella ha fatto lunghi sforzi, Luciana trae subito partito dal suo insuccesso ed impiega un 
procedimento che inventa lì per lì per semplice rappresentazione” (NI, p.332) 
Da notare le differenze individuali nell’età cronologica: Jaqueline a un anno e tre 
mesi mette ancora in atto condotte del V sottostadio, mentre Lucienne a un anno e un 
mese, mostra già condotte del VI! E le aspettative del padre?
La psicologia dell’intelligenza Cap 6 I fattori sociali dello sviluppo 
intellettuale 
La vita sociale trasforma l’intelligenza attraverso 
1 il linguaggio costituito da segni 
2 il contenuto degli scambi, cioè i valori intellettuali 
3 le norme collettive logiche e prelogiche. 
La società costituisce un sistema di relazioni che esercitano pressioni sull’individuo, nel 
corso dello sviluppo ma “una vera differenziazione dell’ambiente sociale da quello fisico 
non sarà possibile che al quinto stadio” dell’intelligenza senso-motoria, a 1 anno, quando 
il gesto di indicare viene impiegato con funzione dichiarativa. Prima il bambino usa i 
segni convenzionali del linguaggio come simboli individuali, le regole non sono 
obbligatorie ma si confondono con la ritmicità delle abitudini e “le persone sono solo dei 
quadri (tableaux) fra i tanti in cui gli si presenta la realtà, distinti solo per la maggiore 
attività che da essi si sprigiona e per l’intensità dei sentimenti che risvegliano. L’azione 
diretta verso le persone – gesti tendenti a provocare le azioni che lo interessano o grida di 
vario genere – è identica a quella che il lattante impiega verso le cose” ( il bambino non 
possiede ancora una teoria della mente, cioè non attribuisce stati mentali intenzionali 
alle persone e non alle cose inanimate).
La relazione interpersonale nello sviluppo secondo Piaget e Vygotskij 
Piaget pone l’accento sull’’ INTERAZIONE FRA COETANEI come fonte di progresso 
grazie al CONFLITTO COGNITIVO che innesca (relazione simmetrica). 
Vygotskij valorizza il RUOLO DELL’’ADULTO che con il METODO DELLA DOPPIA 
STIMOLAZIONE affianca al compito gli strumenti, fisici e psicologici, per risolverlo 
(suggerimenti, domande per focalizzare l’’attenzione) (relazione complementare). 
L’’adulto (o il tutor esperto) dà il sostegno appropriato in un’’interazione bidirezionale fra 
docente e discente che si basa sulla qualità della relazione. 
Wood, Bruner e Ross (1978), The role of tutoring in problem-solving, formulano il 
concetto di SCAFFOLDING (impalcatura). 
Nell’apprendistato cognitivo il novizio fa esperienza guidata dall’esperto finché diventa 
capace di elaborazione autonoma. 
L’apprendimento collaborativo avviene anche mediante peer-tutoring, cioè grazie alla 
relazione con i coetanei nella pratica del discorso in classe, che co-costruisce la 
conoscenza, e nel lavoro di gruppo.

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4 vygotskij e piaget

  • 1. J. Piaget (1896-1981) (1923) Il linguaggio e il pensiero nel fanciullo Linguaggio egocentrico = per se stesso Espressioni ellittiche e predicative Tasso del 50% in età prescolare Ling. autistico monologo collettivo ling. socializzato L.S. Vygotskij (1896-1934) Pensiero e linguaggio (1934) Pensiero-linguaggio Funzione indifferenziata Evidenze: aumenta in situazioni difficili diminuisce in solitudine Interiore Senza voce Funzione direttiva Socializzato Vocale Funzione comunicatica
  • 2. Piaget (1923) Il linguaggio e il pensiero nel fanciullo Cap.I Le funzioni del linguaggio di due bambini di sei anni Lev e Pie, sono seguiti per un mese in classe, registrando tutte le loro produzioni verbali che vengono segmentate in unità e classificate in categorie, tra le quali il MONOLOGO COLLETTIVO (egocentrico). Il COEFFICIENTE DI LINGUAGGIO EGOCENTRICO, cioè la percentuale di linguaggio “per se stessi”, rispetto al totale delle produzioni linguistiche, è 0,47 e 0,43 rispettivamente e l’anno dopo scende alla metà circa. Mentre l’adulto che pensa socialmente è impegnato in una continua discussione mentale, il bambino “non si chiede quasi mai se sarà compreso” (p.39). Il linguaggio egocentrico è una manifestazione del pensiero autistico (E. Bleuler) non controllato e risponde a una logica intuitiva e sincretica. Cap.II La misura del linguaggio egocentrico negli scambi verbali con l’adulto e in quelli dei bambini tra loro (aggiunto nella terza edizione del 1947) da leggere Cap.III I tipi e gli stadi di conversazione tra bambini dai 4 ai 7 anni I bambini di questa età “sono insensibili alla contraddizione” finché “verso i 7-8 anni … possiamo situare l’apparizione nel bambino di uno stadio logico, durante il quale si generalizza il fenomeno della riflessione, se si intende con Janet per riflessione la tendenza a unificare le credenze e le opinioni, a sistematizzarle per evitarne le contraddizioni.” (p.115)
  • 3. Cap.IV Comprensione e spiegazione tra bambini a 6-8 anni Tecnica di leggere una storia a un bambino e fargliela ripetere a un altro bambino (mancanza di nessi causali, assenza di ordine nei racconti e giustapposizione), o una spiegazione su oggetti meccanici (siringa, rubinetto): verso i 7 anni compare un maggiore sforzo di obiettività, per capire e farsi capire. Cap.V Particolarità della comprensione verbale tra 9 e 11 anni Comprensione dei proverbi. Sincretismo del pensiero: carattere non discorsivo, dalle premesse alle conclusioni, schemi di fantasia e di analogia, sicurezza senza tentativi di dimostrazione. Cap.VI Le domande di un bambino di 6 anni Tipi di perché: spiegazione causale, motivazione e giustificazione. Realismo intellettuale “per il bambino il nome è ancora unito alla cosa stessa” (p.232). Artificialismo e finalismo. Realismo nominale (p.255).
