1. olenza contro le donne e
i bambini
Aspetti istituzionali e
Psicologici a confronto per
una strategia globale di
contrasto alla Violenza
Dott.ssa Rosa Maria Muratori
Psicologa e psicoterapeuta individuale e di gruppo
Il valore di essere
persone
2. Definizione di Violenza
Si può considerare violenza ogni comportamento
di abuso di potere e controllo che si manifesta
attraverso il sopruso fisico, sessuale, economico,
psicologico. Questi diversi tipi di violenza
possono presentarsi isolatamente, ma spesso
sono combinati insieme, in modo da rendere il
controllo una modalità totalizzante e pervasiva
che paralizza il soggetto o i soggetti che ne sono
vittime. Ciò accade soprattutto quando autori e
vittima di violenza sono legate da un rapporto
affettivo (è il nostro partner, nostro padre,
l'amico di famiglia...)
3. Quali tipi di violenza
• La maggior parte delle violenze sessuali è opera di persone conosciute. Ex partner,
amici, vicini di casa, parenti, partner, colleghi con i quali esiste un rapporto e che si
sentono autorizzati a non rispettare i nostri "no", in qualunque momento essi
vengano pronunciati.
Perché ci sia un abuso non è necessario che avvenga un rapporto fisico: anche
essere forzata ad assistere violenza. Per quanto riguarda i bambini/e vittime di
violenza sessuale spesso si inizia con dei giochi molesti a carattere sessualmente
implicito e indiretto.
• Violenza fisica
Le aggressioni possono essere evidenti (spinte, calci, pugni...),
ma anche sottili, si rivolgono a qualcosa a cui la vittima/e
tiene (animali, oggetti, effetti personali, documenti, strumenti
di lavoro ecc.)
Sono sempre e comunque dimostrazioni implicite o esplicite
di crudeltà e potere coercitivo.
• Violenza sessuale
4. Costanti critiche, umiliazioni, comportamenti espliciti o
impliciti di sarcasmo insulti ridicolizzazioni da soli o in
presenza degli altri. Inseguimenti, controllo degli
spostamenti, isolamento dai familiari e dagli amici. Sovente
il partner violento minaccia di fare del male alla donna
vittima o ai figli o addirittura a se stesso, tenendola in
trappola in una prigione di paura e sensi di colpa.
• Violenza economica
Vengono impediti o sabotati i tentativi di lavorare o
trovare un lavoro, non è persmesso (spesso accade alla
donna) avere un conto corrente, la compagna o moglie è
tenuta all'oscuro delle entrate familiari, ci si è appropria
dei suoi averi.
• Violenza Psicologica
5. Violenza assistita
intrafamiliare
Questo termine fa riferimento ad una realtà
drammatica. Si parla di bambini, testimoni di
violenze familiari, che senza un aiuto sociale e
psicologico adeguato rischiano di avere delle
conseguenze di enorme gravità sul piano
psicologico e comportamentale.
Per violenza assistita intrafamiliare si intendono
gli atti di violenza – fisica, verbale, psicologica,
sessuale ed economica – contro un elemento
della famiglia (nella maggior parte dei casi si
tratta di una madre vittima di un marito
violento) che avvengono nel campo percettivo di
un minore. Le stime dei dati da parte degli
organi di competenza, tribunali dei minori,
servizi sociali territoriali, operatori della salute
mentale rivelano uno scenario ampio che è
destinato ad incrementarsi dato che il sommerso
sembra essere di proporzioni maggiori anche
perché la violenza intrafamiliare resta custodita
nel segreto delle mura domestiche, protetta dal
pudore delle vittime.
6. La violenza nella coppia
Il clima di violenza si instaura in modo graduale
attraverso litigi, nati per motivi banali, che con il
tempo divengono più frequenti e più intensi, fino a
quando la situazione precipita ed esplode
l'aggressività, ogni volta più pesante. Quasi sempre
ai maltrattamenti seguono periodi di "luna di miele",
scuse, promesse, magari effettivi cambiamenti da
parte del partner, che però sfortunatamente non
reggono a lungo. Così si ricomincia da capo... E’
questo il “ ciclo della violenza”....e spesso è questo
anche il percorso delle donne che lo vivono: avvertire
i segni premonitori, subire l'escalation
dell'aggressività, perdonare o cercare di far finta che
non sia successo niente quando la situazione si calma
per poi ricominciare daccapo.
