Un lungo percorso di carità, partecipazione e civiltà.
Gli anni della trasformazione - innovazione.
Cronologia politico amministrativa dal 1970.
Considerazione e condivisione dei bisogni della collettività.
A colloquio con Edda e Tonino Mariani Cerati.
Intervista a Luigi Pederzoli.
Il progetto del centro socio sanitario.
4. Per la collaborazione e la disponibilità si ringraziano:
Elisa Paterlini
Elena Ghidini
Marzia Moreni
Antonella Rapacchi
Franco Lombardini
Silvia Cavazzoli
Rinaldo Pace
Fotografie
Antonella Rapacchi
Franco Lombardini
Archivio Storico di Novellara (R.E.), Fondo fotografico.
Circolo degli Artisti di Reggio Emila
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5. Sommario
Un lungo percorso di carità, partecipazione e civiltà
Gli anni della trasformazione – innovazione.
Cronologia politico amministrativa dal 1970
Considerazione e condivisione dei bisogni della collettività.
A colloquio con Edda e Tonino Mariani Cerati
Equilibrio nel trasferimento dal passato al presente,
risolutezza nell’impegno, certezza nel nuovo che procede
Intervista a Luigi Pederzoli
Il progetto del centro socio sanitario
Bibliografia
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6. Il 24 marzo è una data importante per la comunità novellarese perché inaugureremo il nuovo
centro socio-sanitario “Don Pasquino Borghi”. Sono particolarmente onorato che in tale
giornata il prof. Sergio Ciroldi presenti la sua pubblicazione sull’origine di questo centro.
Sfogliando questa pubblicazione non sono sorpreso di trovare così tante assonanze tra il
passato ed il presente dei servizi socio-assistenziali, tra benefattori di ieri e volontari di oggi,
tra l’impegno di vecchi e nuovi operatori del sociale. In tutta la nostra storia sociale, civile
e assistenziale l’obiettivo si è mantenuto invariato: garantire alle famiglie un ventaglio di
servizi il più ampio possibile.
Prevenzione, riabilitazione, assistenza tutelare, domiciliarità, fanno parte di una impegno
politico che ci caratterizza da molti anni, a partire dal 1973, quando mettemmo in pratica gli
indirizzi della Regione Emilia Romagna sulla politica sociale per gli anziani. Ancora oggi
stiamo investendo in politiche sociali dove l’uomo, con tutti i suoi bisogni è al centro delle
nostre scelte. Tutto il nostro impegno si è concretizzato negli anni attraverso una rete di ser-
vizi capace di rispondere a tutti i bisogni, riuscendo anche a responsabilizzare e aiutare chi
sta accanto alla persona in difficoltà.
Tutti gli operatori hanno avuto il grande merito di saper gestire in modo efficiente tutti questi
servizi, garantendo flessibilità di prestazioni in base ai mutamenti sociale: incremento nuove
patologie ed invecchiamento, nuova povertà, immigrazione, solitudine.
Raul Daoli
Sindaco di Novellara (RE)
Novellara, marzo 2007
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7. La pubblicazione del Prof.Sergio Ciroldi, con competenza e dedizione, descrive e restituisce
alla comunità novellarese il percorso che ha portato nell’arco di cinquecento anni all’attuale
modello di rete dei servizi socio-sanitari.
Il libro ci fa comprendere come l’idea dell’aiuto ai più deboli abbia sempre visto come pro-
tagonisti la società civile, il privato e le istituzioni.
Noi oggi raccogliamo l’eredità di tutte quelle persone che negli anni, con la loro sensibilità,
solidarietà e amore per il prossimo, si sono impegnate per realizzare strutture e servizi per
tutta la collettività.
Invecchiamento della popolazione, aumento delle persone immigrate, contrazione dei nuclei
familiari con una esigua rete parentale, sono i segnali di una società in rapido cambiamento,
dove i bisogni, sempre più articolati e complessi, non consentono più risposte settoriali.
Tenendo conto di questi nuovi scenari, il nuovo Centro Socio-Sanitario di Novellara è
l’espressione della volontà e dell’impegno delle istituzioni per offrire ai cittadini, in un uni-
co polo, i principali servizi socio-sanitari di base.
Il nuovo polo di Novellara, attraverso un modello a rete, si propone di accorciare le distanze
tra cittadini e servizi, sviluppando ulteriormente la collaborazione tra servizi sanitari e socia-
li, per offrire una presa in carico globale, in grado di garantire modelli assistenziali più vicini
ai bisogni delle persone e delle loro famiglie.
Mariella Martini
Direttore generale Azienda USL di Reggio Emilia
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8. La presente pubblicazione nasce dalla volontà dell’autore di sottolineare il valore straordinario
di questa opera pubblica e di collocarla, attraverso una ricerca storica, all’interno di un
percorso di solidarietà che pare avere radici molto lontane.
Creare conoscenza e consapevolezza degli eventi storici aiuta i cittadini ad apprezzare e a
valorizzare le conquiste del presente.
Siamo grati al Prof. Sergio Ciroldi per questo dono.
La realizzazione del nuovo Centro Socio-Sanitario rappresenta, un traguardo significativo
nell’offerta dei servizi alla persona nel nostro Comune.
In riferimento alla storia più recente, le linee guida tracciate negli anni ’70 e l’esperienza
maturata trovano, in questa nuova struttura, una ulteriore conferma e dimostrazione della
forte volontà politica di continuità, pur senza interrompere l’elaborazione di risposte
adeguate ai processi di trasformazione della società, della famiglia, della condizione di vita
delle persone.
L’idea di mantenere una “vicinanza”anche strutturale tra i servizi sociali e i servizi sanitari
deriva da un grande bisogno di “mettersi insieme” per ottimizzare le risorse ed affrontare
con efficacia l’aumento, la complessità e la specificità delle richieste.
Per questo la necessità di una integrazione socio-sanitaria e di un buon lavoro di rete tra le
Istituzioni e tra queste e la società civile, comprendendo anche l’Associazionismo, sono
obiettivi prioritari ( riconosciuti dalle normative regionali e nazionali) cui tendere per la
tutela e la salvaguardia dei diritti di tutti, in particolare delle persone anziane.
E’ “normale” e motivo di vanto per le famiglie novellaresi “prendersi cura dei propri
vecchi”, mantenendoli il più possibile nella loro casa, nonostante le difficoltà dovute alla
nuclearizzazione della famiglia e alle sue dinamiche di complessità, agli impegni di lavoro,
all’allungamento della “vecchiaia”e all’aumento di patologie invalidanti.
E’ evidente che il prezioso sostegno alla domiciliarità offerto in questi anni attraverso servizi
numerosi e differenziati ( Assistenza Domiciliare, Centri Diurni, Appartamento Protetto,
Mini Appartamenti, servizio di trasporto anziani, consegna dei pasti a domicilio, servizio
di lavanderia, gruppi di auto aiuto, inserimento in lavori socialmente utili, sportello sociale)
ha accompagnato le famiglie e favorito la diffusione e l’interiorizzazione di una cultura del
“prendersi cura”.
L’apertura all’interno del complesso, di un nuovo Centro Diurno, riservato alle persone
affette da patologie legate alle demenze ( programmato per attuare una sperimentazione delle
metodologie più avanzate per stimolare l’autonomia, mantenere il più a lungo possibile le
abilità e rallentare l’aggravamento delle malattie ) costituisce un altro importante intervento
a favore degli anziani e delle loro famiglie.
Occorre comunque rilevare come l’allungamento della vita e in particolare della “vecchiaia”
e il conseguente insorgere di gravi patologie fisiche e psichiche rendano indispensabile
contare su strutture residenziali che accolgano l’anziano quando le condizioni socio-sanitarie
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9. non consentono più il mantenimento a domicilio.
La nuova Casa Protetta oggi accoglie anziani non autosufficienti e nel 80% dei casi affetti da
patologie incluse nell’area delle demenze ( Alzheimer, Parkinson ecc.)
Si propone di essere innanzi tutto una Casa accogliente per gli ospiti che la abitano
producendo un lavoro di cura competente e una assistenza individuale capace di offrire
aiuto nello svolgimento delle attività quotidiane, dell’assistenza sanitaria, del recupero e
mantenimento delle abilità residue.
E poiché la quantità di abilità residue è purtroppo scarsa, la Casa diventa un luogo giocato
tutto sulla relazione, sui rapporti personali, sulle tante parole, sguardi, gesti che intercorrono
tra gli anziani e gli operatori, i familiari e i volontari.
Il clima di serenità anche gioioso e scherzoso, non sospettabile dall’esterno, la tendenza a
sdrammatizzare le situazioni pure con l’attenzione dovuta, la proposta di attività ricreative
agite con e intorno all’anziano creano un ambiente avvolgente e vivace permettendogli di
vivere una condizione di “miglior benessere possibile”.
Consegnare ai novellaresi questo Centro rappresenta sicuramente una conquista, da un
lato per la qualificazione dei servizi, dall’altro per i valori espressi in ordine al rispetto
della persona, al diritto alla cura e all’assistenza, alla solidarietà ( ricordiamo il lavoro del
Comitato Promotore raccolta fondi Casa protetta e la positiva risposta dei cittadini ).
E’una testimonianza concreta di civiltà, di senso di appartenenza alla comunità e di un sano
sentimento di orgoglio da offrire, anche come esempio alle giovani generazioni.
Maura Bussei
Assessore ai Servizi Sociali
e Welfare locale del Comune di Novellara
Novellara, marzo 2007
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10. Jacopo Bassano, il Buon Samaritano. Londra, National Gallery.
Fino alla medicina del Cinquecento la malattia era concepita come qualcosa che vagava nell’aria e che col-
piva l’uomo dall’esterno, come la freccia di Apollo che nell’Iliade causa la peste tra gli Achei.