  • 4. VVyyggoottsskkiijj ((1199334)) MMyyššlleenniiee ii rreečč ((TThhiinnkkiinngg aanndd SSppeeeecchh)) II IIll pprroobblleemmaa ee iill mmeettooddoo dd’’iinnddaaggiinnee IIll lliinngguuaaggggiioo nnoonn èè llaa vveessttee ddeell ppeennssiieerroo.. LL’’uunniittàà aaddeegguuaattaa aalllloo ssttuuddiioo ddeell rraappppoorrttoo ttrraa ppeennssiieerroo ee lliinngguuaaggggiioo èè iill SSIIGGNNIIFFIICCAATTOO DDEELLLLAA PPAARROOLLAA IIII IIll pprroobblleemmaa ddeell lliinngguuaaggggiioo ee ddeell ppeennssiieerroo ddeell bbaammbbiinnoo nneellllaa tteeoorriiaa ddii JJ.. PPiiaaggeett IIIIII IIll pprroobblleemmaa ddeelllloo ssvviilluuppppoo ddeell lliinngguuaaggggiioo nneellllaa tteeoorriiaa ddii WW.. SStteerrnn ((11887711--11993388)) IIVV LLee rraaddiiccii ggeenneettiicchhee ddeell ppeennssiieerroo ee ddeell lliinngguuaaggggiioo SSoonnoo ddiiffffeerreennttii.. IIll lliinngguuaaggggiioo ccoonn llaa ssuuaa vvooccaalliittàà hhaa llaa ffuunnzziioonnee eesspprreessssiivvaa ddeellllee eemmoozziioonnii ddeeii vveerrssii ddeeggllii aanniimmaallii;; iill ppeennssiieerroo hhaa aa cchhee ffaarree ccoonn lloo ssvviilluuppppoo ddeeii ccoonncceettttii.. VV IInnddaaggiinnee ssppeerriimmeennttaallee ssuulllloo ssvviilluuppppoo ddeeii ccoonncceettttii CCoonn iill tteesstt ddii LL..SS.. SSaacchhaarroovv,, iinnddiivviidduuaa llee ttaappppee ddeellllaa ccllaassssiiffiiccaazziioonnee:: ddaall ppeennssiieerroo ppeerr ccoommpplleessssii,, ffiinnoo aaggllii PPSSEEUUDDOOCCOONNCCEETTTTII cchhee ccoorrrriissppoonnddoonnoo aall ssiiggnniiffiiccaattoo ddeellllee ppaarroollee ddeeggllii aadduullttii ssoolloo aappppaarreenntteemmeennttee,, ppeerrcchhéé mmaannccaa iill SSIISSTTEEMMAA GGEERRAARRCCHHIICCOO ssootttteessoo aaii ccoonncceettttii.. VVII RRiicceerrccaa ssuulllloo ssvviilluuppppoo ddeeii CCOONNCCEETTTTII SSCCIIEENNTTIIFFIICCII nneellll’’eettàà pprreessccoollaarree RRiipprreennddee llaa ccrriittiiccaa aa PPiiaaggeett.. RReellaazziioonnee ffrraa aapppprreennddiimmeennttoo ee ssvviilluuppppoo ee ccoonncceettttoo ddii aarreeaa ddii ssvviilluuppppoo pprroossssiimmoo..
  • 5. L’esperimento critico di Vygotskij sul linguaggio egocentrico (in Pensiero e linguaggio, 1934, cap. VII, pp.359-62) IPOTESI Se il linguaggio egocentrico è per se stesso, l’isolamento dovrebbe aumentarne il coefficiente, se invece è ancora troppo indifferenziato dal linguaggio sociale, allora dovrebbe diminuire I mettendo il bambino in situazione sociale con altri bambini sordomuti o che parlano una lingua diversa, senza L’ILLUSIONE DI ESSERE COMPRESO, il coefficiente di ling. eg. scende di 8 volte o si annulla II l’eliminazione del MONOLOGO COLLETTIVO (con bambini sconosciuti, da solo, anche lo sperimentatore se ne va) fa cadere il coefficiente di ling. eg. che scende di 6 volte III rendendo impossibile la VOCALIZZAZIONE (grande stanza rumorosa e distanza fra il soggetto e gli altri) diminuisce di 5,4 volte
  • 6. Linguaggio egocentrico, interiore e socializzato Secondo Piaget (1923) Il COEFFICIENTE di linguaggio egocentrico è la percentuale di espressioni ellittiche e predicative prodotte dal bambino sul totale della produzione verbale osservata e diminuisce con l’età Le CARATTERISTICHE STRUTTURALI del linguaggio egocentrico (mancanza del soggetto, insufficienza di informazioni per risultare comprensibile ad un altro, accompagnamento di gesti) si accrescono tra i 3 e i 7 anni (risultati di Piaget, 1923) Secondo Vygotskij In questo arco di tempo dal LINGUAGGIO indifferenziato (per gli altri, sociale ma non sempre comunicativamente efficace) si differenziano il LINGUAGGIO EGOCENTRICO (per sé), transitorio, che in seguito perde la componente vocale diventando LINGUAGGIO INTERIORE, silenzioso e muto, mentre il LINGUAGGIO SOCIALIZZATO diviene più esplicito e consapevole La FUNZIONE del linguaggio egocentrico nell’infanzia è quella di favorire l’orientamento mentale, la presa di coscienza, il superamento degli ostacoli, la riflessione e il pensiero, funzione svolta dal linguaggio interiore nell’adulto
  • 7. Piaget e Vygotskij. Un incontro mancato? Postumo? Fecondo. Nel 1929 al IX congresso internazionale di psicologia a New Haven, Vygotskij presentò assieme a Lurija una comunicazione sul linguaggio egocentrico (The function and the fate of egocentric speech), nella quale si criticava la teoria piagetiana (Vygotskij tuttavia non partecipò personalmente al congresso). Nell’edizione americana 1962 di Pensiero e linguaggio e nella traduzione italiana Giunti compare un’Appendice (Comments on Vygotsky’s critical remarks) in cui Piaget si dichiara d’accordo con molte delle critiche di Vygotskij, ma sostiene di non averne saputo nulla a suo tempo. Pure, aveva scritto una Prefazione alla traduzione russa in un unico volume del libro del 1923 e di Giudizio e ragionamento nel fanciullo, del 1924, curata da Vygotskij nel 1932. L’unico articolo di Vygotskij pubblicato in inglese nel 1929 sul Journal of Genetic Psychology è intitolato The problem of the cultural development of the child e non tratta il tema del linguaggio egocentrico. Un estratto del cap. VII del libro del 1934 fu pubblicato con il titolo Thought and speech nel 1939 dalla rivista Psychiatry. La riconsiderazione del ruolo dell’interazione sociale, con gli adulti e con i coetanei, nel cap.II del libro di Piaget (1947), e la migliore articolazione del concetto di egocentrismo devono qualcosa allo psicologo russo scomparso?
  • 8. 1934 PENSIERO E LINGUAGGIO Il RAPPORTO TRA PENSIERO E LINGUAGGIO è stato studiato isolando i due processi e poi cercando invano di rimetterli in relazione Secondo Vygotskij hanno RADICI GENETICHE (cap.IV) differenti: - il LINGUAGGIO nella COMUNICAZIONE come ESPRESSIONE DI EMOZIONI - il PENSIERO nella CONCETTUALIZZAZIONE che attraversa diversi STADI (cap.V) L’unità di analisi dei rapporti tra pensiero e linguaggio è il SIGNIFICATO DELLA PAROLA Il linguaggio non è specchio né veste del pensiero; il pensiero si realizza e si incarna nella parola mediante un processo dinamico
  • 9. Lo studio della formazione dei concetti Vygotskij distingue -RIFERIMENTO all’’oggetto o SIGNIFICAZIONE e -SIGNIFICATO vero e proprio (concettuale), il cui processo di sviluppo spiega le osservazioni piagetiane sul linguaggio usato imitativamente nel contesto, ma senza che le parole veicolino il significato adulto. Lo PSEUDOCONCETTO a tre anni può coincidere con il concetto adulto nel RIFERIMENTO (e ciò consente la comprensione verbale reciproca) ma non nel SIGNIFICATO: il bambino pensa la stessa cosa mediante operazioni intellettive diverse. Il CONCETTO ““SCIENTIFICO”” appreso a scuola è più avanzato del CONCETTO SPONTANEO. La PRESA DI COSCIENZA del concetto coincide con la sua APPARTENENZA A UN SISTEMA GERARCHICO.
