2. INTRODUZIONE
Questo racconto per bambini nasce da un attività di scrittura creativa in
continuità tra la scuola primaria e quella secondaria. Nell’ambito del
laboratorio della lingua italiana, le classi VB della primaria e IIA della
secondaria hanno lavorato insieme alla costruzione di una storia che
valorizzasse i temi dell’amicizia, degli affetti familiari, del rispetto della
diversità.
I protagonisti sono degli animali che pensano, parlano e si comportano come
uomini, in situazioni avventurose e sorprendenti.
Si è rilevato un notevole coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi durante lo
svolgimento dell’attività, perché ognuno ha trovato modo di esprimere al
meglio le sue potenzialità. Ciò ha permesso alle docenti di raggiungere più
facilmente gli obbiettivi specifici della disciplina e quelli dell’area socio-
relazionale. Trattandosi di un racconto con un finale aperto, chiunque lo legga
può trovare spunto per altre storie e prolungare a piacimento il testo.
Le docenti
Anna Rita Baroni e Maria Luisa Camelin
Istituto Comprensivo P.R. Formato
Anno scolastico 2006/2007
3. L’idea di scrivere un racconto ce l’ha data un autore di origine italiana che
vive da tanti anni all’estero e che aveva cominciato a scrivere una storia per
ragazzi rimasta però incompiuta. Ci ha chiesto di aiutarlo in questo compito
con delle idee nostre e noi abbiamo accettato.
Così da gennaio ad oggi, tutte le settimane, ci siamo messi a lavorare in
gruppo su questo testo.
Abbiamo rivisto tutta la struttura del racconto, abbiamo trovato un finale che
piacesse a tutti e abbiamo inserito i dialoghi tra i personaggi e qualche
descrizione.
La parte più divertente è stato correggere gli errori di lessico, di grammatica,
di punteggiatura, perché il nostro autore vive negli Stati Uniti da tanti anni e
un po’ l’italiano se l’è dimenticato. Una volta tanto i professori eravamo noi!
Contemporaneamente abbiamo illustrato i punti salienti del racconto con dei
nostri disegni ricchi di colore e fantasia. Buon divertimento a tutti!
I bambini della V°B e i ragazzi della II°A
4. IL RISVEGLIO DI PIT
.......Il corvetto Pit si sentiva sperduto. Non riconosceva più il
posto in cui si
trovava. Era notte
alta, c'erano tante
stelle. Si ricordava
soltanto il vento,
ma in quel
momento non
spirava nemmeno
l'aria. Era stanco,
stanchissimo,
aveva tanto freddo
e gli sembrò di
essere tutto bagnato. Ed infatti lo era.
Si guardò intorno, non c'erano alberi, o forse il buio li
nascondeva. Provò a beccare il suolo e si accorse che era
sabbia bagnata. Si mosse un poco e tentò di staccarsi da terra,
di volare, ma non ci riuscì; aveva una sola ala funzionante e
sentiva dolore
all'altra. Si spostò
solo un pochino e
provò una
stanchezza infinita,
quindi poggiò l'ala al
suolo quasi a
proteggerla.
Aprì gli occhi e vide
tante stelle. Pensò
alla mamma che
forse lo cercava. Si
appisolò, o così credette, ma in realtà dormì stremato.
5. Ad un tratto avvertì una sensazione di calore; c'era tanta luce
perché era mattino avanzato. Pit aveva dormito molte ore.
Sole e tutta sabbia dorata intorno a lui. Gli alberi non c'erano
davvero, solo qualche cespuglio spinoso.
Si ricordò di quando la mamma gli aveva parlato del deserto,
raccomandandogli di non andarci mai. Fece per alzarsi e si
accorse ben presto che poteva muoversi con le zampine e
aprire l’ala destra, ma la sinistra era come non esistesse.
PIT INCONTRA LUCY
Ad un tratto sentì strusciare qualcosa vicino a lui e si fermò.
Vide una lucertolina. Forse si era perduta anche lei?
L’animaletto gli girò intorno a scatti quasi per ispezionarlo,
puntandogli gli occhi addosso, poi corse via spaventata da
quelle piume nere e si rifugiò poco lontano, sotto un sasso.
Pit si rianimò pensando che non era più solo. La lucertolina
tornò indietro, lo guardò ancora e lo vide muoversi verso di lei.
Ne fu quasi contenta, si spostò, sempre a scatti veloci, di una
decina di metri, poi
si fermò e guardò
indietro.