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11. UN LUNGO PERCORSO DI CARITÀ
PARTECIPAZIONE E CIVILTÀ
1. Premessa
La storia degli uomini, studiata e insegnata sino ad ora, puntualizzando le guerre e le distru-
zioni, l’accumulo di potere e di ricchezza, non è mai stata esaminata organicamente attra-
verso le ben più importanti istituzioni benefiche che ne hanno caratterizzato lo svolgimento.
Si è fatto spesso più cronaca nera che cronaca bianca.
Se invece, mutando l’angolo della visione, consideriamo le vicende dell’uomo ponendo
l’accento sulle imprese di solidarietà, allora, più agevolmente, comprenderemo i valori che
ci possono unire e che sono alla base della convivenza civile di ogni società.
Faremo storia su un versante quasi sconosciuto, ma affascinante: rosso d’amore, non di
sangue. Questi appunti non ambiscono al pur legittimo desiderio di tracciare la storia della
nuova Casa Protetta “Don Pasquino Borghi” che oggi viene consegnata alla comunità di
Novellara. Sono da considerarsi una traccia che altri potranno o meno tener presente per
scriverne la cronaca più approfondita.
Non è questa nemmeno la sede per spaziare sulle soluzioni che altre civiltà hanno dato al
problema sempre esistito e presente ovunque, un problema che è legato all’uomo e alla sua
vicenda terrena: le tribolazioni e la sofferenza.
2. Una storia millenaria
Dal Vangelo alle prime comunità cristiane, alle congregazioni monastiche
Sono trascorsi 2000 anni da
quando un dottore della legge
si alzò per mettere Gesù alla
prova:
“Maestro, che cosa devo fare
per meritare la vita eterna?”
Gesù gli rispose chiedendo:
“Che cosa sta scritto nella
legge? Che cosa vi leggi?”
Costui recitò: “Amerai il Si-
gnore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua anima,
con tutta la tua forza e con
tutta la tua mente e il prossi-
mo tuo come te stesso”. Antico Ospedale degli Infermi.
E Gesù: “Hai risposto bene: Casa posta all’incrocio fra via A.Costa e via C.Cantoni, ora di proprietà
di Pier Angelo Davolio. Nel 600 era sede dell’ Ospedale fondato nel
fa’ questo e vivrai”.
1616 dal conte Camillo II Gonzaga (1561 – 1650).
Poi il Maestro gli indicò come La fotografia, del 1950, è stata scattata dalla nuova via F.lli Cervi.
riconoscere il nostro prossi- (Arch. F. Lombardini).
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12. Convento dei Carmelitani.
Ubicato nell’antica Contrada delle Scuderie, ora via Lelio Orsi, è stato fondato nel 1485 ca. dal conte Gio:
Pietro Gonzaga (1465 – 1515 ca). E’ ricordato dai novellaresi come Casino Chiavelli dalla omonima famiglia
alla quale appartenevano due famosi medici e un ingegnere.
La chiesa tutta decorata da Lelio Orsi (1511 – 1587) è stata demolita dal Comune nella seconda meta dell’Ot-
tocento per costruire la strada che conduce al nuovo cimitero.
Il resto del chiostro è stato demolito dall’ebreo Emanuele Sinigaglia.
(Arch. F. Lombardini).
mo e come operare narrando la parabola del Buon Samaritano (Luca, 10, 25, 36).
Ma come procedere per realizzare concretamente l’insegnamento di Gesù?
La strada più rispondente anche se la più ardua, è apparsa quella della “Caritas” (carità,
ancora per il prossimo): una virtù più grande della fede.
E’ soltanto con il cristianesimo che il sentimento di solidarietà umana diviene legge morale
e che viene avvertita una connessione tra i destini individuali nel più ampio disegno divino,
sicché nel soccorso al vicino sofferente si vede anche una forma di assicurazione personale
per l’aldilà.
Nei testamenti dei cristiani più abbienti delle comunità primitive non mancava mai, dopo
l’invocazione a Dio e alla Vergine, un lascito o una donazione a favore dei poveri.
L’esercizio della carità era considerato una buona occasione di penitenza ed espiazione dei
peccati.
Non è il caso d’indagare su quali fossero le motivazioni dei singoli benefattori, ma è certo
comunque che l’organizzazione dell’attività caritativa ed assistenziale fu uno dei compiti
precipui di ogni comunità cristiana.
Il Concilio di Nicea del 325 d.C. stabilì anche l’ obbligo, per ogni comunità cittadina, di
costituire un proprio “xenodochio” o ospedale e di aprirlo alle necessità dei bisognosi.
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13. Convento dei Carmeli-
tani, particolare.
(Arch. F. Lombardini).
Non che mancassero, precedentemente, forme di possibile intervento pubblico in casi di
calamità, o sporadici gesti di munificenza privata. Durante l’Impero romano, da Nerva a Tra-
iano, era l’Imperatore stesso il patrono delle classi disagiate che soccorreva con periodiche
elargizioni di grano o di generi di vestiario (Institutiones Alimentariae).
In pratica il fisco imperiale concedeva alle famiglie povere e agli orfani un sussidio al tasso,
allora ritenuto agevolato, del 5%. Ma si trattava di gesti per evitare che “Giove” se la pren-
desse con il monarca assoluto.
Con il riconoscimento del Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero (fine del IV
secolo), si moltiplicarono le opere e le istituzioni benefiche finanziate dai patrimoni delle
diocesi vescovili o dai privati, umili o illustri, come quella assunta da Galla Placidia moglie
di Teodosio che fondò un ospedale.
L’insieme di queste attività acquisì, per la prima volta, le caratteristiche di un vero servizio
sociale, elargito per secoli, dalla Chiesa.
In Europa, infatti,era sconosciuto il concetto di Stato come gestore dell’assistenza e previ-
denza sociale. La fondazione di chiese e monasteri e, più tardi, l’istituzione di Ordini mendi-
canti (francescani e domenicani) costituivano i canali nei quali si traduceva, concretamente,
la spinta caritativa del precetto cristiano.
Il feudatario, rappresentante in loco del potere imperiale, riconoscendo l’importanza sociale
delle istituzioni benefiche, concedeva privilegi, donazioni ed esenzioni ai singoli monasteri.
Si creò, lentamente nel tempo, un’alleanza tra la Chiesa e il potere politico. Del resto, le
piaghe sociali erano tremende: povertà morale e materiale, incertezza e precarietà della vita.
L’ospitalità offerta (vitto e alloggio) ai poveri assistiti era, comunque, ai limiti della sussi-
stenza: un po’ di pane di farro o di segale, un po’ di lardo e di legumi, un bicchiere di vino.
L’ospite era considerato sacro e lo era tanto più se bisognoso e sofferente.
Sino alla Rivoluzione Francese le istituzioni assistenziali erano figlie del Vangelo anche
quando. avevano ottenuto l’approvazione del feudatario.
Dopo, il problema diventò sociale.
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14. 3. Prime e più recenti realizzazioni a favore della collettività di Novellara
E nella nostra piccola città?
Ad un esame, anche sommario, della storia della nostra comunità, fa riscontro una moltepli-
cità di iniziative di cui non possiamo che fare un rapido elenco:
- I Padri carmelitani (presenti dal 1485) e i Servi di Maria (dal 1521) distribuivano pasti
giornalieri ai poveri e ospitavano, in una stanza separata dal monastero, i pellegrini.
In caso di bisogno li curavano.
- I Padri gesuiti (dal 1570), oltre a ospitare i poveri “vergognosi” e distribuire un po’ di pane,
gestivano la cosiddetta Scuola dell’Umiltà per bambini (maschi e femmine) abbandonati o
orfani.
- Nel 1595 veniva fondato ufficialmente (ma era già operante alla fine del sec. XV) il Monte
dei Pegni e del Grano. Il primo concedeva prestiti su pegno al 3% (quando sul mercato era
intorno al 9%); il secondo forniva il grano (frumento e granoturco) per le semine.
- Dal 1595 veniva, annualmente, distribuita “la dote delle pulzelle”. Il Conte Camillo I
Gonzaga ne assegnava sei ogni anno.
La dote di 50 scudi veniva data alle ragazze della contea che intendevano sposarsi nel giorno
di San Lorenzo (10 agosto).
Convento dei Gesuiti.
Chiamati, nel 1570, dal conte Camillo I Gonzaga (1521 – 1595) e dalla moglie contessa Barbara Borromeo
(1537 -1572), i gesuiti presero possesso dell’imponente fabbricato progettato da L.Orsi, nel 1571. Era sede del-
la più antica università per la formazione dei sacerdoti, di una spezieria o farmacia e di una scuola per fanciulli
orfani o abbandonati. La chiesa, posta su via Provinciale, è stata demolita nel 1808 dal conte Antonio Greppi,
proprietario di tutti gli immobili e terreni dei Gesuiti.
La chiesa, il chiostro, la spezieria e alcune sale erano decorate da allievi di Lelio Orsi. (Arch. F. Lombardini).
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15. Nel 1611 Camillo II Gonzaga, fondò l’Ospedale degli infermi, per le necessità della contea
di Novellara – Bagnolo.
Anche le Confraternite laiche dedicarono una larga parte della loro attività ad opere di carità
e misericordia, anticipando, così, le società di mutuo soccorso e le cooperative che si costi-
tuiranno nei secoli successivi.
All’interno della Chiesa esse si organizzarono per difendere i diritti personali e corporativi
dei soci.
Nel 1753 Francesco III dispose che le principali Opere Pie fossero sottoposte ad un unico or-
ganismo di controllo amministrativo denominato Congregazione ed Unione dei Luoghi Pii.
Il sistema subì un ritocco, non sostanziale, nel 1773, con l’istituzione della Congregazione
Generale delle Opere Pie di Novellara detta anche di Carità.
