Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla ii dal corriere della collera e dal...
Ilfatto20111011
1. € 1,20 – Arretrati: € 2,00
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Martedì 11 ottobre 2011 – Anno 3 – n° 241
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
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Berlusconismo senza B.
di Marco Travaglio
M
entre il mondo piange Steve Jobs e
rimpiange le sue geniali allucinazioni che
hanno abolito le distanze spazio-temporali
della comunicazione, il nostro regimetto è
tutto indaffarato intorno a una leggina premedievale
che vieta ai cittadini di conoscere gli atti d’indagine
e le intercettazioni anche quando sono pubblici.
“Pubblici, ma non pubblicabili” è lo slogan dei
fascistelli della mutua che ci sgovernano.
Tutt’intorno a loro, il mondo assiste allibito. E anche
buona parte dell’Italia che, con tutti i difetti, è molto
meglio dei suoi politici. La fuga di massa di un
milione e mezzo di telespettatori dalla Rai è una
grande prova di maturità. E lo sarà anche l’aumento
dell’evasione del canone che, se quest’anno
supererà i livelli consueti, andrà attribuita non a un
ulteriore crollo del senso civico, ma alla rivolta dei
cittadini contro il servizietto privato gabellato da
servizio pubblico. Tra sabato e ieri almeno 20 mila
persone hanno versato 10 euro per dar vita a un
vero Servizio Pubblico che consenta a Santoro e alla
sua squadra di tornare in onda. Un fenomeno unico
al mondo, una notiziona coi fiocchi: infatti, con
lodevoli eccezioni come Fazio e Annunziata,
nessuno ne parla in tv, né sulla carta stampata. Ma
soprattutto non ne parla, con la lodevole eccezione
dell’Idv, la politica. Fino a ieri pomeriggio, l’unico
politico oltre a Di Pietro a commentare questa
fiumana di cittadini che si tassano per uno spicchio
di informazione libera, era tal Giorgio Merlo del Pd,
che giustamente nessuno conosce, ma è addirittura
il vicepresidente della commissione parlamentare
di Vigilanza. Uno di quelli che, con la lodevole
eccezione di Vincenzo Vita, si sono astenuti sul
demenziale Lodo Butti che impegna la Rai a
“sperimentare la doppia conduzione” nei talk show.
Dice il Merlo: “Massimo rispetto per Santoro, la sua
professionalità, i suoi guadagni e le sue nuove
trasmissioni. Una cosa però dovrebbe essere chiara,
fino a prova contraria. Di servizio pubblico
radiotelevisivo, pur ammaccato e malconcio, in
Italia ne esiste uno solo: la Rai”. Tralasciamo la
volgarità sui “guadagni” di Santoro, peraltro inferiori
a quelli dei conduttori preferiti dal regime che più
perdono ascolti più incassano (secondo il Merlo,
Santoro dovrebbe lavorare gratis). E concentriamoci
sulla frase: “Una cosa dovrebbe essere chiara”. Ecco,
che questa Rai sia un servizio pubblico, addirittura
l’unico, non è chiaro proprio a nessuno, eccezion
fatta per i Merli. Lungi da noi ingigantire
l’importanza di questo noto frequentatore di se
stesso. Registriamo però che il cosiddetto “maggior
partito di opposizione”, il Pd, così impegnato a
inseguire le manfrine di preclare figure come
Scajola e Pisanu, rimane afasico di fronte a un
fenomeno come quello che sta attraversando il
mondo della tv: non ha nulla da dire. Infatti non
parla nessuno (cioè Merlo). E intendiamoci: se
questo silenzio significasse che il Pd ha deciso di
disinteressarsi della tv, nel senso di liberarla dal
controllo dei partiti (se stesso compreso), sarebbe
una buona notizia. Ma non pare questo il caso.
Infatti il primo bavaglio, quello di Mastella, lo
inventò il centrosinistra: lo stesso che non risolse il
conflitto d’interessi e non sfiorò neppure la legge
Gasparri. Tre settimane fa, il Pd vomitava insulti e
scomuniche contro Luca Mercalli, reo di aver
parlato contro il Tav a Che tempo che fa. “Ci
chiediamo se la propaganda contro la Tav sia un
modello di giornalismo da servizio pubblico”,
tuonò il solito Merlo. Tal Farinone, sempre del Pd,
denunciò un “uso militante della tv contro la
Torino-Lione”. Come se esistesse il reato di leso Tav.
Il guaio è che anatemi e silenzi derivano da una
concezione tutta berlusconiana dell’informazione:
che non è un diritto da liberare dai conflitti
d’interessi, ma una proprietà privata di tutti i partiti.
Il peggio che può capitarci quando B. sarà caduto è
proprio questo: il berlusconismo senza Berlusconi.
STRAPPIAMO IL BAVAGLIOGiornalisti, editori, docenti universitari e Cgil contro la porcata
di B. che vuole far tacere l’informazione sui processi di B.
Il Pdl chiama, Nitto Palma risponde: ispettori a Napoli e Bari
FrattinibacchettaMerkeleSarkozyperilverticesullacrisi:“Nonne
sapevamonulla”.Replica:noisiamograndiPaesi.Maperchénontace?
Patrizia Aldrovandi, Ilaria Cucchi, Lucia Uva e Domenica Ferrulli davanti a Montecitorio (FOTO ANSA)
GOVERNO x Si aprono crepe nella maggioranza, ma il rimedio lo conosce Verdini
Altro che rivolta, Scajola e gli ex dc
trattano sulle poltrone future
Udi Malcom Pagani
CHETORTURA
ILQUIZZONE
CENSIMENTO
LaDivinaCommediadeinostri
giorni va letta con il testo a
fronte. Con busta bianca dell’I-
stat,acirca25milionidifamiglie
italiane, il quindicesimo censi-
mento della storia nazionale è
stato recapitato con la traduzio-
ne. pag. 10 z
di Luca Telese
La voce dell’ex ministro era risuonata limpida e
gioviale nel mio auricolare: “Buongiorno, Tele-
se!Malosacheleièunbelfigliodiputtana?”.Epoi
ecco la risata sonora – inconfondibile – di Claudio
Scajola.Disolitoigiornalistioccultanoquestolato
non del tutto gradevole del loro lavoro. pag. 4 z
Contro
i fuorilegge
di Antonio Padellaro
dc
D
aoggi,carilettori,troverete
accanto alla testata del Fat-
to un logo su cui abbiamo
riportatoiltitolodelgiorna-
le di domenica: “Noi non obbedi-
remoallaleggebavaglio”.Disobbe-
dienza civile che avevamo già pro-
messonelfebbraioscorso,quando
Berlusconi, terrorizzato (e ne ave-
vabendonde)dalle“proveeviden-
ti” depositate dalla Procura di Mi-
lano sul caso Ruby, annunciò un
decreto urgente per fare in modo
chenessunosapesse.Gliandòma-
le,stoppatocomefudalpresidente
Napolitano. Ma poiché da allora i
suoi problemi con la giustizia da
pioggia sono diventati grandine,
eccochel’imputatodiArcorevuo-
le di nuovo imporre il silenzio de-
finitivo dell’informazione sulle sue
gesta con battaglioni di prostitute
minorenni e non. Cosicché alle
prossime elezioni (che qualcuno
consideraprossime)eglipossapre-
sentarsi come un giglio immacola-
to, contando sulla smemoratezza
degli italiani e sull’occultamento
della verità da parte dei tg al suo
servizio. Non facciamoci inganna-
re dai movimenti di truppe ex dc
guidatedalloScajola,dettoSciabo-
letta.Costorominaccianodifarca-
dere un governo che non si regge
in piedi per ottenere qualcosa di
moltopiùcommerciabile,comela
garanziadiunaricandidaturacerta
nel prossimo Parlamento. Come
hascrittoieriLaStampa,malgrado
questi confusi diversivi, l’Italia “re-
sta prigioniera del cavaliere”, a cui
dellacrisifinanziarianonfreganul-
laefiguriamocidellefabbricheche
chiudono.BrunoTintihaspiegato
come l’alta incostituzionalità della
leggesulleintercettazioniunitaalla
giurisprudenza delle Corti euro-
pee rendano il bavaglio uno strac-
cio inservibile. Ma il nostro No a
questarobacciaèmossodaunara-
gione più di fondo: noi non pren-
diamoordinidaun’armatabranca-
leone guidata da un personaggio
squalificato in tutto il mondo tran-
nechenelladaciadiPutin.Ciòche
dobbiamoonondobbiamoscrive-
relodecidiamonoi.Costiquelche
costi.Speriamocheafarcicompa-
gniasianointanti.
Aldrovandi,Cucchi,Uva,Ferrulli:senzalapubblicazionedifotoeregistrazioni,
imortipermanodelloStatononavrebberogiustizia D’Onghiapag.3z
CATTIVERIE
Il Pdl: “Papa in carcere
è un prigioniero
politico”.
Dalle Brigate rosse
alle Brigate gnocca
Massari, Nicoli, Paolin, Truzzi pag. 2 - 3 - 8 z
L’uomo con la casa pagata a sua
insaputa scrive al premier “per
evitare la rottura”. Intanto nella
Lega monta la rivolta anti-Bossi
della base, anche nella natìa Varese
nterrore dei mari
Altra nave italiana
sequestrata. Fare
il pirata conviene
Schiavulli pag. 13z
nil ritorno di Santoro
Già 210 mila euro
con le sottoscrizioni
per Comizi d’amore
Tecce pag. 7z
IL RISCHIO DI MORIRE DUE VOLTEIL RISCHIO DI MORIRE DUE VOLTE
D’Esposito, Sansa, Vecchi pag. 4 - 5 - 6 z
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2. pagina 2
Vietti: servono regole
di equilibrio
tra i diversi interessi
“Sulle intercettazioni servono
probabilmente regole che
trovino un migliore equilibrio
tra tre diversi interessi che vengono in gioco in
questa materia”. Lo ha affermato il vicepresidente
del Csm, Michele Vietti. Che ha elencato i tre
interessi: “Il primo è l’interesse delle indagini che
non può fare a meno di questo insostituibile
strumento di investigazione; il secondo è la libertà
di stampa e il diritto dei cittadini di essere informati;
il terzo è il diritto alla riservatezza, in particolare
dei soggetti terzi, estranei all’indagine, soprattutto
se si tratta di fatti che non hanno rilevanza penale”.
Quindi ha spiegato: “Spetta alla politica, al
legislatore, trovare questo punto di equilibrio”. E
poi ha detto basta alle “energie sprecate nello
scontro tra giustizia e politica” e ha auspicato,
invece, l'impegno per dare “maggiore efficienza al
sistema ordinamentale”. Perché “è importante
tenere presente che un mercato funziona se
considera affidabile le regole che lo governano.
Perciò è dovere della politica e di un saggio
legislatore garantire regole affidabili per tutti e che
valgano per tutti, sempre”.
A BOCCA APERTAEditori, mondo dell’università, Cgil, associazioni:
scoppia la rivolta contro il bavaglio del Caimano
di Silvia Truzzi
D
igitando la parola “inter-
cettazioni” nel filtro di ri-
cerca delle Agenzie ieri ci
s’imbatteva in due tipi di
notizie. Le più numerose, quelle
politiche. Poi un paio, interes-
santi, di cronaca che davano
conto dell’arresto di cinque per-
sone, tra cui tre pedofili fermati
mentre stavano stuprando una
bambina di 12 anni. Accuse: vio-
lenza sessuale di gruppo, abusi
su minore, induzione e sfrutta-
mento della prostituzione mino-
rile (ricorda qualcosa?). Intanto
la maggioranza di governo sta
per essere assordata dal rumore
del movimento anti-bavaglio,
che cresce spontaneamente su
diversi fronti.
Il fattore Marina B.
Gli editori hanno ritirato fuori
dal cassetto l’appello che aveva-
no presentato l’anno scorso,
quando si discuteva di multe mi-
lionarie e carcere per gli autori
che avessero riportato le inter-
cettazioni. “Alla vigilia della Fie-
ra internazionale del libro di
Francoforte – dove potremo
condividere la nostra preoccu-
pazione con i colleghi editori di
tuttoilmondo–chiediamoalgo-
verno e al Parlamento di recede-
re da questo nuovo tentativo di
bloccare la diffusione di cono-
scenze rilevanti e significative
sugli atti processuali”. Quella
volta ciascuno firmò per la casa
editrice che rappresentava. Na-
turalmente Mondadori non sot-
toscrisse l’appello ed Ernesto
Franco,direttoreeditorialediEi-
naudi, dopo le vibratissime pro-
testediscrittoriesaggistiscrisse
una lettera a Repubblica per ade-
rire a titolo personale, temendo
forse un esodo di massa dei suoi
autori. Così ha fatto anche que-
stavolta.LacasadelloStruzzofa-
ràsaperelasuaposizioneufficia-
leentrodomani.Ancheipromo-
tori hanno aderito con nome e
cognome: Marco Cassini e Da-
niele di Gennaro di Minimum
fax, Stefano Mauri e Luigi Spa-
gnoldelgruppoeditorialeMauri
Spagnol, Alessandro e Giuseppe
Laterza. “L’attuale maggioranza
– è scritto nel documento – sta
perapprovareunaleggechevie-
ta la pubblicazione delle inter-
cettazioni disposte dai magistra-
ti(anchedopolalorodivulgazio-
ne alle parti del processo). Una
legge – per fare un esempio – se-
condo cui un’intercettazione
potrebbe essere letta in pubbli-
co dall’avvocato della persona
intercettatamanonpotrebbees-
sere pubblicata su un giornale.