  • 10. METODO DELLA DOPPIA STIMOLAZIONE di Sacharov-Vygotskij, poi Test di Hanfmann-Kasanin: 22 pezzi di 5 colori, 6 forme e 2 misure (grandi e piccoli), di diversa altezza o spessore. Sul fondo hanno 4 etichette (parole senza senso: sev, mur, fik, lag)
  • 11. Kurt Goldstein (1878-1965) Object sorting test di Goldstein e Scheerer
  • 12. La formazione dei concetti J.S. Bruner (1956) A study of thinking. Strategies and categories. Materiale: 81 cartoncini, combinazione di 4 attributi (forma, colore, numero e cornice) con 3 valori ciascuno.
  • 13. a 3 anni il bambino costruisce una torre In seguito può, ad esempio, classificarli in base agli attributi alto/basso e grande/piccolo, ma lo sperimentatore gli mostra che sotto ai blocchi di un gruppo non c’è la stessa etichetta….. Chiedendo di raggruppare i pezzi che stanno bene insieme….
  • 14. INCLUSIONE LOGICA e uso dei quantificatori secondo Piaget “Ci sono più margherite o più fiori?” il bambino preoperatorio sbaglia (critica a Piaget: la domanda non è pertinente) Nel raggruppamento delle operazioni di classificazione semplice, per esempio, i rapporti di inclusione tra le classi incluse A (margherite) e A’(rose) e la classe includente B (fiori) sono: A+A’=B, B-A=A’ ecc. e permettono l’uso corretto dei quantificatori: “Tutte le margherite sono fiori” ma solo “alcuni fiori sono margherite”.
  • 15. L.S.Vygotskij (1934) Pensiero e linguaggio, cap. VI “il bambino formula meglio cos’è la legge d’Archimede che ciò che è un fratello” (p.218) CONCETTI SCIENTIFICI Istruzione formale sviluppo dall’alto in basso, dall’astratto al concreto, promuovono la consapevolezza CONCETTI SPONTANEI Esperienza personale sviluppo dal basso in alto, dall’esperienza concreta all’uso astratto, preparano all’apprendimento come comprensione effettiva La formazione psicologica trasforma concetti spontanei, della psicologia ingenua, in concetti scientifici?
  • 16. L.S.Vygotskij (1934) Pensiero e linguaggio, cap. VI LINGUA MATERNA LINGUAGGIO ORALE Padronanza dei significati senza presa di coscienza LINGUA STRANIERA LINGUAGGIO SCRITTO Struttura gerarchica dei concetti e dei significati, regole sintattiche Il linguaggio scritto “è un linguaggio nel pensiero, nella rappresentazione … deve astrarre dall’aspetto sensoriale … è un linguaggio senza interlocutore … è l’algebra del linguaggio” (Pensiero e linguaggio, pp.257-8) Studiare la psicologia generale rispetto alla psicologia ingenua, del senso comune (folk psychology), è come imparare a scrivere la propria lingua?
  • 17. Cap.VII Varietà funzionale del linguaggio nel monologo e nel dialogo Nel LINGUAGGIO SCRITTO (per un INTERLOCUTORE ASSENTE) il pensiero è espresso dai significati formali delle parole impiegate, la sintassi è articolata e il discorso verboso Nel LINGUAGGIO ORALE (tra INTERLOCUTORI PRESENTI, legati da una relazione) si comunica mediante l’’intonazione e la percezione immediata della situazione; la sintassi è predicativa e il discorso abbreviato (come nel linguaggio egocentrico per se stessi) All’attività verbale complessa del linguaggio scritto, consapevole e intenzionale, si contrappone la rapidità del dialogo, che è un linguaggio di reazioni immediate Il LINGUAGGIO INTERNO è la minuta (brutta copia) mentale, sempre caratterizzato dalla predicatività e dalla condensazione, perché l’omissione del soggetto psicologico è la regola: sappiamo sempre di che si parla e il “chi” è sempre sottinteso, fino alla scomparsa dell’aspetto fonetico e al rilievo dell’aspetto semantico
  • 18. IL TORMENTO DELLA PAROLA Il linguaggio interno è un piano speciale del pensiero verbale che media il rapporto dinamico fra pensiero e parola Come il linguaggio interno non è il linguaggio esterno meno il suono, così il passaggio dal linguaggio interno a quello esterno è una trasformazione dinamica complessa Come nel sistema di Stanislavskij, dietro la battuta dell’attore c’è un sottotesto di pensieri che a loro volta dipendono dalla sfera del desiderio e della motivazione, dal retroscena reale affettivo-volitivo Il pensiero verbale è il risultato del superamento delle difficoltà di espressione, di una mediazione interna che va dalla motivazione al pensiero, alla sua formulazione nel linguaggio interno e poi nei significati delle parole
  • 19. Cap.VII Lo studio del linguaggio egocentrico è la chiave per lo studio della natura psicologica del linguaggio interno La sua frammentarietà e abbreviazione non è un semplice passaggio allo stile telegrafico La tendenza alla PREDICATIVITÀ DELLA SINTASSI si verifica nelle risposte e quando il soggetto dell’ enunciato è già noto, condiviso, presente nel pensiero dell’interlocutore Dialogo tra Kitty e Levin in Anna Karenina di Tolstoj: Levin Q V M R: Q N P E, Q S A O M? Kitty A I N P R A - C V P D E P Q C F Se due persone danno un significato diverso alle parole o hanno punti di vista opposti lo scambio verbale è comico, come un dialogo fra sordi
  • 20. Cap. VII Semantica ddeell lliinngguuaaggggiioo iinntteerrnnoo Nel linguaggio interno il SENSO prevale sul SIGNIFICATO Il SENSO è l’insieme di tutti i fatti psicologici che compaiono nella coscienza grazie alla parola, è dinamico e dipende dal contesto Il SIGNIFICATO della parola secondo il vocabolario è stabile e indipendente dal contesto La PAROLA assimila senso dal contesto e il suo significato si allarga Tendenza alla fusione e combinazione delle parole e dei concetti Confluenza di sensi diversi in una sola parola, negli idiomi, nel gergo di persone che vivono la stessa vita e nel dialetto interno dai significati intraducibili In-fluenza del senso, letterale e figurata I sensi si riversano l’’uno nell’’altro, come in alcuni titoli di opere letterarie (Es: Anime morte di Gogol)
  • 21. VOCALE NON VOCALE VERBALE PARALINGUISTICO EXTRALINGUISTICO CINESICO PROSODICO LINGUISTICO NON LINGUISTICO •MIMICA FACCIALE •SGUARDO (direzione, durata, reciprocità, fissazione oculare) •GESTI E POSTURA (gesticolazione, pantomima, emblemi, gesti deittici, gesti motori, postura del corpo) •PROSSEMICA E APTICA (territorialità, contatto corporeo, distanza spaziale) •CRONEMICA QUALITÀ VOCALI CODICE DELLA COMUNICAZIONE
  • 22. RAPPORTO FRA SVILUPPO E APPRENDIMENTO SVILUPPO = cambiamento che si verifica in funzione del tempo MATURAZIONE = cambiamento per fattori biologici della specie APPRENDIMENTO = cambiamento che si manifesta in un individuo per effetto dell’esperienza Secondo la TEORIA DI PIAGET l’apprendimento segue lo sviluppo, deve attendere i prerequisiti necessari; secondo la TEORIA DI VYGOTSKIJ l’istruzione mette in moto lo sviluppo, anticipandolo.
