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INTRODUZIONE


Questo racconto per bambini nasce da un attività di scrittura creativa in
continuità tra la scuola primaria e quella secondaria. Nell’ambito del
laboratorio della lingua italiana, le classi VB della primaria e IIA della
secondaria hanno lavorato insieme alla costruzione di una storia che
valorizzasse i temi dell’amicizia, degli affetti familiari, del rispetto della
diversità.
I protagonisti sono degli animali che pensano, parlano e si comportano come
uomini, in situazioni avventurose e sorprendenti.
Si è rilevato un notevole coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi durante lo
svolgimento dell’attività, perché ognuno ha trovato modo di esprimere al
meglio le sue potenzialità. Ciò ha permesso alle docenti di raggiungere più
facilmente gli obbiettivi specifici della disciplina e quelli dell’area socio-
relazionale. Trattandosi di un racconto con un finale aperto, chiunque lo legga
può trovare spunto per altre storie e prolungare a piacimento il testo.

Le docenti
Anna Rita Baroni e Maria Luisa Camelin


Istituto Comprensivo P.R. Formato
Anno scolastico 2006/2007
L’idea di scrivere un racconto ce l’ha data un autore di origine italiana che
vive da tanti anni all’estero e che aveva cominciato a scrivere una storia per
ragazzi rimasta però incompiuta. Ci ha chiesto di aiutarlo in questo compito
con delle idee nostre e noi abbiamo accettato.
Così da gennaio ad oggi, tutte le settimane, ci siamo messi a lavorare in
gruppo su questo testo.
Abbiamo rivisto tutta la struttura del racconto, abbiamo trovato un finale che
piacesse a tutti e abbiamo inserito i dialoghi tra i personaggi e qualche
descrizione.
La parte più divertente è stato correggere gli errori di lessico, di grammatica,
di punteggiatura, perché il nostro autore vive negli Stati Uniti da tanti anni e
un po’ l’italiano se l’è dimenticato. Una volta tanto i professori eravamo noi!
Contemporaneamente abbiamo illustrato i punti salienti del racconto con dei
nostri disegni ricchi di colore e fantasia. Buon divertimento a tutti!



I bambini della V°B e i ragazzi della II°A
IL RISVEGLIO DI PIT

.......Il corvetto Pit si sentiva sperduto. Non riconosceva più il
                                               posto in cui si
                                               trovava. Era notte
                                               alta, c'erano tante
                                               stelle. Si ricordava
                                               soltanto il vento,
                                               ma        in     quel
                                               momento          non
                                               spirava nemmeno
                                               l'aria. Era stanco,
                                               stanchissimo,
                                               aveva tanto freddo
                                               e gli sembrò di
essere tutto bagnato. Ed infatti lo era.
Si guardò intorno, non c'erano alberi, o forse il buio li
nascondeva. Provò a beccare il suolo e si accorse che era
sabbia bagnata. Si mosse un poco e tentò di staccarsi da terra,
di volare, ma non ci riuscì; aveva una sola ala funzionante e
                                              sentiva         dolore
                                              all'altra. Si spostò
                                              solo un pochino e
                                              provò             una
                                              stanchezza infinita,
                                              quindi poggiò l'ala al
                                              suolo       quasi    a
                                              proteggerla.
                                              Aprì gli occhi e vide
                                              tante stelle. Pensò
                                              alla mamma che
                                              forse lo cercava. Si
appisolò, o così credette, ma in realtà dormì stremato.
Ad un tratto avvertì una sensazione di calore; c'era tanta luce
perché era mattino avanzato. Pit aveva dormito molte ore.
Sole e tutta sabbia dorata intorno a lui. Gli alberi non c'erano
davvero, solo qualche cespuglio spinoso.
Si ricordò di quando la mamma gli aveva parlato del deserto,
raccomandandogli di non andarci mai. Fece per alzarsi e si
accorse ben presto che poteva muoversi con le zampine e
aprire l’ala destra, ma la sinistra era come non esistesse.



                     PIT INCONTRA LUCY

Ad un tratto sentì strusciare qualcosa vicino a lui e si fermò.
Vide una lucertolina. Forse si era perduta anche lei?
L’animaletto gli girò intorno a scatti quasi per ispezionarlo,
puntandogli gli occhi addosso, poi corse via spaventata da
quelle piume nere e si rifugiò poco lontano, sotto un sasso.
Pit si rianimò pensando che non era più solo. La lucertolina
tornò indietro, lo guardò ancora e lo vide muoversi verso di lei.
Ne fu quasi contenta, si spostò, sempre a scatti veloci, di una
                                             decina di metri, poi
                                             si fermò e guardò
                                             indietro.
                                             Il corvetto si mosse
                                             un      poco     nella
                                             stessa direzione. La
                                             lucertolina      fece
                                             ancora un piccolo
                                             tragitto e lo guardò
                                             quasi ad invitarlo a
                                             seguirla.    Poi    si
                                             diresse verso un
                                             sasso enorme.
Il     corvo       la
                                               raggiunse e lei girò
                                               intorno al sasso
                                               come             per
                                               proteggersi.        Il
                                               corvo ebbe paura
                                               di perderla e girò
                                               anche lui dietro il
                                               sasso. Alla fine la
                                               lucertolina, si fece
                                               coraggio     e    gli
                                               chiese: -Come ti
chiami?
-Mi chiamo Pit.
-Che ci fai da queste parti?
-Mi sono perso; veramente non so nemmeno io come sono
arrivato fin qui, adesso mi fa tanto male quest’ala. E si guardò
l’ala ferita che penzolava.
-Tu come ti chiami?
-Lucy, questo è il mio nome. Se ti è venuta fame puoi beccare
qualche fiorellino su quella pianta- e gli indicò un grande cactus
che troneggiava lì vicino.
-Sono buoni, sai, quei fiori. E poi tu che hai il becco puoi anche
fare un buchino nelle foglie o nel tronco e bere, è pieno di
succo!
Il corvetto che era affamato e assetato ascoltò il consiglio e
provò a beccare un fiorellino, gli piacque e subito ne beccò altri
tre o quattro; si sentì meglio e anche un po’ più ottimista.
Lucy lo guardò compiaciuta. Erano diventati amici? Ora non
aveva più paura di lui perché aveva capito che Pit si fidava di
lei. Infatti dopo un po’ il corvetto si accostò di nuovo al cactus e
seguendo le parole di Lucy, introdusse il becco nel tronco e
assaporò un succo gelatinoso, dal sapore aspro ma molto
dissetante.
LE PRIME AVVENTURE