Una legge – per fare un altro
esempio–secondocuilareplica
Intercettazioni,ilPdlperdefiducia
VOTO BLINDATO SOLO SE CONVINCONO SCAJOLA. PRESCRIZIONE BREVE, LEGGE A NOVEMBRE
di parte prevale sulla ricostru-
zione di giornalisti e autori neu-
trali, inquinando proprio l’infor-
mazione più responsabile e pro-
fessionale”. E ancora: “Negli ul-
timianniitentatividirestringere
il diritto di informazione ha su-
scitato una vasta opposizione
chehaattraversatolepiùdiverse
categorie. Anche a livello inter-
nazionale, i provvedimenti sulle
intercettazioni hanno sollevato
fortiperplessitàperfinodaparte
di qualificati rappresentanti di
istituzioni quali l'Osce, l'Onu e
l'Unione europea”. È prevedibi-
le che, a titolo personale, firme-
ranno in tantissimi. A comincia-
re da Roberto Saviano, nome di
punta di Mondadori, passando
per i tanti professori di Einaudi:
Gustavo Zagrebelsky, Marco Re-
velli, Paul Ginsborg. Così le case
editricidellafigliadelpadronesi
ritroveranno tutti gli autori (o
quasi) contro. L’elenco delle
adesioni sarà diffuso giovedì: sa-
rà interessante capire chi si tira
indietro. Domenica gli editori,
come fecero già l’anno scorso,
invitano tutti a partecipare a
un’assemblea pubblica (alle 11
al Teatro Valle di Roma). Giusep-
pe Laterza, intervistato dal sito
di Repubblica, spiega: “In una co-
munità le leggi sono importanti
maèimportantesoprattuttoche
ogni cittadino prenda in mano il
suo destino. E in questi ultimi
mesi in tanti, abituati a stare alla
finestra, sono scesi in strada”.
La lettera a Napolitano
Infatti anche la Cgil si sta mobi-
litando: domani alle 17 è convo-
cato un nuovo presidio al Pan-
theon, ci sarà anche Articolo 21.
Anche il mondo universitario è
in agitazione. Un gruppo di pro-
fessori bolognesi che si oppone
alla riforma Gelmini ha promos-
L’appello delle
case editrici:
le firme a titolo
personale per
“stanare”
gli autori
Mondadori
Costituzione
Articolo 21 e libertà
di stampa
Tutti hanno diritto di
manifestare libera-
mente il proprio pensie-
ro con la parola, lo scrit-
to e ogni altro mezzo di
diffusione. La stampa
non può essere soggetta
ad autorizzazioni o cen-
sure.
Cassazione penale
Verità, interesse
pubblico, obiettività
Il diritto di cronaca può
esercitarsi anche quan-
do può nuocere all’altrui
reputazione purché la no-
tizia sia vera; esista un in-
teresse pubblico alla co-
noscenza dei fatti; l’infor-
mazione rimanga nei giu-
sti limiti di obiettività.
Convenzione europea
Manifestare
il pensiero
La Convenzione europea
dei Diritti dell’Uomo san-
cisce il principio della libertà
di manifestazione del pen-
siero. Senza ingerenza del-
l’autorità pubblica. I limiti di
critica nei confronti dei poli-
tici sono maggiori di quelli
nei confronti dei privati.
Convenzione europea
Diritto a informare
sulle indagini
Sempre la Convenzio-
ne europea stabilisce
che il diritto della stampa
di informare su indagini
in corso e quello del pub-
blico di ricevere notizie
su inchieste scottanti pre-
vale sulle esigenze di se-
gretezza.
CONTRO I FUORILEGGE
Corte costituzionale
Prima l’Europa,
poi i singoli Stati
Gli Stati contraenti so-
no vincolati a unifor-
marsi alle interpretazioni
che la Corte di Strasburgo
dà alle norme della Con-
venzione europea dei di-
ritti dell’uomo. Lo spiega
la nostra Corte costituzio-
nale.
di Sara Nicoli
Ancora un giorno. È questo
che Angelino Alfano ha
chiesto a Berlusconi per poter
recuperare quei voti (gli scajo-
liani, ma anche tra i Responsa-
bili come Grassano e Sardelli
tira brutta aria) e decidere se
mettere la fiducia o meno sul
ddl intercettazioni. Con una
conseguenza politica di non
poco conto in caso di decisio-
ne per il no; la raggiunta con-
sapevolezza da parte del Pdl di
non avere più una maggioran-
za solida alla Camera. Quindi,
se proprio ci sarà da buttare il
cuore oltre l'ostacolo con un
voto a rischio per il governo,
ebbene sarà più probabile che
il Cavaliere voglia correre que-
sto rischio non sulle intercet-
tazioni, ma sulla prescrizione
breve,chegliserveperevitare
anche la condanna di primo
gradoalprocessoMillschepo-
trebbe arrivare entro fine no-
vembre. Dunque, tanto vale
andare avanti con il ddl inter-
cettazioni con l'iter normale,
contando su dei tempi contin-
gentati per il dibattito, anche
se questo vorrà dire tenere im-
pegnata l'aula per un'intera
settimana.
QUELLO CHE, alla fine, po-
trà venire fuori non sarà co-
munque soddisfacente, quindi
tanto vale non rischiare. Ma se
Alfano riuscirà “a recuperare
Scajola - ecco la voce di un uo-
mo vicino al segretario – allora
si potrà ripartire spediti; maxi
emendamento che raccolga le
modifiche indicate da Costa e
da Paniz e fiducia entro vener-
dì”.
Sullaprescrizioneloscoglioèil
TerzoPolo.OggilaCommissio-
ne Giustizia del Senato termi-
nerà la discussione sui 150
emendamenti, quindi il testo
sarà licenziato per l'aula. Do-
manimattina,laconferenzadei
capigruppo potrebbe anche
decidere di inserirlo nel calen-
dario per la settimana succes-
siva:“Noncredocheiltestoab-
bia bisogno della fiducia – spie-
gava ieri a Palazzo Madama Fi-
lippo Berselli, pidiellino presi-
dente della commissione Giu-
stizia – mentre credo che sarà
necessario metterla alla Came-
ra per evitare che torni nuova-
mente indietro... a quel punto
ce la possono fare tranquilla-
mente entro la metà di novem-
bre”. Esattamente quel che
vuole il Cavaliere. Insomma, le
intercettazioni alla Camera po-
trebbero vedere dei tempi più
lunghi di approvazione e rag-
giungere il Senato dopo l'ap-
provazione della prescrizione
breve,maperunsingolarecaso
deldestino,entrambigliartico-
lati potrebbero atterrare sulla
scrivania del Quirinale a poca
distanza l'uno dall'altro. Salvo
incidenti di percorso, ovvia-
mente.
PER QUANTO riguarda le
intercettazioni, molto dipen-
derà da cosa ci sarà scritto den-
tro,masenzamodifichesostan-
ziali al “lodo Costa” (che ina-
sprisceleregolesullapubblica-
bilità delle registrazioni) è mol-
to improbabile che il Quirinale
la firmi senza chiedere almeno
un chiarimento al Parlamento
per questioni legate alla costi-
WOODCOCK “Così
bloccano le indagini”
di Vincenzo Iurillo
Sono le 16:45 e sono trascorse quasi tre ore dall’inizio
del convegno allestito dall’Ordine degli Avvocati su in-
tercettazioni, tutela della privacy e diritto all’indagine,
quando Henry John Woodcock prende la parola. Gli or-
ganizzatorilofannoparlareperultimo.Ilpmdelleinchie-
ste più scottanti non delude. Secondo Woodcock il ddl
sulle intercettazioni in via di approvazione in Parlamento
“èassolutamenteinadeguato,nonserveanulla,èdachiu-
dere in un cassetto e buttare via la chiave, come sa anche
chi lo sta scrivendo”. E spiega, a suo dire, il perché: “Non
c’entra niente con la sua presunta finalità di tutela della
privacy (che pronuncia correttamente ‘privasi’ e non ‘prai-
vasi’: la parola non è un inglesismo, ndr)”. Lo scopo prin-
cipale del ddl, secondo il sostituto procuratore di Napoli,
è invece “quello di depotenziare l’ufficio del pubblico
ministero.Chec’entranoconlaprivacylenormecheren-
dono più complicato chiedere e ottenere i permessi per
intercettare? Che c’entra l’istituzione di un giudice col-
legiale al posto del Gip? Perché questa distinzione tra giu-
dici di serie A, quelli del distretto, competenti a disporre
le intercettazioni, e di serie B, quelli dei tribunali di pro-
vincia? È un’invenzione che paralizzerà i piccoli tribuna-
li”. Woodcock ha poi rilevato che l’udienza filtro finirà
per “privilegiare i ricchi, i soli che potranno permettersi
avvocati chiusi in caserma per giorni ad ascoltare dieci-
mila telefonate. Inserire un elemento discriminante che
può far sì che l’esito del processo possa dipendere dal
portafoglio dell’imputato è una cosa che mi ripugna”. Le
conclusioni del Woodcock pensiero: “Questo ddl è ine-
mendabile e insanabile, quindi meglio che venga appro-
vato così come è al più presto, perché per fortuna c’è il
Capo dello Stato che può firmarlo o meno, e c’è la Corte
Costituzionale che lo vaglierà”.
In prima fila Il pm di Napoli Henry John Woodcock (ANSA)
3. Martedì 11 ottobre 2011
Il blocco degli straordinari disposto dal
ministero per il personale
amministrativo determinerà un
“rallentamento delle indagini” e una riduzione
dei tempi a disposizione degli avvocati per
l’accesso alle segreterie dei pm e la
consultazione degli atti depositati. Lo ha
annunciato il procuratore di Napoli
Giovandomenico Lepore.
Anche il presidente del Tribunale, Carlo Alemi,
ha messo l'accento sui problemi che gravano
sull'amministrazione della giustizia. “Di questo
passo – ha detto Alemi – non potremo più fare i
processi. Non abbiamo personale, abbiamo 50
giudici in meno e non ho la possibilità di
comporre i collegi. Non si può dire: ‘c’è la crisi
LIRIO ABBATE Ecco perché ha pubblicato la raccomandazione di B. a Lavitola di non tornare
“Sono pronto alla disobbedienza civile”
Da Aldrovandi a Cucchi:
“Avrebbero insabbiato le violenze”TUTTIPESTATIDAAGENTIINFEDELI,LEFAMIGLIEDENUNCIANO:
“CONLASTRETTASULLEREGISTRAZIONISINASCONDONOGLIABUSI”
sounappelloalCapodelloStato:
“Siamo certi di trovare acco-
glienzanellaSuamenteenelSuo
cuore, nel chiederLe di evitare
questoulterioreschiaffoallacul-
tura, alla libertà e alla civiltà che
rappresenterebbe l'adozione
della così detta ‘legge bavaglio’!
Lei è il primo difensore dei prin-
cipi della Repubblica nata con la
Resistenza e milioni di Italiani
confidano in Lei”. I firmatari so-
nogiàpiùdi130:peraderire,do-
centi_preoccupati@yahoo.it.
di Silvia D’Onghia
N
on possono lasciare da
sole le famiglie”. Per Pa-
trizia, Ilaria, Lucia e Do-
menica quella contro il
ddl intercettazioni non è solo
una battaglia di democrazia in
nome della libertà di stampa. È
una battaglia di verità e di giu-
stizia. “Perché se la legge fosse
già stata in vigore, io non avrei
maipotutofarmandareinonda
il video che mostra le percosse
subìte da mio padre”, ha spie-
gato Domenica Ferrulli due
giorni fa durante la trasmissio-
ne “In mezzora” di Lucia An-
nunziata. Una puntata che ve-
devainstudiol’avvocatoGiulia
Bongiorno (che ha tolto la sua
firma dal ddl), e che ha fatto il
12,6percentodisharecondue
milioni e 142 mila spettatori
(un ottimo risultato per Rai3).
In collegamento, invece, c’era-
no loro: mamme, sorelle, figlie
di persone uccise per mano
dello Stato. Le stesse che la set-
timana scorsa, quando è inizia-
taladiscussioneinaula,sisono
presentate sotto Montecitorio
con le foto atroci dei quattro
cadaveri. Per dire che il divieto
di pubblicare foto, registrazio-
ni o intercettazioni salva il pre-
mier, ma uccide coloro che
combattono per la giustizia.
PATRIZIA MORETTI è la
mamma di Federico Aldrovan-
di, il 18enne pestato a morte il
25 settembre 2005 a Ferrara da
quattro poliziotti, condannati
inappelloatreanniemezzoper
omicidiocolposo.Patriziaèsta-
ta la prima a combattere una
battaglia feroce contro l’omer-
tà. Se non fosse stato per per il
blog aggiornato giorno per
giorno, per la foto del corpo di-
laniato di suo figlio e per il co-
raggio di alcuni giornalisti, la
morte di Federico non avrebbe
uncolpevole.“Quell’immagine
eleconversazionitraipoliziotti
sono state determinanti – rac-
conta al Fatto –. In un caso di
omicidio si può dire tutto e il
contrarioditutto,mapoterpro-
vare cosa è accaduto fa la diffe-
renza.Noilottiamocontroi‘po-
teri forti’, se non avessimo dalla
nostra l’opinione pubblica sa-
remmo completamente soli. E
chi informa l’opinione pubbli-
ca? La stampa. Nel mio caso sta-
va per essere tutto archiviato.
Chi vuole mettere il bavaglio ai
giornalisti fa il proprio interes-
se, non quello delle persone”.
DOMENICA FERRULLI è
la figlia di Michele, il facchino
baresedi51annimortoilprimo
luglio a Milano durante un fer-
mo di polizia. Su richiesta del-
l’avvocato Fabio Anselmo (che
segue tutti e quattro i casi), il
pm Gaetano Ruta ha acquisito
da Mediaset il video girato con
un iPhone che mostra le imma-
gini del fermo. Nel filmato si
sentono le voci di alcuni citta-
dini romeni che potrebbero es-
sere determinanti per lo svolgi-
mento delle indagini. L’autop-
sia ha evidenziato un trauma
cranicoeunaseriedifrattureto-
raciche forse determinate dal
massaggio cardiaco, ma ora la
Procura vuole vederci chiaro.