La situazione evolve con un aumento della frequenza
e dell’intensità degli scoppi d’ira e si viene a creare
un clima di tensione e di isolamento. Il marito
violento non sente più il bisogno di mascherarsi e
incolpa la donna delle proprie reazioni come se fosse
lei a costringerlo a comportarsi in quel modo.
7. Stalking
" Insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di
sorveglianza, controllo, ricerca di contatto e di
comunicazione nei confronti di una vittiva che risulta
infastidita e preoccupata da tali attenzioni moleste"
Stalking familiare
• tra partner avviene mentre la relazione è ancora in corso in una coppia
nella quale è presente anche violenza domestica
• tra ex partner normalmente ha luogo quando uno dei due decide di porre
fine alla relazione, si intensificano controlli, appostamenti, minacce...., da
un punto di vista psicologico è ancora più devastante e pericoloso di quello
tra estranei
• tra genitori e figli comprende i casi di stalking nei quali la relazione autore-
vittima coinvolge un genitore e un figlio anche in modo alternato
In tutti i casi si manifestano una sere di condotte indesiderate alla vittima che
con comunicazioni indesiderate, contatti indesiderati, comportamenti
associati.
Lo stalking familiare è sottostimato rispetto alle altre tipologie e sovente è
pericoloso in quanto associato ad eventi violenti nella relazione domestica.
8. Alcuni pregiudizi Socio-
culturali
1. Si ritiene spesso che la violenza: sia entro certi limiti
accettabile, perché dovuta alla naturale componente di
aggressività maschile.
2. Si tende a relegare l'origine del comportamento violento
all’effetto di uno specifico “ problema “ in chi agisce la
violenza quali l' assunzione di alcool / droghe, o la
presenza di disturbi della personalità.
3. Colpisca donne “fragili“, “vittime passive“, cresciute in
un clima familiare violento.
4. Debba trovare soluzione tra le pareti domestiche. Infatti
è comunque importante che la famiglia resti unita per
evitare che i figli soffrano l’assenza di un genitore.
5. Sia provocata dalle donne, che hanno parte attiva
all’interno del rapporto.
9. Caratteristiche personali
• Gli uomini che maltrattano utilizzano la forza
per affrontare le discussioni all’interno della
coppia.
• Sentono minacciato il loro potere e temono di
perdere il controllo sulla propria famiglia.
• Tendono ad essere controllanti ed invasivi,
definiscono come "gelosia" comportamenti
volti a limitare in modo ossessivo la libertà
della partner.
• Tendono a perdere facilmente il controllo,
hanno frequenti scoppi di ira alternati a
momenti di calma e "gentilezza".
• Sovente danno la colpa alla partner per
giustificare i loro errori e comportamenti
violenti.
• Isolano e svalutano le compagne, minacciano di
fare del male o farsi del male.
• Sul piano della struttura di personalità, spesso
associata al versante psicopatologico, troviamo
strutture di tipo paranoideo-narcisistico con
tratti ossessivo-compulsivi.
10. • Donne che hanno vissuto situazioni di
violenza all’interno della coppia provano
sentimenti e paure e ambivalenza tra
amore-odio. Questo porta le donne a
convincersi di essere inadeguate, colpevoli
e di meritarsi il maltrattamento. Inoltre è
difficile spezzare un legame in cui hanno
creduto ed investito affettivamente,
soprattutto se sole e senza appoggio.
“Dargli un’altra possibilità” diventa un
modo per tentare di salvare la relazione e
tenere unita la famiglia.
• Tendono ad adottare un comportamento
passivo per evitare di peggiorare la
situazione: mentalmente cercano di
eliminare tutte le possibili fonti di litigio. La
scelta di lasciare il partner è molto difficile.
Ciò deriva in parte dal lavoro psicologico
dell’abusante che distrugge la loro
autostima e la loro capacità di scelta al
punto che finiscono col credere di non
potercela fare da sola e quindi "meglio
restare in una situazione conosciuta
sebbene difficile".