Nel 1773 era così composta:
Denominazione Natura Rendita (lire) Beneficiati
Ospedale Civile degli infermi Vitto e medicine 10.277,73 80
Beata Vergine del Popolo Culto e servizi 1.687,01 2
Beneficienza “ Dott. Angelo Iotti” Sussidi a domicilio 1.037,67 24
Beneficienza pubblica Sussidi a domicilio 662,64 10
Monte dei Grani Sovvenzione grani 546,00 100
Monte dei Pegni Sovvenzione di somme sopra Pegni 133,01 775
Fonte: Atti Comunali, b. 124
Chiesa e Convento dei Cappuccini
L’imponente complesso di fabbricati è stato edificato nel 1603 dalla contessa Vittoria di Capua (1548 – 1627),
moglie del conte Alfonso I Gonzaga (1529 – 1589). I fabbricati, demoliti dal Comune nel 1965, furono edificati
nella Contrada detta poi dei Cappuccini, all’incrocio fra via Cavour e via Campanini. Lo spazio reso libero
dalle demolizioni è stato destinato a area fabbricabile e a piazzale della Resistenza. (Arch. F. Lombardini).
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16. Convento dei Cappuccini
Pozzo e cortile interno del convento in
una fotografia del 1930.
4. Il progresso continua: dal Ricovero di Mendicità all’E.C.A, al Centro Sociale, alla
Casa Protetta
Il 5 maggio 1892, il Consiglio d‘Amministrazione della Congregazione di Carità compie
una scelta importante: sopprime il Monte dei Pegni e destina il suo patrimonio all’erigendo
Ricovero di mendicità. La delibera fu approvata dalla Giunta Provinciale Amministrativa di
Reggio Emilia in data 14 febbraio 1895.
Rappresentava il buon seme di un grande albero che si svilupperà nel sec. XX.
Orgogliosi d’aver fatto una scelta fondamentale per la società novellarese, Dallari Giuseppe
del fu Ferdinando, presidente della Congregazione di Carità e Borsari Alfredo di Felice, se-
gretario della stessa, allacciarono buoni rapporti con Federico Levi, presidente della locale
Cassa di Risparmio. L’obiettivo era chiaro: coinvolgere, in qualche modo, questa istituzione
per la realizzazione di un…sogno.
La Congregazione di Carità, mediante lettera n°124 del 18 giugno 1900, interpellò la Cassa
di Risparmio per sapere se avesse voluto concorrere, in parte, alle spese per la costruzione
di un nuovo fabbricato per uso Ricovero dei poveri cronici, inabili al lavoro, tanto di sesso
maschile che femminile.
La Cassa di Risparmio, con lettera n°108 del Presidente Federico Levi del 22 successivo
comunicò che il Consiglio d’Amministrazione aveva deliberato di costruire, a sue spese, un
nuovo fabbricato sul terreno dell’Ospedale Civile degli Infermi e di “allogarlo ad uso Rico-
vero di poveri cronici, inabili al lavoro, tanto di sesso maschile che femminile”.
La Congregazione approvò, con grande soddisfazione, quanto aveva deliberato la Cassa di
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17. Atto notarile del Dott. Zuccardi Grisanti Luigi del 10 maggio 1903 con il quale la Cassa di Risparmio di No-
vellara dona alla Congregazione di Carità il Ricovero “Umberto I”.
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18. Ricovero “Umberto I” edificato nel 1903 dalla Cassa di Risparmio di Novellara.
Fotografia del 1978. (Arch. F. Lombardini).
Risparmio.
Compensò l’affittuario del terreno per i mancati redditi ed autorizzò la Cassa a costruire il
nuovo fabbricato.
I lavori furono subito appaltati al capomastro muratore Giovanni Gianotti; procedettero spe-
ditamente tanto che il Consiglio d’Amministrazione della Cassa, dopo aver collaudato il
fabbricato, con delibera del 21 aprile 1903, n°12, incaricò il Presidente Federico Levi di
informare l’ Opera Pia che l’ immobile era ultimato.
Dopo alcuni giorni, pervenne al Presidente della Congregazione di Carità la lettera n°59 del
7 maggio 1903 con la quale veniva avvisato che la Cassa di Risparmio era pronta a conse-
gnare il fabbricato per uso ricovero di vecchi indigenti ed inabili al lavoro.
Con atto notarile del Dott. Zuccardi Merli Luigi del 10 maggio 1903, n°3038, registrato
a Guastalla il 29 del detto mese al vol.59, n°703, la Cassa di Risparmio, rappresentata da
Federico Levi, consegnò, a titolo di donazione, alla Congregazione di Carità rappresentata
da Dallari Giuseppe e da Borsari Alfredo, il fabbricato costruito per intero a sue spese ed
ubicato nel recinto dell’Ospedale Civile Infermi di Novellara, nel lato prospiciente a levante,
presso la strada ghiaiata di Villa Borgazzo.
Per onorare la memoria di Umberto I, assassinato a Monza il 29 luglio 1900 dall’anarchico
Gaetano Bresci, le parti concordarono che il Ricovero fosse intitolato al Re d’Italia.
Fra i patti è anche detto che “il fabbricato dovrà mantenersi costantemente adibito allo scopo
per il quale venne eretto, cioè a Ricovero di Mendicità, e se, in progresso di tempo si avvi-
sasse l’opportunità di destinarlo ad altro uso, avente però, sempre, lo scopo di beneficienza,
sia tenuta la Congregazione chiedere, preventivamente, l’assenso alla Cassa di Risparmio di
Novellara, oppure al Comune …”.
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19. Nell’atto notarile è dichiarato che il fabbricato comportò una spesa di £ 9.395,91.
Nella serata del 30 luglio 1903, nel cortile della Rocca, ebbe luogo un concerto strumentale
per voci con il “meraviglioso e premiato grammofono Manark”.
Il ricavato fu devoluto all’erigendo Ricovero.
Con disposizione testamentaria del 23 ottobre 1903 la signora Luigia Fornaciari, vedova
dell’Ing Giovanni Fabbrici, donò £.1.000 per il Ricovero. La donazione ebbe efficacia 10
anni dopo.
Su proposta dell’attivissimo segretario dell’opera Pia, Celestino Malagoli, nello stesso anno,
furono accettate nell’Ospedale tre suore del Monastero di San Filippo Neri di Lodi (Suor
Maddalena, Suor Caterina e Suor Germana).
Con altra delibera avente effetto con il 1° gennaio 1904, furono assunte altre Suore, questa
volta dell’Istituto Piccole Figlie di San Giuseppe di Verona (Suor Nazzarena sup., Suor
Angelita, Suor Vincenzina e Suor Emiliana). Queste suore disimpegneranno il servizio di
infermiere e di cuciniere per l’Ospedale e il Ricovero.
Il 31 luglio 1904 fu organizzata una grandiosa tombola il cui ricavato doveva andare a be-
neficio dell’erigendo Ricovero “Umberto I”. Il risultato economico presentò un consistente
passivo per la società promotrice a causa delle enormi spese sostenute.
Il 10 agosto 1904 furono ammessi i primi ospiti: Montagna Paolo fu Antonio di 83 anni,
Grossi Luigi fu Pietro di 64 e Fornaciari Angelo fu Bernardo di 69.
Con lettera del 6 settembre 1904, Ponzio Vaglia, Ministro della Real Casa, comunicò che
S.M. il Re d’Italia aveva elargito £. 500 quale suo concorso alle spese occorrenti per l’arre-
Biglietto della lotteria di beneficenza indetta in occasione della Fiera di Sant’Anna. (30 Luglio 1905). Il rica-
vato fu destinato all’acquisto di arredi per il Ricovero. In primo piano la Collegiata di Santo Stefano edificata
per volere di Alfonso I Gonzaga nel 1567. Il progetto è di Lelio Orsi. (Collez. A. Rapacchi).
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20. Ospiti del Ricovero “Umberto I” in una fotografia del 1922.
Con il grembiule bianco suor Artenisca. (Collez. A. Rapacchi).
damento del Ricovero di Mendicità “Umberto I”.
La Congregazione di Carità, nella seduta del 21 settembre 1904, nominò, in via provvisoria,
Oliva Giuseppe, custode e inserviente del Ricovero ed Elena Volta in Montanari, guardaro-
biera.
Contemporaneamente fissò per il giorno di martedì 27, l’inaugurazione e l’apertura del Ri-
covero stesso.
Alle ore 11 del giorno 26, i locali furono benedetti dall’Arciprete Mons. Enrico Volta assi-
stito da Don Antonio Gatti.
Erano presenti tre consiglieri della Congregazione di Carità, precisamente Celestino Mala-
goli, Ettore Zuccardi e Tito Agosti.
Il primo preparò anche una epigrafe in latino affinché ne restasse perpetua memoria, ma, a
causa dell’alto costo, non fu scolpita nel marmo.
Alle ore 12 del 27 settembre 1904, ebbe luogo l’inaugurazione del Ricovero di Mendicità
presenti i primi ospiti: sei uomini e quattro donne; i primi furono ospitati a spese dell’Opera
Pia, le seconde dal Comune. Erano presenti tutte le autorità: il Presidente dell’Asilo In-
fantile, il Presidente della Cassa di Risparmio con il segretario, il Giudice Conciliatore, il
Segretario del Comune, molte signore e signorine del paese che contribuivano “ai lavori di
biancheria”, l’Arciprete e il Maresciallo dei carabinieri.
Per l’occasione furono pronunciati due discorsi: uno letto dal consigliere della Congregazio-
ne Tito Agosti e l’altro da Federico Levi in ricordo del benemerito Dott. Luigi Carbonieri,
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21. già Presidente della Cassa di Risparmio.
Furono offerti dolci e liquori a tutti gli intervenuti.
Alcune signore servirono i dieci ricoverati durante il pranzo. Da ultimo, un gruppo di signo-
rine donò £. 50 a favore del Ricovero.