“Mio padre non era un pregiu-
dicato, come hanno provato a
dire, e voleva continuare a vive-
re – ha detto Domenica alla An-
nunziata –. Io ringrazio la stam-
pa e i giornali”.
ILARIA CUCCHI è la sorella
di Stefano, il geometra 31enne
morto in ospedale a Roma il 22
ottobre 2009 dopo una settima-
na di agonia dovuta a un pestag-
gio.Sulbancodegliimputatiso-
nofinititreagentipenitenziarie
sei medici. Tra poche settima-
ne, al Festival del Cinema di Ro-
ma, verrà presentato fuori con-
corso un documentario che, at-
traverso una serie di testimo-
nianze, racconta la vita di Stefa-
no, quegli ultimi giorni e una fa-
miglia che non ha mai cercato
vendetta.“Sepassasselalegge–
spiega Ilaria – la gente non sa-
prebbe mai di reati molto più
gravidellospacciodidroga,per
cui mio fratello fu arrestato. La
veritàèchevoglionofareinfret-
ta per nascondere le loro vergo-
gne. Le intercettazioni sono già
regolamentate. Perchè non si
occupanodicosepiùimportan-
ti?”.
LUCIA UVA è la sorella di
Giuseppe, artigiano varesino di
43annimortoil14giugno2008
dopo un fermo dei carabinieri.
A processo c’è solo un medico,
accusato di aver somministrato
a Giuseppe, ubriaco, un farma-
co ansiolitico. “È stato scritto
chemiofratelloeraaggressivo–
commenta Lucia –, ma nelle re-
gistrazioni si sentono i carabi-
nieri parlare di una persona do-
cile. Quando le ascolto io im-
pazzisco, ma allo stesso tempo
so che si tratta di una salvezza.
La divulgazione dei nastri o del-
le foto è l’unica speranza che ci
è rimasta”.
CONTRO I FUORILEGGE
IN QUESTO STATO
Stefano Cucchi Morto il 22 ottobre 2009 in ospedale
a Roma, sei giorni dopo il suo arresto per droga (FOTO ANSA)
Giuseppe Uva Morto il 14 giugno 2008 a Varese
subito dopo un fermo dei carabinieri (FOTO ANSA)
Federico Aldrovandi Ucciso a Ferrara nel 2005.
Condannati in appello quattro poliziotti (FOTO MILESTONE)
Michele Ferrulli Morto il primo luglio 2011
a Milano durante un fermo di polizia
tuzionalità del testo (ex Artico-
lo 21). Diverso per la prescri-
zione breve, di fatto “un'amni-
stia mascherata” che, secondo
buone fonti del Pdl, Napolita-
no potrebbe non vedere male
per l'effetto che avrebbe sullo
svuotamentodellecarcerichei
Radicali invocano da tempo,
seppurattraversolostrumento
di una vera amnistia. Insomma,
alla fine Napolitano la prescri-
zionepotrebbeanchefirmarla.
Ma per uno scopo “più alto”.
di Chiara Paolin
Le sue inchieste, scomode, l’han-
no già costretto a vivere sotto
scorta. L’idea di poter subire anche
la privazione della libertà d’espres-
sione fa sputare a Lirio Abbate, gior-
nalista dell’Espresso e autore di libri
sul malaffare nazionale dalla mafia in
su, una frase che ogni cittadino vor-
rebbe evitare: ho deciso di trasgre-
dire la legge del mio Stato pur di
conservare il rispetto verso la mia
nazione.
Non sarà eccessivo evocare il
martirio civico e professionale?
Andiamo subito al punto. Mi è ca-
pitato di avere tra le mani l’intercet-
tazione in cui il presidente del Con-
siglio dice il famoso “resta dove sei”
a un Valter Lavitola già allertato (gra-
zie a Panorama) sul caso Tarantini.
Precisiamo: intercettazione nota al-
le parti, indagini chiuse, nessuna
possibilità di danneggiare la giusti-
zia. Se fosse stata vigente la norma
ora in esame, avrei dovuto attendere
le decisioni dei giudici nella fanto-
matica udienza filtro o chissà quale
altro passaggio tecnico prima di de-
cidere con l’unico metro efficiente
quanto indispensabile in questi casi:
la coscienza di giornalista.
Che le ha suggerito di pubblicare
un dato penalmente non rilevan-
te.
Ma socialmente importantissimo. La
gente avrà diritto di sapere come il
premier consigli un fuggitivo coin-
volto nelle indagini per prostituzio-
ne sì o no?
La stampa seleziona solo i brani
pruriginosi.
Non è colpa nostra se dobbiamo par-
lare di bunga bunga.
È troppo chiedere “il Waterga-
te” alla politica italiana.
Gli scandali non mancano, lavoria-
mo su tutto quanto meriti l’impegno
di professionisti seri. Ogni giorno gi-
rano informazioni che non si pos-
sono pubblicare perché si evidenzia
il loro carattere di privacy. Si viene
puniti cercando solo lo scandalo: dal
pubblico, presso cui si perde cre-
dibilità, e poi dagli organi compe-
tenti, che emettono le loro senten-
ze.
Succede di rado.
Quando uscirono i colloqui privati
tra Ricucci e la moglie, alcuni col-
leghi furono sanzionati dall’Ordine
dei giornalisti.
Che deve fare ora l’Odg?
Schierarsi contro queste proposte,
nessuna incertezza in un momento
così difficile per il nostro Paese.
Chiedo anche al sindacato unitario,
l’Fnsi, massima chiarezza: non ci
può essere mediazione tra le notizie
e la pubblicazione se non il dovere di
cronaca e il diritto alla libertà. Che
diventa un bene prezioso, e pure co-
stoso.
I grandi gruppi editoriali possono
permettersi le multe.
E i piccoli no. Il web no. Ma anche i
grandi rischiano di trovarsi davanti
riassunti, schemini, sintesi. Si chia-
mano veline, quelle dell’epoca fasci-
sta. Per questo dico di essere pronto
alla disobbedienza civile. E ci pen-
serà la Corte dei diritti dell’uomo a
tirarmi fuori dai guai, in caso. La mia
coscienza, nel frattempo, mi terrà
buona compagnia.
Il cronista
antimafia
Lirio Abbate,
impegnato
nelle inchieste
su Cosa Nostra,
è stato più volte
minacciato
finanziaria’, perché nella Pubblica
amministrazione ci sono comparti che devono
essere tutelati come la sanità, l’istruzione, la
sicurezza e la giustizia. Noi magistrati andremo
tutti sotto procedimento disciplinare perché
non riusciamo a fare giustizia. E ci saranno
condanne della Corte europea”.
A. Cost.
Lepore: “Il blocco degli
straordinari rallenterà
le indagini”
(FOTO EMBLEMA)
Angelino Alfano (FOTO ANSA)
4. pagina 4
Arrivano tutti
dalla Dc i dissidenti
del Cavaliere
Itre dell’Ave Maria, si dicono pronti a
rimettere in moto il Pdl e la maggioranza
di governo attraverso manovre che
hanno a che vedere con la politica e il palazzo. È
gente navigata, proveniente dalla Balena Bianca.
Esperta di rimpasti e di governo. Claudio Scajola,
figlio di Ferdinando, amico personale di De
Gasperi, e segretario provinciale del partito a
Imperia (di cui divenne anche sindaco) per due
lustri, dalla fine della guerra sino al 1954, è il più
“fresco”. Costretto per due volte a dimettersi da
ministro, adesso prova a scollare i suoi colleghi di
partito. L’altro cavaliere ha sede in Lombardia.
Roberto Formigoni, estrazione ciellina,
presidente della Regione in cui siede consigliere
Nicole Minetti (che ha contribuito a eleggere
essendo collegata attraverso un listino bloccato
alla sua elezione), è l’altro congiurato.
Segue con apprensione la vicenda anche Beppe
Pisanu, democristiano di lunga data, esponente di
quei “giovani turchi” che con Francesco Cossiga
ribaltarono le sorti di un congresso sassarese
loro avverso. Oggi, pare, voglia riprovare
un’impresa del genere.
I LAVORI SENZA PERMESSO
UN’ALTRA CASA DA SOGNO PER SCAJOLA. QUESTA VOLTA ALL’INSAPUTA DEL COMUNE
di Ferruccio Sansa
Un’altra casa all’insaputa, ma
stavolta del Comune. Claudio
Scajolanonèfortunatoconilmat-
tone:hacostruitouncampettodi
calcio, uno spogliatoio nella sua
splendida villa sulle alture di Im-
peria. Peccato soltanto che non
abbia chiesto il permesso. Non
basta: la costruzione che gli è co-
statasanzionipermigliaiadieuro
èstatarealizzatapropriodalladit-
ta del geometra Gianfranco Gag-
gero. Sì, proprio il vicesindaco e
assessorealleOperePubblichedi
Imperia,ilComunecuidovevaes-
sere richiesto il permesso.
Per Scajola, che nelle sua Impe-
ria viene ancora chiamato “u mi-
nistru”, è la terza volta che il ce-
mentonascondeunarogna.Cer-
to,inpassatoglièandatapeggio:
prima c’è stato l’appartamento
con vista sul Colosseo, che, se-
condo i pm, sarebbe stato paga-
to dall’imprenditore Diego Ane-
monecon80assegnicircolarida
12.500 euro. Parliamo della fa-
mosa casa comprata, disse l’allo-
ra ministro, “a sua insaputa”. La
Procura di Roma l’ha indagato
per violazione della legge sul fi-
nanziamento illecito ai partiti.
POI SULLA TESTA dell’ex mi-
nistro è piovuta un’altra tegola
che pochi ricordano: “u mini-
stru” è ancora indagato per asso-
ciazione a delinquere insieme
con l’imprenditore Francesco
Bellavista Caltagirone (uno dei
patriotidellacordataAlitalia).Og-
getto dell’inchiesta la costruzio-
ne del mega-porticciolo di Impe-
ria,un’operada140milionidieu-
ro fortemente voluta da Scajola.
Insomma, da un politico scafato
COMPLOTTOALCOLOSSEOL’architetto di Forza Italia che dette del “rompicoglioni”
a Marco Biagi è poco credibile come “congiurato”
FINE IMPERO
come l’ex ministro ci si sarebbe
aspettato che si muovesse con i
piedidipiombo.Einvecedueanni
fahadecisodirealizzarenuoveco-
struzioni nei terreni della sua villa
da sogno: ecco allora il campetto
perlepartitelleconamicieparen-
ti, poi gli spogliatoi, quindi muret-
ti a secco e qualche sentiero. Non
un ecomostro, ma bisogna tener
presente dove siamo: parliamo di
una zona vincolata, uno degli an-
goli più belli del Ponente ligure.
E la villa di Scajola è una via di
mezzotraun’abitazioneeunmo-
numento:29stanzeaffacciatesul
Golfo di Imperia, un complesso
capacediospitarenel2002ilver-
tice tra gli allora ministri dell’In-
ternoitalianoefrancese,Claudio
Scajola e Nicolas Sarkozy.
Un edificio tanto semplice quan-
toelegante,finitosullepaginepa-
tinate dei magazine di mezza Ita-
Azzoppato
dalla vicenda
dell’alloggio
pagato dalla
“cricca”
di Anemone è
di nuovo in pista
lia, con le fotografie dell’allora
ministro e della signora Maria Te-
resa Verda ritratti in mezzo ai sa-
loniscintillanti,nelparcoeinsel-
la a moto d’epoca. Mentre i cro-
nisti entusiasti scrivevano: “Più
che il ministero dello Sviluppo
economico avrebbero dovuto
dargliquellodell’ambiente”.Sca-
jola disse: “Da casa nostra si cat-
tura tutta Imperia”, una frase che
a qualcuno parve quasi un’allu-
sione allo strapotere dell’allora
ministro sul Ponente ligure.
Ma qualcosa lo stesso mancava a
quel paradiso. Così Scajola ha de-
ciso di aggiungere l’impianto
sportivo privato. Senza permes-
so. Salvo poi “autodenunciarsi”.
La pratica alla fine è arrivata sui
tavoli della Sovrintendenza e del
Comune. Così il 7 giugno la So-
vrintendenza ha dichiarato la
conformitàdelleopere,ma“umi-
nistru” ha dovuto pagare 4.000
euro di sanzione (il massimo pre-
visto). Poi la parola è passata al
Comune, che ha concesso il per-
messo dopo il pagamento di
un’oblazione di 1.288 euro. Gio-
vanni De Cicco, l’ingegnere che
ha presentato il progetto assicu-
ra:“Ilprogettoècompatibilecon
le norme, sennò non ci avrebbe-
ro dato il parere favorevole”.
GAGGERO, vicesindaco e tito-
lare dell’impresa che ha costrui-
to,spiega:“Ètuttosecondolaleg-
ge. In quella zona il piano rego-
latoreprevedechesipossanoco-
struire gli impianti che abbiamo
realizzato”. Aggiunge: “Noi lavo-
riamo da quindici anni per Scajo-
la e sappiamo che lui ci tiene a
rispettare la legge. È stato lui a in-
sistere per pagare il massimo del-
le sanzioni previste”. Gaggero è
uomo di fiducia di Scajola. Gli è
vicino anche Paolo Strescino, il
sindaco. Sindaci, vicesindaci,
membri del cda di banche e au-
tostrade, “u ministru” nel Ponen-
te è ancora monarca assoluto, in
barba agli scandali romani e alle
inchieste.
Sanzione
massimaper
lacostruzione
diuncampo
dacalciocon
spogliatoi
annessi
di Luca Telese
L
a voce dell’ex ministro era
risuonatalimpidaegioviale
nel mio auricolare: “Buon-
giorno, Telese! Ma lo sa che
lei è un bel figlio di puttana?”. E
poi ecco la risata sonora – incon-
fondibile – di Claudio Scajola.