11. Conseguenze?
• La violenza psicologica è la causa di stati
depressivi e ansiogeni, perché le vittime
(donne e figli) sono incapaci di reagire, inoltre
e anche quando la donna decide di denunciare
la violenza, la legge italiana con difficoltà ne
tiene conto senza prove fisiche di lesioni, in
questo caso il rischio di una seconda
vittimizzazione è molto alto.
• Con il tempo, se non si è ricevuto il sostegno
adeguato, si possono sviluppare conseguenze e
disturbi più evidenti e definiti, quali attacchi di
panico, fobie,disturbi alimentari, disturbi del
sonno (incubi, sogni ricorrenti), malesseri o
malattie di tipo psicosomatico, dipendenza da
sostanze.Un vero e proprio disturbo post
traumatico da stress, caratterizzato da sintomi
psicologici e fisici, compromettendone
l’attività lavorativa e le relazioni sociali.
• Parlando di famiglie quindi un nucleo con
genitori e figli, si perde la capacità di funzione
genitoriale in quanto i bambini tendono a
prendere le parti di uno dei genitori,
sviluppando sentimenti ambivalenti difficili da
integrare in un oggetto unitario, causando
traumi e conseguenze psico-fisiche a lungo
termine, che ne inficiano le capacità affettivo-
relazionali.
12. Cosa fare?
• Adottare un approccio multidisciplinare a carattere Bio-Psico-Sociale
• Bisogna informare, educare, parlare, battersi, creare
opinioni, comunicare, aiutare chi non può difendersi da
solo, sensibilizzare l'opinione pubblica e fare in modo che le
istituzioni, in particolare i gruppi formatisi a sostegno dei più deboli si
pongano come obiettivo la salvaguardia dell'inviolabilità e del rispetto
della personalità.
• Un'altro elemento necessario è la concertazione e il confrono tra le
diverse istituzioni sociali che in un modo o nell'altro entrano in contatto
con le vittime di violenza intrafamiliari intercettando le criticità a più
livelli (magistratura, forze di polizia, carabinieri, servizi sociali, centri
anti-violenza, dipartimenti di salute mentale,consultori, scuole...), in
modo tale da creare protocolli definiti e strutturati di presa in carico ed
intervento.
13. Come aiutareTrovarsi vicino ad una donna che ha subito violenza significa fare i conti
con sentimenti e reazioni che ci possono sorprendere o spiazzare. Può
capitare di sentirsi distanti da quanto le sta accadendo, oppure di sentirsi
così coinvolti e confusi da non riuscire a prendere iniziative.
Aiutarla vuol dire soprattutto mettere a fuoco alcuni atteggiamenti che si
rivelano più vantaggiosi per lei. Per questo è importante:
• Ascoltarla, ricordando che l'ascolto è la prima azione concreta per
identificare e delineare la situazione
• Mantenere la riservatezza su quanto ti racconta
• Non giudicarla e non colpevolizzarla anche se non sei d’accordo.
• Aiutarla a riconoscere di aver subito una violenza, non minimizzando la
situazione.
• Rispettare i sui tempi di decisione e di azione.
• Non imporle consigli. Non sostituirsi a lei nelle decisioni.
• Darle riferimenti di Centri e strutture a cui rivolgersi e accompagnarla
se lei te lo chiede
14. Riferimenti utili!
• Contattare le forze dell'ordine 112 Carabinieri 113 Polizia di stato
• Chiamare il numero verde e gratuito 1522 un servizio di accoglienza
telefonica rivolto alle vittime di violenza
• Rivolgersi personalmente e/o contattare un centro antiviolenza
locale publico o privato: gli operatori saranno vicino alla vittima e ad
eventuali figli minori durante tutto l'iter posto in essere necessario,
fornendo sostegno psicologico, consulenze mediche e consulenze
legali, eventuale rifugio in case protette nei casi più urgenti!!!
• www.leonde.org sito dell'associazione le Onde Onlus di Palermo
• www.antiviolenzadonna.it sito specializzato nella violenza di genere
contro le donne (linee guida)
15. Dott.ssa Rosa Maria Muratori
Psicologa e psicoterapeuta individuale e di gruppo
Il valore di essere
persone
" Anche la più prigioniera custodisce il
posto del Sè Selvaggio, perchè
intuitivamente sa che un giorno ci sarà una
feritoia, un'apertura, una possibilità, e vi si
butterà per fuggire"
(C.P. Estès "Donne che corrono coi lupi")