Il dolore all’ala lo costrinse a distendersi un poco al calore del
sole. Guardando in alto vide un puntino nero che si muoveva.
Era altissimo, un corvo forse? Sparì subito alla vista perchè
c'era troppo sole per guardar bene. Pensò di nuovo alla
mamma che forse lo cercava.
Gli venne in mente una frase che un'amica della mamma gli
                                                 aveva detto un
                                                 giorno “...quando
                                                 si        desidera
                                                 qualcosa bisogna
                                                 pensarla
                                                 fortemente       e
                                                 questa           si
                                                 realizzerà".
                                                 Guardò Lucy che
                                                 si era sdraiata al
                                                 sole.          Era
                                                 fermissima,     le
                                                 lucertoline sono
                                                 immobili quando
stanno ferme, non sono come i corvetti che zampettano sempre
su e giù. Pensò che la lucertolina avesse deciso di stargli
vicino.
-Hai una mamma anche tu?- le chiese.
-Si, io e la mia famiglia abitiamo sotto quel sasso, laggiù.
-Io non so proprio dove sia mia madre, probabilmente mi starà
cercando anche lei, ma chissà dove. Chissà come sarà
preoccupata! Ah! Mamma, mamma!
Pit era disperato e non sapeva cosa fare; poi la stanchezza
prese il sopravvento e così si addormentò di nuovo.
Ad un tratto si svegliò perché sentì un solletico alla zampa: era
Lucy che gli era venuta vicina e guardava in alto.
-Guarda, Pit, sono uccelli neri e si stanno avvicinando!
Guardò anche lui e vide tanti puntini neri che volavano molto in
alto e sperò subito che fossero corvi. Si abbassavano sempre
più, compiendo ampi cerchi. Adesso li vedeva meglio, erano
senz'altro corvi e cominciò a sperare che in mezzo a loro ci
fosse la mamma.
- Ma perché cercano nella zona sbagliata? - si domandava Pit.
Lui era più lontano. Non poteva muoversi molto, ma solo
gracchiare e di certo non l'avrebbero sentito. Cercò comunque
di gracchiare più forte che poteva. La lucertolina lo guardava
come se capisse cosa stava succedendo. Lei poteva spostarsi
ma era dello stesso colore della sabbia, i corvi non l’avrebbero
individuata.
Pit cominciava ad avere male alla gola per il continuo
gracchiare. I corvi però in quel momento interruppero i giri e
puntarono tutti insieme verso il gruppo di sassi dove si
trovavano Pit e Lucy.
Da sotto altri sassi due lucertole più grandi spuntarono e
guardarono anche loro in alto, impaurite. Videro la lucertolina
accanto a Pit e si meravigliavano che non si nascondesse
anche lei dietro il sasso grande, accanto alla pianta. Lei era allo
scoperto ma forse sentiva che Pit aveva bisogno del suo aiuto.
I corvi planarono in velocità atterrando in vicinanza del sasso
grande.




                  L’AIUTO DEI CORVI MEDICI

Le due lucertole grandi sparirono, la lucertolina si nascose
invece sotto l'ala spezzata di Pit, dove nessuno le avrebbe fatto
del male. I tre corvi si avvicinarono e capirono che Pit aveva
l'ala sinistra quasi inerte e che in quelle condizioni non avrebbe
potuto volare. Ma la gioia di Pit durò poco, perché si accorse
che tra loro non c’era la sua mamma.
  - Sapete dove possa essere mia madre? – chiese.
- No, questo non lo sappiamo -disse il corvo più anziano - noi
siamo medici dell’ospedale ed eravamo in volo su questi luoghi
perché l’altro giorno c’è stata una grande tempesta e molti
uccelli non sono tornati nella foresta. Il nostro compito è quello
di curarli o di portarli in ospedale. Adesso vedremo come
rimetterti a posto l’ala.
I                                                  corvi videro la
                                                   lucertolina ma
                                                   non             si
                                                   stupirono più di
                                                   tanto, né si
                                                   azzardarono a
                                                   toccarla.
                                                   Lucy si spostò
                                                   un pochino per
                                                   lasciare spazio
                                                   agli uccelli che
                                                   esaminarono
                                                   l'ala malata. Pit
li guardò e capì che stavano per decidere qualcosa.
Il più grande si mosse, si alzò in volo e fece un largo giro,
guardando i gruppi sparsi dei sassi. Si fermò più lontano, dove
c’era qualche cespuglio, poi si rialzò in volo con qualcosa che
pendeva dal becco. Planò di nuovo in velocità e atterrò vicino al
gruppetto. La lucertolina lo guardava incuriosita. Dal suo becco
pendevano due grandi foglie di colore rossastro. Gli altri due
uccelli lavorarono insieme con il becco e gli artigli per tagliare le
due foglie in tante striscioline.
Mentre i corvi con gli artigli tenevano ferme le due parti dell'ala
spezzata, il corvo Capo le avvolse con le striscioline e le legò
strette. L'operazione era durata un bel po’ di tempo e così si era
fatto tardi.
Lucy era ancora lì e si avvicinò per vedere bene da vicino cosa
avevano fatto a Pit. I corvi si allontanarono un poco e parlarono
tra loro, muovendosi e quasi gesticolando. Ad un tratto uno di
essi partì in volo e velocissimo sparì alla vista, in direzione delle
alte montagne che si profilavano all’orizzonte.
Il corvo Capo ritornò insieme all'altro e si accoccolò vicino a Pit
senza disturbare la lucertolina.
Le teste delle due grandi lucertole spuntarono da sotto il
masso per assistere a questo strano evento: era un’avventura
per loro.
Si faceva sempre più buio. I corvi assistenti si allontanarono
nella stessa direzione dove il corvo Capo aveva trovato le foglie
e ritornarono dopo un bel po’ con altre foglie più consistenti e di
altro colore. Una la diedero a Pit, un'altra al Capo, un'altra la
misero vicino alla lucertolina: era la cena per tutti. Sembravano
quasi una famiglia.
Quando giunse il buio, Pit ed i corvi si accoccolarono e la
lucertolina si mise di nuovo sotto l'ala malata di Pit. Passò la
notte così.
Appena il sole si fece più splendente, arrivarono i corvi che la
sera prima avevano portato il cibo per tutti. Questa volta però le
foglie erano molte di più e di colore verde intenso. Il Capo le
esaminò, le distese sulla sabbia e cominciò ad unirle. Gli altri lo
aiutarono a realizzare quasi un telo fatto di foglie.
Pit e la lucertolina erano incantati del lavoro che gli amici
avevano fatto.
Il corvo più grande, molto serio, rimaneva in un angolo. Ad un
cenno del Capo, il corvo grande con il becco prese Pit per la
parte superiore del collo e lo sdraiò sul letto di foglie appena
costruito. Poi con delicatezza accarezzò il corvetto e gli disse di
aprire il becco. Pit ubbidì e aprì il becco e lui con mossa
fulminea gli introdusse qualcosa in gola che Pit fu costretto ad
inghiottire: era un granello di anestetico.
Dopo circa un minuto fece un cenno ai due corvi che si
avvicinarono e presero ai due estremi il lettino verde. Pit era
                                                  narcotizzato       e
                                                  immobile.       Con
                                                  uno scatto la
                                                  lucertolina       fu
                                                  dentro anche lei: i
                                                  corvi             si
                                                  guardarono con
                                                  disappunto       ed
                                                  uno      disse:    -
                                                  Guarda       questa
                                                  matta,            ci
                                                  mancava pure lei!
                                                  Ma non fecero
nulla per tirarla fuori perché l’operazione sarebbe stata troppo
complicata.
Iniziò così il trasporto in volo di Pit ammalato.
 A terra sulla sabbia le due lucertole grandi uscirono allo
scoperto e guardarono i corvi diventare sempre più piccoli fino
ad essere quattro puntini neri. La loro bambina si era data
all'avventura ma sapevano che voleva aiutare Pit a riprendersi
completamente. Forse lui l’avrebbe riportata a casa quando
fosse stato in condizioni di volare.
PIT ALL’OSPEDALE