Il corvetto si mosse
un poco nella
stessa direzione. La
lucertolina fece
ancora un piccolo
tragitto e lo guardò
quasi ad invitarlo a
seguirla. Poi si
diresse verso un
sasso enorme.
6. Il corvo la
raggiunse e lei girò
intorno al sasso
come per
proteggersi. Il
corvo ebbe paura
di perderla e girò
anche lui dietro il
sasso. Alla fine la
lucertolina, si fece
coraggio e gli
chiese: -Come ti
chiami?
-Mi chiamo Pit.
-Che ci fai da queste parti?
-Mi sono perso; veramente non so nemmeno io come sono
arrivato fin qui, adesso mi fa tanto male quest’ala. E si guardò
l’ala ferita che penzolava.
-Tu come ti chiami?
-Lucy, questo è il mio nome. Se ti è venuta fame puoi beccare
qualche fiorellino su quella pianta- e gli indicò un grande cactus
che troneggiava lì vicino.
-Sono buoni, sai, quei fiori. E poi tu che hai il becco puoi anche
fare un buchino nelle foglie o nel tronco e bere, è pieno di
succo!
Il corvetto che era affamato e assetato ascoltò il consiglio e
provò a beccare un fiorellino, gli piacque e subito ne beccò altri
tre o quattro; si sentì meglio e anche un po’ più ottimista.
Lucy lo guardò compiaciuta. Erano diventati amici? Ora non
aveva più paura di lui perché aveva capito che Pit si fidava di
lei. Infatti dopo un po’ il corvetto si accostò di nuovo al cactus e
seguendo le parole di Lucy, introdusse il becco nel tronco e
assaporò un succo gelatinoso, dal sapore aspro ma molto
dissetante.
7. LE PRIME AVVENTURE
Il dolore all’ala lo costrinse a distendersi un poco al calore del
sole. Guardando in alto vide un puntino nero che si muoveva.
Era altissimo, un corvo forse? Sparì subito alla vista perchè
c'era troppo sole per guardar bene. Pensò di nuovo alla
mamma che forse lo cercava.
Gli venne in mente una frase che un'amica della mamma gli
aveva detto un
giorno “...quando
si desidera
qualcosa bisogna
pensarla
fortemente e
questa si
realizzerà".
Guardò Lucy che
si era sdraiata al
sole. Era
fermissima, le
lucertoline sono
immobili quando
stanno ferme, non sono come i corvetti che zampettano sempre
su e giù. Pensò che la lucertolina avesse deciso di stargli
vicino.
-Hai una mamma anche tu?- le chiese.
-Si, io e la mia famiglia abitiamo sotto quel sasso, laggiù.
-Io non so proprio dove sia mia madre, probabilmente mi starà
cercando anche lei, ma chissà dove. Chissà come sarà
preoccupata! Ah! Mamma, mamma!
Pit era disperato e non sapeva cosa fare; poi la stanchezza
prese il sopravvento e così si addormentò di nuovo.
Ad un tratto si svegliò perché sentì un solletico alla zampa: era
8. Lucy che gli era venuta vicina e guardava in alto.
-Guarda, Pit, sono uccelli neri e si stanno avvicinando!
Guardò anche lui e vide tanti puntini neri che volavano molto in
alto e sperò subito che fossero corvi. Si abbassavano sempre
più, compiendo ampi cerchi. Adesso li vedeva meglio, erano
senz'altro corvi e cominciò a sperare che in mezzo a loro ci
fosse la mamma.
- Ma perché cercano nella zona sbagliata? - si domandava Pit.
Lui era più lontano. Non poteva muoversi molto, ma solo
gracchiare e di certo non l'avrebbero sentito. Cercò comunque
di gracchiare più forte che poteva. La lucertolina lo guardava
come se capisse cosa stava succedendo. Lei poteva spostarsi
ma era dello stesso colore della sabbia, i corvi non l’avrebbero
individuata.
Pit cominciava ad avere male alla gola per il continuo
gracchiare. I corvi però in quel momento interruppero i giri e
puntarono tutti insieme verso il gruppo di sassi dove si
trovavano Pit e Lucy.
Da sotto altri sassi due lucertole più grandi spuntarono e
guardarono anche loro in alto, impaurite. Videro la lucertolina
accanto a Pit e si meravigliavano che non si nascondesse
anche lei dietro il sasso grande, accanto alla pianta. Lei era allo
scoperto ma forse sentiva che Pit aveva bisogno del suo aiuto.