Di solito i giornalisti occultano
questo lato non del tutto grade-
voledellorolavoro,quelloincui
si incassano le “lodi” per gli ar-
ticolipubblicati.IosuScajola,su
questo giornale, ne avevo scritti
almeno 4 dotati di un contenuto
per lui “sensibile”. Ognuno di
questiavrebbepotutofarmigua-
dagnare l’epiteto. Per esempio:
eronellasededelministerodelle
Attività produttive la mattina
dell’indimenticabile conferenza
stampa di dimissioni. Quel gior-
no in cui aveva pronunciato la
frase: “Se dovessi acclarare di
abitare in una casa che è stata in
partepagatadaaltri(...)imieile-
gali eserciteranno le azioni ne-
cessarie per l’annullamento del
contratto di compravendita”.
C’era da immaginarseli i legali di
Scajola che inseguivano le ven-
ditrici, le ormai celeberrime so-
relle Papa, per convincerle a ri-
prendersi l’appartamento con
vista sul Colosseo.
ADESSO Scajola sorrideva, e di-
ceva cose inversamente propor-
zionali alla gravitá delle parole
cheavevaappenapronunciatosu
di me: “Lei è un bel figlio di put-
tana, davvero! E voi del Fatto mi
avete levato la pelle, con un’ope-
razione di chirurgica ferocia. Sa
perchévirispetto,malgradotutte
le terribili cose che avete detto e
scritto di me, tra lei, Lillo e non
parliamo nemmeno di Trava-
glio?”. Scajola aveva già pronta
una sua risposta. Ero tutt’orecchi
ad ascoltarla: “Perché voi – aveva
detto sicuro l’ex ministro – non
avete secondi fini. E quando io le
avrò spiegato tutto quello che ho
trovatonellecarte,sareteproprio
voideIlFattoariabilitarmidavanti
all’opinionepubblica!Perchésie-
tefiglidiputtana,certo,maanche
intelligenti. E soprattutto, al con-
trario di altri, privi di secondi fini
e onesti”.
Nei giorni in cui avveniva questa
conversazione Scajola stava tor-
nando in campo per la terza (o
quarta volta) in vita sua, con l’in-
dimenticabile associazione Cri-
stoforo Colombo. Sembrava eu-
forico. Se svelerò il piccolo retro-
scena di quella telefonata, dun-
que, è perché da quando i gior-
nali scrivono che sarà proprio lui
– Scajola – il Dino Grandi del ber-
lusconismo, l’uomo che propi-
zierà il cambio di regime, quelle
parolechemieroappuntatoriac-
cendono la mia inquietudine.
DI SICURO, quello di cui Scajo-
lasieraconvintoinquelleore,haa
chefareconquellochestafacendo
oggi. E quindi devo trascrivere an-
che il tono di spavalderia con cui
ripeteva:“Iohopassatomesisenza
dormire. Ho riletto ogni singola
cartadiquell’inchiesta,eogginon
hoalcundubbio:qualcunohapro-
vato a fregarmi!!”.
Percompletareilquadro,bisogna
dire che Luigi Crespi, il sondaggi-
stachefuildemiurgodiSilvioBer-
lusconi, oggi fa anche il suo con-
sulente per l’immagine (mestieri
che bisognerebbe indagare me-
glio). Da Mara Carfagna a Gian-
franco Fini, a Stefania Prestigiaco-
mo,aLinoMicciché,metàdelPar-
lamento è (o è stato) nel suo por-
tafogli. E il cliente più complesso
l’avevoscopertoprimadell’estate
quando Crespi – cui certo non di-
fetta il senso del teatro – mi aveva
dettoaltelefono:“Tipassounami-
co, eh eh...”. Scajola, appunto.
Quella mattina gli avevo chiesto
come poteva pensare che qualcu-
no avesse potuto mettere in piedi
una macchinazione tanto compli-
cata solo per colpire lui. E Scajola
aveva risposto: “Questo deve dir-
melo lei! Ma sta di fatto che se
nemmeno i magistrati hanno rite-
nuto di dover indagare...”.
Evidentemente in quei giorni il
deputato del Pdl era convinto che
non sarebbe stato rinviato a giudi-
zio(comeinveceèaccaduto,nem-
menounmesefa)perlacasadivia
del Fagutale. E così mi bombarda-
va con i suoi rovelli: “Ma si rende
conto? I soldi sarebbero stati affi-
dati a un corriere che in passato
aveva truffato il suo padrone? Per
fare l’operazione avrebbero usato
assegni circolari? Le sorelle Papa
nonhannodettomaidiaveravuto
isoldidame?”.Aquelpuntoloave-
vointerrotto:“Mascusi,leinegao
no che quei 900 mila euro siano
finitidentroilrogitodelsuoappar-
tamento?”.Aquestopuntol’exmi-
nistro aveva fatto una pausa: “Mi
crede se le dico sul mio onore che
quei soldi io non li ho mai visti?”.
Allora gli avevo detto: “Però lei sa
bene che c’erano. Quindi l’unica
possibilità sarebbe che lei è stato
vittima di un gigantesco complot-
to”. Lo dicevo per schiacciare l’ex
ministrosuun’ipotesiparadossale
e assurda. E invece di nuovo Sca-
jola era rimasto per un attimo in
silenzio: “Questa parola la sta
usandolei.Maguardicheèlostes-
so dubbio che attanaglia me! Si
chiedaperòachièconvenutofare
fuori un ministro dell’Interno co-
me il sottoscritto!”. Avevo chiesto
a Scajola se stava provando a con-
vincermi che il caso della sua casa
alColosseofosseuncomplottoor-
ditonelcentrodestra.Luiaquesto
puntoavevadismessolamaschera
deldemocristianoridanciano,per
indossare quella dello statista cor-
rucciato: “Mi creda. È la stessa do-
manda che mi sto facendo io”.
ADESSO,nelleoreincuimoltia
sinistrasonoprontiadammazzare
il vitello grasso pur di conquistare
un voto contro Berlusconi, biso-
gnanondimenticarecheScajolaè
stato l’architetto di Forza Italia, il
ministro dell’Interno che si vanta-
vadiaverdatodisposizionedispa-
rareaGenova(“fuicostrettoadare
l’ordine di sparare se avessero su-
perato la zona rossa”), che è dav-
vero la stessa persona che aveva
definito una vittima delle Br come
MarcoBiagi“unrompicoglioni”.E
che è anche il principale benefi-
ciario, come ha dimostrato una
bella inchiesta di Corrado Formi-
gli, della tratta Albenga-Roma, isti-
tuita purtroppo a nostra insaputa,
sovvenzionata con denaro pubbli-
co ed efficacemente ribattezzata
“Scajola Airlines” per l’indubbio
servizioresoall’alloraministroim-
periese. Il giorno delle dimissioni
Mattia Feltri, disse di lui: “Correva
un grande rischio. E ha preferito
passare per imbecille piuttosto
che per ladro. Dopotutto è peg-
gio”. Io invece mi sono convinto
che forse c’è una possibilità che
Scajola abbia ottenuto davvero
quella casa come una regalia, e
senza averne piena contezza. Sa-
rebbe un caso incredibile. Ma se
Scajoladovesserisultarepiùimbe-
cille che ladro non sarebbe un
buon viatico per la politica italia-
na.
di Lidia Ravera
IlGiornaleavvisa
i“diversamentemilitanti”
SOTTO IL TITOLO “Il futuro della maggioranza”, “Il
Giornale” impagina quattro fotografie: Alfano, i
capelli ulteriormente diradati dallo stress, fa ciao
con la manina sotto un virgolettato da cane fedele
(“impossibile accantonare Silvio”). Bondi sorride a
bocca chiusa, dal tondo posto a ornamento della
sua lapide e ammonisce: “Solo il presidente del
Consiglio può proporre al Paese pochi e qualificati
provvedimenti in grado di rilanciare lo sviluppo”
(oh, yes!) ed è così contento di essere stato
intervistato che sembra vivo. A fondo pagina, sotto
la didascalia “Diversamente militanti”, si stagliano le
schede segnaletiche dei reprobi: l’ingrato
Formigoni, perplesso e rugoso e il periclitante
Scajola, col dorso della mano a chiudersi la bocca da
solo.
Né nell’intervista a Bondi, né nel discorso di
Angelino si riscontrano tracce di pensiero politico.
È la composizione della pagina che illumina sullo
stato di salute della compagine di governo:
agonizzante e divisa. In lotta per la sopravvivenza.
5. Martedì 11 ottobre 2011
Un’inchiesta di 12 minuti trasmessa
dalla televisione olandese
Nieuwsuur fa dell’Italia un ritratto
da ultimo impero. Largo spazio alle
manifestazioni contro il governo, da Sel a piazza
Navona fino al Teatro Valle “occupato per i tagli
alla cultura”. E poi una serie di interviste
eccellenti. Partendo dall’economista Massimo
Messori, che commenta la lettera di Trichet e
Draghi: “Il governo ha negato la crisi e non ha
corretto il debito pubblico – spiega l’economista
– che sommato all’incapacità di esprimere una
politica per la crescita non rende possibile un
progetto di sviluppo”. Poi tocca all’ex presidente
del Consiglio, Romano Prodi, che definisce
l’Italia “una nave in un mare in tempesta”. Poi si
passa alle inchieste di Berlusconi, allo scoop del
Fatto sul crocifisso, ai pareri dei cattolici in crisi
con la premiership del paese e infine tocca a
Giuliano Ferrara: “Voi siete calvinisti, e pensate
che il mondo sia trasparente. Ma l’Italia è
rimasta cattolica nonostante Calvino e Lutero, e
i cattolici hanno sempre qualcosa da
nascondere, soprattutto nella loro vita privata”.
I mal di pancia Pdl
stanno guarendo
FRONDISTI PRONTI
ALLA RESA PER UN SEGGIO
FINE IMPERO
IlPdchiedegovernotecnico.Bersanino
L’IDEA DI VELTRONI SEDUCE ANCHE LETTA. E RENZI ANNUNCIA IL SUO “BIG BANG”
La crisi italiana
va in onda sulla tv
olandese “Nieuwsuur”
MAGLIE e la gnocca
con deficit di dignità
La nota esperta di rimborsi Rai Maria Giovanna Maglie,
domenicascorsasuLibero,hascaricatosulFattounaserie
diinsultiridicoli:“Manettaricheodianoledonne”,poi“mi-
sogini, ipocriti, rancorosi, invidiosi”. In pratica, per noi “le
donne sono tutte puttane”. C’è pure l’accusa di fare una
“lista di proscrizione”, ancora più risibile perché prove-
niente da un quotidiano che in passato le ha fatte davvero
(l’ultima,quelladeifinianitraditoriinprimapagina).Asca-
tenarelafuriadellaMaglieèstatol’elencodi“ForzaGnocca
ègiàqui”conlebiografiedi25berlusconianeimpegnatein
politicaoselezionateperunacandidatura.Ignoriamoimo-
tivi per cui all’esperta di rimborsi Rai piaccia così tanto il
metodo del velinismo per fare politica nel Pdl, ma sarebbe
stato meglio se avesse risposto nel merito dei casi da noi
segnalati.TipolafrasedellaFaggioliallaMinetti,“Facciamo
come la Carfagna”, oppure gli insulti di Bisignani della P4
alla Brambilla. Buttarla in una polemica di genere è stru-
mentale e surreale. Su un punto però vogliamo rassicurare
la Maglie. Non si tratta di imporre una nuova morale, ma di
dignità. Come in quel bellissimo cartello alla prima mani-
festazionedi“Senonoraquando”:“Ladignitàdelledonneè
ladignitàdiunanazione”.Difficilecomprenderloperchila
dignità magari l’ha messa a disposizione di una parte. fd’e
Ma dopo lo scandalo dell’apparta-
mento vista Colosseo, dopo l’in-
chiesta sul porto, perché costrui-
re senza permesso e pagare 5.200
euro?“Daquestepartilofannotut-
ti”, dice una persona vicina a Sca-
jola. Ma da un esponente politico
dispiccononcisipotrebbeaspet-
tare di più? “Scajola ha sanato la si-
tuazione pagando perfino la san-
zione”. Ma c’è chi dà una versione
diversa: “La trafila prevista dalla
legge richiede tempo. E magari
imponevariazionialprogetto.Più
semplice costruire senza permes-
so e poi metterci una pezza”.
di Wanda Marra
Governo tecnico o d’emergenza, che
dir si voglia, sì, voto subito no. Tutti
d’accordonelPd,tranneilsegretarioPier
Luigi Bersani (e pochi altri). A “dettare la
linea” è un’iniziativa organizzata ieri da
Modem,lacomponentediWalterVeltro-
ni, dove sul palco però non salgono solo
gli uomini dell’ex sindaco di Roma, ma
anchepesimassimidelpartito.“Situazio-
ne di emergenza, governo di emergen-
za”, comincia Paolo Gentiloni, introdu-
cendol’incontro.LosegueDarioFrance-
schini,illeaderdiAreaDemocratica,con
una leggera variante: “Governo d’emer-
genzaentroNatale,senosivota”.Ancora
più netto Enrico Letta, che dei Democra-
ticièilvicesegretario:“Serveungoverno
di tregua”. Gongola evidentemente Bep-
pe Fioroni, pure lui pezzo grosso dei Mo-
dem, mentre parla di un “governo di uni-
tànazionale”,esottolineal’indispensabi-
lità dei cattolici. Alle grandi manovre nel
centrodestra fanno da specchio quelle
nelPd.ChiudeVeltronidapadronedica-
sa, ribadendo che un governo tecnico è
necessario, perché andare al voto ora sa-
rebbe una strada certa “per l’ingoverna-
bilità”. Ma non dice solo questo: “Il lea-
der è quello che è in grado di capire le
cose prima del tempo”, afferma, riven-
dicando le battaglie fatte dalla sua mino-
ranza.Però,no,percarità“nonfaròaBer-
sani quello che è stato fatto a me”. Che la
leadership del segretario non sia in di-
scussione lo declamano tutti, senza esi-
tazioni. Nella variante Franceschini, “ba-
sta logorare il leader” e in quella Fioroni
“non siamo qui per dire Bersani a casa”.