 Quando giunsero all’ospedale, c'era un via vai di corvi e
corvetti. Nella foresta con alberi ad alto fusto si aprivano ampi
spazi in cui si trovavano lettini di foglie disposti ordinatamente,
delimitati da sassi bianchi. In ogni rettangolo c'erano quattro
lettini. Otto rettangoli costituivano una sezione. Una sezione
aveva così trentadue lettini. L'Ospedale dei corvi era costituito
da tre sezioni: un reparto di chirurgia, un reparto di pronto
soccorso, un reparto di ortopedia.
                                          Tanti corvi e corvetti
                                          erano accoccolati su
                                          diversi lettini ed altri con
                                          ali colorate in diversa
                                          maniera ballonzolavano
                                          intorno ai       pazienti.
                                           I    colori     delle    ali
                                          indicavano                 la
                                          specializzazione e quelli
                                          dominanti erano tre: il
                                          rosso, il verde e l’azzurro.
                                          Quando Pit arrivò, venne
                                          accettato in emergenza.
Era ancora addormentato, o forse solo stordito per l’effetto
dell’anestetico. Un corvo con le ali colorate in azzurro lo visitò,
si allontanò e ritornò dopo poco con un corvetto piccolo di
statura, con le ali di colore verde, un dottore ortopedico.
L’ortopedico esaminò l’ala di Pit accuratamente e ci versò sopra
un liquido che l’assistente aveva preparato.
Il corvo ortopedico ed il suo assistente si allontanarono. Pochi
minuti dopo qualcosa si mosse dalla borsa di foglie in cui Pit
era stato trasportato ed una testolina venne fuori in un angolo:
era Lucy, che una volta uscita dal suo nascondiglio, si avvicinò
ad un lato del lettino e si fermò accanto a Pit.
Il corvo ortopedico tolse le foglie dall’ala e chiese a Pit: - Ti fa
male senza fasciatura? Prova a muovere l’ala e vediamo.
Pit aprì gli occhi e cominciò, pianissimo, a muoverla. Con
successivi movimenti Pit l’alzò gradatamente e l’ortopedico
l’accarezzò con dolcezza.
- Mi fa molto male - confessò Pit.
Allora il dottore prese dei granelli gialli da una scatolina e li
mise accanto a Pit, dicendo: - Sono per te, se il dolore è troppo
forte, prendi questi confetti, ti aiuteranno a stare meglio.
Pit tirò su la testolina, si alzò sulle zampine, annusò i granellini
e con il becco li prese e ne inghiottì un paio; guardò la
lucertolina, ma siccome era molto stanco, si addormentò quasi
subito. Lucy attese un poco e gli si mise accanto, ormai si
sentiva l’amica-infermiera di Pit.
Passò del tempo e la lucertolina, vedendo sempre Pit
addormentato, si allontanò per girare un po’ sull’erba delle
aiuole. Trovò qualche insetto da mangiare, aveva fame anche
lei. Poi tornò vicino a Pit e notò che lui si agitava senza aprire
gli occhi.


                        IL SOGNO DI PIT


                                           In      realtà       Pit
                                           sognava, sognava di
                                           volare       in      un
                                           paesaggio
                                           verdissimo con molti
                                           alberi in fiore, ed
                                           ognuno di loro con
                                           una      caratteristica
                                           diversa; poi vide
                                           delle farfalle che
                                           volavano leggere e
                                           infine l’acqua, tanta
acqua. Si accorse che era un lago, ci planò sopra e si bagnò un
pochino, ma l’acqua era fredda.
Si svegliò di colpo e vide i due occhietti della lucertolina rivolti
verso di lui. Lucy gli si avvicinò e Pit con l’ala sana la coprì,
quasi a tranquillizzarla.
La lucertolina era felice, e così, sentendosi al sicuro e protetta,
chiuse gli occhi perchè anche lei era stanca.
Pit non si mosse più per non svegliarla e ripensò al sogno e ai
luoghi che aveva così bene ammirato. Gli sembrò di ricordarli
vagamente; forse c’era stato da piccolo insieme alla mamma.
Decise che appena guarito sarebbe andato proprio alla ricerca
del posto che aveva sognato: chissà che non fosse proprio
                                               quella la via giusta
                                               per ritrovare sua
                                               madre.
                                               Allo spuntar del
                                               giorno Lucy avvertì
                                               qualcosa; era Pit
                                               che con l’ala le
                                               solleticava il dorso
                                               per       svegliarla,
                                               perché         aveva
                                               intravisto il corvo
                                               ortopedico che si
                                               avvicinava. Lucy
                                               sgattaiolò sotto il
lettino, prima che il dottore visitasse Pit.
- Umh! - disse con tono severo - dopo aver visto l’ala - ci vuole
ancora qualche giorno d’ospedale.
- Ma come? - disse Pit - io sto meglio. Quando potrò tornare a
cercare mia madre?
L’ortopedico gli sorrise e se ne andò, svolazzando tra gli altri
ammalati.
Doveva guarire, doveva rimettersi presto, pensò tra sé e guardò
sconsolato Lucy che gli toccò l’ala e gli disse: - Non ti
preoccupare, ci sono io con te!
Pit le sorrise e rispose: - Grazie, grazie davvero, se non ci fossi
tu, sarei il più solo al mondo.
Passarono i giorni e il corvetto si sentiva sempre meglio. Lucy
era sempre vicino a lui ed era diventata simpatica persino agli
altri corvi malati e ai dottori. Non si nascondeva più sotto il
lettino di Pit, ma salutava lei per prima tutti quelli che
incontrava. Era diventata la mascotte dell’ospedale.
Una mattina il medico entrò nella sala con un’aria felice, visitò
Pit e con un sorriso gli disse: - La tua ala è guarita, puoi
ricominciare a volare. Ma non ti stancare troppo, mi
raccomando.
Non aveva nemmeno finito la frase che il corvetto al colmo della
gioia disse:
- Evviva, gliel’ho fatta! Presto, andiamo!


         PIT E LUCY ALLA RICERCA DELLA MAMMA


Sì, ma come poteva fare per portare anche Lucy con sé? La
lucertolina lo guardò preoccupata, poi suggerì: - Caro Pit, sei
                                                   ancora      troppo
                                                   debole         per
                                                   trasportare anche
                                                   me e poi io avrei
                                                   una gran paura di
                                                   cadere nel vuoto.
                                                   Io sono fatta per
                                                   stare a terra, non
                                                   in cielo!
                                                   - Non se ne parla
                                                   nemmeno.         Io
                                                   senza di te non
                                                   vado da nessuna
parte, intesi? Hai avuto tanto coraggio finora, che sono queste
paure? E poi non ti dimenticare che hai già volato, sia pure
trasportata dai corvi nel letto di foglie fino all’ospedale.
- Ma quella volta io non ho visto niente, stavo dentro l’involucro,
mi sentivo protetta. No, non posso venire con te.
- Su proviamo, solo un piccolo tratto, metti la tua coda attorno
alla mia zampetta e falle fare un paio di giri, finchè non la senti
bene stretta. Faremo insieme un volo piccolissimo, tanto per
provare, dai!
Lucy, vedendo che Pit era proprio deciso, pensò di
accontentarlo, anche se a malincuore e arrotolò la codina alla
sua zampa. Poi si raccomandò: - Vai piano, per carità!
La lucertolina rimase fermissima durante il piccolo percorso,
tanto che Pit era ormai convinto che potevano volare insieme,
salvo fermarsi ogni tanto per riprendere fiato.
- Hai visto che non è poi così difficile?
- Sì, però tu vola basso, non mi far venire le vertigini!
- E va bene, rispose il corvo, volerò raso terra, contenta?
Volò per un bel tratto e poi facendosi coraggio volò un po’ più
                                                su e realizzò che
                                                tutto andava bene.
                                                Era felice anche
                                                lui, aveva ritrovato
                                                la salute e per di
                                                più         un’amica
                                                sincera            e
                                                diversissima dalle
                                                altre.
                                                Si     ricordò   del
                                                posto che aveva
                                                sognato in cui
                                                c’era tanta acqua:
era là che la mamma forse lo portava per fare il bagno? Ma in
quale direzione andare? Atterrò e si riposò un poco insieme a
Lucy che lo guardava spaventatissima.
Decise che volando in cerchi sempre più grandi avrebbe trovato
il posto con l’acqua che aveva sognato. Ma quanti cerchi
avrebbe dovuto fare? Non avendo tempi da rispettare, poteva
fare tanti cerchi quanti ne voleva, anche mettendoci giorni. Era
sicuro però che l’acqua era il segno giusto da ritrovare.
E così fece: venti minuti per ogni giro, ma rivedeva sempre le
stesse cose. Che monotonia!
La lucertolina era sempre all’erta, cominciava ad abituarsi al
volo e quasi non aveva più paura. Seguitarono per due giorni a
volare in cerchi concentrici ed una sera, quasi alla fine del
tempo di volo, il corvetto vide un forte luccichio, rosso vivo. Era
il tramonto, il rosso del cielo si rifletteva sull’acqua lucente e
brillantissima; sembrava proprio il lago che aveva sognato.
Decise di planare ed atterrare sulla riva a pochi metri
dall’acqua. Lucy si liberò e subito si mosse veloce verso la riva
per bere, poi ritornò immediatamente da Pit.
Lui l’accarezzò con le ali, poi le disse: - Forse ho trovato il posto
del sogno, il luogo incantato dove potrei incontrare la mamma.
Ormai stanco e affamato, si allontanò in cerca di cibo con Lucy
dietro che lo rincorreva. Mangiarono tutti e due qualche insetto
e delle erbette tenere dei cespugli lì intorno. Ritornò sulla riva
del lago con la sua amica sempre al seguito, si distese e così
Lucy comprese che era ora di riposare.
La lucertolina, come era abituata, si mise al riparo sotto l’ala di
Pit. Si addormentarono quasi nello stesso momento, cullati dal
mormorio dell’acqua.