  • 23. Jean Piaget (Neuchâtel 1896-1980) LA FAMIGLIA
  • 26. La tassonomia dei molluschi. Piaget (1952) scrive che l'abitudine all'osservazione empirica lo protesse "dal demone della filosofia". Con il suo professore di storia naturale Paul Godet (1836-1911), malacologo entro il sistema linneano, studiò un gastropode, la Limnaea stagnalis, varietà lacustris. La variabilità delle caratteristiche della conchiglia e del corpo, nelle acque profonde e piene di correnti dei grandi laghi svizzeri, pone il problema delle specie. Evoluzione e adattamento all'ambiente neo-lamarckiano, attenzione all'agitazione delle acque e all'acclimatazione (in acquario): per “caratteri biologici” intende le abitudini dei molluschi in acque basse e in quelle profonde. Precocità scientifica di Piaget e interesse per la storia naturale: primo articolo del 1907 sul passero albino. 1910-1915 frequenta gli “Amici della natura”, club o società di ragazzini, con soprannomi (P. era Tardieu), periodiche relazioni su tema, seguite da discussioni verbalizzate. Tra gli autori più discussi, il biologo Felix Le Dantec (1869-1917), lamarkiano, materialista monista e determinista. Dibattito con Roszkowski, studente polacco di Losanna, che definisce la specie Limnaea delle acque profonde con caratteristiche stabili ed ereditarie della anatomia interna ed è mutazionista (il citologo tedesco August Weismann (1834-1914) sostiene la separazione fra plasma germinale e soma che rende impossibile l'ereditarietà delle caratteristiche acquisite), mentre Piaget è gradualista, considera decisivo l'isolamento geografico (e quindi riproduttivo) nel tempo, e si basa sulle caratteristiche morfologiche della conchiglia, d'accordo con Bergson che la definizione dev'essere dinamica. Articolo del 1914 Le specie mendeliane hanno valore assoluto? 1929 cientogenesi, concetto neo-lamarkiano di E. Drinker Cope (1840-1897), per indicare gli effetti ereditati del movimento.
  • 27. Per una periodizzazione dei temi piagetiani I Gli anni venti e la Maison des Petits di Ginevra: dall’egocentrismo alla socializzazione del pensiero 1923 (et collab.) Le langage et la pensée chez l'enfant, 1924 Le jugement et le raisonnement chez l'enfant, 1926 La représentation du monde chez l'enfant, 1927 La causalité physique chez l'enfant, 1932 Le jugement moral chez l'enfant II Lo stadio senso-motorio dalle osservazioni sui suoi tre bambini, Jaqueline, Laurent e Lucienne 1936 La naissance de l’intelligence, 1937 La construction du réel, 1945 La formation du symbole chez l’enfant: imitation, jeu et rêve, image et représentation III La costruzione delle nozioni fisiche e matematiche 1941 (avec B. Inhelder). Le développement des quantités chez l'enfant: conservation et atomisme1941 (avec A. Szeminska). La genèse du nombre chez l'enfant, 1946 Les notions de mouvement et de vitesse chez l'enfant, 1946 (et collab.) Le développement de la notion de temps chez l'enfant 1947 La psychologie de l'intelligence 1948 (avec B. Inhelder et A. Szeminska). La géométrie spontanée de l'enfant, 1948 (avec B. Inhelder). La représentation de l'espace chez l'enfant,1951 (avec B. Inhelder). La genèse de l'idée de hasard chez l'enfant IV Strutture logiche e processi figurativi della conoscenza (immagine e memoria) 1955 (avec B. Inhelder). De la logique de l'enfant à la logique de l'adolescent: essai sur la construction des structures opératoires formelles, 1959 (avec B. Inhelder). La genèse des structures logiques élémentaires: classifications et sériations, 1966 (avec B. Inhelder, M. Bovet et al.) L'image mentale chez l'enfant: étude sur le développement des représentations imagées,1968 (avec B. Inhelder, H. Sinclair-De Zwart et al.). Mémoire et intelligence V Biologia, coscienza e equilibrazione (ritorno all’epistemologia) 1967 Biologie et connaissance: essai sur les relations entre les régulations organiques et les processus cognitifs. 1974 Adaptation vitale et psychologie de l'intelligence: phénocopie et sélection organique. 1974 (et coll.) La prise de conscience, 1975 L'équilibration des structures cognitives : problème central du développement.
  • 28. Il progetto di Piaget Verificare la costruzione delle categorie kantiane e delle strutture logiche nel corso dello sviluppo. Dopo un’iniziale attenzione alla relazione sociale con i pari nello sviluppo come fonte di equilibrio del pensiero (1947), accentua il maturazionismo innatista. 1955 Fondazione del Centre International d'Epistémologie Génétique, con il compito di indagare la genesi della conoscenza in una prospettiva interdisciplinare, in particolare tra la storia della logica del pensiero naturale e la ricerca psicologica Considerato un precursore del Cognitivismo, Piaget ha prodotto un sistema teorico che appare invecchiato per quanto riguarda l’opzione strutturalista e la problematica definizione del concetto di stadio di sviluppo Interpretazioni attuali: in chiave costruttivista (secondo Ernst von Glasersfeld, Jean Piaget è “il pioniere” della teoria costruttivista della conoscenza), della teoria della complessità, della embodied mind….