I corvi planarono in velocità atterrando in vicinanza del sasso
grande.
L’AIUTO DEI CORVI MEDICI
Le due lucertole grandi sparirono, la lucertolina si nascose
invece sotto l'ala spezzata di Pit, dove nessuno le avrebbe fatto
del male. I tre corvi si avvicinarono e capirono che Pit aveva
l'ala sinistra quasi inerte e che in quelle condizioni non avrebbe
potuto volare. Ma la gioia di Pit durò poco, perché si accorse
9. che tra loro non c’era la sua mamma.
- Sapete dove possa essere mia madre? – chiese.
- No, questo non lo sappiamo -disse il corvo più anziano - noi
siamo medici dell’ospedale ed eravamo in volo su questi luoghi
perché l’altro giorno c’è stata una grande tempesta e molti
uccelli non sono tornati nella foresta. Il nostro compito è quello
di curarli o di portarli in ospedale. Adesso vedremo come
rimetterti a posto l’ala.
I corvi videro la
lucertolina ma
non si
stupirono più di
tanto, né si
azzardarono a
toccarla.
Lucy si spostò
un pochino per
lasciare spazio
agli uccelli che
esaminarono
l'ala malata. Pit
li guardò e capì che stavano per decidere qualcosa.
Il più grande si mosse, si alzò in volo e fece un largo giro,
guardando i gruppi sparsi dei sassi. Si fermò più lontano, dove
c’era qualche cespuglio, poi si rialzò in volo con qualcosa che
pendeva dal becco. Planò di nuovo in velocità e atterrò vicino al
gruppetto. La lucertolina lo guardava incuriosita. Dal suo becco
pendevano due grandi foglie di colore rossastro. Gli altri due
uccelli lavorarono insieme con il becco e gli artigli per tagliare le
due foglie in tante striscioline.
Mentre i corvi con gli artigli tenevano ferme le due parti dell'ala
spezzata, il corvo Capo le avvolse con le striscioline e le legò
strette. L'operazione era durata un bel po’ di tempo e così si era
fatto tardi.
Lucy era ancora lì e si avvicinò per vedere bene da vicino cosa
avevano fatto a Pit. I corvi si allontanarono un poco e parlarono
10. tra loro, muovendosi e quasi gesticolando. Ad un tratto uno di
essi partì in volo e velocissimo sparì alla vista, in direzione delle
alte montagne che si profilavano all’orizzonte.
Il corvo Capo ritornò insieme all'altro e si accoccolò vicino a Pit
senza disturbare la lucertolina.
Le teste delle due grandi lucertole spuntarono da sotto il
masso per assistere a questo strano evento: era un’avventura
per loro.
Si faceva sempre più buio. I corvi assistenti si allontanarono
nella stessa direzione dove il corvo Capo aveva trovato le foglie
e ritornarono dopo un bel po’ con altre foglie più consistenti e di
altro colore. Una la diedero a Pit, un'altra al Capo, un'altra la
misero vicino alla lucertolina: era la cena per tutti. Sembravano
quasi una famiglia.
Quando giunse il buio, Pit ed i corvi si accoccolarono e la
lucertolina si mise di nuovo sotto l'ala malata di Pit. Passò la
notte così.
Appena il sole si fece più splendente, arrivarono i corvi che la
sera prima avevano portato il cibo per tutti. Questa volta però le
foglie erano molte di più e di colore verde intenso. Il Capo le
esaminò, le distese sulla sabbia e cominciò ad unirle. Gli altri lo
aiutarono a realizzare quasi un telo fatto di foglie.
Pit e la lucertolina erano incantati del lavoro che gli amici
avevano fatto.
Il corvo più grande, molto serio, rimaneva in un angolo. Ad un
cenno del Capo, il corvo grande con il becco prese Pit per la
parte superiore del collo e lo sdraiò sul letto di foglie appena
costruito. Poi con delicatezza accarezzò il corvetto e gli disse di
aprire il becco. Pit ubbidì e aprì il becco e lui con mossa
fulminea gli introdusse qualcosa in gola che Pit fu costretto ad
inghiottire: era un granello di anestetico.