Però, sembra tanto la classica “excusatio
nonpetita”(accusatiomanifesta).Anche
perché è abbastanza chiaro che se si an-
dasse a votare subito la candidatura di
Bersaniapremiersarebbepiùomenoob-
bligata,masulledistanzemedieolunghe
ètuttaun’altrastoria.Veltroninonrispar-
mia neanche indicazioni ad altri. “Bene i
giovani, ma aprano porte e finestre”. E
poi, la battuta: “Sono giovani, ma alcuni
di loro li conosco da 30 anni”. E il rife-
rimento è evidentemente a Nicola Zin-
garetti,chesarebbe(seluiaccettasse,pe-
rò) il candidato di punta dei T/q (tren-
ta-quarantenni) che si riuniscono dome-
nica a L’Aquila. Dunque il placet di Vel-
troni va alle iniziative delle prossime set-
timane: a quella di Serracchiani a Civati
che il 22 e il 23 si vedono a Bologna e
soprattutto a quella di Matteo Renzi, le
cui ambizioni da leader non sono un se-
greto per nessuno, che proprio ieri ha
lanciato la sua kermesse dal 28 al 30 ot-
tobre a Firenze promettendo “un big
bang” di una nuova fase. Non un’investi-
tura, ma un’attenzione che è già emersa
nelle scorse settimane. Alla fine della
giornata arriva pure la benedizione di
Massimo D’Alema: “Se qualcuno ritiene
che si possa aprire una fase politica nuo-
va,vengaalloscopertoesiprendalepro-
prie responsabilità”.
di Fabrizio d’Esposito
S
abato notte a Saint Vin-
cent, alla lunga tavolata
dopo il convegno neode-
mocristiano del ministro
Gianfranco Rotondi, una cini-
ca battuta ha fatto sorridere la
maggioranza dei presenti:
“Chissà forse ci ritroveremo
ScajolavicesegretariodelPdl”.
L’ennesima conferma ai so-
spetti che circolano sui frondi-
sti del tandem democristiano
composto dai due ex ministri
dell’Interno, Pisanu e Scajola.
Arriveranno allo strappo deci-
sivooppureèsolounaquestio-
ne di posti e di ricandidature
per la prossima legislatura? E
qual è la vera consistenza, al-
l’interno del Pdl, delle truppe
in campo contro il premier?
Il tormentone è destinato a du-
rarealmenounpaiodisettima-
ne. Fino a quando, cioè, pren-
derà forma quel decreto svi-
luppo che dovrebbe costituire
il terreno su cui rompere e
mandare a casa Berlusconi, al-
meno nei piani dei più ostinati
tra i malpancisti scajoliani. Nel
frattempo è ricominciata la
guerra dei numeri come già al-
la vigilia della fiducia del 14 di-
cembre scorso, quando i Re-
sponsabili di Scilipoti sostitui-
ronoiribellifinianiesalvarono
il governo. Sulla carta i parla-
mentari della fondazione sca-
jolianaCristoforoColomboso-
no 37 tra deputati e senatori.
Alla cena della settimana scor-
sa,quandoèpartitoiltrenodel
dissenso, erano però venti in
meno: 17. In quanti resteran-
noincasodirottura,contando
che l’apporto di Pisanu è dav-
vero minimo, ossia non più di
due o tre senatori?
IL PRESSING in atto in que-
ste ore fornisce alcuni indizi
preziosi. E si scopre che alme-
no in dieci, se non dodici, po-
trebbero cedere a un ritorno al-
l’ovile dietro la garanzia di un
seggio sicuro con il Porcellum
alle prossime politiche. È que-
sto il quadro rassicurante che i
vertici del Pdl, a partire dal
triumviro-sherpaDenisVerdini
(sempre all’opera), avrebbero
prospettato al Cavaliere. Non
solo. Ai frondisti, sempre in te-
ma di ricandidature, sarebbero
arrivati segnali negativi dal-
l’Udc. Al punto che uno dei po-
tenziali congiurati si lascia
scappare off the record: “Se fac-
ciamocadereBerlusconiabbia-
mo da guadagnarci solo una
soddisfazione morale e basta.
Unpo’poco”.Nonsolo:inque-
ste ore i più scettici sono i fe-
delissimi di Scajola rimasti alla
finestra, circa una ventina: nes-
suno di loro crede nell’affondo
finale.
Ancheperquesto,allora,lema-
novre per il trappolone demo-
cristiano (a detta di qualche
scajoliano prudente “forse
troppo sopravvalutate dalla
stampa dei poteri forti che vuo-
le mandare il premier a casa a
tutti i costi”) avrebbero subìto
una brusca frenata. Innanzitut-
to non ci sarà una nuova cena.
Prevista per stasera o al più tar-
di domani è stata smentita dalla
cerchia dell’ex ministro. Dice
un senatore vicino a lui: “Non
sono stato avvisato. E se non
vengo invitato io dubito seria-
mentechesifaccia”.Nientece-
na. Niente documento, poi, su
cui far confluire le firme parla-
mentari per la “scossa” alla
maggioranza. Continuano i
malpancisti: “Il documento
non esiste ancora. Per il mo-
mento ci sono una serie di ap-
punti per riflettere”. Ma a dare
il senso della ritrovata cautela
dei frondisti sarebbe una lette-
rariservatachelostessoScajola
avrebbe mandato a Berlusconi.
Nellamissivasarebbemessane-
ra su bianco anche l’ipotesi di
un Berlusconi-bis come possi-
bile gesto di discontinuità. Una
richiesta che indebolirebbe an-
cora di più la sponda centrista
di Casini. E così già oggi Scajola
potrebbe incontrare il segreta-
rioAlfano,cheasuavoltaieriha
visto Berlusconi. Due i temi a
rischio: da un lato la fronda de-
mocristiana, dall’altro il partito
del condono contro Tremonti.
NEL COLLOQUIO con Alfa-
no, il capo dei ribelli dc potreb-
be anche spostare il tiro dal go-
verno al Pdl. Del resto, le sue
richieste incrociano il rilancio
chiesto dal governatore lom-
bardo Formigoni e dal sindaco
di Roma Alemanno. Dietro lo
scudodella“maggiorecollegia-
lità”, Scajola potrebbe puntare
a un ruolo di primo piano nella
gestioneAlfano.Unamossaper
iniziare a bilanciare il peso di
Verdini nella scelta delle candi-
datureperleelezionipolitiche.
Il problema esiste ed è attualis-
simo. Come nota un ministro
lontano dai microfoni: “Se an-
diamoavotarenel2012perdia-
mo meglio. Nel 2013 sarebbe
peggio”. Una questione di seg-
gi, appunto.
L’exministro
alleAttività
produttive
hascritto
alpremier
perscongiurare
rotture
La mancanza
di garanzie
dall’Udc
avrebbe
convinto
gli scissionisti
a rinunciare
La villa a Imperia dove Scajola ha fatto costruire un campo da calcio
L’ex ministro Claudio Scajola gonfia un palloncino del Pdl (FOTO EMBLEMA)
6. pagina 6 Martedì 11 ottobre 2011
Chi è Maurilio Canton
il “raccomandato”
del Senatùr
Maurilio Canton fino a sabato scorso
era un perfetto sconosciuto anche
nella Lega di Varese. Bossiano,
estimatore del cerchio magico, il 44enne sindaco di
Cadrezzate, un comune di 1.779 anime affacciato
sull’anonimo lago di Monate, è stato “incoronato”
segretario provinciale da Umberto Bossi contro il
volere di buona parte dei delegati al congresso di
Varese. Del resto Canton non è mai neanche stato
candidato con la Lega Nord. Le due elezioni in cui
ha conquistato la poltrona di primo cittadino,
infatti, lo hanno visto correre con una lista civica e
senza il simbolo del Carroccio. Consigliere
comunale dal 1999, si è conquistato la fiducia del
Senatùr quando gli ha consegnato il “libretto
verde”, una sorta di vademecum del perfetto
leghista scritto di suo pugno. Una “dispensa della
scuola quadri della circoscrizione leghista numero 4
della provincia di Varese”, quella dei laghi.
Ripercorre il Bossi pensiero e il Capo se n’è
talmente invaghito da aiutare Canton a insegnarlo
nelle scuole. Padane, ovviamente. A iniziare da
Cazzago Brabbia, dando vita a una sorta di
Frattocchie del Carroccio. da. ve.
GIÙ AL NORD
SECESSIONE IN PADANIAL’imposizione di un fedelissimo di Bossi a Varese
fa esplodere la protesta e spacca in due il Carroccio
IL PERSONAGGIO Da TelePadania all’Arena di Giletti
Camilla si fa strada in Rai
di Davide Vecchi
Q
ui la Lega di Bossi è nata e
quiBossil’hacondannataa
morte”. A Varese, nella se-
de numero uno del Carroc-
cio,itelefonisquillanoavuoto.I
militanti che fino a domenica
per vent’anni hanno tenuto in
vita il partito, dalle feste ai co-
mizi, cominciano a disertare. “É
la reazione naturale al Soviet, al
madornale errore commesso
dal Capo”, spiega con assoluta
disinvoltura Giulio Moroni, ca-
pogruppo del Carroccio in Co-
mune a Varese. Parole che nel
Carroccio garantiscono l’imme-
diata espulsione. Lui lo sa, ma
garantisce: “Non mi interessa.
Perché “se non cambiamo qual-
cosa,lanostraLegaèdestinataa
morire”. Come lui la pensano i
vertici locali del partito e, so-
prattutto, i militanti, la famosa
base. Quella che da mesi critica
il Capo perché continua a soste-
nere Silvio Berlusconi. La base
che vuole Roberto Maroni lea-
der: lo ha chiesto a Pontida, gri-
dato a Venezia e ribadito in ogni
occasione utile. Per questo il
congresso di Varese era un pas-
saggio cruciale. “Qui l’unico di-
rigente che la gente salva è Ma-
roni”.Edomenicaicircatrecen-
to delegati al congresso per
eleggere il segretario provincia-
levolevanoesprimereillorovo-
to “proprio per contarsi”, pro-
segueMoroni.“EinveceBossilo
ha vietato. Prima ha costretto
uno dei due candidati a ritirarsi,
poi ha preteso la nomina per ac-
clamazione dello sconosciuto
Canton, infine lo ha imposto tra
le grida dei presenti”, ricostrui-
sce Moroni. “Una prova di forza
inutile e controproducente, Va-
rese ora si aggiunge ai territori
che non sono più con Bossi”.
Bergamo, ad esempio. E ormai
tuttoilVeneto.ABellunolascor-
sa estate il Senatùr è stato co-
stretto ad annullare i comizi per
evitare le contestazioni dei diri-
gentilocalidelCarroccio,come
a Ponte di Legno. Mentre a Ve-
rona ancora non è riuscito a far
cacciare dal partito il sindaco
Flavio Tosi, additato da Roberto
Calderoli e dal cerchio magico
allastreguadiunsovversivo.Lui
resiste. Mentre il primo cittadi-
no di Varese, il supermaroniano
Attilio Fontana, è caduto sul
campo colpevole di essersi
schierato contro i tagli del go-
verno agli enti locali e costretto
al silenzio. Il suo commento su
quanto accaduto domenica è
emblematico del clima di terro-
re che il cerchio magico sta cer-
cando di diffondere nel partito:
“Ufficialmente dico è andato
tuttomoltobene,laLegaèunita
come sempre”. Dichiarazione
che stride talmente con la realtà
da dover essere letta al contra-
rio. Ma a Fontana è stato impo-
sto il Bavaglio, che negli ultimi
mesi via Bellerio usa con estre-
ma disinvoltura.
I FORUM DEI SITI ufficiali
del partito sono chiusi ormai da
Aprile, mentre ieri a Radio Pada-
nia,perlaprimavoltanellastoria
dell'emittente del Carroccio, è
stato messo il silenziatore anche
ai microfoni: vietato parlare del-
la nomina di Maurilio Canton.
Un perfetto sconosciuto al par-
tito. É stato eletto sindaco di Ca-
drezzateinunalistacivica,senza
neanche il simbolo della Lega.
Mai striscione è stato più vero di
quello esposto ieri davanti alla
sede provinciale del Carroccio:
“Cantonsegretariodichi?Dines-
suno”. Lo conferma anche Gia-
nluigi Lazzarini, 66enne tessera
numero quattro del partito qui a
Varese. Uno che ha cresciuto
Bossi e Manuela Marrone, che
qui è stata iscritta fino al 2010.
Insomma Lazzarini, oggi maro-
niano moderato e convinto cri-
ticodelcerchiomagico,l'univer-
so leghista lo conosce bene. Ma
non Canton. “Non so neanche
che faccia abbia”, ammette.
“Quando lo hanno candidato ho
chiesto da dove usciva, chi era;
mi hanno risposto che era nel
partito da vent’anni. Sarà, io ci
sono da vent’anni e non l’ho mai
visto, si vede che sono distratto
io”, afferma Lazzarini. L’ha visto
domenica per la prima volta e
“non mi è piaciuto perché non
ha neanche avuto le palle di sa-
lire sul palco a parlare”. Alle
agenziehainvecedettodiessere
stato scelto da Bossi. “Ed è la ve-
rità infatti”, aggiunge Lazzarini.