Il presidente della Congregazione di Carità diede anche lettura del telegramma inviato a
S.M. il Re d’Italia Vittorio Emanuele III:
Novellara 27 settembre 1904
S.M. il Re d’Italia
Racconigi
Inaugurandosi oggi Ricovero dedicato sacro nome compianto augusto vostro genitore, Con-
gregazione di Carità ed autorità cittadine rinnovano omaggio a S.M. e onorata dinastia.
Dallari Giuseppe, presidente.
Al telegramma rispose il Ministro della Reale Casa Ponzio Vaglia con il seguente telegram-
ma:
REG 3305
Racconigi 28 settembre 1904, ore 18,30
Sua Maestà ha particolarmente gradito il gentile pensiero di cui è interprete, e mi incarica
ringraziarla assieme a quanti vollero associare quel dovuto omaggio all’inaugurazione del
benefico Istituto.
Ministro Ponzo Vaglia
Con delibera del 23 ottobre 1904, la Congregazione di Carità accetta l’eredità del cav. Gio-
L’addetta alla lavanderia Piera Fornaciari.
La fotografia è stata scattata nel 1953 (Collez. A. Rapacchi).
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22. Riforma delle Opere Pie voluta nel 1786 da Ercole III d’Este, duca di Modena.
Il duca dopo aver soppresso molte decine di enti monastici, si diede all’opera di risanamento dell’economia
sulla base di serie analisi del malessere sociale e sulle sue cure. Per suo impulso il ministro Ricci preparò la
riforma alle opere Pie. Il testo appare fondamentale per l’esercizio di un’oculata politica assistenziale.
Per la prima volta “l’invalido viene considerato l’unico vero povero, colui che è sfornito d’ogni forza d’aiuto,
che non può provvedere in alcuna maniera al proprio sostentamento”.
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23. vanni Battista Ferretti (Novellara, 1850 - Novara 1904).
Il 10 settembre 1905 fugge da Novellara, per dissesto finanziario, il famoso socialista Rossi
Garibaldi, dimenticando di consegnare alle Casse del Ricovero, l’incasso di £. 2000 derivato
dalla vendita dei biglietti della lotteria.
Il 21 ottobre 1910 muore il notissimo e stimato chimico - farmacista Dott. Nerico Mariani.
Nel suo testamento non dimentica le istituzioni benefiche del suo paese dalle quali, studente
universitario a Modena aveva ottenuto contributi economici, infatti lascia all’Ospedale degli
Infermi, al Ricovero Umberto I, alla Cucina economica (per i poveri) presso il Comune e
all’Asilo Infantile, £. 500 ad ogni istituzione. Nel 1907 aveva fondato la FARMACIA NUO-
VA di Novellara dotata di un vero laboratorio farmaceutico.
Su proposta del Capo del Governo, il Re d’Italia, in data 10 giugno 1939, emanò un decreto,
in forza del quale, la gestione e amministrazione dell’Ospedale Civile degli infermi e il Ri-
covero Umberto I doveva essere trasferita all’Ente Comunale Assistenza (E.C.A).
In forza dell’art. 2 del decreto, il Comitato di gestione doveva essere composto da cinque
membri: il presidente di nomina prefettizia, tre dal Podestà e uno dal Fascio di Combatti-
mento.
Il Consiglio d’Amministrazione diventerà, come si può facilmente intendere, non più espres-
sione della comunità, ma del partito al governo.
L’ambizioso progetto aveva come obiettivo primario quello di accentrare tutte le attività
amministrative in un solo Ente e di esercitare il controllo politico. Nel medesimo tempo si
proponeva di raggiungere altri due obiettivi: fare sparire il fastidioso concetto di “Carità” e
scaricare sulle amministrazioni locali l’imbarazzante fardello.
La Congregazione di Carità veniva, di conseguenza, formalmente soppressa. Il suo patrimo-
nio veniva incamerato dall’E.C.A.
Rispetto al passato, il provvedimento, bisogna riconoscerlo, fece compiere un salto di quali-
tà all’assistenza sociale, ma sempre in quel quadro politico – sociale in cui l’individuo non
esisteva, se non in quanto apparteneva allo Stato ed era subordinato totalmente alle sue leggi.
La nascita dell’E.C.A. vede un periodo di innegabile mobilità di mezzi e di attivismo sociale.
La Società si rende conto, però, che il contributo statale è insufficiente per erogare una buo-
na assistenza e che occorre fare appello ai cittadini ed Enti, affinché elargiscano sostanziose
donazioni. Con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana, 1 gennaio 1948, si va preci-
sando, meglio, il significato giuridico di “moderna assistenza sociale”.
Lentamente, ma progressivamente, il servizio sociale si impone in tutta la sua complessità
come una delle funzioni fondamentali dello Stato moderno per alleviare le grandi categorie
dal bisogno.
Questo nuovo clima stimola alcuni studiosi all’autocritica per il ritardo degli studi sull’uomo
considerato nella sua dignità: i ricoverati, l’assistenza malattie, le pensioni sociali e l’assi-
stenza economica.
Nel 1965 il Ministro del Bilancio presentò al Parlamento il progetto di programmazione
economica. Riconobbe la necessità di una radicale riforma dell’assistenza sociale fondata
sui seguenti principi:
- superamento del criterio di povertà per l’accesso ai servizi di assistenza;
- adozione del criterio dell’uguaglianza delle prestazioni per bisogni uguali;
- accentuazione del carattere preventivo dell’assistenza sociale.
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24. Decreto del 10 giugno1939 che unifica nell’Ente Comunale Assistenza (E.C.A.), l’Ospedale “San Tommaso di
Aquino e il Ricovero “Umberto I”
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25. Tra le opere caritatevoli più vicine a noi vanno comprese quelle compiute dall’indimentica-
bile Mons. Don Secondo Del Bue all’ombra del Santuario della Beata Vergine della Fossetta;
quelle dei “Servitores Pauperum” (servitori dei poveri) nella Casa della Carità di Novellara.
Sorta nel 1952 ospita, attualmente, 25 persone.
E’ dedicata alla memoria della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria.
E’ doveroso ricordare anche la meritoria opera svolta dai volontari della Croce Rossa,
dell’A.V.I.S, dell’Associazione Malati in Assistenza Domiciliare (A.M.T.A.D.), dell’Asso-
ciazione Italiana Donatori Organi (A.I.D.O.), dell’Associazione “Servire l’Uomo”, la “Casa
Femminile di Accoglienza” di S.Giovanni della Fossa, della Caritas e quanti in silenzio e
senza ricompensa assistono ammalati, emarginati e delusi dalle vicende umane.
Nel capitolo che segue vedremo come il rinnovato slancio sociale tenda ad assicurare la
stessa assistenza al povero e al ricco.
Casa di Riposo “Umberto I” fotografia del 1975 (Arch. F.Lombardini).
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26. GLI ANNI DELLA TRASFORMAZIONE – INNOVAZIONE
CRONOLOGIA POLITICO AMMINISTRATIVA DAL 1970
La definizione di politiche innovative nel settore dell’assistenza agli anziani prende consi-
stenza nei primi anni settanta. Vale la pena di ripercorrere, seppure a grandi linee, le tappe di
questa esperienza, tuttora in corso.
1971
La Giunta Comunale predispone il “Documento per il Servizio Geriatrico”.
Questo documento verrà sottoposto alla discussione con i cittadini, gli anziani e gli esperti in
appositi convegni “… per mettere il Consiglio in grado di compiere una sintesi, dalla quale
ricavare il proprio impegno per la trasformazione dell’attuale servizio presso gli anziani”.
Tutti i partiti rappresentanti del Consiglio Comunale sono favorevoli a questa impostazione.
La discussione si svolge nella seduta del 15 ottobre.
Il documento elaborato dalla Giunta contiene una critica, pacata ma ferma, delle politiche
sociali fino ad allora attuate e traccia nuovi orientamenti per le nuove linee guida degli inter-
venti socio-assistenziali a favore degli anziani di Novellara.
Nel documento si afferma: “… E’ indubbio che fino ad oggi l’assistenza all’anziano è stata
elargita in forma caritatevole e che non si è invece affrontato il problema in una dimensione
sociale che vedesse l’anziano come un cittadino, come un lavoratore che ha diritto di gode-
re di quei servizi che gli permettono di restare il più a lungo possibile inserito nel contesto
sociale dove ha vissuto e lavorato e non lo riduca al ruolo di cittadino di seconda categoria,
emarginato e ritenuto un peso per la società…”.
E ancora: “…Il nostro convincimento è di arrivare entro il 1972 alla creazione di un centro
di Assistenza Domiciliare”.
“… La nostra opinione è che occorrerà arrivare a casette unifamiliari nei piani terreni dei
centri residenziali dove gli anziani siano seguiti da personale qualificato che dovrà assi-
curare tutti i servizi necessari. E’ evidente che i tempi di attuazione non sono vicini, per
cui dovremo trovare soluzioni contingenti in attesa di arrivare alla completa realizzazione
dell’ipotesi su indicata.
La nostra convinzione è che occorrerà, come inizio, individuare alcuni appartamenti dove
poter assistere nuclei di anziani in modo da evitare ingressi nella casa di riposo…”.
L’intento all’Amministrazione Comunale era dunque di riformare l’assistenza in atto allo
scopo di conseguire l’obiettivo di creare un centro di assistenza domiciliare e di filtrare gli
accessi alla Casa di Riposo, promuovendo anche le dimissioni degli autosufficienti.
1972
Con D.P.R 14 gennaio 1972, n°4 lo Stato trasferisce alle Regioni a statuto ordinario le fun-
zioni amministrative statali in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera e il relativo
personale e uffici. Con la nascita delle Regioni vengono individuati, nei Comuni, gli enti
preposti a rispondere ai bisogni della popolazione anziana.