11. Dopo circa un minuto fece un cenno ai due corvi che si
avvicinarono e presero ai due estremi il lettino verde. Pit era
narcotizzato e
immobile. Con
uno scatto la
lucertolina fu
dentro anche lei: i
corvi si
guardarono con
disappunto ed
uno disse: -
Guarda questa
matta, ci
mancava pure lei!
Ma non fecero
nulla per tirarla fuori perché l’operazione sarebbe stata troppo
complicata.
Iniziò così il trasporto in volo di Pit ammalato.
A terra sulla sabbia le due lucertole grandi uscirono allo
scoperto e guardarono i corvi diventare sempre più piccoli fino
ad essere quattro puntini neri. La loro bambina si era data
all'avventura ma sapevano che voleva aiutare Pit a riprendersi
completamente. Forse lui l’avrebbe riportata a casa quando
fosse stato in condizioni di volare.
12. PIT ALL’OSPEDALE
Quando giunsero all’ospedale, c'era un via vai di corvi e
corvetti. Nella foresta con alberi ad alto fusto si aprivano ampi
spazi in cui si trovavano lettini di foglie disposti ordinatamente,
delimitati da sassi bianchi. In ogni rettangolo c'erano quattro
lettini. Otto rettangoli costituivano una sezione. Una sezione
aveva così trentadue lettini. L'Ospedale dei corvi era costituito
da tre sezioni: un reparto di chirurgia, un reparto di pronto
soccorso, un reparto di ortopedia.
Tanti corvi e corvetti
erano accoccolati su
diversi lettini ed altri con
ali colorate in diversa
maniera ballonzolavano
intorno ai pazienti.
I colori delle ali
indicavano la
specializzazione e quelli
dominanti erano tre: il
rosso, il verde e l’azzurro.
Quando Pit arrivò, venne
accettato in emergenza.
Era ancora addormentato, o forse solo stordito per l’effetto
dell’anestetico. Un corvo con le ali colorate in azzurro lo visitò,
si allontanò e ritornò dopo poco con un corvetto piccolo di
statura, con le ali di colore verde, un dottore ortopedico.
L’ortopedico esaminò l’ala di Pit accuratamente e ci versò sopra
un liquido che l’assistente aveva preparato.
Il corvo ortopedico ed il suo assistente si allontanarono. Pochi
minuti dopo qualcosa si mosse dalla borsa di foglie in cui Pit
era stato trasportato ed una testolina venne fuori in un angolo:
era Lucy, che una volta uscita dal suo nascondiglio, si avvicinò
ad un lato del lettino e si fermò accanto a Pit.
Il corvo ortopedico tolse le foglie dall’ala e chiese a Pit: - Ti fa
13. male senza fasciatura? Prova a muovere l’ala e vediamo.
Pit aprì gli occhi e cominciò, pianissimo, a muoverla. Con
successivi movimenti Pit l’alzò gradatamente e l’ortopedico
l’accarezzò con dolcezza.
- Mi fa molto male - confessò Pit.
Allora il dottore prese dei granelli gialli da una scatolina e li
mise accanto a Pit, dicendo: - Sono per te, se il dolore è troppo
forte, prendi questi confetti, ti aiuteranno a stare meglio.
Pit tirò su la testolina, si alzò sulle zampine, annusò i granellini
e con il becco li prese e ne inghiottì un paio; guardò la
lucertolina, ma siccome era molto stanco, si addormentò quasi
subito. Lucy attese un poco e gli si mise accanto, ormai si
sentiva l’amica-infermiera di Pit.
Passò del tempo e la lucertolina, vedendo sempre Pit
addormentato, si allontanò per girare un po’ sull’erba delle
aiuole. Trovò qualche insetto da mangiare, aveva fame anche
lei. Poi tornò vicino a Pit e notò che lui si agitava senza aprire
gli occhi.
IL SOGNO DI PIT
In realtà Pit
sognava, sognava di
volare in un
paesaggio
verdissimo con molti
alberi in fiore, ed
ognuno di loro con
una caratteristica
diversa; poi vide
delle farfalle che
volavano leggere e
infine l’acqua, tanta
acqua. Si accorse che era un lago, ci planò sopra e si bagnò un
14. pochino, ma l’acqua era fredda.
Si svegliò di colpo e vide i due occhietti della lucertolina rivolti
verso di lui. Lucy gli si avvicinò e Pit con l’ala sana la coprì,
quasi a tranquillizzarla.
La lucertolina era felice, e così, sentendosi al sicuro e protetta,
chiuse gli occhi perchè anche lei era stanca.