  • 29. Lo sviluppo dell’intelligenza secondo Jean Piaget (1896-1981) STADIO SENSO-MOTORIO (fino a 18 mesi) Funzione simbolica, rappresentazione STADIO PREOPERATORIO (fino a 5-6 anni) Reversibilità Raggruppamenti e gruppi di operazioni (logica delle classi e delle relazioni) STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE (fino a 11-12 anni) Logica proposizionale Gruppo IRNC STADIO DELLE OPERAZIONI FORMALI
  • 30. Il COSTRUTTIVISMO di Piaget nel rapporto organismo-ambiente ORGANIZZAZIONE( strutturale) “l’accordo del pensiero con se stesso” ASSIMILAZIONE Aspetto conservativo ADATTAMENTO (funzionale) “l’accordo del pensiero con le cose” ACCOMODAMENTO Aspetto innovativo
  • 31. Dall’egocentrismo al decentramento cognitivo Secondo Piaget (1923) il bambino usa un linguaggio egocentrico, per se stesso, che scompare con la socializzazione (critica di Vygotskij 1934). Nel cap.II, aggiunto nel 1947, Piaget sostiene che il bambino è egocentrico perché non è capace di assumere mentalmente la prospettiva dell’altro, che occupa ad esempio una posizione nello spazio diversa dalla propria (perspective taking). In questo caso occorre superare la prospettiva egocentrica (epistemicamente) per effettuare un decentramento cognitivo. Piaget (e Inhelder, 1948, La rappresentazione dello spazio) usò con i bambini di Ginevra la prova delle tre montagne:
  • 32. Cap II (aggiunto nella terza edizione del 1947) La misura del linguaggio egocentrico negli scambi verbali con l’adulto e in quelli dei bambini tra loro In Gespräche mit kindern i coniugi Katz (1928) riportano i dati di due bambini dal linguaggio precocemente socializzato, soprattutto con i genitori. L’allieva di Piaget, A. Leuzinger-Schuler trova il contrario nel figlio Hans di tre anni, che nei monologhi con lei è molto egocentrico, mostrando “un senso di presenza tale che parlare a se stesso o parlare a sua madre gli sembra tutt’uno” (p.52) in “un’atmosfera di comunione o di sintonizzazione”. Fra 3 e 4 anni aumenta il dialogo con gli altri bambini, che rimane egocentrico, mentre con l’adulto triplicano le domande e il tasso di egocentrismo diminuisce maggiormente, arrivando allo stesso coefficiente nei due casi. Da una statistica di 12.000 frasi, dove il coefficiente di egocentrismo diminuisce fra 3 e 7 anni, Piaget conclude che “la socializzazione del bambino si determina per due diverse vie, in funzione degli opposti atteggiamenti che egli adotta riguardo all’adulto e riguardo ai suoi coetanei” (p.66): 1) con l’adulto instaura “un rapporto da inferiore a superiore” e ciò genera un atteggiamento di sottomissione intellettuale (gli fa delle domande); 2) “Il compagno d’altra parte è simile all’io del bambino e nel contempo molto diverso. Simile perché è suo eguale in potenza e sapere, molto diverso tuttavia perché, proprio per essere situato allo stesso livello, non entra, come un adulto premuroso, nell’intimità dei desideri o nella prospettiva del suo proprio pensiero” e con i coetanei, suoi pari, il bambino può sperimentare “la discussione e lo scambio vero e proprio” (che genera conflitto socio-cognitivo e progresso intellettuale). “Si innestano qui tutti i problemi dell’educazione “attiva” e dell’educazione a base di autorità” (p.68)
  • 33. I fattori causali del tasso di egocentrismo infantile La mamma di Hans non lo interrompeva per non “imporre un punto di vista che il bambino era capace di scoprire da solo più tardi” (p.57) mentre i Katz riportano scambi con il bambini “diretti dall’adulto stesso”, in una sorta di esame di coscienza serale. I loro risultati, così diversi, appaiono compatibili se si tiene conto del diverso grado di “interventismo dell’adulto” (p.69), poiché “il linguaggio infantile non dipende solo dallo sviluppo del bambino: dipende anche…dal tipo di rapporto sociale che il bambino instaura con l’adulto” (ib.). Piaget riprende da Alexander Lurija (per non citare Vygotskij!) il paragone fra linguaggio egocentrico del bambino e linguaggio interiore dell’adulto, che hanno la stessa funzione di assimilazione che ha il gioco simbolico “di fantasia” e “l’’egocentrismo consiste nel fatto che il soggetto non si differenzia sufficientemente dal mondo esterno ma proietta in esso i contenuti della sua soggettività” (p.73). FATTORE I Negli ambienti educativi che privilegiano il polo ludico dell’attività infantile si trova maggior egocentrismo verbale che in quelli che pongono il bambino “alle prese con la sperimentazione e con problemi propriamente scientifici”. FATTORE II Inoltre influiscono le relazioni del bambino con il suo ambiente sociale: relazioni con i coetanei e relazioni con gli adulti. “La comunanza di interessi che il bambino ha coi suoi compagni e l’interventismo degli adulti” (p.75) causano “la socializzazione del linguaggio e del pensiero”(p.76.
  • 34. L’egocentrismo intellettuale L’EGOCENTRISMO VERBALE non è che un indice variabile, “dipendente dai fattori sociali esterni” mentre è più interessante l’EGOCENTRISMO DEL PENSIERO, l’atteggiamento epistemico di “assorbimento dell’io nelle cose e nelle persone, con INDIFFERENZIAZIONE del proprio e degli altrui punti di vista” (p.71). “Supponiamo un individuo ignorante, che abita fin dalla nascita in un villaggio sperduto tra i monti che egli abbraccia con lo sguardo ma dei quali non ha mai fatto il giro” (p.77): come un bambino di Neuchâtel che non riesce nella prova delle tre montagne! Questo individuo non sa di essere egocentrico ma vive in “una sorta di centrazione primaria del pensiero, una ‘innocenza dello spirito’ nel senso di una assenza di ogni relatività intellettuale e di ogni sistema razionale di riferimento” e allargare i propri orizzonti non aggiungerà semplicemente cognizioni nuove ma “cambierà il suo sistema di interpretazione; quello che era per lui un assoluto o un gruppo di nozioni centrali diventerà un semplice punto di vista in rapporto con altri punti di vista” (p.79).
  • 35. L’egocentrismo sociale L’egocentrismo non è “costante e cosciente preoccupazione di sé” (p.82) come nel linguaggio comune, dove è sinonimo di isolamento egoistico, ma in senso epistemico designa “la confusione di soggetto e di oggetto nel corso di un atto di conoscenza in cui il soggetto si ignora lui stesso”, e allora non è in contraddizione con la socievolezza del bambino, poiché “tra gli altri e lui vi è identificazione e anche confusione più che differenziazione e reciprocità” (p.84). In età prescolare un bambino dice che ha un fratello, ma che suo fratello non ne ha, perché dalla sua prospettiva si ignora come soggetto, e quindi non si conta! “Sociabilità e egocentrismo non si escludono per nulla. Anzi, lo spirito egocentrico è molto più accessibile alle suggestioni ambientali e alla costrizione del gruppo che non lo spirito disciplinato dalla cooperazione: in quanto si ignora lui stesso, infatti, lo spirito egocentrico non giunge alla coscienza della sua personalità. Così vediamo che il bambino presenta il massimo della suggestibilità alla stessa età in cui presenta il massimo di egocentrismo: questi due caratteri diminuiscono con la socializzazione reale dell’individuo” (p.86). La suggestionabilità è associata con scarsa autocoscienza. L’egocetrismo è un narcisismo senza Narciso
  • 36. Il pensiero autistico Eugen Bleuler (1857-1939), psichiatra svizzero Nel 1911 in Dementia Praecox oder Gruppe der Schizophrenien definisce il sintomo dell’autismo (dal greco autos, se stesso) come ritiro dalla realtà del mondo esterno nella vita di fantasia. Il termine “autismo” è usato da Piaget nell’accezione della “scuola svizzera” ed è stato ripreso per indicare una sindrome psicopatologica che compare nelle prime fasi dello sviluppo, l’autismo infantile precoce, poi autismo tout court. Oggi si parla di “disturbi dello spettro autistico” per un’ampia gamma di patologie di varia gravità, specialmente per quanto riguarda la compromissione della capacità di comunicazione verbale. I soggetti autistici con buone capacità linguistiche e intellettive (spesso settorialmente eccellenti, come gli mnemonisti o i calcolatori studiati da Binet e Lurija) sono etichettati entro la sindrome di Asperger.