                 L’INCONTRO TANTO ATTESO
Uno             stridio
                                             proveniente dall’alto
                                             lo      svegliò       di
                                             soprassalto, si alzò
                                             sulle zampine e
                                             guardò il cielo. Molti
                                             uccelli     di    vario
                                             colore si dirigevano
                                             verso il picco della
                                             montagna           che
                                             dominava la valle,
                                             ma non ce n’era
nessuno che potesse somigliare a un corvo.
Ormai svegli, girarono un po’ intorno. Pit volò da solo molto
vicino alla riva. Lucy da principio impaurita di rimanere sola, si
calmò appena si accorse che Pit ritornava sul posto. Planò, si
avvicinò a Lucy, la prese con il becco e spiccò di nuovo il volo,
costeggiando la riva del lago. Nessun corvo, solo delle ochette
sull’acqua che schiamazzarono un poco alla vista del corvetto
che volava sopra di loro. Pit era però fiducioso, sentiva quasi
con un sesto senso che qualcosa sarebbe avvenuto.
Ritornò al posto di partenza, guardando l’acqua che si muoveva
lentamente verso la riva. Era riposante fissare l’acqua, gli dava
un senso di tranquillità e la speranza che stesse per accadere
qualcosa di bello.
Si fece però nuovamente buio e la speranza di scorgere
qualcosa in cielo anche per quel giorno, svanì.
 Il giorno dopo si svegliò che il sole era già alto e la lucertolina
era stesa al sole un po’ più lontano; appena lo vide muoversi,
Lucy di corsa si avvicinò e lo guardò come se dicesse che lei
era pronta a volare di nuovo. Ad un cenno del corvetto, arrotolò
la coda alla sua zampina e Pit spiccò il volo velocemente.
Sentiva che era un giorno fortunato.
Dopo circa dieci minuti vide tre punti neri che davano
l’impressione di avvicinarsi. Pit li riconobbe: quelli erano
senz’altro corvi. Loro diminuendo la velocità, planarono e fecero
un mezzo giro, avvicinandosi sempre più. Improvvisamente
gracchiarono tutti insieme. Pit riconobbe la mamma proprio
mentre i tre atterravano e la lucertolina, spaventata, correva
lontano.
- E’ passato così tanto tempo…..mi sembra un sogno - disse
Pit, avvicinandosi – Sappi che in questo lungo periodo ho
pensato sempre a te, ma sono riuscito a superare tutte le
difficoltà grazie a quella lucertolina che è diventata la mia
migliore amica.
E Pit la indicò alla mamma: - Vedi, è lei, si chiama Lucy.
Mamma corva la guardò compiaciuta, poi le chiese: - E la tua
mamma dov’è? Non hai una famiglia?
- Si, ce l’ho, ma molto lontano da qui. Io per fare compagnia a
Pit ho lasciato tutti e forse a quest’ora mi daranno per dispersa!
- Non ti preoccupare – rispose la mamma di Pit – domani
partiremo tutti e tre alla ricerca dei tuoi, così potrai
riabbracciarli, proprio come oggi sta accadendo a me e a Pit.
E mentre parlava, teneva stretto stretto a sé il suo figlioletto.
I due corvi amici di famiglia che accompagnavano la mamma si
avvicinarono, ed uno alla volta avvolsero Pit con le ali: era un
saluto affettuoso.
Mamma corva aveva provato un’emozione fortissima; dopo
quel terribile temporale in cui aveva perduto il figlio, aveva
pensato solo a cercarlo perché era convinta che fosse ancora
vivo. Poi, finalmente le notizie di lui gli erano state date dai corvi
dell’ospedale e così dopo tanti giorni di ricerca, finalmente
aveva ritrovato il suo amato Pit. Era stanca e aveva bisogno di
riposare un poco. Dopo aver chiacchierato a lungo, tutti si
distesero ed attesero in silenzio.
Nel tardo pomeriggio la mamma si svegliò, si avvicino a Pit, lo
accarezzò con le ali e gli disse che sarebbe andata in cerca di
cibo.
Si allontanò saltellando, si inoltrò nel più vicino dei boschi e
tornò indietro dopo circa mezz’ora con dei lombrichi che
pendevano dal becco. Li adagiò davanti a Pit e a Lucy.
I due corvi accompagnatori si allontanarono anche loro, sicuri
che Pit era ormai sotto protezione della mamma.
Era il tramonto: le nubi velavano il cielo rossastro dietro il profilo
cupo dei monti e un venticello leggero soffiava a tratti. Dopo
poco si addormentarono.
LUCY TORNA A CASA


Al mattino, quasi all’alba, mamma corva svegliò Pit e Lucy per
incominciare il viaggio di ritorno. Lucy si avvicinò alla zampina
di Pit, ci riavvolse la sua codina e insieme si alzarono in volo.
                                              La       mamma        li
                                              seguiva fiduciosa.
                                              Volarono per circa
                                              un’ora
                                              costeggiando          il
                                              lago.           Dopo
                                              atterrarono,         si
                                              rifocillarono       nel
                                              bosco e ripartirono
                                              volando ancora per
                                              molto tempo.
                                              Pit           dall’alto
                                              riconobbe il posto
dove si era ferito l’ala e si era perduto durante il fortissimo
temporale. Planò e atterrò, seguito da sua madre.
Dopo un attimo Lucy guardò in direzione del grande sasso dove
aveva incontrato Pit ferito e scorse i suoi genitori.
- Mamma, papà – gridò forte, mentre rideva e piangeva nello
stesso tempo.
- Quanto ci sei mancata! Vieni qui, finalmente ci possiamo
riabbracciare.
Le lucertole grandi
                                                 si       avvicinarono
                                                 felici     alla    loro
                                                 figlioletta     e    la
                                                 madre         esclamò,
                                                 rivolgendosi          a
                                                 mamma corva: - E’
                                                 la nostra unica
                                                 figlia, non avrei
                                                 sopportato l’idea di
                                                 perderla. Quando
                                                 l’abbiamo         vista
partire insieme a Pit non glielo abbiamo impedito perché
abbiamo capito che voleva aiutarlo, ma pensavamo che
sarebbe tornata presto. Poi sono cominciati giorni e giorni di
attesa, e le nostre speranze stavano quasi per svanire. Adesso
per noi è una festa. Del resto, signora corva, nessuno meglio di
lei può comprendere le mie parole.
Era arrivato il momento dell’addio tra Pit e Lucy. I due animaletti
si abbracciarono con le lacrime agli occhi e non trovavano il
coraggio di staccarsi. Poi Lucy disse: - Promettimi che non ti
dimenticherai di me.
Pit di rimando: - Come puoi dire una cosa del genere? Io senza
di te non ce l’avrei mai fatta, tu sei stata miracolosa per me. Hai
sfidato le leggi della natura perché una lucertola e un corvo non
sono mai stati amici, ma tu l’hai fatto per prenderti cura di me,
quando ero malato e avvilito. Mi hai dato il tuo affetto generoso,
superando i pericoli di un viaggio difficilissimo e ora io potrei
dimenticarmi di te? Come potrebbe avvenire una cosa simile?
Ti prometto qui davanti ai nostri genitori che verrò a trovarti
tutte le volte che potrò e che passeremo delle bellissime
giornate insieme.
Lucy accettò la proposta e si sentì un po’ sollevata. Dopo i
saluti e gli abbracci, si mise a guardare Pit e sua madre che si
allontanavano in volo, finchè non diventarono due puntini
sempre più piccoli nel cielo blu. Una grande avventura si
concludeva per loro ma chissà quante altre stavano per
accadere…