Nonostante il trasferimento alle Regioni (legge 6 maggio 1970, n° 281) delle funzioni d’in-
dirizzo e di coordinamento sanitario, l’assistenza sociale procedette come negli anni passati.
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27. Chiesa dei Servi di Maria
Costruita a partire dal 1654 con le rendite del giurista Camillo Farnetti (? - 1637) è dedicata a San Filippo
Benizzi. Nel 1790 a seguito dell’abbandono della primitiva chiesa del Molino di Sotto i Servi di Maria vi tra-
sferirono l’immagine miracolosa della B.V. delle Grazie. (Arch. F. Lombardini).
C’è però un aspetto importante: fioriscono gli studi e le ricerche sui problemi degli anziani
che fra il 1973 e il 1975 porteranno le Regioni a organizzare due importanti convegni.
Il 5 maggio 1973 ad Ancona, si svolgerà il primo Convegno Nazionale sui Servizi Sociali
per la Popolazione Anziana. Il secondo, organizzato nel maggio 1975 dalla Regione Emilia-
Romagna, approfondirà gli stessi temi.
Nella nostra comunità erano state, formalmente, fondate diverse istituzioni pubbliche di
assistenza e beneficenza (I.P.A.B.), per raggiungere questi obiettivi: la Casa di Riposo “Um-
berto I” da cui deriverà per modifica statutaria introdotta il 24 marzo 1975 il Centro Sociale
“Don Pasquino Borghi” ; il Monte dei Grani ; l’Istituto Beata Vergine del Popolo; l’Istituto
di beneficenza Radefè Sedek e l’Asilo Infantile.
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28. Giovanni Battista Cattani detto Cavallari
Disegno acquerellato dell’Ospedale degli Infermi di via Cavour, sezione sud – nord.
Nel 1765 la contessa Ricciarda Gonzaga (1698 – 1768) incaricò l’architetto reggiano Cattani di compiere il
restauro del suo Ospedale “San Tommaso D’Aquino”. (Propr. privata).
Tutte queste Opere Pie, ad eccezione della Casa di Riposo, saranno soppresse con legge
Regionale 8 aprile 1980 in attuazione del D.P.R 24 luglio1977, n°616 e i loro beni saranno
trasferiti in proprietà ai Comuni.
L’amministrazione di queste istituzioni era affidata a un Comitato composto da consiglieri
in parte di nomina prefettizia e in parte dal Consiglio Comunale.
Nonostante l’esistenza del Comitato a cui abbiamo fatto cenno, la direzione della Casa di
Riposo “Umberto I” era, praticamente, nelle mani del personale religioso formato da quattro
Giovanni Battista Cattani detto Cavallari
Disegno acquerellato dell’Ospedale degli Infermi di via Cavour, planimetria del primo piano.
Si osservino i due cameroni a sei letti a baldacchino, uno per le donne e uno per gli uomini. (Propr. privata).
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29. suore: la madre superiora, un’infermiera, una cuoca e una guardarobiera.
Il personale laico era esclusivamente inserviente: uno di ruolo e tre avventizi.
Con la creazione del servizio di assistenza domiciliare, si offriva all’I.P.A.B. la disponibilità
di gestire direttamente la Casa di Riposo tramite l’Ufficio Comunale Sicurezza Sociale.
La Casa di Riposo “Umberto I” perde la sua autonomia e si trasforma in Centro Sociale
“Don Pasquino Borghi”.
La nuova istituzione avrà il compito di perseguire le seguenti finalità: “…servire i cittadini
in condizioni di insufficienza sociale…. L’Istituzione assume come metodo l’assistenza do-
miciliare e in via subordinata provvede al mantenimento di cittadini mediante permanenza
nel centro sociale…”. Per l’ammissione al centro sociale verrà data la precedenza alle per-
sone anziane residenti e domiciliate nel Comune di Novellara.
L’organo amministrativo composto da 11 membri, compreso il presidente, diventerà di no-
mina del Consiglio Comunale.
L’opera Pia Monte dei Grani, già fondato dal conte Camillo I di Gonzaga e dalla cognata
contessa Vittoria di Capua nel 1595 (ma già attivo alla fine del sec XV) aveva da tempo
esaurito i suoi compiti istituzionali.
Secondo le finalità statutarie doveva “…sovvenire alle esigenze della classe agricola della
Parrocchia di Novellara fornendo frumento e frumentone col frutto del 3%, per il rimpiazzo
delle sementi che, per le frequenti inondazioni, venissero distrutte…”.
Anche l’Istituto Beata Vergine del Popolo fondato nel 1704 con offerte di privati aveva
perso importanza.
Secondo lo statuto della Congregazione di Carità, l’Istituto aveva lo scopo di sostenere le
spese di culto e elargire somme di denaro ai bisognosi. Era beneficiario di vari legati, di una
parte del fabbricato annesso alla chiesa e di un negozio – magazzino.
La Beneficenza Redefè Sedek aveva il compito… “di fornire ai poveri israeliti dei sussidi e
ciò senza riguardo al luogo di nascita, domicilio o residenza…”.
Fondata dall’Università degli Ebrei con sede in Modena aveva cessato la sua attività verso
la fine del sec. XIX per la quasi totale emigrazione degli ebrei novellaresi verso altre città.
Oggi dispone di un’area, all’interno del cimitero cattolico di Novellara, dove riposano i loro
defunti.
L’Asilo Infantile istituito formalmente con R.D. giugno1889, ma attivo già nel 1886, era
stato eretto da diversi benefattori novellaresi.
Aveva come finalità statutaria l’obiettivo di “… raccogliere e custodire nei giorni feriali i
bambini poveri di ambo i sessi del Comune di Novellara dell’età dai 3 ai 6 anni e provve-
dere alla loro educazione fisica, morale e intellettuale nei limiti consentiti dalla loro tenera
età…”.
L’Asilo Infantile poteva accogliere anche bambini a pagamento. La preferenza spettava co-
munque ai bambini appartenenti a famiglie attente alla loro educazione.
Con modifica statutaria attuata con R.D. 20 maggio 1935 l’Amministrazione veniva assunta
direttamente dal Comune.
Per disincentivare e ridurre la corsa ai ricoveri e filtrare l’accesso degli anziani al Ricovero
“Umberto I”, nel 1972, il Comune di Novellara istituisce, tra i primi della Regione Emilia
Romagna, il Servizio di Assistenza Domiciliare.
Inizialmente gli assistiti erano una ventina, l’anno successivo erano 112 appartenenti a 81
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30. Ospedale Civile “San Tommaso D’Aquino”.
Nel 1786 il duca Ercole III d’Este sopprime l’Ordine dei Servi di Maria di Novellara. Conseguentemente i frati
dovettero abbandonare il loro convento. L’immobile fu incamerato dal Grande Albergo dei Poveri di Modena
e subito venduto all’ebreo Emanuele Sinigaglia il quale fece demolire, parzialmente il chiostro.
Fotografia scattata all’inizio dell’900. (Collez. A. Rapacchi).
nuclei famigliari.
Con delibera del Consiglio Comunale del 14 febbraio 1972 la nostra comunità diventa socio
dell’ Abicoop Bassa Reggiana, la quale, riferisce il verbale della seduta “…sta costruendo
nel capoluogo a Novellara un gruppo di appartamenti a proprietà indivisa nel nuovo fabbri-
cato.
Un gruppo di appartamenti posto al pian terreno verrebbe appositamente costruito per essere
destinato ad accogliere persone anziane…”.
Ancora, nello stesso anno, verrà aperto l’Ospedale Zonale di Guastalla.
Questo fatto comporterà nei tempi brevi la chiusura del nostro Ospedale “San Tommaso
d’Aquino”.
1973
Viene assunto dal Comune un addetto alla “Sanità e Sicurezza Sociale”.
Nasce così l’ufficio che riunirà in sè la funzione di coordinamento di assistenza sociale agli
anziani residenti a Novellara.
Nel corso del’73 prende il via il servizio per i soggiorni climatici del quale usufruirono 252
persone.
Gli impegni di spesa del bilancio comunale incominciano ad aumentare con l’espandersi dei
servizi: 52 milioni di lire per il servizio geriatrico comunale; 22 milioni per le rette di rico-
vero presso altri istituti; 13 milioni per il servizio di assistenza domiciliare, a cui sono addetti
un assistente e cinque operatrici domiciliari; 24 milioni per il medico geriatria; 5 milioni per
28
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31. i soggiorni climatici degli anziani; 500.000 lire per il trasporto degli anziani presso i centri
riabilitativi; 5 milioni per interventi assistenziali a favore di poveri inabili in condizioni
economiche disagiate.
Gli investimenti che abbiamo descritto individuano, con chiarezza, le linee di intervento del
Comune nel settore Sanità e Sicurezza Sociale.
Nello stesso anno viene nominato un comitato di gestione formato dall’Ente Comunale As-
sistenza (E.C.A.) e dalla “Casa di Riposo Umberto I”.
A questo comitato fu attribuito il compito di valutare le richieste di prestazioni socio assi-
stenziali a domicilio e i ricoveri nelle case di riposo.
Il comitato, di volta in volta, assumeva le proprie deliberazioni dopo aver chiesto parere ai
consigli di quartiere e di frazione e valutato le risultanze della scheda socio-sanitaria.
Con questo sistema di valutazione si è ottenuto l’effetto di limitare i ricoveri in quanto l’at-
tività delle Assistenti Domiciliari consentiva una efficace prevenzione.
Durante l’anno, gli anziani ricoverati scendono a 3, mentre salgono da 2 a 5 le assistenti
domiciliari.
Le prestazioni socio-assistenziali a domicilio comprendevano vari servizi: pulizia e cura
della casa, igiene della persona, assistenza infermieristica, medico geriatrica, preparazione
e consegna dei pasti caldi, servizio di lavanderia, trasporto e accompagnamento, disbrigo di
pratiche burocratiche.