Canton “s'è preso la nomina ed è
scappato dal congresso, per me
non ha alcuna referenza per fare
ilsegretarioprovinciale”.Dome-
nica“èstatobrutto,laLeganonè
questa.Èassurdo,siamoridottia
lottare per avere un minimo di li-
bertà nel partito. Adesso abbia-
mo idee bellicose, quindi aspet-
tiamo un paio di giorni per ana-
lizzare quanto accaduto, oggi sa-
rebbe guerra”. Contro Bossi, ov-
viamente. Che secondo Lazzari-
ni “ha usato parole non sue ed è
stato consigliato male”. Lui, da
vecchio militante, il Capo non
riesce ancora a criticarlo. Se la
prende con Rosi Mauro, Marco
Reguzzoni, Giancarlo Giorgetti.
Con quanti, “e lo dico con estre-
mo e profondo dispiacere, lo
stanno usando”.
LA CONSEGUENZA, anche
secondoLazzarini,“saràlamorte
della nostra Lega, i militanti non
hanno più voglia di impegnarsi,
siamostanchieaspettiamo”.Ma-
roni? “Certo, sì”, ammette. Per-
chéquiènatalaLegavent’annifa
e qui è nata la corrente maronia-
na.Eral’estatedel2010.Quando
inpiazzadelPodestàMaronipas-
seggiò sottobraccio ad Andrea
Mascetti, il fondatore di Terra In-
subre cacciato il giorno prima da
Bossiduranteilcomiziosulsacro
prato di Pontida.
Divieto di
parlare in radio
e sui forum
Anche i
militanti veneti
sono sul piede
di guerra
La battaglia di Varese è scoppiata dopo l’elezione per acclamazione di Maurilio Canton (nella foto al centro
tra la vicepresidente del Senato Rosi Mauro e il padre padrone del partito Umberto Bossi) a segretario
provinciale della Lega. Ieri uno striscione “Canton segretario di nessuno” è stato posizionato fuori della sede
del Carroccio dove è avvenuta l’elezione. A destra, l’uomo forte del partito a Varese, il ministro dell’Interno
Roberto Maroni. (FOTO ANSA)
di Chiara Paolin
Tutto è iniziato ai primi di ot-
tobre su TelePadania, quando
unabiondaconduttricecontanto
di orecchini verdissimi piazzò sul-
la scrivania tre scatolotti cantile-
nando:“Ognimattinaunpadano
sisvegliaesachealdilàdellasua
volontà deve fare tre cose: lavo-
rare, pagare le tasse e fare la rac-
colta differenziata. Giggino, noi
sappiamo che nonostante San
Gennaro la rivoluzione culturale
che sei chiamato a compiere a
Napoli è un compito davvero dif-
ficile.Quindinoivogliamoaiutarti
e vogliamo inviarti questo video
che tu potrai girare ai tuoi citta-
dini per spiegare quanto sia ele-
mentare fare la raccolta differen-
ziata, anche perché sappiamo
che hai poco tempo dati i tuoi in-
numerevoli impegni istituzionali
che ti portano spesso anche oltre
la Manica a seguire la tua squa-
dra del cuore”.
Giggino era Luigi De Magistris, il
guaio era che alcune indicazioni
si sono rilevate gravemente erro-
nee: alluminio e carta mescolati,
cartone della pizza infilato nel
box sbagliato, il tutto con aria
saccente. Perfetto pasticcio da
salotto tivù, che lo scaltro Mas-
simo Giletti ha ben montato nella
prima puntata della sua Arena
per lanciare la “Domenica In”
edizione2011/2012:cosadivide
il Nord dal Sud? A rispondere, un
parterredilussoconigovernatori
CotaeCaldoro,FrancescoRutelli,
Debora Serracchiani, Gian Anto-
nio Stella, Mario Sechi, Stefano
Zecchi,MariaGiovannaMagliee
la famosa biondina, Camilla Va-
naria. Che anche lì ha avuto mo-
do di illustrare il verbo padano,
benché sommersa dalle voci as-
sai caotiche del gruppo. “Ma era
solounoscherzo,unironicoinvito
a trovare soluzioni nuove al pro-
blema dell’immondizia – assicu-
ra il direttore di Telepadania, Au-
rora Lussana –. Camilla ha rice-
vuto minacce di morte per quella
trasmissione. Che, tra l’altro, si
chiama “I Polentoni”: chiaro che
stavamo scherzando, o no?”.
Tommaso Sodano, assessore al-
l’ambiente di Napoli, non ride: “I
polentoni della Lega dovrebbero
vergognarsi delle migliaia di ton-
nellatedirifiutitossicienociviche
hanno inquinato le nostre terre e
le nostre acque”. Ma chez Giletti
il preconcetto passa soprattutto
dalle voci fuoricampo: quando si
racconta del falso invalido di Ca-
serta scatta l’oh collettivo, ma se
compare lo studente padovano
nullatenente con Porsche d’ordi-
nanza sfugge un sonoro ‘embè?’.
“SempremegliocheDomenica5,
lìc’erailGf–concludeLussana–.
Ecomunquelaplateapopolareci
interessa molto, specie ora che la
base ribolle”. E va mescolata, co-
me la polenta, col solito vecchio
mestolone.
di Pino Corrias
Ben scavato,
vecchia Manuela
A DISPETTO DI TUTTI i satanassi del dio Po, Manuela Marrone,
in arte signora Bossi, siciliana, sta riuscendo dove hanno
fallito le opposizioni e persino tutti i festeggiamenti dell’Unità
d’Italia: riunificare il Nord al Sud e finalmente dissolvere la
Lega. Trasformandola in un più tradizionale (e commestibile)
clan familiare.
Omogeneo ai modelli che dagli aranceti di Palermo fino alle
piantagioni di partite Iva del Veneto, ha innervato la storia
politica italiana in una unità di intenti e di bottino a cui il
cattolicesimo ha fatto volentieri da fondale. E qualche volta
anche da alibi, come nei territori del beneventano, dove in
tempi anche recenti regnava una certa famiglia di Ceppaloni,
non ancora ristretta dagli ordini di custodia cautelare.
Sola soletta Manuela scava la sua voragine patriottica. E
dall’ombra della sua cucina guida al naufragio il pater familias
che ormai regna con la sola efficacia del dito medio, disdice
candidati, annulla votazioni, impone l’ostensione del figlio e a
Varese mette in fuga addirittura Bobo Maroni, ministro della
forza, in realtà malinconico leader della debolezza. Un giro
elettorale ancora e anche lei fischierà con noi l’allegro inno di
Mameli.
7. Martedì 11 ottobre 2011 pagina 7
Il governatore Lombardo
chiede 100 milioni
di danni a Minzolini
Ilegali del presidente della Regione
siciliana Raffaele Lombardo hanno
avviato la procedura per l’atto di
citazione in giudizio civile contro il direttore del
Tg1 Augusto Minzolini. Nell’atto di citazione a
giudizio i legali proporranno un risarcimento per
danni morali e materiali pari a 100 milioni di
euro. “Dopo l’ennesima puntata contro la Sicilia
e contro il governo della Sicilia – spiega
Lombardo – è il momento di affidare alla
magistratura il compito di stabilire l’entità dei
danni morali e materiali causati da una campagna
denigratoria che non ha nulla a che vedere con il
sacrosanto diritto d’informazione”. Tra i
documenti che lo staff legale del presidente della
Regione siciliana produrrà a sostegno dell’atto di
citazione contro Minzolini saranno presentati
anche ampi stralci del “Libro Bianco del Tg1”,
documento realizzato dal Comitato di redazione
del telegiornale di Rai 1. Da quelle note si
evince, sostengono i legali, che quella del Tg1 è
stata una vera e propria “campagna contro”
Lombardo. In serata arriva la replica di Minzolini:
“Non ci intimidisce. Il Tg1 ha fatto cronaca”.
C’È TANTA VOGLIA
DI COMIZI D’AMOREIn 48 ore la sottoscrizione supera
210 mila euro soltanto con il paypal
Michele Santoro (FOTO ANSA)
SENZA BAVAGLIO
I
l primo è un passo lungo.
La raccolta fondi per Comi-
zi d'amore, iniziata sabato
con il lancio del sito Servi-
zio Pubblico (che conta già
500milacontatti),superai200
mila euro in 48 ore, esattamen-
te 210 mila soltanto con accre-
diti paypal, al conteggio man-
canoiversamentidialmeno10
euro ciascuno con banco po-
sta o bonifici bancari. La mar-
cia che porta al debutto di gio-
vedì3novembreècominciata,
mentre arrivano nuove adesio-
ni, Michele Santoro a Padova
ha fissato i suoi obiettivi: “Fare
unmilioneemezzoditelespet-
tatoriconquestasituazionesa-
rebbe un successo. Si tratta di
unmilioneemezzodipersone
che alla fine ti vengono a cer-
care. Se tu dimostri che questa
cosa sta in piedi anche econo-
micamente – ha detto domeni-
ca al Festival delle Parole – ci si
può cominciare a convincere
che non è il canale a fare il pro-
gramma ma viceversa: è il pro-
gramma che fa il canale. E que-
stolopossonocominciareaca-
pireancheimieicolleghi.D’al-
tronde Rai per una notte è stata
vista su Youtube da 800 mila
personeinduegiorni”.APado-
va il giornalista ha annunciato
che Comizi d'amore, sostenuto
dal Fatto Quotidiano, verrà tra-
smessoanchedaSkysulcanale
eventi 504 e dunque anche sul
mosaico di Sky Tg 24: “Poi per
chi non ha Sky c'è sempre In-
ternetelaretedelletelevisioni
di digitale terrestre: più siamo
più avremo la possibilità di
portare a termine questa im-
presa di serie A”. C'è mobilita-
zione a Sky per ospitare il pro-
gramma di Santoro, un esperi-
mento di programma politico
ed'attualitàinprimaseratache
si scontra con i palinsesti dei
canali generalisti. Il direttore
Sarah Varetto ha diffuso un co-
municato per dare il benvenu-
to a Santoro: “Siamo lieti di tra-
smettere la sua nuova trasmis-
sione”. Con lo sbarco sul satel-
lite si completa l'integrazione
fra i tre mezzi per guardare Co-
mizi d'Amore insieme con Inter-
net e il digitale terrestre. L'i-
deatore di Samarcanda e Anno-
zero ha parlato anche del vasto
circuito di emittenti private
che contribuirà a creare l'ete-
rogenea platea di Comizi d'Amo-
re. La copertura sarà capillare
daNordaSud,isolecomprese,
per il momento la lista conta
23 televisioni fra chi ha già tro-
vatol'accordoelepocheanco-
ra in trattativa. Ci sono, per
esempio, Telelombardia, An-
tenna 3, Rtv38, Primocanale,
Videogruppo e Telecapri. Poi
Santorohasvelatoleambizioni
delsuoprogettoeditoriale:“La
primapuntatalafacciamoaCi-
necittà,nelcuorediquellache
è l’industria più importante di
Roma.Senoisaremointantial-
la fine di questo anno rappre-
senteremo una enorme lobby
democratica ad esempio per
dirigerelaRai.Qualcunomiha
accusato come Libero e Il Gior-
nale di chiedere l’elemosina –
replica – mi sto muovendo per
fare una cosa che scassa come
direbbe Luigi De Magistris”.
C.T.
REPORTtime
GabanellisuCorriere.it
Il sito del Corriere lancia le inchieste pensate esclu-
sivamente per il web. È ReporTime.it, affidato al team
di Report, la trasmissione di Milena Gabanelli. “É un
esperimento in cui Milena Gabanelli ha la massima
libertà”, ha detto il direttore de Il Corriere della Sera
Ferruccio de Bortoli, presentando il nuovo progetto
assieme alla stessa giornalista. ReporTime.it sarà dun-
que uno spazio dedicato al giornalismo d’inchiesta,
autonomo, ma ospitato da Corriere.it, che offrirà con-
tenuti diversi da quelli che andranno in onda su Rai3,
frutto di un accordo fra Rcs e lo staff di Report che, nei
prossimi tre mesi, garantirà la pubblicazione di al-
meno 16 servizi e di videochat con i giornalisti. “Par-
tendo da questo nucleo originario – ha aggiunto De
Bortoli – vorremmo poi dar vita a un filone di inchieste
più ampio che completerà la nostra offerta sul web,
integrandosi anche con la carta stampata”. “Varie te-
state erano interessate al nostro progetto web, ma ci
piace l’idea di lavorare con un gruppo che magari non
la pensa esattamente come noi – ha detto Milena Ga-
banelli –. Rcs non è Il Fatto Quotidiano e la compagine
azionaria di Rcs è nota: nelle nostre inchieste alcuni
azionisti sono stati spesso criticati e non ho mai pen-
sato di averne un occhio di riguardo”. Il nuovo canale
inaugurato oggi è un esperimento “fatto per essere al
passo con i tempi, non escludendo la generazione dai
30 in giù – ha spiegato la Gabanelli –. Dopo anni di tv,
ripartiamo da capo con un nuovo mezzo. Ci piace
metterci in discussione, ma bisognerà imparare a con-
densare i contenuti in un mix fra interventi scritti e
video, contenendo molto i costi. Vedremo come
va”.
8. pagina 8 Martedì 11 ottobre 2011
INCHIESTA ESCORT
Il governo
“indaga” i pm
Ispettori a Bari e Napoli
Laudati, fuga di notizie a senso unico
di Antonio Massari
I
spezionidelministeronelle
Procure di Bari e Napoli: il
ministro della Giustizia
Francesco Nitto Palma ha
deciso di “indagare” sulle in-
chieste che riguardano Gianpi
Tarantini e le donne portate al
premier. Il ministero vuole ca-
pire se davvero vi sono stati “ri-
tardi” nell’inchiesta barese, poi
accertare se l’intercettazione
(dispostadallaProcuradiNapo-
li)traValterLavitolaeSilvioBer-
lusconi, riportata da l’Espresso,
sia stata pubblicata prima anco-
ra che venisse depositata. E ve-
rificare, infine, la revoca della
competenza a indagare, decisa
dal Tribunale di Napoli, sulla
presunta estorsione di Lavitola
e Tarantini ai danni di Berlusco-
ni: parliamo dell’accusa che
poi, a Bari, s’è trasformata – per
il solo Lavitola – in induzione a
rendere dichiarazioni mendaci
dinanzi all’autorità giudiziaria.