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Il Corvetto Pit

  • 1.
  • 2. INTRODUZIONE Questo racconto per bambini nasce da un attività di scrittura creativa in continuità tra la scuola primaria e quella secondaria. Nell’ambito del laboratorio della lingua italiana, le classi VB della primaria e IIA della secondaria hanno lavorato insieme alla costruzione di una storia che valorizzasse i temi dell’amicizia, degli affetti familiari, del rispetto della diversità. I protagonisti sono degli animali che pensano, parlano e si comportano come uomini, in situazioni avventurose e sorprendenti. Si è rilevato un notevole coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi durante lo svolgimento dell’attività, perché ognuno ha trovato modo di esprimere al meglio le sue potenzialità. Ciò ha permesso alle docenti di raggiungere più facilmente gli obbiettivi specifici della disciplina e quelli dell’area socio- relazionale. Trattandosi di un racconto con un finale aperto, chiunque lo legga può trovare spunto per altre storie e prolungare a piacimento il testo. Le docenti Anna Rita Baroni e Maria Luisa Camelin Istituto Comprensivo P.R. Formato Anno scolastico 2006/2007
  • 3. L’idea di scrivere un racconto ce l’ha data un autore di origine italiana che vive da tanti anni all’estero e che aveva cominciato a scrivere una storia per ragazzi rimasta però incompiuta. Ci ha chiesto di aiutarlo in questo compito con delle idee nostre e noi abbiamo accettato. Così da gennaio ad oggi, tutte le settimane, ci siamo messi a lavorare in gruppo su questo testo. Abbiamo rivisto tutta la struttura del racconto, abbiamo trovato un finale che piacesse a tutti e abbiamo inserito i dialoghi tra i personaggi e qualche descrizione. La parte più divertente è stato correggere gli errori di lessico, di grammatica, di punteggiatura, perché il nostro autore vive negli Stati Uniti da tanti anni e un po’ l’italiano se l’è dimenticato. Una volta tanto i professori eravamo noi! Contemporaneamente abbiamo illustrato i punti salienti del racconto con dei nostri disegni ricchi di colore e fantasia. Buon divertimento a tutti! I bambini della V°B e i ragazzi della II°A
  • 4. IL RISVEGLIO DI PIT .......Il corvetto Pit si sentiva sperduto. Non riconosceva più il posto in cui si trovava. Era notte alta, c'erano tante stelle. Si ricordava soltanto il vento, ma in quel momento non spirava nemmeno l'aria. Era stanco, stanchissimo, aveva tanto freddo e gli sembrò di essere tutto bagnato. Ed infatti lo era. Si guardò intorno, non c'erano alberi, o forse il buio li nascondeva. Provò a beccare il suolo e si accorse che era sabbia bagnata. Si mosse un poco e tentò di staccarsi da terra, di volare, ma non ci riuscì; aveva una sola ala funzionante e sentiva dolore all'altra. Si spostò solo un pochino e provò una stanchezza infinita, quindi poggiò l'ala al suolo quasi a proteggerla. Aprì gli occhi e vide tante stelle. Pensò alla mamma che forse lo cercava. Si appisolò, o così credette, ma in realtà dormì stremato.
  • 5. Ad un tratto avvertì una sensazione di calore; c'era tanta luce perché era mattino avanzato. Pit aveva dormito molte ore. Sole e tutta sabbia dorata intorno a lui. Gli alberi non c'erano davvero, solo qualche cespuglio spinoso. Si ricordò di quando la mamma gli aveva parlato del deserto, raccomandandogli di non andarci mai. Fece per alzarsi e si accorse ben presto che poteva muoversi con le zampine e aprire l’ala destra, ma la sinistra era come non esistesse. PIT INCONTRA LUCY Ad un tratto sentì strusciare qualcosa vicino a lui e si fermò. Vide una lucertolina. Forse si era perduta anche lei? L’animaletto gli girò intorno a scatti quasi per ispezionarlo, puntandogli gli occhi addosso, poi corse via spaventata da quelle piume nere e si rifugiò poco lontano, sotto un sasso. Pit si rianimò pensando che non era più solo. La lucertolina tornò indietro, lo guardò ancora e lo vide muoversi verso di lei. Ne fu quasi contenta, si spostò, sempre a scatti veloci, di una decina di metri, poi si fermò e guardò indietro. Il corvetto si mosse un poco nella stessa direzione. La lucertolina fece ancora un piccolo tragitto e lo guardò quasi ad invitarlo a seguirla. Poi si diresse verso un sasso enorme.
  • 6. Il corvo la raggiunse e lei girò intorno al sasso come per proteggersi. Il corvo ebbe paura di perderla e girò anche lui dietro il sasso. Alla fine la lucertolina, si fece coraggio e gli chiese: -Come ti chiami? -Mi chiamo Pit. -Che ci fai da queste parti? -Mi sono perso; veramente non so nemmeno io come sono arrivato fin qui, adesso mi fa tanto male quest’ala. E si guardò l’ala ferita che penzolava. -Tu come ti chiami? -Lucy, questo è il mio nome. Se ti è venuta fame puoi beccare qualche fiorellino su quella pianta- e gli indicò un grande cactus che troneggiava lì vicino. -Sono buoni, sai, quei fiori. E poi tu che hai il becco puoi anche fare un buchino nelle foglie o nel tronco e bere, è pieno di succo! Il corvetto che era affamato e assetato ascoltò il consiglio e provò a beccare un fiorellino, gli piacque e subito ne beccò altri tre o quattro; si sentì meglio e anche un po’ più ottimista. Lucy lo guardò compiaciuta. Erano diventati amici? Ora non aveva più paura di lui perché aveva capito che Pit si fidava di lei. Infatti dopo un po’ il corvetto si accostò di nuovo al cactus e seguendo le parole di Lucy, introdusse il becco nel tronco e assaporò un succo gelatinoso, dal sapore aspro ma molto dissetante.
  • 7. LE PRIME AVVENTURE Il dolore all’ala lo costrinse a distendersi un poco al calore del sole. Guardando in alto vide un puntino nero che si muoveva. Era altissimo, un corvo forse? Sparì subito alla vista perchè c'era troppo sole per guardar bene. Pensò di nuovo alla mamma che forse lo cercava. Gli venne in mente una frase che un'amica della mamma gli aveva detto un giorno “...quando si desidera qualcosa bisogna pensarla fortemente e questa si realizzerà". Guardò Lucy che si era sdraiata al sole. Era fermissima, le lucertoline sono immobili quando stanno ferme, non sono come i corvetti che zampettano sempre su e giù. Pensò che la lucertolina avesse deciso di stargli vicino. -Hai una mamma anche tu?- le chiese. -Si, io e la mia famiglia abitiamo sotto quel sasso, laggiù. -Io non so proprio dove sia mia madre, probabilmente mi starà cercando anche lei, ma chissà dove. Chissà come sarà preoccupata! Ah! Mamma, mamma! Pit era disperato e non sapeva cosa fare; poi la stanchezza prese il sopravvento e così si addormentò di nuovo. Ad un tratto si svegliò perché sentì un solletico alla zampa: era