1974
Viene nominato, quale Segretario del Ricovero “Umberto I”, il responsabile dell’ufficio
comunale Sanità e Sicurezza Sociale. Con questo atto dell’I.P.A.B. ha inizio la gestione
unitaria dei servizi sociali. Nello stesso anno il numero delle Assistenti Domiciliari viene
incrementato fino a raggiungere le 11 unità (un’assistente ogni 1000 abitanti).
1975
Con decreto del presidente della Regione Emilia-Romagna del 24 marzo 1975 viene appro-
vato il nuovo statuto della Casa di Riposo, adottato dal Consiglio d’Amministrazione il 31
agosto 1974. In applicazione del nuovo statuto la Casa di Riposo “Umberto I” (già Opera
Pia Monte dei Pegni) assume la denominazione di Centro Sociale “Don Pasquino Borghi”.
Con il nuovo statuto sarà anche modificata la convenzione con la casa madre delle suore
dell’ Istituto Piccole Figlie di San Giuseppe di Verona.
Le finalità del Centro sociale sancite dal nuovo statuto sono quelle di servire i cittadini in
condizioni di insufficienza sociale tramite l’assistenza domiciliare e, in via subordinata, con
l’ammissione presso la casa di riposo Centro Sociale “Don Pasquino Borghi”.
Nello statuto si afferma anche la volontà di costruire una nuova casa protetta con una dota-
zione di 36 posti letto.
Il nuovo Consiglio d’Amministrazione formato da 11 membri ( sette della maggioranza e
quattro della minoranza ) diventa di nomina del Consiglio Comunale.
Con questa scelta, che si perfezionerà in data 25 maggio 1977, termina l’amministrazione
prefettizia prevista dalla legge del 1890, secondo la quale la nomina del presidente e del vice
presidente del Ricovero erano di competenza del Prefetto e i tre consiglieri del Consiglio
Comunale.
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32. Con la modifica statutaria del 1975 le funzioni di coordinamento amministrativo- sociale
furono trasferite al Comune.
1977
Vengono trasferite alle Regioni le funzioni amministrative degli enti nazionali preposti alla
beneficienza pubblica, all’assistenza sanitaria e ospedaliera e all’assistenza scolastica (D.P.R
24 luglio 1977, n°616 ).
A loro volta, le Regioni provvedono a trasferire ai Comuni l’organizzazione dei servizi as-
sistenziali.
Gli E.C.A. (Ente Comunale Assistenza) vengono sciolti e i loro beni, unitamente alle fun-
zioni, al personale e ai beni delle I.P.A.B. (Opere Pie, Casa di Riposo) vengono trasferite in
proprietà ai Comuni “con modalità previste dalla futura legge di riforma dell’assistenza”.
La legge 616 incontra difficoltà applicative per diversi ricorsi alla Corte Costituzionale.
1978
Nella primavera, il Consiglio d’Amministrazione delibera di attuare i criteri e i metodi
dell’assistenza agli anziani previsti dalla legge n°382 e dal D.P.R. n° 616.
Il 2 giugno il Consiglio chiede, formalmente, all’Istituto delle “Piccole Figlie di San Giu-
seppe” di Verona alle quali era affidata la gestione del Ricovero “Umberto I”, di aprire le
trattative per il rinnovo della precedente convenzione che risaliva al 2 agosto 1951.
Questa convenzione regolava funzioni, mansioni e prestazioni delle suore addette alla con-
duzione della Casa di riposo e all’opera di assistenza degli ospiti dell’Ospedale Civile “San
Tommaso d’Aquino”.
Il negoziato, durato qualche mese, si conclude positivamente.
Lo spirito dell’accordo aveva come obiettivo la realizzazione di un’ organizzazione del la-
voro assistenziale diversa dal passato. Il personale religioso doveva rinunciare al ruolo di
protagonista esclusivo che aveva avuto nella conduzione dell’ex Ricovero.
L’applicazione dell’accordo risulta, però, irto di difficoltà, per le incomprensioni sorte tra il
personale laico e religioso.
In data 19 dicembre 1978 l’Istituto “Piccole Figlie di San Giuseppe”, comunica formalmen-
te la propria volontà di ritirare le suore nei termini previsti dalla convenzione.
Entra nella fase applicativa la legge nazionale 23 dicembre 1978, n°833 sull’Istituzione del
Servizio Sanitario Nazionale ordinato in Unità Sanitarie Locali.
L’ assistenza sanitaria viene posta a carico delle Unità Sanitarie competenti per territorio.
1979
Cessa l’attività dell’Ospedale “San Tommaso d’Aquino”, contemporaneamente nasce
l’Ospedale Civile Comprensoriale con sede a Guastalla. Il patrimonio dell’Ospedale sop-
presso viene acquisito dal Comune con il vincolo di destinazione a servizi socio- sanitari.
L’ospedale era stato fondato il 19 aprile 1616 dal conte Camillo II Gonzaga con le finalità
“…che in detto ospitale si possano e si debbano ricevere infermi tanto terrieri poveri che
non possano curarsi da se stessi, quanto forestieri di passaggio e tanto uomini quanto donne
e anche bastardelli esposti che non si sappia chi siano il padre e la madre loro…”.
È da osservare che l’hospitale all’origine, era un’ istituzione molto diversa dall’attuale.
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33. Adeodato Malatesta, Ritratto del dott. Antonio Taschini. Novellara, Museo Gonzaga.
Il dott. Taschini raffigurato dal celebre pittore modenese Adeodato Malatesta, nella seconda metà dell’Otto-
cento, acquistò dalla famiglia Sinigaglia l’antico convento dei Servi di Maria e lo fece restaurare. Con dispo-
sizione testamentaria del 10 dicembre 1865 lo donò, insieme ad un podere, alla Congregazione di Carità di
Novellara affinché vi trasferisse l’ Ospedale.
Il nuovo Ospedale fu inaugurato nel 1873.
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34. Non si occupava solo della cura degli infermi, ma più in generale di aiutare i bisognosi se-
condo un concetto di caritas molto allargato, ispirato al proposito di salvarsi l’anima e di
riparare al male commesso.
Il primo ospedale era ubicato in via Garibaldi, accanto al campanile della Collegiata di Santo
Stefano. Successivamente (1625 ca.) è stato trasferito nel fabbricato d’angolo tra via Vitto-
rio Marchi e via Carlo Cantoni; in epoca successiva (1766) lo troviamo in un edificio di via
Camillo Benso di Cavour già caserma dei carabinieri (ora proprietà Gambarelli).
A seguito della soppressione delle piccole presenze di ordini religiosi avvenuta per disposi-
zione del Duca Francesco III d’Este nel 1768, il Convento dei Servi di Maria fu incamerato
a favore del Grande Albergo dell’Opera Pia generale dei poveri di Modena; i Servi di Maria,
dopo quasi 250 anni dalla loro venuta (presso il Molino di Sotto), dovettero partire definiti-
vamente da Novellara.
Il Convento e i suoi beni furono rilevati a basso prezzo all’ebreo novellarese Emanuele Si-
nigaglia il quale fece demolire parzialmente il fabbricato, all’origine quadrato. Il fabbricato
fu acquistato nella prima metà dell’Ottocento dal Dott. Antonio Taschini il quale, dopo aver
compiuto onerosi lavori di restauro e riadattamenti lo donò alla Congregazione di Carità di
Novellara con il vincolo di destinazione a Ospedale “San Tommaso d’Aquino” (disposizio-
ne testamentaria del 10 dicembre 1865, operativa dal 2 gennaio 1868).
Il nuovo ospedale fu inaugurato nel 1873.
Ad aumentare il patrimonio dell’ospedale contribuirono diversi benefattori: la contessa Ric-
ciarda Cibo Gonzaga nel 1768, il canonico Don Giovanni Penelli, Bernardino Taschini,
Ospedale Civile “San Tommaso D’Aquino”.
Fotografia scattata negli anni ‘50. (Arch. F. Lombardini).
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35. l’avvocato Dott. Pietro Taschini, lo stesso Dott. Antonio Taschini e molti altri.
Gli scopi dell’Opera Pia Ospedale, secondo lo statuto del 1939 che ha modificato il prece-
dente del 21 gennaio 1911, erano “…di provvedere al ricovero, alla cura e al mantenimento
gratuito nei limiti dei propri mezzi,degli infermi poveri di ambo i sessi aventi domicilio di
soccorso nel Comune, i quali non abbiamo congiunti tenuti per legge a provvedere alla loro
sorte e in grado di poterlo fare…”.
Il 6 novembre 1968 l’Ospedale fu classificato come “Ospedale Generale di zona”.
Il 28 febbraio 1970, con decreto del Presidente della Repubblica, fu eretto a “Centro Ospe-
daliero” gestito da un consiglio d’amministrazione composto da sei membri.
Il 19 marzo 1979 (giorno di san Giuseppe ) le suore dell’Istituto Piccole Figlie di san Giu-
seppe abbandonarono Novellara per raggiungere la casa madre di Verona.
E’ doveroso ricordare l’impegno profuso dal cav. Ruben Rossi (1916 – viv.), presidente delle
Commissioni Amministrative (dal 1962 al 1972), sia dell’ Ospedale “S. Tommaso d’Aqui-
no” che del Ricovero “Umberto I”, i medici e le ostretiche che per diversi decenni, hanno
dato prova, all’interno dell’Ospedale, di grande professionalità.
In particolare il Prof. Dott. Antonino Alessi (1913 – 1992), Direttore Sanitario e chirurgo dal
1945 al 1978 e il Dott. Lino Bagni (1918 – 2005), aiuto medico chirurgo. Ad essi associamo
gli indimenticabili Dott. Fabio Bellesia (1913 – 1979) , Dott. Guglielmo Neri (1906 – 2003)
e il Dott. Franco Reggiani (1911 – 1984) che, senza risparmiare energie e tempo, hanno as-
sistito le nostre famiglie e le ostetriche Teodolinda Soliani, Lina Marini, Ebe Davoli e Sara
Mantovani che, con discrezione e professionalità, hanno accompagnato la nascita di tanti
bambini.