  • 37. Uscire dall’egocentrismo Attraverso la socializzazione reale dell’individuo : “la comprensione degli altri come la comprensione del mondo fisico presuppone due condizioni: prendere coscienza di sé come soggetto e distaccare il soggetto dall’oggetto in modo da non attribuire più al secondo i caratteri del primo; cessare di considerare il proprio punto di vista come il solo possibile e coordinarlo all’insieme di tutti gli altri. Adattarsi cioè all’ambiente sociale, come all’ambiente fisico, significa costruire un insieme di relazioni e collocarvi se stessi, grazie a una attività di coordinazione che implica la decentrazione e la reciprocità dei punti di vista” (pp.86-7). Il bambino rimane egocentrico con gli adulti perché sono “superiori e nello stesso tempo vicini a lui per la loro simpatia protettiva”, mentre “il coetaneo, in quanto individuo diverso insieme ed uguale, pone un problema nuovo: quello della distinzione continua dell’io e dell’altro e della reciprocità di queste due prospettive. Di qui il ruolo fondamentale della cooperazione tra eguali”, carattere “non interamente escluso fra adulti e bambini quando una educazione appropriata degli uni e degli altri riesce a respingere sullo sfondo il fattore di autorità e di superiorità” (p.87). La socializzazione reale del bambino implica stare con gli altri prendendo coscienza di sé e differenziandosi progressivamente da altri simili, suoi pari con cui può identificarsi e confrontarsi. Non favorisce il decentramento la relazione con altri superiori, se protettivi e autoritari, che sono molto diversi da sé ma svolgono la funzione di alter ego, prolungando i limitati poteri del bambino e influenzandone la suggestionabilità, in una relazione confusiva.
  • 38. Secondo Piaget, il bambino socializza il suo pensiero grazie al confronto con i coetanei, suoi pari, che gli permette di acquisire la reciprocità dei punti di vista. Con gli adulti, superiori a lui, dai quali dipende, il bambino è compiacente: fa domande e imita il linguaggio delle risposte che gli danno, senza capirne il significato, anziché risolvere i problemi autonomamente, con la propria testa, in un’esperienza di scoperta attiva, da cui deriva il vero apprendimento-sviluppo. Solo se gli adulti si pongono in modo cooperativo e non autoritario, la relazione si colloca nell’area di sviluppo prossimo vygotskijana, in una relazione maestro-allievo, destinata ad essere superata. RELAZIONE SIMMETRICA, tra fratelli: se A è fratello di B anche B è fratello di A RELAZIONE ASIMMETRICA, tra genitore e bambino: Se A è madre o padre di B, B è figlio di A
  • 39. Dal metodo dei test all’intervista clinica e al metodo critico A Parigi negli anni venti Piaget collabora alla standardizzazione dei test di Binet e nota alcuni errori frequenti da parte di bambini di certe fasce di età nel rispondere ad alcune domande, che gli suggeriranno una serie di indagini successive. Nelle ricerche della fase I adotta una sorta di intervista clinica, un colloquio verbale condotto secondo uno schema flessibile, che fa emergere il pensiero spontaneo del bambino evitando l’acquiescenza alle aspettative dell’adulto. Nelle ricerche della fase IV, Piaget torna a interrogare i bambini nell’età dell’egocentrismo, tra lo stadio preoperatorio e quello operatorio, di fronte a un materiale concreto, come quello relativo alle prove di conservazione delle quantità continue e discontinue.
  • 40. Problema a tre termini (test di Burt) “Edith è più bionda di Suzanne, Suzanne è più bionda di Lili” Chi è più bionda? Chi è più bruna? è una domanda più facile di EDITH SUZANNE LILI E>S>L E>L L<E PIÙ BIONDA = MENO BRUNA MENO BIONDA = PIÙ BRUNA
  • 41. PSICOLOGIA DELL’INTELLIGENZA (1947) Organizzazione dell’intelligenza (aspetto strutturale) Gli scambi con l’ambiente comportano “una forma o struttura che determina i vari circuiti possibili che si stabiliscono fra il soggetto e gli oggetti. L’aspetto conoscitivo della condotta sta appunto in questa sua strutturazione” (p.14). A tutti i livelli, da quelli più primitivi (gli adattamenti senso-motori”, p.14) a quelli superiori del pensiero, le funzioni conoscitive hanno qualcosa in comune, pur nell’eterogeneità delle strutture che si succedono, tendendo a un equilibrio sempre maggiore, cioè a un adattamento sempre più stabile. Si tende a riservare il termine intelligenza alle “forme superiori di organizzazione e di equilibrio delle strutture conoscitive”, ma tendono all’equilibrio anche “le strutture che derivano la propria formazione da percezione, abitudine e meccanismi senso-motori elementari”. I “tipi inferiori di adattamento conoscitivo e motorio” sono in continuità funzionale con le forme superiori del pensiero, strutture diverse e eterogenee, che si succedono secondo una “legge d’evoluzione” (p.16), gli stadi o forme successive di equilibrio” (p.20). L’intelligenza è “un sistema di operazioni viventi e attive”e “rappresenta il più alto grado di adattamento mentale” (p.16), ma le sue origini si confondono con quelle dell’adattamento biologico. Natura adattativa dell’intelligenza (aspetto funzionale) Definizione di adattamento = equilibrio fra l’azione dell’organismo sull’ambiente (assimilazione, assimilation) che dipende dalle condotte anteriori analoghe ed è “l’incorporazione degli oggetti negli schemi della condotta…la trama delle azioni suscettibili di essere attivamente ripetute” (p.17) e l’azione dell’ambiente sull’organismo (accomodamento, accomodation), che modifica i propri schemi (le proprie strutture mentali) per assimilare i nuovi stimoli.
  • 42. Parallelismo tra esperienza della realtà fisica e sociale Il pensiero intuitivo è caratterizzato da un egocentrismo deformante, che sul piano sociale non si decentra in un sistema obiettivo, ed è fenomenico perché coglie solo l’apparenza percettiva della realtà fisica. “Per quanto sottomesso egli possa essere alle influenze intellettuali dell’ambiente il fanciullo le assimilerà sempre a suo modo; le deformerà senza accorgersene, per ridurle alla sua prospettiva, per il fatto stesso che non è in grado di distinguere la propria maniera di pensare da quella degli altri”. “Egli è dunque egocentrico perché privo di ogni consapevolezza del proprio soggettivismo, sia sul piano sociale che su quello fisico”: es. sa distinguere la sua mano destra, ma non indicare la mano destra dell’altro posto di fronte a lui. “In entrambi i casi l’egocentrismo intellettuale è dato da un difetto di coordinazione, da una mancanza d’ ‘aggruppamento’ dei rapporti con gli individui e con le cose”. “Poiché l’egocentrismo iniziale è il risultato di una indifferenziazione fra l’ego e l’alter il soggetto si trova esposto …a tutte le suggestioni e le costrizioni dell’ambiente e vi si accomoda senza alcuna possibilità di critica appunto perché non ha coscienza del personalismo in cui si muove” (p.192)
  • 43. Logica e cooperazione Il pensiero preoperatorio è inconciliabile con “la formazione di rapporti sociali di cooperazione, fondamento indispensabile alla costruzione della logica”. Da una parte la cooperazione implica reciprocità fra individui capaci di differenziare i propri punti di vista in una “discussione condotta obiettivamente (donde hanno origine la decisione e la riflessione in quanto discussioni interiorizzate), ” dall’altra la logica ha “un carattere di obbligatorietà di cui sarebbe difficile contestare la natura sociale”. In questa fase”la pressione dell’ambiente esterno non basterà mai di per se stessa a generare la logica nello spirito del fanciullo”, può “ripetere le idee giuste” come un pappagallo, ma “non è possibile imparare dagli altri a ragionare correttamente se non si stabiliscono con essi i rapporti di simultanea reciprocità e differenziazione che sono dati solo da una coordinazione dei vari punti di vista” (p.193). ”La logica accoglie regole e norme comuni e rappresenta una morale del pensiero imposta e sanzionata dall’ambiente esterno. Così l’obbligo di non cadere in contraddizione non è solo una necessità puramente condizionale o ‘imperativo ipotetico’, per chi voglia attenersi alle regole del gioco operatorio, ma diventa un vero imperativo morale ‘categorico’ per il fatto che è indispensabile ad ogni scambio intellettuale e alla cooperazione” (p.194).