  • 8. Lucy che gli era venuta vicina e guardava in alto. -Guarda, Pit, sono uccelli neri e si stanno avvicinando! Guardò anche lui e vide tanti puntini neri che volavano molto in alto e sperò subito che fossero corvi. Si abbassavano sempre più, compiendo ampi cerchi. Adesso li vedeva meglio, erano senz'altro corvi e cominciò a sperare che in mezzo a loro ci fosse la mamma. - Ma perché cercano nella zona sbagliata? - si domandava Pit. Lui era più lontano. Non poteva muoversi molto, ma solo gracchiare e di certo non l'avrebbero sentito. Cercò comunque di gracchiare più forte che poteva. La lucertolina lo guardava come se capisse cosa stava succedendo. Lei poteva spostarsi ma era dello stesso colore della sabbia, i corvi non l’avrebbero individuata. Pit cominciava ad avere male alla gola per il continuo gracchiare. I corvi però in quel momento interruppero i giri e puntarono tutti insieme verso il gruppo di sassi dove si trovavano Pit e Lucy. Da sotto altri sassi due lucertole più grandi spuntarono e guardarono anche loro in alto, impaurite. Videro la lucertolina accanto a Pit e si meravigliavano che non si nascondesse anche lei dietro il sasso grande, accanto alla pianta. Lei era allo scoperto ma forse sentiva che Pit aveva bisogno del suo aiuto. I corvi planarono in velocità atterrando in vicinanza del sasso grande. L’AIUTO DEI CORVI MEDICI Le due lucertole grandi sparirono, la lucertolina si nascose invece sotto l'ala spezzata di Pit, dove nessuno le avrebbe fatto del male. I tre corvi si avvicinarono e capirono che Pit aveva l'ala sinistra quasi inerte e che in quelle condizioni non avrebbe potuto volare. Ma la gioia di Pit durò poco, perché si accorse
  • 9. che tra loro non c’era la sua mamma. - Sapete dove possa essere mia madre? – chiese. - No, questo non lo sappiamo -disse il corvo più anziano - noi siamo medici dell’ospedale ed eravamo in volo su questi luoghi perché l’altro giorno c’è stata una grande tempesta e molti uccelli non sono tornati nella foresta. Il nostro compito è quello di curarli o di portarli in ospedale. Adesso vedremo come rimetterti a posto l’ala. I corvi videro la lucertolina ma non si stupirono più di tanto, né si azzardarono a toccarla. Lucy si spostò un pochino per lasciare spazio agli uccelli che esaminarono l'ala malata. Pit li guardò e capì che stavano per decidere qualcosa. Il più grande si mosse, si alzò in volo e fece un largo giro, guardando i gruppi sparsi dei sassi. Si fermò più lontano, dove c’era qualche cespuglio, poi si rialzò in volo con qualcosa che pendeva dal becco. Planò di nuovo in velocità e atterrò vicino al gruppetto. La lucertolina lo guardava incuriosita. Dal suo becco pendevano due grandi foglie di colore rossastro. Gli altri due uccelli lavorarono insieme con il becco e gli artigli per tagliare le due foglie in tante striscioline. Mentre i corvi con gli artigli tenevano ferme le due parti dell'ala spezzata, il corvo Capo le avvolse con le striscioline e le legò strette. L'operazione era durata un bel po’ di tempo e così si era fatto tardi. Lucy era ancora lì e si avvicinò per vedere bene da vicino cosa avevano fatto a Pit. I corvi si allontanarono un poco e parlarono
  • 10. tra loro, muovendosi e quasi gesticolando. Ad un tratto uno di essi partì in volo e velocissimo sparì alla vista, in direzione delle alte montagne che si profilavano all’orizzonte. Il corvo Capo ritornò insieme all'altro e si accoccolò vicino a Pit senza disturbare la lucertolina. Le teste delle due grandi lucertole spuntarono da sotto il masso per assistere a questo strano evento: era un’avventura per loro. Si faceva sempre più buio. I corvi assistenti si allontanarono nella stessa direzione dove il corvo Capo aveva trovato le foglie e ritornarono dopo un bel po’ con altre foglie più consistenti e di altro colore. Una la diedero a Pit, un'altra al Capo, un'altra la misero vicino alla lucertolina: era la cena per tutti. Sembravano quasi una famiglia. Quando giunse il buio, Pit ed i corvi si accoccolarono e la lucertolina si mise di nuovo sotto l'ala malata di Pit. Passò la notte così. Appena il sole si fece più splendente, arrivarono i corvi che la sera prima avevano portato il cibo per tutti. Questa volta però le foglie erano molte di più e di colore verde intenso. Il Capo le esaminò, le distese sulla sabbia e cominciò ad unirle. Gli altri lo aiutarono a realizzare quasi un telo fatto di foglie. Pit e la lucertolina erano incantati del lavoro che gli amici avevano fatto. Il corvo più grande, molto serio, rimaneva in un angolo. Ad un cenno del Capo, il corvo grande con il becco prese Pit per la parte superiore del collo e lo sdraiò sul letto di foglie appena costruito. Poi con delicatezza accarezzò il corvetto e gli disse di aprire il becco. Pit ubbidì e aprì il becco e lui con mossa fulminea gli introdusse qualcosa in gola che Pit fu costretto ad inghiottire: era un granello di anestetico.
  • 11. Dopo circa un minuto fece un cenno ai due corvi che si avvicinarono e presero ai due estremi il lettino verde. Pit era narcotizzato e immobile. Con uno scatto la lucertolina fu dentro anche lei: i corvi si guardarono con disappunto ed uno disse: - Guarda questa matta, ci mancava pure lei! Ma non fecero nulla per tirarla fuori perché l’operazione sarebbe stata troppo complicata. Iniziò così il trasporto in volo di Pit ammalato. A terra sulla sabbia le due lucertole grandi uscirono allo scoperto e guardarono i corvi diventare sempre più piccoli fino ad essere quattro puntini neri. La loro bambina si era data all'avventura ma sapevano che voleva aiutare Pit a riprendersi completamente. Forse lui l’avrebbe riportata a casa quando fosse stato in condizioni di volare.
  • 12. PIT ALL’OSPEDALE Quando giunsero all’ospedale, c'era un via vai di corvi e corvetti. Nella foresta con alberi ad alto fusto si aprivano ampi spazi in cui si trovavano lettini di foglie disposti ordinatamente, delimitati da sassi bianchi. In ogni rettangolo c'erano quattro lettini. Otto rettangoli costituivano una sezione. Una sezione aveva così trentadue lettini. L'Ospedale dei corvi era costituito da tre sezioni: un reparto di chirurgia, un reparto di pronto soccorso, un reparto di ortopedia. Tanti corvi e corvetti erano accoccolati su diversi lettini ed altri con ali colorate in diversa maniera ballonzolavano intorno ai pazienti. I colori delle ali indicavano la specializzazione e quelli dominanti erano tre: il rosso, il verde e l’azzurro. Quando Pit arrivò, venne accettato in emergenza. Era ancora addormentato, o forse solo stordito per l’effetto dell’anestetico. Un corvo con le ali colorate in azzurro lo visitò, si allontanò e ritornò dopo poco con un corvetto piccolo di statura, con le ali di colore verde, un dottore ortopedico. L’ortopedico esaminò l’ala di Pit accuratamente e ci versò sopra un liquido che l’assistente aveva preparato. Il corvo ortopedico ed il suo assistente si allontanarono. Pochi minuti dopo qualcosa si mosse dalla borsa di foglie in cui Pit era stato trasportato ed una testolina venne fuori in un angolo: era Lucy, che una volta uscita dal suo nascondiglio, si avvicinò ad un lato del lettino e si fermò accanto a Pit. Il corvo ortopedico tolse le foglie dall’ala e chiese a Pit: - Ti fa