Sotto il profilo delle indagini
giudiziarie,ieris’èregistratoun
incontro di coordinamento tra
le Procure di Bari e Roma: nes-
suna delle due procure sembra
avere la voglia di prendere de-
cisioni su scelte imbarazzanti,
come iscrivere Berlusconi sul
registro degli indagati per indu-
zione a falsa testimonianza,
convocarlo per un interrogato-
riogiàrifiutatoaNapoli,peggio
ancora ipotizzare un confronto
tra il premier e l’imprenditore
barese. Una prima parte dell'in-
contro si è svolta tra il pm ba-
rese, Pasquale Drago e il procu-
ratore aggiunto, Piero Saviotti,
titolari dell'indagine, poi la riu-
nione si è spostata nella stanza
del procuratore di Roma Ferra-
ra. Nessuno ha sollevato con-
flittodicompetenzaosollecita-
to l'invio degli atti. Tre indizi
fannounaprova,sembrapensa-
re l'avvocato Diddi che difende
“Gianpi” e la moglie Nicla De-
venuto. Il primo indizio: se co-
mesembracadessel’iscrizione,
a Bari, di Valter Lavitola per in-
duzione alla falsa testimonian-
za, si renderebbe automatica
l'uscita di scena di Berlusconi
come indagato, smentendo la
tesi del Tribunale del Riesame
diNapolicheavevadirottatogli
atti nel capoluogo pugliese. Se-
condo indizio: la Procura di Ro-
maavevaannunciatoperbocca
del procuratore la volontà di ar-
chiviareintempistrettil'inchie-
stasull'ipotesidiestorsione,ma
sembra aver cambiato idea e ri-
tiene che questo reato si sia svi-
luppatonellaprimafasedelrap-
porto tra il premier e Tarantini,
nel periodo che risale al 2009.
Terzo e ultimo indizio la deci-
sione, del tutto anomala, del
pm Drago di chiedere la conva-
lida della “non richiesta di arre-
sto” per Tarantini. Quasi un in-
vito nei confronti del gip a di-
chiarare inconsistente l'ipotesi
accusatoria nei confronti di
Berlusconi. Che se viene a ca-
derelasciasolalaprocuradiRo-
ma.
ALTRO FRONTE aperto:
quello del Csm. Ieri alle audizio-
ni del consiglio superiore si so-
no presentati Ciro Angelillis ed
Eugenia Pontassuglia, i due pm
chehannocondotto–insiemeal
sostitutoGiuseppeScelsi,finoal
suo trasferimento – l’inchiesta
barese su Tarantini. Il ministro
Nitto Palma ha chiesto di acqui-
sireleaudizionedelprocuratore
capo di Bari, Antonio Laudati, e
del pm Scelsi, che ha denuncia-
to i “ritardi” nell’inchiesta bare-
se. A questo proposito, va rile-
vato che, nella ricostruzione of-
ferta da Laudati al Csm, il procu-
ratore capo elenca una serie di
fughedinotizie,relativeall’inda-
gine sulle “escort” che, a partire
dal suo arrivo in procura, sareb-
bero invece terminate. Il procu-
ratore dimentica di menzionare
la fuga di notizia, firmata da Pa-
norama che – con il quotidiano
Libero – per primo parlò di un’in-
dagine sul “complotto”, ordito
attraverso Patrizia D’Addario e i
suoi “pupari”, per colpire Berlu-
sconi.Unatesid’indaginemolto
cara proprio a Laudati. E al Csm
intende presentarsi anche il se-
natoredelPdAlbertoMaritati,ti-
rato in ballo da Scelsi e Laudati,
perché avrebbe tentato di sape-
renotizieriservatesull’indagine
barese per riferirle al dalemiano
RobertoDeSantis:“Unfattomai
accaduto”. De Santis temeva di
essere accostato all’inchiesta su
Tarantini per la droga e, dicen-
dosi estraneo ai fatti, voleva evi-
Il manifesto a novembre a Napoli
“Scassare” l’Italia: De Magistris sogna un partito
tare di essere accostato a quei
reati: “Incontrai Scelsi e – pre-
messo di non volere alcuna in-
formazione a proposito – gli dis-
si testualmente: “Qualora fosse
verocheèestraneoaifattisucui
tu indaghi e vi fosse il pericolo
che il suo nome fosse indebita-
mente posto accanto a quello di
altri, inquisiti per droga, ti chie-
do di evitare che ciò accada”. Di
questo intende parlare Maritati
alCsm.Infine,arrival’ennesimo
messaggio firmato Alfonso Pa-
pa,letteraraccoltadalPdlperal-
zarelatensionesullamagistratu-
ra campana: Papa sostiene di es-
sere sottoposto a "pressioni e
minacce" dai pm – Henry John
Woodcock,VincenzoPiscitellie
FrancescoCurcio–elidefinisce
"estorsori" perché il loro obiet-
tivo è "farmi parlare di Berlusco-
ni e Lavitola".
MALITALIA
di Enrico Fierro
Luigi De Magistris fonda un nuo-
vo partito. “L’Italia è tua”, proie-
zione nazionale di “Napoli è tua”, la
lista-movimento dal colore arancio-
ne che gli fece conquistare la carica
di sindaco del capoluogo campa-
no. L’ipotesi circola da giorni e agi-
ta i sonni di Anto-
nio Di Pietro,
scuote Nichi Ven-
dola e la sua Sel e
fa venire i mal di
pancia alla lea-
dership del Pd.
“Calma, calma,
Italia è tua” non
esiste”.
Non sarà questo il nome, ma lei
sta fondando un nuovo partito?
Io ho una idea in cui credo ferma-
mente. Nel Paese c’è tantissima vo-
glia di politica, di partecipazione,
ci sono interi settori sociali che
non intendono più essere rappre-
sentati dai partiti così come sono.
E lei è pronto a offrire un nuovo
contenitore.
Se così fosse la mia sarebbe una vi-
sione limitata allo strumento par-
tito. Ci sono nuove soggettività da
affermare. E bisogna farlo in fretta,
altrimenti il vuoto lasciato dalla ca-
duta di Berlusconi sarà occupato
dai Montezemolo, dai Pro-
fumo, dai Della Valle.
Da chi è sulla scena im-
prenditoriale da anni,
ma si presenta col
volto della novità.
Un’operazione
che è già riuscita a
Silvio Berlusconi
nel ’94.
E allora scen-
de in campo
lei, il sindaco
di Napoli.
Certo, ma con
iniziative, pro-
poste, idee,
dando coraggio
a chi dentro lo
tsunami di questa crisi complessiva
che è economica, sociale, ma an-
che etica e morale, si batte ogni
giorno per cambiare le cose. In-
somma, voglio riproporre il meto-
do e le dinamiche sociali che hanno
portato alla mia elezione a sindaco,
avvenuta grazie al contributo di al-
cuni partiti, ma soprattutto al di
fuori di essi. Si è fatto a Napoli, si
può fare in Italia. C’è un movimen-
to in campo, che non è un partito,
anche se bisogna vedere come si
svilupperà e quali forme assumerà.
Presto stileremo un manifesto po-
litico.
Scassare, era questo il verbo
trainante della sua campagna
elettorale, si può coniugare an-
che nel resto d’Italia?
Scassare significava per Napoli ri-
mettere tutto in discussione, pro-
vare a dare spazio a quelle realtà
escluse dalla politica, penso agli in-
tellettuali tenuti fuori dai sistemi di
potere, ai centri sociali, alle asso-
ciazioni anti-camorra, ai gruppi che
si erano battuti contro il degrado e
l’affarismo del ciclo dei rifiuti, noi
non ci siamo limitati a dargli una
generica rappresentatività politica.
Oggi questi soggetti sono consiglie-
ri comunali, decidono le scelte da
fare per la città, sono protagonisti.
L’obiettivo del movimento è aggre-
gare quelle energie che dentro i
partiti hanno mostrato di credere
nel cambiamento.
Lei crede davvero che dentro
un centrosinistra che si vede fa-
vorito nei sondaggi, ci sia tanta
gente disposta a farsi da parte e
dare spazio alle novità?
Anch’io vedo in giro tanto spirito di
conservazione. Tutti aspettano il
dopo Berlusconi, ma nessuno sta
lavorando per costruire davvero
una svolta radicale. Penso alla que-
stione morale: i partiti non l’hanno
affrontata. Non hanno fatto scelte
coraggiose e questo sta dando spa-
zio all’antipolitica, quella vera che
cerca nel capitalista di turno la so-
luzione. I partiti resistono al cam-
biamento, per questo metteremo
in campo idee e proposte. Che non
si rinchiuderanno nello steccato
del centrosinistra tradizionale. La
nostra è una rete di municipi, luo-
ghi dove il rapporto eletto-elettore
è ravvicinato, movimenti di lotta,
energie che si sono spese nei re-
ferendum. Ci rivolgiamo anche a
quella cultura liberale che si richia-
ma ai valori della Costituzione, la
nostra radicalità è la loro radicalità,
in termini di diritti civili, giustizia,
questione morale, libertà di mer-
cato e di intrapresa. A Napoli mi
dicevano che non avrei mai avuto i
voti della borghesia se mi fossi ac-
compagnato con i centri sociali e i
disoccupati, invece è andata diver-
samente: mi hanno votato anche li-
berali e conservatori.
Ci dica le prossime mosse.
Intanto il 15 ottobre sarò all’inizia-
tiva Uniti contro la crisi, a fine no-
vembre renderemo pubblico il no-
stro manifesto e in primavera ter-
remo una grande iniziativa a Napoli
che avrà al centro i temi del lavoro
e dello sviluppo. Governo e Lega
stanno spogliando il nostro terri-
torio delle sue eccellenze industria-
li, Alenia, Fincantieri, Irisbus, An-
saldo. Non mi rassegno ad un fu-
turo deindustrializzato, Napoli e
l’intero Sud hanno più potenzialità
di crescita di un Nord ormai saturo
dal punto di vista industriale.
Parliamo della città: lei ha no-
minato Roberto Vecchioni alla
guida del Forum delle culture
2013 e sono scoppiate polemi-
che.
La nomina precedente, quella del-
l’ex assessore Nicola Oddati, era
stata fatta dal sindaco Iervolino
dentro una logica partitocratica. Io
ho proposto un cantautore che è
unanimemente considerato un
poeta, un artista che ama Napoli.
Vecchioni mi ha commosso quan-
do gli ho proposto questo incarico.
E’ la cosa più bella che mi sia ca-
pitata nella vita, mi ha detto. E que-
sto per me è un onore enorme.
SALTO NEL VUOTO A SILVI MARINA di Antonio d’Amore
IL SINDACO E LE DIMISSIONI IN PARACADUTE
E Papa manda
un altro
pizzino: “Se
parlo di
Berlusconi,
Woodcock mi
scarcera”
Messaggi incrociati
A sinistra, il procuratore capo
di Bari, Laudati; sopra, il
parlamentare del Pdl, Alfonso
Papa detenuto per l’inchiesta P4
(FOTO ANSA)
Quasi a rispondere a chi sostiene che
l’ingresso in politica sia un salto nel
vuoto, il sindaco di Silvi Marina, il salto nel
vuoto l’ha fatto davvero, ma per lasciarla la
politica. E l’ha fatto letteralmente. Con un
gesto a metà tra D’Annunzio e Cinecittà,
Gaetano Vallescura, Pdl ex An, 49 anni, si è
dimesso lanciandosi con il paracadute da 4
mila metri. Ai suoi assessori, la sera prima
aveva detto: “Questa giunta ha bisogno di
una scossa, domani ci penso io…”. E scossa è
stata. Sotto l’imbragatura, una felpa con il
cuore e la scritta “I love Silvi”, dedicata ai
suoi quindicimila concittadini. A chi gli
contesta l’eccesso di protagonismo, spiega:
“È stato un gesto di coraggio, non sterile
esibizionismo, rassegno le mie dimissioni e
con questo lancio ho chiesto quanto
coraggio ho per continuare eventualmente
la mia missione”. Contraddizione: se si cerca
il coraggio per continuare, non ci si dimette.
O no? “In questo momento difficile, chi ha
responsabilità di governo deve assumersi le
responsabilità, avendo i piedi sempre per
terra...” Ri-contraddizione: per restare coi
piedi per terra, sale su un aereo. “È una
pagliacciata – commenta Sel - ‘Silvi
precipita in una Vallescura’ avevamo detto,
ma non pensavamo al paracadute”. In
effetti, Vallescura è amante delle ribalte
mediatiche, anche per dare visibilità ad un
Comune che è ormai periferia di Pescara.
Andare sui giornali non è facile, ma il turismo
pretende visibilità. Così, eccolo a teatro ad
interpretare un podestà in fez, poi con
Mogol a cercare talenti. L’inverno si
avvicina, i terremotati che riempivano gli
alberghi se ne sono andati, l’economia
ristagna. Serve una scossa. Contro l’oblio.
Vallescura cita Jobs: “Ho voglia di abbattere
muri, costruire ponti e di quella cosa che
chiamano "visione" e non ho paura di
cominciare…”. Esattamente il proclama di
uno che se ne va. Sipario.
Luigi De
Magistris e
i suoi nuovi
progetti
secondo
Emanuele
Fucecchi
9. Martedì 11 ottobre 2011 pagina 9
Comune non ricavava sol-
di, ma magicamente copri-
va i debiti che aumentava-
no. E nel frattempo anda-
vano in scena manifestazio-
ni pubbliche, si bandivano
appalti, si andava ad elezio-
ni nel 2005 senza che esi-
stesse il bilancio consunti-
vo dei due anni pre-
cedenti.