Pit non si mosse più per non svegliarla e ripensò al sogno e ai
luoghi che aveva così bene ammirato. Gli sembrò di ricordarli
vagamente; forse c’era stato da piccolo insieme alla mamma.
Decise che appena guarito sarebbe andato proprio alla ricerca
del posto che aveva sognato: chissà che non fosse proprio
quella la via giusta
per ritrovare sua
madre.
Allo spuntar del
giorno Lucy avvertì
qualcosa; era Pit
che con l’ala le
solleticava il dorso
per svegliarla,
perché aveva
intravisto il corvo
ortopedico che si
avvicinava. Lucy
sgattaiolò sotto il
lettino, prima che il dottore visitasse Pit.
- Umh! - disse con tono severo - dopo aver visto l’ala - ci vuole
ancora qualche giorno d’ospedale.
- Ma come? - disse Pit - io sto meglio. Quando potrò tornare a
cercare mia madre?
L’ortopedico gli sorrise e se ne andò, svolazzando tra gli altri
ammalati.
Doveva guarire, doveva rimettersi presto, pensò tra sé e guardò
sconsolato Lucy che gli toccò l’ala e gli disse: - Non ti
preoccupare, ci sono io con te!
Pit le sorrise e rispose: - Grazie, grazie davvero, se non ci fossi
15. tu, sarei il più solo al mondo.
Passarono i giorni e il corvetto si sentiva sempre meglio. Lucy
era sempre vicino a lui ed era diventata simpatica persino agli
altri corvi malati e ai dottori. Non si nascondeva più sotto il
lettino di Pit, ma salutava lei per prima tutti quelli che
incontrava. Era diventata la mascotte dell’ospedale.
Una mattina il medico entrò nella sala con un’aria felice, visitò
Pit e con un sorriso gli disse: - La tua ala è guarita, puoi
ricominciare a volare. Ma non ti stancare troppo, mi
raccomando.
Non aveva nemmeno finito la frase che il corvetto al colmo della
gioia disse:
- Evviva, gliel’ho fatta! Presto, andiamo!
PIT E LUCY ALLA RICERCA DELLA MAMMA
Sì, ma come poteva fare per portare anche Lucy con sé? La
lucertolina lo guardò preoccupata, poi suggerì: - Caro Pit, sei
ancora troppo
debole per
trasportare anche
me e poi io avrei
una gran paura di
cadere nel vuoto.
Io sono fatta per
stare a terra, non
in cielo!
- Non se ne parla
nemmeno. Io
senza di te non
vado da nessuna
parte, intesi? Hai avuto tanto coraggio finora, che sono queste
paure? E poi non ti dimenticare che hai già volato, sia pure
trasportata dai corvi nel letto di foglie fino all’ospedale.
16. - Ma quella volta io non ho visto niente, stavo dentro l’involucro,
mi sentivo protetta. No, non posso venire con te.
- Su proviamo, solo un piccolo tratto, metti la tua coda attorno
alla mia zampetta e falle fare un paio di giri, finchè non la senti
bene stretta. Faremo insieme un volo piccolissimo, tanto per
provare, dai!
Lucy, vedendo che Pit era proprio deciso, pensò di
accontentarlo, anche se a malincuore e arrotolò la codina alla
sua zampa. Poi si raccomandò: - Vai piano, per carità!
La lucertolina rimase fermissima durante il piccolo percorso,
tanto che Pit era ormai convinto che potevano volare insieme,
salvo fermarsi ogni tanto per riprendere fiato.
- Hai visto che non è poi così difficile?
- Sì, però tu vola basso, non mi far venire le vertigini!
- E va bene, rispose il corvo, volerò raso terra, contenta?
Volò per un bel tratto e poi facendosi coraggio volò un po’ più
su e realizzò che
tutto andava bene.
Era felice anche
lui, aveva ritrovato
la salute e per di
più un’amica
sincera e
diversissima dalle
altre.
Si ricordò del
posto che aveva
sognato in cui
c’era tanta acqua:
era là che la mamma forse lo portava per fare il bagno? Ma in
quale direzione andare? Atterrò e si riposò un poco insieme a
Lucy che lo guardava spaventatissima.
Decise che volando in cerchi sempre più grandi avrebbe trovato
il posto con l’acqua che aveva sognato. Ma quanti cerchi
avrebbe dovuto fare? Non avendo tempi da rispettare, poteva
fare tanti cerchi quanti ne voleva, anche mettendoci giorni. Era
17. sicuro però che l’acqua era il segno giusto da ritrovare.