  • 13. male senza fasciatura? Prova a muovere l’ala e vediamo. Pit aprì gli occhi e cominciò, pianissimo, a muoverla. Con successivi movimenti Pit l’alzò gradatamente e l’ortopedico l’accarezzò con dolcezza. - Mi fa molto male - confessò Pit. Allora il dottore prese dei granelli gialli da una scatolina e li mise accanto a Pit, dicendo: - Sono per te, se il dolore è troppo forte, prendi questi confetti, ti aiuteranno a stare meglio. Pit tirò su la testolina, si alzò sulle zampine, annusò i granellini e con il becco li prese e ne inghiottì un paio; guardò la lucertolina, ma siccome era molto stanco, si addormentò quasi subito. Lucy attese un poco e gli si mise accanto, ormai si sentiva l’amica-infermiera di Pit. Passò del tempo e la lucertolina, vedendo sempre Pit addormentato, si allontanò per girare un po’ sull’erba delle aiuole. Trovò qualche insetto da mangiare, aveva fame anche lei. Poi tornò vicino a Pit e notò che lui si agitava senza aprire gli occhi. IL SOGNO DI PIT In realtà Pit sognava, sognava di volare in un paesaggio verdissimo con molti alberi in fiore, ed ognuno di loro con una caratteristica diversa; poi vide delle farfalle che volavano leggere e infine l’acqua, tanta acqua. Si accorse che era un lago, ci planò sopra e si bagnò un
  • 14. pochino, ma l’acqua era fredda. Si svegliò di colpo e vide i due occhietti della lucertolina rivolti verso di lui. Lucy gli si avvicinò e Pit con l’ala sana la coprì, quasi a tranquillizzarla. La lucertolina era felice, e così, sentendosi al sicuro e protetta, chiuse gli occhi perchè anche lei era stanca. Pit non si mosse più per non svegliarla e ripensò al sogno e ai luoghi che aveva così bene ammirato. Gli sembrò di ricordarli vagamente; forse c’era stato da piccolo insieme alla mamma. Decise che appena guarito sarebbe andato proprio alla ricerca del posto che aveva sognato: chissà che non fosse proprio quella la via giusta per ritrovare sua madre. Allo spuntar del giorno Lucy avvertì qualcosa; era Pit che con l’ala le solleticava il dorso per svegliarla, perché aveva intravisto il corvo ortopedico che si avvicinava. Lucy sgattaiolò sotto il lettino, prima che il dottore visitasse Pit. - Umh! - disse con tono severo - dopo aver visto l’ala - ci vuole ancora qualche giorno d’ospedale. - Ma come? - disse Pit - io sto meglio. Quando potrò tornare a cercare mia madre? L’ortopedico gli sorrise e se ne andò, svolazzando tra gli altri ammalati. Doveva guarire, doveva rimettersi presto, pensò tra sé e guardò sconsolato Lucy che gli toccò l’ala e gli disse: - Non ti preoccupare, ci sono io con te! Pit le sorrise e rispose: - Grazie, grazie davvero, se non ci fossi
  • 15. tu, sarei il più solo al mondo. Passarono i giorni e il corvetto si sentiva sempre meglio. Lucy era sempre vicino a lui ed era diventata simpatica persino agli altri corvi malati e ai dottori. Non si nascondeva più sotto il lettino di Pit, ma salutava lei per prima tutti quelli che incontrava. Era diventata la mascotte dell’ospedale. Una mattina il medico entrò nella sala con un’aria felice, visitò Pit e con un sorriso gli disse: - La tua ala è guarita, puoi ricominciare a volare. Ma non ti stancare troppo, mi raccomando. Non aveva nemmeno finito la frase che il corvetto al colmo della gioia disse: - Evviva, gliel’ho fatta! Presto, andiamo! PIT E LUCY ALLA RICERCA DELLA MAMMA Sì, ma come poteva fare per portare anche Lucy con sé? La lucertolina lo guardò preoccupata, poi suggerì: - Caro Pit, sei ancora troppo debole per trasportare anche me e poi io avrei una gran paura di cadere nel vuoto. Io sono fatta per stare a terra, non in cielo! - Non se ne parla nemmeno. Io senza di te non vado da nessuna parte, intesi? Hai avuto tanto coraggio finora, che sono queste paure? E poi non ti dimenticare che hai già volato, sia pure trasportata dai corvi nel letto di foglie fino all’ospedale.
  • 16. - Ma quella volta io non ho visto niente, stavo dentro l’involucro, mi sentivo protetta. No, non posso venire con te. - Su proviamo, solo un piccolo tratto, metti la tua coda attorno alla mia zampetta e falle fare un paio di giri, finchè non la senti bene stretta. Faremo insieme un volo piccolissimo, tanto per provare, dai! Lucy, vedendo che Pit era proprio deciso, pensò di accontentarlo, anche se a malincuore e arrotolò la codina alla sua zampa. Poi si raccomandò: - Vai piano, per carità! La lucertolina rimase fermissima durante il piccolo percorso, tanto che Pit era ormai convinto che potevano volare insieme, salvo fermarsi ogni tanto per riprendere fiato. - Hai visto che non è poi così difficile? - Sì, però tu vola basso, non mi far venire le vertigini! - E va bene, rispose il corvo, volerò raso terra, contenta? Volò per un bel tratto e poi facendosi coraggio volò un po’ più su e realizzò che tutto andava bene. Era felice anche lui, aveva ritrovato la salute e per di più un’amica sincera e diversissima dalle altre. Si ricordò del posto che aveva sognato in cui c’era tanta acqua: era là che la mamma forse lo portava per fare il bagno? Ma in quale direzione andare? Atterrò e si riposò un poco insieme a Lucy che lo guardava spaventatissima. Decise che volando in cerchi sempre più grandi avrebbe trovato il posto con l’acqua che aveva sognato. Ma quanti cerchi avrebbe dovuto fare? Non avendo tempi da rispettare, poteva fare tanti cerchi quanti ne voleva, anche mettendoci giorni. Era
  • 17. sicuro però che l’acqua era il segno giusto da ritrovare. E così fece: venti minuti per ogni giro, ma rivedeva sempre le stesse cose. Che monotonia! La lucertolina era sempre all’erta, cominciava ad abituarsi al volo e quasi non aveva più paura. Seguitarono per due giorni a volare in cerchi concentrici ed una sera, quasi alla fine del tempo di volo, il corvetto vide un forte luccichio, rosso vivo. Era il tramonto, il rosso del cielo si rifletteva sull’acqua lucente e brillantissima; sembrava proprio il lago che aveva sognato. Decise di planare ed atterrare sulla riva a pochi metri dall’acqua. Lucy si liberò e subito si mosse veloce verso la riva per bere, poi ritornò immediatamente da Pit. Lui l’accarezzò con le ali, poi le disse: - Forse ho trovato il posto del sogno, il luogo incantato dove potrei incontrare la mamma. Ormai stanco e affamato, si allontanò in cerca di cibo con Lucy dietro che lo rincorreva. Mangiarono tutti e due qualche insetto e delle erbette tenere dei cespugli lì intorno. Ritornò sulla riva del lago con la sua amica sempre al seguito, si distese e così Lucy comprese che era ora di riposare. La lucertolina, come era abituata, si mise al riparo sotto l’ala di Pit. Si addormentarono quasi nello stesso momento, cullati dal mormorio dell’acqua. L’INCONTRO TANTO ATTESO