UNA STORIA
portata alla luce nel
2004 quando, in se-
de di approvazione
del primo consuntivo
2003, veniva presentato ai
revisori comunali un bilan-
cio con l'attivo di dicianno-
vemila euro. In realtà, ana-
lizzando le entrate gonfia-
te, venne fuori il primo bu-
co da quaranta milioni di
euro. E così via sino alle
nuove elezioni del 2008,
quando la città è stata con-
segnata al nuovo sindaco
con le luci al buio e le stra-
de intasate dalla spazzatu-
ra. Un vero e proprio rega-
lo benedetto dal 90 per
cento di consensi del cen-
trodestra. Scapagnini, per
una volta, aveva bisogno di
essere curato da Berlusco-
ni, la ricetta è arrivata at-
traverso una legge ad per-
sonam con tanto di fondi
Fas e decreto sul federali-
smo. Per la gioia di Bossi e
dei suoi seguaci.
FALSI I BILANCI DEL COMUNE DI CATANIA
QUASI 3 ANNI DI CARCERE A SCAPAGNINI
Berlusconi coprì il buco con 140 milioni di euro di fondi Fas
di Antonio Condorelli
Catania
A
desso è ufficiale: B.
ha utilizzato i 140 mi-
lioni di euro dei fondi
Fas per coprire bilan-
ci truccati dal proprio me-
dico personale Umberto
Scapagnini quand'era sin-
daco di Catania. La senten-
za di primo grado è arrivata
ieri pomeriggio all'ombra
dell'Etna: Scapagnini e 13
assessori sono stati con-
dannati a due anni e nove
mesi per falso ideologico
continuato con l'interdi-
zione perpetua dai pubbli-
ci uffici. Entrate gonfiate
per coprire un fiume di
consulenze, bilanci trucca-
ti violando decine e decine
di leggi, secondo l'accusa
sostenuta dal pm Giusep-
pe Gennaro che, dispo-
nendo le intercettazioni,
ha beccato anche una con-
versazione tra l'ex ragio-
niere generale Francesco
Bruno - Scapagnini lo con-
siderava “il mio Tremonti” -
e il sindaco senatore Raf-
faele Stancanelli, successo-
re di Scapagnini e grande
amico del ministro Ignazio
La Russa.
“Rimanga tra me e lei –
esordisce Stancanelli – mi
ha telefonato Berlusconi in
questo momento, siamo in
condizione di avere il va-
lore del patrimonio che
possiamo vendere?”. Il
“Tremonti” dell'Etna ri-
sponde incredulo: “Ma lo-
ro acquistano?”. Berlusco-
ni, secondo Stancanelli
“vuole una scusa”, è il 15
ottobre 2008, “lui mi dice
– continua il sindaco sena-
tore Pdl – tu mi devi dire il
linea di massima”. A tutto
c'è un limite e il ragioniere
generale sbotta: “Un valore
di massima ce lo inventia-
mo?”.
DETTO FATTO. Per otte-
nere i 140 milioni di euro
serviva un elenco di opere
pubbliche da finanziare, un
vero e proprio pretesto,
una scusa, come diceva
Berlusconi, tanto che gli
importi necessari sono sta-
ti gonfiati moltiplicando
tutto per un numero fisso.
E il sindaco Stancanelli, in
stretto contatto con Berlu-
sconi, ha detto pubblica-
mente di sapere che “il
giorno successivo all'invio
della lista a Roma una ma-
nina avrebbe creato una
legge ad hoc”. È questo il
vero volto della prima leg-
ge sul federalismo della
nuova era Berlusconi data-
ta 4 ottobre 2008: ha con-
sentito di destinare fondi
pubblici vincolati alla co-
pertura di buchi di bilancio
falsificati.
Ma non basta, perché la
Procura ha scoperto che i
bilanci venivano truccati
grazie ad una finta società
creata sotto Capodanno.
Una vera e propria società
fantasma, denominata “Ca-
tania Risorse”, posseduta
interamente dal Comune,
alla quale veniva venduto
anche il patrimonio indi-
sponibile (monumenti e
palazzi storici). Problemi-
no: vendendo a se stesso il
In alto, l’ex sindaco di
Catania Scapagnini.
A destra, il sostituto
procuratore Gennaro
(FOTO LAPRESSE)
BENVENUTI AL SUD
“IbossvolevanovendicarsicontroiCarabinieri”
BRUSCA: SPATUZZA E MESSINA DENARO DISSERO CHE NON ERANO STATI AI PATTI. IL PAPELLO DOPO CAPACI
L’ultimabattagliadiArnone:
“Gennarononpuòessereprocuratore”
Dueannienove
mesiall’ex
sindaco(medico
delpremier)e
allasuagiunta
peravergonfiato
leentrate
di Giuseppe Giustolisi
Catania
Ci siamo. Domani il Csm nomi-
nerà il nuovo procuratore
della Repubblica di Catania, a
sceltafraunodeitrecandidatiin-
dicati dalla commissione refe-
rente: tutti molto noti. Si tratta
del Pg di Catania Giovanni Tine-
bra (Magistratura Indipenden-
te), del pm della Dda etnea, Giu-
seppe Gennaro (Unicost) e del
sostituto Pg di Roma Giovanni
Salvi(Md).L'occasioneètroppo
ghiotta perché non si scateni
Peppe Arnone, l'avvocato agri-
gentino consigliere comunale
del Pd e coscienza critica del
partito in Sicilia. Arnone ormai
ha deciso di intestarsi tutte le
battagliedilegalitàeantimafiadi
ogni angolo di Sicilia e questa
volta ha voluto occuparsi della
questionedelprocuratorediCa-
tania, nomina fondamentale per
gliequilibridelpoterepoliticoe
giudiziario, siciliano e non.
Lohafattoieri,distribuendocen-
tinaia di copie di un volanti-
no-j’accuse, davanti al Palazzo di
Giustizia di Catania. E oggi sarà a
Roma, per consegnare il docu-
mentoinbustachiusaecontanto
di timbro a ciascuno dei consi-
glieri del Csm.
Bersaglio della penna al curaro
dell'ambientalista agrigentino,
è Giuseppe Gennaro, magistra-
to molto noto, già presidente
dell’Anm, da anni nel mirino
delle polemiche per la vicenda
della villa acquistata anni fa da
una società il cui amministrato-
re di fatto era il boss mafioso
Carmelo Rizzo, legato alla fami-
glia mafiosa dei Laudani di San
Giovanni La Punta, braccio ar-
mato della famiglia Santapaola.
Arnone ricorda che un’altra vil-
letta fu acquistata anche da un
cognato di Anna Finocchiaro,
che pure poco prima era stata
avvertita da un ispettore di po-
lizia, militante dei Ds, di infor-
marel'amicoecollegaGennaro
che quell'acquisto non era pro-
prio opportuno. E qui Arnone
coglie la palla al balzo per pun-
tareilditoanchecontrounalar-
ga fetta del Pd siciliano, colpe-
vole di essersi girata dall'altra
parte davanti alle documenta-
tissime denunce portate in
Csm dall'ex Presidente del Tri-
bunale per i Minorennni Giam-
battistaScidàedalPmantimafia
Nicolò Marino, che ora è tra i
titolari, a Caltanissetta, dell'in-
chiesta sulle stragi di mafia e
sullatrattativafraCosaNostrae
lo Stato. L'avvocato Arnone se
la prende coi suoi colleghi di
partitoAnnaFinocchiaroedEn-
zo Bianco “che non ritengono
di occuparsi, come sarebbe lo-
ro dovere, del funzionamento
della più importante istituzio-
nedellaStatoapresidiodellale-
galità” e ignorerebbero il “caso
Catania”. Arnone insiste: “Il
dottor Gennaro ha posto in es-
sereatticontrarialverosuisuoi
reali rapporti col mafioso Car-
melo Rizzo, come accertato da
una sentenza del Tribunale di
Roma, non appellata dalla Pro-
cura, pronunciata a seguito di
querela del magistrato contro i
giornalisti Giustolisi e Trava-
glio,perunarticolosuMicrome-
gacheraccontavaquestevicen-
de. Può un magistrato con que-
sto pedigree candidarsi al po-
sto di Procuratore capo?”.
Arnone quindi conclude il pro-
prio documento, invocando la
nomina di un procuratore
esternoall'ambientecatanesee
richiamando anche i numerosi
scritti di Scidà (mai oggetto di
smentita, né di querela) inviati
al Csm sulle vicende del Caso
Catania.
IN UNO di questi scritti, invia-
to appena qualche settimana fa
per sollevare la questione dell'i-
nopportunità della nomina del
dottorGennaroaProcuratoreca-
po della città e della sua incom-
patibilità con la funzione di sosti-
tuto, Scidà rievoca un vecchio
processo,dicuiGennaroeragiu-
dice istruttore, contro il boss Se-
bastiano Laudani e il figlio Gae-
tano. “Non si è mai saputo – scri-
ve Scidà – perché il magistrato,
che incriminò i due per tentato
omicidio, non procedette per
mafia contro nessuno dei due.
Un'inflessione di meraviglia si
legge, tra le sobrie righe iniziali
della sentenza della Corte d'Assi-
sechepoidefinìilprocesso”.Sci-
dà ricorda poi le controverse vi-
cendedelprocessocontroilboss
AlfioLaudani,accusatodiintesta-
zione fittizia delle ville di pro-
prietàdelclanLaudaniallaDiSte-
fano costruzioni, conclusasi con
un'assoluzione per il boss.
Tuttevicendenarratedall'anzia-
no magistrato in pensione nel-
l'e-book “Per capire il Caso Ca-
tania”,editodalsitoucuntu.orgdi
Riccardo Orioles. Parte di que-
stevicendevengonoripresenel
documentoconcuiArnonepro-
verà a convincere i consiglieri
del Csm a riflettere a lungo su
una nomina così importante,
quale quella di Procuratore del-
la Repubblica di Catania.
di Giuseppe Lo Bianco
Palermo
Torna Giovanni Brusca nell’aula
del processo Mori, conferma che
Riina gli parlò del ‘papello’ tra le
stragi di Capaci e via D’Amelio (cosa
che aveva già fatto sin dal 23 gennaio
del 1999), e aggiunge due tasselli
nuovi, individuando i carabinieri co-
me bersaglio di attentati di Cosa No-
stra all’inizio del ’94 per “vendicar-
si”, visto che i “cc non avevano ri-
spettato i patti”. Così gli disse Ga-
spare Spatuzza, rife-
rendosi specificamen-
te all’attentato (man-
cato) dello stadio
Olimpico e così gli fu
confermato, in modo
più generico, da Mat-
teo Messina Denaro,
incontrati entrambi da
latitanti negli anni suc-
cessivi.
UN CLIMA di “tratta-
tiva”, insomma, di patti
e ricatti conseguenti a
forti tensioni che il
pubblico ministero ha provato a re-
stituire al Tribunale producendo una
serie di fonogrammi riservati inviati
dal Viminale e dal capo della Polizia
alle Prefetture e ai comandi dei ca-
rabinieri dal gennaio al marzo del
’92, all’inizio della stagione delle stra-
gi, che allertavano sulle iniziative
eversive di Cosa Nostra, dopo la con-
ferma delle condanne del maxipro-
cesso. Fonogrammi poi sfociati nel-
l’allarme del ministro degli Interni
Vincenzo Scotti che allora nessuno
prese in considerazione. Eppure in
un fonogramma del 16 marzo del ’92,
tre giorni dopo l’omicidio Lima, si
faceva esplicito riferimento a possi-
bili attentati contro il presidente del
Consiglio (allora era Andreotti) e agli
esponenti politici Mannino e Vizzini.
Gli stessi nomi fatti anni dopo dai
pentiti, come lo stesso Brusca ha
confermato ieri in aula, aggiungendo
ai primi due anche i nomi di Seba-
stiano Purpura e Salvo Andò.
E AGLI ATTI, depositato sempre
dal pm, è finito anche un interroga-
torio di Salvatore Cance-
mi, recentemente scom-
parso, del 1998, in cui il
pentito parla esplicita-
mente del papello, soste-
nendo di averlo visto in
mano a Riina tra Capaci e
via D’Amelio e confer-
mando, dunque, le paro-
le di Giovanni Brusca. Fu
tra la fine di giugno e gli
inizi di luglio del 1992, a
margine di un summit di
mafia a casa del mafioso
Girolamo Guddo, che Rii-
na gli avrebbe detto che
"lo Stato finalmente si era fatto sotto e
che lui gli aveva dato un papello con
una serie di richieste scritte''. Suc-
cessivamente Brusca e il capo dei ca-
pi si sarebbero visti in un'altra oc-
casione per programmare un duplice
omicidio ma non sarebbero tornati a
discutere del papello. Il 16 luglio del
'92, tre giorni prima dell'omicidio di
Borsellino, Brusca avrebbe incontra-
to il boss Salvatore Biondino, luogo-
tenente di Riina, che gli avrebbe ac-
cennato ad un "lavoro da compiere''.
E lui capì dopo che si riferiva alla
strage di via d'Amelio. L’ultimo in-
contro è di agosto, a cui erano pre-
senti anche i boss Vincenzo Sinacori
e Leoluca Bagarella, nel quale venne
fuori l'esigenza "di dare un altro col-
petto per far tornare qualcuno a trat-
tare''. Poi si salta al ’94: "Fino a quan-
do Gaspare Spatuzza non me ne par-
lò non sapevo del progetto di atten-
tato ai carabinieri allo stadio Olim-
pico - ha concluso Brusca - fu lui a
dirmi che serviva per vendicarsi dei
carabinieri che non avevano rispet-
tato i patti’’. Si riprende il 25 ottobre
con la deposizione del neo pentito
Stefano Lo Verso.
“Riina mi parlò
della
trattativa”
Gli allarmi
inascoltati del
Viminale sugli
attentati