Con legge della Regione n°30 nel 1 settembre1979, le Case di Riposo vengono definite
“Case Protette”
1981
Alla soppressione dell’Ospedale, “S.Tommaso d’Aquino”, avvenuta nel 1981, la Casa Pro-
tetta Don P. Borghi si trasferisce nei locali lasciati liberi.
1982
Dopo il trasferimento si rese disponibile la struttura della vecchia casa di riposo. Si creano
le condizioni per realizzare un progetto che già da anni ipotizzava il riattamento e la tra-
sformazione di questa sede in Centro Sociale per anziani che trovano a fatica accoglienza
nei consueti luoghi di ritrovo come i bar. Il 3 novembre un folto gruppo di anziani fonda,
nei locali dell’ex Ricovero Umberto I, ristrutturati dal Comune, il Circolo Ricreativo Aperto
Novellarese che svolgerà, e svolge tuttora, in sinergia con l’Ufficio Sicurezza Sociale del
Comune, tante attività ricreative rivolte a tutte le fasce d’età: corsi di ricamo, cucito, maglia,
ginnastica, scrittura creativa e tanti altri.
1983
Con atto rep. 9895/1789 del 20/10/1983, redatto dal Notaio F. Ghibellini l’I.P.A.B. Centro
Sociale “Don Pasquino Borghi” cede e trasferisce al Comune di Novellara per il prezzo di
Lire 1, il fabbricato con circostante area cortiliva in via V. Veneto 28, già denominato Rico-
vero Umberto I°, da destinare a Centro Sociale per anziani; il Comune costituisce a favore
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36. Fig.18 Circolo Ricreativo Aperto Novellarese
Fondato nel 1982 è allogato nei locali dell’ex Ricovero resi liberi, per trasferimento di quest’ultimo nell’ex
Ospedale. L’Ospedale fu soppresso nel 1979. (Arch. F. Lombardini).
dell’I.P.A.B. il diritto d’uso, per anni 99, dei locali del primo piano ala sud- ovest dell’ex
ospedale di proprietà del Comune stesso.
1984
Dopo un periodo sperimentale viene avviata la rotazione tra il personale del servizio domi-
ciliare e della casa protetta, elemento essenziale della rete integrata dei servizi per anziani;
la rotazione del personale permette di aumentare le competenze, omogeneizzare la filosofia
di intervento tra i diversi servizi, alternare periodi di lavoro nei servizi a maggiore intensità
assistenziale con periodi in servizi esterni, domiciliari, diurni ed anche nei servizi alber-
ghieri , diminuendo per gli operatori i rischi di bun-out sempre presenti nelle professioni di
aiuto.
Per gli anziani il beneficio è quello di poter incontrare, nei passaggi da un servizio ad un
altro, operatori conosciuti, a conoscenza della loro storia, delle loro abitudini e dei loro bi-
sogni, con il risultato di essere “accompagnati” all’interno della rete da persone di fiducia.
1985
Viene approvata dalla Regione Emilia Romagna la L.R.n° 2 “Riordino e programmazione
delle funzioni di assistenza sociale” che all’art. 4 detta i principi informatori dell’intervento
assistenziale:
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37. eguaglianza, a parità di bisogni, dell’intervento di assistenza sociale;
rispetto della persona e della sua dignità, adeguatezza dell’intervento al bisogno ed alle esi-
genze affettive, psicologiche, familiari , relazionali e sociali della persona, superando anche
i tradizionali interventi di istituzionalizzazione;
qualificazione delle prestazioni, prontezza e professionalità dell’intervento;
rispetto delle opzioni individuali degli utenti in riferimento alle risposte assistenziali esi-
stenti;
riservatezza, con particolare riguardo allo stato ed al tipo di bisogno ed alle prestazioni ri-
chieste e ricevute;
fruizione dell’intervento assistenziale negli ambiti territoriali di residenza.
1987
Viene aperto il Centro Diurno di via Veneto, (che sarà inaugurato il 20 febbraio 1988) con la
presenza di 7 ospiti parzialmente autosufficienti; il centro Diurno coniuga funzioni tutelari e
assistenziali con attività di mobilizzazione e socializzazione anche grazie alla vicinanza del
Circolo Ricreativo che accoglie ed integra per scelta , in tutte le proprie attività, sia gli ospiti
di questo servizio che della casa protetta.
1989
Viene approvata una proposta della Giunta Regionale n° 3024 del 20/06/1989 riguardante i
requisiti funzionali e strutturali per il rilascio, la sospensione e la revoca della autorizzazione
al funzionamento di strutture socio-assistenziali che, con varie modifiche ed integrazioni,
rimarrà valida fino alla direttiva 564/2000 riguardante la stessa materia e tuttora vigente.
1992
Con il D.Lgs. 502/92 riguardante il riordino della disciplina in materia sanitaria, iniziano le
trasformazioni del sistema sanitario nazionale e regionale.
A Novellara, dopo il pensionamento di Luigi Pederzoli, le funzioni di Segretario dell’I.P.A.B.
“Don Pasquino Borghi” e quella di Responsabile del Settore Sicurezza Sociale sono rico-
perte da due distinte figure ; la presenza di Pederzoli rimane per un paio d’anni un prezioso
e costante supporto per entrambe.
In questo momento l’Ufficio Sicurezza Sociale può contare su un totale di 4 figure ammi-
nistrative.
1993
Il 28 novembre vengono inaugurati i locali dell’ala nord della casa protetta ristrutturati su
progetto dell’Arch. Omar Mezzetti .
1994
La Regione Emilia Romagna approva la L.R. 5/94 “Tutela e valorizzazione delle persone
anziane- interventi a favore di anziani non autosufficienti” che inaugura il sistema regio-
nale che tuttora conosciamo: il Servizio Assistenza Anziani, coordinato su base distret-
tuale (coincidente con il Distretto sanitario dei Comuni di Boretto, Brescello, Gualtieri,
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38. Guastalla,Luzzara, Novellara e Poviglio) che si articola con sportelli comunali e accoglie
le domande di accesso ai servizi per anziani. Le domande sono vagliate dalla Commissione
UVG (Unità di Valutazione Geriatrica) che, con una valutazione multidimensionale (che
tiene conto cioè dell’aspetto sanitario e di quello sociale) indirizza la persona e la famiglia
verso il servizio della rete più adeguato ai bisogni.
Va sottolineato che in questi anni, l’Ufficio Sicurezza Sociale del Comune vede ampliarsi
progressivamente i suoi interventi ad altre fasce di popolazione, diverse dagli anziani.
La maggiore complessità sociale, l’immigrazione, le trasformazioni nella struttura familiare
impongono all’attenzione dell’amministrazione bisogni e realtà fino a quel momento meno
rappresentate.
Nello stesso anno, con la L. R 19/94 le Unità sanitarie Locali diventano Aziende Unità Sani-
tarie Locali (A. USL) ed i rapporti tra la funzione sociale (di competenza e a finanziamento
comunale) e la parte sanitaria, di competenza dell’Azienda USL (che ha un rapporto sempre
più diretto con l’Assessorato alla Sanità della Regione) si strutturano in ogni ambito attra-
verso convenzioni specifiche, per disciplinare i reciproci obblighi e la competenza rispetto
alla spesa. Assumono maggiore rilevanza i concetti di efficacia, efficienza, economicità e
nascono le prime concrete preoccupazioni riguardo alla sostenibilità del sistema dei servizi
e da qui la necessità di ottimizzare le risorse esistenti.
A Novellara, dati i crescenti bisogni della popolazione anziana, non si rinuncia però a guar-
dare avanti, tenendo però sempre presente l’irrinunciabile principio del privilegiare, quando
possibile, l’assistenza a domicilio del bisognoso.
Per potenziare la risposta alle persone anziane a domicilio si strutturano convenzioni con
una ditta per fornire sollevatori a domicilio, e si avvia la convenzione con l’Associazione
Auser per lavori socialmente utili (dai trasporti alla cura del verde, alle piccole manutenzio-
ni).
Questa realtà offre un duplice vantaggio: ne beneficiano i volontari che svolgono le atti-
vità socialmente utili, recuperando un senso di utilità ed un ruolo sociale che, a volte, con
il pensionamento, viene perduto e per gli anziani che necessitano di un aiuto che possono
contare su questo servizio, a costo contenuto e svolto da persone motivate, attente e spesso
disponibili oltre ogni attesa.
1995
Vengono promossi dall’Amministrazione Comunale incontri con l’Azienda USL ed i tecnici
dei due enti per verificare le possibilità di messa a norma dell’ex ospedale che, in base alle
normative, manca di alcuni requisiti di sicurezza e adeguatezza degli spazi.
1996
Dopo un intenso lavoro di volontariato e con il coinvolgimento di ditte e singoli donatori, il
7 luglio viene inaugurato il Giardino della Casa Protetta (ex chiostro del convento dei Servi
di Maria), interamente ristrutturato su progetto dello Studio consulenza di Chiesi e Sassi di
Reggio Emilia.
1998
Già dall’inizio dell’anno precedente l’Amministrazione Comunale si era rivolta all’Azienda
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41. Per quanto riguarda il mantenimento della gestione pubblica, rispetto ad alternative di affi-
damento a privati, le motivazioni a favore di questa soluzione furono individuate:
nella riconosciuta qualità del servizio propria dell’attuale gestione;
nella competitività delle rette applicate, segno di una gestione efficiente;
nella disponibilità, da parte dell’Amministrazione, di buona parte delle risorse necessarie
alle quali se ne potevano aggiungere altre, senza bisogno di ricorrere a privati che avrebbero
comportato inevitabilmente mutamenti nelle modalità gestionali.