  • 18. Uno stridio proveniente dall’alto lo svegliò di soprassalto, si alzò sulle zampine e guardò il cielo. Molti uccelli di vario colore si dirigevano verso il picco della montagna che dominava la valle, ma non ce n’era nessuno che potesse somigliare a un corvo. Ormai svegli, girarono un po’ intorno. Pit volò da solo molto vicino alla riva. Lucy da principio impaurita di rimanere sola, si calmò appena si accorse che Pit ritornava sul posto. Planò, si avvicinò a Lucy, la prese con il becco e spiccò di nuovo il volo, costeggiando la riva del lago. Nessun corvo, solo delle ochette sull’acqua che schiamazzarono un poco alla vista del corvetto che volava sopra di loro. Pit era però fiducioso, sentiva quasi con un sesto senso che qualcosa sarebbe avvenuto. Ritornò al posto di partenza, guardando l’acqua che si muoveva lentamente verso la riva. Era riposante fissare l’acqua, gli dava un senso di tranquillità e la speranza che stesse per accadere qualcosa di bello. Si fece però nuovamente buio e la speranza di scorgere qualcosa in cielo anche per quel giorno, svanì. Il giorno dopo si svegliò che il sole era già alto e la lucertolina era stesa al sole un po’ più lontano; appena lo vide muoversi, Lucy di corsa si avvicinò e lo guardò come se dicesse che lei era pronta a volare di nuovo. Ad un cenno del corvetto, arrotolò la coda alla sua zampina e Pit spiccò il volo velocemente. Sentiva che era un giorno fortunato. Dopo circa dieci minuti vide tre punti neri che davano l’impressione di avvicinarsi. Pit li riconobbe: quelli erano
  • 19. senz’altro corvi. Loro diminuendo la velocità, planarono e fecero un mezzo giro, avvicinandosi sempre più. Improvvisamente gracchiarono tutti insieme. Pit riconobbe la mamma proprio mentre i tre atterravano e la lucertolina, spaventata, correva lontano. - E’ passato così tanto tempo…..mi sembra un sogno - disse Pit, avvicinandosi – Sappi che in questo lungo periodo ho pensato sempre a te, ma sono riuscito a superare tutte le difficoltà grazie a quella lucertolina che è diventata la mia migliore amica. E Pit la indicò alla mamma: - Vedi, è lei, si chiama Lucy. Mamma corva la guardò compiaciuta, poi le chiese: - E la tua mamma dov’è? Non hai una famiglia? - Si, ce l’ho, ma molto lontano da qui. Io per fare compagnia a Pit ho lasciato tutti e forse a quest’ora mi daranno per dispersa! - Non ti preoccupare – rispose la mamma di Pit – domani partiremo tutti e tre alla ricerca dei tuoi, così potrai riabbracciarli, proprio come oggi sta accadendo a me e a Pit. E mentre parlava, teneva stretto stretto a sé il suo figlioletto. I due corvi amici di famiglia che accompagnavano la mamma si avvicinarono, ed uno alla volta avvolsero Pit con le ali: era un saluto affettuoso. Mamma corva aveva provato un’emozione fortissima; dopo quel terribile temporale in cui aveva perduto il figlio, aveva pensato solo a cercarlo perché era convinta che fosse ancora vivo. Poi, finalmente le notizie di lui gli erano state date dai corvi dell’ospedale e così dopo tanti giorni di ricerca, finalmente aveva ritrovato il suo amato Pit. Era stanca e aveva bisogno di riposare un poco. Dopo aver chiacchierato a lungo, tutti si distesero ed attesero in silenzio. Nel tardo pomeriggio la mamma si svegliò, si avvicino a Pit, lo accarezzò con le ali e gli disse che sarebbe andata in cerca di cibo. Si allontanò saltellando, si inoltrò nel più vicino dei boschi e tornò indietro dopo circa mezz’ora con dei lombrichi che pendevano dal becco. Li adagiò davanti a Pit e a Lucy.
  • 20. I due corvi accompagnatori si allontanarono anche loro, sicuri che Pit era ormai sotto protezione della mamma. Era il tramonto: le nubi velavano il cielo rossastro dietro il profilo cupo dei monti e un venticello leggero soffiava a tratti. Dopo poco si addormentarono.
  • 21. LUCY TORNA A CASA Al mattino, quasi all’alba, mamma corva svegliò Pit e Lucy per incominciare il viaggio di ritorno. Lucy si avvicinò alla zampina di Pit, ci riavvolse la sua codina e insieme si alzarono in volo. La mamma li seguiva fiduciosa. Volarono per circa un’ora costeggiando il lago. Dopo atterrarono, si rifocillarono nel bosco e ripartirono volando ancora per molto tempo. Pit dall’alto riconobbe il posto dove si era ferito l’ala e si era perduto durante il fortissimo temporale. Planò e atterrò, seguito da sua madre. Dopo un attimo Lucy guardò in direzione del grande sasso dove aveva incontrato Pit ferito e scorse i suoi genitori. - Mamma, papà – gridò forte, mentre rideva e piangeva nello stesso tempo. - Quanto ci sei mancata! Vieni qui, finalmente ci possiamo riabbracciare.
  • 22. Le lucertole grandi si avvicinarono felici alla loro figlioletta e la madre esclamò, rivolgendosi a mamma corva: - E’ la nostra unica figlia, non avrei sopportato l’idea di perderla. Quando l’abbiamo vista partire insieme a Pit non glielo abbiamo impedito perché abbiamo capito che voleva aiutarlo, ma pensavamo che sarebbe tornata presto. Poi sono cominciati giorni e giorni di attesa, e le nostre speranze stavano quasi per svanire. Adesso per noi è una festa. Del resto, signora corva, nessuno meglio di lei può comprendere le mie parole. Era arrivato il momento dell’addio tra Pit e Lucy. I due animaletti si abbracciarono con le lacrime agli occhi e non trovavano il coraggio di staccarsi. Poi Lucy disse: - Promettimi che non ti dimenticherai di me. Pit di rimando: - Come puoi dire una cosa del genere? Io senza di te non ce l’avrei mai fatta, tu sei stata miracolosa per me. Hai sfidato le leggi della natura perché una lucertola e un corvo non sono mai stati amici, ma tu l’hai fatto per prenderti cura di me, quando ero malato e avvilito. Mi hai dato il tuo affetto generoso, superando i pericoli di un viaggio difficilissimo e ora io potrei dimenticarmi di te? Come potrebbe avvenire una cosa simile? Ti prometto qui davanti ai nostri genitori che verrò a trovarti tutte le volte che potrò e che passeremo delle bellissime giornate insieme. Lucy accettò la proposta e si sentì un po’ sollevata. Dopo i saluti e gli abbracci, si mise a guardare Pit e sua madre che si allontanavano in volo, finchè non diventarono due puntini sempre più piccoli nel cielo blu. Una grande avventura si
  • 23. concludeva per loro ma chissà quante altre stavano per accadere…