  • 44. Composizione di relazioni simmetriche ed egocentrismo Paolo ha un fratello, Stefano. Se gli si chiede: “Stefano ha un fratello?” il bambino preoperatorio risponde di no, perché “siamo soltanto in due” A 6-7 anni un bambino dice che ha un fratello, ma che suo fratello non ne ha, perché dalla sua prospettiva si ignora come soggetto, e quindi non si conta. Raggruppamento operatorio e cooperazione Gli scambi di pensiero e la cooperazione sono la condizione necessaria perché le operazioni possano essere raggruppate in un tutto coerente (condizione necessaria ma non sufficiente); ma “gli scambi di pensiero obbediscono a una legge d’equilibrio che corrisponde a sua volta a un aggruppamento operatorio giacché cooperare non è altro, in definitiva, che coordinare delle operazioni” (p.195):
  • 45. La socializzazione del pensiero Nello scambio sincronico (del momento attuale) “accorgendosi, quando conversa, che i suoi pensieri possono essere contraddetti o incontrare l’approvazione di chi lo ascolta” il bambino scopre un complesso di attività mentali esterne, dei valori intellettuali, delle verità obbligatorie (idee belle e fatte ma anche criteri normativi di ragionamento). Nel periodo intuitivo preoperatorio, fino agli esordi di quello operatorio concreto, prevale l’assimilazione, il “centramento (centration) del pensiero, in funzione della propria attività, in opposizione all’aggruppamento (groupement) di tutti i rapporti in presenza: esempio della conservazione delle quantità discontinue, riconosciuta solo attraverso la messa in corrispondenza. Nel periodo operatorio concreto, invece, l’apparenza percettiva della fila che sembra più lunga perché le distanze fra i gettoni sono state aumentate, viene superata grazie alla reversibilità dell’operazione (azione mentale interiorizzata) e il bambino riconosce che i gettoni “sono lo stesso numero perché posso rimetterli come erano prima”, “non è stato tolto né aggiunto nulla” e la lunghezza è compensata dalla distanza fra i gettoni.
  • 46. La conservazione delle quantità discontinue (gettoni) e del numero Corrispondenza biunivoca, percettivamente evidente Aumentando la distanza fra i gettoni, il bambino preoperatorio risponde che quelli della seconda fila sono di più perché la fila è più lunga o di meno perché più radi
  • 47. Verso la “società della mente”? “Immaginiamo per un momento che un individuo eccezionalmente dotato, cambiando indefinitamente la propria maniera di considerare la realtà, riesca alla fine a coordinare da solo tutte le sue possibili prospettive in modo da assicurare il loro raggruppamento. Possiamo supporre che questo individuo, da solo, anche se avesse a disposizione tutto il tempo necessario per condurre un’esperienza abbastanza lunga, sarà in grado di ricostruire tutti i suoi punti di vista anteriori, cioè l’insieme dei rapporti percepiti in passato e che non percepisce più attualmente? Se così fosse egli non avrà fatto altro che stabilire uno scambio fra la successione dei propri differenti stati (fra i suoi stati successivi e diversi) avrebbe cioè consolidato i suoi ricordi e li avrebbe trasformati in linguaggio rappresentativo mediante un sistema di annotazioni stabilite attraverso delle continue convenzioni con se stesso. In definitiva avrebbe così realizzato una società fra i suoi diversi ‘io’” (pp.195-6) “Ogni scambio intellettuale fra gli individui fa pensare a una immensa partita a scacchi, giocata senza sosta, in cui ogni azione compiuta in un particolare settore comporta una serie di azioni complementari o equivalenti da parte del compagno di gioco e le leggi dell’aggruppamento rappresentano le diverse regole che assicurano la reciprocità ai giocatori e la coerenza della partita” (p.197)
  • 48. Marvin Minsky (n.1927) matematico e ingegnere, tra i fondatori dell’intelligenza artificiale. Consulente di 2001 Odissea nello spazio e Jurassic Park. Nel 1951, Minsky costruì la prima macchina di apprendimento casuale a RETE NEURALE elettronica, lo SNARC. Seymour Papert (n.1928), matematico informatico, lavora da Piaget a Ginevra dal 1959 e poi dal 1964 al MIT su bambini e computer, teorizzando l’importanza di artefatti per la costruzione della conoscenza, il che distingue il suo constructionism dal constructivism piagetiano. Ha costruito la prima versione del linguaggio di programmazione Logo (geometria della tartaruga, analoga al movimento nello spazio, che favorisce le applicazioni didattiche e può essere usato per muovere un piccolo robot, oltre che per disegnare). Pubblicano insieme il libro Perceptrons (1969), e al laboratorio di scienze cognitive del MIT creano una macchina con un braccio robotico, una videocamera e un computer capace di giocare con blocchetti da costruzione per bambini. È questa la fonte di idee per la teoria di The society of mind (Minsky, 1985), intelligenza come prodotto dell’interazione di parti non intelligenti. Il seguito è The Emotion Machine: Commonsense Thinking, Artificial Intelligence, and the Future of the Human Mind (2006).
  • 49. Verso il costruzionismo Blocchi da costruzioni (LEGO) Uso tematico di blocchi logici
  • 51. Percezione, memoria, pensiero: le linee K(nowledge)
  • 52. Papert e il linguaggio LOGO
  • 53. La società della mente (Adelphi, 1989) sembra un manuale di psicologia per logici e ingegneri. “Freud e Piaget osservarono che i bambini sembrano ricapitolare la storia dell’astronomia: Prima immaginano che il mondo sia centrato su di loro, e solo in seguito cominciano a vedersi in movimento all’interno di un universo stazionario, nel quale il corpo è solo un oggetto come tutti gli altri. Per raggiungere questo stadio ci vogliono molti anni e anche durante l’adolescenza i bambini continuano a migliorare la loro abilità nel figurarsi come le cose appaiano da altri punti di vista” (p.217) Le prove piagetiane di conservazione sono trattate in chiave di cambiamento nella “società-del-più”, quando compare un agente amministrativo (layer) superordinato, che fa la storia delle apparenze percettive e, se le conclusioni degli agenti ALTO e STRETTO confliggono, decide in base a ciò che dice ISOLATO
  • 54. La conservazione delle quantità continue (liquidi) Dopo il travaso, il liquido in C è più stretto, quindi sembra di meno, ma anche più alto e quindi sembra di più del liquido in A, e il bambino preoperatorio risponde focalizzando un attributo percettivo (se la trasformazione avviene dietro uno schermo, risponde correttamente, Bruner 1966), che può variare senza accorgersi della contraddizione. Il bambino dello stadio operatorio concreto risponde che in realtà c’è la stessa quantità, perché altezza e larghezza si compensano, non è stato tolto né aggiunto niente e si può tornare indietro, ritravasando in B.