E così fece: venti minuti per ogni giro, ma rivedeva sempre le
stesse cose. Che monotonia!
La lucertolina era sempre all’erta, cominciava ad abituarsi al
volo e quasi non aveva più paura. Seguitarono per due giorni a
volare in cerchi concentrici ed una sera, quasi alla fine del
tempo di volo, il corvetto vide un forte luccichio, rosso vivo. Era
il tramonto, il rosso del cielo si rifletteva sull’acqua lucente e
brillantissima; sembrava proprio il lago che aveva sognato.
Decise di planare ed atterrare sulla riva a pochi metri
dall’acqua. Lucy si liberò e subito si mosse veloce verso la riva
per bere, poi ritornò immediatamente da Pit.
Lui l’accarezzò con le ali, poi le disse: - Forse ho trovato il posto
del sogno, il luogo incantato dove potrei incontrare la mamma.
Ormai stanco e affamato, si allontanò in cerca di cibo con Lucy
dietro che lo rincorreva. Mangiarono tutti e due qualche insetto
e delle erbette tenere dei cespugli lì intorno. Ritornò sulla riva
del lago con la sua amica sempre al seguito, si distese e così
Lucy comprese che era ora di riposare.
La lucertolina, come era abituata, si mise al riparo sotto l’ala di
Pit. Si addormentarono quasi nello stesso momento, cullati dal
mormorio dell’acqua.
L’INCONTRO TANTO ATTESO
18. Uno stridio
proveniente dall’alto
lo svegliò di
soprassalto, si alzò
sulle zampine e
guardò il cielo. Molti
uccelli di vario
colore si dirigevano
verso il picco della
montagna che
dominava la valle,
ma non ce n’era
nessuno che potesse somigliare a un corvo.
Ormai svegli, girarono un po’ intorno. Pit volò da solo molto
vicino alla riva. Lucy da principio impaurita di rimanere sola, si
calmò appena si accorse che Pit ritornava sul posto. Planò, si
avvicinò a Lucy, la prese con il becco e spiccò di nuovo il volo,
costeggiando la riva del lago. Nessun corvo, solo delle ochette
sull’acqua che schiamazzarono un poco alla vista del corvetto
che volava sopra di loro. Pit era però fiducioso, sentiva quasi
con un sesto senso che qualcosa sarebbe avvenuto.
Ritornò al posto di partenza, guardando l’acqua che si muoveva
lentamente verso la riva. Era riposante fissare l’acqua, gli dava
un senso di tranquillità e la speranza che stesse per accadere
qualcosa di bello.
Si fece però nuovamente buio e la speranza di scorgere
qualcosa in cielo anche per quel giorno, svanì.
Il giorno dopo si svegliò che il sole era già alto e la lucertolina
era stesa al sole un po’ più lontano; appena lo vide muoversi,
Lucy di corsa si avvicinò e lo guardò come se dicesse che lei
era pronta a volare di nuovo. Ad un cenno del corvetto, arrotolò
la coda alla sua zampina e Pit spiccò il volo velocemente.
Sentiva che era un giorno fortunato.
Dopo circa dieci minuti vide tre punti neri che davano
l’impressione di avvicinarsi. Pit li riconobbe: quelli erano
19. senz’altro corvi. Loro diminuendo la velocità, planarono e fecero
un mezzo giro, avvicinandosi sempre più. Improvvisamente
gracchiarono tutti insieme. Pit riconobbe la mamma proprio
mentre i tre atterravano e la lucertolina, spaventata, correva
lontano.
- E’ passato così tanto tempo…..mi sembra un sogno - disse
Pit, avvicinandosi – Sappi che in questo lungo periodo ho
pensato sempre a te, ma sono riuscito a superare tutte le
difficoltà grazie a quella lucertolina che è diventata la mia
migliore amica.
E Pit la indicò alla mamma: - Vedi, è lei, si chiama Lucy.
Mamma corva la guardò compiaciuta, poi le chiese: - E la tua
mamma dov’è? Non hai una famiglia?
- Si, ce l’ho, ma molto lontano da qui. Io per fare compagnia a
Pit ho lasciato tutti e forse a quest’ora mi daranno per dispersa!