2000
L’Amministrazione individua un’area, divenuta di proprietà comunale grazie ad un’ope-
razione di urbanistica contrattata, di circa 11.000 mq, che si affaccia su via Costituzione,
delimitata ad ovest dalla ferrovia e ad est e a nord da zona residenziale che puo’ ritenersi
idonea allo scopo in quanto sufficientemente vicina al centro e ad esso collegabile con per-
corsi ciclabili e pedonali.
Nello stesso anno il Consiglio di Amministrazione dell’I.P.A.B. “Don Pasquino Borghi”,
con proprio atto del 30/06, approva lo scioglimento dell’ente a favore del Comune di Novel-
lara, con decorrenza 1° gennaio 2001.
Nel successivo mese di luglio il Consiglio Comunale esprime parere favorevole all’ini-
ziativa e il Consiglio Regionale a sua volta con propria deliberazione n° 85 del 8/11/2000
approva lo scioglimento dell’I.P.A.B. “ Centro Sociale Don P. Borghi” a favore del Comu-
ne di Novellara ; tutto il personale dell’IPAB viene assorbito dal Comune; il patrimonio
dell’I.P.A.B. che viene interamente trasferito al Comune, consiste unicamente degli arredi
e delle attrezzature della casa protetta; la sede dell’ex I.P.A.B. era infatti stata ceduta al Co-
mune in cambio della ristrutturazione.
Viene approvata la L. 328 “ Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di inter-
venti e servizi sociali” che ridisegna, per la prima volta dopo il 1890, il sistema dei servizi
sociali a livello nazionale ed istituisce il Fondo Nazionale per le politiche sociali .
Il Comune di Novellara presenta una prima domanda di contributo per la costruzione del
nuovo Centro Socio - Assistenziale alla Fondazione della Cassa di Risparmio “Pietro Mano-
dori” che viene respinta.
Nello stesso anno viene commissionato uno studio di rilevazione acustica, propedeutico alla
realizzazione del nuovo Centro Socio - Sanitario-assistenziale per valutare la compatibilità
di questo tipo di destinazione con la ferrovia e la strada provinciale che darà esito positivo.
L’incarico per lo studio di fattibilità e progettazione di massima della nuova struttura com-
prendente casa protetta per 60 ospiti, centro diurno, ambulatori e uffici A.USL viene affidato
al Centro Cooperativo di Progettazione di Reggio Emilia. Ad occuparsi del progetto sarà
l’Arch. Giorgio Menozzi, che vantava una lunga e qualificata esperienza nel settore.
2002
Nel febbraio, anche per conto dell’Azienda USL, il Comune chiede alla Soprintendenza
Regionale per i Beni e le Attività Culturali di Bologna, di accertare la sussistenza o meno
di requisiti di interesse storico ed artistico (tutela Ope Legis) dell’immobile denominato
Ex Ospedale S. Tommaso D’Aquino di Novellara che l’Amministrazione, congiuntamente
all’Azienda USL, intendono alienare per finanziare la costruzione del nuovo immobile.
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42. Nel mese di aprile la Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali risponde
al Comune rilevando che l’immobile non ha i requisiti d’interesse storico e architettonico,
in quanto ha subito nel corso degli anni interventi di sopraelevazioni e superfettazioni che
hanno completamente alterato l’impianto e le architetture originarie, con l’unica eccezione
del portico interno.
Viene respinta una seconda domanda di contributo presentata alla Fondazione Manodori.
L’ARPA ( Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente per l’Emilia Romagna) con sua nota
del 15 luglio, esprime parere favorevole per un’eventuale trasferimento della propria sede
distrettuale ( già collocata a Novellara in via Cavour ), nel nuovo Centro di via Costituzione.
Si sottoscrive l’Accordo di Programma tra Comune e l’Azienda USL di Reggio Emilia per
la realizzazione della nuova sede del Centro Socio assistenziale e dei servizi sanitari, che
garantisce la permanenza a Novellara e la qualificazione dei servizi già presenti nell’ex
ospedale. Questo accordo rappresenta un importante punto di arrivo.
In ottobre viene formalizzata la richiesta alla Regione Emilia Romagna di contributo in
conto capitale, ai sensi della L.R. 2/85 per la costruzione di una nuova casa protetta per
60 posti in sostituzione dell’esistente Casa Protetta “Don Pasquino Borghi” e per il nuovo
Centro Diurno.
Nel 2002 nasce anche il Comitato promotore per la raccolta fondi per la nuova casa protetta,
presieduto da Zafferri Maurizio, e composto da molti volontari che con idee e lavoro volon-
tario, ognuno per la propria competenza e per il proprio ambito di attività, contribuirà a rac-
cogliere fondi da privati e ditte per finanziare l’allestimento e l’arredo della nuova struttura.
La prima consistente donazione, che ha anche un valore simbolico, è del Circolo Ricreativo
Aperto Novellarese, che offre al Comune 60.000 euro.
2003
Dopo un positivo confronto all’interno della competente commissione consiliare e con le or-
ganizzazioni sindacali nasce l’Istituzione dei Servizi Sociali “I Millefiori” che ricomprende
tutti i servizi e le attività già affidate al Settore Servizi Sanitari e di Sicurezza Sociale .
Si tratta di un organismo strumentale del Comune, dotato di autonomia gestionale previ-
sto dal DLgs. 267/2000 come forma di gestione dei Servizi Sociali. I suoi organi sono il
Presidente (che per Statuto coincide con l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di
Novellara), il Consiglio di Amministrazione ed il Direttore, nominato dal Consiglio di Am-
ministrazione.
Finalmente arriva la notizia positiva della concessione di un finanziamento di € 1.130.000
da parte della Regione Emilia Romagna .
Iniziano, dopo alcuni incontri informativi rivolti alla popolazione, i Gruppi di auto aiuto
rivolti a familiari di persone affette da demenza, tenuti da una psicologa esperta.
I gruppi hanno subito un positivo riscontro di partecipazione ed interesse che dura tuttora.
Si avviano, in collaborazione con il Circolo Ricreativo, i corsi per il mantenimento della
memoria, rivolti sempre alla popolazione anziana.
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44. uscite domenicali per un sano pomeriggio di chiacchiere, “filos” come si diceva una volta.
Il 3 dicembre con il convegno “Segni del tempo” – l’evoluzione dei servizi per anziani,
Novellara fa i conti con la sua storia e pensa al suo futuro, presentando alla popolazione la
nuova struttura.
La raccolta fondi procede e la solidarietà dei cittadini singoli o riuniti in gruppi ed associa-
zioni, è sempre più concreta .
2006
A giugno la nuova struttura in via Costituzione è pressoché terminata, mancano le piccole
rifiniture, soprattutto all’esterno,
Il 3 luglio 2006 gli uffici amministrativi dell’Istituzione aprono al pubblico nella nuova
sede; scopo di questo trasferimento “ anticipato” degli uffici è anche il poter monitorare da
vicino i lavori di ultimazione della struttura, di sistemazione degli arredi , di allestimento
dei locali.
Il 4 agosto, in una bella mattina soleggiata, dopo qualche giorno di pioggia, una lunga fila
di familiari e ospiti lascia l’ex ospedale e arriva ad “occupare” la nuova casa.
Tante piccole cose sono ancora da finire, ci sono tecnici, idraulici ed elettricisti che forse
avrebbero preferito essere già in ferie, il personale e i familiari sono un po’ confusi, qualche
anziano chiede di “tornare a casa”.
Appropriarsi degli spazi, così ampi rispetto a prima, impararne la destinazione e la disposi-
zione, ricordarsi dove sono le cose… tutto sembra difficile; si fa anche sentire la fatica di
avere cercato di fare tante, veramente tante cose in un breve periodo di tempo, ma è fatta.
Per i primi mesi gli ospiti rimangono 46 come nella vecchia struttura, per facilitare l’ambien-
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45. tamento e l’organizzazione del lavoro, ma già da fine settembre arrivano i quattro cittadini di
Novellara prima ospitati dalla casa protetta di Campagnola per insufficienza dei posti nella
vecchia struttura e poi, tra fine ottobre e novembre, altri sei nuovi ospiti. Solo a dicembre si
concludono le procedure per poter assumere nuovo personale e finalmente si tira un sospiro
di sollievo. Per le vacanze di Natale si riesce anche a dare un sollievo ad alcune famiglie,
ospitando alcuni anziani per brevi periodi. Questa sarà una delle novità offerte dalla nuova
struttura.
Durante questo ultimo anno, forse anche grazie alla visibilità dei risultati, ai singoli e alle
famiglie si aggiungono molte ditte di Novellara che donano a favore della nuova struttura
e, grazie anche a due eredità lasciate negli anni precedenti, le offerte raggiungono la somma
di € 515.000,00.
Il Comitato puo’ dire di avere raggiunto il risultato che si era prefissato e i novellaresi di
avere dato l’ennesima prova della loro partecipazione e generosità per un progetto di soli-
darietà .
2007
Il 19 febbraio apre il Centro Diurno destinato a persone con problemi di demenza.
Il 24 marzo 2007, solenne inauguraazione del nuovo Centro Socio Sanitario Assistenziale.
Il resto è futuro...
Sono trascorsi due millenni da quando lo scriba rivolse al Maestro la famosa domanda: “Hai
detto che amare il prossimo come te stesso vale più che tutti gli olocausti e tutti i sacrifici…”
Conosciamo la risposta.
In mezzo c’è la storia dell’uomo, del povero, dell’inabile, del sofferente, del “vergognoso”.
Tutto questo patimento può portare, se non alleviato, al disgusto della vita e alla disperazio-
ne.
Ricordiamoci quanto scrisse un grande poeta:
“ … Mi giunse una lettera di quel mio amico,
che m’avea sempre confortato a sperare,
e pregato a vivere…”
Giacomo Leopardi
(Piacenza, 8 giugno 1819)
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