  • 55. La conservazione dei liquidi (postpiagetiana)
  • 56. La conservazione della sostanza (quantità continue)
  • 57. Il décalage orizzontale della conservazione delle quantità continue massa peso volume
  • 58. Lo sviluppo senso-motorio secondo Piaget (1936 La naissance de l’intelligence chez l’enfant, 1937 La construction du réel chez l’enfant). Costruzione delle grandi categorie dell’azione: oggetto, spazio-tempo e causalità Stadio età in mesi condotte e capacità I 1° mese esercizio dei riflessi (es. della suzione: assimilazione funzionale, generalizzatrice, ricognitiva) II 2-3 mesi primi adattamenti acquisiti e reazione circolare (concetto di J.M.Baldwin, 1861-1964) primaria (ripetizione per effetti sul corpo proprio) III 4-6 mesi reazione circolare secondaria (ripetizione per effetti sul mondo esterno) e procedimenti per far durare risultati interessanti (causalità magico-fenomenistica) IV 7-11 coordinazione intenzionale degli schemi (differenziazione mezzi-fine) e applicazione di schemi noti a situazioni nuove, ricerca dell’oggetto scomparso V 12-14 reazione circolare terziaria e scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva (condotte del supporto, della cordicella e del bastone) VI 15- 18 invenzione di mezzi nuovi mediante combinazione mentale (rappresentazione, funzione simbolica, imitazione differita, gioco simbolico), ritrova l’oggetto nascosto con spostamenti invisibili
  • 59. Il concetto di schema di Jean Piaget (1968) All’origine dell’intelligenza nel bambino piccolo è il processo di formazione dello SCHEMA SENSO-MOTORIO come INTERIORIZZAZIONE DELL’AZIONE ORGANIZZAZIONE (Trasformazioni interne) AZIONI (Trasformazioni della realtà) INPUT Feedback delle azioni (Costruzione degli schemi) Feedback dei risultati (Costruzione delle funzioni rappresentative) Il cambiamento strutturale avviene grazie al feedback = informazione di ritorno sugli effetti dell’azione. La conoscenza dei risultati informa sulla correttezza della prestazione.
  • 60. Dalla sperimentazione attiva per tentativi alla rappresentazione mentale anticipatoria Oss.162 Io dispongo, fuori del recinto e parallelamente al lato davanti al quale si trova Giacomina, un bastone di circa 20 cm. che occupa circa la lunghezza di tre intervalli fra le sbarre…Il problema consiste nel far passare il bastone dall’esterno all’interno del recinto. 1.Giacomina comincia con l’afferrare il bastone attraverso l’intervallo b, lo alza lungo le sbarre tenendolo orizzontalmente e parallelamente al lato del recinto, in maniera che più lo tira e meno il bastone si muove. Allora la bambina infila l’altra mano in c , ma mantiene il bastone orizzontale e non riesce a farlo passare. Alla fine abbandona l’oggetto. 2.Giacomina ricomincia subito afferrando di nuovo il bastone in c. Ma, rialzandolo per caso, lo raddrizza un po’ imprimendogli una leggera obliquità. La bambina trae subito partito da ciò che scorge e passando la mano in c raddrizza il bastone sino a che sia abbastanza verticale da poter passare. Perché la bambina ha raddrizzato il bastone? E’ stato per previsione oppure ha semplicemente prolungato il movimento dovuto a un’indicazione fortuita, in modo da vedere cosa sarebbe accaduto? Il seguito delle prove depone piuttosto a favore di questa seconda interpretazione. (NI p.302) Oss. 178 Si ricorderanno i tentativi di Giacomina a 1;3 in presenza del bastone da far passar attraverso e sbarre del recinto (oss. 162). Ora avviene che lo stesso problema, proposto a Luciana a 1;1, dà luogo a una soluzione quasi immediata, in cui l’invenzione ha il sopravvento sul procedere per tentativi. La bambina è seduta davanti alle sbarre, contro le quali io poso la bacchetta disponendola orizzontalmente e parallelamente alla successione delle sbarre (a mezza altezza). Luciana la afferra nel punto mediano e tira senz’altro. Costatando l’insuccesso, allontana il bastone, lo raddrizza e lo fa passare in un attimo. …In seguito depongo il bastone a terra…Ricomincio con una bacchetta più lunga…mentre la sorella ha fatto lunghi sforzi, Luciana trae subito partito dal suo insuccesso ed impiega un procedimento che inventa lì per lì per semplice rappresentazione” (NI, p.332) Da notare le differenze individuali nell’età cronologica: Jaqueline a un anno e tre mesi mette ancora in atto condotte del V sottostadio, mentre Lucienne a un anno e un mese, mostra già condotte del VI! E le aspettative del padre?
  • 61. La psicologia dell’intelligenza Cap 6 I fattori sociali dello sviluppo intellettuale La vita sociale trasforma l’intelligenza attraverso 1 il linguaggio costituito da segni 2 il contenuto degli scambi, cioè i valori intellettuali 3 le norme collettive logiche e prelogiche. La società costituisce un sistema di relazioni che esercitano pressioni sull’individuo, nel corso dello sviluppo ma “una vera differenziazione dell’ambiente sociale da quello fisico non sarà possibile che al quinto stadio” dell’intelligenza senso-motoria, a 1 anno, quando il gesto di indicare viene impiegato con funzione dichiarativa. Prima il bambino usa i segni convenzionali del linguaggio come simboli individuali, le regole non sono obbligatorie ma si confondono con la ritmicità delle abitudini e “le persone sono solo dei quadri (tableaux) fra i tanti in cui gli si presenta la realtà, distinti solo per la maggiore attività che da essi si sprigiona e per l’intensità dei sentimenti che risvegliano. L’azione diretta verso le persone – gesti tendenti a provocare le azioni che lo interessano o grida di vario genere – è identica a quella che il lattante impiega verso le cose” ( il bambino non possiede ancora una teoria della mente, cioè non attribuisce stati mentali intenzionali alle persone e non alle cose inanimate).
  • 62. La relazione interpersonale nello sviluppo secondo Piaget e Vygotskij Piaget pone l’accento sull’’ INTERAZIONE FRA COETANEI come fonte di progresso grazie al CONFLITTO COGNITIVO che innesca (relazione simmetrica). Vygotskij valorizza il RUOLO DELL’’ADULTO che con il METODO DELLA DOPPIA STIMOLAZIONE affianca al compito gli strumenti, fisici e psicologici, per risolverlo (suggerimenti, domande per focalizzare l’’attenzione) (relazione complementare). L’’adulto (o il tutor esperto) dà il sostegno appropriato in un’’interazione bidirezionale fra docente e discente che si basa sulla qualità della relazione. Wood, Bruner e Ross (1978), The role of tutoring in problem-solving, formulano il concetto di SCAFFOLDING (impalcatura). Nell’apprendistato cognitivo il novizio fa esperienza guidata dall’esperto finché diventa capace di elaborazione autonoma. L’apprendimento collaborativo avviene anche mediante peer-tutoring, cioè grazie alla relazione con i coetanei nella pratica del discorso in classe, che co-costruisce la conoscenza, e nel lavoro di gruppo.