- Non ti preoccupare – rispose la mamma di Pit – domani
partiremo tutti e tre alla ricerca dei tuoi, così potrai
riabbracciarli, proprio come oggi sta accadendo a me e a Pit.
E mentre parlava, teneva stretto stretto a sé il suo figlioletto.
I due corvi amici di famiglia che accompagnavano la mamma si
avvicinarono, ed uno alla volta avvolsero Pit con le ali: era un
saluto affettuoso.
Mamma corva aveva provato un’emozione fortissima; dopo
quel terribile temporale in cui aveva perduto il figlio, aveva
pensato solo a cercarlo perché era convinta che fosse ancora
vivo. Poi, finalmente le notizie di lui gli erano state date dai corvi
dell’ospedale e così dopo tanti giorni di ricerca, finalmente
aveva ritrovato il suo amato Pit. Era stanca e aveva bisogno di
riposare un poco. Dopo aver chiacchierato a lungo, tutti si
distesero ed attesero in silenzio.
Nel tardo pomeriggio la mamma si svegliò, si avvicino a Pit, lo
accarezzò con le ali e gli disse che sarebbe andata in cerca di
cibo.
Si allontanò saltellando, si inoltrò nel più vicino dei boschi e
tornò indietro dopo circa mezz’ora con dei lombrichi che
pendevano dal becco. Li adagiò davanti a Pit e a Lucy.
20. I due corvi accompagnatori si allontanarono anche loro, sicuri
che Pit era ormai sotto protezione della mamma.
Era il tramonto: le nubi velavano il cielo rossastro dietro il profilo
cupo dei monti e un venticello leggero soffiava a tratti. Dopo
poco si addormentarono.
21. LUCY TORNA A CASA
Al mattino, quasi all’alba, mamma corva svegliò Pit e Lucy per
incominciare il viaggio di ritorno. Lucy si avvicinò alla zampina
di Pit, ci riavvolse la sua codina e insieme si alzarono in volo.
La mamma li
seguiva fiduciosa.
Volarono per circa
un’ora
costeggiando il
lago. Dopo
atterrarono, si
rifocillarono nel
bosco e ripartirono
volando ancora per
molto tempo.
Pit dall’alto
riconobbe il posto
dove si era ferito l’ala e si era perduto durante il fortissimo
temporale. Planò e atterrò, seguito da sua madre.
Dopo un attimo Lucy guardò in direzione del grande sasso dove
aveva incontrato Pit ferito e scorse i suoi genitori.
- Mamma, papà – gridò forte, mentre rideva e piangeva nello
stesso tempo.
- Quanto ci sei mancata! Vieni qui, finalmente ci possiamo
riabbracciare.
22. Le lucertole grandi
si avvicinarono
felici alla loro
figlioletta e la
madre esclamò,
rivolgendosi a
mamma corva: - E’
la nostra unica
figlia, non avrei
sopportato l’idea di
perderla. Quando
l’abbiamo vista
partire insieme a Pit non glielo abbiamo impedito perché
abbiamo capito che voleva aiutarlo, ma pensavamo che
sarebbe tornata presto. Poi sono cominciati giorni e giorni di
attesa, e le nostre speranze stavano quasi per svanire. Adesso
per noi è una festa. Del resto, signora corva, nessuno meglio di
lei può comprendere le mie parole.
Era arrivato il momento dell’addio tra Pit e Lucy. I due animaletti
si abbracciarono con le lacrime agli occhi e non trovavano il
coraggio di staccarsi. Poi Lucy disse: - Promettimi che non ti
dimenticherai di me.
Pit di rimando: - Come puoi dire una cosa del genere? Io senza
di te non ce l’avrei mai fatta, tu sei stata miracolosa per me. Hai
sfidato le leggi della natura perché una lucertola e un corvo non
sono mai stati amici, ma tu l’hai fatto per prenderti cura di me,
quando ero malato e avvilito. Mi hai dato il tuo affetto generoso,
superando i pericoli di un viaggio difficilissimo e ora io potrei
dimenticarmi di te? Come potrebbe avvenire una cosa simile?
Ti prometto qui davanti ai nostri genitori che verrò a trovarti
tutte le volte che potrò e che passeremo delle bellissime
giornate insieme.
Lucy accettò la proposta e si sentì un po’ sollevata. Dopo i
saluti e gli abbracci, si mise a guardare Pit e sua madre che si
allontanavano in volo, finchè non diventarono due puntini
sempre più piccoli nel cielo blu. Una grande avventura si